Premetto che sono in crisi. In questi giorni ho avvertito tutto il peso di un anno di università in cui non ho concluso nulla. Non so perché ma da questo stato d'animo mi è sorta la necessità di difendere, per una volta, un personaggio che troppo spesso è stato da noi tutte maltrattato.

Perché anch';io ho avuto 16 anni (un secolo fa) e non ho mai sopportato che la gente desse per scontato quello che penso e quello che sogno.

La dedico a tutte le ragazze.




I sogni di una ragazza

di Simos


Una mattinata come un'altra all'Istituto superiore Shohoku stava trascorrendo tranquilla.

L'autunno era ormai nel pieno del suo vigore e i suoi caldi colori sembravano avere il potere di attenuare l'aria frizzantina che ogni tanto soffiava.

Una studentessa passeggiava da sola nel cortile, lo sguardo volto al cielo si perdeva nel sole pallido come se questo fosse un vecchio amico a cui si sorride dolcemente... e il suo sguardo era di quelli di una persona in pace con se stessa.

A guardarla era una ragazza normale: snella, aggraziata, carina.

Proprio una ragazza nella media.

 

Le lezioni stavano per ricominciare e poi ci sarebbero stati gli allenamenti della squadra di basket, a cui non poteva mancare.

Con una scrollata di spalle e passandosi una mano nei capelli, Haruko Akagi decise che era ora di tornare in classe.

 
****
 

Gli allenamenti procedevano come sempre.

È vero che l'assenza del Gorilla e del suo pugno di ferro avrebbe potuto costituire un problema per la disciplina della squadra, ma incredibilmente negli ultimi tempi tutte le "teste calde" della squadra sembravano essersi calmate.

Ryota Myagi sentiva la responsabilità della sua nuova posizione di capitano.

Hisashi Mitsui pareva aver trovato una certa tranquillità interiore che lo rendeva meno aggressivo.

Hanamichi Sakuragi era tornato dal periodo di riabilitazione più maturo e controllato, nei limiti di quello che ci si può aspettare da un adolescente esuberante ma segnato da un'esperienza dolorosa.
 
Kaede Rukawa: beh, di per sé Rukawa non aveva mai costituito un disturbo, apparentemente non era cambiato molto: rispondeva alle provocazioni, quando c'erano, e a volte prendeva l'iniziativa.

Insomma, non che i quattro si fossero trasformati in agnellini, ma difficilmente la situazione degenerava in scontri violenti come nel semestre precedente. Anche il ventaglio della manager Ayako entrava in azione saltuariamente, e più per nostalgia e questioni di principio che per reale necessità.

A questo punto lo Shohoku poteva sembrare una squadra normale, i cui elementi forse non si amavano fra loro alla follia, ma si sopportavano e a volte creavano un bel clima di cameratismo.

Quasi un equilibrio perfetto.
 

Escludendo, ovviamente, tutte le possibili eccezioni a quanto detto sopra!

 
****

Gli allenamenti erano finiti da un po' e la palestra era stata sistemata da due matricole, ma Hanamichi si era fermato per potersi esercitare ancora un po' nei tiri. Odiava ammetterlo ma il riposo forzato a cui lo aveva obbligato il suo infortunio alla schiena gli pesava terribilmente; si sentiva ancora un po' legato nei movimenti e aveva la terribile sensazione di aver perso un sacco di terreno nei confronti del suo rivale Rukawa. Sapeva che se voleva avere possibilità di superarlo prima o poi, doveva farsi molto da fare a recuperare la forma perduta e poi a migliorare. Doveva dimostrargli di essere un degno avversario. Era molto concentrato sul proprio allenamento ma ad un certo punto lo colpì la strana sensazione di essere osservato e, a causa di quell'attimo di distrazione, il semplice tiro che stava per effettuare finì sul ferro e non andò a segno.

"la solita schiappa."

Non poteva non riconoscere quella voce profonda e atona, e una fitta di dolore e vergogna lo attraversò per un istante... *che idiota, dovevo proprio sbagliare un tiro del genere?*, ma quando si girò verso
Rukawa il suo volto esprimeva solo rabbia:

"teme kitsune! Come osi?"

"dico solo quello che vedo... schiappa", ribadì quest'ultimo avanzando verso il canestro.

"non ti permettere"tu non sai un bel niente e non hai visto un niente! Mi sono solo distratti un attimo!"

"..."

"e adesso non mi ignorare, bastardo!"

"..."

"grrr..."

"..."

" maledetto!!"


