Questa fic è nata da un’idea vaghissima che non avrei portato avanti e concretizzato, se “qualcuno” non mi avesse incoraggiata a farlo.

E’ stata pensata, iniziata e finita in una giornata, può quindi apparire poco ragionata e sviluppata.

Ancora una volta ti ringrazio, Maddy. ^____^

Spoilers se non avete mai visto la segretaria del Fuhrer, e dell’episodio 30.

Disclaimers: I personaggi non sono miei, né guadagno qualcosa ad usarli per scrivere fic (a parte gli insulti e le minacce che ricevo appena le faccio leggere ad una certa persona ^___^;;;).





Insieme per sempre

di Cloud


-Niisan! Niisan.-

Edward si girò verso la figura che stava correndo da lui ed alzò un braccio in segno di saluto e segnalandogli di fare silenzio.

Il ragazzo più giovane lo raggiunse, rosso in volto per la corsa e con il fiato corto.

-Nii... san!- Disse cercando di riprendere fiato.

Edward lo guardò divertito. -Al, ma perché hai corso in quel modo?-

Il fratello minore ridacchiò ansimando. -In realtà senza un motivo particolare. E' una bella giornata, mi sento pieno di energie e... Volevo raggiungerti al più presto.- Disse sorridendogli con quella sua espressione luminosa che Edward adorava.

-Ti ho portato la colazione, niisan.- Disse poi, alzando la mano che stringeva un cestino di vimini.

Come se avesse sentito, lo stomaco di Edward brontolò per la fame ed al ragazzo più grande venne l'acquolina in bocca.

-Meno male Al, o tra poco avrei rinunciato.- Disse guardando sconsolato la canna da pesca e il cesto per mettere i pesci ancora vuoto.

Alphonse notò un libro di alchimia accanto al fratello e chiese, in tono di divertito rimprovero. -Niisan, sei sicuro di non esserti distratto leggendo?-

Edward si sentì colto in flagrante -Beh... Non credo. Ecco, non penso che dei pesci abbiano abboccato proprio mentre leggevo qualche pagina. Credo.- Terminò incerto.

Alphonse scosse la testa e gli si sedette accanto. -Ti sostituisco io mentre mangi, niisan.-

-OK! Grazie Al.- Rispose l'altro fiondandosi sul cestino e proseguendo. -Cosa ha preparato?-

Alphonse rispose mentre ritirava la lenza preparandosi a rilanciarla in un altro punto. -Dei toast e qualcosa da bere.-

Edward prese un involto e lo scartò in fretta iniziando a mangiare voracemente.

Cercò dell'acqua ed afferrò una bottiglietta a cui tolse il tappo e stava per portarsela alle labbra quando sentì che aveva un odore strano. Latte!

La allontanò disgustato. -Al, ma... Dov'è l'acqua?- chiese con ancora la bocca piena.

-Non è nel cestino?- Disse il ragazzo voltandosi e cominciando a cercare tra le provviste.

-Ehm... Niisan, mi dispiace.- Cominciò a dire con volto leggermente contrito -Credo di averla lasciata a casa.-

Edward aggrottò la fronte. -Scommetto che è un vostro complotto ai miei danni, per obbligarmi a bere... Quella roba.- Affermò guardando torvo il fratello minore.

-Niisan, davvero, mi dispiace è stata solo disattenzione. Vado a prenderla subito, aspetta solo qualche minuto, d'accordo?- E si alzò preparandosi a tornare indietro.

Edward gli afferrò una mano. -No Al, non importa. Io... Preferisco che tu rimanga qui. E'... noioso pescare da soli.-

Edward non riusciva a capire perché, ma c'erano momenti in cui desiderava che Alphonse non si allontanasse da lui. A volte temeva... Di perderlo. Come se Alphonse potesse sparire e lui non rivederlo mai più.

Il ragazzo più giovane sembrava intuire qualcosa e gli rimaneva accanto, senza fare domande.

-Va bene, niisan. Resterò con te.- Rispose sedendosi di nuovo sull'erba, ma più vicino al fratello.

Il ragazzo più grande lo guardò, grato, poi riprese. -Al, volevo farti di nuovo gli auguri. Stamattina, davanti a lei, non ho potuto farlo come avrei voluto.- Disse prendendogli il volto tra le mani. Provava una sensazione rassicurante a sfiorare la pelle  di Alphonse, sentirne il calore, la consistenza con i palmi, con le dita. In qualche modo gli sembrava di esserne rimasto privo troppo a lungo, che fosse qualcosa da apprezzare particolarmente.

Avvicinò il proprio viso a quello del fratello fino ad unire le loro labbra, leggermente, delicatamente e a lungo.

-Grazie per gli auguri, niisan.- Sussurrò Alphonse con un sorriso quando si separarono.

Edward non poteva fare a meno di pensare che il suo Alphonse fosse la cosa più preziosa che avesse.

Gli sorrise sporgendosi per baciarlo di nuovo, ma al viso del ragazzo più giovane si sostituì un volto di metallo, freddo, impassibile, che lo guardava con fessure al posto degli occhi, ma che per qualche motivo avevano l'espressione di Alphonse. Si ritrasse sgomento.

-Che c'è niisan?- Chiese il fratello sconcertato.

Edward lo osservò di nuovo. Era sempre il suo Al, con i suoi capelli biondi, i suoi occhi grigioverde che lo fissavano perplessi, le labbra ancora dischiuse.

Era stata solo un'illusione, forse dovuta al caldo, o a quelle paure senza nome che a volte lo assalivano.

Alphonse era lì, con lui. -Scusami Al, non è niente.- Disse sorridendogli e prendendo ad avvicinarsi di nuovo. Non poteva dirgli qualcosa che neppure a se stesso era in grado di spiegare.

Stavolta lo strinse in un abbraccio delicato, ma fermo, trattenendolo a lungo, ma staccandosi poi con il cuore di nuovo sereno.

Quel giorno il suo fratellino avrebbe compiuto 15 anni. Avrebbero festeggiato mangiando un pranzo pieno di cose gustose e finendo con una grossa torta con sopra le candeline.

Anche se probabilmente avrebbero dovuto fare a meno del pesce, pensò con un'occhiata di rammarico alla lenza immobile. Beh, poco male, ci sarebbe stata molta altra roba.

-Che pensi, niisan?-

-Che comincio davvero a stufarmi di questi stupidi pesci.- Rispose il ragazzo sbadigliando.

-Niisan? Ti va' di allenarti un poco?-

Edward guardò il fratello e disse: -Ma non dovremmo comunque tentare ancora un po’?-

-Beh, basterà tenere d'occhio il galleggiante. Inoltre non credo che abboccheranno più in fretta se continuiamo a guardarlo.-

Edward si stiracchiò sentendo in effetti di aver voglia di fare qualcosa di più attivo.

-D'accordo Al.- Rispose alzandosi rapidamente.

Si prepararono, l'uno di fronte all'altro, scambiandosi uno sguardo di sfida e cominciarono.

Il sole era caldo e continuava a salire alto nel cielo man mano che il tempo passava.

I due ragazzi erano accaldati e cominciavano a risentire della stanchezza, quando Edward diede per caso un'occhiata al lago e vide che la loro canna da pesca giaceva per terra e stava... dirigendosi in acqua!

-Al, fermo guarda!- L'altro ragazzo si bloccò seguendo lo sguardo del fratello, illuminandosi in volto.

-Ha abboccato, niisan. Prendiamolo!- Gridò iniziando a correre per evitare che la canna finisse nel lago ed andasse perduta.

-Ehi aspetta!- Gridò il fratello maggiore seguendolo.

I due ragazzi non si erano accorti di essersi allontanati tanto dalla riva, ed il pesce stava tirando rapidamente.

