AUGURI SEIIIIII!!!!! Mio piccolo uke, questa è tutta per te, per il tuo compleanno!! E per farti capire quanto sono contenta di averti conosciuto e di essere diventata tua amica!! Un grosso, grossissimo bacio!!

Disclaimer: i personaggi sono proprietà di Ooya Kazumi, che disegna i manga boys più belli che abbia mai visto! *_*



Insegnami a baciare

di Kieran


Ogni giorno c'era sempre più caos; ogni giorno c'erano persone che nessuno aveva mai visto, tecnici del suono spuntati da chissà dove, truccatori sempre più imbellettati, aiuti di aiuto-regista che non sapevano a chi distribuire i copioni. E pure lui, che si era sempre ritrovato a proprio agio in quelle circostanze, cominciava ad avvertire la pressione per la scadenza imminente. Le prove si moltiplicavano, i corsi si susseguivano con ritmi vertiginosi, tanto che a volte era costretto a correre in sala canto senza neppure essersi fatto una doccia dopo essere uscito da quella di danza. E poi c'erano le interviste radiofoniche, i book fotografici, le serate di beneficenza. E Daiki Sumi che era il più energico e motivato del gruppo, cominciava a scoppiare.
Tutto a causa di quella conversazione che aveva sentito per caso!

***flashback***
Era un normale martedì pomeriggio, la calura primaverile era carezzevole e dolce ed, affacciato alla finestra di uno dei corridoi, Daiki chiuse gli occhi lasciandosi scaldare dai raggi del sole; era la prima volta dopo dodici giorni, che finalmente riusciva a riposare ed a prendersi un attimo tutto per sé! Chissà poi perché gli impegni si erano moltiplicati in quell'ultimo periodo... eppure, non avrebbero scelto i membri effettivi dei Romeo Gakuin per molto tempo, ancora. Delle voci maschili lo riportarono al presente e Daiki si voltò di scatto, con faccia sconvolta: se lo avessero visto lì intento a fare nulla, lo avrebbero spedito in sala registrazioni per l'ennesima puntata del telefilm! Si guardò rapidamente intorno e s'infilò in uno sgabuzzino ricolmo di detersivi e strofinacci: rimase immobile ascoltando le voci che si avvicinavano, fino a quando riuscì a sentire quello che si dicevano.
- ...facile scegliere.
- Lo so, ma la signorina è un vero genio per queste cose!
- Ma stavolta non sceglierà lei, non lo sai?
- Ah no? E chi?
- Verranno i Rome-Rome!
- Oh, e come mai?
- Forse perché loro sono i protagonisti del film.
- Uhm... ma saranno in grado di scegliere una comparsa adatta?
- In fondo i ragazzi che stanno lavorando per le selezioni sono tutti...
Le voci si allontanarono e Daiki non riuscì più ad udire nulla... però una cosa l'aveva capita! I Romeo & Romeo stavano girando un film d'azione e sarebbero venuti a scegliere una comparsa per il loro film, proprio fra i ragazzi delle selezioni! E, presumibilmente, chi sarebbe stato scelto poi avrebbe anche avuto successo! Doveva impegnarsi, doveva riuscire a farsi notare dai Rome-Rome: solo così poteva definitivamente dire addio a quella casa di pazze nella quale aveva vissuto fino allora! Però... non sarebbe stato facile! C'erano molti ragazzi in gamba nel gruppo, a partire da Soma Nakaido, che oltretutto era il fidanzato non ancora ufficiale di Azuki... però non gli era parso, fino a quel momento, che avesse avuto favoritismi per quel motivo. E poi Azuki non era così meschina da favorire il suo ragazzo a discapito di tutti gli altri che lavoravano impegnandosi al massimo! Comunque, Soma era un tipo molto particolare, oltreché piuttosto belloccio: di certo non passava inosservato! Poteva riuscire a metterlo in ombra? Forse. Però... come la metteva con Sota Uehara? Quel ragazzo aveva un carattere impossibile! Freddo e tagliente, ma anche gentile e premuroso, se si svegliava con l'umore adatto. Aveva talento e motivazioni veramente forti che lo spingevano a voler sfondare e poi... era così bello che gli stessi Rome-Rome accanto a lui sembravano dei normalissimi studenti universitari. Daiki chiuse gli occhi appoggiando la fronte alla porta ancora chiusa dello sgabuzzino, sospirando: come competere con Soma e Sota? I SoxSo? Era impossibile. Aprì la porta con sguardo triste, domandandosi se non fosse meglio abbandonare tutto: che speranze aveva di sfondare?
- Cosa facevi nello stanzino delle scope? - chiese una voce sinceramente incuriosita; Daiki alzò il capo con uno scatto, perdendo per un secondo la facoltà di respirare. Aveva di fronte Sota, con indosso stretti pantaloni neri ed una canottiera aderente a collo alto, appiccicata al suo corpo dal sudore. Mille goccioline riflettevano i raggi del sole che filtravano dalla finestra, rendendo il suo viso quasi una visione angelica. Daiki deglutì un groppo d'aria, stringendo i pugni: ecco che capitava di nuovo! Per l'ennesima volta si soffermava a guardare incantato il viso di Sota Uehara! Ma perché?
- Cosa ti prende? Il gatto ti ha mangiato la lingua?
Ed ecco il solito tono derisorio!
- Stai zitto, damerino! Non sono affari che ti riguardano! - sibilò voltandogli la schiena, poi si allontanò stringendo i pugni, con passo svelto, le palpebre serrate per trattenere le lacrime.
***end flash***

Li avevano raggruppati nella sala di danza, senza una motivazione, ma Daiki sapeva perfettamente cosa sarebbe successo: sarebbero giunti i Rome-Rome ed avrebbero scelto uno di loro per recitare nel film. Il momento era giunto e non si sentiva per nulla nervoso. Forse perché in quegli ultimi giorni, si era messo il cuore in pace: aveva deciso di impegnarsi, di dare il meglio di sé, perché di più non poteva fare. Era inutile preoccuparsi, rischiando ogni volta di dimenticare le battute o sbagliando i passi di danza, in qualsiasi caso la decisione finale non sarebbe toccata a lui... e comunque, si era anche reso conto che sicuramente avrebbero scelto Sota o Soma. Nella stanza c'era un leggero brusio, i ragazzi si chiedevano cosa stesse per succedere, ed alcuni lanciarono esclamazioni sorprese quando i Romeo & Romeo entrarono nella stanza, accompagnati da Azuki; la ragazza sorrise e spostò lo sguardo lungo tutti i presenti, soffermandosi ovviamente in adorazione di Soma, prima di guardare lui. Daiki scostò lo sguardo, non riuscendo a fingersi allegro come sempre.
