Disclaimer: I personaggi di questa fic come al solito non appartengono a me bensì alle Clamp...io li uso semplicemente per il mio piacere e non ci guadagno nulla u__u anzi ci rimettono i pg perchè di solito con me non hanno mai vita semplice ^O^

Nota: non ci sono grandi spoiler in questa fic…mi baso semplicemente sugli avvenimenti del primo volumetto del manga u_u è davvero una sciocchezzuola che ho scritto in un pomeriggio però mi sembrava carino scriverla lo stesso…soprattutto perché amo questi due, in ogni salsa e condimento *__*

 
 


I will never let you die

di Miyuki


 

La porta della camera reale si aprì di scatto e vi entrò dentro di tutta fretta il gran sacerdote, con uno svolazzare della sua candida tunica, che ormai di lindo aveva gran poco. Era infatti ingrigita e lacerata dal combattimento appena avvenuto, macchiata di fortunatamente, e purtroppo, non era il suo.

“Presto, portatelo sul letto!” ordinò con voce decisa, che cercava di nascondere al meglio la propria preoccupazione, alle due guardie che stavano trasportando il loro sovrano ferito durante lo scontro.

Queste ultime fecero come era stato ordinato loro e poi indietreggiarono di qualche passo per permettere al sacerdote di visitare il loro re.

Yukito si avvicinò al letto con finta calma ed osservò le condizioni in cui gravava il suo migliore amico nonché signore. Touya presentava numerose ferite da taglio su tutto il corpo ma fortunatamente nessuna era profonda o mortale, c’era da aspettarselo dal miglior spadaccino di tutto il regno di Clow. La cosa che invece lo preoccupava non poco era lo stato delirante in cui si trovava a causa del veleno presente sulle armi nemiche che era entrato in circolo nel suo sangue…bisognava agire prima che fosse troppo tardi.

“Uscite tutti da questa stanza e state di guardia alla porta. Non entrate per nessuna ragione a meno che non sia un’emergenza! Dite al generale Nataku di rastrellare la zona ed assicurarsi che nessuno di quegli uomini sia rimasto in circolazione!” disse con tono autoritario Yukito gettando dove capitava il suo mantello ormai inutilizzabile.

“Agli ordini sommo sacerdote!” rispose una delle guardie prima di congedarsi di tutta fretta assieme al compagno.

Una volta che la porta si fu chiusa, Yukito si lasciò andare, mostrando tutta la stanchezza che gli indeboliva le membra. Mandare Sakura e Shaoran dalla Strega Dimensionale aveva dato fondo a quasi tutto il suo potere magico e ciò che ne rimaneva non era certo che sarebbe bastato a guarire il suo sovrano, ma non avrebbe mai ceduto così facilmente, a costo di rimetterci la vita.

Touya gemette in preda alla febbre ed al delirio e Yukito si costrinse a concentrare tutta la sua attenzione sul suo re, amico e compagno.

Lo spogliò rapidamente senza curarsi troppo dei vestiti che ormai erano da buttare e poi lo ispezionò ancora più attentamente usando il suo potere. Imprecò. Non aveva il tempo di ripulire manualmente le ferite prima di esercitare il suo incantesimo, avrebbe dovuto lavorare il doppio con la magia…era agli sgoccioli.

“Resisti Touya…ti prego…” disse con voce e sguardo supplicanti, poi prese il suo bastone e lo fece roteare davanti a sé prima di piantarlo nel terreno e chiudere gli occhi.

Si concentrò con tutto sé stesso per raccimolare quel poco di potere che gli era rimasto per trasferirlo a suo signore e curarlo. Dalle sue labbra fuoriuscirono alcune parole in una lingua sconosciuta a molti ed il suo corpo prese a risplendere di una tenue luce bianca. Un po’ alla volta quella luce si trasferì al bastone e da esso partì in un raggio verso Touya, che si inarcò gemendo di dolore come se fosse stato colpito fisicamente.