Forse non ce l'avrebbero fatta.

Aumentarono la velocità e si lanciarono sul manico, che già sfiorava l'acqua, prendendolo contemporaneamente.

Lo slancio che avevano preso però era stato eccessivo e mentre, inaspettatamente, Edward riuscì a fermarsi, Alphonse non fece in tempo e finì addosso al fratello facendoli cadere entrambi rovinosamente nel lago.

Riemersero bagnati fradici, con gli abiti che colavano cascatelle d'acqua ed i capelli appiccicati alla fronte.

-Al?-  Ringhiò il ragazzo più grande.

-Scu... scusami, niisan.- Implorò il fratello minore mentre si scostava le ciocche dal viso.

Lo sguardo torvo di Edward non resse molto a guardare l'espressione vagamente sconsolata di Alphonse ed il suo aspetto; il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata che in breve contagiò anche il fratello minore.

Stavano per uscire dal lago quando Alphonse pensò: -Ma, niisan, dov'è finita la canna?-

Si guardarono intorno perplessi e la individuarono poco distante, che galleggiava ancora, scivolando lentamente sull'acqua allontanandosi dalla riva.

-Niisan, non sarà ancora il pesce, vero?- Chiese stupito Alphonse.

Ma Edward si stava già avvicinando cautamente ed aveva afferrato il manico, prendendo a girare il mulinello e recuperando lentamente la lenza.

-Si Al. E' ancora qui.- Rispose sussurrando mentre, con qualche passo indietro, raggiunse la sponda ed il terreno solido. Alphonse l'aveva seguito ed era in attesa accanto a lui. L'acqua cominciò ad agitarsi quando il pesce affiorò, ma gli schizzi che li raggiunsero non li preoccuparono minimamente, vista la loro condizione.

Dopo una breve lotta, con Alphonse che lo incoraggiava, Edward riuscì finalmente ad aver ragione della loro preda ed i due ragazzi esultarono tirandola fuori e riponendola nel contenitore con profonda soddisfazione.

-Ce l'abbiamo fatta!- Disse Edward strizzando l'occhio al fratello che annuì ridendo.

Poi si tolsero le magliette lasciandole al sole per farle asciugare un po' e si sdraiarono l'uno accanto all'altro lasciando che la brezza leggera li sfiorasse.

Ad Edward quasi dispiaceva dover interrompere quei momenti tanto piacevoli, ma sapeva che a breve sarebbero dovuti tornare a casa.

Si consolò pensando che in fondo potevano stare insieme quando volevano.

Il quindicesimo compleanno di Al! Gli sembrava quasi impossibile. Era cresciuto davvero molto in quegli ultimi anni.

Che strano però; non riusciva a ricordare quando esattamente Alphonse fosse cresciuto.

Tornando indietro con la mente rammentava loro stessi bambini, che giocavano con la piccola Winry ed iniziavano gli studi sull'alchimia. I primi, piccoli esperimenti, il regalo alla mamma, ma poi?

Sembrava esserci un vuoto nei suoi ricordi, fino a qualche giorno prima.

Sapeva che non era la prima volta che notava questa stranezza, ma se ne era sempre dimenticato.

-Al? Come abbiamo festeggiato il tuo quattordicesimo compleanno? E quello precedente?- Provò a chiedere con una certa ansia.

Il fratello minore si mise su un fianco, osservandolo. -Che intendi, niisan?- domandò.

-Vedi Al, ho l'impressione di non ricordare il passato. Non tutto in realtà, solo alcune cose, alcuni anni.-

Alphonse gli si accostò sorridendogli dolcemente, affatto preoccupato.

-Che importanza vuoi che abbia, niisan. E' molto più importante conoscere il presente, non credi? E magari fare progetti per il futuro. Il passato non serve e a volte è sbagliato.- Gli si avvicinò ancora. -Quindi non pensarci più, va bene?- Terminò baciandolo.

