L'infinito istante di un non-ritorno

di Evelyn


Sensibilmente distolto dalla vita.
Se qualcuno ti chiedesse come ti senti adesso, sarebbero invero molte le possibilità che tu risponda proprio così.
Svuotato di ogni slancio, epurato da ogni torbida emozione, ti ritrovi a percorrere la sabbia marina seguendo immaginarie linee oblique. Talora ti fermi, volti lo sguardo verso la schiuma che s'incrosta viscida a pochi passi dai tuoi piedi scalzi, ma stai attento a non muovere la testa...che tieni ben bassa, nascosta sotto un ciuffo scomposto di capelli biondi...lontano dagli occhi che stai pur certo che ti scrutano...e ti giudicano. Inflessibili ed impietosi.
Sei abituato a stare al centro di riflettori molesti, cangianti e rifulgenti mentre vomitano verdetti iniqui e presuntuosi, e sei altrettanto avvezzo a dribblare saggiamente la loro traiettoria beffarda. Ma ti accorgi che diventa sempre più difficile, plumbeo e snervante chiuderti al mondo nella speranza che le luci si spengano e tu possa finalmente vivere la tua vita...anche se non sai se ne saresti capace, vista l'assiduità ormai tanto familiare con cui hai imparato ad eclissarti.

Tranne quando giochi a basket.

Con la palla che rimbalza sotto a tuoi palmi aperti, la rotondità ruvida che fai correre attorno al tuo corpo elastico e controllato, il sudore che ti scivola sull'epidermide in tante piccole perle salate. Ti muovi agile e veloce lungo il perimetro levigato del campo, guizzi ai lati degli avversari in una serie di passaggi conosciuti ma che mutano sempre, ti avvicini alla meta e senza neppure voltare il capo sai già a chi dovrai lasciare il gioco. Effettui un passaggio preciso ed elegante, attendi il canestro e l'urlo liberatorio del pubblico.
Allora ti senti te stesso, ancorché l'occhio ciclopico di tuo padre non abbia rinunciato a scortarti imponendoti le sue critiche aspre e velleitarie.
Ti fermi a fissare il sole che muore inghiottito dall'orizzonte vetroso del mare. Pensi che sia uno spettacolo bellissimo e triste al contempo, un caleidoscopio di chiari e scuri intriso di emozioni contrastanti. Come quelle che tu stai provando ora e che vorresti seppellire sotto la rena umida e gelata.

L'hai baciato...

Ti rimproveri mentre ti siedi sul bagnasciuga, l'hai baciato perché per un istante te ne sei sentito talmente attratto da illuderti che anche lui potesse provare i tuoi stessi perversi appetiti.
E invece è rimasto sconvolto.
Ti ha trafitto con lo sguardo prima di alzarsi a andarsene. Senza salutarti. Detestandoti probabilmente.
Idiota...
Eppure, nonostante la cocente delusione, continui a torturarti con il ricordo delle sue labbra morbide, della sua lingua ruvida e al sapore fruttato che, quantunque incerta, ha risposto al tuo tallonare insistente. Forse perché l'hai colto di sorpresa. Forse per pietà.
Raccogli le gambe e nascondi la testa fra le ginocchia, in attesa che i riflettori si spengano e tu possa pensare più lucidamente.

Sono...io sono...

Ma le parole non ti vengono. Provi vergogna persino con te stesso. Non puoi accettare l'eventualità imbarazzante di non essere normale.
Eppure ti piacciono le ragazze, ti dici chiudendo le palpebre quando la luce del crepuscolo ferisce i tuoi occhi, non riusciresti ad immaginare di andare a letto con un uomo. Neppure se, nella fattispecie, si trattasse di Akane.
Non è un'attrazione fisica quella chi ti spinge verso di lui, ti costringi a concludere, piuttosto è un rimescolamento di emozioni e sensi di gratitudine, un sentimento di complicità e riconoscenza che senti di dovergli per averti obbligato ad essere chi sei.
Sai che se non l'avessi incontrato avresti probabilmente smesso di fare l'unica cosa che sei stato ben felice di lasciarti imporre da tuo padre, sebbene non nei suoi parametri lucrativi. Il basket...un gioco alla fine, soltanto un gioco, eppure la tua più grande conquista...la tua fedele compagna di sempre.

Bugiardo...

Abbandoni la spiaggia quando ormai si sono accese le luci dei lampioni. Fai un giro più lungo per tornare nel tuo impersonale appartamento, in ogni caso non ci sarebbe nessuno ad aspettarti...e nonostante sia una tua scelta quella di vivere da solo...ti manca la presenza umana, anche quella fastidiosa e sfibrante di tuo fratello. Percorri le strade con un cupo senso di pesantezza, quasi ti stessi trascinando appresso la tua stessa ombra...la tua stessa anima. La testa trabocca di pensieri confusi.
Non trovi pace neppure quando ti addormenti. Fai sogni strani, inquietanti, insensati, sudici, come la melma viziosa in cui stai lasciando affondare la tua natura di uomo senza che tu possa realmente farci qualcosa. Ti rimproveri dallo scranno puerile dei tuoi quindici anni, compendi nell'angoscia tutte le domande e le paure, i dubbi che si accavallano e ti braccano nell'oscurità traslucida della notte.

Ti diranno...

Cosa dirà la gente?

...

sarai emarginato...

e questa volta non per tua volontà.

Ma soprattutto ti chiedi se sia giusto trascinare nella merda lo stesso oggetto delle tue fantasie sconce. E mentre tessi nei ricordi la trama onirica di quel dolce contatto, ti domandi quale liquido muro si porrà tra voi ora che tu hai saggiamente rovinato tutto, ora che tu hai tranquillamente dissipato la fiducia reciproca in un bacchico intreccio di lingue, in un bacio per metà dato e metà preteso.

Solo un bacio...

si è trattato soltanto di un bacio...

quantunque non innocente...

CRISTO...

Solo un bacio.

Quando ti svegli fatichi a riordinare i pensieri. Ti prepari per andare agli allenamenti, sebbene in cuor tuo preferiresti proteggerti nell'isolamento della tua casa...hai paura di come ti guarderà...hai paura di rileggere il disgusto negli occhi cattedratici di Akane. Come gli risponderai allora? Non potrai ignorare l'inesorabile assestarsi delle ore che nel tempo determinerà tra voi un grosso e incolmabile divario. Ma sei tu che l'hai voluto. Avresti potuto accontentarti della sua amicizia...quantunque la sua sola presenza ti sia così cara e dolorosa al contempo che ti è impossibile non fantasticare sul suo corpo giovane e scolpito.

Perché lo sai...

quante volte accarezzando istericamente il tuo sesso malato hai pensato a lui.

DIO come ti fai schifo...non riesci neppure a farti una sega se non fantastichi su un uomo.

Nello specchio fissi l'immagine abominevole dell'invertito che sei. Segui la perversione stendersi nitida sui tuoi lineamenti sottili, quasi femminei ancorati al pallore eburneo della tua carnagione chiara. Passi l'indice sulla superficie riflettente unta di vapore e cancelli sotto ai polpastrelli la taccia vergognosa del peccato. Ma nell'animo continui a sentire quel gorgoglio orgasmico che ti segnala continuamente la presenza cavernosa della corruzione. Non puoi raschiare dal tuo cuore l'amore che provi per Akane, concludi tuttavia rasserenato, non puoi farlo perché è puro, incontaminato, legato alla sessualità soltanto in quel frangente solitario e marginale in cui pratichi la masturbazione. Invero potresti vivere solo ossigenandoti col suo profumo.

Quando arrivi in palestra sei corazzato di una fitta nervatura di buoni propositi. Ti comporti con Akane come se nulla fosse successo, sperando che lui possa imputare il vostro bacio alla degenerazione scellerata di un incubo. Lo saluti affettuosamente ma col distacco sensibile che poni di solito tra te e il resto della squadra, scherzi con la Minefuji e fai persino una battuta sui baffi indecorosi di Harumoto. Eviti scrupolosamente lo sguardo di colui che nello spirito non fai altro che bramare con ardore, convinto che una sola sua occhiata potrebbe annientarti. Vorresti rompere la logicità snervante del tempo strutturato ed accartocciare il passato in un pugno di secondi mai esistiti, così potresti continuare ad illuderti senza realmente ferire nessuno.

"A domani! Buona serata!"

Il congedo della Minefuji ti provoca la stessa sensazione di quando controlli sul tabellone appeso in corridoio i risultati degli esami. Il cuore comincia a batterti talmente forte che temi ti possa squarciare il petto e saltare fuori, atterrando maestoso in una pozza di sangue scurissimo perché inquinato dal peccato.
Guardi l'uscita. Hai paura che Akane possa prenderti di petto e rivelare a tutti la tua agghiacciante inversione, esponendo ai riflettori la parte più diabolica di te. Non puoi risparmiarti di tremare quando nello spogliatoio rimanete soli.
Il silenzio vi copre come una coltre pesante di nebbia fumosa.
"Akane..." irrompi poi all'improvviso, i tuoi buoni propositi crollano come un pietoso castello di carte "...io volevo...per l'altro giorno..." ma le parole ti muoiono in bocca. Ti dai dello stupido tante volte quanti sono stati gli aghi brucianti che hai sentito traforarti l'anima allorché lui ti ha guardato dritto negli occhi.
Afferri il borsone e corri via in direzione della porta senza voltarti, nella testa i pensieri s'intrecciano e si legano in un ammasso multiforme di indefessa confusione.
"Aspetta...Hitonari..."
'Mi ha chiamato per nome', pensi bloccandoti di colpo. Già stai di nuovo vaneggiando grovigli lussuriosi di corpi sudati.
Lo senti avvicinarsi timoroso. In realtà non puoi vederlo, ma ti piace immaginarlo così, talché tu possa associare la sua titubanza ad un atteggiamento femminile che vestirebbe le tue insane perversioni di una parvenza di normalità.
In quanto invertito, non fai altro che vagheggiare ininterrottamente la convenzione sociale.
Si è fermato alle tue spalle ora. Ti volti troppo velocemente, lasciando trapelare tutta l'impazienza che hai di contemplarlo ancora.

Sei patetico...

ma non te ne curi.

"...dammi tempo..." sussurra lui a testa bassa "...dammi un po' di tempo..." aggiunge forse per paura che tu possa non aver inteso bene.
Accenni appena un sorriso, ma dentro senti una gioia di titaniche dimensioni.
Lentamente avvicini il palmo aperto della mano alle sue guance acerbe, per nulla segnate da una maturità lanuginosa, lisce e appena velate di una peluria albina e sottile. Imprimi sul suo volto giovane e bello una carezza languida, accennata, ma carica di robusta sensualità. Senti le viscere liquefarsi quando lui copre le tue dita affusolate con le sue virili e nodose. Deposita un piccolo bacio sulla sommità dei polpastrelli che ti formicolano già da qualche minuto prima di abbassare lo sguardo e arrossire violentemente. È stato un gesto impulsivo il suo, spontaneo, fresco come una ventata primaverile, e per questo da te ancora più gradito.
"Ci vediamo domani, Akane..." dici ubriacandoti col suono evanescente del suo nome.
"A domani..." risponde lui in un soffio.




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