Beh, che dire? Innanzitutto i ringraziamenti: a Ria e tutte le ragazze dell’Ysal per essere state così gentili da pubblicare il mio racconto (mi chiedo ancora sotto quale influsso magico fossero per aver accettato...).
Poi... si, ecco, un consiglio: se avete un pessimo rapporto con vostro fratello e/o sorella vi prego di non leggere quanto segue, non vorrei essere accusata di istigazione... ^__^
Infine, i personaggi sono miei (orribili, ma pur sempre parto di questa mente malata ^_^)
Buona lettura ^_^


JOSEPHINE

di Alessia


     Erano da poco scoccate le dieci di sera, quando una figura vestita di nero sgattaiolò fuori della finestra di una villa, nella zona residenziale della città.

     La figura, di cui, sotto la luce della falce di Luna si potevano capire le fattezze femminili, entrò in una macchina parcheggiata lì vicino, la quale si allontanò lentamente con i fari spenti.

     Quando fu abbastanza lontana la macchina accese i fari ed acquistò velocità.

     Alla guida c’era un uomo, sui venticinque anni, mentre il suo passeggero era una graziosa ragazza di non più di vent’anni.

     “Pensi che qualcuno ti abbia sentito?”

     La ragazza scosse la testa “No, Andy, sono stata molto attenta”

     L’uomo sorrise ed aumentò la velocità.

     “Hai deciso cosa fare per festeggiare i tuoi diciassette anni?”

     Josephine sorrise raggiante al ragazzo che conosceva da quasi un anno. Si erano conosciuti in Internet, poi avevano deciso di incontrarsi, e quel giorno era nata una splendida amicizia.

     Andrea, Andy, come le piaceva chiamarlo, le aveva dato due opzioni per quella sera. Josephine poteva scegliere fra quello che aveva organizzato Andy, oppure fare quello che più le piaceva, e lui l’avrebbe assecondata in tutto.

     “Facciamo quello che hai organizzato tu. Non mi sembra giusto sprecare tutta la fatica che hai fatto” disse ridendo.

     Anche Andy sorrise, ma negli di lui passò un lampo di malvagità che la ragazza non scorse.

 

     Josephine si era accoccolata sul sedile del passeggero guardando fuori dal finestrino.

     Ad un certo punto la macchina si fermò sul ciglio della strada e lei si volse verso Andy con aria interrogativa.

     “Devi mettere questa,” disse porgendole una sciarpa di seta nera “non devi vedere dove ti porto, altrimenti che sorpresa è?”

     Il suo sorriso era quanto di più sincero al mondo ci potesse essere.

     Josephine la prese e la indossò.

     Dopo averlo fatto si voltò verso Andy

     Lo sguardo di lui era un misto di soddisfazione, desiderio e crudeltà.

     Si protese verso di lei e le diede un bacio sulle labbra per poi ripartire.

     A quel contatto il corpo di Josephine fu attraversato da un brivido.

     Non era il loro primo bacio, ma di solito erano molto più brevi, a malapena le labbra di si toccavano.

     Questo invece… Josephine si passò la punta della lingua sulle labbra al ricordo del bacio.

     Un bacio che aveva in se mille promesse.

     All’improvviso la macchina girò a destra e poco dopo si fermò.

     Andy scese dalla macchina e aiutò Josephine a fare altrettanto.

     La prima cosa che la ragazza notò fu il rumore delle onde che s’infrangevano sugli scogli.

     “Siamo nella tua casa al mare!” esclamò felice. Non era la prima volta che ci andavano.

     Durante l’estate appena finita Andy l’aveva portata spesso lì per il fine settimana.

     “Si, Josie” le rispose lui, sussurrandole la risposta nell’orecchio.

     Si incamminarono verso la casa, con lui che le indicava dove mettere i piedi.

     Si fermarono sotto il portico per consentire ad Andy di aprire la porta.

