L'inizio di una nuova esistenza

di Hymeko

Kaiba spense la motocicletta, lasciando velocemente il garage e correndo verso l’ascensore. Mancavano ancora pochi minuti alle sette di sera, e il suo ragazzo stava per arrivare. Il cuore gli batteva forte, mentre schiacciava i pulsanti, maledicendo quella scatola d’alluminio per la sua incredibile lentezza. Il tragitto non gli era mai parso tanto lungo, il tempo non sembrava neppure scorrere…doveva arrivare in fretta, sapere se davvero sarebbe tornato ogni sera!
’Ma perché non ho preso le scale?’
Anche se si sarebbe dovuto fare tre piani a piedi, di certo ci avrebbe messo meno…
Le porte si aprirono con un leggero tintinnio, e il presidente marciò diretto verso la sua camera, decidendo di imporsi di non correre troppo. Non voleva arrivare trafelato, o sembrare troppo impaziente.
Nonostante fosse felice per il ritorno del Faraone, né il rancore né la rabbia erano ancora sfumati, quindi non desiderava che lo vedesse troppo ansioso. Non era pronto a far tornare le cose come erano prima, ci sarebbe voluto ancora tempo. La ferita nel suo petto non sarebbe guarita in fretta…sarebbe riuscito a perdonare, un giorno, ma avrebbe avuto bisogno di tempo. Quella sera non poteva far altro che comportarsi così.
Arrivò a lunghe falcate davanti alla porta della sua stanza, e si fermò. Respirò profondamente un paio di volte, poi entrò, senza accendere la luce…quando aveva pensato alla sera prima, s’era reso conto che era stato bello vederlo nella penombra…
Guardò l’orologio…ancora un minuto e mezzo, poi sarebbe arrivato…si sedette sul letto, poi si lasciò cadere indietro. Quel giorno era stato pesante, la sua mente aveva vagato per ore su cosa avrebbero potuto fare assieme, su dove andare, su come godersi al meglio la loro nuova vita. Erano sorte molte domande sulle modalità del suo ritorno, sulle sue possibilità in quanto spettro, sui suoi nuovi, eventuali poteri…si era fatto un lungo giro in Rete su siti di occultismo e magia, poi alla fine aveva cancellato tutto dall’hard disk. Probabilmente nessuno di loro aveva avuto contatti con un vero fantasma, quindi non avevano idea di quel che dicevano. Quello che voleva sapere, lo avrebbe dovuto chiedere a lui. Così il resto del pomeriggio l’aveva speso a…
"Sei stanco?"
Kaiba sussultò, sedendosi di scatto. Accanto a lui, seduto sul copriletto scuro, c’era il suo ragazzo, che lo fissava con aria divertita.
"Non mi sono accorto del tuo arrivo. Da quanto sei qui?"
sbuffò il presidente, scrollando la testa.
"Da un secondo prima che ti facessi quella domanda. Allora, sei stanco?"
gli chiese dolcemente, sistemandogli una ciocca di capelli.
"…un po’. Anche se sono stato distratto per tutto il giorno"
’Chissà a chi ha pensato’
Al Faraone sarebbe piaciuto saperlo, e sperava di essere stato lui al centro della sua mente, ma non se la sentiva di chiederglielo.
"E ora…sei ancora distratto?"
bisbigliò invece, avvicinandosi timidamente a lui, stringendo fra le dita il lenzuolo…
"Sì…da due begli occhi viola"
Si baciarono in silenzio, con leggerezza. Era ancora presto per qualcosa di più, per ora era perfetto così. Il Faraone gli posò una mano su una spalla, poi scese lentamente sul suo petto, accarezzando la pelle nuda fra i lembi della camicia…era così calda e liscia…
…e senza ornamenti.
Sussultò quando se ne rese conto…aveva tolto il ciondolo che gli aveva donato la notte precedente, la testimonianza del suo ritorno. E non c'era neppure il suo anello, il compagno di quello che lui portava sempre al dito. Nonostante fosse tornato, Kaiba non se l'era rimesso...
"Che c’è?"
gli domandò il presidente, baciandogli il collo…l’altro gli abbracciò la testa, tenendola premuta contro di sé:
"…l’hai tolto…"
"Hn…cosa?"
Kaiba era più interessato alla sua pelle che al resto…
"…il ciondolo col mio nome"
bisbigliò il Faraone, con voce neutra. Era dispiaciuto, ma non poteva certo permettere che se ne accorgesse…
"Scemo…"
Alzando un braccio, Kaiba gli mostrò una sottile catenella d’argento che compiva tre giri attorno al suo polso…il Faraone slacciò il polsino della camicia, e sotto la stoffa ritrovò il cartiglio d’argento.
