DISCLAIMER: Se Riff fosse mio ora probabilmente sarebbe uno dei miei schiavi, avete presente quelli che vi portano una bevanda fresca, o vi sventolano con un’enorme foglia, in vestini succinti? Ecco ^___^, ma essendo di Kaori Yuki, come Cain e tutti gli altri pg, temo che purtroppo, non posso utilizzarlo in quella maniera ç_ç, è anche vero però che lui, come molti altri personaggi di manga vari, fa parte del mio harem matrimoniale, quello che condivido cioè con il mio amore, quindi… magari posso anche vestirlo così *__*
NOTE: Non ho mai scritto di Cain e Riff, spero solo che la fic non venga schifosa ç_ç, io ci ho provato a non farli OOC, ma se lo fossero, ditemelo e mi andrò a fustigare ^__^. Ehm… secondo me questi due sono un po’ ossessivi nei rispettivi sentimenti, e ho cercato di farlo notare… magari sbaglio é_è, andrò a fustigarmi anche per questo se me lo dite ç_ç
NOTE 2: La scena è atemporale, ma si colloca comunque dopo la fine degli episodi de “Il sigillo” e prima dell'inizio delle avventura narrate in God Child, quindi ci sono dei riferimenti diretti e tra <…> ci sono le frasi del manga
DEDICHE: Un amore incompreso, un amore non corrisposto… oppure… semplicemente un amore che deve ancora essere trovato… a tutti coloro per cui questo non è ancora passato. A tutte quelle persone che fanno soffrire il prossimo, aspettandosi poi di essere ricambiate con amore e pazienza infinite… che un giorno possano trovare la loro pace in un amore vero, come io ho fatto. Al mio sole che brilla alto nel cielo e rischiara la mia esistenza.

 


Incubi e sogni

di Sakuya

 

POV RIFF

<Questo sguardo sensuale… e questo sorriso sulle labbra sottili… piuttosto che alla signorina Mary… assomiglia a… e poi il suo collo sottile…>
Questo pensiero continua a tormentarmi, quando meno me lo aspetto, quando mi sembra di essere troppo indaffarato o qualsiasi altra cosa, all’improvviso il ricordo di quella mia stessa riflessione affiora alla mente facendomi ricordare cosa ho scoperto quella volta, alcuni mesi fa.
Il conte si è appena svegliato, ed io, come sempre, sono al suo fianco… per aiutarlo appena sveglio a fare ogni cosa… sono il suo maggiordomo… ho dedicato la mia vita al suo servizio, ho ceduto la mia intera esistenza a lui, può farne ciò che vuole, non mi interessa, espierò per tutta la mia vita la colpa di averlo privato delle lacrime (il riferimento è a 'Il sigillo 2', quando Cain chiede a Riff come espierà la colpa di averlo privato delle lacrime e quindi della possibilità di scaricare la tristezza. Riff risponde che espierà questa colpa per tutta la vita mentre lo abbraccia ndSaku)… lo amerò come nessuno ha mai fatto prima del mio arrivo.
So bene che se fosse solo per questo potrei andarmene, perché ci sono delle persone che amano il signore e che sono molto più degne di me di farlo, ma… in ogni caso io resterò al suo fianco, il mio amore… sarà solo un ulteriore dono che gli farò, potrà gettarlo, ignorarlo od accettarlo, non ha importanza, io non posso fare altro che offrirglielo.
Quel giorno, mentre il signor Oscar parlava della sua fidanzata morta, diceva che in città aveva visto due persone, si era innamorato di una di esse a prima vista, soprattutto per il suo modo di ridere e per il suo collo sottile, stavo sistemando il suo soprabito e casualmente vidi la foto di quella ragazza… non assomigliava affatto alla signorina Maryweather, come credette immediatamente il signor Cain, ma sembrava più una sorta di… sua copia al femminile. La cosa mi impressionò ma feci finta di niente, mi dissi che in fondo, non c’era niente di male, che il conte vedeva nel signor Oscar solo un amico, e anche lui sembrava essere cosciente del fatto che il suo amore non poteva essere ricambiato.
Mano a mano che i giorni passano però, non posso far altro che continuare a pensarci.
Nonostante la particolarità della relazione, nonostante la segretezza in cui dovrebbe svilupparsi, se il conte si scoprisse attratto da quell’uomo…
So bene che è impossibile perché il conte ama molto le donne ed è anche un gran dongiovanni, e poi… sono passati alcuni mesi, ma lui continua ancora a pensare alla signorina Meridiana, di certo… non la dimenticherà mai…
Da una parte vorrei convincermi che sia solo perché quella donna è stata in grado di farlo innamorare di sé, la prima donna non appartenente alla sua stessa famiglia, ma… allo stesso tempo, ho come la certezza che invece sia perché quella giovane rappresentava il vero amore del signor Cain, colei che lui non riuscirà mai ad escludere dal suo cuore e che amerà per tutta la sua vita.
“Ho fatto un incubo…” La voce, impastata dal sonno ma greve, del conte mi fa quasi sobbalzare e mi volto a guardarlo mentre scosto appena le tende per far entrare la luce del sole. Cain è steso sul letto, sudato, con un braccio a coprirgli gli occhi, come se volesse evitare di vedere quello che lo circonda… me compreso…
“Che incubo, signore?”
“Tu… te ne andavi… dicevi di aver trovato una donna e di voler avere una famiglia con lei… dicevi che io ero solo il tuo datore di lavoro… che avevi espiato ogni colpa e pagato ogni debito… ti voltavi ed io cercavo di raggiungerti. Continuavo a correre ma… per quanti sforzi facessi, per quanto urlassi il tuo nome… per quanto allungassi le braccia per raggiungerti, tu… non ti voltavi… mi ignoravi… io cadevo… e tu… scomparivi nel nulla… ed io rimanevo solo… circondato da tombe… la tomba di Emelaine, di Gilford… della zia Augusta, della mamma… dello zio Neal… di Mary… e di Merediana… e sentivo la voce di mio padre… ridere, dire che era il mio destino…”
La voce gli si incrina ed il corpo del mio padrone diventa una massa informe, raggomitolata su stessa, mentre tremiti sempre più forti gli scuotono la schiena e il petto, rendendolo un esserino tremante e bisognoso solo di protezione… quella che vorrei potergli saper dare…
“Non me ne andrò… e poi… era solo un incubo no? La prego conte… si calmi…”
Mi avvicino e timorosamente gli poggio una mano tra i capelli, ma mi ritrovo semi-sdraiato sul letto, con le mani del conte che mi artigliano la schiena, mentre le sue braccia mi stringono convulsamente ed io non posso impedirmi di ricambiare la stretta, nella speranza di riuscire a calmare questo piccolo angelo che per troppo tempo ha creduto di essere un diavolo.
“Tu… non puoi… non devi andartene… io non te lo permetto… io non posso permettertelo!”
“Non me ne andrò mai… non ho alcun desiderio di farlo... e poi… il mio posto.. è solo questo…” Al suo fianco… stringendola tra le braccia… ma questo non lo dico a voce alta, non posso permettermi di incrinare in nessuna maniera il rapporto che si è creato tra noi in questi anni… e meno che mai con una cosa stupida come il mio amore…
“Adesso… sto bene…” Un pallido sorriso compare sulle sue labbra mentre il suo corpo comincia a rilassarsi ed il suo sguardo riprende la luce tranquilla e seducente di sempre, abbandonando, o meglio nascondendo nuovamente, nelle profondità oro e verde delle sue iridi, la loro vera luce, la richiesta costante di rassicurazioni ed affetto di cui necessita.
Mentre lo vesto mi chiede di Mary e gli spiego che la signorina è in salotto, con la sua insegnante di letteratura, ma che come sempre preferirebbe essere a giocare. Un sorriso dolce gli increspa le labbra ed io non posso fare a meno di essere un po’ geloso della signorina. So bene che il conte l’ama profondamente, e so anche che quella bambina riesce a suscitare davvero molto affetto in tutti quelli che la circondano, ma la cosa principale è che a volte la invidio, lei come tutti quelli che possono confessare il loro amore al conte... come tutti coloro che possono dimostrargli che tengono a lui e che la sua presenza è fondamentale per le loro esistenze. In questo devo dire che capisco perfettamente il signor Oscar ed il suo desiderio di sposare la signorina Mary, per ritrovare in lei una parte della persona che ama veramente, od almeno, è questo il significato che io ho dato alla sua volontà, oltre la facciata di riscatto agli occhi del padre.
Ogni volta che gli abbottono la camicia non posso far altro che provare un odio sconfinato per suo padre, per il male che gli ha fatto, per tutte le idee malate che gli ha inculcato fin da piccolissimo. Però… i pensieri che mi accompagnano in alcuni momenti… sono ancora meno nobili dell’odio… un odio che può essere illusoriamente giustificato dall’amore e del quale si può, quindi, nascondere la natura.
Immagini del conte… di Cain… nudo… tra le mie braccia… di me che posso finalmente assaggiare le sue labbra e provare l’ebbrezza del mio corpo fuso al suo… anche solo una volta… anche per un solo attimo… se potesse accadere… io… di certo… potrei morire felice…
Ma… mi basta anche tutto questo… sono certo che quando la mia vita avrà termine, non avrò rimpianto alcuno, perché avrò dedicato la mia esistenza alla felicità di questo angelo caduto.