Edward non riusciva a comprendere del tutto quel che voleva dire Alphonse, ma sentiva che aveva ragione, che voleva credere che avesse ragione. Si abbandonò alle labbra di Alphonse, lasciando che i suoi timori scivolassero fuori dalla mente, disperdendosi come foglie al vento.

Sentendo che il fratello si era scostato Edward riaprì gli occhi. Non si era accorto di averli chiusi. I loro volti erano ancora vicinissimi.

-Ti amo, Al.- Gli sussurrò.

-Ti amo anche io, niisan.- Gli rispose l'altro con calore. Poi, sedendosi disse: -Torniamo, niisan. Ci starà aspettando ormai.-

Edward annuì e si alzò aiutato da Alphonse che gli porse la mano.

Recuperarono la loro roba e si incamminarono verso casa.

Edward era felice, più di quanto ricordasse di essere mai stato, più di quanto avesse mai sperato di poter essere.

-Guarda, niisan, la mamma ci sta aspettando sulla soglia.-

Edward alzò lo sguardo. La donna li stava salutando aspettandoli, sorridendo come sempre.

I due ragazzi risposero al saluto ed alzarono fieri il pesce che avevano preso.

Alphonse fece qualche passo avanti. -Vieni niisan?.-

Edward annuì, ma la sua attenzione era stata attratta da qualcosa che stava rotolando sull'erba. Un piccolo oggetto che si dirigeva verso di lui.

Gli si fermò ai piedi.

Un piccolo oggetto rosso.

Un piccolo oggetto rosso sangue.

Urlò prendendosi la testa tra le mani e cadendo in ginocchio, mentre il mondo svaniva dalla sua vista.

 

***

 

-Attento Fullmetal. Alle tue spalle!- Gli urlò il colonnello Roy Mustang, mentre fronteggiava il proprio avversario.

Edward si voltò, appena in tempo per evitare che gli artigli di Lust lo squarciassero.

Si spostò di qualche passo e non poté fare a meno di dare una rapidissima occhiata intorno: Alphonse era impegnato contro Wrath e pareva non essere in difficoltà. Avrebbe voluto poter correre da lui per aiutarlo, ma non poteva farlo. Né, sapeva, Alphonse lo avrebbe voluto, a meno che non fosse stato proprio necessario.

Eppure era passato talmente poco da che Al aveva avuto di nuovo un corpo, che Edward non riusciva a non preoccuparsi. Inoltre la situazione...

Parò un colpo con l'automail e ne sferrò uno in risposta.

...non era decisamente delle migliori.

Sperava non si accorgessero che era proprio suo fratello a custodire la pietra.

Dannazione! Non avrebbe permesso loro di impadronirsene, per nessun motivo.

Era stata con quella che aveva potuto restituire ad Alphonse il suo corpo e gli serviva perché il processo non era ancora del tutto terminato. Doveva usare la pietra di tanto in tanto, finché il nuovo corpo non si fosse perfettamente stabilizzato. E non poteva produrne un'altra.

Edward aveva trovato un modo alternativo per ottenere la pietra filosofale, senza dover sacrificare vite umane. Solo... Per poco non era morto lui stesso. La creazione della pietra gli era quasi costata la vita. A dire la verità era stato più un caso che altro se era andato tutto bene.

Evitò per un soffio un altro attacco.

Non potevano continuare così, presto la stanchezza avrebbe rallentato i loro riflessi.

Sentì Alphonse gridare e si voltò spaventato a cercarlo con lo sguardo.

Stava ancora lottando contro Wrath, aveva inciampato, ma si era ripreso e non sembrava essersi fatto male.

Tornò a concentrarsi sul suo avversario ma non era più davanti a lui. Cercò di voltarsi, ma sentì qualcosa che gli lacerava un fianco e gli trapassava il braccio sinistro spezzandogli l’osso.

