I personaggi di
Gensomaden Saiyuki sono © di Kazuya Minekura!
Per chiunque volesse commentare la fic, esprimere critiche oppure lasciare
qualche messaggio all’autrice di questa fic, che ricordo è AKASHA, contatti
me, Vitani (la traduttrice) a quest’indirizzo: vitani_chan@yahoo.it
NOTE DELL’AUTRICE
Bene, qui c’è la mia prima estremamente lunga
storia su Saiyuki.
Un paio di avvertimenti prima di tutto: questa storia si guadagnerà il suo
rating NC-17. Conterrà yaoi ABBASTANZA GRAFICO
(se non sapete cosa significa: sesso fra omosessuali) tra
Gojyo e Hakkai,
SANZO e GOKU, e alcuni TEMI MOLTO FORTI. Depressione, amore non ricambiato,
auto-mutilazioni, sado-masochismo sessuale, e tentato suicidio (ma solo se
volete guardarlo in quel modo).
Questo è probabilmente il mio lavoro più cupo, ma è inconfutabilmente
ROMANTICO. Tutti quelli che hanno letto le mie altre
storie avranno capito che sono incapace di non inserire un finale felice.
Sì, avete letto bene: CI SARA’ UN LIETO FINE. Amo Goku;
non posso essere per sempre orribile con lui.
Questa storia è focalizzata più di tutti su Goku,
con giusto un po’ di Sanzo, e un pochino su
Hakkai e Gojyo. Come
precedentemente fissato, la coppia principale è
SanzoxGoku. Se questo non fa stare
a galla la vostra barca, perché siete qui? (Non
chiedete riguardo al dotto eufemismo, vengo da Brisbane e sono terribilmente
a corto di sonno…mai una buona combinazione.)
I commenti saranno graditi, ideati, e un tempietto verrà
eretto in loro onore. Le offese verranno usate
per riscaldarmi la camera. Si congela lì dentro.
~Akasha.
Note: << ricordi di cose dette >>
*** scene in flashback ***
le frasi in corsivo rappresentano i pensieri!
E ora, avanti con la storia!!!
Innocente
distrutto
di Akasha
traduzione di Vitani
"Sanzo,
ho fame."
"Sta zitto."
"Ma ho fame."
"Taci."
"Ma Sanzo, ho davveeero
fame!"
"TACI!!"
THWAP!
"Owww…borbottare, borbottare…pensare…fame…"
"Cos’era quello?"
"Niente, Sanzo."
Broncio.
Con questo iniziava un tipico pomeriggio durante il Sacro Viaggio Verso
Ovest; un tipico pomeriggio, seguendo lo strascico di una tipica
mattinata: si alzavano, Hakkai gli preparava
la colazione, guidavano verso Ovest per un po’ (Goku
e Gojyo accapigliandosi tutto il tempo, queste
liti intervallate da brevi periodi di silenzio enfatizzati da un irritato
monaco con un grande ventaglio di carta); si
fermavano, uccidevano all’incirca una dozzina di
youkai (demoni), ritornavano alla macchina e guidavano.
E guidavano.
Stavano guidando da circa cinque ore ormai, e per quattro
Goku aveva bisbigliato la stessa lamentela
ogni quindici minuti. Tutti erano stanchi, doloranti e nervosi, e ben
lontani dal preoccuparsi che Goku fosse
o meno affamato. Stavano raggiungendo il limite
della loro sopportazione collettiva; se Goku
continuava a lamentarsi, non erano in grado di
dire cosa gli avrebbero fatto.
Le manifestazioni
fisiche della loro ira erano facilmente visibili da chiunque vi avesse fatto
attenzione: Hakkai stava fremendo, i suoi pugni
stretti attorno alla leva del cambio; Gojyo
sedeva con le mani intrecciate nei suoi capelli e davanti al suo viso, la
sua testa era in tilt per il riposo nei sedili posteriori e
un espressione di dolore e irritazione era
scarabocchiata attraverso quel poco che era visibile della sua faccia.
Stesso per Sanzo, i suoi occhi erano stretti, la
vena sulla sua tempia destra era pulsante, e stava sbattendo in maniera
incoerente il suo ventaglio sulla sua mano sinistra.
Goku, essendo Goku,
era insensibile a tutti i segnali di pericolo imminente. Alla sua
contrastante, semplice e complessa mente inumana, il pensiero di togliere
deliberatamente di mezzo uno dei suoi era
completamente alieno, così come lo era l’idea di combattere al di fuori
dello scherzo. Il combattimento è per i nemici; la famiglia possiede la tua
lealtà. E dato che il gruppo di
Sanzo era la sola famiglia che avesse mai
conosciuto, loro avevano la sua fedeltà e con quella il suo cuore e la sua
anima.
Conseguentemente, stava bene con loro, sicuro nella consapevolezza di
potersi affidare a loro per guardarsi le spalle, per tenere la sua forma
demoniaca sotto controllo se mai avesse avuto bisogno di rimuovere il suo
dispositivo di controllo. (Stava cercando con tutte le sue forze di
dimenticare l’orribile incidente di quando si era rivoltato contro
Gojyo nella sua insana, sanguinosa furia
distruttiva, ma la colpevolezza è nota per la sua tenacia, così
Goku si era sforzato di accontentarsi soltanto
di reprimerlo finché non avesse avuto la liberta di
confrontarvisi decentemente.) Più importante, si fidava del fatto che
gli altri lo liberassero quando aveva fame.
E dannazione, aveva fame! Dopo cinquecento anni
intrappolato in una caverna senza cibo, chi non ne avrebbe avuta?
Tutto quello che chiedeva era un po’ di considerazione per sé stesso e il
suo povero maltrattato, stomaco.
Avrebbe fatto un altro tentativo: senz’altro gli
altri avrebbero avuto pietà di lui presto o tardi…
"Sanzo, I--"
Il biondo si girò immediatamente, puntò la pistola e sparò così velocemente
che Goku non registrò cos’era successo finché
non sentì un dolore bruciante attraverso la sua guancia.
Sanzo gli aveva sparato. SANZO gli aveva
SPARATO. Goku pensò per un momento che si
sarebbe ammalato. Il dolore alla guancia impallidì comparato con il
dilagante, insanguinato buco dove una volta era stato il suo cuore. Il
sangue colava dal suo viso mentre Gojyo parlava
stancamente dal suo fianco.
"Oi, bonzo, guarda
quando punti quell’affare. Non vorrai colpire
me invece della stupida scimmia."
"Non farebbe molta differenza," arrivò la
brontolata risposta.
Hakkai intervenne. "Naa
naa, non iniziamo a litigare. Limitiamoci a
goderci il silenzio finché dura."
La nausea di Goku gli si
sollevò in gola. Quello era veramente ciò che gli altri pensavano di
lui? Un’irritazione? Una distrazione? Una seccatura animale? Si curvò su sé
stesso sul sedile posteriore strappato, portando le ginocchia al petto in
un’inconsapevole imitazione di una posizione fetale.
Perché non l’aveva capito?
Si sarebbe applicato maggiormente in futuro. Sarebbe stato silenzioso,
immobile; sarebbe diventato come la pietra dove
era stato imprigionato così a lungo. Forse quello avrebbe fatto piacere a
Sanzo. Lui voleva soltanto far felice
Sanzo; voleva che Sanzo
lo amasse. Il rozzo monaco era tutto, tutto quello che
importava nel suo mondo. Avrebbe sofferto come se lo avessero smembrato se
avesse perso Gojyo o Hakkai,
e avrebbe passato il resto della sua vita come se fosse rimasto privo di
qualcosa che avrebbe dovuto sempre essere
stato lì, proprio come una parte di sé stesso e delle sue membra.
