Incubo 

parte XIV

di Alessia


Era preoccupata per il suo bambino.
Non faceva altro che fissare il vuoto, si rifiutava di mangiare, di andare a scuola, di parlarle.

La sera precedente... sentiva di nuovo i brividi al solo pensiero... aveva trovato il suo pallone da basket nel secchio della spazzatura.
Sgonfiato, preso a pugnalate, come se quello fosse stato un modo per sfogare la propria rabbia.

Bussò lievemente alla porta ma, come oramai sempre accadeva, non gli rispose e lei entrò nella stanza, fermandosi sulla soglia, osservandolo. E si spaventò.

Era seduto sul pavimento, circondato da centinaia di fotografie, in mano un lungo paio di forbici.
Fra tutte le foto ne riconobbe due: una era quella della sua squadra e l'altra era una delle foto più belle che lo ritraevano insieme al suo ex ragazzo.

Ma alla prima era stata ritagliata la testa di Rukawa e alla seconda quella di Seiji.
Teste che ora si trovavano infilzate sulla punta delle forbici.

"Ha... Hanamichi..." si portò una mano alla bocca, quasi ad impedirsi di urlare.
Suo figliò alzò il proprio sguardo su di lei, una luce determinata e assorta negli occhi, ma il suo sorriso era dolce.
"Non preoccuparti, mamma... ora metto tutto quanto a posto..."



Palleggiava piano, facendo brevi passi in avanti, spostando la palla dalla mano destra alla sinistra e vice versa, impedendo al suo avversario di rubargliela. Si avvicinava al canestro, sorrideva e lo stuzzicava, invitandolo a tentare di rubargli il pallone per poi disilluderlo tutte le volte.

Alla fine lo aggirò con uno scatto veloce e segnò i punti che determinarono la sua vittoria con un punteggio di trenta a quindici.
E i quindici punti erano l'handicap che gli aveva concesso.

Voltandosi lo vide seduto sul prato e lo fissava con sguardo torvo mentre beveva sino a non avere più fiato nei polmoni.

"La prossima volta, tu..." fece dei profondi respiri "...proverai a suonare il mio violoncello, così non sarò l'unico a sentirmi un imbranato"

Rukawa gli si fermò davanti, le mani poggiate sui fianchi "Non se ne parla neanche. Sono negato per la musica. Da piccolo i miei cercarono di farmi imparare a suonare il pianoforte, ma non riuscivo a fare neanche Le Tagliatelle"

Seiji scoppiò a ridere alla visione dell'altro bambino che premeva le proprie ditina sui tasti, ma quando lo vide voltarsi per allontanarsi lo afferrò per un polso e lo fece inginocchiare fra le sue gambe, baciandolo.

Quando il bacio finì Rukawa si staccò per guardarlo negli occhi con espressione interrogativa "Spiegami come facciamo a stare insieme quando non abbiamo nulla in comune"

Seiji si strinse nelle spalle, sorridendogli "Non lo so, ma vedrai che qualcosa troveremo, nel frattempo... insieme stiamo bene, no?" una luce vagamente ansiosa negli occhi.
Rukawa sorrise e di nuovo lo baciò.



L'amichevole contro il Kainan si stava avvicinando, e Akagi li stava mettendo sotto come non mai.
Gli allenamenti duravano sino a sera inoltrata e alla fine erano tutti distrutti.

Il capitano poi era particolarmente furente a causa dell'assenza di Sakuragi che mancava da ben due settimane. La scuola aveva chiamato a casa, ma la madre aveva detto loro che suo figlio aveva l'influenza e che non appena si fosse ripreso sarebbe tornato a scuola.

Come no! Ora i postumi delle risse si chiamano influenza!!
Kogure gli aveva detto di essere passato a casa di quel disgraziato il giorno precedente, ma che nessuno gli aveva aperto.
"Forse è davvero malato..." aveva concluso il suo vice, prima di salutarlo e andarsene al fianco di Mitsui.

Chiuse la palestra e se ne andò a casa. Aveva ancora parecchi compiti da fare, ma si ripromise che non appena Sakuragi fosse tornato gliela avrebbe fatta pagare.



Era poggiato contro il muro, gli occhi chiusi, muoveva lievemente la testa al ritmo della musica mentre con le labbra inseguiva le parole della canzone.

Gli si fermò davanti, ma l'altro ancora non sembrava aver notato la sua presenza, così, sospirando, poggiò le sue labbra su quelle del suo ragazzo e si tirò indietro non appena vide i suoi occhi aprirsi.

"Sei in ritardo"
Si voltò ed aprì il cancello senza degnarlo di uno sguardo.
"Ciao Seiji... come va? Dì un po', ma per te le buone maniere sono un optional?"

Non appena varcarono la soglia di casa e Seiji chiuse la porta alle sue spalle Kaede ve lo inchiodò contro e lo baciò.
Succhiandogli il labbro inferiore, mordicchiandolo, invadendogli la bocca con la sua lingua, continuando quel gioco sensuale sino a quando entrambi non ebbero bisogno d'ossigeno.

Poggiò la sua fronte su quella dell'altro, una luce maliziosa negli occhi.
"Ciao Seiji... come va?"

Stampandogli un ultimo bacio con lo schiocco sulle labbra si allontanò per dare da mangiare a Maya.
I suoi genitori erano andati a Tokyo per un convegno e alcuni concerti, mentre quelli di Seiji erano dovuti andare a Sapporo per far visita ad una loro parente molto anziana.
Lo vide sedersi su uno sgabello e posare il viso sulle mani, raccolte a coppa.

"Te l'ho mai detto che ti detesto?"
Rukawa fece finta di pensarci un po' su, poi gli si avvicinò e gli circondò il collo con le braccia "Oggi non ancora..." mormorò prima di chiudergli le labbra con le sue.



Lo aveva baciato e l'altro non aveva fatto nulla per respingerlo.
Erano entrati in casa della sua kitsune e probabilmente ora stavano già rotolandosi fra le lenzuola.

La sua kitsune... solo una squallida puttana...
E Seiji... un ignobile bastardo...
Aveva donato loro tutto se stesso, ma quelli l'avevano rifiutato come fosse qualcosa da non toccare neanche.

Ora avrebbe fatto capire loro quanto era pericoloso l'odio nato dall'amore e avrebbe salvato decine di persone che in futuro si sarebbero innamorate di quei due e ne avrebbero sofferto.
Hanamichi Sakuragi stava per compiere la più grande buona azione della sua vita.



Sdraiati sul letto, sfioravano i propri corpi ancora parzialmente coperti con tocco leggero.
Sentiva su di se il peso dell'altro e la sua anima tremava al pensiero di cosa sarebbe ora potuto accadere.

Scivolò via, senza il coraggio di guardarlo negli occhi, e seduto sulla sponda del letto iniziò a richiudere i bottoni della camicia, ma l'altro, abbracciandolo da dietro, intrecciò le proprie dita con le sue.
Poggiò la testa sulla sua spalla sinistra, chiudendo gli occhi e abbandonandosi contro il suo petto.

"Perché non vuoi fare l'amore con me..?" un bisbiglio quasi muto, il timore in fondo alla voce e lui che non sapeva spiegargli, perché spiegare vuol dire parlare e lui non era bravo con le parole.

"Io lo voglio... ma..." strinse gli occhi e cercò di sciogliere le loro dita ma l'altro lo trattenne "...ma questo tra noi sarebbe solo... solo sesso..." parole strozzate.

Gli prese il mento fra due dita e gli fece voltare il viso sino a trovarsi specchiato nel blu zaffiro dei suoi occhi "Perché pensi questo?"

Kaede si alzò dal letto e andò fino alla finestra, poggiando la fronte contro il freddo vetro. All'esterno stava cadendo una fitta pioggia primaverile, ma nessuno dei due se n'era accorto.
Tracciò sul vetro linee senza senso, cancellando la condensa che vi si era formata.
"L'amore è un donarsi qualcosa reciprocamente. Mi spieghi cosa mai potrei darti io?"

Seiji si alzò, titubante, avvicinandoglisi ma senza toccarlo "Io... continuo a non capire..." mormorò.