Edward urlò di dolore cadendo in ginocchio e la gamba automail venne inchiodata al pavimento.

-Niisan!!!- Sentiva Alphonse chiamarlo, ma vedeva tutto annebbiato a causa del dolore.

-Niisan! Niisan.- Alphonse continuava a chiamarlo e mentre la vista gli si schiariva lo vedeva guardare dalla sua parte e nel contempo tener testa a Wrath. "Al è davvero abile." Il pensiero lo sfiorò, in parte tranquillizzandolo sulla sorte del fratello se anche a lui fosse accaduto il peggio.

Si riprese. No, Al aveva bisogno di lui, o sarebbe comunque morto. Strinse i denti cercando di tornare lucido.

Lust si mise davanti a lui pronta a colpirlo definitivamente.

Edward non riusciva a muovere il braccio umano, e non poteva usare l'alchimia solo con l'automail.

Lust gli sfiorò il collo con le dita, lasciando appena dei tagli sottilissimi che presero a sanguinare.

Il dolore delle precedenti ferite era quasi insopportabile, ma doveva fare qualcosa, subito.

Il suo avversario alzò il braccio e cominciò a calarlo sulla sua testa rapidamente. All'ultimo secondo Ed parò, ma non poteva fare molto, era comunque bloccato al pavimento.

Cercò di colpirla, ma i suoi movimenti erano troppo limitati.

Lust rise allontanandosi ed apprestandosi a colpirlo a distanza.

Edward sapeva che stavolta non avrebbe potuto evitare di esser colpito.

Vide gli artigli dirigersi verso di lui e sentì Alphonse che urlava ancora, chiamandolo.

Si aspettava di sentirsi trapassare la carne, ma ciò non accadde. Il colonnello Mustang si era parato davanti a lui ed aveva deviato il colpo, ed ora stava impegnando Lust, allontanandola da lui, dopo avergli lanciato uno sguardo che sembrava intimargli "Sbrigati ad uscire da quella situazione e fai qualcosa".

Edward si concesse pochi istanti per riprendersi; cominciava a sentirsi davvero debole, a causa del sangue che stava perdendo, ma non poteva lasciarsi andare.

Alzò di nuovo gli occhi e si accorse di avere le vertigini. Si posò il palmo automail sulla fronte ed il metallo freddo gli diede sollievo.

Alphonse... Dov'era? Aprì le palpebre e mise a fuoco davanti a sé.

Juliet Douglas! Davanti a lui a pochi metri di distanza. L'homuncolus con il corpo della loro madre.

Aveva sperato che né lui, né tanto meno Alphonse dovessero mai affrontarlo direttamente. Purtroppo di rado le cose andavano come sperava. Doveva aspettarselo...

Quando avevano scoperto la verità su quell'homuncolus, alcune settimane prima, ne erano rimasti sconvolti. Le vecchie ferite si erano riaperte ed entrambi avevano sofferto moltissimo. Alphonse gli era stato vicino quando Edward si era sentito schiacciare dal senso di colpa, nonostante fosse altrettanto bisognoso d'aiuto.

Stranamente era stata proprio quella la molla che aveva spinto Edward a rischiare tutto per ottenere la pietra filosofale. Per Alphonse.

Ed ora toccava a lui affrontarlo.

Ma l'homuncolus non sembrava averlo notato, prese invece a dirigersi verso Alphonse.

Edward era paralizzato dal terrore. Non poteva attaccare suo fratello!

Impulsivamente alzò il braccio ferito, stringendo i denti per non gridare, e con l’alchimia cambiò l'automail in una specie di balestra puntandola contro la donna.

Il braccio gli tremava. Non poteva colpirla.

Ma neppure poteva permettere che Alphonse la vedesse all'improvviso. Una qualunque distrazione, fronteggiando l'avversario, poteva essergli fatale.

Si accorse che Wrath lo stava guardando, poi aveva spostato la direzione degli occhi verso la donna, ormai alle spalle di Alphonse, ed aveva sorriso, probabilmente indovinando i pensieri di Edward.

Avrebbero preso Alphonse di sorpresa e lo avrebbero ucciso.

Il giovane alchimista puntò di nuovo la punta della pesante freccia metallica verso la donna che sorrise all'altro homuncolus. Maledizione, sorrideva nello stesso identico modo di sua madre.

Non si accorse delle lacrime finché non gli annebbiarono la vista.

Doveva ucciderla! Assolutamente! Per Alphonse, per salvarlo.

Non era sua madre, lei non avrebbe mai fatto loro del male. Lei era morta.

Lo sapeva da anni che non l'avrebbero mai più vista. Che non avrebbero mai più tentato...

Lei li aveva amati, abbracciati, curati quando stavano male, insegnato molte cose.

La loro dolce mamma.

Non era lei.

Alphonse l'aveva appena vista e si era immobilizzato.

Prese la mira, ignorando lo sguardo di Wrath che sentiva su di sé. Colse un movimento con la coda dell'occhio, ma lo ignorò.

Tirò. Dritto al cuore.

Poi Alphonse entrò nel suo campo visivo.

Davanti a lui.

Sulla traiettoria del dardo che aveva appena lanciato.

Wrath lo aveva colpito, spingendolo indietro.

Edward non poté fare niente.

Neppure urlare.

I loro sguardi si incrociarono per un istante.

La freccia trapassò la gola di suo fratello e si piantò nel cuore dell'homuncolus.

Vide il corpo di Al cadere ed accasciarsi sul pavimento.

Edward non sentiva più nulla. Rimase immobile pochi istanti, poi cercò di alzarsi per andare da lui.

Si accorse vagamente di essere ancora bloccato e senza riflettere tagliò la gamba meccanica distruggendo definitivamente l'automail.

Prese ad avanzare, lasciando una scia di sangue viscido dietro di sé che colava dalle ferite.

Non si rendeva neppure conto di essere ancora nel mezzo della lotta, di poter essere colpito.

Si fermò a poche decine di centimetri dal corpo immobile. Un braccio disteso verso di lui e dalla mano semichiusa scivolò fuori un oggetto rosso che rotolando si fermò proprio davanti a lui.

La pietra.

Edward la raccolse con le mani che tremavano convulsamente e guardò il fratello.

Il sangue continuava a sgorgare a fiotti dalla ferita.

Occhi sbarrati per lo stupore e la paura lo guardavano fissi. Senza ormai poterlo vedere.

-NOOOO!!!!- Urlò disperato portandosi la mani alla testa.

Aveva ucciso Alphonse. Lo aveva colpito.

Ed anche sua madre.

Erano morti entrambi.

Li aveva uccisi lui.

L'energia della pietra cominciò a fluire nel suo corpo, come richiamata a riempire il pozzo di dolore e senso di colpa che era il cuore di Edward.

Envy, poco distante, si diresse verso di lui, per sottrargliela, ma l’alchimista lo vide e si girò verso di lui con volto privo d’espressione.

Si alzò, non pensando che non avrebbe potuto, avendo una gamba in meno, e prese ad avanzare verso il nemico, camminando, con entrambi gli automail, il braccio e la gamba, perfettamente integri.

Lanciò un fulmine d'energia che lo uccise istantaneamente.

Si voltò e ne colpì un altro.

Ed un altro, un altro ancora. Li colpiva anche a due o tre per volta.

-Fullmetal! Fermati!-

Edward si voltò verso quella voce e lanciò un altro colpo, ma l’obiettivo si spostò.

Prese di nuovo la mira ma la sua attenzione venne attratta da Wrath che tentava la fuga.

Lui aveva spinto Alphonse.

Lui meritava la morte più degli altri.

Eresse un muro per bloccarlo, creò catene di pietra che si avvolsero strette attorno alle sue braccia, impedendogli qualunque movimento e gli si avvicinò.