Ma se Sanzo l’avesse
lasciato, non gli sarebbe importato di passare il resto dell’eternità
rinchiuso nella sua prigione sulle montagne, il mondo sarebbe morto con lui.
Nessuno degli altri membri del gruppo di Sanzo
notò l’improvviso ritirarsi in sé stesso di Goku,
erano tutti troppo occupati a godersi il raro e benedetto silenzio per
meravigliarsi della sua causa.
~Due~
L’inesorabile scorrere
del tempo non fece nulla per migliorare la situazione di Goku. Piogge
torrenziali potevano tutto tranne che arrestare il viaggio verso Ovest, e
ogni piccolo progresso che facevano era seguito da pioggia, freddo e
scarsità di cibo. Perfino Hakuryuu si era ribellato, ritornando alla sua
forma di drago con un hiss disgustato e rifiutandosi di trasformarsi nella
jeep a dispetto di tutte le minacce di Sanzo e delle lusinghe di Hakkai.
Goku aveva cominciato a scomparire per lunghi periodi di tempo; dove
andasse, Hakkai non poteva dirlo. Sanzo era in perpetuo cattivo umore e
chiunque attraversasse il suo sentiero doveva stare attento alla sua lingua
tagliente. Anche Hakkai stava perdendo la pazienza con lui. Gojyo si era
arreso molto tempo prima e ora risiedeva quasi permanentemente in uno o in
un altro bar, circondato da una nube di fumo e una moltitudine di bottiglie
di birra vuote, giocando d’azzardo. Stranamente, le sue notti non erano
passate in compagnia delle molte donne che si affollavano da lui. Più che
spesso, veniva trovato a tarda notte nella stanza che lui e Hakkai
scambiavano, cercando ancora una volta di battere l’uomo a carte.
Goku avrebbe dovuto dare nell’occhio con la sua assenza. Spendeva la maggior
parte del suo tempo in una piccola caverna alla periferia della città,
sferzato dal vento e dalla pioggia, ma grato del piccolo riparo che gli
offriva. Dopo qualche giorno, Hakuryuu l’aveva visto – per ragioni che Goku
non poteva determinare – e così aveva iniziato a passare il più del suo
tempo con il caldo corpo del drago arricciato sul suo collo mentre la sua
mente turbinava con conflittuali, confusi pensieri.
In maggioranza, pensava a Sanzo. Il suo salvatore. Il suo universo.
Era stato incatenato in una caverna per cinquecento anni – imprigionato per
un crimine che non ricordava -- perso, solo e lentamente morente dentro, la
sua anima sbattuta urlante verso colui che era stato il suo sole, un’essenza
il cui viso e nome non ricordava, con la sola consapevolezza che quest’essenza
era stata la sua casa. Allora Sanzo era giunto. Giovane,
arrabbiato, arrogante, astuto e tutto quello che avrebbe dovuto farlo
disperare, ma in quel momento la sua anima aveva urlato in giubilo senza
possibilità d’errore, e lui seppe di aver trovato la sua casa.
Una casa era meno di quello che avrebbe sperato. Aveva dato al monaco la sua
speranza, il suo amore, la sua fiducia, la sua incondizionata devozione, e
Sanzo gliela sputava senza pietà in faccia.
<<Stupida scimmia.>>
<<Idiota…>>
<<Inutile, stupida scimmia!>>
<<Taci.>>
<<Avrei dovuto lasciarti in quella dannata caverna…>>
<<Buono a nulla.>>
<<STA ZITTO GOKU!!>>
E lui ci stava ancora. All’inizio, quando aveva cinquecent’anni ma era un
bambino per la prima volta nella sua memoria – traendo delizia dal mondo
attorno a lui, infinitamente dannoso – c’era stato perché Sanzo era suo
padre, suo fratello, il suo maestro, il suo padrone. Poi c’era stato
semplicemente perché non poteva immaginare la vita senza Sanzo. Aveva
trovato il suo sole, e niente avrebbe potuto strapparlo via da lui.
Quando era cresciuto da ragazzino ad adulto, ancora traendo gioia dalla vita
che lo circondava – eternamente parlando, mangiando e combattendo perché
troppo silenzio ed immobilità gli ricordavano la sua lunga, solitaria
prigionia – i suoi sentimenti erano cambiati assieme al suo corpo.
Approfonditi. Rinforzati. Forse peggiorati.
C’era voluto molto tempo prima che comprendesse che cosa desiderava
veramente da Sanzo. Aveva denigrato, represso, evitato quella consapevolezza
in un disperato tentativo di preservare la sua innocenza che stava
rapidamente appassendo, di essere l’innocente stupida scimmia che Gojyo
rimproverava aspramente per la sua ingenuità, a dispetto del fatto che lui
era almeno cinquecento anni più vecchio del kappa pervertito. Crescere non
era stata un’esperienza così piacevole per lui: era stato avvolto dalla
prigionia, solitudine, maltrattamento verbale e fisico, assassini, un’insana
rabbia omicida durante la quale aveva quasi ucciso due uomini che amava come
fratelli, e un’insaziabile fame di qualcosa a cui non poteva – non voleva –
dare un nome.
Un unico istante di una umida sera in una foresta aveva distrutto tutti i
suoi sforzi di volontà.
* * * * * * * *
Goku si era svegliato
nell’oppressiva umidità della foresta, sentendo il disperato bisogno di una
bevuta e un bagno, anche pensando che l’acqua non avrebbe comunque potuto
nulla per risolvere il suo problema. Si era alzato dal suo lieve giaciglio,
improvvisamente preoccupato notando che Gojyo e Hakkai erano assenti, ma si
era rilassato quando aveva visto Hakuryuu dormire pacificamente sul sacco a
pelo deserto del padrone. Se fosse successo qualcosa, il draghetto li
avrebbe allertati. Si era fatto largo lungo lo stretto sentiero che
conduceva al vicino laghetto.
Come aveva raggiunto la sua destinazione, si era fermato come morto sulle
sue orme, la mascella scardinata per lo stupore. Era completamente
impreparato per la vista che l’aveva accolto, ma aveva mantenuto abbastanza
presenza di spirito per togliersi dal sentiero in modo da potervi riflettere
inosservato.
Hakkai e Gojyo erano nel lago, nudi, l’acqua oscurava tutto al di sotto
della vita, ma senza dubbio erano intrecciati in un appassionato abbraccio.
Mentre Goku si nascondeva per osservare le due figure avviluppate, le mani
di Hakkai si scavavano la via nei capelli rosso sangue di Gojyo,
avvicinandolo e lanciando indietro la testa in estasi mentre Gojyo correva
con la sua lingua lungo il collo del suo amante. Hakkai aveva emesso un
basso gemito mentre le mani del mezzosangue scivolavano lungo la sua schiena
e fuori di vista sotto l’acqua. Aveva portato via con forza la testa di
Gojyo dal suo collo e aveva posato un bacio feroce sulle labbra del suo
amante. Gojyo aveva emesso un gemito e aveva appoggiato le sue anche sul
terreno, su quelle di Hakkai.
