Io ti salverò

di Selphie


Si stava facendo mattina. L’alba spazzava via dalla volta celeste, quasi fossero granelli di cenere, le ultime stelle. Le nubi si stavano tingendo d’arancio e di rosa, mentre il cielo aveva assunto una tonalità che variava dal rosso rubino al giallo oro. Quello spettacolo avrebbe stregato chiunque, Kougaiji compreso. Il principe dei demoni, infatti, si era da poco svegliato, dopo aver trascorso una notte insonne, tormentato dagli incubi. Ancora in pigiama era uscito dal castello, tanto per prendere una boccata d’aria e schiarirsi un po’ le idee e…si era quasi commosso alla vista di tanta bellezza. Era rimasto a guardare le nuvole rincorrersi per una buona mezz’ora, prima di decidersi a rientrare. Quella mattina sarebbe dovuto partire alla ricerca dei quattro sutra mancanti, naturalmente accompagnato da Yaone e Dokugakuji, i suoi migliori amici, nonché fedeli e leali seguaci e consiglieri. Gli scappò quasi da ridere al pensiero di Yaone che, nonostante lo conoscesse da anni, continuava a rivolgergli la parola usando il “lei” e chiamandolo con l’appellativo di “principe”. Le aveva ripetuto almeno un migliaio di volte che non era necessario, e ogni volta lei continuava con quel suo modo di fare così cerimonioso, che a volte gli dava un tantinello sui nervi. Nonostante tutto non si arrabbiava mai, in fondo la ragazza si comportava secondo l’etichetta, era lui che detestava le formalità. Dokugakuji, invece, passato il primo periodo, si era abituato a trattarlo più come un amico che come un superiore, e Kougaiji ne era stato più che felice: almeno uno che avesse capito l’antifona!
Immerso com’era nelle sue riflessioni si era a malapena accorto di essere arrivato alla porta della sua stanza. Aprì il pesante uscio di legno scuro, i cui cardini, come al solito, cigolarono stridendo (un rumore che le sue povere orecchie odiavano e al quale non avevano ancora fatto l’abitudine), ed entrò. Ma rimase a bocca aperta nel vedere che sul suo letto era seduto Dokugakuji, con aria visibilmente esasperata.
-Buongiorno. Che ci fai tu qui alle cinque del mattino?- chiese il demone dai capelli scarlatti.
-Buongiorno. Scusami se sono entrato nella tua stanza così, ho bussato ma nessuno rispondeva. Comunque…indovina cos’è successo?- richiese Dokugakuji, l’espressione ancora più sconsolata.
-No! Non mi dire che…di nuovo???- si allarmò Kougaiji.
L’amico si limitò ad annuire sospirando.
-Quella peste di mia sorella! È di nuovo partita alla ricerca di Sanzo. Lo sapevo, maledizione! Possibile che non sia capace di starsene buonina a casa, una volta tanto?- sbraitò il principe dei demoni.
-Non so cosa dire…mi dispiace, forse io e Yaone dovremmo vigilare di più!- si scusò Dokugakuji.
-Voi non c’entrate. È che quella piccola pestifera vuol sempre far di testa sua, accidenti a lei!-
-Vabbè, comunque dobbiamo andarla a cercare?-
-Lascia perdere! Quella scervellata prima o poi tornerà da sola. E poi forse è meglio così: almeno ci risparmieremo lo strazio di ogni volta!-
Dokugakuji lo guardò con aria interrogativa.
-Intendevo dire che ogni volta è dura convincerla che è meglio che rimanga a casa; perlomeno stavolta non ci toccherà sfoderare i soliti predicozzi.- concluse Kougaiji.
-Contento tu…- replicò Dokugakuji.
-Come sarebbe a dire “contento tu”? Guarda che io sono Kougaiji, il principe dei demoni!- enfatizzò mettendosi in posa “da supereroe” e ridendo teatralmente.
-Scusa Kou, lasciatelo dire ma in pigiama sei davvero molto poco credibile!- rise Dokugakuji.
Kougaiji si bloccò: come lo aveva chiamato? Kou? Era forse un diminutivo, una specie di soprannome?
-Scusa, Dokugakuji, ma che vuol dire Kou?- chiese il principe.
-No, nulla…è un soprannome…era un pezzo che volevo affibbiartene uno, ma non ne trovavo. Kou è carino…o no?-
Kougaiji rimase mezzo sconvolto però…la storia del soprannome gli faceva molto piacere…
-Ok! Kou mi piace…ma bisognerebbe trovarne uno anche per te, sai?-
-Ma va! E che me ne faccio io di un soprannome?-
-Beh, tu non lo sai, ma ogni volta che pronuncio il tuo nome mi si inceppa la lingua!-
-Cosa? Osi criticare il mio nome? Kougaiji è peggio!-
Fece appena in tempo a finire la frase, che un cuscino lo colpì in pieno viso. Certo che Kougaiji quando ci si metteva era proprio infantile!
-Ah! Allora vuoi la guerra, Kou! E guerra sia!-
Fu così che cominciò la cruenta battaglia: da una parte la squadra bianco-celeste (tanto per la cronaca, erano i colori delle strisce del pigiama di Kougaiji) capeggiata dal principe dei demoni, dall’altra quella bianca, capitanata da Dokugakuji (il soprabito del demone era di quel colore). Lo scontro fu uno dei più violenti mai ricordati: ben undici cuscini persero la vita quella mattina, e al termine del combattimento il campo era disseminato di brandelli di stoffa e piume svolazzanti. I capitani ansimavano per la fatica, ma fortunatamente rimasero illesi. Purtroppo, però, il gran casino che quell’epica guerra aveva causato svegliò Yaone che, in camicia da notte rosa a pallini verdi, si precipitò a controllare che non stesse accadendo qualcosa di grave. Lo spettacolo che si parò dinanzi a lei quando fece il suo ingresso nella stanza di Kougaiji fu disgustoso: i “cadaveri” sbrindellati dei cuscini giacevano inerti sul pavimento, mentre un principe e un consigliere ridevano sguaiatamente, il primo in pigiama e il secondo (fortunatamente) vestito di tutto punto.
-Principe Kougaiji, le pare il modo di comportarsi?- esclamò indignata Yaone.
-Eh, Kou! Ti pare il modo di fare?- le fece eco Dokugakuji.
-Scemo!- lo canzonò Kougaiji, mezzo sudato.
-Siete molto infantili. TUTTI E DUE!- li rimproverò Yaone con il piglio di una mamma che sgrida suo figlio dopo che questo ha combinato una marachella.
-Non lo faremo più, mamma Yaone!- la prese in giro il principe, facendola arrossire vistosamente.
Rimasero ancora lì a scherzare per un po’, poi la demone si dileguò per andarsi a preparare.
-Ci ha piantati in asso!- constatò Dokugakuji.
-Pazienza. Mi aspetti qui finchè mi vesto? Tanto faccio in un attimo, e tu sei già a posto! O ti vergogni?- chiese maliziosamente Kougaiji.
-Per me va bene, Kou.- affermò Dokugakuji, anche se il tono con cui l’amico gli aveva parlato lo preoccupava.
Rimase molto colpito nel notare un tatuaggio, che prima non aveva mai visto, sulla spalla sinistra del ragazzo: una croce con un paio d’ali da angelo e un paio da demone. Veramente molto bello, e stava anche bene, sulla sua pelle abbronzata. Anche a lui sarebbe piaciuto farsene uno, ma non aveva il coraggio, e poi non avrebbe saputo scegliere un soggetto decente. Ad interrompere la sua meditazione ci pensò proprio Kougaiji.
-Dokugakuji, ci sei? Guarda che Yaone ci lascia indietro!-
-Ah…eccomi, arrivo!-
Uscirono insieme dalla camera e corsero verso l’entrata del castello, percorrendo a passo sostenuto i lunghi corridoi deserti, nei quali lo scalpiccio dei loro piedi rimbombava parecchio. Erano quasi giunti alla porta d’ingresso che Kougaiji frenò di colpo. Sua madre! Si era dimenticato di salutare sua madre. Senza dire una parola si voltò di scatto e corse verso la sala in cui giaceva il corpo della donna. Come al solito tutto era buio e il demone si avvicinò in religioso silenzio. Quante cose avrebbe voluto dirle…stava facendo tutto questo solo per lei, viveva per lei, combatteva per lei…chissà se un giorno sarebbe riuscito a riabbracciarla…una stilla scese piano a bagnargli la guancia, mentre una mano gli si posava sulla spalla.
-Andiamo, Kou. Yaone ci sta aspettando.-
-Va bene.- bisbigliò Kougaiji, asciugandosi in fretta e furia la lacrima.
-Dai, sennò poi mamma Yaone ci fa la predica!-
-Oh no! Meglio assecondarla e fare i bravi bambini!-
Quando fecero la loro apparizione dal portone d’ingresso, i due demoni trovarono Yaone seduta su una piccola panca di pietra. Si alzò,sorrise e, molto gentilmente, li invitò a partire. Tre draghi volanti li attendevano, già sellati e muniti di tutto quello che poteva essere utile per la sopravvivenza.
-Dove siamo diretti?- domandò Yaone.
-Andiamo verso il bosco. Poi da là decideremo dove andare.- spiegò Kougaiji.
I tre demoni salirono in sella ai loro draghi e partirono. Fortunatamente il tempo era bello, anche se non faceva particolarmente caldo, e questo rendeva molto più piacevole il viaggio.
Verso sera arrivarono nei pressi di un villaggio. Atterrarono e, dopo aver legato i loro “mezzi di trasporto” ad un albero con delle pesanti catene, fecero il loro ingresso nel piccolo centro abitato. Non c’era molta gente in giro, era ora di cena ormai, e per strada si vedevano solo alcuni ragazzini, sporchi e dai vestiti sbrindellati, che correvano chiassosamente qua e là.
-Ehi Kou! Visto che siamo in un villaggio, propongo di fermarci qui, stanotte, e di partire domani alla volta del bosco!- propose Dokugakuji.
-Per me va benissimo, cerchiamo un albergo.- ordinò Kougaiji.
Non dovettero faticare troppo. Scovarono una piccola osteria proprio in fondo alla strada principale, e presero tre camere.
-E per mangiare? Ci cerchiamo un ristorante?- chiese Yaone.
-Oh, non è necessario, gentili ospiti! Nella mia umile locanda serviamo anche pasti caldi ai viaggiatori.- spiegò ossequioso il proprietario.
-Va bene. Così poi stasera ne approfittiamo e andiamo a farci un giretto.- decise Kougaiji.
Si accomodarono al tavolo che l’oste aveva loro indicato e ordinarono.
-Meglio che poi saliamo a cambiarci, i miei vestiti sono luridi!- osservò il principe dei demoni, con espressione disgustata.
-Vuoi il mio soprabito, Kou?- lo rimbeccò Dokugakuji.
-Per me va bene, ma vi prego di finirla di comportarvi così, sembrate due bambini!- supplicò Yaone, che in quei momenti si sentiva più un cane da guardia che una demone.
-Va bene, mamma Yaone! Non lo facciamo più!- scherzò Dokugakuji.
Per fortuna a ristabilire l’ordine arrivò un cameriere portando la cena, che i tre divorarono avidamente, quasi non toccassero cibo da tre secoli.
-Veramente squisito!- commentò Kougaiji, dopo aver trangugiato anche l’ultimo boccone di carne.
-Principe Kougaiji, la prego! Non si parla con la bocca piena! Non è buona educazione.- gli fece notare la povera Yaone.
-Scusami. Lo sai che non sopporto l’etichetta.- si scusò quello, alzandosi da tavola.
-E adesso dove va?- chiese la demone, forse più rivolta a se stessa che a lui.
-A cambiarmi, no?- rispose con noncuranza.
La demone sospirò: era veramente incorreggibile! A questo punto a lei e a Dokugakuji non rimaneva altro da fare che seguirlo e sistemarsi per uscire.