"Non potevo tenerlo al collo…che avrebbero pensato i miei collaboratori, se mi avessero visto continuare a stringere continuamente qualcosa lì? Al polso è più discreto"
Nascondendo il sorriso contro i suoi capelli, l’antico re sospirò sollevato:
"Hai ragione…e anzi, è più bello così, è più originale"
Era ancora lì…non se ne era liberato…
'All'anello penserò più avanti'
"A proposito, tu puoi mangiare?"
"Eh?"
Kaiba si allontanò da lui:
"Dobbiamo andare a cena…tu puoi mangiare, vero?"
L’altro ridacchiò:
"Non sono un fantasma, quando sono qui…sono vero. Questo è il mio vero corpo"
Il presidente gli appoggiò la mano sul petto, sentendo battere il suo cuore:
"Sei vivo?"
"Già"
Scuotendo la testa, Kaiba scese dal letto e si avvicinò a un tavolino, su cui erano appoggiate delle scatole dai colori pastello:
"Immagino non mi convenga mettermi a indagare troppo sul modo in cui lo sei. Piuttosto, ti ho preso dei vestiti…sono già lavati, quindi puoi usarli subito"
"Davvero?"
Il Faraone saltò giù dal letto, correndo ad aprire i pacchetti:
"Wow…belli questi pantaloni"
"Spero che la taglia sia giusta…sono andato a memoria"
mormorò il presidente, appoggiandosi alla finestra e incrociando le braccia, pronto a godersi la sfilata.
"C’è solo un modo per saperlo"
esclamò l’altro con un pizzico di malizia.
Aprì l’anta di un armadio e vi si infilò dietro, appoggiando boxer, pantaloni e una camicia verde cupo su una sedia poco distante…per raggiungerli doveva allungarsi…
"Bel modo di iniziare…"
mormorò fra sé Kaiba.
I vestiti iniziarono a cadere a terra, lo strano gonnellino e le fasce che portava sui polsi…non aveva più nulla addosso…suoni attutiti di stoffe antiche sulla moquette…
…ma a Kaiba non importava. Non era ancora sopraggiunto il desiderio…non lo voleva carnalmente.
Il Faraone si rivestì in fretta, sapendo di aver mancato il bersaglio. Aveva sperato di risvegliare i sensi del suo ragazzo, di essere preso, di far annegare in sé i sentimenti che li dividevano…anche se aveva ben chiaro che al secondo giorno era un po’ presto per arrivarci.
"Come mi stanno?"
"Non male…farai una bella figura"
Era meglio, decisamente meglio vestito modernamente…la sua pelle ambrata riluceva in contrasto col verde della camicia…era bello, e sensuale…
…meglio persino di prima…
"E ora?"
"Andiamo a cena"
Lo portò attraverso i corridoi deserti sino a una saletta vuota, con un tavolino apparecchiato e tre sedie, molto intimo e carino. Poco distante c’era un carrello refrigerato, con bevande, frutta fresca e caramelle sopra…tutto perfetto per una cenetta intima.
Ma le sedie erano appunto tre.
"Chi mangia con noi?"
"Che domande, Mokuba"
"Ah…"
Kaiba voleva che sapesse tutto…era già il momento di affrontarlo.
"Te ne stupisci?"
Il Faraone scosse la testa:
"No…solo che non ci ho pensato, non so bene cosa dirgli. E poi temo che mi odi…"
Dopo quello che aveva fatto a Kaiba, sarebbe stato più che naturale…
"No, non ti odia. È solo preoccupato. Per il resto, sei più bravo di me con le parole, tirerai fuori qualcosa di buono, ne sono certo"
"Quello era Yugi…io…ho molto da imparare in questo senso"
"Scommetto che ce la farai"
Prima che potesse rispondere, qualcuno bussò alla porta, facendo sussultare il Faraone.
"È semplicemente Mokuba"
lo rassicurò Kaiba, andando ad aprire.
"Fratello, è tutto a posto?"
Il presidente annuì, e si spostò…Mokuba guardò dietro di lui e quasi urlò.
"Non preoccuparti, va tutto bene"
Gli occhi sgranati del ragazzino passarono dal fratello al Faraone…cos’era successo? Chi era quello?
Kaiba lo fece entrare, e lo accompagnò sino al tavolo, facendolo sedere. Mokuba era pallido, e sudava…
"C-Com’è possibile?"
Il Faraone allungò una mano, palmo in alto, perché potesse toccarlo:
"Sono davvero tornato…sono qui"
"…fratello?"
Comprendendo che al fratellino serviva aiuto, Kaiba si spostò accanto a lui:
"Capisco la tua sorpresa, e so che ti sembra impossibile, però è davvero lui…ed è realmente qui"
Il Faraone sospirò:
"Mokuba…sono qui per rimediare al male che vi ho fatto"
Il ragazzino passò gli occhi da lui al fratello:
"Voi due allora…"
Un balenio di luce gli passò nel cuore, annientando la confusione…se erano davvero tornati assieme, poteva ricominciare a sperare per la felicità del fratello…
Kaiba annuì:
"Stiamo di nuovo assieme"
"Perdonami per quello che vi ho fatto passare"
aggiunse l’antico re, chinando la testa.
"Io…non ci capisco nulla…ma voi…allora è tutto tornato come prima?"
"…più o meno, più o meno"
rispose il fratello, sedendosi lentamente. Anche per lui era difficile…e non aveva idea di come spiegare il resto al fratellino.
"Che significa più o meno?"
Mokuba sentì lo stomaco contrarsi…ma perché quei due non parlavano chiaro?
Toccò al Faraone prendere parola:
"Come sai, io…non appartengo a questo mondo. Sono uno spirito del Regno dei Morti, che è stato però intrappolato nel Puzzle. Ora che sono libero, dovrei rimanere sempre nell’Aldilà, perché è quello il luogo cui la mia anima era destinata a tornare"
"Ma…come…"
Kaiba gli strinse la mano, invitandolo a lasciarlo parlare.
"Gli dei Inferi mi hanno concesso una grazia, come premio per ciò che abbiamo sofferto e passato…"
e indicò sé e Kaiba…
"…in poche parole, ho la possibilità di tornare qui per metà della sua vita, sotto forma di dodici ore al giorno"
Mokuba sbatté le palpebre:
"Qui? Dodici…ore?"
"Esatto. Per quel lasso di tempo, io esisto realmente in questo mondo"
"E per le altre…"
Il Faraone annuì:
"Torno nel Regno dove la mia anima dovrebbe riposare"
"Ah"
Nessuno parlò per qualche minuto, immersi nei propri pensieri, poi Mokuba si alzò, aprì il carrello frigo e ne estrasse del sushi, del wasabi e dello zenzero macerato:
"Io ho bisogno di mangiare…possiamo parlare mentre assaporiamo questo pesce?"
"Certo"
mormorò il fratello, aiutandolo.
"…è un piacere poter di nuovo mangiare del salmone"
confessò il Faraone, prima di assaporare quel sapore delizioso.
"Ho ordinato anche di meglio…totano, tonno di prima scelta, scampi…"
Il Faraone prese del riso con la frittata, poi si accorse che Mokuba lo stava fissando apertamente:
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
gli domandò, mentre mille dubbi gli attraversavano il cervello.
"No…mi stavo solo chiedendo come mai un morto possa desiderare di mangiare…"
"Ma io non sono morto…cioè, quando sono qui, sono vivo esattamente come te"
e tese la mano, offrendogli il polso.
Mokuba vi posò indice e medio, e dopo un attimo sentì la vena che pulsava al ritmo del suo cuore:
"Sbalorditivo"
mormorò, scuotendo la testa mentre iniziava a rilassarsi. Poteva stare tranquillo, a quanto pare le cose si sarebbero davvero sistemate…
"Già"
"Ma…come fai a fare avanti e indietro?"
L’altro alzò le spalle:
"Esattamente non lo so neppure io, lo faccio e basta"
"E quando scade il termine vieni trascinato via, o te ne vai volontariamente, diciamo?"
Il Faraone ci pensò un attimo prima di rispondere:
"Non lo so…non ci ho mai provato"
Mokuba si diede dello stupido: non gli aveva ancora chiesto la cosa più importante!
"Ma quando sei tornato esattamente?"
"Ieri sera"
"Ieri?"
Il cuore del ragazzino si riempì di gioia…suo fratello si era preoccupato subito di lui!
"Già…quando sono entrato in camera, dopo che ci siamo salutati, l’ho visto. Era lì"
’Per questo non è venuto a cenare con me!’
Il ragazzino ci era rimasto male quando non l’aveva visto. Nonostante sapesse che aveva dei problemi, aveva sperato che si facesse almeno vedere…invece aveva passato la notte col suo ragazzo, la cosa non poteva renderlo più felice!