Goku osservava dal suo posto nascosto fra gli alberi ed era colmo di due
contrastanti tipi di calore. L’impetuoso, liquido calore dell’eccitazione si
stava riunendo con forza nel suo stomaco mentre guardava l’erotico
spettacolo nell’acqua, mentre un’amara, feroce gelosia consumava il suo
cuore. Non era geloso della coppia nell’acqua; era felicissimo che Hakkai
avesse trovato il conforto e la felicità che desiderava fra le braccia di
Gojyo, e lui aveva capito da tempo che Gojyo praticamente adorava il terreno
su cui Hakkai camminava. Sembravano così giusti insieme, ed
era deliziato per loro.
La sua gelosia era per sé stesso. Goku voleva quello che loro avevano, e lo
voleva con Sanzo.
* * * * * * * *
Niente era cambiato da
allora. Sanzo era ancora il centro del suo universo, e Goku lo desiderava
con una fame disperata. Sanzo lo trattava ancora come spazzatura.
Si era rassegnato al fatto che Sanzo non l’avrebbe mai desiderato nel modo
in cui lui voleva il monaco. Era troppo giovane, troppo rumoroso e uno
youkai prima di tutto; Sanzo non aveva mai cercato di nascondere il fatto
che pensava a tutti i demoni come sporcizia. Hakkai e Gojyo erano in qualche
modo riscattati dalle loro origini umane, ma Goku non aveva un simile vanto.
Lui era non solo uno youkai, ma completamente innaturale; uno scherzo della
natura.
Avrebbe potuto vivere con quella consapevolezza, l’aveva fatto per qualche
tempo, se avesse avuto la consolazione di essere importante per il monaco;
anche soltanto per il comando della divina Bosatsu. Era l’idea che Sanzo non
si preoccupasse per lui, che lui fosse un mero inconveniente da tollerare
alla meglio, che era stata la sua rovina. Non poteva evitare il pensiero che
l’uomo per cui combatteva, sanguinava, rideva e semplicemente si alzava ogni
mattina non provasse niente per lui in cambio.
C’erano stati segni che Sanzo in verità si preoccupava profondamente per il
suo protetto, ma nelle profondità della sua depressione Goku non poteva
vederli, o se lo faceva questi scomparivano se comparati al carico
giornaliero di maltrattamenti che riceveva.
Alla fine, l’infantile stupida scimmia stava crescendo. Ma non stava
solamente crescendo: stava invecchiando. Il suo incessante essere deliziato
del mondo attorno a lui stava appassendo, e lui stava lentamente ritornando
la creatura morente che era stata lunghi anni prima durante la sua
prigionia, solo e disperato, urlando disperatamente a qualcuno che potesse
sentirlo.
E le vere persone che avrebbero dovuto sentirlo, avrebbero dovuto capirlo,
avrebbero dovuto lasciar perdere tutto e correre a salvarlo, erano troppo
preoccupati delle loro proprie vite e dei loro problemi per vedere il
pericolo che si profilava davanti a loro:
Son Goku stava distruggendo sé stesso nel nome dell’amore.
~Tre~
La prima volta che
successe fu puramente un incidente: era rimasto troppo a lungo nella sua
isolata caverna, ed era in ritardo per la cena; mentre correva
freneticamente verso la città era scivolato sul terreno fangoso e si era
squarciato il braccio aperto su un cespuglio spinoso, frustandosi nel
tentativo di trovare l’equilibrio. Dopo quello, non aveva più potuto
smettere. Il dolore lo faceva stare bene. Immediato, reale,
una distrazione dalla soffocante sofferenza nel suo cuore; era tutto quello
che voleva.
Un coltello da cucina rubacchiato divenne il suo tesoro più prezioso, anche
più del suo Nyoui-boh. Lo teneva meticolosamente pulito; per quanto
gratificante fosse stata la sempre più dolorosa agonia dell’infezione, non
poteva permettersi di farla diventare fatale e farsi portar via da Sanzo. Il
dolore era tutto quello che implorava. Parlava meno che mai, mangiava meno
di prima, ed aveva iniziato ad indossare perennemente vestiti a maniche
lunghe per coprire le bende e le nude ferite sulle sue braccia.
Non fu finché non iniziarono a viaggiare di nuovo che il gruppo di Sanzo
iniziò a sospettare qualcosa. Anche allora, era soltanto Gojyo ad essere
turbato. Sentiva la mancanza delle sue lotte con la scimmia, ma gli altri
erano troppo compiaciuti dal silenzio per interessarsene. Gojyo, ad ogni
modo, era turbato, e lo divenne sempre di più man mano che i giorni
passavano.
Goku era sempre silenzioso ora, sempre stanco, e sembrava rinchiudersi in sé
stesso in un modo che era alieno alla natura della vitale scimmia. Ogni
notte, si allontanava dal gruppo per un po’ di tempo, tornando indietro
stanco ma più sollevato di quanto non sembrasse il resto del tempo. Quando
Gojyo accennò questo ad Hakkai, il suo amante gli suggerì ciò che era ovvio:
Goku era un giovane uomo, forse aveva certi bisogni che non potevano
essere soddisfatti in presenza del resto del gruppo.
Gojyo divenne scarlatto all’insinuazione del suo amante, non volendo pensare
a Goku -- un ragazzo che in privato considerava come suo onorato fratello
minore -- impegnato in azioni così intime. Il suo imbarazzato rossore si
guadagnò una risatina deliziata di Hakkai. Ma quella possibilità sembrava
qualcosa di sbagliato a Gojyo. Non attaccava, e lui sospettava qualcosa di
più sinistro. Risolse che avrebbe seguito Goku in una delle sue escursioni
notturne.
Notò con un certo risentimento che Sanzo era, come al solito, dimentico di
tutto tranne che di sé stesso e dei suoi problemi. Quel tipo di cose
avrebbero dovuto essere sotto la responsabilità del monaco. Ad ogni modo,
dubitava che Sanzo se ne sarebbe preoccupato, anche se l’avesse saputo.
Quella notte, Gojyo seguì Goku attraverso il sabbioso deserto, grato alle
dune che gli procuravano una sorta di scudo dai penetranti occhi di Goku. La
scimmia percorse una lunga distanza dall’accampamento, poi si sedette su una
duna illuminata dalla luna. Rimosse la sua maglia e si guardò
improvvisamente intorno; Gojyo si tuffò rapidamente giù dietro la duna dove
si era nascosto, mentre il cuore gli palpitava per lo shock. Il suono di un
gemito soffocato percorse l’aria e lui arrossì di nuovo, ricordando la
teoria di Hakkai. Mentre si voltava e catturava un fugace bagliore di luce
lunare, un sospetto malato lo attraversò. E se il gemito fosse stato di
dolore?
Lo udì ancora, ma un nome questa volta, un morbido sospiro di piacere: "Sanzo…".
Gojyo guardò sopra la cresta della duna e quasi scivolò. Goku era nudo,
sangue correva liberamente giù da entrambe le braccia mentre si accarezzava
la sua erezione, gemendo il nome del suo guardiano. Gojyo batté una mano
sopra la sua bocca e scappò, lacrime gli corsero lungo le guance mentre
tornava all’accampamento.
