Incubo

parte VI

di Alessia


Correva a perdifiato per le strade.
Gli occhi colmi di lacrime a stento trattenute.
Continuava a correre e senza sapere come si ritrovò a casa sua. Anzi, lo sapeva perché era arrivato sin lì; casa era l'unico luogo dove avrebbe potuto sfogarsi.

Entrò e il silenzio che lo accolse lo colpì come un macigno.
Salì a rotta di collo le scale e sbatté alle sue spalle la porta della camera. Si avvicinò piano al letto mentre le prime lacrime iniziarono a solcargli il viso.
Cadde a peso morto sul materasso e stringendo a se il cuscino, rannicchiandosi in posizione fetale scoppiò a piangere.

Perché faceva tanto male?
Non era vero che voleva l'amore di Rukawa, ma allora perché l'aveva detto?
Lui amava Seiji eppure sentire le carezze della kitsune sul suo corpo l'aveva fatto sentire vivo come mai prima.

E poi perché voleva conoscere il vero Rukawa? Perché non si accontentava di ciò che aveva?

E all'improvviso gli tornò alla mente quel giorno d'autunno di due anni prima.
Quando capì di amare Seiji, il ragazzo più introverso della scuola; quando aveva scoperto dentro di se il desiderio di cambiarlo, o meglio: di cambiare il suo comportamento nei suoi confronti perché non riusciva più ad accontentarsi di indifferenza e freddezza.

Esattamente come adesso.
Lui... si era innamorato di Kaede Rukawa.

Si sedette sul letto, poggiando la schiena sul muro e stringendo al petto il cuscino. Si asciugò gli occhi e il naso con la manica del maglione, fissando il vuoto davanti a se.

Amava Rukawa...
E amava Seiji...

Amo Seiji..?

Ripensò alla loro storia, i due anni più belli della sua vita.
Cosa provava per Seiji?

Amore, rispetto, voglia di stare sempre con lui, desiderio di essere stretto fra le sue braccia. Per Hanamichi Seiji era tutta la vita, era colui che decideva della sua gioia e del suo dolore. Seiji creava la felicità con la sua presenza e la disperazione con la sua assenza.

Sbarrò gli occhi.
Da qualche parte ricordò di aver letto che quando si è grado di descrivere un sentimento questo non lo si prova più.

Era così?
Lui non amava più Seiji?

Pensò agli ultimi tempi, di come a volte provasse insofferenza con lui vicino, sollievo alla sua assenza e di come... di come a volte avesse sovrapposto un altro viso a quello di Seiji quando facevano l'amore.

No... lui non lo amava più.
E capì tante altre cose in quelle ore.

Capì che oramai da molto tempo amava l'idea di essere innamorato di Seiji, del suo primo amore e dell'illusione di come questo amore sarebbe dovuto essere: perfetto, eterno, senza fine...

E capì di non poter continuare così, non poteva mentirgli. Non lo amava più, ma rimaneva comunque una delle persone cui voleva più bene e a cui non poteva mentire.

Doveva dirgli la verità, per quanto male questa gli avrebbe fatto, e... doveva lasciarlo.
Lasciare Seiji...
Riprese a piangere al pensiero del suo amore distrutto e del dolore che avrebbe arrecato alla sua stella.


Uscì di casa con Maya e il suo pallone dirigendosi verso un campo di basket che sapeva essere sempre deserto a quell'ora.
Maya si sedete sull'erba mentre lui iniziò a fare qualche tiro a canestro.

Sorrise al ricordo di poche ore prima.
Doveva ammettere che Sakuragi aveva un buon sapore, e distrattamente si passò la lingua sulle labbra.

In realtà aveva sempre sospettato che l'altro potesse essere un amante straordinario, ma non aveva mai tentato di portarselo a letto per una ragione molto semplice: aveva già un ragazzo.

Si considerava una persona senza alcun principio morale, o forse ne aveva anche se diversi dalla media, però... ne possedeva uno a cui non avrebbe mai rinunciato: la fedeltà.

Per lui la fedeltà era la cosa più importante, perché nel momento in cui si tradisce coloro che si ama, si tradisce soprattutto la fiducia che hanno riposto in noi; e la fiducia è la cosa più preziosa che si possa ricevere.

Atterrò nel momento in cui la palla entrò nel canestro.
Tre punti.

"Salve Rukawa!"
Si voltò al suono di quella voce conosciuta e lo vide seduto sull'erba mentre accarezzava Maya che gli aveva poggiato il muso su una coscia.

Si allontanò e raccolse la palla per poi fischiare e richiamare il suo cane, ma quest'ultima rimase comodamente dov'era. 

"Sembra che preferisca rimanere dove si trova..." gli disse sorridendo.
"Hn..." si avvicinò e si sdraiò sull'erba chiudendo gli occhi.