     Una volta entrati, lui la guidò e la fece sedere su di una poltrona nel salotto davanti alla vetrata che si affacciava sul mare.

     “Andy, ora potresti anche togliermi la benda, non credi?”

     Lui sciolse il nodo.

     Josephine aprì gli occhi e si ritrovò immersa in una mare di fuoco.

     La stanza era piena di candele in ogni dove. Sui mobili, sui tavolini, sul tavolo più grande e anche sul pavimento. Mentre all’esterno poteva vedere la luna, le stelle e sentire ancora il rumore delle onde.

     “Oh… Andy… è meraviglioso. Grazie”

     Gli occhi di lei erano lucidi di commozione. Lui scosse la testa sorridendole teneramente, le mise le mani intorno al viso, avvicinò il suo volto… e la baciò.

     Un bacio vero questa volta.

     Josephine rispose con tutta se stessa. Non lo aveva mai ammesso, ma aspettava quel momento da molto, troppo tempo.

     Quando di staccarono per riprendere fiato, aprirono gli occhi e si sorrisero.

     “Buon compleanno Josie”

     “Grazie Andy”

     Lui si sedette sul bracciolo della poltrona, continuando a guardarla amorevolmente.

     “C’è un’altra sorpresa” la fece alzare e la portò di fronte una credenza di fattura antica che Josie aveva più volte ammirato per la sua bellezza.

     “Aprila” il tono in cui lo disse… sembrava quasi un ordine.

     Josephine aprì gli sportelli superiori e alla vista di ciò che conteneva fece un passo indietro.

     Non era una sprovveduta, navigando e chattando le era capitato di incontrare gente a cui piaceva quel genere di cose.

     Il mobile era pieno di fruste, manette, corde, oggetti che sembravano essere dei morsetti ed altri oggetti di forma allungata che a Josephine sembrarono dei falli.

     Il passo che aveva fatto l’aveva portata contro Andy, verso cui si era subito voltata.

     “Che significa tutto questo?” il tono era apertamente sorpreso, ma dalla sua voce traspariva anche paura.

     Il volto di Andy aveva perso tutta la sua dolcezza ed era ora una maschera di crudeltà.

     “Vuol dire che ora festeggeremo il tuo compleanno”

     Josephine non capì cosa intendeva esattamente, ma pensò che non sarebbe stato nulla di piacevole per lei. Tentò di fuggire, allontanandosi da lui, ma questi l’afferrò e la tirò verso di se. Con un braccio la tenne stretta a se mentre con l’altra mano prese un paio di manette.

     Lei cercava di divincolarsi, ma poi lui la spinse via violentemente, verso la parete, lei sbatté, perse l’equilibrio e cadde a terra.

     Mentre cercava di rimettersi in piede Andy le prese un polso le allacciò un braccialetto, fece poi passare la catenella attraverso un anello di ferro attaccato alla parete e le mise anche il secondo braccialetto.

     Ammanettandola, così alla parete con i polsi sopra la testa.

     “Ora rimani qui ferma e fai la brava, d’accordo?”

     Andy le sorrise ed uscì dalla casa.

 

     Josephine cercò di liberarsi, ma i braccialetti erano tropo stretti e l’anello ben fissato al muro.

     Pensò di urlare per chiedere aiuto, ma la casa più vicina era a più di cinquecento metri, e se anche qualcuno si fosse avvicinato alla casa, non l’avrebbe sentita. Il rumore del mare avrebbe sovrastato la sua voce.

     Pensò ai suoi genitori. Avrebbero sicuramente scoperto la sua assenza e denunciato la scomparsa. Ma nessuno l’avrebbe mai collegata ad Andy.

     Perché nessuno lo conosceva. Né i suoi genitori, né i suoi amici.

     Era stata talmente gelosa della sua amicizia da non volerla condividere con nessuno.

     Ed ecco dove l’aveva portata il suo egoismo.

     Capendo che nessuno l’avrebbe potuta cercare in quel luogo, si mise a piangere. Non c’era più niente da fare.