Con quest'ultimo urlo Hanamichi corse verso gli spogliatoi, raccolse le sue cose e se ne andò senza neanche cambiarsi, e senza degnare il volpino di un solo sguardo, troppo impegnato com'era a controllare il groppo in gola che gli era venuto.

Rukawa da parte sua era rimasto immobile nel punto esatto dove aveva pronunciato l'ultima frase, stupito e frastornato dalla reazione del rossino alle sue parole. Non era sua intenzione farlo scappare, anzi, era venuto lì per guardarlo un po' giocare e magari cercare di spronarlo e invece era riuscito soltanto ad offenderlo.
*Perché tra noi deve andare sempre così?* si chiese sconsolato.

In quel momento un rumore inconsueto risuonò nella silenziosa palestra. Un battere di mani lento e cadenzato, di quelli esplicitamente ironici:
 
"e bravo il nostro campione, hai fatto proprio un ottimo lavoro"

Rukawa era incredulo. Non poteva essere...

La persona che aveva parlato,

con quello sguardo serio,

con quel sorriso sarcastico,

con quella frase tagliente...

non poteva essere la stessa ragazzina petulante che faceva sempre la cretina con lui!

Non poteva essere la ragazza di cui era innamorato il rossino.

Non poteva essere Haruko Akagi. Non poteva!

Quella non aveva un minimo di cervello per poter mettere insieme una frase di quel genere, e poi... che cosa volevano dire quelle parole?

" che diavolo vuoi?", diede voce ai sui pensieri.

Quella ragazza così diversa da come era abituato a vederla lo faceva sentire leggermente in pericolo, non poteva fare a meno di avere brutti presentimenti.

E lei, ovviamente, era pronta per quella domanda. Aveva passato troppo tempo a seguire quella situazione da dietro le quinte e aspettava solo l'occasione giusta per intervenire. E ora era arrivata.

Considerò con cura le parole da far cadere con lenta fermezza, anche se sapeva che non erano le parole in se ad avere importanza e lo guardò dritto negli occhi coma mai aveva fatto:

"Se questo è il modo con cui speri di farlo innamorare di te, posso dirti che la tua sarà una lunga attesa"

Rukawa era a dir poco pietrificato.

Cosa significavano quelle parole sulla bocca di quella bambina? Non poteva aver capito, non poteva! Lui era stato sempre molto attento a non far trapelare nulla e poi... proprio quella gallina, l'immagine dell'ottusità, non poteva averlo scoperto! Non ci capiva niente! E dov'erano gli occhi a forma di cuore che gli piazzava sempre quando lo vedeva? E la vocina stridula con cui lo incitava come tutte le altre pazze del suo fan club?

"Non sai quello che dici!" cercò di difendersi.

"oh, io lo so bene. Tu sei cotto di Sakuragi ma sei anche mooolto imbranato nelle tecniche di corteggiamento..." parlava sorridendo, caricando le parole con un tono di sfida: se voleva dare una mano a quei due doveva prima infrangere la barriera difensiva di Rukawa e farlo venire allo scoperto,"... una vera frana."

A quel punto il giocatore non ci vide più, si sentiva troppo preso in giro  e la cosa non gli piaceva per niente, per cui si lasciò andare alla rabbia e sibilò una risposta che voleva essere offensiva:

"Cosa vuoi capire tu, che sei tanto cieca da essere l'unica a non aver capito i sentimenti di Sakuragi!" era ora che qualcuno aprisse gli occhi a quella cretina, che le facesse capire quanto era deficiente! Ma tutto si aspettava meno la reazione di Haruko, anzi era convinto che non avrebbe nemmeno capito il sottinteso della sua accusa e lui era pronto a spiegarglielo acidamente... e invece quella si metteva a ridere! E non il risolino cretino di chi non ha capito niente, ma una vera e propria risata a crepapelle! Mentre lui la guardava allibito la ragazza si ricompose, e quello che apparve sulle sue labbra era ora un sorriso dolce:

"Mi dispiace campione, ma al contrario di quello che tu pensi credo proprio di essere l'unica ad aver compreso i veri sentimenti di Hanamichi"

Detto questo pensò di aver fatto abbastanza come prima mossa per cui si girò e si avviò verso l'uscita, ma la voce di lui, non proprio inaspettata, la fermò:

"Aspetta!... tu... lui... che cosa intendi?"

Si sarebbe mangiato la lingua per quella domanda, ma la curiosità lo aveva vinto, e c'era anche un certo senso di inquietudine che gli veniva trasmesso da tutta quella situazione.

