Incubo parte
V di
Alessia
Gli si avvicinò piano, posandogli una mano su un braccio.
"Sakuragi, cos'hai?" il ragazzo lo fissò con occhi dolci e preoccupati "Sai che se hai dei problemi puoi parlarne con noi, non è vero?"
Hanamichi fissò il viso del vice capitano per poi schiudere le labbra nel solito sorriso strafottente.
"Ehi, quattr'occhi che fai? Ti preoccupi per il grande Tensai? In realtà sto solo studiando le prossime mosse per battere la kitsune!" e scoppiò a ridere mettendo un braccio intorno alle spalle dell'altro con fare cospiratore "Dì un po'... tu e Mitchy? Come vanno le cose in Paradiso?"
Il ragazzo avvampò e si divincolò dall'abbraccio di Sakuragi "Tra poco iniziano gli allenamenti, sbrigati a cambiarti" e uscì in fretta dagli spogliatoi deserti.
Già, gli allenamenti...
Perché non li saltava?
Perché sarebbe rimasto da solo e avrebbe iniziato a pensare. E pensare non è mai una buona cosa...
Sbatté con rabbia lo sportello dell'armadietto e con espressione da condannato a morte andò in palestra.
Perché diamine non lo aveva mandato ad esercitarsi sui fondamentali con Ayako?
Certo che il gorilla aveva un tempismo a dir poco perfetto!
Stavano correndo per il riscaldamento e la kitsune era proprio davanti a lui.
Con la fortuna che si ritrovava non poteva essere altrimenti, no?
Provò a chiudere gli occhi per non guardarlo, ma così non vedeva neanche dove andare e li riaprì.
Tanto valeva arrendersi e farlo, giusto?
Iniziò ad guardarlo.
Il corpo slanciato che si muoveva con grazia ed eleganza, la pelle diafana resa quasi traslucida dal sudore, i capelli neri come il cielo nelle notti senza Luna coi loro riflessi blu che sembravano innaturali.
Per un momento se lo domandò.
Che la kitsune si facesse i riflessi dal parrucchiere?
Come no!
Ce lo vedeva proprio seduto sulla poltrona mentre la parrucchiera lavorava in adorazione e lui dormiva.
Sospirò.
Rukawa non era il tipo da simili idiozie.
Probabilmente si tagliava i capelli solo quando questi erano troppo lunghi per permettergli di giocare a basket. E sicuramente lo faceva in casa con un paio di cesoie per le siepi e questo avrebbe spiegato il taglio assurdo che aveva.
E poi immaginò il suo viso.
Il volto dai lineamenti delicati, quasi nobili. L'espressione indifferente che portava sempre lo faceva somigliare ad un dio immortale e irraggiungibile, ma quando sorrideva... allora si trasformava e diventava un angelo.
Un bellissimo angelo tentatore.
E poi i suoi occhi.
Blu come l'oceano, profondi ed imperscrutabili.
Ricordava quegli occhi nel suo sogno.
Ricordava la loro dolcezza, la loro ilarità, la loro sensualità durante quella notte sulla spiaggia.
Ricordava tutto con così tale chiarezza da chiedersi se quella fosse davvero stata solo frutto di un sogno o un ricordo rimosso.
Basta!
Non poteva andare avanti così!
Si guardò intorno e vide Miyagi a pochi passi da lui.
Con la scusa di bloccarlo e di rubargli la palla compì fallo sul play maker e riuscì a farsi buttare fuori dal campo grazie ad una delle suo solite scenate.
Quell'idiota non aveva fatto altro che fissarlo per tutto il tempo, giocando peggio del solito, ed anche ora che stava in panchina non faceva altro che fissarlo.
Dentro di se sorrise.
Amava sentire gli occhi degli altri su di se, che fossero uomini, donne, bambini o alieni non importava... adorava sentirsi al centro dell'attenzione.
Certo, dato il comportamento non sembrava, ma non era forse proprio per il suo atteggiamento scostante che veniva sempre additato da tutti?
Non era per quella sua aura di indifferenza, per la sua algida bellezza, che tutte le ragazzine - e non solo loro - cadevano ai suoi piedi? Se non avesse saputo che dopo avrebbero tutti preteso chissà quale tipo di relazione stabile se li sarebbe portati tutti a letto senza problemi.
Magari anche due o tre per volta...
Tirò il pallone che disegnò una perfetta parabola nell'aria e segnò i tre punti che servivano per pareggiare.
Si girò e vide Sakuragi continuare a fissarlo.
Sorridendo sadicamente dentro di se decise di dargli qualcosa per cui sconvolgersi davvero.
Fissandolo negli occhi alzò una mano e si tirò indietro i capelli con un gesto calcolato, per poi far scivolare il dorso delle sue lunghe dita affusolate su un lato del viso, sino a scendere lentamente sino a posarla su un fianco.
Lo vide sbarrare gli occhi e, se fossero stati in un cartone animato, probabilmente la sua mascella sarebbe stata a terra e la sua lingua rotolata a mo' di tappeto rosso.
Con uno scatto intercettò il passaggio diretto a Kogure e dopo un veloce contropiede fece uno slam dunk segnando altri due punti.