 

      La porta della casa si aprì ed entrarono due uomini.

     Andy insieme ad un altro ragazzo, sicuramente più giovane del primo.

     Trovarono Josephine col capo riverso da un lato, il volto rigato dalle lacrime. Sembrava stesse dormendo.

     Il secondo ragazzo s’inginocchiò davanti a lei e sorridendo le pose un bacio sulle labbra.

     Quando Josie iniziò a riscuotersi dal suo torpore il ragazzo le morse il labbro inferiore, svegliandola del tutto.

     Il ragazzo si allontanò portandosi nell’ombra, in modo tale che non potesse essere visto da lei.

     “Ora che sei stata risvegliata dal Principe Azzurro,” disse Andy “passiamo alle cose serie. Tu.” puntandole l’indice contro “questa notte sarai fonte di divertimento e piacere per me e il mio amico”

     Josephine girò il viso verso l’altro, ma non capì chi fosse.

     “Ti prego, Andy, lasciami andare” mentre parlava nuove lacrime scendeva sulle sue gote “Ti prometto che non dirò mai niente a nessuno.”

     “E noi dovremmo crederti?”

     Era stato l’altro a parlare. Josephine conosceva quella voce, ma in quel momento non la riconobbe.

     “Mi spiace Josie, ma non ti credo” le rispose Andy “e poi, se ti lasciassimo andare, noi con cosa ci divertiremmo?” concluse con un sorriso che la fece rabbrividire.

     Era perduta, non c’era più nulla che potesse fare.

     “Cosa ne farete di me, quando avrete finito?”

     Lui sembrò pensarci per qualche istante.

     “Non lo so… potremmo riportarti a casa normalmente o…” fece un vago gesto con la mano “lasciare che gli eventi seguano il loro corso.”

     Quell’ultima affermazione fece raccapricciare Josie, la quale iniziò a piangere convulsamente.

     Aveva gli occhi chiusi, per questo non vide lo schiaffo che ricevette.

     La guancia le bruciava, ma era nulla la confronto di ciò che vide. La persona che l’aveva schiaffeggiata era… era suo fratello!

     “Ste… Stefano… cosa..?”

     “Che soddisfazione. Finalmente potrò farti tutto ciò che vorrò!”

     Stefano era il fratello maggiore di Josephine. Aveva sofferto, sin da piccolo, di una gelosia che a volte sfociava nell’isteria, nei confronti della sorella. Ma ultimamente, in particolar modo nell’ultimo anno il loro rapporto era notevolmente migliorato e Josie era felicissima di questo.

     Stefano le sollevò il viso mettendole un dito sotto il mento.

     “Ti ho sempre odiata. Sin da quando sei venuta al mondo. Non hai fatto altro che crearmi problemi. I miei genitori mi hanno tolto tutto per darlo a te. Ma questa notte… questa notte l’equilibrio sarà ristabilito”

     Josephine non poteva credere alle sue orecchie “Cosa vuoi fare Stefano?”

     “Te l’ho detto. Ristabilire l’equilibrio. Ora mi ascolterai, ma prima dobbiamo farti assumere una posizione più comoda.” 

       In quel momento Andy si fece avanti e dopo aver aperto un anello delle manette per poi richiuderlo dopo averla fatta alzare la portò al centro della stanza dove Stefano aveva prontamente pere una corda che scendeva dal soffitto terminando un altro anello di ferro. Dopo aver fissato le manetta al nuovo anello i due ragazzi si dichiararono soddisfatti, e mentre Andy si sedette sul divano e contemplava quel corpicino che fra poco sarebbe stato suo, Stefano uscì dalla stanza per tornarvi poco dopo.

 

     Vedi piccola” Stefano era alle spalle della ragazza e le parlava in un orecchio, ma era perfettamente udibile anche da Andy. “Come ti ho detto ti ho sempre odiata. Però oltre a questo… ho provato anche attrazione. Attrazione sessuale” specificò, e le diede un bacio sul collo.