“Riff… no niente…” Mi guarda e mi sorride come sempre, ormai completamente ripresosi dall’incubo che ha infestato il suo sonno.
Avrei dovuto essere al suo fianco anche in quel momento, cancellando le immagini che lo tormentavano… ma non c’ero… e questo… ogni volta in cui lui è in pericolo, oppure è triste, o solo, o preoccupato, ed io non posso essere al suo fianco per proteggerlo, guidarlo, aiutarlo, sostenerlo, amarlo, anche se solo in silenzio… questo mi provoca un dolore straziante al cuore, qualcosa che stringe forte e mi impedisce di respirare, ricordandomi che il mio scopo è uno solo, vederlo felice, qualsiasi strada debba percorrere per riuscire a realizzare questo mio obiettivo, la compirò e poi… allora rimarrò al suo fianco, in qualunque modo e posto lui voglia, anche nell’ombra, ma pur sempre al suo fianco.
A volte penso di essere ossessionato dal signor Cain, ma poi, mi rendo conto di qual è la realtà: cerco di nascondere tutto l’amore che provo per lui, cerco di far assopire i miei sentimenti dietro una farsa, nascondendomi dietro il ruolo del perfetto maggiordomo, del padre, del fratello o dell’amico, a seconda della situazione… mai una volta che possa prendermi la libertà di comportarmi da compagno od amante, anche perché questi sono ruoli a cui non posso ambire. Anche il solo sperare di poter essere un amico od un fratello per il conte, è qualcosa a cui so di non poter aspirare. Il mio rango, il mio status, le mie origini, il mio passato, tutto mi impedisce di guardarlo apertamente, di osservalo da un luogo diverso dall’ombra, di dimostrare chiaramente i miei reali sentimenti.
Solo la devozione e la riconoscenza mi sono permesse per lui… null’altro…
Solo una volta mi sono permesso di dire qualcosa che non avrei dovuto, solo una volta mi sono lasciato scappare alcune parole… ma avevo troppa paura di perderlo, il sapere che voleva lasciar andare via la sua vita insieme a quella di Meridiana, solo perché stava cedendo al dolore, era per me inconcepibile, non potevo permettere che mi abbandonasse… e glielo dissi… in preda alla rabbia ed alla paura che mi accecavano gli occhi, gli chiesi se voleva davvero abbandonare tutti coloro che lo aspettavano, se voleva davvero… abbandonare anche me...
Lo abbracciai e lui ricambiò la mia stretta, mi chiese di stringerlo perché se lo avessi lasciato sarebbe andato in pezzi… sarebbe di certo morto…
Io lo feci… lo tenni, gli impedii di frantumarsi in piccoli pezzi, pezzi che potessero diventare tanto piccoli da non poter più essere visti, pezzi che io non avrei più potuto rimettere insieme.
In quel momento non pensai affatto, ma quando mi resi conto di ciò che provava Oscar, allora, improvvisamente, mi rivenne in mente quell’episodio, accaduto solo pochi giorni prima, e allora capii cos’era la paura che mi angosciava, in quei momenti, era il terrore di non poterlo più rivedere, di non poter più perdermi nei suoi occhi, osservandolo di nascosto, era la certezza che se lui avesse scelto qualcun altro, io non avrei più potuto abbracciarlo, consolarlo, stringerlo a me e dirgli che sarebbe andato tutto bene perché insieme avremmo superato tutto…
E allora capii che lo amavo, che lo amo… l’ho sempre amato.
Quando lui era un bambino spaventato ed io un ragazzo che voleva dimenticare il suo passato, cercai in lui una via di fuga, credetti che se lo avessi protetto, se gli fossi stato vicino, allora avrei cancellato il mio passato, espiando le mie colpe. Mentre lui cresceva, cresceva anche il mio sentimento, e l’affetto che nutrivo per lui mutava, cambiava veste, usciva dalla crisalide, e da acerbo attaccamento ed egoistico senso di riscatto, diventava un amore puro ed incondizionato, libero da false illusioni, di aprire le sue ali e brillare volando fino a lui… nascosto e protetto da qualsiasi sguardo, compreso il suo, ma… anche se celato, io sono certo che a lui arrivano i miei sentimenti, ed è solo questo l’importante…
Entro nel salotto, dopo la chiamata del conte, e lo trovo a ridere con Maryweather per qualcosa. Questo quadretto familiare non mi appartiene ed io mi rendo conto di essere solo un estraneo, quindi chino il capo sotto il peso della consapevolezza che mai potrò essere per Cain ciò che sono i suoi familiari, nonostante l’affetto che prova per me, ma tutto questo è celato da un perfetto inchino, come si addice ad un perfetto maggiordomo che risponde alla chiamata del suo padrone.