Arrivato in camera sua, Dokugakuji si sedette un attimo sul letto (peraltro comodissimo), e si mise a pensare: dio, era proprio curioso di vedere come si sarebbe vestito Kou…del resto era un po’ di tempo che si era reso conto che il suo sentimento di amicizia non era più tale, e spesso si sorprendeva a guardare Kougaiji più del dovuto…ma come resistere al fascino di quei capelli cremisi, di quella pelle abbronzata, di quel fisico così perfetto, magro e slanciato…già, si era proprio preso una scuffia per il suo principe, che probabilmente non se lo immaginava proprio come possibile pretendente…con un sospiro si alzò ed estrasse dal suo zaino un maglione bianco ed un paio di normalissimi jeans chiari, quindi si cambiò, gettando gli abiti sporchi in un angolo.
Nel frattempo Kougaiji si stava facendo una bella doccia rinfrescante, pensando a cosa avrebbe potuto mettersi addosso…chiuse il rubinetto e, dopo essersi avvolto un asciugamano attorno alla vita, uscì dal bagno. Cominciò a frugare tra le sue cose finchè non trovò quello che cercava: camicia, pantaloni di pelle e scarpe, tutto rigorosamente nero. Poi, visto che era pronto e non aveva niente di meglio da fare, scese ad aspettare gli altri.
La prima ad arrivare fu Yaone, in versione minigonna a pieghe stile college nera e camicetta bianca, subito seguita da Dokugakuji. Quest’ultimo, trovando Kougaiji appoggiato al bancone con aria visibilmente annoiata gli chiese:
-Scusa Kou, ma quant’è che ci stai aspettando?-
-Suppergiù da dieci minuti. Ma perché me lo chiedi?- domandò l’interpellato.
-Hai una faccia…beh, tanto non sono affari miei.- concluse il consigliere.
-Andiamo?!?- chiese Yaone, che cominciava a perdere le speranze.
-Adesso, mamma Yaone!- rise Kougaiji.
Detto fatto, i tre uscirono dall’osteria e…rimasero a bocca aperta: il villaggio non sembrava lo stesso. Una quantità di luci, insegne, bancarelle spuntavano da ogni dove, e per strada c’erano tantissime persone.
-Andiamo a berci qualcosa?- propose Dokugakuji.
-Per me va bene, se va bene anche a voi.- sorrise Yaone, accondiscendente.
-Allora è deciso, si fa bisboccia!- sbraitò il principe dei demoni.
I suoi due amici si guardarono con aria interrogativa: ma era completamente impazzito?!? Bah, capirlo era un’impresa.
Cominciarono a camminare lungo la via principale, finchè non trovarono un grazioso locale pieno zeppo di gente: visto che era così affollato una ragione doveva esserci, quindi vi entrarono (facendosi largo a gomitate tra gli altri clienti) e si diressero al bancone. Il motivo della ressa lo capirono quando una cameriera si avvicinò loro: era veramente bellissima, e le sue forme erano malamente celate da un abitino che in pratica lasciava intravedere tutto. E non era l’unica: tutte le cameriere erano ragazze molto belle e dalle forme generose, e tutte indossavano lo stesso vestitino. Questo spiegava anche perché la folla era composta per il 99% da maschi. Molto gentilmente la ragazza chiese loro cosa volevano ordinare. Tutti e tre si presero una birra. Dokugakuji però non era convinto: sapeva che Kougaiji non beveva quasi mai, soltanto un po’ di vino durante le feste più importanti, perciò aveva paura (e non a torto) che si sbronzasse per benino, visto e considerato che quella sera era anche particolarmente euforico. E i suoi timori non si rivelarono affatto infondati perché Kougaiji, che quella sera era proprio contento, alzò un pelino troppo il gomito, e al terzo boccale di birra era già bello che alticcio. Yaone, vedendolo in quello stato, mise mano al portafogli e pagò le birre, quindi si alzò e trascinò fuori il principe, seguita a ruota da Dokugakuji, che non immaginava nemmeno lontanamente quello che sarebbe successo di lì a poco.
Erano infatti sulla via del ritorno, a pochi metri dall’albergo quando il principe dei demoni, che non aveva aperto bocca per tutto il tragitto, cominciò a parlare.
-Ehi, Dokugakuji! Dico…hic…a te! Dammi un bacio…hic!-
-Kougaiji, tu sei ubriaco fradicio!- replicò il diretto interessato.