"Ma perché non me l’hai detto stamattina?"
rimproverò bonariamente il fratello maggiore, che lo guardava con in mano una birra.
"Mi avresti creduto senza vederlo?"
rispose questi, accennando con la bottiglia al suo ragazzo.
"No…in effetti no…"
"Buono questo…"
commentò il Faraone, mentre assaggiava un chakinzushi.
"Già…a proposito, Yugi, ti dà fastidio se…ti faccio un altro po’ di domande?"
"Certo che no, Mokuba, puoi chiedermi quello che vuoi"
"Bene!"
Al ragazzino erano sempre piaciute le storie di fantasmi…Kaiba sapeva che non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione. Il suo ragazzo sarebbe stato tempestato di domande…
"Iniziamo…cosa si prova a essere fantasmi?"
Al Faraone quasi andò di traverso un sorso di tè verde:
"Ehm…non è che noti molto la differenza. Sono un po’ più leggero…diciamo"
"Ah…e dopo che sei apparso, puoi tornare fantasma e poi rimaterializzarti, nella stessa sera?"
"No…non posso passare da uno stato all’altro, se è quello che intendi"
Mokuba annuì, era quello che voleva sapere.
"E se- il cielo non voglia- morissi mentre sei qui, che ti accadrebbe?"
"…non credo di volerlo scoprire"
mormorò il diretto interessato, che lanciò un’occhiata disperata al suo ragazzo.
Kaiba scrollò le spalle, anche rispondere a Mokuba era uno dei suoi compiti.
"Giusto…quando arrivi qui ti devi materializzare subito, o puoi rimanere spettro per un po’? Hai già provato a passare attraverso una parete?"
"Credo che sia obbligato a diventare subito…solido. Perché sono in un mondo solido…e contro un muro andrei a sbatterci"
L’altro annuì, succhiando un po’ di salsa dalle labbra:
"E riguardo al tempo, devi per forza rimanere qui dodici ore, o puoi andartene anche prima?"
Il presidente drizzò le orecchie: quella domanda interessava molto anche a lui…
"Dodici ore. Né più, né meno"
Entrambi annuirono, era meglio non tentare di sfuggire alle leggi divine…Mokuba però aveva intenzione di soddisfare tutte le sue curiosità:
"Puoi apparire dove vuoi, o in un posto preciso? E che cosa provi quando…passi da un parte all’altra?"
Il Faraone rifletté un attimo:
"Per il luogo non lo so, dovrei chiedere. Anche se penso di essere legato al fattore tempo, non allo spazio. Per il resto, a dire la verità non provo molto…vengo e vado, ma non avverto delle sensazioni precise"
"Ma quando sei qui, ti senti come prima, o c’è qualcosa di diverso?"
"Se devo essere sincero…mi sento più vivo di prima…perché ora ho un corpo mio, non mi devo più appoggiare a nessuno"
Mokuba annuì, convinto, ma prima che potesse aprire di nuovo bocca, il Faraone lo precedette:
"Io vorrei parlarti proprio di questo. Con tuo fratello ne ho giù discusso, però vorrei che anche tu mantenessi segreto il mio ritorno. Ti prego, non ne parlare a nessuno, soprattutto con Yugi e gli altri"
"E perché non vuoi che lo sappiano?"
Il ragazzino sgranò gli occhi…come poteva privarli di una simile notizia?
"Perché ora io sono qui per tuo fratello, e se lo sapessero, continuerebbero a fare affidamento su di me, invece che andare avanti da soli"
"Però…"
Mokuba non era affatto convinto, ma suo fratello gli accarezzò i capelli:
"Mokuba, quello che sta cercando di dirti, è che gli altri devono crescere accettando la separazione"
"Hn…ma non mi piace lo stesso. Però non preoccuparti, da me non sapranno nulla"
"Ti ringrazio"
Il Faraone bevve un sorso di tè caldo. La parte più spinosa sembrava passata, e il ragazzino stava collaborando…per essere solo il secondo giorno, aveva già fatto dei passi avanti.
"Come devo chiamarti?"
gli chiese d’un tratto.
"Come vuoi. Kaiba continua a chiamarmi Yugi, ma il mio nome è Atem"
"Atem…Yugi…non so"
L’altro scrollò le spalle:
"Fai come vuoi, per me non ci sono problemi"
Mokuba lo fissò in silenzio, riflettendo sullo strano rapporto che legava suo fratello a quel ragazzo. In teoria, anche lui sarebbe dovuto crescere accettando la separazione da uno spirito che non avrebbe mai dovuto appartenergli, eppure entrambi sembravano non aver visto quel particolare.
’Però se gli è stato concesso dagli dei un motivo ci sarà…’
Con la scusa di prendere del sushi sbirciò suo fratello, che non aveva parlato molto quella sera. Sembrava più rilassato del solito, e decisamente più a suo agio con lui. Non lo evitava, né rispondeva evasivamente alle sue domande…era tornato il suo solito fratello.
’È questo l’effetto che Yugi ha su di lui, dunque?
Quanto doveva essere innamorato per reagire così?
"Direi che sono a posto…per ora"
esclamò, saltando giù dalla sedia. Non aveva più bisogno di cibo, e le sue domande erano state soddisfatte. Certo, ne aveva ancora molte, ma non era il momento di porle…suo fratello aveva bisogno di Yugi molto più di quanto ne necessitasse lui, quindi poteva tranquillamente rimandare.
"Sei sicuro? Hai mangiato abbastanza?"
Mokuba annuì, e li salutò con la mano:
"Sì. Adesso vado a fare i compiti, ci vediamo presto, Yugi"
e corse via, domandandosi se un giorno, quando le cose si fossero ben assestate, avrebbe potuto chiedergli qualcosa delle anime dei suoi genitori…
’Mamma…papà…’
Se avesse potuto parlare con loro tramite il Faraone…
………
"Sembra l’abbia presa bene"
commentò il Faraone, sbadigliando.
"Sì…ne ero sicuro"
Kaiba aveva contato sull’effetto sollievo, e a quanto pareva aveva visto giusto. Si alzò, e si avvicinò al suo ragazzo, chinandosi per baciarlo.
"Sai di wasabi"
sussurrò sulle sua labbra, baciandone un angolo.
"E tu di zenzero"
Il Faraone gli gettò le braccia al collo, attendendosi un altro bacio…ma Kaiba scosse la testa, andando alla porta:
"Fra poco arriverà la servitù a pulire…è meglio se torniamo in camera"
"Hn"
L’altro annuì, infilandosi in bocca una caramella al limone. Adorava il sushi, specialmente quello che si poteva permettere il suo ragazzo, ma se come pensava avrebbero passato la serata a baciarsi, allora doveva cambiare sapore alla bocca. La succhiò lentamente mentre camminava con lui per i corridoi deserti, rimanendo silenziosamente al suo fianco, guardando le luci della città che ogni tanto si intravedevano fra gli alberi. Era bello poterle vedere di nuovo, sentire il vento scuotere le fronde delle piante, passeggiare per i corridoi alti della villa di Kaiba…il cuore gli si strinse, quando ricordò come fosse in quel luogo solo per della benevolenza divina…
’Perché sono stato più felice qui che nel mio vero tempo?’
Eppure anche in passato aveva amato…cosa rendeva Kaiba migliore di Seth? Perché con lui era stato più felice? Il motivo era forse che Kaiba l’aveva amato sino alla fine, al contrario del Priest? O perché solo con lui era riuscito a riappacificarsi?
’No, non devo pensarci, è stata solo colpa mia. Forse la differenza è stata nella possibilità di avere degli amici…o nella normalità di cui ho potuto godere’
In passato lui era stato prima un erede al trono, poi un Faraone…era normale che gli altri lo trattassero sempre con deferenza. Lì invece era stato una persona normale, con un ragazzo libero da obblighi, con degli amici veri…forse era quella la discrepanza.
Scosse la testa, non doveva più pensarci. Il suo futuro ora era unicamente Seto Kaiba…senza dire nulla, si aggrappò al suo braccio mentre si avvicinavano alla camera. Come poteva fare per trasmettergli tutto l’amore che provava ancora per lui?
"Cosa c’è?"
Kaiba aprì la porta per lui, che sospirò. A quel punto non poteva non dirgli nulla…
"Abbracciami"
gli chiese semplicemente, appoggiando la fronte contro il suo petto e accogliendo con un respiro le sue braccia attorno alla schiena.
"Stai tranquillo…è tutto a posto. Mokuba è felice, e anch’io sto…iniziando a rivivere"
Il Faraone annuì, respirando il suo profumo. Il suo calore si propagava dentro di lui assieme alla felicità del suo ragazzo…era una sensazione così bella…
’Yugi, amici…spero possiate essere felici quanto me’
pensò, chiudendo definitivamente quella pagina. Quell’ultimo augurio era stato il suo regalo d’addio all’amico del cuore. Non avrebbe più pensato a lui.

Fine


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