"Non mi chiedi perché sono qui?" indagò.
Rukawa si voltò a fissarlo imperturbabile "Credi mi interessi?"
Si strinse nelle spalle continuando a carezzare il suo cane "No, ma la speranza è l'ultima a morire, no?"

Rukawa richiuse gli occhi.
Iniziava a fare freddo e sarebbe dovuto tornare a casa, se si ammalava sua madre si sarebbe trasformata in una chioccia asfissiante.

"Sempre della stessa opinione?" mormorò il ragazzo al suo fianco.
Rukawa lo fissò negli occhi sorridendogli "Assolutamente si"

Sospirò affranto e si alzò stampandogli un bacio sulle labbra "Ci vediamo" mormorò Sendoh prima di andarsene.
Il giocatore dello Shohoku si alzò a sua volta e mezz'ora dopo si trovava sotto il getto di una doccia calda.


Si lavò la faccia ed uscì di casa dopo aver avvertito sua madre che avrebbe fatto tardi perché usciva con Yohei e i suoi amici.
Si strinse nel cappotto dirigendosi verso la stazione.

Erano quasi le otto. Seiji e i suoi genitori sarebbero dovuti arrivare fra poco.
Doveva lasciarlo prima che la piena consapevolezza di ciò che questo gesto significava lo raggiungesse.

Scese dopo solo tre fermate e dieci minuti più tardi si ritrovò davanti casa sua.
Suonò il campanello e gli rispose lui.
Lo invitò a fare quattro passi.
Seiji prese il giaccone a tre quarti e lo raggiunse di fuori.

Capì subito che c'era qualcosa che non andava. Hanamichi lo aveva a malapena salutato e non lo guardava mai negli occhi.
Fa che non sia ciò che penso... pregò con tutte le sue forze.

Si fermarono nei giardini vicino casa sua, sedendosi sulle altalene mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a scendere, sciogliendosi a contatto col terreno.

"Come... com'era il concerto?" chiese titubante. Non sapeva cosa fare.
Seiji lo guardò cercando di sorridere "Bellissimo. Il violoncellista era davvero magnifico, mi spiace che tu non sia venuto con noi..."

Hanamichi annuì piano.
Lo aveva invitato, ma lui aveva rifiutato dicendo che non poteva saltare gli allenamenti.
Sarebbe stato meglio se fossi andato con loro...

"Tu cosa hai fatto?" domandò e Hanamichi sobbalzò.

Lo stava aiutando.
Lo stava aiutando a dirgli ciò che doveva.
Come... come poteva non amare più una persona così meravigliosa?
"Io... io ho pensato..."

Seiji annuì e rimasero in silenzio mentre la neve continuava a cadere, formando un manto bianco intorno a loro.
Faceva molto freddo e avrebbe dovuto mettersi i guanti per proteggersi le mani, ma non ce la faceva. Strinse con più forza le catene dell'altalena.

"Ho capito molte cose..." mormorò piano, sperando quasi che l'altro non lo sentisse, ma in quel silenzio assordante la sua voce assunse le proporzioni di un urlo.
"Io... io..." era così difficile e sentì le lacrime riaffiorare "...mi sono... mi sono reso conto di..." un lungo silenzio calò fra di loro.

Perché non mi aiuta?
Ma appena finito di pensarlo si rese conto di quanto fosse cattivo quel pensiero.
Doveva aiutarlo a farsi dire che non lo amava più?
"Io mi sono reso conto di non essere più innamorato di te..." disse in un bisbiglio.

Seiji abbassò la testa e i capelli gli coprirono gli occhi.
"Continua..." lo pregò "...c'è dell'altro, vero?" voleva sapere tutto anche se una parte di se già sapeva.

Hanamichi lo fissò, scuotendo la testa "No, non c'è più nulla..."

Seiji si mosse di scatto, fissandolo negli occhi con rabbia, disperazione "Ti prego, ho bisogno di saperlo..." lo supplicò.
Entrambi in lacrime.

"Mi... mi sono accorto di amare qualcun altro..." mormorò.
Seiji strinse ancor di più le dita intorno alle catene e tornò a fissare per terra "E' Rukawa, non è vero?" 

Hanamichi sobbalzò, ma cercò di negare "No, non è lui..."
Perché mentiva?
Perché non voleva dirgli la verità sino in fondo?

"Non mentirmi..." lo supplicò con la voce rotta.
E Hanamichi si ricordò che l'unica cosa che gli aveva sempre chiesto era stata la sincerità. Intrecciò le mani "Si, è lui..."

Un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra "Vattene, per favore..."
Hanamichi si alzò di scatto "Seiji... io... non volevo... io..."

"Vattene, Sakuragi!"
L'altro fece un passo indietro al suono di quella voce così fredda che non sentiva più da molto tempo.

"Mi... mi dispiace..." mormorò prima di correre via.

Seiji alzò il viso al cielo ed iniziò dondolarsi mentre la neve cadeva sul suo viso e si scioglieva confondendosi con le lacrime che rilucevano sotto l'argentea luce della Luna.




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