-Eddai…hic…che ti costa…hic? Un bacetto piccolo…hic…!- biascicò Kougaiji, e senza aspettare risposta dall’amico, posò le labbra sulle sue.
Inutile dire che il povero Dokugakuji diventò di tutti i colori prima di allontanare da sé il demone con uno spintone.
-Ma che ti passa…hic…per la testa? Sei…hic…impazzito?- si arrabbiò il principe.
-Lasciamo perdere…tanto ormai siamo arrivati.- tagliò corto il demone dai capelli corvini, e aiutandolo a camminare lo accompagnò dentro la locanda fino in camera sua dove lo fece stendere sul letto.
-E adesso…hic…che vuoi farmi? Che intenzioni…hic…hai?- domandò Kougaiji con un sorrisino da pazzo scatenato.
-Niente di quello che tu pensi! Adesso mettiti lì buono e dormi!- lo ammonì l’amico coprendolo con una coperta che aveva trovato.
-Eh eh! Non ci…hic…penso nemmeno! La notte…hic…è giovane!-
-Sì, ma non per te, Kou. Dormi, adesso.-
-Me lo dai…hic…un altro bacio?-
-Ma sei folgorato? E comunque sei stato tu, prima, a baciare me!-
-Almeno fammi…hic…compagnia mentre…hic…dormo!-
-Questo si può fare. Buonanotte!-
-…Hic! ‘Notte!-
Kougaiji fece appena in tempo a finire di parlare che si addormentò profondamente. Dokugakuji prese una sedia e si accomodò accanto al letto del demone, pensando a quello che era successo poco prima in strada. Certo, Kougaiji era ebbro, ma quel bacio…aveva avuto un gran tentazione di ricambiarlo, ma poi avrebbe potuto pentirsene. E comunque il giorno dopo il demone si sarebbe svegliato con un gran mal di testa e senza ricordare nulla della sera prima…doveva ammettere che quel pensiero lo faceva star male da pazzi. Beh, tanto doveva rassegnarsi ad essere solo il “migliore amico”, e nulla più…comunque prese una mano del demone fra le sue e rimase lì a vegliare su di lui per un paio d’ore, prima di addormentarsi con la testa posata sulla sponda del letto.
La mattina dopo Dokugakuji fu svegliato da Kougaiji.
-Che ci fai qui?- chiese il principe, mentre la testa minacciava di scoppiargli.
-Ieri sera, mio caro Kou, oltre ad esserti sbronzato mi hai pure dato un bacio, e mi hai chiesto di rimanere qui a vegliare su di te…così l’ho fatto.-
-Veramente?-
-Così pare!-
-Mi dispiace, Dokugakuji. Mi devo essere comportato orribilmente!-
-No, no, non fa niente. Piuttosto, come va?-
-Ho un mal di testa feroce. Giuro che d’ora in poi mi limiterò a bere acqua e succhi di frutta!-
-Senti, vado a fare colazione. Te la senti di scendere o vuoi che ti porti qualcosa?-
-Penso che se mettessi qualcosa nello stomaco, vomiterei tutto nel giro di cinque minuti. Però…ti va di fare colazione qui?-
-Io…beh ecco…se non disturbo…-
-Ma che disturbo e disturbo!-
Dokugakuji si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza. Scese al piano terra e si fece preparare dall’oste una tazza di caffè, poi tornò da Kougaiji.
-Sono qui. Vuoi un po’ di caffè?-
-No, no, grazie! Piuttosto: ti ho veramente baciato?-
-Sì, e poi volevi farlo un’altra volta, ma te l’ho impedito!-
-Ah, ora che mi ci fai pensare…sì, mi ricordo! Che vergogna!- ammise Kougaiji arrossendo.
-Ehi, la tua faccia è diventata dello stesso colore dei tuoi capelli, Kou!-
-Ehm…ecco…ah, lasciamo stare!-
Dokugakuji si sedette sulla sedia e bevve il suo caffè tutto d’un fiato. Al piano di sotto aveva incontrato Yaone e di comune accordo avevano deciso di partire il giorno dopo, visto che Kougaiji non stava bene.
-Se tu sei d’accordo partiamo domani- gli comunicò Dokugakuji.
