Disclaimer: I pg sono di chi, come noi, li ama a tal punto da farli a volte
sorridere, a volte litigare, a volte morire e volte amare...
Note: Che piacere tornare a scrivere^^
Dediche: A Yurika, Sakuya e Miyuki. Per un anno favoloso, passato insieme.
Insieme
di Seimei
L'aria fresca e cristallina della sera
gli sferzò di colpo il viso, facendolo rabbrividire.
Non era freddo, ma una sensazione chiara e piacevole.
Quasi gli aliti di vento fossero le mani e la bocca di un tenero amante
invisibile.
Si aggiustò il collo della giacca, e si incamminò verso il minimarket
notturno.
Rientrando a casa, quella sera, si era accorto di non avere più
assolutamente nulla da mangiare.
Cosa naturale dato che non faceva la spesa da almeno una settimana.
Si era assuefatto a quella sua vita solitaria, tanto che non aveva più
nemmeno voglia di cenare.
Gli bastava mettersi sul divano, abbassare le luci e crogiolarsi nel
silenzio della sua casa vuota.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di essersi diretto inconsciamente
verso la scuola, di fronte alla quale era in quel momento.
Alzò lo sguardo verso l'ala dove si trovava quello che lui considerava il
suo regno.
E vide le luci accese.
Entrò dal cancello con fare furtivo, nemmeno stesse compiendo un reato.
In perfetto silenzio si diresse alla palestra, dove si fermò, e tese le
orecchie, ascoltando quel brusio che proveniva dal suo interno.
Tenue e gentile il rumore si fece più nitido, ed ecco che riconobbe i
rimbalzi della palla sul parquet, lo stridio lieve delle scarpe sulle assi
lucide, il fruscio elegante dei movimenti concitati.
Qualcuno stava giocando.
Ma chi?
Scostò un poco la porta e ciò che vide lo fece sussultare.
Bello e sinuoso come una pantera, il ragazzo si stava lanciando a
canestro, scartando avversari immaginari, sconfiggendoli con finte da
manuale, muovendosi con un fare maestoso che lui non aveva mai notato.
Era bello.
Da levare il fiato.
I quadricipiti marmorei che si contraevano ad ogni passo di corsa, i
pettorali scolpiti che si alzavano e abbassavano con i suoi ansiti, le
braccia forti che si alzavano e tiravano in sospensione.
Canestro.
Perfetto, senza nemmeno toccare la rete.
Lo vide atterrare con garbo dietro la linea dei sogni.
Altro che tiro in sospensione.
Quella meraviglia umana aveva appena insaccato da tre.
Era sbalordito.
Il suo petto glabro e nudo era cosparso di goccioline di sudore, che lo
rendevano luminoso grazie al riverbero delle luci artificiali, mentre i
muscoli tesi allo spasimo si erano rilassati, mostrando la loro tonicità e
la loro perfezione.
Qualcuno, nei piani bassi, venne a bussare alla sua testa, e Rukawa Kaede
si accorse di essere eccitato.
Anzi... eccitato era un eufemismo.
Qualcosa dentro di lui era scattato all'improvviso e decise che non poteva
più rimandare.
Non poteva permettere a se stesso di sprecare quell'occasione.
Quello che aveva visto quella sera, e la sua reazione a quella visione
avevano confermato i suoi sospetti.
Quel piccolo campione gli piaceva.
Colui che tutti consideravano un buono a nulla lo aveva invaso come la
piena di un fiume travolge gli argini e li modella, li corrompe, fino a
dar loro un nuovo aspetto.
E anche lui ora era diverso.
Era accaldato, il viso arrossato per l'eccitazione, tremante e fremente di
sentire quel corpo marmoreo gemere con lui in un coro di pura passione.
Ma non era solo quello.
C'era qualcosa, dentro di lui, che gli chiedeva di abbracciare quel
ragazzo, di accarezzare i suoi buffi capelli rossi, di spalancargli le
porte del suo cuore e di farlo entrare a far parte del suo silenzio
solitario, per dare un tocco di colore a quella sua vita grigia e
monotona.
Seguendo un istinto che non sospettava di avere, mosse una mano vogliosa
sul legno freddo della porta, per poi spalancarla ed entrare nella
palestra davanti ad uno stupefatto Hanamichi Sakuragi.
"Ciao" disse in tono neutro.
Si era auto imposto di non dire cose strane, che potessero portare
Hanamichi a litigare con lui.
"Ciao" rispose il rossino stupito "Che ci fai qui?"
Rukawa lo guardò e si sedette sulla panca a fondo campo, stendendo le
gambe davanti a sè.
Si stiracchiò levandosi la maglia, scoprendo un petto diafano e perfetto
e, incredibilmente, un sorriso da infarto.
Hanamichi deglutì.
Cos'aveva in mente quella volpe?
E, soprattutto, perchè il suo sogno ricorrente degli ultimi mesi stava
prendendo una forma troppo vicina al reale?
Mille e mille volte aveva sperato che la volpe entrasse di colpo in
palestra e che si fermasse a parlare con lui.
Ed ora Rukawa era lì, davanti a lui, in carne ossa e sex appeal.
E si stava... glom.. spogliando...
Rukawa, a torso nudo e con i pantaloni della tuta che cadevano morbidi
sulle gambe lunghe e tornite, si alzò dalla panca, dopo aver abbandonato
mollemente giacca e maglia sul pavimento lucido, e si pose di fronte a
lui.
"Sei pronto?"
Sakuragi sussultò.
"A-a fare che?" chiese Hanamichi, la cui mente stava partendo verso lidi
sconosciuti, seguendo immagini libidinose di lui e Kaede impegnati in un'attivita
fisica diciamo alternativa.
Ruakwa, resosi conto dell'evidente imbarazzo del compagno, si lasciò
sfuggire una piccola risata.
"Che ti prende ora?" disse Hanamichi imbastendo un finto broncio e
incrociando le braccia la petto.
All'improvviso la distanza che li separava si fece millimetrica, e il
rossino potè avvertire caldo e profumato il fiato del compagno sfiorargli
le labbra.
"Avevo intenzione di giocare, Do'hao... ma adesso ho voglia di fare altro"
Le braccia diafane di Kaede si chiusero a morsa sulla schiena del rossino,
mentre questi annodava le proprie dietro la nuca del rivale, che ormai non
poteva essere più definito tale.
"Anche a me non va più di giocare" mormorò Hanamichi prima di posare le
proprie labbra su quelle tremanti del volpino, che si lasciò subito
andare, approfondendo il contatto, finchè le lingue, vogliose, non si
scontrarono facendo scintille e spargendo brividi incredibili lungo le
loro spine dorsali.
Ma, improvvisamente, Hanamichi si staccò da lui.
"Che succede?" chiese la volpe intimorita... Che avesse fatto qualcosa di
sbagliato???
"Nulla..." rispose Hanamichi con uno sguardo che fece scemare in un colpo
solo le paure di Rukawa "Solo... adesso ho voglia di giocare..."
Hanamichi prese la palla ed iniziò a palleggiare, passandosela sotto le
gambe, dietro la schiena, da una mano all'altra con una velocità ed una
perfezione che avevano dell'incredibile.
Rukawa si mise di fronte a lui e, in un attimo, la palla passò nelle sue
mani grandi e bianche, ed iniziò a picchiare veloce sul parquet, seguendo
il ritmo concitato impressole dal giovane campione.
Hanamichi strinse gli occhi e fece una specie di ghigno che sorprese molto
il volpino.
Cos'era quell'espressione così... come dire... era quasi... quasi
sadica...
"Voi la guerra, eh volpe? disse il rossino mantenendo quell'espressione
anche un po' sardonica stampata sul bel volto abbronzato.
Rukawa ricambiò il ghigno e si pose di fronte a lui, lanciandogli uno
sguardo di pura sfida.
"Sei pronto Do'aho?" disse pensando di scatenare la sua solita ira, ma
Sakuragi non raccolse la provocazione.
L'aria in palestra era calda e soffocante, mentre una pioggia sottile
aveva iniziato a tamburellare piano sui vetri esterni, regalando così un
dolce sottofondo a quella sfida.
Erano uno di fronte all'altro, pronti all'attacco, aspettando l'uno una
mossa dell'altro.
Si annusavano, si fiutavano, come due animali che lottano e attendono
prima di agire.
Due fieri leoni pronti a contendersi la vittima catturata, quella palla
arancione che li aveva seprati e poi uniti, dando ai loro corpi quelle
scariche d'adrenalina che li facevano sentire così vivi.
Poi Rukawa agì.
Si mosse velocemente verso destra per poi virare verso sinistra con la
stessa velocità.
/Fregato/ pensò il volpino soddisfatto.
Ma si sbagliava.
Due braccia forti si avventarono su di lui, scagliandolo a terra, ed
imprigionandogli le braccia sopra la testa, e bloccandolo sotto un corpo
sodo e muscoloso.
Sentì chiara e forte la virilità di Hanamichi premere tesa sulla sua
coscia.
"Questa non è lotta libera Hana" disse Rukawa.
"Questo lo dici tu" rispose malizioso il rosso, chiudendogli le labbra con
le proprie, mentre la palla, ormai lontana, rotolava via da loro.
Rukawa iniziò ad esplorare la schiena del rossino, mentre questi faceva lo
stesso con la sua bocca.
Baci, carezze, e lo strofiniio dei fianchi che altro non facevano se non
aumentare la carica erotica già presente nell'aria densa d'eccitazione.
Hanamichi scese con il viso sul petto di Kaede, annusandogli la pelle
diafana, assaggiandone il sudore, tastandone la consistenza.
Con una mossa secca gli levò i pantaloni della tuta e i boxer neri, per
poi fare lo stesso con i suoi.
Ora erano uno sull'altro, nudi, mentre, visibili, le loro gloriose
eccitazioni si sfioravano in un gioco di tocchi e sospiri, lasciando
spazio nelle gole ad un crescendo unico di gemiti ed ansiti sommessi.
E fu amore.
Un insieme di gesti, malizia, pudore e voglia insieme, qualcosa di così
bello che altro non poteva essere se non l'esplosione dovuta all'unione di
due anime che si cercano, si rincorrono, si raggiungono e si trovano solo
per amarsi.
E furono mani.
Mani lanciate alla spasmodica ricerca di pelle da toccare, mani che
agognano calore da catturare, mani che scoprono eccitazioni da sfiorare e
accarezzare.
E poi bocche.
Labbra unite fino allo spasimo, respiri mozzati, gemiti soffocati.
Carne da mordere, da gustare, sudore salato da leccare.
E dita.
Dita che si intrecciano, dita che si rincorrono, dita che premono sulle
entrate e cercano accesso.
E ancora lingue.
Lingue che percorrono corpi infuocati, lingue che assaggiano ventri e
cosce e inguini bollenti.
E infine mani, bocche, dita e lingue che raggiungono la meta desiderata.
Corpi che si girano e si regalano a vicenda, assaggiandosi uno con
l'altro, succhiando e mangiando solo per dare e ricevere quanto più
piacere possibile.
Ed eccolo giungere.
In un momento solo, l'unico, quello agognato.
E fu l'inondazione.
Liquido dolceamaro che scivola lungo gole assetate, entrambe ora appagate
da quella sensazione così straordinaria.
E poi separazione.
Ma solo per un attimo.
Abbracciati, sul pavimento duro, sporchi del loro stesso seme e pieni del
loro stesso amore.
Uniti in quello che era stato qualcosa di unico.
Unici in quello che era stato il loro essersi uniti.
"Grazie..." mormorò Hanamichi sulle labbra della volpe, per poi
sprofondare in un bacio vero e violento, profondo e sincero.
In quella notte, con la pioggia e le stelle a fare da guardiani,
scoprirono che i loro corpi non avevano mai fine perchè dove finiva
Hanamichi iniziava Kaede, e dove finiva Kaede iniziava Hanamichi.
Due corpi pronti a diventare una cosa unica, quando Hanamichi affondò con
forza dentro Kaede, che pianse lacrime non di dolore, ma di gioia, gioia
per aver finalmente trovato qualcosa per cui valesse la pena uccidere e
annientare quella sua maledetta solitudine.
Il suo silenzio, nel quale amava accoccolarsi per sentirsi al riparo ora
era stato rotto.
Rotto dalla voce calda e dolce di quella scimmia impertinente che mai, e
sottolineo mai, avrebbe lasciato scappare da lui.
"Hana..." gridò Rukawa, mentre Hanamichi aumentava le spinte, sempre più
veloci, sempre più concitate, in un coro in crescendo di urla sempre più
forti e più eccitate.
La mano grande di Hanamichi si avvolse salda su quella di Kaede ed insieme
iniziarono a muoversi sull'eccitazione del moretto, seguendo lo stesso
ritmo delle spinte, mentre entrambi sapevano che stava per giungere il
culmine del loro amplesso.
E fu così che Kaede venne fra le sue dita intrecciate con quelle del suo
amante, che subito lo invase di succo buono e bollente, riempiendolo di sè.
Si accasciarono uno sull'altro, e rimasero così, fermi, a crogiolarsi uno
nell'altro.
Poi Kaede prese fra le mani il volto del rosso e fissò i suoi occhi blu in
quelli nocciola del compagno.
"Ti amo" disse in fretta, prima che l'emozione prendesse il sopravvento e
impedendogli di parlare.
"Anche io Kaede" rispose Hanamichi, mentre nei suoi occhi si accendeva una
luce immensa, di gioia e speranza insieme.
"Che faremo?" chiese Kaede sottovoce, mentre si avviavano verso le docce.
"Per quanto mi riguarda continuerò ad amarti..." rispose Hanamichi"...quello
che ci diranno o quello che penseranno di noi non mi importa..."
Rukawa arrossì impercettibilmente.
Sarebbe stata una vita forse dura o forse no.
Ma sarebbe stata sicuramente piena d'amore vero, forte e bellissimo.
Nessuno dei due era in grado di prevedere cosa sarebbe successo loro una
volta usciti dalla palestra.
Sapevano solo che, qualsiasi cosa avrebbe riservato loro il destino
l'avrebbero affrontata.
Insieme.
Owari^^
Sei: Sorelline piach piach???
Hana&Ru: A noi sì^^
Sei: Non c'era neanche da chiederlo -___-
Hana&Ru: Eh eh eh
Sei: questa fic è per le mie sorelle, dato che è passato un anno da quando
ci siamo conosciute, ma è anche per tutte coloro che ho conosciuto un anno
fa, quando, per caso, entrai nella chat di Temade per vedere che
succedeva, conoscendo poi così le migliori amiche di una vita, quelle che,
spero, resteranno tali per sempre (in particolare Aiko, Neko, Clanes, Pam,
Ally, Naika, Anny, Dany, Acua, Leyla... devo continuare??? Tanto lo sapete
tutte che siete sempre nel mio cuore^*^)
PS: SAKUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!! TI VOJO TANTO BENEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!
(anche alle altre ovvio, ma a lei era da troppo che non lo dicevo...)
PS: UNa dedica anche alle mie adorate Parsifal e Seleines.... grazie
ancora di tutto ragazze!!!
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