Ma la ragazza non sembrava intenzionata a rispondergli:
 
 "Se vuoi saperne di più dovresti chiedere al diretto interessato... o forse sì, potrei parlartene anch'io, ma dovresti chiedermelo gentilmente. Ciao!"
 
E così dicendo se ne andò lasciando Kaede Rukawa a pensieri che si facevano sempre più confusi.

 ****

Quella non fu una notte tranquilla per il campioncino dello Shohoku. 
Gli capitava spesso, ultimamente, di aver difficoltà ad addormentarsi perché indugiava col pensiero sul suo bel rossino e, a seconda del genere di pensieri, rimaneva sveglio anche fino al mattino..

Ma quella volta la sua notte fu molto più tormentata.

Non solo aveva nuovamente trattato male il rossino (nonostante tutte le sue buone intenzioni non riusciva a fare a meno di essere stronzo) ma l'incontro con l'Akagi e le sue parole continuavano a rimbombare nella sua mente.

Cercava disperatamente di dare un senso a tutto ciò che gli aveva detto per capire quali fossero le sue intenzioni, ma gli risultava difficile perché doveva abbattere troppi pregiudizi che aveva lasciato crescere dentro di se.

Piano piano cercò di abbattere tutte le barriere mentali e richiamò le frasi che Haruko gli aveva rivolto quel pomeriggio:

 "e bravo il nostro campione, hai fatto proprio un ottimo lavoro"
 
"Se questo è il modo con cui speri di farlo innamorare di te, posso dirti che la tua sarà una lunga attesa"

"oh, io lo so bene. Tu sei cotto di Sakuragi ma sei anche mooolto imbranato nelle tecniche di corteggiamento... una vera frana."

"Mi dispiace campione, ma al contrario di quello che tu pensi credo proprio di essere l'unica ad aver compreso i veri sentimenti di Hanamichi"

"Se vuoi saperne di più dovresti chiedere al diretto interessato... o forse sì, potrei parlartene anch'io, ma dovresti chiedermelo gentilmente. Ciao!"

Da tutto ciò, facendo un grosso sforzo, poteva dedurre che:

La Akagi aveva intuito i suoi sentimenti per Hanamichi, non ne era scandalizzata ne era arrabbiata; criticava il suo atteggiamento nei confronti del rossino ma come se... lo volesse incoraggiare a fare di meglio!

La Akagi non era innamorata di lui. Stentava a crederci eppure durante tutto quello show non aveva mostrato il minimo interesse: niente occhi a forma di cuore, niente risolini idioti, niente sguardo basso. E i suoi sentimenti per Sakuragi non l'avevano smossa di un millimetro! Ma allora? Lui era convinto... tutti erano convinti che lei fosse ai suoi piedi...forse era tutta una recita... in fondo anche lui indossava sempre una maschera per proteggere il vero se stesso, perché doveva essere così presuntuoso da pensare di essere l'unico?
Ma quale poteva essere lo scopo di quella ragazza? Perché rendersi ridicola e passare per scema quando evidentemente non lo è? Queste domande stavano diventando un'ossessione!

Infine il punto più importante. Tutti erano sicuri che Hanamichi fosse pazzo dell'Akagi, e che questa nemmeno se ne rendesse conto. Ma le sue parole lasciavano intendere altro, era come se lei avesse letto oltre il comportamento plateale del "tensai", come se sapesse, o intuisse, qualcosa che nessun'altro vedeva. E se ci aveva azzeccato con i suoi sentimenti forse aveva ragione anche su quelli del rossino. E questa possibilità lo riempiva di una speranza che a forza frenava... se il cuore di Hanamichi era libero forse aveva una possibilità... ma come la metteva con la sua incapacità di farsi ben volere?
 
No aveva scelta, doveva parlare con l'Akagi. C'erano troppe "zone d'ombra" in questa storia e lei poteva fare luce e forse, aiutarlo.
Unico problema: lui odiava parlare, ancora più con una ragazza!
Però doveva farlo, se voleva avvicinarsi al rossino.

E poi... era troppo curioso di conoscere la vera Haruko Akagi.
 
Presa questa decisione riuscì, finalmente, ad addormentarsi.

 
****
 
La mattinata si presentò più fredda di quella precedente così nessuno studente sostava nel cortile più del tempo necessario a scambiarsi un saluto prima di raggiungere l'edificio scolastico.

Anche Haruko non poté fare a meno di stringersi nella divisa ed affrettarsi ad entrare.