“Mi aveva chiamato Conte?”
“Sì Riff, fa preparare la carrozza, Mary ha deciso di andare a fare compere.”
Annuisco ed esco dalla stanza, percepisco chiaramente lo sguardo infastidito, ed allo stesso tempo curioso, del conte, ma adesso non sono di certo in grado di dargli spiegazione alcuna, né tanto meno di sostenere il suo sguardo. So bene che il mio ruolo non mi permette di guardare da pari il mio padrone, e di certo questa, ora come ora, è un’ottima scusa per giustificare la mia totale mancanza di volontà nel mostrarmi ai suoi occhi.
Do disposizioni per la preparazione della carrozza e poi, mentre mi volto per rientrare in casa, i suoi occhi, indagatori e bellissimi, si fissano nei miei, alla ricerca di una spiegazione, di una qualsiasi risposta.
“Che succede Riff?”
“Niente, signore.” La mia voce esce calma, rilassata, come invece io non sono, come se potesse servire per schermirmi e proteggermi da un’ulteriore domanda.
“Non mentirmi…”
“Signor Conte, non so di cosa stia parlando…”
“Mi hai chiamato ‘Signor Conte’… non il tuo abituale ‘Signor Cain’ è ovvio che ci sia qualcosa che non va, ma… non puoi allontanarti Riff, ti concedo solo pochi passi di libertà… quindi… crogiolati pure nel tuo dolore, o nei tuoi pensieri, ma inevitabilmente dovrai rivelarmeli… prima o poi…”
Mi guarda con un sorriso dal quale posso vedere perfettamente tutta la sicurezza che ha in sé, ha pronunciato parole veritiere. Inevitabilmente finirò per confessargli, come sempre, i miei turbamenti… o almeno una parte di essi. Non servono parole, mi basterà andare da lui e guardarlo, lui capirà ed accetterà… o almeno spero… solitamente avviene il contrario, è lui a venire da me, od a voltarsi, trovando le mie braccia aperte, pronte ad accoglierlo ed a consolarlo, a sostenerlo come hanno sempre fatto e come faranno sempre.
Esco mestamente dall’uscita di servizio, e mi reco davanti al portone principale, in attesa che la carrozza arrivi, così da essere pronto ad accogliere i signori.
Mentre sistemo il soprabito noto una figura conosciuta ferma sull’uscio, incerta se palesare la sua presenza o meno, apparentemente assorta in chissà quali pensieri.
“Buon pomeriggio signor Oscar, vuole vedere il conte?” Il ragazzo sobbalza leggermente, come se fosse stato così assorto da non accorgersi minimamente del mio arrivo.
“Riff! Mi hai fatto prendere un accidente!!!”
“Mi scusi signore.”
“Sempre perfetto eh? Cain è in casa?”
“A dire il vero il signore e la signorina MaryWheather stavano per uscire…”
“Ah… allora credo che tornerò domani…”
“Come vuole signore…”
“Senti Riff… dai un’occhiata a Cain… tu… capisci cosa voglio dire, vero?”
Osservo attentamente il volto del ragazzo che ho di fronte mutare espressione, farsi improvvisamente dolce ed al contempo triste, come se il solo pensiero di Cain possa renderlo immensamente felice, eppure immensamente triste. Sì, so cosa vuole dire... ed a quanto sembra… non sono più così bravo a celare i miei sentimenti come credevo…
“Sì signore, so cosa intende dire… e può stare tranquillo, glielo assicuro.”
Gli sorrido in maniera credo molto dolce, perché il sorriso che vedo spuntare sulle sue labbra, in risposta al mio, è questo che mi dice, che nelle nostre parole, nelle nostre intenzioni c’è una dolcezza ed un amore che agli occhi degli altri è probabilmente incomprensibile, ma che alle nostre menti, così come ai nostri cuori, non ha bisogno di spiegazione alcuna. E’ la ragione di chi ama con l’anima, senza aspettarsi nulla in cambio, quella che ci guida e ci guiderà, o almeno… mi guiderà da qui alla fine dei miei giorni…

POV CAIN

“Cain? Sei pronto?”
Sento le parole di mia sorella e le faccio un cenno di assenso, ma sinceramente, non so nemmeno cosa abbia detto.
Che faceva Riff con Oscar? Perché prima era così strano, triste quasi e non ha voluto parlarmene, ed invece… ad Oscar… ha sorriso in quella maniera? E’ una cosa che non sopporto, una cosa che non sta né in cielo né in terra. Solo a me Riff deve mostrare il suo sorriso, solo io posso farlo sorridere! Nessun altro deve!!! Riff mi appartiene, la sua vita è mia, me l’ha ceduta nel momento stesso in cui mi ha privato delle lacrime e mi ha dato un luogo sicuro in cui rifugiarmi… mi ha privato della finta forza che possedevo, ora non può far altro che scontare le sue colpe pagando con la sua stessa vita…
Scendiamo al portone ed Oscar, ovviamente, è già andato via, mentre Riff mi guarda come se niente fosse, improvvisamente di nuovo rilassato e tranquillo.
“Tutto bene Riff?”
“Certo signor Cain.” E di nuovo mi sorride rassicurante, quel sorriso in cui sono solito perdermi, affogando nel mare azzurro dei suoi occhi, come un naufrago in cerca di salvezza, di un solo appiglio a cui aggrapparsi pur di non cadere sempre più giù, lasciandosi andare alla disperazione ed al dolore, alla tristezza ed al senso di colpa per peccati che non ha mai commesso.
Per tutto il tragitto sento quei suoi occhi profondi puntati addosso a me, che guardo fuori dal finestrino, Mary, la tappezzeria della carrozza, ovunque purché non dalla sua parte! Non riesco a sopportarlo, non posso dargli tutto questo potere, non posso permettere che Riff, che i suoi atteggiamenti, governino il mio umore e la mia intera vita… eppure… eppure è così… come posso negare che sia questa la verità?
“Io vado a provare questo, voi fate i bravi… siete così strani oggi!!”
La voce allegra di Mary che, accompagnata da una commessa, va a provare un vestito, mi fa sorridere leggermente, non tanto per la frase in sé, che è innegabilmente vera, almeno per quel che mi riguarda, ma per l’allegria con cui quella bambina è in grado di affrontare ogni cosa.
“Signor Cain… cosa le succede? Qualcosa la preoccupa?”
“Tu mi preoccupi… tu che frequenti quello sconsiderato di Oscar!”
Lo sguardo di Riff si fa strano, impenetrabile quasi, solo per un attimo, ed è come se uno stiletto mi abbia colpito dritto al cuore. Lui non può davvero non volermi rendere partecipe di qualcosa che lo riguarda… non deve… io… se lui lo facesse davvero… morirei…
Mi appoggio ad un muro per evitarmi di cadere, quando un senso di mancamento mi colpisce… perché un suo semplice sguardo mi fa questo effetto? Perché quest’uomo è in grado di portarmi in paradiso oppure di sprofondarmi nell’inferno più nero con un solo sguardo?
Subito due braccia forti e sicure mi stringono come fossi una cosa preziosa, come nessuno ha mai fatto prima, e come nessun altro sarà in grado di fare in futuro.
“Signore? Sta bene? Andiamo a casa, deve riposare!”
“No, sto bene…”
“Signor Cain, non discuta!”
Annuisco e mi appoggio completamente a lui, dovrei essere io il padrone, io dovrei dare gli ordini, non lui… ma… quando il suo calore mi avvolge, quando il suo profumo mi entra nelle narici… io… divento una marionetta i cui fili sono nelle sue mani…
<… La mia vita è di chi mi abbraccia…>
Questo ho pensato alla morte di Gilford. Era un pensiero che mi accompagnava dalla morte di Merediana. Non mi ha mai voluto nessuno, non sono mai stato amato, solo odiato a causa dei miei natali poco lusinghieri, io devo scontare la colpa dei miei genitori, io, nei miei occhi, porto il segno del loro peccato. Ed allora che senso ha mai avuto per me vivere? Nessuno, finché non è arrivato Riff. Da allora ho avuto qualcuno, ma credevo di avere solo lui… e poi… poi ho perso chiunque abbia amato, sono arrivato al punto di credere che la mia vita potesse appartenere a chiunque mi amasse, perché di certo non è mai stata mia, di certo non è mai rientrato nella mie possibilità stringere la mia stessa vita e decidere ciò che più mi piaceva.
Certo, agli occhi degli altri sono un ribelle che non rispetta l’etichetta, ma… ho mai potuto decidere veramente per me stesso? No, perché il demone che mi porto dentro decide per me, la mia maledizione lo fa, la maledizione che colpisce anche chi amo, io non posso fare nulla… niente… niente sono e niente posso fare…
Quando mi sono trovato davanti ad una scelta, i miei occhi al posto della ‘vita’ della donna che amavo, non ho avuto esitazioni. La mia vita non mi appartiene, è solo di chi mi ama, perché mi fa la grazia di farlo, ed allo stesso tempo mi rende vivo. Solo l’amore che non ho mai ricevuto, che mi è stato negato a lungo, è solo questo quello che mi rende vivo, quello che fa battere il mio cuore, quindi, che senso aveva possedere gli occhi se poi non potevo decidere della mia vita? Ma ovviamente, ancora una volta, io non ho potuto fare nulla. Merediana ha agito per mio conto, lei ha deciso che la mia vita non era ancora da buttare, si è uccisa solo per permettermi di continuare a vivere questa esistenza senza senso. Poi Riff mi ha ricordato che ci sono delle persone che mi amano, ed io… che potevo fare? Se la ma vita è di chi ama, chi sono io per decidere se vivere o morire? La sua voce poi, le sue parole… mi chiese se volevo abbandonare anche lui, ed in quel preciso istante una scintilla si è accesa nei mie occhi spenti, nella mia volontà annientata. Volevo davvero lasciare da solo Riff?