Inciampò su Hakkai, tremando con singhiozzi mal celati. I suoi gesti
svegliarono Hakuryuu, che iniziò a stridere girando in tondo e sollevando il
suo padrone. Hakkai si alzò in piedi, la preoccupazione disegnata attraverso
ogni linea del suo corpo. Strinse il suo amante tremante in un abbraccio,
chiedendogli con voce turbata cosa non andava. Vedere Hakkai senza la sua
usuale maschera gioiosa distrusse ciò che era rimasto della padronanza di sé
di Gojyo. Cadde sul petto del suo amante, tremando per la forza dei suoi
singhiozzi silenziosi. "E’ Goku…lui…oh Dio, Hakkai…Io non so cosa
fare…"
Hakkai non fu in grado di avere una risposta coerente da lui quella notte,
soltanto la ripetuta frase di non dire niente a Goku, almeno
finché non avesse avuto il tempo di riordinare le cose nella sua mente.
Hakkai diede la sua parola, e non disse nulla quando Goku tornò al campo,
esausto e apparentemente sereno. Per la prima volta, capì i sospetti del suo
amante nei giorni precedenti. Goku sembrava stesse bene, ma se fosse
veramente andato tutto bene, Gojyo non sarebbe stato a mormorare frasi
incoerenti per lo shock e la paura, e non avrebbe disperatamente finto di
dormire.
Dopo che Goku fu caduto in stanchi e preoccupanti sogni, il mezzosangue si
alzò e passò il resto della notte isolato e un po’ distante dal campo,
immerso nei suoi pensieri. Quando gli altri si svegliarono la mattina dopo,
raggiunse una conclusione: Sanzo doveva sapere. Lui era l’unico che aveva la
possibilità di aiutarlo.
Goku non avrebbe avuto la minima intenzione di spiegare la responsabilità
di quei tagli, ma l’evidenza della sua auto-mutilazione sarebbe stata
sufficiente ad allarmare il monaco. Gojyo non avrebbe tradito a Goku la sua
conoscenza del resto dei fatti, e non poteva dire agli altri dei tagli senza
esporre la sua consapevolezza di ogni cosa. Andava tutto bene. Sapeva cosa
fare.
Gojyo ritornò al centro del campo, determinato, e Hakkai lanciò un
silenzioso sospirò di sollievo. Le cose ritornarono a quella che era stata
la normalità per le ultime settimane: la colazione venne mangiata in
silenzio; Goku accettò ciò che gli veniva messo davanti, senza dire nulla, e
non chiese di più. Sanzo bevve il suo caffè in silenzio. Né Gojyo né Hakkai
avevano molto appetito quella mattina.
Gojyo, Hakkai e Goku tolsero il campo mentre Sanzo beveva una seconda tazza
di caffè. Come Goku si voltò dopo aver sistemato il suo bagaglio nel retro
della Jeep, Gojyo – che aveva atteso un’opportunità del genere – chiamò il
suo nome, lo raggiunse, e chiuse la sua mano attorno al braccio di Goku.
Forte. Goku diede un unico, agonizzante urlo e svenne.
Il caffè di Sanzo dalla tazza sobbalzò nell’aria una volta…due
volte…tre…finché non arrivò al suolo versando un arco di liquido marrone
cioccolata nella sua scia. Sanzo scattò verso di loro così velocemente che
si trovò alle loro spalle, curvo sulle sue ginocchia, prima ancora che il
corpo di Goku terminasse la caduta. Gojyo abbaiò ad Hakkai l’ordine di
portargli il bagaglio di Goku. Con volto spaventato, Hakkai obbedì. Gojyo
tolse al ragazzo la maglietta mentre Sanzo guardava, stupefatto e
protettivo.
Strappò le bende che coprivano gli avambracci di Goku e sbiancò dall’orrore
nel vedere la pura e semplice estensione del danno. Non c’era un solo
centimetro di pelle che non fosse attraversato con cicatrici guarite, nuove
croste, o tagli ancora sanguinanti dove Gojyo li aveva strizzati. Mentre
Hakkai e Sanzo osservavano Goku in sconcertato spavento, lui frugò nel
bagaglio e – come si aspettava – trovò un coltello scintillante e parecchie
lunghezze di stoffa insanguinata.
Quando li mostrò agli altri due, Sanzo gli sembrò malato come lui stesso era
stato la notte precedente, e Hakkai camminò verso i margini del loro
accampamento a rigurgitare la sua magra colazione.
Sanzo era ancora pallido mentre iniziava a pulire e ribendare i tagli.
Guardò pericolosamente Gojyo e gli chiese, "Eri a conoscenza di questo?"
Gojyo fu in grado di rispondere in completa onestà. "Sospettavo da un pezzo
che qualcosa non andasse, ma non avevo idea che fosse così grave, o che
andasse avanti da così tanto."
Sanzo riassunse la situazione in una parola: "’Fanculo."
Il monaco si mosse con inaspettata cura nel raccogliere il debole corpo del
ragazzo e lo posizionò nel retro della jeep.
"Io siederò con lui. Forza Hakkai: abbiamo bisogno di portare Goku da
qualche parte in cui potremo prenderci cura di lui decentemente. Se ci
sbrighiamo, possiamo raggiungere la città più vicina entro il tramonto."
Gojyo annuì e si sedette. Non era abituato a vedere quel lato di Sanzo;
forse c’era speranza per Goku dopotutto.
~Quattro~
Hakkai fissò lo
specchietto retrovisore, guardando il duo che vi veniva riflesso con
emozioni contrastanti. Era scioccato ed indicibilmente turbato dall’evidenza
dei chiari problemi mentali di Goku, la pura e semplice entità delle sue
ferite auto-inflitte era terrificante. Era dispiaciuto per non avere colto i
molti segnali e la persistente preoccupazione di Gojyo finché le cose erano
andate troppo lontano per poter essere risolte facilmente, ed era stupito
del cambiamento che la scoperta aveva causato in Sanzo.
Il biondo era seduto incastrato in un angolo del vano posteriore dell’auto,
cullando il torace di Goku sul proprio mentre il giovane, ancora in stato
d’incoscienza, giaceva attraverso il resto dei sedili, con la testa poggiata
sulla spalla di Sanzo. L’espressione del monaco variava tra la tenerezza e
la furibonda preoccupazione, e le sue mani tremavano leggermente là dove
erano appoggiate, sul petto del ragazzo.
Il sottile strato congelato era stato infine distrutto.
Hakkai era allo stesso modo preoccupato dalla silenziosa presenza del suo
amante nel sedile a fianco al suo. Aveva la sensazione che in quella
situazione ci fosse più di quello che Gojyo aveva fatto capire, e lui aveva
intenzione di scoprire di che si trattava. Una cosa era certa: doveva essere
terribile. Peggiore anche dell’auto-mutilazione, forse. La scorsa notte era
stata la prima volta che aveva visto il suo amante veramente non in grado di
far fronte a una situazione. Era un’esperienza che sperava di non dover mai
ripetere.
Mentre guidava verso il sole al tramonto, si sforzò di pensare a cosa avesse
potuto indurre il suo giovane compagno a compiere certi gesti disperati.
Goku era sempre sembrato così pieno di gioia di vivere e vitalità che
vederlo in quel modo era completamente disgustoso. A dire la verità,
comunque, era passato parecchio tempo da quando quella descrizione era stata
un’accurata rappresentazione del ragazzo. Era tranquillo, chiuso in sé
stesso, e sembrava in qualche modo vecchio, come se l’intero peso dei
suoi cinquecento anni di solitudine e disperazione si fosse irrevocabilmente
depositato sulle sue spalle sottili.