Nonostante ciò non poteva fare a meno di sorridere ripensando agli avvenimenti del giorno precedente: finalmente era riuscita a smuovere le acque!

Era sicura di aver messo una nidiata di pulci nell'orecchio a Rukawa e che questi presto l'avrebbe cercata per saperne di più. A dire la verità era stata un po'indecisa se l'approccio migliore da usare fosse quello un po' cattivello messo in pratica, ma quando aveva visto il suo caro amico Hanamichi scappare via trattenendo a stento le lacrime non ci aveva visto più e non aveva avuto bisogno di recitare.

Per adesso doveva pensare alle lezioni e magari passare a dire due paroline ad Hanamichi e controllare se era ancora giù di morale...

In realtà non ci fu modo per loro di parlare perché era già tardi, ma si diedero appuntamento per la pausa pranzo, visto che erano entrambi soli: infatti le amiche di Haruko erano impegnate in biblioteca mentre Mito... da un po' di tempo passava tutti i momenti liberi con una certa persona.

A questo pensiero il rosso e la mora si sorriso con uno sguardo di intesa.

Così chiacchierarono un po' e Haruko ebbe modo di constatare che, come tante altre volte, Sakuragi aveva già incassato la ferita ricevuta. Non avevano mai parlato esplicitamente, ne della cotta inesistente di lui per lei, ne di quella di lei per Rukawa, ne di quei sentimenti così concreti di Hanamichi per il volpino, non ne avevano mai parlato perché non ce n'era affatto bisogno... era tutto così chiaro. Per questo i due erano diventati tanto amici.

Quando si separarono per tornare in classe Haruko era sempre più convinta della sua missione.

 
****
 

Arrivò in palestra quando era molto tardi. Non aveva voglia di assistere agli allenamenti quel giorno, sarebbe stata troppo impaziente di vedere se il numero undici avrebbe cercato di parlarle o se si sarebbe trincerato nuovamente nel suo piccolo mondo. 

I senpai stavano uscendo in quel momento, quindi probabilmente dentro era rimasta soltanto qualche matricola.

*chissà a chi toccano oggi le pulizie...*

Ma in quel preciso istante si ritrovò l'alta figura di Rukawa davanti, lo sguardo indecifrabile mentre le chiese con un filo di voce:

"Possiamo parlare?"

Haruko avrebbe voluto esultare di gioia ma si limitò a voltarsi e a fare strada, rispondendo al giocatore solo con un piccolo cenno del capo e con il silenzioso invito a seguirla.

 
Si ritrovarono al tavolino di un bar abbastanza deserto, un the caldo e una bibita davanti.

Nessuno dei due aveva ancora parlato da quando avevano lasciato la palestra. Haruko era abbastanza tranquilla, ma Kaede cominciava ad innervosirsi: aveva la netta percezione che toccasse a lui cominciare e sapeva anche che cosa avrebbe dovuto dire, ma le parole rifiutavano di uscire.

Alla fine si fece coraggio e mormorò:

"Mi dispiace"
 
Haruko finalmente lo guardò in viso:

"Di dispiace per cosa?"
 
Lui inspirò a fondo:

"Per come ti ho sempre trattato e per quello che pensavo di te"
 
"Perché, che cosa pensavi?" indagò lei.
 
A quella domanda il suo sguardo si fece allarmato e la guardò supplichevole, lei allora ridacchiò piano e alzando le mani disse:

"Ok, ok. Stavo scherzando! Va bene così, scuse accettate!"

Era contenta di quel "chiarimento" ma non intendeva infierire troppo.
Ora si poteva cominciare a discutere seriamente.

"Ora se non sbaglio"si fermò per sorseggiare la sua bibita "abbiamo qualcosa di cui palare. Vuoi cominciare tu?"
 
Lui riuscì a rilassarsi un poco, ma aveva troppi interrogativi a cui dare risposta per cui, alla fine, quello che buttò lì non era nemmeno una domanda, ma il massimo che era riuscito a formulare, e lei comunque avrebbe capito:
 
"Tu non sei innamorata di me"
 
"No. Certo mi piaci, ma come potrebbe piacermi un attore o un idol. Insomma, qualcuno con cui giocare a fare l'innamorata senza troppo trasporto, perché è comunque un amore platonico."
 
"Ma perché?"

"È divertente, piacevole... e tiene lontani gli scocciatori... tutti pensano di sapere tutto di me, così non si fanno i fatti miei più di tanto"

"Mai sei innamorata di qualcuno? Di Sakuragi?" aveva bisogno di sapere per essere più tranquillo... era ancora una rivale?

"No, Hanamichi è un amico..."

"Forse... Mito?" azzardò sempre più preso dalla curiosità, ricordandosi quante volte l'aveva vista assieme a quel ragazzo...

"No, anche lui è un amico. Ci siamo avvicinati parecchio perché tempo fa gli ho fatto da consulente sentimentale..."

Un sopracciglio si inarcò vistosamente:

"Chi...?"
Haruko ne fu piuttosto sorpresa:

"Ohi, Rukawa, non ti facevo così curioso... comunque, ma tienilo per te, è Mitsui"

"Mito e Mitsui?Hisashi Mitsui?" quasi non ci poteva credere, ma poi si rese conto di quanto l'ex-teppista fosse stato più tranquillo e sereno, negli ultimi tempi.

"eh già!" confermò lei, sorridendo nuovamente.

"Ma allora non sei innamorata al momento?"

"No. Sono convinta che prima o poi incontrerò la persona giusta, qualcuno di molto speciale, anche se forse è solo un sogno..."

"Beh, è incredibile... tutti sono convinti che io sia il tuo sogno!"

"Ti dirò, Rukawa, spesso i sogni più preziosi di una ragazza sono nascosti in fondo al suo cuore, e spesso non sono nemmeno così grandiosi" spiegò con dolcezza.

L'argomento sembrava esaurito, così passarono alcuni minuti di silenzio; Rukawa si concentrò sul suo the che aveva raggiunto la temperatura ideale: non troppo caldo ma non ancora tiepido. Adesso avrebbe dovuto affrontare il discorso a lui più caro, quello sul rossino e forse avrebbe avuto qualche chiarimento sul proprio destino: aveva o no qualche speranza? Comunque dovette ammettere che chiacchierare con quella ragazza si era rivelato facile e piacevole.
E pensare che si era fatto un sacco di problemi!
 
"Parlami di Hanamichi"

"Vuoi sapere perché penso non sia innamorato di me? Molto semplice... prima di tutto devi sapere che, a parte i primi due o tre giorni, ha continuato a mantenere quell'atteggiamento plateale solo in pubblico. Ogni volta che siamo soli o che usciamo insieme..."

"Uscite insieme??" Rukawa non poté rattenersi dall'interromperla bruscamente.

"Non ti preoccupare, ti ho detto che siamo amici. E comunque, ti dicevo, con me si comporta da amico e basta, parliamo di tutto. Ti assicuro che se ci provasse o avesse sentimenti di quel genere per me, me ne accorgerei, sono molto sensibile a queste cose. Se continua a fare il buffone avrà i suoi buoni motivi, come li avrai tu per allontanare sempre tutto e tutti, no?"

"Ma tu... tu sai di me... insomma... non ti da fastidio? In fondo lui è un tuo amico..."

"Stai parlando del fatto che siete due ragazzi? Io vedo solo che tu sei veramente innamorato, per cui so che non faresti mai soffrire Hanamichi. Tutto il resto non mi interessa"

Rukawa si sentì confortato da quelle parole... davvero non si aspettava che quella ragazza potesse essere così... dolce. E poi era anche carina, adesso che la guardava senza condizionamenti!
 
"E secondo te, visto che sei così perspicace, io... ho qualche possibilità con lui?"

Detto questo il ragazzo fissò lo sguardo sulla propria tazza, mentre la stringeva in modo preoccupante. Anche Haruko aspettava questo momento ed inspirò profondamente prima di iniziare a rispondere:

"Vedi Rukawa, non ne sono certa, perché Hanamichi è molto bravo a nascondersi, ma secondo me qualche possibilità l'avresti... però se continui con questo atteggiamento, se continui soltanto ad insultarlo e provocarlo non arriverai da nessuna parte.
Devi conquistarti almeno un po'della sua fiducia"

"Lo so che è sbagliato quello che faccio, ma non riesco a fare diversamente, è il mio modo di essere... non so come fare..." adesso il tono del ragazzo era sul disperato andante... sapere di avere una possibilità lo aveva illuminato per un attimo, ma la sua incapacità di trattare con le persone forse gliela poteva precludere.
 