Volevo davvero abbandonarlo dopo tutto quello che lui aveva fatto per me, dopo che più volte aveva rischiato in prima persona per aiutarmi o salvarmi? Chi ero io per decidere?
La mia vita è di chi mi ama… e quindi anche di Riff… ed è solo per questo che sono tornato a casa quella volta, che mi sono fatto portare via da quell’inferno di fuoco e fiamme in cui ora giace per sempre Merediana.
Mi sembrava di aver raggiunto una nuova dimensione, credevo di aver finalmente capito il senso di tutto, della mia esistenza, della mia inutile esistenza. Credevo che riconoscendo che la mia vita non era mia, allora avrei potuto continuare a vivere, aspettando che chi mi ama decidesse per me.
Ma poi… poi è morto Gilford, sotto i nostri occhi, sotto gli occhi della mia piccola sorellina, della mia dolce ed innocente sorella, e lei ha pianto, un pianto disperato e liberatorio, ha fatto ciò che io non posso più fare. Mi sono ripromesso di abbracciarla solo dopo che lei avesse pianto tutte le sua lacrime, di non fermarle, di non asciugarle, così da darle la possibilità di piangere ancora per liberarsi dal dolore. Una volta che avesse pianto tutte le sue lacrime, quelle si sarebbero riformate e lei avrebbe potuto piangere ancora. Non volevo e non voglio offrirle il mio stesso destino, non potevo permettere che anche lei vivesse il mio stesso tormento. Se avessi asciugato le sue lacrime, se le avessi interrotte, se le avessi fatto credere che basta non piangere per cancellare il dolore, allora mi sarei macchiato della stessa colpa di Riff, le avrei impedito di versare altre lacrime in futuro, e così lei non avrebbe mai più potuto liberarsi dal dolore.
In quel momento ho stretto la giacca di Riff fino a farmi diventare bianche le nocche, ho cercato di trasmettere a quella stoffa tutta la mia angoscia e lo sguardo colpevole e triste di Riff non faceva altro che acuire il mio dolore. Le sue braccia non mi stringevano, eravamo in mezzo alla strada dopo tutto, e mai lui avrebbe agito in modo che il mio nome ne avesse a risentire, ma… quando si rese conto che la folla era tutta concentrata attorno al corpo di Gilford… allora…
Sentii le braccia di Riff stringermi intensamente, così forte che quasi potevo soffocare, così intensamente da non riuscire a sentire o vedere altro se non lui, le sue braccia avvolgenti che mi stringevano, le sue mani calde che si piantavano sulla mia schiena e la stringevano tanto da spezzarla.
Ed allora ho capito. La mia vita è di chi mi abbraccia, e mai nessuno mi ha abbracciato come Riff, mai nessuno ha messo in un simile, innocuo ma intensissimo gesto, tutto quello che so ci mette Riff.
Non c’è solo devozione, lealtà, comunione di pensiero, intesa perfetta, c’è stima, rispetto, fiducia reciproca, calore… affetto… amore. La mia vita non è di chi mi ama, o meglio, la mia vita è di chi mi ama, e chi più di Riff lo fa? Chi più di lui mi ama? Nessuno. Il suo amore è ovviamente diverso dal mio, ma non importa, l’unica cosa che conti veramente è la sua presenza al mio fianco, e che questa presenza rimanga tale per sempre, fino a quando l’Inferno non mi reclamerà per sé.
Adesso, proprio come allora, me ne convinco e lo ripeto, stavolta credo che il mio pensiero giunga fino alle labbra, ma sono troppo stanco per accorgermene.
“… la mia vita… è… di chi… mi abbraccia…”
Sento la presa di Riff farsi più serrata e poi sento lontana la sua voce, dire qualcosa come “Sì” oppure “Ci sono io” non lo so davvero, cerco di riaprire gli occhi ma senza successo, e mentre sento questo calore pervadermi l’anima e il cuore, l’oscurità si impossessa dei miei occhi privandomi della gioia di potermi specchiare in quelli di Riff.