Yukito strinse i denti per lo sforzo e si costrinse a tenere duro il più possibile anche se la sfinitezza stava diventando sempre più opprimente. Doveva curarlo a qualsiasi costo…non doveva cedere…ma nonostante i suoi buoni propositi e la sua forza di volontà, crollò poco tempo dopo a terra annaspante d’ossigeno.

Cercò di riprendere fiato e sorreggendosi col bastone riuscì a tirarsi in piedi ed a trascinarsi vicino al letto, dove toccò con una mano la fronte di Touya controllando la sua attuale situazione.

Meglio.

Stava meglio ma non era ancora sufficiente.

Le ferite si erano rimarginate quasi perfettamente e con ancora un piccolo sforzo si sarebbero chiuse del tutto senza lasciare alcuna traccia su quel corpo perfetto…era il veleno che si stava dimostrando più tenace da debellare del previsto.

E lui non aveva più alcun potere rimastogli, ad eccezione forse di quello della sua linfa vitale.

Il gran sacerdote lo fissò con determinazione e lasciò cadere a terra il suo bastone con un tintinnare metallico, sorreggendosi precariamente su gambe tremanti. Portò le mani ai suoi abiti e cominciò a rimuoverli con rapidità, facendoli scivolare a terra in un dolce frusciare, ed una volta nudo salì sul letto sdraiandosi accanto al sovrano.

“Non ti lascerò morire Touya…” mormorò Yukito stringendo a sé il compagno e facendo aderire il più possibile i loro corpi “E se per impedirlo dovrò donarti la mia vita non mi tirerò di certo in dietro.” poi chiuse gli occhi e si concentrò nuovamente.

Come prima il suo corpo prese a brillare ma questa volta non di una luce bianca bensì di un tenue verde, che avvolse prima il sacerdote e poi dilagò fino a stringere nel suo caldo abbraccio anche il re. Yukito percepì la sua energia vitale scivolare dal suo corpo ed entrare in quello di Touya, curando le sue ferite e sanando il suo sangue infetto. Ogni secondo che passava si sentiva sempre più debole, sempre più stanco mentre il punto di non ritorno si faceva sempre più vicino…ma a lui non interessava, non si sarebbe fermato fino a quando non avesse avuto la certezza che il suo amico fosse salvo e fuori pericolo.

Così continuò a trasmettergli la sua essenza senza esitazione…

…e poi ci fu solo il buio.

 

**************************

 

Non sentiva niente.

Ne dolore…ne stanchezza…ne sollievo.

Non percepiva nemmeno il suo corpo.

E ad essere sinceri non aveva neppure la certezza di averne uno in quel momento.

Aveva gli occhi aperti, o almeno così credeva, ma non riusciva a vedere nulla…solo nero attorno a sé.

Gli sembrava di fluttuare nel vuoto più assoluto…come in una camera insonorizzata.

Ad un certo punto, il nero cominciò lentamente a schiarirsi…e lui rimase lì a studiare il susseguirsi delle varie sfumature di grigio che gli comparivano davanti agli “occhi” fino a quando non raggiunsero l’ultima tonalità possibile, il bianco.

E fu allora che tutta la carenza di sensazioni che lo aveva caratterizzato fino a quel momento cessò…fu bombardato da più sensazioni di quelle che credeva possibili per un uomo da sopportare. Ogni cellula del suo corpo non ancora ben definito urlava di un dolore straziante, probabilmente stava urlando anche lui, o per lo meno stava emettendo un qualche suono sofferente, ma non riusciva a sentirsi.

Poi uno strano calore si fece strada dentro di lui e sembrò attenuare in qualche modo il suo dolore…stava cercando di riportarlo nel mondo del vivi e lui si lasciò trascinare dalla corrente, confortato da quella presenza sconosciuta ma famigliare allo stesso tempo…

 

…ed aprì gli occhi…concretamente questa volta.

