Incubo

parte IX

di Alessia


Bussò alla porta e aspettò di sentire l'invito dall'altra parte ad entrare, ma questo non arrivava e così socchiuse la porta infilando dentro la testa.
Eccolo lì: col suo blocco di fogli e la stilografica intento a scrivere.
Rimase sulla soglia ad osservarlo creare quello che sarebbe sicuramente stato il suo ennesimo best seller.

Era orgoglioso di lui.
Ma l'attenzione dello scrittore fu distolta dal suo nuovo libro quando sentì uno scalpiccio sul pavimento di parquet e quando vide il cane seduto al suo fianco posò la penna per coccolarla un po'.

"Ciao papà"
L'uomo alzò la testa e vide suo figlio sulla soglia della porta intento ad osservarlo.

"Ciao Kaede, su entra, forza" lo vide chiudersi la porta alle spalle e avvicinarsi sedendosi sul bordo della scrivania.
Rukawa prese un foglio leggendo qualche frase qua e là.
"Allora, chi è il colpevole questa volta?"

Keiji Rukawa sorrise al suo unico figlio, facendogli l'occhiolino "Il maggiordomo, col candelabro nella biblioteca. Chi altri sennò?"
Kaede sbuffò, posando il foglio sopra gli altri perfettamente impilati.

"Ti odio" bofonchiò. Mai una volta che gli dicesse in anticipo chi fosse l'assassino!
Saltò giù dalla scrivania e tornò verso la porta "Comunque la cena è pronta e la mamma ha preparato il tuo piatto preferito"

Gli occhi dell'uomo brillarono di golosità e si alzò in piedi di scatto.
"Ed hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo?"



Mangiava, parlava, rideva, scherzava.
Tutto meccanicamente, come un automa, nulla di più e nulla di meno.

Sua madre lo guardava preoccupata, ma lui neanche se ne accorgeva, troppo impegnato nel fingere per non far capire alla donna quanto stesse male.
Non appena mise in bocca l'ultimo boccone si alzò ringraziando per la cena e salendo in camera sua.

Si sedette sul pavimento in un angolo buio.
Incubo... tutto quello che stava succedendo era un incubo.

Non poteva essere come diceva Kaede.
Lui lo amava, ne era sicuro, lo aveva visto.
Avrebbe voluto smettere tutto, dimenticare tutto, ma non poteva. Non poteva rinunciare alla loro unica possibilità di felicità.

Avrebbe dovuto continuare a seguirlo per assicurarsi che stesse bene, ammirarlo allenarsi da solo nel campetto vicino la sua casa, seguirlo per proteggerlo e sognare il momento in cui tutto il suo dolore si sarebbe trasformato in gioia.

Anche se ci sarebbero voluti mesi o anni lui non avrebbe rinunciato. Avrebbe perseguitato Rukawa sino a quando non avesse ammesso di amarlo.



Sbadigliò rumorosamente mentre chiudeva il lucchetto della bici.
Quella mattina aveva più sonno del solito.

Prima ci si era messo... come si chiamava... Shin? Shun?... non ricordava... che lo aveva tenuto sveglio sino all'alba - per fortuna aveva detto ai suoi che dormiva da un amico; poi, quando era finalmente riuscito ad addormentarsi aveva fatto un sogno orribile in cui Maya si trasformava in una ragazza.
Ok, la tipa in questione non era male, ma da qui a giurarle amore eterno...

Sbadigliò nuovamente mentre si avvicinava alla scuola e pensava alla caterva di lettere che avrebbe trovato nel suo armadietto.
Da un paio di settimane Sakuragi aveva smesso di fungergli da spazzino.
Che si fosse stufato di lavorare gratis?

Ridacchiando tra se e se aprì il suo armadietto ma si raggelò quando vide ciò che c'era all'interno.
Un bocciolo di rosa rossa... appassito.

Allungò una mano ma la ritrasse non appena si punse con una spina del fiore. Avvicinò il dito alle labbra e succhiò via il sangue, leccando con la punta della lingua la ferita.
Si tolse e ripose le scarpe in fretta, senza il coraggio di buttare via quella rosa.



Hanamichi sospirò, guardando fuori dalla finestra le prime timide foglie apparire sui rami degli alberi, il Sole inondare tutto con la sua luce.

Il professore di chimica stava spiegando qualcosa circa il peso specifico degli elementi, ma lui non ascoltava.

Si chiedeva se aveva fatto bene a mettere quel fiore nell'armadietto della kitsune.
La rosa rossa rappresentava l'amore passionale, ma Rukawa l'aveva già rifiutato due volte.

Forse... forse non avrebbe dovuto subito pretendere il suo amore; lui era stato fortunato, aveva fatto quel sogno in cui tutto gli era stato rivelato ma per Kaede era diverso.

Hanamichi sorrise comprendendo il perché solo lui avesse fatto quel sogno. Chiunque glielo avesse indotto aveva voluto metterlo alla prova, mettere alla prova il suo amore per la kitsune.

Sì, le cose stavano così.
Bene, lui avrebbe vinto. Il Tensai vinceva sempre.

Per prima cosa... avrebbe dovuto ricominciare dall'inizio.
Lui e Rukawa si amavano e lui lo sapeva, ma l'altro no, ragion per cui avrebbe dovuto farlo innamorare di se poco a poco. Avrebbe iniziato col diventare suo amico e alla fine l'amore sarebbe venuto da se.

Esultò dentro di se alla genialità di quel piano.
In meno di un mese Rukawa sarebbe stato follemente innamorato di lui.

Quando la campana suonò la fine delle lezioni si precipitò in palestra, non vedeva l'ora di dare inizio all'operazione: Caccia alla Volpe.

Si cambiò alla velocità della luce, ma appena entrato in palestra notò che Rukawa non era ancora arrivato.
Nessun problema.

Ok, la volpe era malato per quello sport, ma ogni tanto anche lui poteva fare tardi.
Quasi un'ora più tardi Rukawa non si era ancora presentato.
Che fine aveva fatto?



Entrò nell'atrio spaesato, non sapeva dove andare.

Vide una ragazza venirgli incontro e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi la bloccò chiedendole se poteva aiutarlo a trovare il ragazzo che stava cercando.
La studentessa sospirò pensando che avrebbe fatto tardi all'appuntamento col suo ragazzo, ma non poteva fare la figura della maleducata.

Per fortuna conosceva il ragazzo che l'altro cercava e sapeva dove trovarlo.
Si diceva che passasse tutto il pomeriggio, sino a quando la scuola non chiudeva, in quell'aula.
Lo accompagnò sin davanti la porta, ma poi dovette correre via se non voleva che Hiro se ne andasse senza aspettarla.

Rukawa la osservò allontanarsi in fretta, poi tornò a concentrare la sua attenzione su quella porta e alla persona che avrebbe trovato al suo interno.
Avvicinandosi all'aula aveva sentito il suono melodico ma triste del violoncello farsi sempre più nitido ed ora l'idea di doverlo interrompere gli dispiaceva quasi.

Traendo un profondo respiro aprì la porta e poi la richiuse lentamente dietro di se.
Iwamoto gli dava le spalle, seduto su una sedia, totalmente concentrato in ciò che stava facendo.
Rimase ad ascoltarlo suonare sino a quando il brano non giunse a termine.

Lo vide girare il volto di tre quarti per vedere chi fosse il suo spettatore ed alzò un sopracciglio, sorpreso, alla vista di Rukawa.
Alzandosi ripose lo strumento nella sua custodia, sfilando il puntale dalla base, inserendolo nello spazio apposito nella parte interna del coperchio assieme all'archetto.
Chiuse le sicure e si voltò, poggiando le mani sul bordo del tavolo, fissandolo con sguardo curioso.
"Piaciuto?"

Rukawa annuì, anche se non aveva capito se l'altro si riferisse all'esecuzione musicale o alla vista del suo fondoschiena.
Non che avesse importanza, in entrambi i casi la risposta era affermativa.



Non era venuto.
Rukawa non si era presentato agli allenamenti.
E Rukawa che mancava, volontariamente, ad un allenamento di basket era qualcosa che non sarebbe potuto accadere neanche fra un secolo.

Nella sua mente si accavallarono alcuni ricordi del suo sogno.
Rukawa torturato, mutilato, in un lago di sangue, il coltello conficcato nel suo cuore...
Chiuse l'acqua e tornò negli spogliatoi per rivestirsi in fretta. Forse con un po' di fortuna lo avrebbe trovato ancora a scuola.



Girava il cucchiaino nella tazza con esasperante lentezza, senza produrre alcun suono come prescriveva il galateo.
Lo vide portare la tazza alle labbra, bevendo piccoli sorsi e poi riporla sul piattino lentamente, quasi fosse un'azione di vitale importanza.
"Suppongo che Hanamichi abbia già iniziato con la sua persecuzione, non è vero?"

Quella domanda lo riscosse dai suoi pensieri e vide Iwamoto sorridergli.
Persecuzione era di sicuro il termine più adatto e a quanto sembrava lui non era il primo ad esserne vittima.
"Questa mattina ho trovato un fiore appassito nel mio armadietto" rivelò mentre aggiungeva altro zucchero al caffè.

Seiji sorrise, quasi radioso "La rosa rossa appassita!" esclamò quasi si trattasse di un allegro ricordo, si sedette più comodo contro lo schienale del séparé "Rappresenta l'amore passionale che lui prova per te. Il fatto che fosse anche appassita..." fece un vago gesto con la mano "...mancanza d'aria e luce all'interno dell'armadietto. O almeno questo è quello che disse a me" una vaga nota di tristezza nella voce. Riprese la tazza, bevve alcuni piccoli sorsi e dopo averla rimessa sul tavolo fece vagare lo sguardo per il locale.

Mancanza d'aria e luce... non sapeva perché, ma quelle parole gli avevano fatto correre un brivido lungo la schiena.
Odiava chiedere aiuto.
Lui non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno.
Eppure...
"...cosa verrà dopo?"

Seiji alzò la testa dalla mano su cui l'aveva poggiata, guardandolo interrogativamente.
"Cosa? Beh... non lo so... io a questo punto avevo capitolato. Avevo pensato, ma forse è meglio dire sperato, che il suo grande amore finisse in fretta e che diventasse meno ossessivo"

Rukawa lo fissava con espressione granitica, ma i suoi occhi sembravano pregarlo di continuare, quasi gli dovesse rivelare i misteri dell'Universo.

Si strinse nelle spalle "E in effetti non era più ossessionante, oserei dire che sembrava quasi una persona normale. In quanto al tempo..." espulse lentamente il fiato "...è durata due anni. Quando mi ha lasciato ancora non riesco a capire se ho pianto di dolore o liberazione. In fondo... in fondo mi ero innamorato di lui e della sua pazzia"

Terminò di bere il suo caffè mentre Rukawa rifletteva sulle parole di Seiji, a ciò che aveva saputo, a quella spiegazione sul fiore che lui interpretava come una minaccia... forse inconscia persino al ricattatore...

Vide l'altro alzarsi e prendere il violoncello per andarsene, segno che per lui la conversazione era finita, ma Rukawa lo afferrò ad un polso, bloccandolo.

"Se fossi al mio posto cosa faresti?"

Gli occhi di Seiji si strinsero sino a divenire due fessure, si liberò e gli sorrise caustico "Io mi ci sono già trovato nella tua situazione. Comunque..." lo fissò negli occhi "...se sei disposto a giurargli eterno amore e fedeltà ti consiglio di accettare. E' un pazzo esaltato, ma ti assicuro che a letto è davvero il grande genio che dice di essere"
Uscì dalla caffetteria, indossando i suoi occhiali da sole e si diresse verso la stazione per tornare a casa.

Rukawa, ancora seduto sul divanetto, pensava a cosa diamine potesse fare per liberarsi di Sakuragi.
Promettere amore e fedeltà era fuori discussione... nonostante la garanzia del suo ex sulla sua bravura sotto le lenzuola.



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