     Nuove lacrime stavano nascendo dagli occhi di Josie, la quale aveva capito che molto difficilmente per lei ci sarebbe stato un domani.

     “A volte, li steso nel mio letto pensavo a te mentre facevi la doccia, mentre ti rigiravi sotto le coperte o che ti accarezzavi” con quell’ultima frase le passò delicatamente una mano sul seno, per poi fermarla all’altezza del ventre.

     Mentre il suo Stefano parlava, Andy lo guardava con sguardo amorevole.

     Lo amava, si. Amava la sua bellezza, la sua intelligenza, la sua determinazione e la sua pazzia.

     Perché Stefano era pazzo.

     “Sognavo…” continuò Stefano “…di scoparti. Di farti mia. Ma ogni volta che lo immaginavo di farlo in modo tradizionale non mi piaceva, non mi eccitava. Ma quando…” le prese una ciocca di capelli e le strattonò all’indietro, facendola gemere di dolore “Ma quando, oltre a violentarti, immaginavo di poterti anche fare del male, ecco che il gioco mi piaceva e mi eccitava. E finalmente questa notte i miei desideri si avvereranno” concluse felice, con il tono di un bambino che ha ottenuto il giocattolo per cui aveva tanto pregato.

     Josephine ora non piace più. Le lacrime avevano lasciato il posto all’incredulità. E tra poco, sebbene lei non lo sapesse, sarebbe stato il turno della rabbia.

     “Ma Andy?” chiese Josie “Cosa c’entra lui in tutto questo?”

     “Sorellina, non potevo mica fare tutto da solo, no? Mi serviva un complice. E quale miglior complice del mio ragazzo?”

     A quelle parole ogni reazione di Josephine si congelò per poi esplodere: “Bastardo! Lasciami andare! Lasciami o giuro che ti ammazzo. Sei un verme. Siete tutti e due dei vermi schifosi. Lasciatemi andare!” l’ultima frase si perse in un singhiozzo da cui nacquero nuove, copiose lacrime.

     Ma i due ragazzi non le prestavano attenzione. Erano intenti a baciarsi sul divano.

     Con gesti smaniosi cercavano di spogliarsi a vicenda. Quando Stefano all’improvviso, avendo la lingua dell’altro nella sua bocca, lo morse.

     Andy si tirò subito indietro, notando negli occhi del suo amante uno sguardo amorevolmente malevolo.

     “Non vuoi che il divertimento finisca subito, no?” gli chiese maliziosamente.

     Andy fece cenno di no con la testa, sorridendo a sua volta.

     Andarono vicino Josephine che ancora piangeva ed iniziarono, con mani voraci, a frugare il suo corpo.

     Le tolsero i vestiti, ma sarebbe più giusto dire glieli strapparono di dosso, come avvoltoi che strappano pezzi di carne delle carcasse degli animali morti.

     Quando fu nuda davanti ai loro occhi, Andy cedette il passo a Stefano.

     Questi prima contemplò quel corpo come fosse quello di una dea; poi lo sfiorò con mani carezzevoli, le mani di un amante; infine lo violò. Solo con le dita per il momento.

      Durante tutto quel tempo Josephine non aveva fatto altro che piangere, implorandoli di smettere.

     E pensava. Pensava ai suoi genitori, ai suoi amici, che ne era sicura, non avrebbe rivisto più. 

     Continuò a piangere. Piangendo anche per il futuro che non avrebbe avuto. Non avrebbe conosciuto l’amore, non si sarebbe sposata e non avrebbe avuto figli, la cosa che desiderava di più.

     Dopo questo primo attacco Stefano si ritenne, per il momento, soddisfatto e tornò dal suo amante.

     I due si spogliarono, si baciarono e fecero l’amore su quel divano, davanti Josephine, che fu costretta a vedere quello spettacolo.

     Quando entrambi si dichiararono sfiniti e giacquero abbracciati sul divano, Andy pensò che tutto fosse finito.

     Ma non era così.

     Stefano si staccò dall’abbraccio e si diresse verso il mobile che aveva aperto Josephine, tirandone fuori un frustino da equitazione.

     Sia Andy che Josephine si irrigidirono.

     Il primo pensava che quegli oggetti dovessero servire solo per impressionare la ragazza.

     La seconda sapeva cosa sarebbe accaduto ora.

     “Stefano non vorrai fare sul serio?” il tono era lievemente spaventato.

     “Andy, questa puttana non ha fatto altro che crearmi problemi da quando è nata. E’ giunto il momento che ne paghi le conseguenze.”

     “Stefano non puoi dire sul serio. Tu sei pazzo!” esclamò Andy.

     L’altro gli sorrise “Si, amore mio, è vero. Sono pazzo. L’hai sempre saputo, no?” e così dicendo gli posò un bacio sulle labbra

     Andy era spaventato. Credeva che fosse tutto un gioco. Un gioco pericoloso, ma pur sempre un gioco. Ora non ne era più così convinto. Avrebbe voluto andarsene, ma non poteva abbandonare l’uomo che amava.

     Si volse a guardare Stefano, che aveva già iniziato a frustare Josephine, e scoprì che quello spettacolo lo eccitava.

     Il corpo di Josephine era ora sdraiato sul tavolo del salone, che era stato messo nel salotto davanti la vetrata.

     Era un solido tavolo di legno di noce.

     Lei vi era legata ai quattro angoli per mezzo di corde. Il suoi corpo aveva così assunto una posizione ad X.

     I due ragazzi si erano divertiti prima a frustarla, poi avevano allentato la corda sino a farla mettere in ginocchio. 

     In questa posizione Josephine era stata costretta a ricevere in bocca i membri dei due ragazzi. E se non faceva bene il suo dovere sarebbe stata punita. E lo era stata.

     Facendola, poi, semi sdraiare sul tavolino, sempre con le manette ai polsi legate all’anello, l’avevano violentata. Sia nel regno di Venere che di Sodoma.

     L’avevano violentata anche contemporaneamente.

     Ora Josephine era sdraiata su quel tavolo.

     Il suo corpo era ricoperto di cera, anche nelle parti più delicate, e i suoi capezzoli erano torturati da due morsetti dai denti a punta di metallo, che avevano fatto uscire un rivoletto di sangue.

     Ma quello non era stato l’unico sangue che aveva perso.

     Anche i segni che aveva sulla schiena ne avevano fatto uscire, e Stefano su quelle ferite si era divertito a mettervi dell’aceto e del sale, ridendo e dicendo che in quel modo le disinfettava le ferite come un amorevole fratello.

     Andy era spaventato da tutto questo.

     Aveva finalmente capito che Stefano faceva sul serio, e avrebbe voluto andarsene.

     Ma non ci riusciva. Amava troppo Stefano per poterlo lasciare.

     Ora sembrava che Stefano si fosse finalmente calmato.

     Quella maledetta puttana aveva smesso di piangere e implorare da un pezzo. Probabilmente non aveva più lacrime ne voce, pensò sorridendo. Stefano andò verso Andy e lo abbracciò dandogli un bacio sulle labbra.

     “Vammi a prendere l’ultima siringa per favore.”

     “Stefano…”

     “Shh…” rispose lui mettendogli un indice sulle labbra “Andrà tutto bene, vedrai.”

     Andy annuì e fece che Stefano gli aveva chiesto.

     Questi intanto stava guardando per un’ultima volta il corpo della sua sorellina. Durante tutto il tempo le aveva iniettato dell’eroina. Faceva tutto parte del suo piano.

     Il suo geniale, folle piano.

     Andy gli porse la siringa e Stefano iniettò l’ultima, letale, dose nella vena del braccio destro di sua sorella.