Haruko appoggiò la sua mano su una di quelle di lui per consolarlo e lo incoraggiò:

"Non preoccuparti, non devi cambiare il tuo modo di essere di punto in bianco. Devi solo impegnarti un po' nelle piccole cose, ad esempio. Qualche gentilezza ogni tanto, qualche riguardo. L'importante è che quando deciderai di parlargli dei tuoi sentimenti lui abbia un po' di fiducia in te, in modo che non pensi che lo stai soltanto prendendo in giro, capisci?" Haruko sapeva di stare esagerando, aveva una certa idea di quelli che erano i sentimenti di Hanamichi, ma non voleva rischiare di creare false illusioni nel ragazzo seduto di fronte a lei. Per orgoglio quei due avrebbero rischiato di non trovarsi mai!
 
"mh" giunse la risposta sconsolata di lui.
 
"Oh no! Non ricominciare. Ti preferisco quando parli!" scherzò lei, sperando di aiutarlo.

"Grazie per tutto"

"Di niente, Rukawa. L'ho fatto con piacere. Ora purtroppo devo tornare a casa, si è fatto tardi. Ci vediamo a scuola, va bene?"

"Ok... aspetta!"

"Sì?"

"Puoi chiamarmi Kaede... se ti va"

"Con piacere, ma solo quando siamo soli, se no rischio il linciaggio! Tu invece puoi chiamarmi Haruko quando vuoi! Allora ciao... Kaede"

"Ciao... Haruko"

 
****
 

Passò qualche giorno ma Rukawa non riusciva a sbloccare la situazione.

Certo aveva limitato gli insulti al rossino, a parte le volte in cui era quest'ultimo a provocarlo, ma quando si trattava di agire non sapeva da che parte cominciare. Che cosa diavolo è una gentilezza? Com'è fatta, da dove si comincia? E soprattutto, come fare con un tipo come Sakuragi, pronto a prendere ogni gesto come una sfida?
Parlarne con Haruko era stato semplice, ma ora, al lato pratico della faccenda, gli sembrava una missione impossibile.

Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse della persona davanti a lui carica di libri e lo scontro fu inevitabile.

Sakuragi rimase immobile alcuni istanti, poi si rese conto di quello che era successo e si mise a inveire contro la cattiva sorte e lo stronzo che non guardava dove metteva i piedi...

Quando gli sguardi dei due si incrociarono e si riconobbero ci furono alcuni secondi di silenzio, ma nel momento in cui il rossino stava per insultare la volpe nel suo solito modo difensivo, questo spinto da chi sa quale ispirazione, si era chinato per raccogliere i libri che aveva fatto cadere al compagno. Quindi li mise fra le mani del compagno mormorò un "Mi spiace, non ti avevo visto" e se ne andò prima di cedere alla tentazione di baciare il suo Hanamichi e rovinare la prima cosa gentile che era riuscito a fare nei suoi confronti.

Dal canto suo il rossino era rimasto paralizzato sul posto, non poteva credere a quello che era successo! Preso da una frenesia incontrollabile entrò in classe, mollò i libri sul banco e corse, corse come un dannato alla ricerca di una certa ragazza. 
Quando la trovò in cortile la trascinò in un angolo e cominciò a saltellarle intorno dicendo:

"Haruko! Haruko! No sai cosa mi è successo!!!"

"Perché non me lo dici, Hana-chan?" sorrise lei, che cominciava ad intuire qualcosa.

Hanamichi le raccontò in fretta l'accaduto, incespicando sulle parole, e alla fine le prese le mani e le disse in modo più tranquillo:

"Haruko-chan, penso che tu te ne fossi già accorta, ma te lo devo dire... penso di essere innamorato cotto della volpe!" aspettò un cenno di conferma di lei e poi continuò "sai, a parte quello che è successo prima mi sembra che mi guardi in modo diverso ultimamente... anche gli insulti, sono molto rari.... forse... forse ho qualche possibilità!" poi, ritrovando d';improvviso tutta la sua carica aggiunse:

"Ah ah ah, sai cosa faccio adesso? Vado a cercarlo ovunque sia, e lo bacio! O la va, o la spacca!"
 
Si girò e cominciò a correre, ma si fermò subito e si girò dubbioso verso la ragazza che lo guardava con tenerezza:

"Haruko... pensi che sia troppo impulsivo?"

"Oh, Hana-chan, non saresti tu se così non fosse. Vai,corri!"

Lo guardò sparire dietro l'angolo e poi si avviò verso il cortile per finire il pranzo interrotto. Non poté fare a meno di sorridere verso un punto indefinito e immaginare la gioia dei due ragazzi.

*Ottima mossa, Kaede. Visto che non era poi così difficile? Così anch'io ho potuto realizzare un mio piccolo prezioso sogno di ragazza qualunque: contribuire alla felicità dei miei amici*.

Fine


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