POV RIFF

Accompagno il medico alla porta e mentre gli infilo il soprabito, lui si raccomanda di far stare il Conte a riposo e di farlo mangiare come si deve. Effettivamente in questi ultimi giorni ha sofferto di inappetenza, ed il mancamento di oggi non è stato altro che la conseguenza del poco cibo ingerito.
Tiro un sospiro di sollievo e mi appoggio leggermente alla porta d’ingresso appena chiusa, le spalle contro di essa, i pugni stretti che poggiano sul freddo e scuro legno, la testa leggermente reclinata all’indietro, gli occhi chiusi, nel disperato tentativo di far calmare i battiti del mio cuore. Per fortuna Cain sta bene, non è stato nulla di grave e qualche giorno di riposo lo rimetterà in sesto, ma…
Quando in quel negozio l’ho visto barcollare ed appoggiarsi ad un muro per non cadere, mi è sembrato di cadere io stesso, sono impazzito nel tragitto fino a casa, sembrava che la strada non finisse mai, che i cavalli non corressero abbastanza, che i sassi sulla strada fossero lì in agguato, pronti a far perdere un ferro ad un cavallo od a incastrasi in una ruota.
Ho pensato a tutto quello che sarebbe potuto accadere, ad un possibile ritardo del medico, che invece, fortunatamente, era in casa perché doveva visitare la signorina Mary, appena guarita da un leggero raffreddore. Certo è che se oggi la signorina non avesse voluto uscire, il Conte non si sarebbe stancato ulteriormente…
Non ce l’ho con lei, tutt’altro, è me che sto odiando, ed è me che sto insultando e maledicendo perché non mi sono accorto di nulla, perché non mi sono preoccupato maggiormente di farlo mangiare.
Mi preoccupo tanto di stargli accanto, di essere sempre pronto ad esaudire ogni sua richiesta, e poi? Poi non mi accorgo di quando sta male? Ma che razza di uomo sono? Ho dedicato la mia vita a lui, è grazie a lui se sono tornato in vita dopo tutto quello che mi era successo, è solo grazie a lui se sono ancora vivo ("Il sigillo 1", Riff fa un discorso molto bello in cui dice che è stato Cain a dargli una nuova vita dopo la morte della sua famiglia ed il suo tentato suicidio e per questo ha deciso di dedicare questa sua seconda vita proprio a Cain ndSaku), e come lo ripago io? Non riuscendo a capire i suoi bisogni? Ora mi chiedo solo a cosa sia dovuta questa sua inappentenza, perché in questi ultimi giorni sia stato così pensieroso.
E' incredibile come mi sia riuscito a rendere conto di questo solo adesso.
Sbatto un pugno contro la porta, in un gesto che non mi appartiene, espressione di una rabbia forte e cieca che mi colpisce diretta allo stomaco e che non riesco a domare in alcun modo.
"Riff... Cain ha chiesto di te..."
Riapro gli occhi quasi di scatto, imbarazzato ed allo stesso tempo completamente basito. La signorina avrà visto il mio gesto? Se così fosse, cosa potrebbe pensare?
"Sì, certo, vado immediatamente." Le faccio un piccolo sorriso, e ripresa la mia compassata tranquillità e la mia espressione imperturbabile, almeno di fronte agli occhi degli altri, e per tutto ciò che non riguardi Cain, mi avvio, superando Mary, convinto di aver passato il 'pericolo', quando la voce della piccola contessina non mi fa quasi sobbalzare. Se non le dessi le spalle, sono certo che potrebbe chiaramente vedere lo stupore che illumina i miei occhi.
"Non mi ero accorta di niente nemmeno io... Cain non voleva farci preoccupare, tutto qui." La sua voce è allegra come sempre e sempre senza voltarmi, annuisco solo con un piccolissimo cenno del capo, e poi riprendo la mia marcia verso la stanza di Cain.
Ogni volta in cui questa bambina dimostra quanto sia matura per la sua età, non posso far altro che rimanere stupito e sconvolto allo stesso tempo. Io ho ventotto anni, lei solo dieci, eppure lei riesce a comprendere molte situazioni, lei riesce a vedere molte cose del signor Cain che io invece non vedo.
Quest'ultimo pensiero poi, ha solo l'effetto di farmi cadere ancora più giù, vittima di una spirale di rabbia, dolore ed impotenza dalla quale non riesco davvero a liberarmi. Tiro un profondo sospiro prima di bussare alla porta del mio padrone, mascherando le mie preoccupazione ed il timore, sempre crescente, di diventare inutile anche come maggiordomo.
Quando il Conte non avrà più bisogno di me, io che farò? Lo seguirò in eterno, lo veglierò nell'ombra, e vivrò il resto nella mia vita nella ricerca costante della sua felicità.
"Come sta signor Cain?"
