Nota dell'autrice:
un'altra ficci su goddy
u.u
lo so, sono irrecuperabile...e quei poveri pg mi stanno chiedendo in
ginocchio di lasciarli perdere, ma...è più forte di me!!!>.<
'sta robetta...è solo una cosetta che avevo scritto di getto durante l'ora
di matematica, per consolare Tracy, la mia best-friend&chupy, dopo la
disastrosa interrogazione u.u
l'ho riveduta e corretta...ma è rimasta una robetta comunque o.o
è vm14 u.u una semi-pwp...che però non lo è...e...@_@ va be'.
la lemon è una lemon che non è una lemon. @___@
capirete, leggendo...forse.
Ah, questo, io lo considero quasi come un episodio realmente accaduto, in
Goddy!!!
be', che altro dire...?Enjoy.
† J U S T A D R E A M †
di
Erychan
Ah…stava girando…o forse no, forse no: era solo il mondo, magari, a
girare attorno a lui..?!
Ahahaha…!
Sì, era così, certo che era così!!! Mhh…il mondo si muoveva, ma neppure lui
stava fermo…
Qualcuno…
Camminava…
C’era qualcuno a sorreggerlo…
Cain, con lo sguardo annebbiato dall’alcool, non riusciva a distinguere il
volto della persona che lo stava tenendo, ma sentiva
come lo faceva: era Riff, poteva
starne certo.
Nessun altro…in quel modo…anf.
Un qualsiasi osservatore esterno, si sarebbe trovato di fronte una scenetta
tanto singolare quanto irripetibile: un uomo alto, sui venti trent’ anni, di
bell’ aspetto, vestito in modo impeccabile e con espressione severa, che
teneva fra le braccia, come fosse una donna, un giovane…cui solo
dall’abbigliamento lo si poteva riconoscere maschio.
Quest’ ultimo, con risatine isteriche si aggrappava al collo del primo, che
pareva…un suo servitore..?
Sì, sembrava così: anche perché il ragazzino ubriaco (stavano giustappunto
uscendo da un pub, i cui avventori si voltavano –dall’ interno del locale- a
guardare la scena ridendo) aveva un che di inequivocabilmente nobile nelle
movenze, e solo un nobile poteva permettersi della servitù, per di più così
attenta.
Riff sospirò, scuotendo il capo, non appena lui ed il suo datore di lavoro
furono fuori dalla portata degli sguardi avvoltoi di tutti. Ma non si poteva
mai stare tranquilli,con quel diciassettenne..?!?
Sorrise.
No:non si poteva.
Nel mentre di quei pensieri, era giunto a destinazione, senza neppure
accorgersene: Villa Hargreaves.
Il peso del suo padrone era veramente irrisorio: gli era parso di non aver
nessuno in braccio. Difatti, erano arrivati a casa come se Riff non tenesse
che una piuma.
L’aria era ghiacciata e pungente: nonostante ciò, la notte era sgombra da
fastidiose nubi, e si vedeva il cielo..!
Un cielo senza stelle. Una grande macchia di blu scuro uniforme come tetto
perenne sulle loro teste, unica particolarità la luna.
La luna..!
Un falce, sottile e scintillante: bianca,bianca come non mai.
Appariva netta, definita e letale, come uno squarcio nel cielo. Faceva quasi
paura: sembrava l’arma della morte, che questa aveva con noncuranza
abbandonata nel firmamento, come per prendersi un giorno di riposo. O per
lanciare un avvertimento..?
Riff non lo sapeva,non poteva saperlo.
Era un presagio..?
No, non poteva proprio saperlo.
La villa era fortunatamente deserta: si era così evitato di intimare a
servitori vari di fare silenzio: già, perché il Signor Cain si era
finalmente addormentato.
O –almeno- così sembrava.
Il maggiordomo poggiò con delicatezza il conte sul materasso morbido del
letto a baldacchino, e si dispiacque un po’ di privarsi del tocco –sebbene
lieve- di quel fragile corpo.
(Non ti preoccupare, non è per molto…NdCain)(Tu! Non spoilerare nulla è_é
NdEry) (non per dirvi signorina…ma se è segnalata come PWP, VM14 ed i
personaggi sono quelli che sono…spoilerare mi pare un poco difficoltoso ^__^
NdRiff) (in effetti…9.9 NdEry) (concordo..!O___^ NdHakkai) (Cho!!!**NdEry)
(ma perché lo metti sempre in mezzo?!? NdHika) (va bene, lo faccio andare
via…ç___ç bye, mio pishulo Cho! NdEry)
Cain si era abbandonato immediatamente a quell’abbraccio di stoffa, come
fosse caduto in un sonno profondo.
Ma non era così.
Toccandosi la nuca dove le mani del suo padrone l’avevano stresso, Riff
rimase ad osservare per un po’, con flebili sospiri.
Sembrava davvero un Dio: adagiato su quelle stoffe pregiate, i capelli scuri
sul volto e le labbra rosse dischiuse.
Ancora un sospiro, voltandosi, ma…
“Riff!”
La voce, vagamente impastata di vino, ma sempre la stessa: infantile e
demoniaca. Con quella perenne inflessione capricciosa. Richiamava il suo
servitore, che non mancò all’apello, prendendo tra le proprie la mano tesa
che il suo signore gli porgeva.
“Cosa c’è, Signor Cain..?” il ventottenne abbozzò un sorriso, per
accompagnare la frase.
Anche se era vagamente inquietato da questo risveglio: era ben strano che
non dormisse ancora, con tutto quello che aveva bevuto..!
Non aveva mai avuto molta resistenza all’alcool, il Signor Cain, col fisico
gracile che si ritrovava…tanto che Riff aveva dovuto intervenire, per
portarlo in salvo da audaci ragazze approfittanti della sbornia del giovane
nobile. E non solo…l’incolumità del diciassettenne era messa in pericolo
anche da vecchi nobili baffuti frequentanti spesso certi ambienti…ai quali
non doveva parer vero trovarsi davanti un bocconcino del genere. Il signor
Oscar –che era col Signor Cain- per quanto avesse forza notevole ed
altrettanta volontà di proteggere il Signor Cain, nulla valeva contro l’acool
che gli aveva stordito i sensi: tutte le sue qualità annichilite in un
istante.
Quindi, da bravo maggiordomo, Riff aveva preso in mano le redini della
situazione, tenendo a bada quei mostri affamati del suo Signore.
Fortunatamente era arrivato in tempo..!
Rabbrividiva nel pensare ciò che sarebbe accaduto se…
Ma non era accaduto nulla.
Quindi, perché pensarci..?
Perché tormentarsi senza motivo..?
Perché essere gelosi.. ?
Il giovane dagli occhi felini era disteso sul suo ‘ modestissimo ’
giaciglio, bene accoccolato sotto le coperte rimboccategli da Riff, e quel
braccio, da Riff afferrato, era bollente: anche per i postumi della gran
bevuta.
Nonostante ciò, non appena Riff gli ebbe preso la mano, Cain ebbe il
coraggio di mugolare, con occhini imploranti…anzi, no,
ipnotici più che imploranti: troppo
demoniaco per uno sguardo così innocente.
“Riff…ho freddo…”
Il sorriso che gli si era dipinto sulle labbra si fece temerariamente
malizioso -non era riuscito a trattenersi..!- mentre aggiungeva:
“Mi scaldi,un pochino..?”
Ok.
Ok, Riff.
Lui è ubriaco.
Ubriaco.
E poi,perché arrossisci..?!? Ti ha soltanto chiesto di…di…!!!
Scaldarlo!!!…Non nel modo che pensi!!!
Calmati!
“Vado…vado subito a prenderle un’altra coperta, Signor Cain..!”
“Ma no, no Riff ! Non intendo così…vieni qui…” scostò un poco le lenzuola,
indicando eloquentemente l’angolo di letto che gli era accanto, a Riff,
senza smettere di osservarlo con occhi magnetici.
Dorati.
L’ex-studente di medicina deglutì, totalmente,
totalmente in crisi.
In tilt.
“M-ma no,Signor Cain..!N-non mi pare il caso…Non mi pare proprio…Io…” tentò
il maggiordomo per salvarsi in extremis, retrocedendo appena mentre
cominciava a sudar freddo.
Temeva seriamente per il freno dei suoi impulsi.
Cain ridacchiò, rovesciando la testa lateralmente.
“Ma cosa fai, Riff, non adempi più ai tuoi doveri..? Ora non mi obbedisci,
cercando di eludere il mio ordine…e per di più mi hai messo a letto
vestito?! Sai quanto mi dia fastidio dormire con questa moltitudine di
strati addosso…Se continui così,mi vedi costretto a prendere seri
provvedimenti, nei tuoi confronti..!”
Non vedendo altra reazione, in Riff, che un’immobilità pressoché totale, il
diciassettenne continuò nel suo discorso (che si stava quasi tramutando in
monologo), scrutandosi con nonchalanche le unghie. Quasi si stesse dando da
fare per sedurre la ragazzetta nobile di turno: si dava arie in questo modo,
solitamente, quand’era impegnato in simili attività.
Anche se –decisamente- non era la solita nobildonna svenevole, la persona di
cui doveva catturare le attenzioni.
No di certo.
“Ma se rimedierai, immediatamente, ti perdonerò…Avanti!”
Va bene, Riff, è ubriaco…ciò non toglie che
tu debba obbedirgli, in ogni caso…
Su.
(E non pensate male, circa questo ‘ su ’ !!! NdEry) (Waaaaah! NdTutte*ç*)
(>.< NdEry) (Ma se sei tu ad avercelo fatto pensare..! NdTutte*-*)
L’uomo si mosse meccanicamente, senza proferir parola, nel cominciare ad
eseguire l’ordine –non senza mordersi un labbro, prima (come a farsi
coraggio)- .
Nello svestirlo, non trovò particolari difficoltà, o –almeno- non più del
solito…
Difatti, anche in normali circostanze…
Tutte le volte.
Tutte le volte, che vedeva quella pelle bianca rivelarsi dal suo
nascondiglio fatto di nera stoffa…
Adocchiandolo.
Invitandolo a sfiorarla.
Tutte le volte in cui la liscia superficie si svelava, liberandosi da quella
guaina scura..!
Ad un suo piccolo gesto: uno scostamento d’abiti.
Tutte le volte..!
Che..!
Lui, si ritrovava spiazzato, di fronte a…tanta bellezza…perfezione
peccaminosa, e maligna.
Peccato.
Sembrava davvero una donna, per la conformazione così esile e le gambe
affusolate.
La donna, è lei, l’artefice del peccato, secondo le rispettabilissime
autorità clericali.
Ma sbagliavano.
Si sbagliavano tutti.
Il peccato, la personificazione di esso,
non era una donna –per quanto potesse sembrarlo-…
Era lui. Era Cain..!
Era l’assassino..!
Quanto era difficile, sforzarsi di non toccare…neppure un solo centimetro di
pelle..!
Ma era inevitabile.
Era spaventato dall’effetto che un solo, minuscolo contatto avrebbe potuto
sortire in lui.
Ergo, la soluzione era una, ed una sola.
Non potendo sapere ciò che uno sfiorarsi avrebbe scatenato, lo sfiorarsi non
sarebbe affatto avvenuto.
Nessun
Contatto.
Nessuno.
Per di più, Cain, ora, lo stava malignamente mettendo alla prova…emettendo
piccoli sospiri e chiudendo gli occhi con forza, come se…!
…Mentre Riff procedeva nella sua celere opera di vestizione.
Terminata l’operazione, cominciava la parte più difficile.
Come, come, come poteva stare nello
stesso letto del suo padrone, se quest’ ultimo persisteva nel mantenere
questa condotta..?
Cos’era, un’ attentato al suo auto-controllo?!?
“Be’, Riff..?Cosa aspetti?”
Ma come diavolo poteva essere così sveglio, quando fino a poco prima pareva
caduto in un sonno irremovibile?
Forse, troppo alcool stimolava in lui una sorta di effetto-risveglio..?
Il maggiordomo deglutì ancora.
“Ehi, Riff, mi tocca di alzarmi per portarti qui..?”
La voce era ormai chiara: ma era davvero ubriaco?
Oh, sì, lo era: Riff lo conosceva abbastanza per poterlo sapere, data la sua
lunga esperienza in campo Cain. Bastava un’ occhiata.
Cain sospirò come a dire ‘ devo sempre fare tutto io ’, prima di scendere
dal letto.
Non dovette fare poi molti passi, che era già giunto a destinazione.
Al conte bastò fare leva sulle spalle larghe del suo servitore, alzarsi
sulle punte, e passare lentamente la lingua –bollente (Freddo, eh?)- sullo
zigomo del suo, suo, suo Riff.
“Allora, cosa devo fare ancora, Riff, per convincerti ad obbedire?”
Sembrava che ogni sua domanda fosse destinata a non avere risposta.
E quale risposta avrebbe mai potuto dare, quel servitore pietrificato?
Anzi,più che altro…
Infuriato?!?
Non appena il diciassettenne tornò a distendersi sul suo letto, mantenendo
il ghigno –tipico di lui- sulle labbra, Riff si voltò a guardarlo,
distogliendo lo sguardo dal vuoto.
Fissò gli occhi di bistro del suo padrone per molto
Molto
Molto
Molto
Tempo. Infiniti secondi.
Sentiva sulla guancia il caldo umido portato dal gesto di quel giovane
demone.
Infiniti secondi.
Prima di sbottare.
“Signor CAIN!! È MAI POSSIBILE..?! Io fatico, ogni
singolo istante, della MIA
vita…per trattenermi, E LEI..!!! Lei si comporta in QUESTO modo, istigandomi
a cedere!!! Mi dica, le pare GIUSTO?!? LE PARE GIUSTO?!?”
Cain lo guardò, dall’ alto in basso, quasi compiaciuto dello sfogo da parte
del suo solitamente computo dipendente, dicendo con aria ovvia:
“A te pare che io farei mai qualcosa di giusto, per gli altri..? Penso a ciò
che è giusto per me, non ti sembra?”
Sembrava…
Un
Vero
Demone.
Lo era.
Riff non poteva far altro che guardarlo, spiazzato, col fiatone portato da
quelle urla improvvise.
Non è cosciente, vero..?
Si distese sul letto, sopra al suo giovane signore che –mormorato un ‘ sì…’-
gli allacciò le braccia al collo, e le labbra si divoravano a vicenda, e, e,
e…!
Vero?
Cain sbottonò frenetico la giacca rigorosa di quell’angelo, che non aveva
saputo resistere, infine, alla Tentazione degli Inferi e del Peccato.
Dei demoni del suo cuore.
Vero?
Labbra, sì. Lingua. Pelle. Mani..! Unica, unica identità. Mentre la luce
diventa il buio, ed il buio la luce, Cain, aggrappato alla schiena di Riff:
come volesse lasciargli cicatrici come le sue..!
Le unghie, le unghie feline.
I denti, i denti stretti attorno al collo.
Vero?
Era impossibile. Era di certo un sogno, sì, era solo una visione onirica, di
quelle che tante volte, nella testa di
entrambi, si era ripetuta a non finire.
Non potevano certo stare aderendo sul serio, i loro corpi.
Unica, unica identità.
Non erano vere, quelle pallide mani demoniache, a sfregarsi sul suo petto.
Era solo spirito.
Era…fuori del tempo. Atemporale.
Vero?
Loro stessi, erano fuori dai loro corpi. Eppure, al contempo, non erano mai
stati così in loro, e nell’ altro, e i sensi..! Inesistenti, e presenti come
non mai. Tutto.
Eppure, niente.
Oh, Dio..!
Anzi no. Forse, era meglio invocarsi l’ un l’ altro, come venerarsi,
Come, come..!
Ed era, era odore, era sapore, era contatto: vita!
Era mescolarsi di iridi.
Oh,Dio..! (ed era sangue)
[L’uno la divinità dell’ altro]
Oh,Dio..!
[ Vita!
Era nascere,
era morire!!!]
Era, era…
E non era.
“…è…questa…la morte…Riff…?”
Era la morte, perché era la fine.
Perché un’ inizio, non poteva essere.
Un’ inizio, non poteva mai esserci…
…non per loro.
Non per loro due.
“…sì…Si--…r…!_
!!!!!!!!!!!!!!!!
ERA!!!
_ Cain..!!”
…
Vero..?
_†††_
Uhr…che sole!!
Che bella giornata…
“Buongiorno, Signor Cain!”
Riff rivolse al suo Signore, appena svegliatosi, un sorriso smagliante per
augurargli buon giorno.
Quel sorriso, meraviglioso, solo per il suo personalissimo Dio.
Come tutte le mattine.
Cain stava nel suo letto, dalle bianche lenzuola pulite, e già di questo era
piuttosto sorpreso…
…visto il contrasto che aveva con l’ energia che si sentiva addosso, e le
zone doloranti del suo corpo.
Evidentemente, la sbornia della sera prima aveva prodotto una realtà
particolare nel suo sogno. Sogno ricorrente da parecchio…ma diverso, questa
volta.
Il suo Riff, vestito di tutto punto, come
ogni mattina, stava porgendogli il vassoio della colazione. The nero
con latte, fette biscottate e marmellata di arance amare, il tutto in un
elegantissimo servizio di porcellana.
La notte prima, non appena il Signor Cain si era addormentato (E –stavolta-
definitivamente), Riff aveva dovuto cambiare lenzuola e coperte. Sapeva che,
tanto, Lui non avrebbe ricordato nulla, e non doveva lasciare traccia d’
indizi di sorta, che avrebbero potuto fargli ricordare.
“Sai, Riff, ho fatto un sogno…stupendo.” Sorrise malizioso il gatto dagli
occhi d’ Oro.
“Di certo, sarebbe piaciuto anche a te…”
“Se lei lo afferma, Signor Cain, è sicuramente così.”
Col suo sorriso affabile, il maggiordomo si permise di scostare una ciocca
bruna dagli occhi scintillanti.
Il giovane conte lo fissò, con sguardo quasi ingenuo: sembrava ancora un
bambino, con le labbra dischiuse e la luce che gli donava una sorta d’
aureola.
“Ma era solo un sogno..!”
Lo diceva piagnucolando, tornando imbronciato.
Che bimbo capriccioso.
Il tempo sembrava tornato indietro.
Già. Il tempo era tornato indietro.
Quell’ episodio, non era mai avvenuto.
Quella notte, mai stata.
Era stato solo un sogno..!
Nulla era successo. Non davvero.
Riff sorrise con dolcezza, socchiudendo gli occhi.
“…un bellissimo sogno…”
† F I N E †
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