-Ah, immagino che sia per colpa mia!-
-Non è colpa di nessuno, è solo che stai male!-
-Beh, posso farcela benissimo!- dichiarò Kougaiji, e si alzò dal letto.
Ma il movimento fu troppo repentino e il demone si sentì improvvisamente mancare: per fortuna due forti braccia lo sostennero.
-Tutto bene, Kougaiji?- si allarmò Dokugakuji.
-Sì, sì…tutto ok! Sarà stato un calo di pressione.-
-Dammi retta, rimettiti a letto. Tanto per un giorno non muore nessuno!-
-Ma…-
-Ma un corno. Lì, buono e dormi!-
-Tu e Yaone sareste proprio una bella coppia di genitori!-
-Tsk! Come no! Per piacere, vedi di collaborare. Ti prometto che se questo pomeriggio starai bene partiremo, ma adesso mettiti calmo, sennò il mal di testa non ti passa!-
-Almeno mi puoi passare il pigiama? Dormire con i pantaloni di pelle non è il massimo!-
-Giura che dopo ti metti tranquillo!-
-Promesso.-
Dokugakuji trovò il pigiama e lo passò all’amico, che molto lentamente cominciò a cambiarsi. Quando finalmente fu a posto si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, prendendo subito sonno. Il resto della giornata trascorse monotono, anche perché quel pomeriggio si mise a piovere. Kougaiji non fece altro che sonnecchiare, mentre i suoi due amici, giù all’osteria, giocavano a carte.
Il giorno dopo era nuovamente bel tempo e, visto che il principe dei demoni stava benissimo, la comitiva si rimise in viaggio, e a pomeriggio inoltrato arrivò nel bosco, la loro prima meta. Una volta che anche l’accampamento fu pronto (dopo le innumerevoli bestemmie di Dokugakuji, che di tende canadesi non ci capiva un tubo), Kougaiji se ne andò per i cavoli suoi a riflettere. Trovò un posticino appartato, una piccola grotta, e lì si sedette perdendosi nei suoi pensieri. Nel frattempo all’accampamento, un certo demone dai capelli corvini di nostra conoscenza si stava sfogando con Yaone.
-Ti piace Kougaiji, non è così? Si vede da come lo guardi. Perché non ti fai avanti?-
-Sei impazzita, Yaone? Vuoi che mi rida dietro per l’eternità? Non potrà mai ricambiare i miei sentimenti, lo so…-
-E come fai ad esserne certo se non ti dichiari?-
-Ma certo. Cosa faccio? Vado da lui con un mazzo di rose, mi inginocchio e gli confesso quello che provo?!?-
-Ma sei tutto scemo! Cerca di essere te stesso, innanzitutto!-
-Si ma…quando siamo insieme…anche se riesco a confidargli tante cose, questa proprio non mi riesce!-
-Beh, visto che è sparito, perché non vai da lui? Ho visto dove è andato: raggiungilo e…buttati! Magari scopri che anche lui è molto interessato a te.-
-E va bene, però non ti assicuro niente!-
-Buona fortuna!-
-Grazie Yaone, ne avrò bisogno!- esclamò Dokugakuji e, dopo essersi fatto indicare il posto in cui Kougaiji si era rifugiato, partì per la sua “missione”.
Il principe dei demoni stava ancora rimuginando, quando sentì una presenza accanto a lui.
-Ehi Kou! A cosa stai pensando?- chiese Dokugakuji, accomodandoglisi accanto.