L'homuncolus tremava di fronte a quell'essere spietato che aveva davanti.

Non poteva essere il ragazzo di prima, quell'alchimista che lo aveva anche salvato in passato.

Quello che aveva davanti era un ragazzo senza espressione con solo negli occhi una furia omicida che non avrebbe saziato prima di aver ucciso tutti loro.

Non si era fatto scrupoli a massacrare anche i soldati.

Edward lo guardò fisso. "Il figlio di Izumi sensei" pensò fuggevolmente, senza provare nulla, prima di ucciderlo.

Si guardò intorno.

Nessun movimento, solo corpi immobili. Di homuncolus e soldati.

Tornò verso Alphonse e lasciò cadere la pietra.

Appena l’oggetto non fu più a contatto con lui, la coscienza di quel che aveva fatto lo colpì all'improvviso, senza che avesse le difese necessarie a sostenere anche la colpa di un massacro.

Si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento e prese la mano di Alphonse tra le sue prima che, lo sapeva, la sua mente lo uccidesse. -Ti prego Al, portami con te.- e le lacrime presero a scorrere mentre cadeva svenuto a fianco del corpo del fratello.

 

----------

 

-Quindi dottore? Come sta veramente?-

-Come le ho detto, colonnello Mustang, abbiamo dovuto dargli un potente sedativo.- L'anziano uomo di medicina si tolse gli occhiali, pulendoli con un fazzoletto.

-Di solito è sempre tranquillo, perso in un suo mondo personale, dove probabilmente si è creato un'illusione di felicità privata, ma oggi ha avuto una crisi molto violenta. Davvero inspiegabile per giunta. La causa scatenante pare sia stata la vista di una pallina con cui stava giocando una bambina nel parco dell'ospedale. Sa, questa mattina l'infermiera l'aveva portato fuori per fargli prendere un po' d'aria.-

Roy si accigliò. -Una pallina?-

-Esattamente, colonnello. Una piccola pallina rossa. Davvero strano, non crede?-

Roy era impallidito, avendo compreso cosa avesse scatenato la crisi nel ragazzo.

Tossicchiò, mascherando lo sgomento. -Ma lei pensa che potrà mai riprendersi?-

Il medico guardò Edward seduto sulla sedia a rotelle, che fissava il vuoto davanti a sé -In realtà, non saprei, colonnello. Devo dire che non nutro molte speranze. Il suo è un mondo quasi del tutto chiuso, e sembra non esserci modo di entrare. Bisognerebbe che fosse lui stesso a voler uscire. Ma lei abbandonerebbe l'illusione perfetta per un mondo reale di sofferenza?-

Roy osservò lo sguardo vuoto di Edward e preferì non meditare sulla risposta.

 

***

 

-Ehi niisan svegliati, ormai è tardi.- Lo scosse Alphonse gentilmente.

Edward aprì un occhio. -Ma se il sole non è ancora alto.- Mugolò.

-Vero, ma hai promesso alla mamma che saresti andato a pescare, per prendere del pesce fresco da fare per pranzo, ricordi?-

Edward scattò a sedere -Oggi è il tuo compleanno, Al!-

Alphonse gli sorrise annuendo.

-Edward sei ancora a letto?- La mamma si affacciò alla porta.

Il ragazzo saltò giù dal letto -Si, ma sarò pronto in un attimo.-

-Hai fatto gli auguri a tuo fratello?-

-Oh, non ancora in effetti.- E si voltò verso Alphonse. -Tanti auguri, Al.- Gli disse sorridendo e facendogli l'occhiolino mentre si riprometteva di augurargli buon compleanno più tardi, lontano dalla mamma.

Alphonse lo ringraziò con un sorriso luminoso che riservava a lui soltanto.

Quella sarebbe stata una giornata speciale. Il suo fratellino compiva quindici anni.

Era felice, completamente. Al era lì, con lui.

Per sempre.





Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions