Incubo parte
VIII di
Alessia
Erano passati tre giorni e finalmente riprese a fare ciò che aveva fatto tutte le sere sino al pomeriggio di qualche giorno prima.
Seguirlo.
Voleva assicurarsi che arrivasse a casa sano e salvo e che nessuno importunasse la sua kitsune.
Quando lo vide oltrepassare la soglia di casa sorrise triste.
Quanto gli sarebbe piaciuto attraversare quell'entrata mano nella mano, essere presentato ai suoi genitori, parlare, discutere e scherzare con loro.
Entrare a far parte della famiglia di Kaede.
Ma non doveva abbattersi, era sicuro che sarebbe accaduto. Forse ci sarebbe voluto un po', ma il suo sogno si sarebbe realizzato.
Lui realizzava tutti i suoi sogni.
Sognava di stare con Seiji e - quando l'altro aveva finalmente capito di ricambiare il suo sentimento - esso si era esaudito.
Sognava di giocare a basket ed ora era uno dei titolari.
Sognava di essere amato da Rukawa... l'avrebbe ottenuto.
Si voltò e si diresse verso casa sua, le strade affollate, i negozi pieni di luci, le coppie che camminavano e si tenevano per mano.
Come li invidiava!
Ma non disperava perché sapeva che mancava poco perché Rukawa si rendesse conto dei suoi sentimenti.
Ancora un poco di pazienza e loro due sarebbero stati felici.
Insieme.
Per sempre.
Entrò in casa e sua madre lo accolse sorridendo, anche se lievemente preoccupata per quell'ora tarda.
Oddio, in realtà non era particolarmente tardi, ma il suo Hanamichi di solito avvertiva e adesso, nelle ultime settimane, non lo faceva più.
Forse si era trovato una ragazza.
"Tesoro, la cena è nel forno, io ora devo andare a dormire, domani il mio volo parte molto presto. Starò via una settimana, d'accordo?"
Hanamichi annuì abbracciando forte quella donna minuta che era la migliore madre che un figlio avrebbe mai potuto desiderare.
La osservò salire con grazia le scale, poi si decise ad andare in cucina per riscaldarsi la cena.
Aprì il frigo per prendere qualcosa da bere e lo vide come al solito strapieno come ogni volta che sua madre partiva.
Chissà, forse aveva paura che deperisse?
Non glielo aveva mai chiesto, anche perché... al suo ritorno il frigo era sempre desolatamente vuoto.
Accese la televisione, saltava da un canale all'altro mentre mangiava. Quando finì mise tutto nella lavastoviglie e salì in camera sua.
Si sdraiò sul letto, le mani incrociate sotto la testa.
Sarebbe riuscito a far confessare a Kaede l'amore che provava.
I suo genitori erano andati a dormire mentre lui era rimasto in soggiorno assieme a Maya, accucciata ai suoi piedi.
La stanza immersa nel buio tranne per le immagini che scorrevano silenziose sullo schermo della televisione.
Gli piaceva il silenzio, gli piaceva la solitudine.
Sospirò profondamente e spense l'apparecchio.
Si alzò in piedi, seguito dal suo cane.
Entrò nella sua stanza ed iniziò a spogliarsi, illuminato solo dai deboli raggi di quella falce di Luna che brillava nel cielo.
Provava pena e compassione per quell'idiota che continuava a girargli intorno, adorandolo come fosse un dio.
Si mise sotto le coperte, la stoffa che accarezzava come fossero le mani di mille amanti vogliosi il suo corpo nudo.
Pena e compassione per l'idiota, ma questo non avrebbe mutato il suo comportamento, al contrario avrebbe continuato a comportarsi da vero bastardo solo per il gusto di vedere l'espressione piena di dolore di Sakuragi e divertirsene.
Sorrise compiaciuto di se mentre il sonno stava per accoglierlo tra le sue braccia.
Mise la lettera nell'armadietto di Rukawa, poggiandovi sopra la fronte.
Fa che se ne accorga presto...
Era così difficile stare al suo fianco e non poterlo toccare, limitarsi a sognare di baciarlo o anche solo stringersi a lui, magari osservando la pioggia che cadeva seduti sul pavimento.
Sentì delle voci avvicinarsi e si allontanò di corsa.
Va bene essere innamorati della kitsune, ma farsi trovare a sospirare davanti il suo armadietto, quello proprio no!
Il Tensai aveva una certa immagine da mantenere!
E che cazzo!
Ogni scusa era buona per saltargli addosso oggi?
Sakuragi non faceva altro che stargli appiccicato durante il gioco, e quando si trovavano lontani trovava il modo per iniziare una rissa e mettergli le mani addosso.
Lo scartò con facilità e schiacciò la palla nel canestro.
Quando atterrò si voltò verso l'altro.
"Se hai tanta voglia di scopare rivolgiti a qualcun altro, ti ho già detto che io non mi faccio gli idioti"
Nella palestra calò un silenzio tombale.
O quasi.
Le fans di Rukawa continuavano a sospirare estasiate per aver avuto la possibilità di sentire la voce del loro idolo senza per questo aver ascoltato una sola parola di ciò che aveva detto.
Gli altri giocatori dello Shohoku, però, erano rimasti immobilizzati al loro posto senza sapere cosa poter dire o fare.
Il solo fatto che Rukawa avesse detto una frase così lunga era già un evento, ma
ciò che aveva detto...
Sarebbero probabilmente rimasti lì come statue di sale se Akagi, con una notevole presenza di spirito, non fosse riuscito a dichiarare gli allenamenti di quel giorno conclusi.
La palestra si svuotò alla velocità della luce e gli unici che vi rimasero furono Hanamichi e Rukawa.
Il primo afferrò un pallone e riprese a palleggiare verso il canestro opposto.
Dal canto suo Sakuragi non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, sentendosi morire.
Come poteva trattarlo in quel modo?
Capiva la paura di accettare un amore diverso, ma Rukawa non poteva ferirlo a morte in questo modo.
"Perché hai così tanta paura?"
L'eco delle sue parole urlate nelle orecchie, gli occhi pieni di lacrime, i pugni stretti per la tensione.
Rukawa si girò, leggermente sorpreso da quelle parole.
Paura..?
Hanamichi iniziò a camminare verso l'altro, che si trovava dalla parte opposta del campo, parlando con voce dolce ma piena di dolore "Lo so che è difficile... ammettere con se stessi di essere diversi da come tutti ci hanno insegnato dovremmo essere... il timore di essere perseguitati, insultati, disprezzati... fa tutto così tanta paura, però... ti prego..."
"Io non ho paura"
Gelido ed indifferente.
Quelle parole bloccarono Hanamichi a pochi metri da lui.
"Non hai..? Allora..?" non capiva... se non aveva paura allora perché non voleva confessargli il suo amore?
Un amore puro, assoluto, l'amore con la A maiuscola, quello che si incontra una sola volta nella vita.
Lui e Rukawa si amavano, lui lo sapeva, lo aveva sognato.
Aveva sognato le mani della kitsune sul suo corpo, i gelidi occhi blu trasformati in limpidi laghi estivi pieni di dolcezza, aveva sognato la sua voce che gli diceva di amarlo...
"Io non ti amo, non ti ho mai amato e mai ti amerò. E non ho paura di nulla, io. Tanto meno di essere additato. Io adoro andare a letto coi ragazzi, sentire le loro mani sul mio corpo, affondare in loro o farmi fottere sino a chiedere pietà" parlava con voce bassa, senza alcuna intonazione, come se stesse elencando la lista della spesa "Adoro scopare e farmi scopare, ma tu mi fai schifo e questo è tutto"
Si voltò e stava per riprendere il suo gioco solitario quando sentì afferrarsi il braccio e spingere a terra, Sakuragi seduto a cavalcioni su di lui che gli bloccava i polsi ai lati della testa.
"Tu devi amarmi!" parole che volevano essere un urlo e invece erano solo un sussurro rauco.
Le labbra bagnate da lacrime salate che cadevano sino a posarsi sulla pelle eburnea di Rukawa.
Hanamichi lo guardava disperato.
"Lasciami" sibilò Rukawa cercando di liberarsi.
"No, no, no, no!!!" premette con forza sui polsi "Non te ne andrai sino a quando non mi dirai che mi ami..." si abbassò su di lui leccando via le sue stesse lacrime mischiate al sudore di Rukawa da quella pelle bianca e delicata del collo "...dillo..." risalì piano sino alla linea della mascella, sdraiandosi su di lui "...dillo... dimmi che avrò il mio sogno... ti amo, Kaede... ti prego..." sussurrò piano a fior di labbra prima di catturarle in quel bacio delicato e pieno d'amore da troppo tempo sognato.
Rukawa si rilassò sotto di lui, abbandonandosi e rispondendo al bacio con tutto se stesso.
Sentì Sakuragi liberargli un polso e poggiò quella mano finalmente libera sulla nuca dell'altro, giocando con i suoi capelli, mentre le dita dell'altra mano si intrecciavano con quelle di Hanamichi.
Alzò la testa un poco per avere di più, catturare la lingua di Sakuragi nella sua bocca, succhiarla, morderla dolcemente.
Sentì una gamba dell'altro cercare di infilarsi tra le sue e lui glielo concedette, aprendole piano.
"Kaede..."
Non riusciva a crederci!
Aveva pianto, urlato, si era arrabbiato, ma alla fine il suo sogno stava divenendo realtà.
Sentiva il corpo di Rukawa morbido e arrendevole sotto il suo.
Interruppe per un attimo il loro primo, vero, bacio; aveva bisogno di vedere nella realtà tutta quella dolcezza di cui quegli occhi blu erano capaci, ma ciò che vide fu solo disprezzo e derisione.
Il dolore lo colpì come un proiettile, rotolò via da Rukawa cercando - non sapeva neanche lui come - di dare sollievo al suo inguine.
Attraverso gli occhi lucidi vide l'altro rialzarsi e fissarlo con odio.
"Non provare mai più a fare una cosa simile o ti giuro che non mi limiterò a così poco"
Lo osservò allontanarsi e dirigersi negli spogliatoi mentre in lui sentiva sempre più forte la voglia di piangere sino a singhiozzare, sino a consumarsi e scomparire dalla faccia della Terra.
"Io ti amo..." mormorò come se quelle parole avessero avuto il potere di lenire la sofferenza del suo cuore.
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