-Oh, niente di particolare…-
-Non raccontarmi frottole…ancora tua madre, vero?-
-Il punto è che…mi chiedo fino a che punto sia giusto resuscitare Gyumao. Per dare inizio a una nuova era di terrore e sangue versato inutilmente? Per vedere tante vite spegnersi?-
-Capisco i tuoi dubbi, Kou!-
-Ma, d’altra parte…se non lo riporteremo in vita Gyokumen Koshi non libererà mai mia madre dalla maledizione che lei stessa le ha lanciato…e io non posso permetterlo!-
-Lo so…-
-A volte mi chiedo perché non abbia ancora affrontato quella megera…forse sarebbe troppo rischioso, però…-
-Kou, stammi bene a sentire: non mi importa quello che deciderai, voglio che tu sappia che io e Yaone saremo sempre al tuo fianco, qualsiasi decisione tu prenda per noi andrà bene, per ME andrà bene…-
-Grazie, sei riuscito a tirarmi un po’ su di morale. Sei il mio migliore amico!-
-Ehm, Kou…io volevo dirti che…a proposito di amicizia, ehm…non so fino a che punto ti piacerà quello che sto per dirti, ma ti prego di ascoltar…-
Il demone però non riuscì a finire la frase, perché un sibilo, proveniente da chissà dove, lo assordò. Un rumore di passi trascinati…si faceva sempre più vicino…ad un tratto una creatura orribile si parò davanti a loro: il volto ricordava molto un teschio, con le orbite vuote e dei denti giallastri molto aguzzi. Il braccio destro era più lungo del sinistro e di “fondeva” con la gamba. La mano sinistra era provvista di artigli affilatissimi. Questo mostro orripilante, dopo aver emesso un altro ringhio spaventoso, si avventò contro Kougaiji, e Dokugakuji ne approfittò per estrarre la sua spada e colpirlo. Con un urlo straziante la bestia, contorcendosi per il forte dolore, liberò il principe dei demoni, che cominciò a pronunciare le parole di un incantesimo. Ma la diabolica creatura assalì Dokugakuji e lo graffiò con i suoi artigli, ferendolo gravemente sul petto. Fortunatamente in quell’istante Kougaiji lanciò il potente sortilegio contro l’essere mostruoso, che fu avvolto dalle fiamme prima di sparire nel nulla. Poi si precipitò a vedere come stava il suo amico, che era svenuto in un lago di sangue. Senza perdere tempo se lo caricò in spalla e lo portò fino all’accampamento, facendo attenzione a non sobbalzare troppo per non fargli male.
-Yaone! Ho bisogno di aiuto! Dokugakuji è ferito!-
-Cosa? E come è successo?-
-Una bestia strana ci ha attaccati all’improvviso, penso che fosse un demone, ma non ne sono sicuro.- disse Kougaiji adagiando l’amico sull’erba.
-Mi faccia dare un’occhiata! Cavolo, la ferita è molto profonda!-
-Dovevi vedere che artigli aveva quell’essere infernale!-
Yaone si concentrò, doveva curare al più presto quel taglio se non voleva che il demone ci lasciasse le penne, anche perché perdeva molto sangue. Per fortuna i suoi poteri curativi fecero il loro dovere, e la ferita si cicatrizzò. Tuttavia Dokugakuji non accennava a risvegliarsi: era ancora troppo debole, così Kougaiji lo sollevò di peso, lo portò in una delle due tende e lo adagiò su un futon.
-Preoccupato?- chiese Yaone.
-Sì…non si sveglia, non si muove…sembra morto.-
-Ma non lo è.-
-Lo so, ma è inquietante…-
-Vedrà, principe Kougaiji: si desterà fra poco. Sta semplicemente riposando. Beh, adesso vi lascio soli, vado a preparare un po’ di cena.-
Kougaiji rimase lì dov’era, bloccato. Gli faceva veramente impressione vedere il suo amico ridotto in quello stato.
Stava per alzarsi con l’intento di andare ad aiutare Yaone, quando sentì una mano che gli stringeva il polso. Si voltò di scatto e si accorse che era Dokugakuji, che si era ridestato. Istintivamente gli saltò addosso buttandogli le braccia al collo.
-Dokugakuji! Ti sei svegliato! Finalmente: sapessi che paura che ho avuto!-
-Perché, Kou?-
-Avevo paura di aver perso il mio migliore amico, la persona che mi sorregge e che mi sprona ad andare avanti quando io vorrei mollare, che ride e scherza con me e che per un attimo mi fa dimenticare l’enorme fardello che mi porto sulle spalle…-
-Davvero sono questo, per te?-
-Io…io non so più chi sono…da quando mia madre è prigioniera di quell’incantesimo ho fatto tutto solo per lei, come una marionetta…ho perso la mia anima, Dokugakuji…ti prego, aiutami a ritrovarla, salvami da questo vuoto che mi circonda!- supplicò Kougaiji, mentre già i suoi occhi cominciavano a inumidirsi.
-Non temere, Kou…ti salverò a costo della vita perché…perché tu per me sei la persona più importante del mondo. Non c’è nessuno a cui tenga tanto come a te.-
Dopo questa dichiarazione di Dokugakuji, il principe dei demoni non sapeva cosa fare: si sentiva lusingato ma anche spiazzato da quelle parole.
-E che io…vorrei essere qualcosa di più di un semplice amico, per te.- continuò il demone dai capelli corvini, mentre il suo viso si imporporava (per non dire che aveva ormai assunto un colore tendente al violetto, per l’imbarazzo).
-Ma infatti lo sei.- dichiarò Kougaiji, arrossendo lievemente.
Poi più nulla. Il silenzio aveva avvolto la tenda, un silenzio pesante e imbarazzante…e ora, cosa sarebbe accaduto? Nessuno dei due si muoveva, e respiravano piano, quasi avessero avuto paura di squarciare quel velo che fasciava tutto. Il demone dagli occhi infuocati, improvvisamente, si rese conto che stava ancora abbracciando il suo amico, e pensò bene di prendere l’iniziativa. Posò le labbra su quelle del compagno, che ricambiò quella carezza che, a poco a poco, si stava trasformando in un bacio sempre più appassionato. In quel preciso istante qualcuno entrò nella tenda, guastando così quel momento magico tanto sognato da entrambi i demoni.
-ARGH! Fratellone! Cosa cavolo stai combinando???- sbraitò Lirin, con gli occhi fuori dalle orbite, mentre i due interrompevano il bacio.
-Signorina Lirin! Venga subito qui! Le avevo detto di non entrare! Insomma!- gridò Yaone, facendo il suo ingresso nella canadese e afferrando la ragazzina per un braccio.
-Ma…ma…ma mio fratello stava baciando Dokugakuji!- sostenne Lirin.
-Oh, andiamo! Non dica assurdità!- la rimproverò Yaone.
-Ma è verooo! Perché non mi credi?- piagnucolò la ragazzina.
-Signorina, per piacere venga con me! Mi dia retta!-
-No! Voglio sapere perché si baciavano!-
-Non sono affari suoi, e adesso venga! Ho qualche nikuman con me.-
-Davvero?!? Va bene, allora!-
Le due demoni uscirono, lasciando Kougaiji e Dokugakuji da soli.
-Quella peste! Proprio adesso doveva tornare?- si lamentò il primo.
-Che ce ne importa? Tanto siamo di nuovo soli!- gli disse l’altro, malizioso.
-Per fortuna che eri debole…tsk!-
-Sai, Kou…quando fai così mi ricordi terribilmente Genjo Sanzo.-
-………-
-Che c’è? Sei geloso, forse?-
-No, no…stavo solo pensando che mi è venuta voglia di baciarti…adesso!-
-Come siamo foc…- ma Dokugakuji non riuscì a terminare la frase perché la sua lingua era “impegnata”. Però…non gli pareva vero di poter stringere a se quel corpo perfetto, di poter sentire il profumo di vaniglia della pelle abbronzata di Kougaiji, di poter accarezzare le morbide ciocche di capelli rossi che, fin dal primo istante in cui le aveva viste, lo avevano irrimediabilmente attratto. Il demone si riscosse dai suoi pensieri soltanto quando non sentì più le labbra dell’altro sulle sue.
-Beh?- chiese, un tantino deluso.
-Dobbiamo andare a cena. Non hai sentito che mamma Yaone ci chiamava?- gli sorrise il principe.
-Allora è il caso di andare, sennò poi ci sculaccia se facciamo tardi.-
-Vuoi una mano ad alzarti?-
-No, grazie. Sto bene, ora.-
-Anch’io.-
-Eh? Cosa vuoi dire? Eh, Kou?- gli domandò Dokugakuji ma l’interpellato, senza degnarsi di rispondere, uscì dalla tenda e raggiunse gli altri.
-È inutile, non cambierà mai. Tentare di capirlo sarà sempre un problema!- sospirò Dokugakuji.

OWARI




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