Subito non riuscì a definire bene ciò che lo circondava…era tutto sfocato, incerto ed informe. C’era molta luce nella stanza in cui si trovava quindi doveva essere ancora giorno…e ciò lo costrinse a richiudere gli occhi ed a provare a riaprirli dopo un po’ e più lentamente, permettendogli così di abituarsi a tutto quel chiarore.

Il secondo tentativo andò meglio, riuscì a distinguere i contorni del mobilio presente nella stanza…provò a muovere un po’ il capo per dare una nuova prospettiva alla sua visione ma dovette interrompersi a metà strada a causa di una fitta terribile alla testa.

Poco dopo percepì il tocco confortante di una mano tra i capelli ed una voce dolce chiamarlo.

“Yukito…”

Il gran sacerdote conosceva quella voce…la conosceva bene…e dentro di sé si sentì invadere da un’enorme gioia nel poterla udire ancora, nonostante avesse perso ogni speranza di poterlo fare.

“Tou..ya…” mormorò con voce roca e molto debole.

Il giovane sovrano si sporse sopra di lui così da permettergli di fissarlo in volto; la sua espressione era dolce ma allo stesso tempo composta come sempre, però priva della solita punta di ironia che caratterizzava le sue parole…soprattutto quando parlava di “colui che era destinato alla principessa”.

“Si sono io…” rispose senza smettere le carezze tra i suoi capelli.

Yukito sorrise debolmente.

“Sono felice di vederti sano e salvo”

“Grazie a te. Dovresti avere più fiducia in te stesso e nelle tue capacità, sai?” disse con voce calma e controllata ma si vedeva chiaramente che stava cercando di trattenersi dal dire ciò che pensava veramente ed infatti non ci volle molto perché scoppiasse “Razza di incosciente! Cosa ti è saltato in mente di prosciugarti in questo modo per me…volevi forse morire!?”

Il sacerdote non si scompose minimamente a quel rimprovero dettato dalla preoccupazione e continuò a sorridere con dolcezza.

“Se ci fosse stato bisogno di consumare una vita in cambio della tua, non avrei esitato a cederti la mia.”

“Non dirlo neanche per scherzo! Perché devi sempre fare delle cose così stupide ed estreme, Yuki?” sospirò sconsolato.

“Perché voi siete il re e senza di voi Clow piomberebbe nel caos…siete insostituibile, il regno ed il popolo ha bisogno di voi, ora più che mai…”

“Yuki, non riprendere subito i formalismi per favore…sai che non lo sopporto…”

“Scusami…” sorrise innocentemente.

Touya lo fissò attentamente, continuando a far passare la sua mano tra le sue soffici ciocche candide, e poi sospirò chiudendo gli occhi ed abbassandosi su di lui fino a quando le loro fronti non entrarono in contatto…e così rimase.

“Mi hai spaventato a morte, sai? Quando ho ripreso i sensi e ti ho trovato sdraiato accanto a me, immobile e freddo come una bambola rotta, sono stato colto dal panico…ringrazio gli dei che eri ancora vivo, anche se per miracolo…non farlo mai più…”

“Mi spiace ma non posso promettertelo…rifarei quello che ho fatto in ogni momento…non ti lascerò mai morire se posso fare qualcosa per evitarlo…” disse chiudendo a sua volta gli occhi, per godersi la sensazione di benessere che generava in lui la vicinanza dei loro corpi.

“Stupido…- mormorò con calore – non sono solo io quello indispensabile qui. Clow non può esistere senza il suo sommo sacerdote…io non posso esistere senza di te, mia anima gemella.”

Yukito sorrise a quelle parole ed al tocco della sua mano che era scivolata dai suoi capelli alla sua guancia e non fu sorpreso quando un paio di labbra morbide sfiorarono le sue in un casto bacio. Rispose a quel gesto con gioia, seguendo il ritmo impostogli dal compagno essendo troppo stanco per prendere qualsiasi iniziativa, anche se riuscì a sollevare a fatica una per accarezzargli a sua volta il viso.