Se non fosse stato così preoccupato per la sua propria vita e per le
pressioni di un irritabile Sanzo che cercava di costringerli a continuare il
viaggio quando viaggiare era chiaramente impossibile, forse l’avrebbe
notato. Forse avrebbe potuto prevenirlo. Forse Goku non avrebbe dovuto
sostenere i suoi fardelli da solo.
Hakkai aveva sperato di essere qualcuno su cui Goku avesse potuto fare
affidamento quando avesse avuto bisogno di conforto o consigli. Si
sbagliava. Aveva fallito.
Loro avevano tutti fallito.
Non lo sapeva, ma sospettava che i pensieri dei suoi compagni fossero
ugualmente leggeri. Gojyo sembrava ancora leggermente malato, ed
incredibilmente turbato. Hakkai sospettava ancora che lui sapesse più dei
problemi di Goku di quello che aveva detto. Il brunetto guardò nello
specchietto retrovisore in tempo per vedere Sanzo dare un colpo arrabbiato
ad una lacrima vagante, che stava tracciando un elaborato sentiero lungo la
guancia di porcellana. Sul volto del monaco c’era la prova che quella non
era stata l’unica a sfuggirgli. Le sue mani ritornarono a cullare il corpo
di Goku, e posò la guancia sulla testa del ragazzo privo di sensi in una
maniera stranamente possessiva. La prima, minuta ombra di sospetto iniziò a
scavarsi la via nella mente di Hakkai.
La tensione sulla jeep era così intensa da essere quasi visibile, non voluta
quinta presenza. Quando finalmente raggiunsero la città appena prima del
tramonto, fu un incredibile sollievo soltanto domandare delle stanze in un
albergo, come se gli procurassero una momentanea distrazione dalla tensione.
Avevano solo due stanze, scelta basata su un non espresso, comune desiderio
di avere tutto il tempo qualcuno con il problematico giovane.
Hakkai curò i suoi tagli e rimosse tutte le tracce delle serie di cicatrici,
incapace di sostenere la loro vista a marchiare la delicata pelle bronzea.
Lui e Gojyo presero i loro bagagli dalla jeep, che ritornò immediatamente
alla sua forma di drago, affrettandosi verso la stanza di Goku. I due uomini
arrivarono più lentamente al secondo piano dell’albergo, depositando i loro
bagagli nella stanza che avevano progettato di dividere.
Prima che potesse portare le cose di Sanzo e Goku nella stanza adiacente,
Hakkai fermò Gojyo con l’intento di scoprire cosa il rosso stava
nascondendo. Come era stato per la maggioranza delle passate ventiquattrore,
Hakkai non indossava il suo ingannevole sorrisetto quando parlò. "C’è molto
più di quello che tu ci hai detto, Gojyo. Dimmi che cos’è, amore. Per
favore."
Il mezzosangue inghiottì visibilmente prima di rispondere. La sua risposta
lasciò ad Hakkai un sembiante malaticcio esattamente come quello di Gojyo.
"Goku non si stava solo tagliando la scorsa notte. Quello che ho visto…oh
Dio!…Era nudo, c’era sangue dappertutto; sulle sue braccia, sul suo
petto, sul suo membro, sulla sabbia…si stava alzando, ed era il nome di
Sanzo che stava chiamando."
Tutto ciò che Hakkai poté pensare era che ringraziava tutti gli dei che
Sanzo non sapesse.
~Cinque~
Sanzo lo sapeva. Non
riguardo le attività di Goku nel deserto la notte precedente, ma sapeva
qual’era la causa del problema di Goku. O meglio chi. Chi.
Lui. Sè stesso. Genjo Sanzo. Nessun altro.
Lo sapeva, perché aveva condiviso il problema. Nessuno gli aveva mai
fatto provare le stesse cose che Goku gli aveva fatto. Nemmeno il suo
maestro era stato in grado di infondere in lui un così intenso amore e
devozione. Nessuno sarebbe mai stato in grado di arrivare
sotto la sua pelle così rapidamente e profondamente come aveva fatto Goku, o
in una così immensa varietà di modi. Goku lo faceva diventare così
arrabbiato da non vederci più correttamente, così protettivo da non poter
più pensare correttamente. Gli faceva venire voglia di ridere, qualcosa che
odiava. Lo esasperava in continuazione. L’aveva fatto sentire vivo per la
prima volta dopo troppi anni. Ma quando Goku guardava Sanzo col suo cuore e
tutto il suo feroce ed incondizionato amore negli occhi, tutto ciò che Sanzo
avrebbe voluto fare era afferrarlo, sbatterlo a terra e fotterselo lì, poi
prenderlo tra le braccia e non lasciarlo mai più andare.
Goku lo rendeva vulnerabile. Comprometteva la sua obbiettività. E queste
erano le due cose che Genjo Sanzo non poteva assolutamente permettere.
E così Sanzo lo spingeva via. Lo insultava. Lo maltrattava. Faceva tutto ciò
che era in suo potere per far girare a Goku i suoi bellissimi, luminosi
occhi dorati da un’altra parte, non importava quanto male facesse ad
entrambi. Colpisci soltanto le persone che ami? Genjo Sanzo non
amava. Non voleva amare. Non doveva amare. Amava comunque, a dispetto di sé
stesso.
Fu soltanto quando sedette vicino al letto del giovane svenuto che fu in
grado di accettarlo pienamente. Amava Goku, Goku amava lui, lui non poteva
avere Goku, e uno o entrambi loro avrebbero preferito essere morti una volta
che la missione fosse stata terminata. Sanzo aveva sperato di limitare le
fatalità il più possibile, e se doveva far quello non poteva permettersi una
complicazione che avrebbe compromesso la sua serenità più di quanto già non
fosse. Andassero a farsi fottere gli insegnamenti del Buddha, Sanzo stava
facendo quello solo per preservare la sua vita e il suo equilibrio.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Si odiava per questo, ma Genjo Sanzo odiava
sé stesso per un sacco di cose. Una in più non avrebbe fatto alcuna
differenza.
L’amata figura sul letto si stiracchiò, iniziando a risvegliarsi, e lui si
alzò per avvertire Gojyo e Hakkai.
Gli altri due si accucciarono vicino al letto, ma Sanzo prese posizione
vicino al muro più lontano – mettendo più distanza possibile tra lui e Goku
– lottando per il suo infame distacco. Confusi occhi dorati si aprirono e il
suo cuore gli sobbalzò dolorosamente nel petto. Sembrava che la freddezza
non arrivasse. Forse si meritava di soffrire per ciò che aveva intenzione di
fare . La sofferenza avrebbe portato con sé una spiegazione, e Sanzo, ora
come ora, ne era privo in maniera straziante.
L’oro incontrò il viola e il mondo si fermò, fremette in raccapriccio,
sobbalzò sui suoi assi e iniziò a ruotare nella direzione sbagliata.
Spiegazione. Freddezza. Obbiettività.
"Cosa diavolo pensavi di fare, stupida scimmia?"
Sofferenza.
"I…"
Hakkai intervenne. "Eravamo preoccupati per te, Goku. Che cosa ha potuto
essere così terribile da farti preferire mutilarti piuttosto che
parlarcene?"
La sua voce era soffice, rotta. "Aiuta. Fa andare via il dolore per un po’
di tempo…"
Gojyo questa volta: "Che dolore, Goku?"
Dolorante oro sull’indurito violetto. "Perché non mi ami, Sanzo? Tutto
quello che ho sempre voluto era che tu mi amassi."
"Come potrei io amare te?"
Distrutto, frammentato oro, annegava nelle lacrime. "Io…mi dispiace, Sanzo…"
Goku si alzò e camminò con calma via dalla stanza, infilandosi la maglia
mentre se ne andava. Hakkai lo seguì, agitato.
Gojyo si girò verso di lui, ringhiando con rabbia animalesca. "Tu patetico,
egocentrico bastardo. Avresti potuto almeno dargli qualcosa.
Tu non meriti il suo amore."
Diede un pugno a Sanzo così forte che il biondo volò attraverso la stanza
prima di crollare sgraziatamente sul pavimento. Gojyo era così arrabbiato
che ogni cosa era consumata dal ruggire del sangue nelle sue orecchie e dal
velo rosso davanti ai suoi occhi; non udì la sussurrata risposta di Sanzo e
uscì dalla stanza con passo pesante.
"Lo so."
Solo nella stanza, le parole del biondo riecheggiarono ancora e ancora nella
sua testa, con la stessa perversione di un mantra.
Come potrei io amare te? Come potrei io amare te? Come potrei io amare
te? Come potrei io…amare te? …amare te? …amare
te …amare te …io ti amo… Goku, io ti amo…
Come non potrei?
~Sette~
Kanzeon Bosatsu osservò
l’allargarsi del dramma dal suo trono nel mondo celeste; era dispiaciuta.
Questo non era il modo in cui la divinità ermafrodita aveva
intenzione che le cose procedessero. Si era aspettata una cosa del tipo:
viaggio ad Ovest, messa del Generale Gyumaoh permanentemente fuori dei
piedi, e fine dei problemi che l’insuccesso aveva causato cinquecento
anni prima, il tutto in modo efficiente e privo di dolore.
Quello che non si sarebbe mai aspettata era che suo nipote avrebbe iniziato
a comportarsi nuovamente come un completo idiota. Era stato un idiota
insofferente come Konzen, e lo era ancora una volta come Sanzo. È bello
vedere che certe cose non cambiano mai! Kanzeon aveva sperato che
condurlo ancora da Goku avrebbe sbattuto via un po’ del suo egocentrismo,
procurando a sua zia un po’ di divertimento, e dando a sé stesso la felicità
che sembrava così intento a negarsi. Era così tanto chiederne uno dei
tre? Sanzo era introverso come sempre, se la stava cavando
ammirevolmente nel rendere sé stesso e la scimmia completamente miserabili,
e tutto ciò che Kanzeon ci aveva guadagnato era un mal di testa.
Se le cose fossero continuate in quella maniera, sarebbe stato necessario un
intervento divino. E benché il pensiero di – figurativamente parlando –
masticare via una delle orecchie del nipote attraesse Kanzeon, non sarebbe
probabilmente stata la mossa più saggia a quel punto. Particolarmente se la
Dea della Misericordia non si sentiva molto misericordiosa.
Avrebbe dato al giovane monaco un paio di giorni per riordinare le idee, e
allora lei sarebbe andata da lui e gli avrebbe strappato la
pelle a strisce.
~ ~ ~ ~ ~
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Sanzo tremò. Era
tranquillamente seduto nel bar con la sua bottiglia di birra non aperta
quando era stato scosso da un’intensa sensazione di presagio, e poi da un
irremovibile bisogno di andare a controllare Goku. Lo spinse da parte e aprì
la sua birra. Prima che avesse avuto il tempo di prendere un sorso l’impulso
ritornò, forte più di prima. Sembrava quasi che una volontà esterna alla
propria si stesse esercitando su di lui, forzandolo a fare il passo che
sarebbe altrimenti stato troppo testardo o troppo codardo per fare. Sanzo
scartò la ridicola ipotesi. Anche se fosse stata possibile, chi sarebbe mai
stato tanto interessato di quella faccenda?
Nondimeno, c’era una strana sorta di familiarità nella presenza intrusa,
come se provenisse da qualcuno che conosceva bene; conosceva lui bene ed era
estremamente esasperata, frustrata dalla sua testardaggine, dal suo inutile
sacrificio. Quando si concentrò sulla presenza, altri suoi attributi furono
rivelati: confidenza, quella stessa esasperazione, un senso di superiorità
tinta di divertimento, e una strana affezione – come se lui fosse un amato,
anche se sciocco, nipote.
Conosceva un solo essere che avesse tutti quegli attributi, e avesse
un’espressa predilezione nell’immischiarsi nei loro affari: Kanzeon Bosatsu.
La sensazione di altezzoso divertimento crebbe come lui raggiunse quella
convinzione, e percepì l’impulso di visitare la sua stupida scimmia crescere
un’unica volta. Poi la presenza scomparve. Sembrava che la decisione finale
dovesse essere sua, dopotutto.
Di certo, sapere di avere l’approvazione di Kanzeon – benché tacitamente –
riguardo una relazione con Goku diffuse un’intera nuova luce sulla
situazione. Forse non sarebbe stato necessario per lui soggiogare i suoi
desideri finché non avesse finito il lavoro che era stato stabilito. Se
quello era il caso, l’unica cosa di cui doveva aver paura era sé stesso.
Genjo Sanzo non era un codardo. Avrebbe fronteggiato la scimmia; e pensarlo
lo riempiva di trepidazione, delle sue proprie paure. Forse questa volta
avrebbe avuto una ricompensa per aver aperto il suo cuore ad un altro,
invece di perdite e dolore.
Sanzo mise via la sua birra con un sospiro rassegnato, poi si avviò verso il
piano superiore dell’albergo, mentre la sua ombra scura lo seguiva come una
scia.
Come era la sua natura, una volta che la sua mente era pronta e determinata,
andava avanti con la piena forza della sua volontà e tutta la sua sicurezza
a guardargli le spalle. Comunque , non appena raggiunse la porta della nuova
stanza di Goku, sentì – per la prima volta nella sua memoria – tutto il suo
autocontrollo e la sua abituale sicurezza abbandonarlo. Anche la sua rabbia
era sparita. Per un minuto, non volle altro che girare i tacchi e scappare;
osservò la porta per un istante, poi quel familiare senso di urgenza discese
su di lui, che spinse e aprì la porta.
Sanzo diede un’occhiata alla distrutta, innocente figura sul letto e sentì
il suo cuore andare in pezzi.
Non sentì Hakkai entrare, non sentì le invettive di Gojyo, non vide Hakkai
piazzare una mano sul braccio del rosso e portarlo fuori dalla stanza. Tutta
la sua attenzione, il suo vero sé stesso, era focalizzato sul fragile,
afflitto ragazzo davanti a lui. Come lo vide, per la prima volta in tre
giorni Goku mostrò segni di vita. Una singola lacrima tracciò un cristallino
sentiero lungo la sua delicata, eccessivamente pallida guancia. Sanzo non
realizzò nemmeno di essersi mosso finché non l’ebbe raggiunto e gli ebbe
asciugato via la lacrima.
Sedette dietro Goku sul letto e guidò la curva figura fra le sue braccia, la
loro posizione ricordava quella che avevano assunto mentre Sanzo cullava il
giovane svenuto stringendolo a lui mentre viaggiavano verso la città. Senza
sembrare cosciente di ciò che stava facendo, Goku si voltò nell’abbraccio di
Sanzo e strinse le braccia attorno alla vita del suo protettore,
accoccolandoglisi più vicino. Una delle mani del biondo si sollevò
posizionandosi fra i capelli del suo giovane amore. Per la prima volta quel
giorno, parlò.
"Dormi, amore. Sono qui."
~Otto~
N.d.A. : Morfeo è il dio
Romano dei Sogni.
Goku si svegliò ben
riposato e bizzarramente contento, debolmente consapevole della non
familiare sensazione di essere cullato da braccia forti mentre una mano
giocava pigramente coi suoi capelli. Riluttante a lasciare il confortevole
abbraccio di Morfeo, si strofinò mezzo addormentato sul pallido collo della
persona che lo sosteneva, fremendo irritato quando dei biondi capelli gli
solleticarono il naso. ASPETTAUNMINUTO! Sobbalzò svegliandosi del
tutto; Gojyo e Hakkai potevano essere descritti tramite molte cose, ma il
biondo non era una di quelle. L’unica persona di sua conoscenza che
rientrava in quella particolare descrizione era…
Goku alzò timidamente lo sguardo, le sue rabbiose speranze si compirono
quando incontrò il viso dell’uomo che era il centro del suo universo, un
viso dipinto con un alquanto insolito mosaico di emozioni: affetto,
preoccupazione e un pochino di ansia al posto della sua abituale irritata
superiorità. Goku era così meravigliato che non poté emettere nulla più di
un insensato gemito soffocato.
"Buongiorno, Sanzo."
La mano non smise di pettinargli i capelli mentre Sanzo replicava.
"Buongiorno, scimmia…dormito bene?"
"Uhn."
Qualche istante di silenzio; in parte contenti, in parte divertiti. La
tensione salì dentro di lui, e alla fine Goku fu costretto a chiedergli la
domanda che lo affliggeva.
"Sanzo, perché sei qui? Perché stai facendo questo?"
"Io non dovrei esserci. Sei irritante, sei rumoroso, sei la più grande
fottuta distrazione che io abbia mai incontrato e mi fai diventare matto, ma
mi fai felice. Dovevo premettere la nostra missione, non avrei neanche
dovuto pensare ad iniziare qualcosa con te ora, ma sono venuto qui la
scorsa notte ed è stato come se qualcuno mi avesse dato un pugno allo
stomaco: non posso sopportare di vederti star male. Voglio che tu sia
felice. Voglio farti felice. Io…ti amo…"
C’era uno scuro, etico rossore sulle pallide guance di Sanzo mentre finiva
di parlare e sembrava sulla difensiva, quasi sul punto di attaccare, come se
avesse voluto parlare di tutto tranne che di quello. Goku era
immensamente sollevato; quello era l’uomo di cui si era innamorato: quello
che provava cose profondissime ma avrebbe preferito tagliarsi la lingua
piuttosto che ammetterlo, e che sarebbe stato maggiormente a suo agio
fronteggiando Kougaiji e la sua squadra da solo e disarmato invece che
ammettendo come si sentiva di fronte a qualcuno che lo adorava.
Anche l’invertita dichiarazione d’amore era confortante.
Goku sorrise. "Ti amo, Sanzo. Grazie mille. Grazie per avermi dato una
possibilità." Gli di avvicinò e fece ciò che da tempo desiderava fare:
aggrovigliò le mani fra i capelli del suo monaco e unì assieme le loro
labbra.
Lavorava soltanto con l’istinto, non avendo mai baciato un uomo prima, ma
sembrava che l’istinto lo stesse servendo bene – Sanzo gemette morbidamente
nella sua bocca e portò le loro teste più vicine. Permise con piacere al
maggiore e ovviamente più esperto (pensando che preferiva non indagare su
come un monaco supposto celibe avesse guadagnato così tanta esperienza) uomo
di prendere il controllo del bacio.
Sembrava strano che un semplice contatto di labbra, privo addirittura della
lingua, potesse trasformare la spina dorsale di Goku in gelatina e il suo
cervello in un soffice mucchio di ormoni setacciati. Nondimeno, era
stupendo. Aveva deciso, dopo non più di qualche secondo, che il viaggio ad
occidente sarebbe stato posposto a tempo indeterminato, perché non voleva
andarsene senza la pressione del peso di Sanzo su di sé; senza le mani di
Sanzo nei suoi capelli o mentre gli accarezzavano la schiena; senza le
labbra di Sanzo esitanti sulle sue. Quando la lingua di Sanzo penetrò la sua
bocca, il cervello di Goku esplose, e tutto il sangue che non vi era
necessario corse immediatamente al suo inguine.
A giudicare dal modo in cui Sanzo gemeva nella bocca del suo amante e dalla
feroce natura dei suoi baci, stava sperimentando un problema simile.
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Il morale di Kanzeon
era infinitamente sollevato dall’improvviso cambiamento nel cuore del
nipote; anche più per il fatto che era successo quasi interamente senza
bisogno della sua assistenza. Tutto quello che aveva fatto era stato dargli
la spinta iniziale, e sei ore – e una maldestra confessione – più tardi si
stava rotolando su un letto con Goku in gloriosa, estatica, sgualcita
scostumatezza. La Dea della Misericordia era così deliziata da essere
addirittura preparata a chiudere un occhio sul fatto che il suo caro nipote
era tecnicamente tenuto a mantenere il celibato. Ad ogni modo, non era mai
stato tanto bravo a seguire le regole.
Anche quando era un annoiato, immortale nobiluomo timbracarte odiava seguire
le regole; era semplicemente troppo appesantito dall’apatia per far qualcosa
in proposito. Avere Goku – che doveva ancora trovare una regola da non
rompere – intorno gli aveva sempre fatto bene, non importava quanto
pretendesse di odiarlo. Il fatto che erano finalmente diventati amanti era
ancora più piacevole per Kanzeon. Era così contenta che aveva quasi
intenzione di essere carina col loro. Quasi. Almeno per un po’...
Nondimeno, era un sollievo sapere che fra quei due le cose ora erano a
posto. Aveva dei piani per quella bizzarra piccola famiglia, e non
includevano l’auto-distruzione perché la scimmia era innamorata di un
egocentrico buono solo a rimproverare che non riconosceva una cosa buona
nemmeno se gliela mettevi sotto il naso. Erano state lanciate abbastanza
chiavi durante gli avvenimenti di cinquecento anni prima. Altre disavventure
sarebbero state semplicemente ridicole. Kanzeon Bosatsu aveva in programma
di non permettere a nient’altro di andare storto.
~Nove~
Avrebbe dovuto sembrare
sbagliato, forse, avere Goku steso, scarmigliato e desideroso sotto di lui;
non sbagliato in quel modo che conduceva a pensieri di dolore e vergogna e
dannazione, ma in quell’oscura sensazione che aveva sempre accompagnato
certi svaghi prima: che il suo amato maestro avrebbe scosso la testa di
fronte alla corruzione del dharma del suo apprendista per qualcosa di così
frivolo. Per una volta, la sensazione non arrivò; Sanzo avrebbe
potuto sforzarsi maggiormente nel considerare quello strano nuovo fenomeno
ma a quel punto Goku avrebbe smesso di tentare di succhiargli la lingua. E
non si sarebbe più divertito così tanto…
Abbandonando il pensiero per l’azione, come ultimamente preferiva, Sanzo si
assicurò che Goku non prendesse mai nemmeno in considerazione
l’idea di lasciarlo ancora. Le risposte di Goku alle sue stimolazioni e
alle sue carezze erano belle nella loro esitazione. Sanzo trovava che
l’inesperienza e l’arrendevolezza del ragazzo fossero incredibilmente
eccitanti, e la sensazione di controllarlo lo portava ad un livello molto
primitivo. Per la prima volta, Sanzo comprese la differenza tra il prendere
un amante a caso e prendere un compagno, e il perché la seconda fosse
infinitamente preferibile.
Voleva possedere Goku; lasciare il suo marchio sopra e sotto la delicata
pelle bronzea così che il demone non dimenticasse mai a chi apparteneva. Lo
voleva.
Sanzo strappò via i vestiti del ragazzo con una forza che quasi lo spaventò,
e si abbassò, tenendo separate le gambe di Goku con le sue ginocchia per
coprire quanto più gli era possibile quello snello corpo col proprio.
L’assenza dei suoi vestiti cerimoniali – dimenticati da qualche parte nella
sua stanza – era una benedizione: l’attillato vestito che portava sotto gli
permetteva il vicino contatto che voleva; ma non era abbastanza. Non era
abbastanza vicino.
Catturò le labbra di Goku in un bacio feroce, infilando la sua lingua
nell’aperta, ansimante bocca. Goku non sembrava neanche cosciente dei suoi
stessi gemiti. Questo incitò Sanzo, colmandolo con l’improvviso bisogno di
vedere se avesse potuto far gridare Goku. La scimmia era così
rumorosa tutte le altre volte che il suo quasi silenzio ora sembrava
sbagliato. Era un tentativo a cui guardava con ansia, e con piacere. Ma
Sanzo aveva ancora bisogno di essere sicuro che Goku capisse.
Il dissoluto monaco si spostò dalle labbra tremanti del suo amante, e
diresse i suoi denti nella curva dove il collo bronzeo incontrava la spalla,
mordendo con forza. Leccò la ferita e si ritrasse; una carezza prolungata
che lasciò Goku tremante sotto di lui con indifesa sensualità. Sanzo
circondò con le mani il volto del giovane con atipica tenerezza.
La sua voce, per quanto morbida, era decisa. "Tu sei mio. Mi hai
capito? Mio."
"Sììììì." La replica di Goku fu quasi un sospiro mentre inconsciamente
avvicinava le anche a quelle del suo salvatore.
I vestiti di Sanzo colpirono il pavimento quasi altrettanto velocemente di
quelli del suo amante.
Da quel momento in poi, ogni cosa venne offuscata da un’irresistibile marea
di piacere; soltanto le manifestazioni più sfuggenti venivano percepite.
Mani morbide che esploravano pelle di porcellana…folti capelli marroni
intrecciati attraverso le sue dita…quieti, affamati gemiti e sospiri versati
da labbra ormai gonfie…l’ampia, perfetta curva di un torace bronzeo inarcato
sotto di lui…violente, esigenti mani sul suo membro pulsante… gambe
muscolose e sorprendentemente forti allacciate attorno alla sua vita…
Il tempo sembrò fermarsi con lui mentre guardava Goku inarcarsi, urlando in
un soffocante piacere mentre Sanzo lo penetrava; stava ascoltando il grido
raggiungere nuove tonalità – alcune che soltanto Goku avrebbe potuto
inventare – quando la desiderante mano di Sanzo incontrò la sua eccitazione
e iniziò a pomparla. Sanzo aveva avuto ragione: sentire Goku gridare era
soddisfacente. Specialmente quando quell’urlo era un’incoerente
ripetizione del suo nome.
Ogni cosa che seguì fu incredibilmente confusa – piacere, bisogno, un grido,
inondante appagamento, baciando via le lacrime di Goku, cadendo nel reame di
Morfeo col suo compagno stretto con sicurezza sul suo petto. Non aveva
intenzione di lasciarlo più andare…
Si svegliò con la mano di Goku che si muoveva pigramente attraverso il suo
petto; un fatto che non faceva nulla per smorzare il desiderio grazie al
quale si era svegliato, ed era anzi la sua più probabile causa.
Goku lo guardò timidamente. "Senti, Sanzo…"
"Cosa?"
"La scorsa notte…hai detto che ero tuo… questo rende te mio?"
Sanzo fremette – non arrabbiato, solamente immerso nei suoi pensieri.
Improvvisamente, si ruppe in basse, assurde risatine soffocate.
"Sì. Posso sopravvivere così."
Abbassò Goku per incontrare labbra avide, e non più tempo fu perso con le
parole.
~Dieci – o possibilmente
l’Epilogo~
Gojyo, nella stanza
adiacente, si alzò in piedi scioccato, sloggiando il suo amore addormentato
e svegliandolo con le sue manovre. Sembrava che un rinviato shock e un
imbarazzo cronico avessero cospirato contro di lui e gli avessero finalmente
fatto perdere la testa. O era quello, o stava avendo delle allucinazioni
uditive. Possibilmente entrambe.
"Oh, mamma… Pensavo che ascoltare la scimmia fare sesso fosse dannoso, ma
Sanzo ridere? Sanzo? RIDERE? Non è possibile! O alla fine sono
diventato pazzo oppure l’apocalisse sta arrivando…"
La stessa risata di Gojyo era più che leggermente isterica.
Hakkai sospirò. Non voleva schiaffeggiare Gojyo per riportarlo in sé, perché
probabilmente ciò avrebbe portato ad una battaglia, che avrebbe fatto
accorrere Sanzo e Goku – e dubitava che a qualcuno dei due avrebbe fatto
piacere essere disturbato. Morire non era fra le opzioni più alte nella sua
agenda, quel giorno. Cosa che lo fece desistere dal proseguire
oltre…interessanti…vie di distrazione. Hakkai sorrise a se stesso: era certo
che in qualche modo avrebbe trovato nel suo cuore il coraggio di diventare
un martire per la causa…
Ancora sorridendo, si alzò e riportò l’andato mezzosangue sul letto,
stendendolo sulla schiena. Portandosi sopra il suo amante, Hakkai baciò
rumorosamente il rosso. L’isterismo di Gojyo gli sembrò meno importante
quando sentì la lingua di Hakkai nella sua bocca. Avrebbe rimandato a più
tardi la sua preoccupazione per la pelle della scimmia – preferibilmente a
quando il bonzo corrotto si fosse sentito un tantino meno possessivo – ma
per il momento Gojyo aveva cose più urgenti a cui pensare.
~*~ FINE!! ~*~
Finalmente!
E possiamo per favore ignorare quanto orribilmente OOC fosse Sanzo verso la
fine? Per favore? È stato terribilmente difficile farlo rientrare nel
personaggio date le circostanze in cui la storia prende posto. Non è come
se è terribilmente buono con le emozioni al primo posto. Sono certa che le
prova, ha soltanto…ha delle difficoltà ad ammetterlo… Povero Goku. Ha
veramente toccato il tasto dolente della situazione. Arrgh.
MalvagioscostumatoegocentricocorrottobuonoapensaresolooscenitàMONACO!
Ad ogni modo…datemi un colpo e fatemi sapere cosa ne pensate.
Aspetterò col
fiato sospeso!
~Akasha,
La Regina dei Dannati.
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