     Dopo averlo fatto pose un ultimo bacio sulle labbra di Josephine “Addio sorellina.”

     In quel momento Andy sembrò come risvegliarsi da uno stato di trance.

     “Oh, Dio! Cosa abbiamo fatto?”

     Stefano si aspettava quella reazione, anche se non così presto.

     Lo portò sul divano e lo coccolò come si fa con un bambino piccolo.

     La sue lacrime scorrevano a fiumi e i suoi singhiozzi sembravano non avere fine.

     Stefano decise allora che il suo piano avrebbe avuto una rapida conclusione.

     Mentre Andy continuava a piangere, Stefano prese una siringa, che aveva precedentemente nascosto in una piccola scatola di legno vicino il divano.

     Riuscì a farlo cadere in uno stato di torpore e quando vide che non badava più a lui gli legò i polsi dietro la schiena, con una delle calze auto reggenti della ragazza, e gli iniettò una dose d’eroina.

     Andy sembrò risvegliarsi “Stefano, cosa stai facendo?”

     L’altro gli sorrise “Ora che non mi servi più posso liberarmi di te.”

     “Cosa?! Stefano, no, ti prego. Io ti amo.”

     “Ma io no, tesoro. Ti ho solo usato. Mi sono servito di te per avvicinare mia sorella ed ora non mi servi più. E poi…” concluse “… sai come si dice, no? Il delitto perfetto non deve avere complici.” Andy era allibito, non riusciva a credere alle parole di Stefano, ed ora desiderava veramente andarsene, ma non poteva, perché oltre ai polsi aveva anche le caviglie legate. 

     “Ti prego, liberami, ti prometto che non lo dirò a nessuno.”

     Stefano scosse la testa “E’ la stessa cosa che ha detto Josephine, ed hai visto la fine che ha fatto, no?” disse indicando il tavolo su cui giaceva il corpo senza vita della ragazza.

     “Tu sei pazzo!!” esplose Andy.

     “Lo hai sempre saputo...” gli rispose Stefano “... ma questo non ti ha impedito di stare con me. Inoltre, sarò pazzo, ma di certo non sprovveduto.” disse ridendo.

     In quel momento estrasse una pistola di piccolo calibro dalla tasca del suo cappotto.

     Andy tentò di scappare, ma ogni movimento gli era impedito.

     Stefano sorrise. Un po’ gli dispiaceva doverlo ammazzare.

     Non era male a letto ed aveva anche un fantastico senso dell’umorismo, ma non poteva fare altrimenti. Si strinse nelle spalle, rimise Andy seduto e gli sparò un colpo alla tempia sinistra.

     Si rivestì con calma.

     Slegò i polsi e le caviglie, che grazie alle calze di seta non riportavano segni, poi mise nella mano sinistra di Andy la pistola, dopo averla pulita delle sue impronte.

     Stefano si congratulò con se stesso per essersi ricordato che Andy era mancino.

     Se si fosse dimenticato quel particolare, tutto il suo lavoro sarebbe stato inutile.

     Controllò un’ultima volta la scena, poi, soddisfatto uscì dalla casa e tornò alla villa dei suoi genitori.

     I cadaveri furono ritrovati quattro giorni dopo dalla cameriera che era venuta per pulire la casa, in vista dell’arrivo dei padroni.

     La polizia classificò l’accaduto come un festino sadomaso a base di alcool e droga sfociato nella tragedia; a seguito della quale l’uomo aveva deciso di uccidersi.

     Stefano sembrava il più disperato al funerale.

     Aveva appena ritrovato la sorella, e l’aveva subito persa.

     Ma in realtà il suo piano era riuscito completamente. Non solo aveva ucciso l’ostacolo alla sua felicità, ma ne aveva anche infangato il ricordo nelle persone a lei più care.

     Da quel momento i suoi genitori, sebbene distrutti dalla perdita dell’adorata figlia, concentrarono tutti i loro sforzi e il loro amore sul loro unico figlio.

   Stefano.


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