Era felice di non aver dovuto rinunciare a tutto questo…anche se per amore di Touya non avrebbe esitato un solo istante a sacrificarsi per lui.

Il bacio dopo un po’ divenne profondo e passionale, esprimeva tutto ciò che i due ragazzi provavano l’uno per l’altro e serviva a scaricare tutta l’angoscia provata in quei terribili momenti di incertezza.

“Ti amo” sussurrò alla fine Touya, a pochi millimetri dalle sue labbra.

“Ti amo anch’io” rispose con un sorriso il biondo, prima di aggiungere dopo alcuni momenti di silenzio “Hn…Touya…una piccola domanda…come mai siamo vestiti?”

Infatti si era finalmente accorto che il compagno non era nudo come doveva essere in base ai suoi ricordi ma indossava gli abiti neri che usava di solito quando non era costretto a palazzo dagli impegni burocratici bensì si trovava a fare dei sopraluoghi sul campo. Per quanto riguardava lui, invece, aveva addosso una semplice camicia da notte.

Touya a quella domanda sorrise con una vena di malizia.

“Per quanto mi piacerebbe averti sotto di me nudo Yuki, non sono tipo da approfittarsi così di una persona incosciente…e per tua informazione sei rimasto privo di sensi per ben due giorni.”

“Così tanti?” chiese sorpreso il sacerdote, soprattutto perché nonostante tutto quel tempo a riposo si sentiva ancora così stanco…doveva esserci davvero andato vicino al perdere la vita questa volta.

“Si, così tanti…- dandogli uno sbuffetto su una guancia e tirandosi un po’ a sedere prima di diventare di colpo serio – A proposito Yuki…che è successo a Sakura ed al moccioso?” chiese ricordandosi improvvisamente di quel quesito che tanto lo aveva tormentato fino a quel momento, anche se era certo che il suo compagno si fosse occupato personalmente della situazione.

Yukito sospirò.

“Come avevo predetto il misterioso potere della principessa si è risvegliato…e durante il processo il suo cuore ed i suoi ricordi si sono frammentati e si sono dispersi in altri mondi…ho dovuto mandare Shaoran con Sakura dalla Strega Dimensionale affinchè implorasse il suo aiuto…”

“E così quel moccioso si è rivelato davvero essere l’unica speranza di mia sorella” disse con espressione contrariata passandosi una mano tra i capelli, in verità gli scocciava ammettere che Sakura era finita in buone mani…quel ragazzo l’avrebbe protetta ad ogni costo, come se fosse stato lui in persona.

“Perdonami Touya…non ho potuto fare altrimenti.”

“Non è colpa tua Yuki, hai fatto tutto nel modo giusto…in fondo questo è il destino che è stato riservato loro no?” disse tornando a sorridere verso il suo amato.

“Già…il destino…” rispose il sacerdote con espressione affaticata, dettaglio che il moro notò subito.

“Penso ti sia sforzato abbastanza per il momento…sei ancora debole quindi è meglio se riposi ancora un po’…”

“Credo tu abbia ragione ma mi dispiace stare ad oziare mentre tu lavori, immagino ci sarà un gran scompiglio a palazzo…”

“Non devi preoccuparti di questo – sussurrò chinandosi a rubargli un altro bacio – In queste condizioni non potresti comunque essermi di alcun aiuto…pensa a riprenderti invece.”

“D’accordo – sorrise debolmente – Grazie.”

Touya non rispose perché non ce n’era davvero bisogno, Yukito era già crollato prima che potesse anche solo pensare di farlo.

Abbozzò un leggero sorriso e sfiorò con le labbra la sua fronte in un tocco fugace per non disturbare il suo sonno ristoratore. Poi si alzò in piedi e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata per assicurarsi che stesse davvero bene, si diresse verso la porta della sua camera per tornare al suo lavoro di re.

 

 

*fine*