NOTE: i personaggi sono tutti miei. Il nome del locale è inventato di sana pianta, per cui se esistesse non ho diritti su di esso, ma neppure gli sto facendo pubblicità!

 


In nome del padre

parte VIII

di Dhely


Jessy era bello come una giornata d'autunno. Oro ed elettricità tutt'insieme, il colore brunito delle foglie morenti, l'azzurro limpido e aperto del cielo asciutto di vento e freddo appena nato. I primi cristalli di ghiaccio che si formano in cielo e che si dissolvono a contatto con i raggi del sole ancora caldi ..oppure una strana rugiada rorida che si posa su una statua di marmo.

Le lacrime sul suo viso brillavano come singole perle di purezza incredibile sui suoi lineamenti tremanti.

Immanuel tese le mani e incredibilmente si sentì fuori luogo, come se non avesse potuto toccare un essere simile, come se non avesse dovuto farlo.

Ma le sue domande lo fecero fermare per un attimo di troppo, e fu Renè a circondare quelle spalle sottili con le proprie braccia, e stringere a sé quel corpo che non pareva poter essere trattenuto con le proprie sole forze. Immanuel lo notò tendersi per un attimo, tremare appena a quel contatto e poi accucciarsi, scivolare in quel contatto come se fosse un morbido giaciglio in cui fosse semplice, ed abituale riposare.

"Sono sicuro che c'è un errore! E comunque verrà qualcun altro a suonare! - la voce di Renè era uno sgradevole contrappunto nel silenzio ghiacciato di quegli attimi - Sono certo che Mark avrà chiamato un'altra band! Non rimarrai senza cantare, vero?!"

Lo fissava. Immanuel provò impossibile il desiderio di schiaffeggiarlo, di allontanarlo da lui.

Che diavolo ne sapeva di dove fosse Mark? E di che cosa avrebbe fatto o detto? Chi era lui per *nominarlo*? E se la sua era semplice gelosia, e che lo fosse! Se l'essere geloso era ciò che doveva pagare per ..per tutto quello, era un ben misero prezzo.

Jessy piangeva in silenzio, le spalle che tremavano, gli occhi oscurati dietro le lunghe ciglia nere contro il pallore del suo viso. Stava per sentirsi male, lo vedeva fragile, ora, e di nuovo indifeso e di nuovo abbandonato. Solo.

Mark non era lì con loro, era partito quella mattina per chissà dove, ma non aveva importanza se non per Immanuel. Renè blaterava stupidamente di chiedergli, domandargli e forse anche pretendere ..ma Immanuel non era uno stupido tanto quanto lui. Se Mark aveva lasciato che avvenisse una cosa simile era certo che avesse i suoi motivi, che in qualche modo rientrasse tutto nei suoi desideri. Non aveva auto la forza di chiederglieli ma dentro di sé sapeva che sarebbe finita così.

Perché Mark pareva voler deliberatamente ferire Jessy? Non certo per *vederlo* soffrire, visto che di solito si faceva sempre trovare a una ragionevole distanza fisica quando accadeva. Come se la dimensione della fisicità avesse una qualche particolare importanza per Mark . . per lui era una dimensione pari alle altre, né più né meno.

E il problema ovviamente non era che Jessy non avrebbe cantato al saggio. Jessy *avrebbe* cantato comunque. Ma Renè non se n'era accorto.

Non s'era accorto che il dolore del loro giovane compagno era ben più mascherato e profondo di quello. Che in lui, quello che stava soffrendo, era un nocciolo d'amore e non di semplice, vanesio egoismo.

Jessy pareva, a prima vista, leggero e inconcludente come una foglia che cadesse da un salice, lenta, ma l'apparenza in lui brillava troppo, ed era troppo sfaccettata per non essere una cortina di cristallo posta a difesa di un cuore che batteva da qualche parte, sotto quelle meravigliose parvenze. Jessy soffriva, davvero, e Renè lo credeva in preda a chissà che crisi da giovane artista nevrotico . . perché Jessy aveva così poco rispetto di sé da accompagnarsi con simili individui insensibili?

Gliel'aveva domandato e non aveva avuto risposta. Ora lo guardava di nuovo, e di nuovo lo sentiva tacere su quella domanda. E temeva che non avrebbe risposto neppure a se stesso.

===

L'ambiente era fumoso, buio. Sufficientemente squallido per essere definito 'alternativo'. Mark arricciò impercettibilmente il naso: non gli era mai piaciuto l'odore di troppa umanità affannata che si stringeva in uno spazio troppo angusto e che si dava la scusa del divertimento. Non trovava divertimento nel caos cacofonico che gli ronzava intorno.

Il palco era ora occupato solo da un gruppo di ragazzi scalmanati che ballavano, così come in pista. Lo spettacolo era finito, i musicisti stavano uscendo da dietro le quinte alla spicciolata, e si muovevano a loro agio in quel locale, tra quella gente che palesemente li adorava ma che li aveva troppo a portata di mano per infastidirli davvero.

Mark sorrise.

Un ragazzo entrò nella sala da una porta laterale. Indossava abiti in pelle, scuri, neri e lucidi, bottoni di metallo luminosi, e uno sguardo così seccato che pareva in grado di distruggere il mondo con una semplice occhiata.

Percorse il locale con gli occhi, da cima a fondo, frugando in ogni angolo, non un sorriso o un cenno. Poi lo guardò, e gli regalò solo un ghigno.

"Tu devi essere quel rompipalle."

Sussurrò quasi gentile. Mark sorrise a sua volta.

"Melian è il nome di un'incantatrice. Ma tu non hai l'aspetto di una fanciulla eterea. Come mai hai scelto questo nome per il tuo gruppo?"

Intrecciò con lentezza le dita sotto il mento e sorrise a quello sconosciuto di nuovo, mentre gli si sedeva di fronte. Matt era corrucciato, ora.

"Cosa te ne frega?"

"Curiosità."

Era strano.

Immanuel aveva detto che Jessy era innamorato perso di lui e da un lato poteva ben immaginarlo. C'era qualcosa di morbosamente affascinante in quel ragazzo dall'atteggiamento ruvido e dall'aspetto così insolitamente appariscente. Eppure a una prima occhiata era così distante da quel ragazzo che aveva conosciuto in collegio!

Jessy sembrava molto più giovane di quel che in realtà era, sarebbe parso ancora per lungo tempo, probabilmente, un adolescente dal viso dolce e dagli ampi occhi luminosi, nonostante il suo falso atteggiamento da duro. E Matt sembrava.. maturo . .grande .. in un certo senso vecchio, come se fosse stanco, troppo ..c'era una luce che lampeggiava a tratti sul fondo di quegli occhi, Mark si accorse, di chi avesse vissuto troppo, di chi fosse stanco di vivere. .

Era questo che teneva legato a sé Jessy? Il fascino dell'autunno? La malia dell'incantatrice di una razza estinta, ultima della sua stirpe?

"Allora, dimmi che vuoi dirmi di Jessy e poi vattene! Non mi piaci!"

"Ti ho mai detto che dovevo palarti di Jessy? Volevo solo conoscerti."

Matt si mosse nervoso sulla sedia.

Mark non si scompose, era abituato a creare quel tipo di reazione nelle persone che lo circondavano. Quando voleva sapeva essere assolutamente indisponente. E di quel Matt era davvero molto curioso.

"Allora mi hai conosciuto, adesso! - digrignò i denti- Senti, falla corta, ti manda suo padre? Guarda che se è così puoi anche dirgli di andare a farsi fottere! Non può rompermi le scatole in questo modo!"

"Sbagli. Raoul von Fohnsthad ti può infastidire molto più di così. - sorrise quasi dolce - Non sono certo che tu hai ben inteso contro chi ti sei messo."

Matt scattò.

"Non me ne frega un cazzo hai capito?! Digli che. . "

Non lo lasciò finire.

"Non mi manda lui. Non sono venuto a nome di nessuno. Volevo solo conoscerti, te l'ho detto."

Di fronte a quello sguardo verde Matt si ritrasse impercettibilmente. La sua aggressività contro quel tipo non serviva proprio a nulla. Non si lasciava influenzare, anzi, sembrava abilissimo ad analizzare ogni singolo gesto e respiro altrui. Troppo freddo quello sguardo, troppo tagliente quel sorriso, troppo .. Matt ebbe la netta impressione che per uno così Jes avrebbe potuto fare qualunque follia. E Jes era il tipo che quando si metteva a fare sciocchezze, di solito le faceva bene ..

"E magari eri solo incuriosito dal nome della mia band? Tanto da invitarmi a suonare nel tuo super esclusivo collegio per poi rifiutarmi dopo una settimana perché il rettore non vi ha dato il permesso?! Mi sembra poco credibile come storia, bello!"

"Volevo conoscerti, te l'ho detto, mi hai incuriosito. Poi il padre di Jessy ha saputo che eri stato invitato nella scuola di suo figlio, e ha telefonato al rettore. "

Semplice, diretto.

Il modo migliore per testare le reazioni di uno sconosciuto.

Matt abbassò il capo con un ghigno amaro sulle labbra.

"Se conosci il signor Raul avresti dovuto aspettarti una reazione simile!"

Mark sorrise.

"*Tu* indubbiamente lo conosci, eppure ci avevi sperato."

"Anche tu."

Mark annuì piano.

"Vero."

Tra di loro si frappose, ovattante, quella musica che non faceva altro oltre che risuonare nello stesso ritmo, con la stessa cadenza, monotona ed ossessiva, accompagnata da fasci di luci intermittenti. Mark cercò di immaginarsi Jessy in quell'ambiente e stranamente si scoprì a vederlo terribilmente a suo agio. Come se la finzione, la nebbia che oscurava i sensi, le luci che accecavano potessero essere il suo ambiente naturale, o forse una protezione ulteriore dietro la quale amava nascondersi.

Matt sembrava molto meno 'nel suo ambiente' di quanto avrebbe dovuto parere Jessy. Troppo deciso, la luce sul fondo di quegli occhi scuri era netta, pareva essere in grado di dividere il mondo in bianco e nero, senza alcun interesse per l'infinita gamma di grigi che poteva frapporsi sulla sua via.

Mark strinse un poco gli occhi. Poteva sbagliarsi, dopo tutto era già successo.

"Jes si fa ancora?"

Una domanda che aveva la consistenza di un lampo. Preoccupazione. Mark sorrise appena.

"Di eroina? No. Da quel che ne so non l'ha più toccata da quando ha smesso di vederti."

Il volto di Matt si contrasse in una smorfia ferina, quasi dolorosa.

"A quanto pare ci siamo fatti del bene a vicenda, allora."

"Era quello che vi teneva insieme?"

Il capo di Matt scattò verso l'alto, rapido, come se fosse sul punto di attaccare.

"No. Quando l'ho conosciuto io c'ero già dentro. - un sogghigno leggero - E non so neppure perché ti racconti tutte queste cose."

"Perché non dovresti? Sei . . - si guardò lentamente intorno, poi sorrise- sei niente. Nella nostra società quelli come te non contano neppure per l'aria che respirano. Eppure sei stato per anni insieme al figlio di uno degli uomini più ricchi e influenti che io abbia mai conosciuto. Non è curioso? Lui può avere tutti quelli che vuole. E ha anche quelli che *non* vuole. Eppure vuole te. Di solito i successi si raccontano."

Matt sbatté un paio di volte le palpebre. Fosse stato un altro l'avrebbe per lo meno preso a pugni lì su due piedi. Eppure in quel maledetto figlio di papà c'era qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva assolutamente a capire, qualcosa che assurdamente non riusciva a considerare un pericolo.

La gelosia era evaporata, ora. Quel Mark era troppo freddo, troppo cerebrale per uno come Jessy, di questo ne era certo. Non avrebbero mai dovuto combattere per un compagno, e probabilmente non l'avrebbero mai fatto per null'altro, erano come due pianeti, egocentrici ma assolutamente autosufficienti che potevano passare molto tempo a fissarsi l'un l'altro ma niente di più. Ognuno attirava oggetti completamente differenti.

"I successi sono tali solo quando si sono pianificati e Jessy è semplicemente piombato nella mia vita."

"Hai retto bene all'impatto, vedo."

Matt ghignò. Se avesse saputo almeno lontanamente quanto era stato devastante imparare a vivere di nuovo senza quel ragazzino sorridente al proprio fianco ..

Cosa stava cercando di fare? Lo stava provocando per avere che tipo di reazione? Cosa voleva da lui? Questa era una cosa che Jessy gli aveva insegnato: a moderare la propria aggressività, a cercare di intuire gli scopi dell'altro. Eppure gli sguardi su di Mark scivolavano via come se si frangessero contro uno scudo liscio, un vetro a specchio.

"Sei bello. E lui ti trova di certo attraente."

Mark sorrise, un sorriso che Matt non si sarebbe mai aspettato da uno così.

"Tu sei bello. E mi trovi attraente."

Matt non riuscì più a respirare per una frazione di secondo. Per un attimo tutto fu avvolto in una fredda luce verde, lo scintillare crudele di quelle iridi, il piegarsi elegante di quelle labbra proporzionate, il lampeggiare di quel sorriso che pareva quasi essere il ringhio di una fiera.

Se lo trovava attraente?! Certo che sì. . nessuno avrebbe potuto dire il contrario. Semplicemente non era uno con cui avrebbe potuto provarci, e l'idea di dover essere, per una volta, nella parte di quello corteggiato, a Matt non piaceva neppure un po'. Certo che era dannatamente sexy, con quello sguardo. .e quel sorriso. . fosse stato un po' meno arrogante ..

"Mi spiace di dare un colpo al tuo amor proprio, ma non sei il mio tipo."

Mark sorrise di nuovo, socchiudendo lentamente le palpebre, in un gesto che a Matt ricordò distintamente una peculiare espressione dei gatti.

"Sei fortunato a non dover essere rifiutato. - mosse appena le mani pallide posando due dita all'altezza del cuore - In questo periodo sono .. occupato."

Un'altra cosa che non si sarebbe mai aspettato di sentir dire da uno così. Eppure quel tipo pareva essere una vera miniera di sorprese.

In compenso, però, non gli aveva detto cosa era venuto a fare fino a lì..

===




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions