Nota: i personaggi non
appartengono a me ma al rispettivo autore...io li sfrutto e basta!^^
Mi ero ripromessa di
non cominciare altre fic senza prima averne finita qualcuna…purtroppo con me
questo genere di promesse hanno vita breve. Ho visto per caso una DJ di
Slayers e mi è venuta l’idea per questa fic. E’ la prima che scrivo su
questa serie, spero che vi piaccia!^_^
In memory of
di Miyuki
Sono qui, seduto nella
mia stanza di fronte alla finestra. Tutto ciò che mi circonda è avvolto
nell’oscurità, visto che è calata ormai la notte, ma non mi scomodo ad
accendere la luce.
Non m’importa e non ha
nessuna utilità visto che sono solo….già solo….e da questo momento in avanti
lo sarò sempre.
Non ci sarà più nessuno
che entrerà in questa camera con quel familiare fruscio d’abiti che
riconoscerei tra mille.
Non sentirò più parole di
conforto o di rimprovero provenire da quella voce profonda che tanto
adoravo.
Non vedrò più quella
chioma color carminio fluttuare al soffio del vento, ne brillare sotto i
raggi del sole.
Non rivedrò più lui, il
mio amatissimo maestro, perché….è morto.
Guardo fuori dalla
finestra e non scorgo nulla. Cosa dovrei vedere? Per me il mondo non esiste
più, ne quello dei Mazoku, ne quello umano, ne quello divino. Tutto è
crollato nello stesso istante in cui ho percepito la sua vita spegnersi
lentamente.
Per me è rimasto solo il
nulla e la solitudine.
Nient’altro.
Continuo a pensare che se
fossi andato con lui in questa missione le cose sarebbero andate
diversamente. Lui sarebbe ancora qui con me e noi vivremmo felici come
sempre nel nostro castello sotterraneo.
Il mio è un pensiero
fisso e una maledizione perché so che nulla lo potrà riportare in vita.
E’ stata una sua scelta
quella di voler andare da solo, io non ho potuto dissuaderlo. Il mio maestro
non ha voluto che andassi con lui perché lo riteneva inutile. Diceva che per
sistemare una maga ed il suo gruppetto da quattro soldi sarebbe bastato ed
avanzato lui….ma purtroppo la sorte sembrava non pensarla allo stesso modo.
Sapevamo entrambi che
quella Rina era stata in grado di sconfiggere Sabranigdo ed il principe
Fibrizio. Per questo l’ho implorato di portarmi con sé, sapevo che non era
il caso di sottovalutarla a quel modo. Doveva per forza essere una maga
potente per essere riuscita in una simile impresa, no? Forse non lo avrei
aiutato a vincere….forse sarei stato un peso.…in ogni caso avrei fatto di
tutto per salvarlo….o almeno io sarei morto con lui nel tentativo.
Mi sarebbe andato bene di
tutto pur di non essere lasciato indietro un’altra volta dalle persone che
amo, anzi avrei accettato con gioia la morte se ciò mi avrebbe permesso di
restare col mio maestro.
Tutto quello che sono lo
devo a lui. Non desideravo altro che restargli accanto e servirlo.
Ricordo ancora il giorno
in cui l’ho incontrato per la prima volta. Sono passati anni, eppure a me
sembra sia successo ieri.
Ero ferito, sanguinante e
disperato. Ero ad un passo dalla morte….e pure quella volta, proprio come
ora, ero solo. Attorno a me giacevano i corpi martoriati dei miei compagni,
della mia gente, dei miei genitori che erano stati barbaramente uccisi dai
draghi dorati. Quei maledetti! Tutto quel dolore e quella sofferenza era
causa loro…..loro e della loro sete di potere, di primeggiare, di essere i
più forti.
Non si erano accontentati
di costringerci all’esilio, hanno voluto addirittura sterminarci per evitare
che un giorno potessimo ribellarci e riprenderci il posto che ci apparteneva
di diritto. E ci sarebbero riusciti se non fosse stato per Garv.
Io ero l’unico superstite
della tribù dei draghi perduti ma conciato com’ero non sarei sopravvissuto
un giorno da solo. In quel momento, in quella landa deserta, comparve dal
nulla lui. Con quel fisico possente e quell’espressione sicura di sé si
avvicinò a me e mi propose una scelta: rimanere lì e morire o andare con lui
e fare giustizia del torto subito.
A noi draghi in generale
non sono mai piaciuti i mazoku. La guerra tra le nostre due razze risale fin
dai tempi immemorabili e, nonostante si fosse raggiunta una ‘tregua’, l’atrito
e l’odio erano rimasti ben radicati in noi.
Ma quel demone dai
capelli rossi in qualche modo mi stregò nell’istante esatto in cui lo
guardai. Sentivo che non era come gli altri e che potevo fidarmi.
Così non dovetti neppure
pensare alla sua proposta.
Accettai.
Lui si prese la mia
miserabile vita ed in cambio me ne diede un’altra. Mi trasformò in un mazoku
e mi diede il potere per vendicarmi dei draghi dorati. E da quel momento
divenni Valgarv.
Con l’unione dei poteri
demoniaci e quelli dei draghi perduti ottenni una forza inimmaginabile e
divenni il miglior collaboratore di Garv, svolgendo per lui ogni tipo di
missione ed incarico e portandoli a termine con successo.
Volevo ricambiare in
tutti i modi l’estrema gentilezza che mi era stata offerta perché Garv non
mi aveva salvato solo la vita e dato la possibilità e la forza di
vendicarmi……mi aveva dato anche una casa, una ragione di vita….e lui stesso
era diventato per me non solo un maestro ma anche un padre, un amico ed in
seguito l’amore della mia vita.
Grazie a lui non ho più
provato la paura e la sofferenza, perché la sua sola presenza era capace di
scacciare via tutti i fantasmi del mio passato….ma ora che non c’è più,
questi fantasmi stanno lentamente tornando a galla e non sono certo di
riuscire a domarli con le mie sole forze.
Quanto vorrei avere la
capacità di far tornare in dietro il tempo e bloccarlo in uno dei tanti
momenti a me cari….così da poter avere il mio maestro sempre con me…per
l’eternità.
Mi manca da morire il
calore del suo corpo, la sua voce, i suoi occhi…..tutto…
Se mi concentro posso
ancora sentire il tocco delle sue labbra e delle sue mani che viaggiano sul
mio corpo, il suo respiro sfiorarmi il collo durante le notti trascorse
assieme.
Chiudo gli occhi,
cercando di cacciare via quelle sensazioni che non fanno altro che aumentare
la mia disperazione. Quando li riapro, vedo la mia immagine riflessa nel
vetro della finestra.
Sto piangendo.
Calde lacrime scorrono
liberamente lungo il mio volto, esprimendo un dolore a cui non riesco a dare
voce se non con i miei soli pensieri.
Quand’è stata l’ultima
volta che ho pianto? Molto tempo fa….ma non troppo ad essere sinceri……ed
anche quella volta il mio maestro mi era venuto a salvare…..lui era sempre
lì per me.
*flashback*
Era notte inoltrata nel
castello sotterraneo del sommo Garv. Tutti i suoi abitanti stavano dormendo,
compreso il suo padrone, che anche durante il sonno vegliava costantemente
sul suo territorio.
Solo in una stanza
qualcuno sembrava non riuscire a riposare in pace.
Il giovane Valgarv
giaceva nel suo letto, agitandosi e tormentandosi tra le lenzuola, in preda
a incubi terribili. Nella sua mente riviveva avvenimenti del suo passato.
Vedeva la sua gente
morire e cadere a terra sotto i colpi dei draghi dorati, sua madre che lo
proteggeva con il suo stesso corpo per evitare che venisse colpito…mentre
dal cielo pioveva il loro sangue che macchiava di rosso il candore di quelle
lande ghiacciate.
Lui piccolo, tremante e
solo si era ritrovato circondato da figure alte e scure che cercavano di
afferrarlo per fargli del male….e lui che scappava, scappava ma quelli
sembravano essere sempre più vicini.
Lui urlava, piangeva,
chiedeva aiuto ma nessuno lo sentiva. Nessuno lo poteva sentire perché erano
tutti morti e sapeva che avrebbe fatto la stessa fine se fosse stato
raggiunto da quelle ombre.
Durante la corsa
inciampò, ma il suo corpo non toccò la solida terra, bensì sprofondò in
qualcosa di liquido e freddo.
Acqua torbida e rossa.
Lui provò disperatamente
a risalire ma un forza sconosciuta lo tirava sempre di più verso il basso e
lui aveva paura…perché la in fondo era tutto buio.
Poi però una voce,
comparsa dal nulla, cominciò a chiamarlo. Era calda, profonda e rassicurante
e lui voleva raggiungerla a tutti i costi, perché sapeva che là sarebbe
stato salvo ma la misteriosa forza lo continuava a trascinare nella
direzione opposta.
Allungò le mani verso
l’alto, nella vana speranza di riprendere il controllo del proprio corpo, ma
fu inutile.
Alla fine si chiese
perché continuare a lottare. Lasciarsi andare al proprio destino era molto
più facile e poi lui era così stanco......ma proprio nel momento in cui si
stava lasciando andare all’oblio qualcuno lo afferrò per una mano e lo
irradiò con la sua forza e con la sua luce, cominciando a riportarlo verso
la superficie.
Valgarv balzò a sedere
ansimante, sudato e completamente sveglio. La testa gli girava per il
movimento brusco che aveva fatto e fu costretto a chiudere gli occhi alcuni
istanti per far passare le fitte.
Non si accorse della
presenza accanto a sé e del peso di un'altra persona sul suo letto fino a
quando non sentì il tocco di una mano sulla sua guancia.
“Val….stai bene?”
Il giovane demone si
voltò di scatto nella direzione di quella voce ed aprì gli occhi,
incontrandone un altro paio color del fuoco.
“M-Maestro……cosa ci fate
qui?” chiese con il respiro ancora affannato.
“Ho percepito la tua
aura…e con essa la tua paura ed il tuo dolore……così sono corso qui per
vedere cosa ti stava tormentando”
“Perdonatemi…io…non avevo
intenzione di disturbare il vostro sonno…..”
“Nessun disturbo. Lo sai
che non sono mai completamente addormentato.” disse con voce tranquilla ed
un sorriso rassicurante sulle labbra “Hai avuto un altro incubo?”
“Si….” ammise
timidamente, distogliendo lo sguardo dal suo maestro “Me ne vergogno….ormai
ero sicuro di essermi liberato da questi…..sogni…..sono troppo grande per
farmi spaventare ancora da simili cose….”
“Oh ragazzo mio, fidati
che non si è mai grandi abbastanza per questo…..anche le persone più
valorose e coraggiose possono tremare indifese sotto l’effetto di un incubo.
Quindi non ti vergognare.”
Valgarv fissò con
un’ammirazione infinita il suo maestro, che sembrava avere sempre le parole
giuste al momento giusto. Il sommo demone indossava semplicemente un paio di
pantaloni neri ed una maglietta dello stesso colore dei capelli, che
ricadevano folti e ribelli da tutte le parti. Questo abbigliamento non
faceva altro che mettere in risalto il suo fisico perfetto ed allenato.
“Forse è stata colpa mia.
Non avrei dovuto affidarti questa missione…..deve averti ricordato eventi
spiacevoli….” ammise Garv con sguardo serio e di autorimprovero.
“Ma no! Cosa dite! Non è
stata affatto colpa vostra! Per me è stato un onore ed un piacere portare a
termine questo incarico! Sarei pronto a fare qualunque cosa voi mi
ordinaste!” rispose Valgarv con sguardo determinato.
Garv lo fissò colpito e
poi gli sorrise, scompigliandogli affettuosamente i capelli con una mano.
“Sei cresciuto, lo sai? E
non parlo solo fisicamente. Sembra quasi impossibile che tu sia lo stesso
bambino che ho raccolto anni e anni fa. Mi ricordo ancora quando eri un
marmocchietto alto così che mi seguiva ovunque come un pulcino” disse Garv
ridacchiando.
“Maestro! Non mi prendete
in giro! Dicevo sul serio!” rispose il ragazzo con un broncio offeso.
“Lo so”
Con questo calò il
silenzio tra i due. Il sommo demone gli accarezzò nuovamente la testa,
fermandosi a giocherellare con i suoi capelli, mentre il suo sguardo
sembrava essere focalizzato su qualcosa di lontano.
Valgarv invece fissò
incantato il suo maestro. Una strana sensazione gli invadeva il corpo, era
qualcosa che non aveva mai provato prima. Ogni volta che Garv lo toccava un
brivido gli percorreva il corpo e vampate di calore gli arrossavano il
volto.
La stanza era avvolta
dalla semi oscurità. Le uniche luci provenivano dall’esterno e filtravano
attraverso la finestra, creando un’insolita atmosfera.
Ad un certo punto la mano
di Garv passò dai suoi capelli alla sua guancia, sfiorandogli le labbra con
il pollice. Due occhi rossi si incatenarono ai suoi con una tale intensità
che gli tolse quasi il respiro….tutto il suo corpo sembrava istintivamente
in attesa di qualcosa….ed alla fine qualcosa accade. Senza che se ne
accorgesse, Valgarv si ritrovò il volto del suo maestro vicino al suo…e poi,
un bacio leggero e dolce.
Il ragazzo si irrigidì
momentaneamente, non sapendo cosa fare o come comportarsi. Nessuno lo aveva
mai baciato così. A lui non era mai stato insegnato un amore diverso da
quello che si provava per la propria famiglia o per la propria gente. Però
sapeva che Garv non gli avrebbe mai fatto del male, quindi si rilassò e
cercò in qualche modo di partecipare al bacio.
Dopo un po’ il demone si
allontanò e Valgarv si lasciò sfuggire un sospiro di tristezza.
Non voleva che smettesse.
Gli era piaciuto il contatto delle loro labbra. Si era sentito sicuro e
protetto, ma in un modo differente da come si era sempre sentito in sua
presenza.
Tenne gli occhi chiusi
alcuni istanti, nel vano tentativo di prolungare quella piacevole
sensazione, poi li aprì ed incontrò quelli del maestro.
“Perché?” chiese in un
sussurro, sfiorandosi le labbra con la punta delle dita.
Garv distolse lo sguardo
e lo puntò verso la finestra della camera.
“Perché sono uno sciocco,
un debole ed un sentimentale! Perché le tue parole mi hanno spinto a fare
qualcosa che non avrei dovuto….” disse passandosi nervosamente una mano tra
i capelli “Forse è meglio che vada….”
Garv fece per alzarsi ed
uscire dalla stanza ma Val lo fermò afferrandolo per un braccio e
ritirandolo a sedere sul letto. Poi d’istinto gli si gettò addosso,
avvolgendo le sue braccia attorno al collo del demone e riprendendo
nuovamente il bacio.
Voleva far capire al suo
maestro che gli era piaciuto e che non doveva sentirsi in colpa per quello
che aveva fatto…..anzi, doveva fargli sapere che lui voleva tutto quello…ed
anche di più.
Garv non sapeva cosa
fare, se lasciarsi andare a ciò che da tempo desiderava oppure allontanarsi,
perché l’ultima cosa che voleva era approfittare della persona che aveva di
più cara al mondo.
Tra le due opzioni vinse
la seconda.
“No…fermati Val…non è
giusto….non sai quello che stai facendo….” disse il demone dai capelli rossi
prendendo il ragazzo per le spalle.
“E’ vero, non lo so……ma
so con certezza che è questo che voglio….vi prego maestro, non mi
abbandonate anche voi!” e, preso da un moto emotivo, lo abbracciò con tutta
la forza che aveva in corpo. Temeva che se lo avesse lasciato andare in quel
momento, le cose non sarebbero più state le stesse tra di loro….e lui non
l’avrebbe sopportato. “Io vi voglio bene maestro! Senza di voi non saprei
cosa fare!”
Un po’ alla volta Garv
ricambiò l’abbraccio. Strinse quel piccolo e fragile corpo contro il suo,
cullandolo e cercando di tranquillizzarlo. Gli cosparse i capelli di leggeri
baci, sussurrando parole di conforto.
“Oh Val….mio dolce e
bellissimo Val….anche io non potrei vivere senza di te ma non sopporterei
mai l’idea di averti costretto a fare qualcosa che non desideri!”
“Qualsiasi cosa voi
facciate, da me sarà sempre ben accetta! Mi fido di voi, più di me stesso!”
disse allontanandosi dal suo petto e fissando il demone con occhi lucidi di
lacrime.
Garv sorrise dolcemente e
gli asciugò il volto umido con il palmo di una mano.
“La fortuna deve avermi
sorriso quel giorno, per avermi concesso di raccogliere una creature
meravigliosa come te!”
“Questo significa che non
mi lascerete?” chiese con un innocenza che fece quasi tenerezza.
“Mai…..ma ora torna a
dormire….hai bisogno di riposo….” disse mentre adagiava lentamente il corpo
del ragazzo sul materasso.
“Solo se voi resterete
qui con me”
“D’accordo…..” e si
adagiò accanto al giovane demone, coprendo entrambi con il lenzuolo.
Val non perse tempo ed
andò subito ad accoccolarsi contro quel corpo caldo e sicuro….mentre piano
piano il sonno cominciava a tornare…..ed era certo che da allora non avrebbe
più avuto incubi.
*fine flashback*
Già….quella è stata
l’ultima volta che ho versato delle lacrime….ed è stato anche il giorno in
cui ho ricevuto il mio primo bacio.
Da quel momento tutto è
cambiato ed in meglio. Quella mia nuova vita ha assunto una piega imprevista
ma che mi ha condotto al periodo più felice che abbia mai vissuto.
Non rimpiango nulla di
quello che ho fatto. L’amore del mio maestro per me valeva più di qualsiasi
altra cosa…..giacere notte dopo notte tra le sue braccia, al sicuro, dopo
aver fatto l’amore per ore è stato qualcosa di meraviglioso, il mio spicchio
di paradiso, che non potrò mai dimenticare.
Il mio cuore non proverà
mai più sentimenti del genere, perché il suo possessore è morto con il suo
amato, anche se non nel corpo e non lo può raggiungere.
Quindi perché non
lasciare che le lacrime scorrano per un’ultima volta?
Questa sarà l’ultima
manifestazione del mio dolore…..poi continuerò a soffrire in silenzio. Il
mio cuore verrà sigillato nel ghiaccio e nella pietra, racchiudendo al suo
interno il suo segreto….fino a quando non potrò riunirmi a lui.
Perché solo il suo tocco
può liberarmi come ha già fatto in passato…..
….tutto ciò che sono, in
fondo, lo devo a lui.
*OWARI*
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