Fece un respiro profondo, espellendo lentamente il fiato. Come faceva a confessare qualcosa di così orribile?
"Quando andavo a letto coi miei amanti, non davo loro solo il mio corpo, ma anche pezzi del mio cuore e della mia anima. Io volevo, inconsciamente desideravo, che ognuno di loro fosse la persona che andavo cercando. Ed ora..." strinse con forza i pugni sino a conficcare le unghie nella carne "...ora che... credo... di averla trovata, io... io non ho più nulla"

Silenzio.
Freddo. Teso. Solitario.
Rukawa che non aveva più nulla da dire. Iwamoto che cercava dentro di se le parole per convincere l'altro che non era come lui credeva.

Gli prese una mano e, aprendo le dita che formavano il pugno, gliene baciò il palmo lì dove c'era il segno delle ferite che si era procurato.
"Quella notte... mi hai donato una parte di te o è stato solo sesso?"

Socchiuse gli occhi "Io... io volevo che qualcuno stesse con me quella notte" Seiji allentò di poco la stretta della sua mano, ma Kaede, sempre senza guardarlo, intrecciò le loro dita "Però... a nessuno mai ho permesso di farmi ciò che tu hai fatto. Credo... so che sembra assurdo, ma... credo di non averti dato né il mio cuore, né la mia anima, solo... solo tutta la mia più profonda e totale fiducia..."

Seiji spalancò gli occhi e gli si avvicinò, sfiorandogli la schiena con la mano libera. Gli scostò alcune ciocche di capelli e gli fece voltare il viso verso di sé.
Rukawa continuava a tenere lo sguardo basso, quasi non avesse il coraggio di guardarlo negli occhi.

Si abbassò di poco e gli sfiorò le labbra con le sue.
Una... due... tre volte... sino a quando anche l'altro non iniziò a rispondere a quel morbido tocco e quando fu sicuro che l'avrebbe guardato negli occhi pose fine al bacio, ritrovandosi specchiato nel profondo oceano blu dello sguardo di Kaede.

"Fidarsi di qualcuno vuol dire amarlo. La propria fiducia la si dona solo a chi sappiamo potrà renderci felici. O almeno per me è così..." sciolse le loro dita intrecciate e lo avvicinò a se, abbracciandolo, ma l'altro rimaneva immobile, le braccia lungo i fianchi. Lo strinse forte, sussurrando "Io mi fido di te..."

Io ti amo...

Kaede chiuse gli occhi, stringendoli con forza, quasi non potesse credere a quelle parole che rendevano tutto così semplice.
Lentamente alzò le braccia e lo strinse a sua volta.

Anch'io ti amo...



La sabbia era così scusa, come il suo cuore.
Il mare furioso, come la sua anima.

Tentava, ma non riusciva a capire perché proprio a lui.
Il suo unico difetto, sempre che di difetto si potesse trattare, era quel suo cuore così pieno d'amore che lo faceva soffrire dieci, cento, mille volte più di quanto avrebbe mai fatto una persona normale.

Faceva così male vedere il proprio amore disprezzato, la propria fiducia ridotta a brandelli da persone il cui unico pregio era la bellezza e il talento come attori.

Seiji gli aveva fatto credere che lo avrebbe amato per sempre e che sarebbe stato felice per lui. Invece gli aveva mentito, pugnalandolo alle spalle, rubandogli la sua kitsune.
Kaede... Kaede che col suo comportamento lo aveva sempre illuso che un giorno fra di loro ci sarebbe potuto essere ciò che lui agognava. Invece anche lui gli aveva mentito, però... però era sicuro che lo amasse.

Era scritto nel libro del destino che loro stessero insieme per tutta la vita ed oltre.
Ma fra di loro, colui che aveva maggiori colpe era Seiji col suo sentimento di pazzo vendicatore.
Doveva fare qualcosa per liberare al più presto la sua tenera kitsune dalle grinfie di quello psicopatico.



Seduti sul divano, il corpo di Kaede contro il suo, ascoltavano le note della Danza Araba diffuse dallo stereo.

"Lo sai che i tuoi gusti musicali non sono tanto male?" parlavano a bassa voce per non superare il suono della musica.
Rukawa alzò il viso guardandolo interrogativamente "Cosa ti aspettavi che ascoltassi?"
Seiji si strinse nelle spalle "Non so... qualcosa sul genere di quelle stupide musiche che vengono utilizzate durante gli intervalli delle partite dell'NBA"

Kaede s'inginocchiò di scatto sul divano guardandolo furente, ma... non emise alcun suono, limitandosi ad incrociare le braccia sul petto, le labbra deliziosamente arricciate in un adorabile broncio che Seiji non poté fare a meno di baciare di slancio, facendo cadere l'altro all'indietro.

Kaede gli circondò le spalle e cercando di stendere le gambe fece più volte sfiorare i propri bacini, provocando lievi gemiti in Seiji che ora gli stava succhiando, baciando, la pelle candida del collo.

Una mano corsa al di sotto della stoffa della camicia ora giocava con un capezzolo, stringendolo fra due dita, accarezzandolo dolcemente con la punta dell'unghia.

"Se... Seiji..." un sussurro soffocato.
Lentamente l'altro tornò a guardarlo negli occhi, espressione preoccupata sul suo volto.
Kaede gli sfiorò uno zigomo, la linea della mascella, sino a fermarsi alla base del collo dove sentiva il battere furioso del suo cuore e il sangue scorrergli come un fiume in piena nelle vene.
"Voglio fare l'amore con te..."

Spalancò gli occhi, incredulo "Sei sicuro..?"
Si comportava come se quella fosse stata la sua prima volta. E in un certo senso era proprio così... per la prima volta avrebbe fatto l'amore con qualcuno che amava sul serio.
Esattamente come Seiji.

"Sono sicuro... non ho mai desiderato nulla come te in questo momento. Voglio fare l'amore con te..." sussurrò prima di alzare la testa e baciarlo.



Rientrò in casa bagnato sino al midollo. Si tolse le scarpe e, gocciolante, salì al piano di sopra, entrando in camera sua e buttandosi sul letto senza spogliarsi, bagnando così tutte le lenzuola.
Sentiva sua madre trafficare nella sua stanza, preparando l'ennesima valigia per l'ennesimo viaggio d'affari.

Lui la voleva.
Voleva sua madre nella sua stanza, nel suo letto, che lo abbracciasse e lo coccolasse dicendogli che tutto andava bene, che tutto si sarebbe risolto.

Ma non sarebbe successo perché stava per partire e come al solito gli avrebbe lasciato il frigo pieno e assegni in bianco. Assegni che mai avrebbero potuto comprare l'unica cosa che desiderava con tutto se stesso.

La sentì bussare piano e poi entrare nella sua stanza, avvicinandoglisi.
La donna notò subito i vestiti bagnati di suo figlio e gli s'inginocchiò accanto posandogli una mano sui capelli.
"Tesoro... cosa è successo?"

Il ragazzo non si voltò a guardarla "Nulla, avevo semplicemente dimenticato l'ombrello"
Amava sua madre, eppure, ultimamente, non appena la vedeva non riusciva a non essere preda di un attacco di nervi a causa della sua presenza. Gli posò una mano sulla fronte e nonostante il fastidio di quel tocco non fece nulla per interromperlo.

"Hanamichi, tu scotti!" prese una trapunta e lo coprì ben bene con essa "Forse è meglio se annullo il viaggio..." mormorò sotto voce.

Sakuragi si strinse di più nella coperta "Non ti preoccupare, mamma. Sto bene, un paio d'aspirine e passa tutto. Non devi rinunciare al tuo lavoro a causa mia"

La donna sospirò "Sei sicuro? Mi prometti che ti curerai e resterai dentro casa?"
Hanamichi annuì.

"D'accordo" gli poso un bacio sulla fronte "Ti voglio bene" e uscì dalla stanza in silenzio.
Scese le scale e dopo aver recuperato la piccola valigia uscì di casa, segretamente sollevata di poter abbandonare quell'aria tesa per alcuni giorni.



Lo teneva abbracciato a se con una mano mentre con l'altra lo accarezzava piano.
Sapeva di dover procedere molto lentamente, perché il cinico, bastardo e insensibile Kaede Rukawa non esisteva più e al suo posto c'era solo una fragile statuina di cristallo che lui sperava però di rendere duro come un diamante.
Duro perché sicuro del loro amore.

Lo fece sdraiare sul letto e poggiandosi sul materasso con le mani ai lati della sua testa osservò per un attimo quel corpo meravigliosamente perfetto che riluceva di propria luce.
Sentì due dita sfiorarli il volto e tornò a guardarlo negli occhi, sorridendogli si abbassò lentamente per sfiorare quelle labbra morse dal nervosismo.
"Rilassati..." gli sussurrò in un orecchio

Portandosi al suo fianco gli passò una mano sugli occhi, facendoglieli chiudere e poi scese a sfiorarlo dolcemente con i polpastrelli.
Le labbra, il mento, il collo e il Pomo d'Adamo, il petto e i capezzoli già turgidi, lo stomaco.
Qui si fermò posando la mano col palmo aperto sull'addome, muovendo le dita per fargli il solletico. E fu ricompensato dal suono di una risata argentina.

Alzò lo sguardo e si specchiò in due gemme preziose che esprimevano dolcezza, felicità e amore.
Lentamente, continuando a guardarlo negli occhi, avvicinò la mano al suo membro e iniziò a masturbarlo senza distogliere lo sguardo dal suo viso per catturare e conservare per sempre dentro di sé ogni sua singola espressione.

Lo vide socchiudere gli occhi dal piacere che stava crescendo dentro di lui. Il movimento del bacino per fargli aumentare il ritmo, ma al contrario lui rallentò gradualmente sino a fermarsi.
Kaede lo guardò con un'espressione frustrata in viso "Perché..?"

Seiji gli sorrise e gli posò un dito sulle labbra.
Si spostò sopra di lui e abbracciandolo ribaltò le loro posizioni sino a trovarlo sopra di sé.
Allungò una mano e gli accarezzò le labbra "La prima volta mi hai donato la tua fiducia, ora sono io a donarti la mia insieme al mio corpo"

Vide gli occhi dell'altro diventare lucidi per un attimo e gli prese la mano baciando la punta di ogni dito.
Si stese su di lui e il contatto fra i due membri rubò loro gemiti di piacere soffocati dai baci che si stavano scambiando.

Seiji sentì quelle dita che aveva succhiato sino a quel momento lasciare la sua bocca per scendere in basso e lui non poté fare a meno di irrigidirsi.
Ma Kaede si allungò su di lui e dopo avergli sussurrato "Andrà tutto bene..." in un orecchio iniziò a succhiargli il lobo mentre un primo dito si stava lentamente facendo strada in lui.
Cercò di rilassarsi, ma dentro di sé si chiedeva come diavolo facesse la gente a trovare piacevole un'intrusione di quel genere.
Lentamente cercò di abituarsi a quel primo dito, poi al secondo, e poi al terzo, ma quando Rukawa tentò di penetrarlo tutto il suo corpo divenne un unico pezzo di marmo.

Si sentì racchiudere il volto tra due mani e lentamente aprì gli occhi osservando sul volto di Kaede un'espressione preoccupata.
"E' la tua prima volta, non è vero?"

Mentire non avrebbe avuto alcun senso, quindi annuì.
Vide scivolare sul volto dell'altro una lacrima che raccolse con la punta di un dito e se la portò alle labbra.
"Rilassati..." gli sussurrò stendendosi nuovamente su di lui mentre con una mano aveva iniziato un lento movimento sul suo membro "Ti prometto che non ci sarà solo dolore" poi, rialzando un poco lo sguardo e perdendosi negli occhi nocciola di Seiji: "Ti amo..."

Al suono di quelle semplici parole il suo corpo si sciolse e nonostante il male che faceva riusciva a sentire, in lontananza, un piacere nuovo nascere in lui.
Un piacere che si avvicinava sempre di più, mentre le spinte di Kaede andavano sempre più a fondo e il suo ritmo aumentava.

Un piacere che all'improvviso, senza alcun avvertimento, lo travolse come un fiume in piena che rompeva gli argini.
Venne in un urlo liberatorio, e lontano, da qualche parte, il suo corpo registrò la sensazione di sentirsi invaso dal seme che l'altro aveva versato dentro di lui, unendosi al suo piacere.

Socchiuse gli occhi con fatica e osservò il soffitto di un candido bianco sopra di sé.
Alzò una mano e la affondò tra i capelli di Rukawa, aspirandone il profumo di mandorle dolci.

"Anch'io ti amo..." sussurrò mentre entrambi, ancora uniti, sprofondavano nel sonno e all'esterno la pioggia continuava a cadere.





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