Quel... quel gesto era rivolto a lui!
Cosa cazzo aveva in mente Rukawa?
Non poteva!
Non poteva aver capito tutto!
E poi cosa c'era da capire?
Assolutamente nulla!
Era tutta colpa del suo sogno, e prima l'avesse dimenticato meglio sarebbe stato per la sua sanità mentale.
L'allenamento finì e si diressero tutti negli spogliatoi per farsi la doccia.
Aprì il rubinetto dell'acqua fredda.
Una doccia gelata era quello che ci voleva per svegliarsi, cancellare certi pensieri e... far tornare al suo posto qualcun altro.
Si rivestì lentamente, silenzioso e con lo sguardo perso nel vuoto.
Tutti i suoi compagni si erano accorti del suo strano comportamento, pensando che se avesse avuto bisogno d'aiuto avrebbe parlato con loro.
Erano una squadra, ma prima di tutto - anche se con molti sacrifici - erano amici pronti ad aiutarsi vicendevolmente.
Chiuse l'armadietto e prese la sacca, era l'ultimo ad andarsene.
Sentì la palla che rimbalzava sul parquet e, conoscendo già la risposta, entrò nuovamente in palestra.
Lo vide mentre saltava e faceva una schiacciata.
Il corpo illuminato dagli ultimi raggi del tramonto, l'espressione concentrata, gli occhi pieni di passione.
Passione per il basket.
Ma lui voleva che quella passione fosse solo per lui.
Perché?
Perché lo desiderava così tanto?
Perché voleva che gli si mostrasse come nel suo sogno?
Sentì la palla rotolare ai suoi piedi, ma non si mosse e vide Rukawa avvicinarsi a lui, raccoglierla e quando si rialzò i loro volti erano a pochi centimetri di distanza.
Istintivamente fece un passo indietro e negli occhi di Rukawa vide comparire una luce derisoria.
Ecco. Ora ci sarebbe stata bene una scenata, qualche insulto e molti pugni. Ma... non ne aveva la forza.
Non riusciva a far altro che fissarlo.
Rukawa si avvicinò, Hanamichi indietreggiò e alla fine si ritrovò con le spalle al muro.
Lo vide lasciare la palla, socchiuse gli occhi. Sentiva i rimbalzi del pallone farsi più rapidi e poi fermarsi.
Riaprì un poco gli occhi e si ritrovò a fissare quelli di Rukawa. L'altro teneva le mani poggiate al muro ai lati della sua testa, bloccandolo.
"Lasciami andare..." mormorò implorante, serrando le palpebre.
"Perché mai dovrei?" gli sussurrò in un orecchio "Pensi che non abbia notato i tuoi sguardi verso di me?" sfiorò con le labbra il lobo, scivolando poi lungo la linea della mascella.
"Ti prego..." bisbigliò e non sapeva neanche lui se supplicarlo di fermarsi o continuare.
Ma Rukawa non si fermò e iniziando a lasciargli scie di piccoli baci sul collo esposto dal maglione con scollo a V che indossava, portò una mano sulla sua gamba destra, iniziando un lento e continuo massaggio su e giù sulla coscia.
Non ci riuscì.
Non riuscì a trattenere un mugolio di piacere.
"Cosa succede?" chiese tra un bacio e l'altro "Iwamoto non riesce più a soddisfarti?"
Anche adesso.
Anche adesso si sarebbe dovuto offendere e picchiarlo, se ne sarebbe dovuto andare, però... non riusciva ad allontanarsi.
Sentì dita gelide intrufolarsi sotto il suo maglione.
Fredde carezze sulla sua pelle bollente e...
Trattenne il respiro quando sentì che con un'unghia gli graffiava un capezzolo.
Sentiva il battito del suo cuore rimbombargli nelle orecchie ma vi fu un suono che lo sovrastò.
"Dimmi cosa vuoi..." sussurrò sensuale avvicinando le sue labbra e il suo corpo a quello dell'altro.
Cosa voleva..?
Sentì le labbra di Rukawa premere sulle sue e non oppose resistenza all'invasione della sua lingua.
Le labbra della kitsune erano morbide e calde proprio come nei suoi ricordi.
Lo abbandonò scendendo verso il collo e Hanamichi non poté far altro che piegare la testa all'indietro, offrendoglielo.
"Io..." mormorò senza neanche rendersi conto di parlare "...voglio il tuo amore, Kaede..."
Si allontanò di scatto dal corpo di Sakuragi, pensando di aver capito male.
No, invece aveva capito benissimo.
Non resistette.
Non sentiva più le mani, la bocca di Rukawa su di se e sentiva uno strano suono soffocato, aprì un poco gli occhi e... capì che il suono era in realtà una risata.
Rukawa stava ridendo. Di lui.
"Sapevo..." disse fra le risa "...che eri un idiota, ma non pensavo che lo fossi sino a questo punto..." e la risata riprese più forte, feroce, derisoria, rimbombando fra quelle quattro pareti.
Sentì gli occhi pizzicare, la vista offuscarglisi e, senza sapere come, afferrò la sua borsa dal pavimento, correndo via con nelle orecchie l'eco di quella risata.
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