- Ragazzi, abbiamo una sorpresa per voi! - esclamò a quel punto Azuki, con espressione appena velata - Sapete tutti che i Rome-Rome stanno girando un film! Ma non sapete che serve una comparsa per una breve scena: e la comparsa, sarà proprio uno di voi!
Sorpresi, i ragazzi cominciarono a vociare ed a guardarsi l'un l'altro, con visi ed espressioni incredule; qualcuno si appoggiò alla schiena di Daiki, che però si limitò a muovere un passo in avanti. Una voce appena sussurrata, però, gli giunse all'orecchio.
- Tu lo sapevi.
Si voltò, sorpreso, e si ritrovò a fissare gli occhi seri di Sota; aveva un'espressione indecifrabile, che non sembrava ostile ma neppure amichevole.
- Cosa? - chiese bisbigliando; l'altro inarcò un sopracciglio.
- Per questo eri così strano.
Daiki si voltò con uno scatto: non si era accorto di comportarsi in modo diverso. Come aveva fatto Sota a notarlo?
- Abbiamo visionato molte videocassette che vi ritraggono durante le vostre giornate qui alla scuola. - disse Arata avvicinandosi di qualche passo, con Toru al fianco - A noi serve un ragazzo con la faccia ingenua, che dimostri anche meno dell'età che ha. Un ragazzo dall'aria allegra, energica, ma allo stesso tempo timido e piuttosto impacciato. Molti di voi corrispondono alla descrizione, ma noi abbiamo preso una decisione: il ragazzo che serve a noi, come comparsa, è Daiki Sumi.
Per un attimo Daiki non capì il senso di quella frase: Arata dei Rome-Rome aveva appena pronunciato il suo nome... ma perché? Alzò il viso e si guardò intorno, notando che gli sguardi di tutti... anche quelli increduli... erano posati su di lui; poi sentì una mano sulla propria schiena, che senza gentilezza lo spinse ad uscire dal gruppo. Si fermò di fronte a Toru, guardandolo senza riuscire a dire nulla, ma fu Azuki che lo salvò da quella situazione imbarazzante e gli fece finalmente prendere coscienza di quanto stesse accadendo.
- Sono davvero contenta per te, Daiki! - esclamò battendogli una mano sul petto; il ragazzo osservò il suo sorriso, poi si voltò verso il gruppo degli aspiranti. Dopo l'impatto iniziale, ora i suoi compagni gli sorridevano e cominciarono ad augurargli buona fortuna, raccomandandosi di non sfigurare di fronte alle telecamere. E finalmente Daiki si lasciò sopraffare dalla notizia e sorrise raggiante, battendosi un pugno sul petto ed assicurando che avrebbe tenuto alto il nome dei Romeo Gakuin!

Azuki gli fu accanto per tutto il tempo: gli sedette di fianco quando firmò il contratto, ascoltò con lui il programma per le prove della scena che doveva recitare nel film, annuì come se lei fosse la diretta interessata quando gli presentarono l'uomo che doveva spiegargli quale ruolo avrebbe avuto... un altro di quegli aiuto-registi che non sapevano bene cosa dire alle comparse. Daiki fu grato alla ragazza per l'apporto morale, in quanto si sentiva ancora un po' frastornato: aveva lavorato per due settimane sul proprio cervello, per convincersi che non sarebbe mai stato scelto perché Sota e Soma erano certamente migliori di lui, poi si era ritrovato ad ascoltare il proprio nome pronunciato da Arata dei Rome-Rome. Si era voltato ed aveva scorto un sorriso sincero sulle labbra di Soma, l'allegria e la comprensione sui volti dei suoi compagni... ed il nulla sul viso di Sota. Quello ancora lo impensieriva: teneva all'opinione di quel viziato figlio di papà più che a quella di chiunque altro, anche se non ne capiva il motivo. E quando aveva spostato lo sguardo su di lui, aveva scorto di nuovo quell'espressione indecifrabile che lo faceva impazzire.
- Non mi sembri molto felice! - esclamò Azuki distogliendolo dai suoi pensieri; Daiki abbassò lo sguardo su di lei, mentre camminavano affiancati tornando verso il dormitorio.
- No, no, lo sono eccome! - esclamò - Solo... mi chiedevo se ora i miei compagni mi...
- Ti invidieranno? No, non preoccuparti! In fondo non hanno detto nulla quando Sota e Tasuku hanno fatto quella pubblicità per il cioccolato!
Daiki annuì con il capo, poi s'infilò le mani in tasca.
- Sì però... Sota...
Azuki inarcò un sopracciglio, guardandolo.
- Perché dovrebbe invidiarti? Ha fatto quella pubblicità, no? È stato il primo che ha avuto un po' di successo... e poi, è stato proprio lui che ti ha spinto per farti svegliare! Sembravi caduto in trance! - terminò ridendo; Daiki la guardò, sorpreso. E così era stato Sota...
Entrando nel dormitorio si separarono dandosi appuntamento per il mattino successivo, per andare insieme sul set; Daiki salì fino al suo piano, poi uscì dall'ascensore con la schiena curva, sentendosi improvvisamente stanco. Era stata una giornata pesante, a partire dallo stress che aveva accumulato cercando di convincersi che non sarebbe stato scelto; entrò nella propria stanza, vuota, e si lasciò cadere sul letto, pensando. Cosa sarebbe cambiato, dopo quella piccola parte? Avrebbe avuto una chance in più per entrare nei Romeo Gakuin? Oppure sarebbe rimasto tutto immutato? Si voltò su un fianco, con sguardo perso: non voleva tornare in quella casa! Non voleva essere di nuovo lo schiavo di quelle donne, essere trattato come una proprietà privata da loro, più precisamente come un servo sottomesso! Voleva una propria dignità, voleva che tutti sapessero chi era in realtà Daiki Sumi! E che Sota Uehara la smettesse di prenderlo in giro e capisse che era un... si bloccò, sorpreso: stava di nuovo pensando a lui!
- Ma perché?! - sbottò rizzandosi a sedere.
- Perché... cosa? - chiese allegramente il suo compagno di stanza spalancando la porta; Daiki sollevò lo sguardo, sorpreso, quando una decina di ragazzi entrarono dopo Yoji, andando a sedersi sui loro due letti. Con loro c'erano anche Soma e Sota.
- Allora, com'è andata oggi? - chiese Tasuku gentilmente; Daiki si spostò per fargli posto accanto a lui, e sorrise raggiante.
- Un inferno! Ho incontrato un mucchio di persone, ho firmato un contratto con mille clausole e non ho ancora avuto il tempo di leggere il copione!
- Non sai ancora che parte dovrai recitare? - chiese sorpreso Soma, e Daiki scosse il capo prendendo il copione dal comodino e porgendoglielo.
- No! Leggi tu! - esclamò lievemente imbarazzato.
- Sarà la parte di un moccioso delle medie... - mormorò Sota fissandolo; Daiki strinse i pugni, digrignando nel contempo i denti.
- Sei invidioso?
- Di te?
- Allora perché mi offendi? Non mi pare di averti fatto nulla!
- Non volevo offenderti... cercavo solo di essere ragionevole! Se hanno scelto te, significa che gli serviva un marmocchio con la faccia da schiaffi!
- Ma come... - urlò Daiki balzando in piedi con i pugni chiusi; Yoji si affrettò a lasciare la stanza, borbottando una scusa che nessuno sentì, e subito gli altri ragazzi lo seguirono, fuggendo dall'imminente rissa. Oltre ai due litiganti, rimasero solo Soma e Tasuku, e quest'ultimo cercò di calmare il ragazzo più giovane tirandogli una manica. Daiki lo ignorava, continuando a fissare lo sguardo beffardo di Sota, ma fu Soma che cambiò la situazione, porgendo il copione al ragazzo che serafico si prendeva gioco dell'altro con lo sguardo.
- Non è esattamente quella la parte che gli hanno affidato. - mormorò ridacchiando; Sota non prese il copione e non distolse lo sguardo. Fu Tasuku che lo afferrò scorrendolo rapidamente. E piano, le sue gote s'imporporarono.
- Ehm... - disse solo attirandosi lo sguardo sorpreso di Daiki; il ragazzo prese i pochi fogli e li scorse velocemente, sgranando gli occhi ad ogni riga. Non era possibile! Alzò lo sguardo, forse per cercare una smentita sul viso di Soma, ma quando si scontrò con la sua aria divertita, capì che non aveva frainteso nulla: lui doveva...
- Non posso farlo! - esclamò arrossendo; Soma ridacchiò.
- Su, non è così difficile! - esclamò avviandosi alla porta - Forse puoi chiedere a qualcuno di aiutarti a fare pratica!
Uscì salutando con un cenno della mano e Daiki lasciò cadere i fogli sul letto: ora desiderava ardentemente che avessero scelto qualcun altro!
- Maledizione! Dov'è Azuki? - sbottò uscendo come una furia dalla stanza; si accorse a malapena che Tasuku era al suo fianco e cercava di farlo ragionare, e si dimenticò completamente che aveva lasciato Sota da solo nella sua stanza.

Seduto nell'abitacolo dell'auto della Yamagishi Production, Daiki Sumi pareva una pentola d'acqua messa a bollire: borbottava in continuazione, le braccia incrociate ed un delizioso broncio sul viso, ed ignorava i tentativi di Azuki di farlo calmare. Le aveva detto che non poteva recitare una scena del genere, ma lei sembrava non comprenderne il motivo... e lui era troppo imbarazzato per spiegarglielo.
- Forza, Daiki, non sarà un bacio vero! Vedrai, t'insegneranno come si bacia in un film!
- Ma non posso! - esclamò per la ventesima volta.
- Ma cosa c'è di così difficile?! - sbottò a quel punto la ragazza cominciando ad infervorarsi; Daiki la guardò di sottecchi.
- Non posso e basta!
- Questa è un'occasione d'oro, non puoi lasciartela sfuggire solo perché vuoi fare il capriccioso! - sbottò Azuki incrociando le braccia sul petto; il ragazzo scosse il capo, puntandole contro un dito.
- Non faccio il capriccioso!
- Allora cosa c'è che non va?
- Lo sai che odio le donne! - sbottò senza pensare; Azuki piegò il capo su una spalla, calmandosi. Daiki distolse lo sguardo, notando solo in quel momento le occhiate che l'autista lanciava divertito nello specchietto retrovisore. E si sentì ancora più idiota di quanto già non pensasse.
- Ma tu non odi me, vero?
- No...
- Allora pensa di baciare me! - esclamò allegra la ragazza; Daiki la fissò sgranando gli occhi ed arrossendo violentemente, e pochi secondi dopo anche Azuki si rese conto di quanto aveva detto ed andò a fuoco.
- No... no, aspetta, io... non... cosa ho detto?!
Il ragazzo assistette in silenzio all'agitazione della produttrice, sentendosi un po' più rilassato: Azuki era l'unica donna che gli piacesse ed era sua amica. Forse, con lei poteva confidarsi.
- Azuki... io... - cominciò; lei lo guardò seriamente, ancora color peperone.
- Cosa c'è?
- Io... ecco... il vero problema non è che odio le donne, ma... sarebbeilmioprimobacio! - sputò d'un fiato; la ragazza sembrò ripetersi nella mente le sue parole, forse per riuscire a capire cos'aveva detto, poi sgranò gli occhi e si chinò verso di lui, che teneva il viso basso ed il pugni stretti sulle ginocchia.
- Il tuo primo bacio? - chiese sorpresa; Daiki annuì con il capo, sbirciandola, e quando vide l'incredulità sul suo viso, si arrabbiò.
- Beh, la smetti di fare quella faccia?! Lo sai che odio le donne, come avrei potuto baciarne una?
Azuki si grattò la nuca, pensierosa.
- Accidenti... mi dispiace che tu debba dare il tuo primo bacio ad una sconosciuta. - mormorò poi; Daiki sobbalzò, sorpreso dalla sensibilità mostrata dalla ragazza, però poi si voltò verso il finestrino ed appoggiò il gomito sul bracciolo, fingendo disinteresse.
- Senti, non importa... in fondo, se voglio diventare un professionista dovrò fare spesso queste cose, no?
Ma mentiva, ed era certo che Azuki lo sapesse; lui non era un tipo sentimentale e neppure sdolcinato, però era riservato e teneva molto alla propria intimità. Già l'idea di baciare una perfetta sconosciuta non gli piaceva, se poi si aggiungeva il fatto che avrebbe buttato in quel modo il suo primo bacio... A quel punto un'altra consapevolezza lo colse: lui non sapeva come si baciava! Spalancò gli occhi, arrossendo furiosamente: cosa doveva fare? Cioè, sapeva in teoria come si baciava, ma in pratica...
- Azuki! - esclamò voltandosi di scatto ed afferrandola per le spalle; l'amica sobbalzò, sorpresa.
- Cosa?
- Io... tu... lascia che io ti baci!
- Co... ma sei impazzito?! - urlò cercando di divincolarsi; Daiki, ormai color peperone, si chinò verso di lei, per parlarle in un orecchio senza che quell'impiccione d'autista sentisse altro, ma Azuki fraintese quel gesto, perché sollevò di scatto un braccio e gli rifilò un ceffone che lo ributtò contro il finestrino dell'auto.

- Mi dispiace, perdonami! - esclamò per la decima volta Azuki, mentre salivano sul set del film; Daiki si sfiorò la guancia dolorante, cercando di sorriderle.
- Non fa niente!
- Credevo che volessi baciarmi! - si giustificò di nuovo; il ragazzo allora si fermò e le mise una mano sulla spalla, cercando di sorridere con convinzione, anche se aveva così male che faceva un'immensa fatica.
- Ti ho detto che non importa! Ti ho spaventato ed hai reagito nell'unico modo possibile!
- Sì, ma...
- Oh, siete arrivati! - esclamò il signor Kato raggiungendoli e porgendo loro la mano da stringere; Kato era uno degli assistenti del regista, colui che sarebbe stato la guida di Daiki in quei due giorni sul set. I ragazzi lo seguirono, dopo averlo salutato, ascoltandolo con attenzione.
- Allora, Daiki, hai capito cosa devi fare? Tu impersonerai uno studente del primo anno delle superiori, che si apparta con la sua ragazza in un bosco dietro la scuola; hai una sola battuta da recitare, spero che te la ricordi!
Daiki si sentì offeso da quelle parole, ma decise di non rispondere a tono, ma si limitò ad annuire.
- Sì, devo dire: " Finalmente siamo soli, non vedevo l'ora".
- Bene! Poi le prendi il viso tra le mani e la baci; cominci a sbottonarle la camicetta ed a quel punto entrambi sentite un rumore e vi voltate verso destra, con gli occhi spalancati. Mi raccomando, puro terrore sul viso! La scena terminerà in quel punto. Capito tutto?
Daiki annuì con il capo, ma corrugò la fronte; chiese ad Azuki di passargli il copione e la ragazza lo prese dalla valigietta che teneva a tracolla. Lo aprì e lo scorse velocemente, trovando quello che cercava, e si affiancò all'uomo.
- Qui c'è scritto che devo anche comparire come cadavere.
L'uomo adocchiò i fogli, poi inarcò le sopracciglia, ridacchiando.
- Dovresti trattare meglio i tuoi strumenti di lavoro... - mormorò allusivo; Daiki avvampò, piccato. Quando era rientrato in camera, la sera precedente, aveva trovato il copione tutto stropicciato, come se qualcuno lo avesse stretto con forza; ci aveva pensato ed aveva immediatamente capito cos'era successo. Aveva lasciato Sota in camera sua, da solo, e probabilmente il ragazzo gli aveva fatto quel dispetto per farlo sfigurare! Ma non gliel'avrebbe fatta passare liscia!
- Comunque, oggi stesso le nostre truccatrici ti faranno diventare un cadavere perfetto! - continuò Kato ridendo - Quelle scene le giriamo nel pomeriggio. Ah, ecco Shimizu, lei sarà la tua fidanzata.
Daiki avvertì un vuoto allo stomaco, sentendo quelle parole, ma alzò il capo ed incontrò lo sguardo di una ragazzina piuttosto bassa e minuta, con lunghi capelli biondi trattenuti ai lati del viso da due forcine colorate; quando le furono di fronte, la ragazza gli rivolse un luminoso sorriso ed allungò una mano verso di lui.
- Ciao, tu devi essere Daiki! Io sono Shimizu, la tua partner! Sono contenta di conoscerti!
Daiki le strinse la mano, impacciato, ma non riuscì a dire nulla: era carina, e sembrava simpatica, ma non voleva darle il suo primo bacio. Perché non era una persona importante! Azuki si accorse della sua aria malinconica e si affrettò a riempire il vuoto che lui aveva creato.
- Ciao Shimizu, io sono Azuki!
- Sei la sua ragazza? - pigolò la biondina apparendo preoccupata; Azuki scosse il capo, arrossendo, ma Daiki quasi non sentì quello che si stavano dicendo. Doveva convincersi che non era importante! Ok, era il suo primo bacio, ma era meglio darlo ad una sconosciuta, no? Così quando avrebbe baciato la persona che realmente amava, non sarebbe stato inesperto... che ragionamento del cavolo!
- Forza Sumi, andiamo in sala trucco, ci vorranno delle ore per poterti rendere un cadavere credibile! - esclamò Kato dirigendosi verso dei corridoi; il ragazzo s'apprestò a seguirlo, ma Shimizu gli mise una mano su un braccio, parlando con la solita vocina da bambina.
- Più tardi proviamo insieme la parte che dobbiamo recitare domani?
Daiki sgranò gli occhi, ma non riuscì a rispondere; come sempre, fu Azuki che lo salvò.
- Se c'è tempo, d'accordo?
La ragazza annuì e li salutò. Daiki non proferì parola per il resto della giornata.

Camminava lentamente per i corridoi del dormitorio, dirigendosi alla propria stanza con la schiena curva e le mani in tasca; non era ancora riuscito a convincersi che non era una tragedia se sprecava il suo primo bacio con una sconosciuta. Però si era ormai rassegnato all'idea. Una mano gli si posò gentile sulla spalla ed alzò il viso scorgendo il sorriso di Soma Nakaido; gli sorrise debolmente di rimando, e l'altro inarcò un sopracciglio.
- Ehi, sembri un cane bastonato! - esclamò allegro; Daiki si strinse nelle spalle senza rispondere, ma il ragazzo più alto non si lasciò scoraggiare.
- Com'è andata la giornata sul set?
- Bene...
- Dalla faccia non si direbbe... - esclamò scherzoso - Cosa ti hanno fatto fare?
- Il cadavere.
Soma si fermò, sorpreso, però poi ridacchiò e lo raggiunse, cingendogli le spalle con un braccio.
- E' vero, il tuo personaggio muore! È difficile fingersi morti?
Daiki si strinse nelle spalle, però si rese conto di quanto Soma stesse cercando d'essere gentile con lui, così decise di fare un piccolo sforzo e lo guardò, abbozzando un sorriso; stava per scusarsi dicendo di essere stanco, ma l'amico lo precedette.
- Quindi la scena del bacio è domani. - mormorò con tono che Daiki non riuscì a decifrare; annuì con il capo, cercando di non distogliere lo sguardo, ma Soma lo stupì.
- Azuki mi ha detto che è il tuo primo bacio.
- Cosa?! - sbottò il ragazzo scostandosi bruscamente; Soma sorrise, cercando di appoggiargli una mano sulla spalla.
- Calmati! Me l'ha detto sperando che io potessi darti una mano!
- Non mi serve niente! - esclamò piccato il ragazzo, accelerando il passo verso la propria stanza; svoltò l'angolo e si scontrò contro qualcuno, che non fece nulla per sostenerlo mentre finiva con il sedere a terra. Alzò lo sguardo incontrando il viso apatico di Sota Uehara, che si limitò a guardarlo senza dire nulla; immediatamente un pensiero colpì il ragazzo seduto a terra. Sota li aveva ascoltati? Aveva sentito che non aveva mai baciato nessuno in vita sua? Si morse con forza il labbro inferiore, pregando che così non fosse: non voleva fare anche quella figura di fronte a lui, ne aveva già abbastanza di tutte quelle collezionate in passato! E poi... questa era diversa, era una faccenda intima, che non avrebbe voluto raccontare neppure ad Azuki; mentre ora rischiava che tutto il dormitorio ne venisse a conoscenza.
- Stai bene? - chiese Soma allungando una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Daiki si tirò in piedi con uno scatto, continuando a fissare Sota: lo aveva scoperto? Ma l'espressione dell'altro non lasciava trapelare nulla, e Daiki si sentì prossimo a scoppiare in lacrime.
- Smettila di guardarmi in quel modo! - urlò, poi lo scostò duramente, mandandolo a sbattere contro la parete, e corse nella propria stanza. Si lanciò sul letto, nascondendo il viso nel cuscino, e si diede dell'idiota: ogni volta che Sota era nei paraggi, aveva delle reazioni spropositate! Per lui aveva fatto a botte, per lui aveva pianto e per lui stava impazzendo... ma perché? Perché non lo considerava un semplice compagno d'avventura, come Tasuku, Soma e tutti gli altri? Perché l'opinione di quel ragazzo gli pareva vitale? Perché sperava sempre di vederlo sorridere, magari proprio a lui? Si accorse dopo qualche minuto che qualcuno bussava con insistenza alla porta; si asciugò le lacrime con l'avambraccio, certo che fosse Soma che chiedeva una spiegazione o si offriva di nuovo d'aiutarlo... ma come avrebbe potuto? Andò alla porta borbottando qualcosa, e quando aprì rimase con la bocca spalancata.
- So...Sota? - balbettò poi; l'altro piegò la testa su una spalla, inarcando un sopracciglio.
- Perché piangi? - chiese con l'intonazione più gentile che gli avesse mai sentito usare; Daiki scosse il capo.
- Sbagli, non piango! - borbottò cocciuto, poi alzò il capo con uno scatto - Cosa vuoi?
- Mi fai entrare?
Esitò, però quel tono gentile lo convinse e si tirò indietro, tornando a sedersi sul proprio letto; Sota entrò chiudendo la porta, poi si sedette sul giaciglio di Yoji, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Daiki fissò la punta dei propri calzini, muovendo piano le dita.
- Cosa ti è successo?
Parlava ancora con gentilezza... strano, credeva che ne sarebbe stato contento, invece si sentiva sempre più sconfortato. Rispose senza guardarlo, incrociando i piedi sul pavimento.
- Niente, sono solo un po' agitato.
- Per il bacio?
Daiki alzò il capo con uno scatto: lo aveva sentito! Sapeva che si trattava del suo primo bacio! Ed ora, cosa avrebbe fatto? Doveva aspettarsi la solita aria derisoria?
- N... no! - sbottò arrossendo - Non c'entra niente! E tu come lo sai, del bacio?
- Ho letto il copione. - rispose tranquillamente l'altro; Daiki per un attimo si sentì inondare di felicità. Ecco come sapeva del bacio! Aveva letto il copione, non aveva ascoltato le parole che... - E ti ho sentito parlare con Soma.
Tutto diventò nero: Sota sapeva che lui, alla veneranda età di quindici anni, non aveva ancora baciato! Ed ora chissà come lo avrebbe preso in giro! Sota era così bello che probabilmente aveva baciato la prima ragazza quando aveva sette od otto anni! Certo, ma Sota non era cresciuto in una casa di pazze maniache e possessive, che lo avevano costretto ad odiare l'altro sesso! Non gli avrebbe permesso di insultarlo e neppure di deriderlo! Si alzò in piedi con uno scatto, i pugni tremanti e nessun coraggio di guardarlo in viso, e parlò con voce instabile.
- Questo non è un argomento su cui mi va di scherzare, Sota! Quindi sei pregato di...
- Vuoi una mano?
Quelle parole, pronunciate con tutta tranquillità, come se lui non gli stesse intimando di lasciarlo stare, lo bloccarono; guardò il ragazzo, che ora aveva un lieve sorriso sul volto. Cosa intendeva dire con quelle parole?
- U... una mano?
- Posso insegnarti quello che so sul bacio.
Daiki sbarrò gli occhi, sentendo il respiro ritirarsi in fondo al proprio petto: a parte che Sota si stava offrendo di aiutarlo, e già quello aveva dell'incredibile, come poteva insegnargli a baciare?
- Co...come vuoi aiutarmi...
- Forza siediti! - esclamò l'altro ridacchiando, ma questa volta Daiki fu certo di scorgere puro divertimento nella sua espressione, e non la solita malignità; piegò lentamente le ginocchia, adagiandosi sul copriletto giallo con leggerezza. Gli occhi ancora fissi in quelli di Sota, che ora si stava sporgendo avvicinandosi a lui.
- Prima di tutto, devi rilassarti! - esclamò il ragazzo più grande osservando la sua postura rigida; Daiki annuì con uno scatto macchinoso del capo, ma non si lasciò andare neppure un po'. Sota ridacchiò ed appoggiò le mani sulle sue spalle, massaggiandole con forza, per costringerlo a rilassarle; il ragazzo più giovane sentì dei brividi rincorrersi lungo la schiena e lo stupore provato gli fece dimenticare la rabbia di poco prima e l'imbarazzo.
- Bene: il bacio comincia con il semplice sfiorarsi delle labbra. Lievi e casti baci sulle labbra della tua partner.
Daiki annuì con il capo, senza più riuscire a distogliere lo sguardo da quegli occhi profondi che stavano a meno di venti centimetri dai suoi.
- Le succhi piano, senza tralasciarne alcun millimetro.
Daiki deglutì, mordicchiandosi le labbra senza accorgersene, mentre i suoi occhi si spostavano lentamente verso le labbra di Sota, che si muovevano lente.
- Poi con la lingua ne tracci il contorno, leccando gentilmente la parte superiore ed inferiore.
E la sua voce diventò un sussurro, mentre le sue dita si muovevano leggere lungo le sue spalle, non più bisognose di essere rilassate.
- Chiedi l'accesso e spingi la lingua tra le labbra, cercando quella della tua compagna.
Le mani si fermarono ed un piccolo sorriso sollevò gli angoli della bocca perfetta di Sota; Daiki lo guardò senza fare nulla, senza rendersi conto che l'atmosfera si era fatta molto, molto densa.
- Poi la muovi, danzando con lei, cingendola e lasciandola, esplorando il suo palato, sfiorando i suoi denti, costringendola a gemere.
La sua voce era diventata più passionale, i suoi occhi infuocati; si fissarono per un attimo, dopo che ebbe smesso di parlare, e Daiki finalmente si rese conto di quanto stava succedendo. Guardava Sota con desiderio! Immaginava che fosse l'altro a mettere in pratica quelle parole, insieme con lui.
- Ma il modo migliore per imparare... - mormorò a quel punto il ragazzo più grande - E' fare pratica.
- M...ma... con...chi... - balbettò Daiki, temendo la risposta; Sota si ritrasse assumendo un'aria attenta, mentre gli rispondeva.
- Sono il tuo insegnante, no?
Vuoto. Tutto il contenuto della sua mente. Solo e soltanto vuoto. Prima che un nugolo d'emozioni lo soverchiasse, facendolo balzare in piedi con il viso incandescente.
- Ma... siamo due maschi! - urlò tremando; Sota si alzò lentamente, fronteggiandolo, e si strinse nelle spalle.
- E con questo?
- Io...i...perché...tu... - aveva ricominciato a balbettare e non riusciva a portare a termine una frase: in realtà, avrebbe voluto chiedergli perché si era offerto di aiutarlo in quel modo, e, soprattutto, come poteva volerlo baciare nonostante fossero due maschi e chiaramente non lo sopportasse.
- Nel copione la scena la devi fare così. - disse Sota alzando le mani a sfiorargli le guance; Daiki sobbalzò, ma non si tirò indietro: gli piaceva quel contatto, gli piaceva il calore della sua pelle, gli piaceva la strana luce che brillava negli occhi di Sota. Si accorse che il viso del bellissimo ragazzo si avvicinava al suo, ma non fece assolutamente nulla, se non lasciare che l'altro scegliesse cosa fare. E Sota appoggiò le labbra lievi sulle sue. Un immenso brivido partì dalla testa di Daiki, scendendo lungo le spalle, le braccia, la colonna dorsale, le anche, i piedi; si trasformò in un lieve tremore quando leggeri baci lo sfiorarono e dolci succhiotti si occuparono d'ogni centimetro di carne morbida e rosea. E poi... poi un'esplosione, quando la lingua sapiente di Sota chiese di poter entrare nella sua bocca. Le concesse l'ingresso, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi completamente; la sentì muoversi, curiosa, fino ad incontrare la sua. E quando cominciarono a danzare insieme, ad intrecciarsi, cingersi e lasciarsi, si aggrappò alla maglia di Sota, cominciando a gemere piano. Si lasciò condurre, si abbandonò con fiducia al ragazzo che lo aveva sempre deriso, che non si era mai lasciato sfuggire l'occasione di fargli pesare la sua inferiorità... ma anche a quello stesso ragazzo che una volta gli aveva sorriso e scompigliato i capelli, che era corso a casa sua quando Azuki aveva chiesto aiuto contro le schiaviste che aveva per parenti e che aveva affrontato un fratello manesco e n'era uscito con un braccio rotto, per poter rimanere nella scuola. Si baciarono a lungo, dolcemente, avvicinando i corpi e fondendo i loro profumi; solo quando si separarono, Daiki si rese conto che stava rimanendo senza respiro. Sota si ritrasse solo di pochi centimetri, continuando a tenere le dita sulle sue guance roventi, e Daiki si scoprì a perdersi nei suoi occhi, come se fossero ciò che di più incantevole avesse mai visto in vita sua. Si passò la lingua sulle labbra, catturando ciò che era rimasto del sapore di Sota, e, dopo aver osservato con bramosia quel gesto, proprio il ragazzo più grande abbassò lo sguardo. Daiki strinse la sua maglia, turbato dall'esitazione che riusciva a scorgere sul suo viso. Ed una domanda gli si affacciò alla mente: cosa era successo, esattamente? Sota aveva detto che gli avrebbe insegnato a baciare ed aveva usato la... pratica, per farlo. Lui aveva subìto quasi incoscientemente, incapace di muoversi per un qualche oscuro motivo... e poi... poi il bacio era diventato diverso. Non gli era parsa una semplice "esercitazione". Anche Sota se n'era accorto? Era per quello che ora non lo guardava? Si era reso conto di quanto a lui fosse piaciuto e n'era disgustato?
- So...Sota? - chiese piano; l'altro sembrò sobbalzare, ma gli parlò senza guardarlo.
- Mi dispiace.
- Co... e perché?
- Io... ti ho ingannato.
- Ingannato? - ripeté corrugando la fronte; finalmente Sota alzò il viso, accennando un sorriso.
- Tu mi hai insegnato come...
- No. - lo interruppe; Daiki inarcò le sopracciglia.
- No? - chiese solo, e l'altro annuì; ora appariva quasi triste e...turbato?
- Io... ho approfittato della tua ingenuità per...avere il tuo primo bacio.
E Daiki non seppe cosa rispondere: anzi, non seppe neppure come interpretare quelle parole.
- Perché? - bisbigliò; Sota cominciò a fissare la parete alle sue spalle, arrossendo.
- Perché...lo volevo per me.
Perché? Quella domanda gli si ripropose, ma stavolta non la pronunciò: si era improvvisamente reso conto di quanto era successo. Aveva fatto tanto baccano per non dover dare il suo primo bacio ad una sconosciuta... e poi lo aveva dato a Sota Uehara! Però... non gli dispiaceva! Oddio, stava forse impazzendo? Lasciò la maglia dell'altro, muovendo un passo indietro, mentre un pensiero crudele ed atroce cancellava qualsiasi altro sentimento; Sota abbassò le mani lungo i fianchi, riportando lo sguardo su di lui, e lo vide preoccuparsi quando scorse la sua espressione tremante ed infuriata.
- Perché l'hai fatto, Sota? - sibilò stringendo i pugni e sentendo le lacrime pungergli gli angoli degli occhi; l'altro si mordicchiò il labbro inferiore, senza rispondere, e questo lo fece esplodere. Gli si avventò contro spingendolo sul letto, salì cavalcioni su di lui e cercò di colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo; fortunatamente per Sota, però, lui era un po' più forte e riusciva a contenerlo in qualche modo.
- Calmati, Daiki! - urlò cercando di bloccargli le braccia.
- Sei un bastardo, Sota! Lo sapevi! - singhiozzò fra un pugno e l'altro, senza mai riuscire a colpire direttamente il ragazzo sotto di lui - Sapevi che era il mio primo bacio!
- Daiki...
- L'hai fatto apposta! Hai cercato di umiliarmi per l'ennesima volta!
- Non è così, Daiki...
- Ti odio, ti odio, ti...
- Ti amo! - urlò a quel punto Sota, sovrastando la sua voce; Daiki si bloccò all'istante, trattenendo il respiro e spalancando all'inverosimile gli occhi. Il ragazzo più grande ne approfittò per afferrargli i polsi, ma non distolse mai lo sguardo, seppur fosse arrossito furiosamente; Daiki non riuscì a muoversi e cominciò a respirare con affanno. Sota lo lasciò e cercò di tirarsi indietro per mettersi a sedere, ma l'altro gli spinse con forza il petto, costringendolo a rimanere sdraiato.
- Cosa...cosa vuoi dire? - mormorò con un filo di voce; Sota prese un profondo respiro, poi allungò una mano esitante, asciugando con le dita le lacrime che si erano depositate sulle sue guance congestionate.
- Ti ho baciato perché... non volevo che il tuo primo bacio fosse di qualcun altro. E sinceramente... vorrei che tu non baciassi mai nessun altro a parte me.
- Ma... tu mi odi...
Sota scosse il capo, sorridendo dolcemente.
- No, per niente! Cercavo solo la tua attenzione, e credevo che stuzzicarti fosse l'unico modo per averla... non mi sono mai innamorato, non sapevo come comportarmi.
Daiki si sedette sulle sue gambe, asciugandosi le lacrime con la manica della maglia, cominciando a ridacchiare.
- Non me ne intendo, ma... credo che tu non ti comportassi nel modo esatto! - esclamò allegro; Sota annuì, ma la sua espressione non si rilassò. E Daiki finalmente capì che cosa lo angustiava: Sota gli aveva confessato di amarlo e lui non aveva ancora... un attimo!!! Sota gli aveva confessato di amarlo!! Oddio, solo ora si rendeva effettivamente conto di quanto stesse succedendo! Il ragazzo che da sempre lo offendeva, lo umiliava, lo faceva arrabbiare, in verità lo amava! E lui come doveva reagire? Chiuse gli occhi respirando profondamente, cercando di ragionare: cosa provava, in quel momento? Rabbia? No, per niente! Frustrazione? Quella era sempre presente prima, ora sembrava svanita nel nulla! Gioia? Sì! Tantissima! Ed anche esaltazione, brivido, calore... soprattutto quello! Calore, nel profondo del cuore, che finalmente stava uscendo e riscaldando tutto il resto del suo corpo! Era la prima volta in vita sua che si sentiva così felice! Ed era tutto merito delle parole di Sota! Aprì gli occhi ed abbassò lo sguardo, notando che l'altro sembrava ancora attendere una sua reazione; così assunse un'espressione corrucciata e si chinò verso di lui, fermandosi con il viso a pochi centimetri dal suo.
- Mi hai fatto sentire male per parecchio tempo! Non riuscivo mai a capire perché ce l'avessi sempre con me, perché sembrava che il tuo passatempo preferito fosse mettermi in ridicolo. A volte mi sentivo inferiore, perché tu sei bellissimo, hai carisma ed una risolutezza che ho scorto in poche altre persone... mentre io sono un ragazzo come tanti altri, forse solo un po' più carino! - fece una linguaccia e Sota spalancò un poco gli occhi, forse intuendo cosa stava per dirgli - Però io non potevo evitare di cercare un tuo consenso, di scrutare nei tuoi occhi per scovare un segno di approvazione per quello che sono. E più di una volta me ne sono chiesto il motivo; ma ora l'ho capito. Tu me l'hai fatto capire!
- Tu sei speciale. - mormorò Sota interrompendolo; Daiki inarcò un sopracciglio, chiedendosi il perché di quell'intromissione, però appoggiò la guancia alla mano protesa dell'altro ragazzo.
- Anche tu lo sei ed io ti...
- Non ce n'è bisogno! - disse a quel punto Sota, interrompendolo di nuovo; il ragazzo sopra di lui inarcò un sopracciglio.
- Di fare cosa?
- Che tu dica niente.
Daiki capì: stava per dire a Sota che anche lui lo amava, ma l'altro non voleva che lo facesse solo per gentilezza o per ricambiare le sue parole. Non che lui lo avrebbe fatto per quel motivo, ma accettò di fare come voleva: gli avrebbe detto che era innamorato di lui solo dopo averglielo dimostrato, così che Sota non ne dubitasse! Si aprì in un sorriso radioso e malizioso, chinandosi verso di lui.
- Sota... lo vuoi il mio secondo bacio?
Il ragazzo ridacchiò, poi gli fece scivolare la mano dietro la nuca, tirandolo a sé.
- Anche il terzo, il quarto e tutti quelli che seguiranno!

La città era illuminata solo dalle luci artificiali quando Daiki e Azuki varcarono l'ingresso del palazzo nel quale il ragazzo era alloggiato; l'amica, invece, doveva recarsi in ufficio, dove il padre la stava aspettando per avere il resoconto dettagliato della giornata trascorsa sul set del film dei Rome-Rome. Salirono insieme sull'ascensore, premendo due pulsanti differenti, e continuarono a chiacchierare allegramente, come avevano fatto per tutto il tempo trascorso insieme. Azuki si era immediatamente accorta che il suo umore era radicalmente migliorato dal giorno precedente, ed aveva insistito per farsi dire cosa fosse successo, ma Daiki non aveva mai ceduto. Ed anche in quel momento la ragazza cercava di scoprire qualcosa, usando però una tattica indiretta.
- Ti sei comportato come un vero professionista, sul set! Ho sentito che il regista ha apprezzato la tua interpretazione!
- Certo, quando m'impegno posso fare di tutto! - esclamò l'altro battendosi un pugno sul petto; Azuki annuì.
- Vero! E poi anche Shimizu ha detto che ti sei comportato da gentiluomo con lei, senza approfittare della situazione!
- Ovvio, io sono un vero cavaliere!
- E poi ha detto che baci davvero bene!
Stavolta Daiki arrossì furiosamente, bloccandosi; la guardò esitando e torturandosi le mani.
- Ha... ha detto così?
Azuki annuì con il capo, fissandolo con un mezzo sorriso sornione, e l'amico cominciò a battere nervosamente un piede a terra, guardando intensamente le porte dell'ascensore, come ad insultarle perché non si sbrigavano a lasciarlo uscire; la ragazza ridacchiò, appoggiandosi con il gomito al suo braccio.
- Sai, ha detto che non sembravi inesperto...
- ...
Di nuovo Daiki non seppe come rispondere, ma in quel momento arrivò la sua salvezza: le porte si spalancarono e lui si fiondò all'esterno, fuggendo da quell'inquisizione. Andò però a sbattere contro il petto di qualcuno, che lo sorresse per le braccia, mantenendolo in piedi; alzò il viso e sgranò gli occhi, di fronte alla bellezza sensuale ed improvvisa che aveva a così pochi centimetri dal proprio volto.
- Sota... - mormorò rapito; il ragazzo gli rivolse un dolcissimo sorriso, senza lasciarlo andare. Daiki si dimenticò completamente di Azuki rimanendo immobile fra le sue braccia; l'unico gesto che compì, fu chiudere gli occhi quando le labbra dell'altro si posarono delicate sulle sue.
- Ra... ragazzi? - balbettò Azuki con voce incredula; Daiki sobbalzò, sentendo improvvisamente il cuore in gola, ma Sota alzò lo sguardo e la fissò intensamente, senza apparente preoccupazione. Il più giovane si voltò, scorgendola proprio in mezzo al corridoio... quindi Sota non poteva non averla vista quando lo aveva baciato!
- Azuki. - mormorò l'altro; Daiki passò lo sguardo fra i due, attendendo con ansia, ma improvvisamente la ragazza sorrise, osservandoli entrambi.
- E così era questo il tuo segreto, Daiki! - mormorò; di nuovo, il ragazzo non seppe come comportarsi, però Sota lo precedette.
- Quindi questo non ti dà noia?
- No, per niente! - esclamò lei allegra, poi assunse un'aria maliziosa e si avvicinò a Daiki, sogghignando - Allora è per questo che sei tanto bravo a baciare...
Sota s'irrigidì al suo fianco a Daiki alzò lo sguardo, sentendosi raggelare dai suoi occhi duri; per un attimo non capì cosa stesse succedendo, però poi il suo ragazzo parlò con tono agghiacciante.
- Cosa significa?
- L'ha detto Shimizu! - esclamò Azuki peggiorando la situazione senza volerlo; Sota inarcò un sopracciglio.
- Strano... ti avevo insegnato a baciare senza lingua... come mai dice che sei così bravo?
- Ecco... - balbettò Daiki sudando freddo - E' stata lei... ha visto che non mi muovevo e... Sota!! Aspetta! - urlò correndogli appresso mentre l'altro si allontanava con la schiena rigida; Azuki si grattò il capo con espressione lievemente turbata.
- Ho combinato un guaio. - mormorò pensierosa, ma un braccio le cinse le spalle ed alzò il viso incontrando quello di Soma, che però stava osservando i due ragazzi in fondo al corridoio.
- Non preoccuparti. - disse calmo indicandole di guardare avanti; Azuki si voltò nel momento in cui i due ragazzi stavano voltando l'angolo. Vide il sorriso gentile di Sota, che poi alzò una mano scompigliando i capelli di Daiki, che a sua volta rideva felice.

(owari)


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