Dato che sappiamo tutti che i personaggi sono di Inoue io direi di passare avanti, ok?
Il seguito di 'Sogno', se quella non vi è piaciuta vi consiglio di stare ad almeno un paio di continenti da questa perchè ciò che leggerete sarà molto peggio (anche se qui non c'è alcun spargimento di sangue ^^).
Anche 'Incubo' ha subito il vaglio di Antares, che non finirò mai di ringraziare ^*^
Grazie anche a Ria che sopporta la mie manie e le mie infinite idiosincrasie ^*^


Incubo

parte III

di Alessia


Era sdraiato sul divano ascoltando Seiji esercitarsi in un assolo al violoncello per il prossimo esame che avrebbe dovuto dare.
Ascoltava mentre la sua mente vagava su pericolosi sentieri.

Perché si era quasi sentito male mentre sentiva Rukawa pronunciare quelle parole?

Tu non sei mio amico...

E poi il vederlo sorridere felice, ridere, giocare col suo cane.

Maya...

Maya era anche il nome del cane del suo sogno.

Per la prima volta lo sfiorò l'idea quello potesse essere stato un sogno premonitore.

Socchiuse gli occhi e si voltò ad osservare Seiji.
La luce del tramonto proveniente dalla grande vetrata gli conferiva una parvenza irreale.
Come fosse puro spirito.
Abbassò le palpebre e gli tornarono alla mente le immagini più raccapriccianti del suo sogno.
Tornò a guardare Seiji e sorrise.
Se il suo era stato un sogno premonitore allora era anche possibile che a partire da domani la Terra iniziasse a ruotare in senso inverso.

Sospirò e si poggiò un braccio sugli occhi.
Tutto questo però non lo aiutava a capire il perché di ciò che aveva provato quella mattina in spiaggia.

Due morbide labbra si posero sulle sue e Hanamichi spalancò gli occhi sorpreso.
Seiji gli sorrise dolcemente, intrecciò le dita di una mano e posò la testa sul suo petto, ascoltando il tranquillo battito del suo cuore.

"Come mai così pensieroso?" quel sussurro lieve gli arrivò come fosse una voce lontana anni luce.

"Ti ascoltavo suonare..." rispose sottovoce.

"E..?" lo incalzò Seiji.

"Pensavo..." mormorò.

Si ritrovò a fissare due occhi nocciola che gli sorridevano "A cosa..?" chiese curioso.

Hanamichi voltò la testa da un lato "Nulla... nulla d'importante..." tornò a guardarlo e gli sorrise "Hai finito i tuoi esercizi?"
Seiji annuì "Per oggi si"

"Bene! Allora..." gli passò una mano fra i capelli "...puoi dedicarti a me adesso, vero?" e avvicinò il suo volto a quello dell'altro.



La palla che rimbalza sul parquet... lo stridio delle scarpe da ginnastica... gli ordini urlati... la palla che entra nel canestro... l'esultanza per i punti segnati...

Era quello il suo mondo.

Un mondo in cui quegli idioti non avrebbero mai dovuto accedere. Non ne erano degni.

Ma gli servivano e avrebbe sopportato.

"Passa quella palla Rukawa!"

Stupido, pensava davvero che avrebbe potuto passare la palla ad uno qualunque di loro?
Fissò Mitsui, il suo marcatore, negli occhi e con una rapida finta a destra lo superò andando a segnare i due punti di pareggio in quell'ennesima partita dall'allenamento.

Vide Akagi dirigersi verso di lui con piglio battagliero.
"Ti avevo detto di passare la palla! Non puoi fare di testa tua! Il basket è un gioco di squadra e tu..."
Smise di ascoltarlo, limitandosi ad osservarlo divertito - anche se naturalmente non lo dava a vedere - mentre il capitano sbraitava le sue solite idiozie sul gioco di squadra.
"...ed ora ti farai venti giri di campo per punizione!"
Lo guardò e la tentazione di mettersi a discutere era forte, ma parlare con un idiota era inutile, quindi gli diede le spalle ed iniziò a correre.

Sorprese Sakuragi fissarlo.

Si preparò al solito carico di insulti che questi gli avrebbe lanciato addosso, si rassegnò alla solita rissa che ne sarebbe nata, ma l'altro non fece nulla.

Si limitò a guardarlo qualche altro secondo e poi tornò a giocare.

Per un momento gli dispiacque.
Le risse con Sakuragi erano l'unica cosa che riuscissero a fargli sfogare la sua frustrazione.
Anche se in realtà lui o un punchingball sarebbe stata la stessa cosa.

Con Sakuragi era semplicemente più divertente.



Era a casa sua, sdraiato sul letto.

Sua madre al piano di sotto stava preparando la cena.
Seiji quella sera doveva andare ad un concerto di musica classica coi suoi genitori a Tokyo e sarebbe tornato solo l'indomani.

E lui pensava.

Pensava, ricordava, cercava di capire...

La realtà, il sogno, i suoi sentimenti...

Da quanto tempo stava con Seiji?
Quasi tre anni...

Da quanto tempo conosceva Rukawa?
Meno di un anno...

Perché pensava così tanto a lui?
...

Prese la foto della squadra che teneva sulla scrivania.
L'espressione assente, l'ombra di un sorriso forzato sulle labbra e negli occhi...

Hanamichi avvicinò la foto.

Occhi socchiusi quasi si stesse addormentando.
Normale.

Occhi freddi come il ghiaccio.
Normale anche questo.

Luce di superiorità e disprezzo.
Questo non era normale.

Non lo era affatto.

Perché quella luce?

Che davvero disprezzasse tutti quanti loro?
Non poteva essere...

Ti amo do'hao...
Perché gli erano tornate alla mente quelle parole?

E perché sentiva il suo corpo eccitarsi al ricordo - il ricordo di un sogno - di Rukawa che faceva l'amore con lui?
Le sue mani sfiorarlo, le sue labbra torturarlo, i suoi occhi sorridergli, il suo corpo possederlo...

Trattenne il fiato, socchiuse gli occhi e portò una mano alla bocca leccando piano le dita, mentre l'altra mano scivolò piano sul suo corpo, sfiorando i capezzoli sotto la maglietta, sino ad infilarsi sotto l'elastico della tuta e dei boxer.
Immaginava che fosse la kitsune a toccarlo, che fossero sue le dita che succhiava...

Cogli occhi velati dal piacere si guardò intorno quasi cercasse qualcosa con cui riuscire a penetrarsi fingendo che fosse il corpo di Rukawa...


Un lieve bussare alla porta.

"E' pronta la cena Hanamichi"

Il ragazzo spalancò gli occhi, ritraendo le mani dal suo corpo spaventato, aprì la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono.

Riprovò.

Nulla.

"Ti aspetto di sotto"
I passi leggeri di sua madre che si allontanava.

Cosa stava facendo?
E soprattutto... perché?




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