Mi avvicino al letto, dopo essere entrato prontamente, in risposta alla sua voce che mi diceva di entrare. Lo osservo, lo sguardo fisso in un punto non ben precisato, oltre la finestra, oltre le tende accostate ma non chiuse, perso forse nel verde degli alberi, forse nell'oro del sole... verde ed oro, il colore meraviglioso dei suoi occhi...
"Mi farai mangiare tu oggi?"
"Certo, provvederò personalmente affinché le portino solo..."
"No, volevo sapere se sarai presente durante i miei pasti, se mi dirai di mangiare e mi imboccherai, come si fa con i bambini."
Dove vuole arrivare?
"Non capisco cosa voglia dire..."
"Tu faresti qualsiasi cosa per me, vero?"
"Sì, certo, lo sa bene."
"Bene, allora voglio che tu stia con me ventiquattro ore su ventiquattro."
"Ma... Signore, che vuole dire?"
"E' quello che ho detto." Mi sorride con la sua solita espressione sprezzante, sicuro di sè e delle sue possibilità. Solo che... in questo momento, sembra un bambino capriccioso, che batte i piedi perché vuole un giocattolo. Peccato che lui non sia mai stato così, non capisco proprio perché dovrebbe cominciare ora.
"Continuo a non capire, mi dispiace."
"Mi sembra che ultimamente tu sia strano... o sbaglio? Stamattina per esempio. Eri triste e pensieroso, poi hai parlato con Oscar, ed ecco di nuovo il solito Riff... chissà che bella barzelletta deve averti raccontato..."
Se non stessimo parlando di Cain e se la situazione non fosse quella che è direi che è geloso, e probabilmente è anche così. In fondo io dedico ogni mio istante a lui, perché per me, solo lui ha importanza, è ovvio che si senta in diritto di pretendermi per sè soltanto, anche se... non ha certo bisogno di essere geloso, nè di reclamare la mia attenzione, perché solo in lui e per lui ho la mia ragion d'essere, solo ed esclusivamente per lui io vivo.
"Signor Cain..."
"No Riff, non fa niente, non voglio sentirla, me la racconterai un'altra volta.... Adesso vorresti portarmi il pranzo?"
Scuoto la testa non appena uscito dalla stanza, certo che questo svenimento ha causato nel signor Cain qualche problema in più del semplice deperimento fisico... sembra quasi cominciare a comportarsi come un bambino, cosa che non ha mai fatto, nemmeno quando era tale.
Cerco di pensare a tutto quello che potrebbe essere accaduto in pochi minuti, e scendo in cucina, prendo un vassoio su cui faccio mettere frutta, carne ed una minestra calda, cerco di pensare al pranzo, ma niente riesce a distrarmi dal pensiero fisso e martellante che continua ad assillarmi.
Che diavolo è successo? Perché Cain si comporta in questa maniera? Stamattina sembrava volermi tirare fuori le parole dalla bocca, e poco fa invece sembrava voler parlare solo lui, senza darmi la possibilità di spiegarmi. Ma potrei veramente spiegargli tutto quello che è successo?
Potrei dirgli perché ero di nuovo sereno dopo aver parlato con il signor Oscar? Potrei forse, proprio ora magari, mentre entro nella sua stanza, rivelargli che tutto ciò che mi ha reso sereno è stata la consapevolezza, una volta di più, di quanto grande sia il mio amore, e di quanto, tutto ciò che per me ha importanza, è potergli restare accanto, anche se solo come un servitore, per poter sperare di vedere il sorriso illuminargli il volto e gli occhi?
No, non posso niente di tutto questo, e per questo motivo mi limito ad entrare in stanza, depositare il vassoio sul letto,e sedermi su una poltrona che ho appena avvicinato, come il mio padrone mi ha ordinato.
Il padrone della mia vita, il signore incontrastato del mio cuore...
Cain, vuoi davvero rovinare tutto per una sciocchezza? Vuoi davvero perdere tutto quello che abbiamo conquistato negli anni, solo per la sciocca smania di essere il primo? A che servirebbe? Tu SEI il primo, o meglio... tu sei l'unico, sei il mio cuore e la mia stessa anima è fatta di te... vuoi davvero perdere tutto per sentire la mia voce pronunciare queste inutili parole? Non sono abbastanza grandi i miei gesti, i miei occhi non sono abbastanza sinceri?
"Allora Riff, dimmi, che ti succede?"
Me lo chiede con noncuranza, tra un boccone di carne e l'altro. Si è davvero fatto imboccare da me...
"Nulla signore, che dovrebbe accadermi?"
"Sei pensieroso..."
"Sono in pensiero per lei, per la sua salute..." Mento, ma non del tutto. Più che altro sono furioso con me stesso, ma anche con lui per essersi lasciato andare. A volte sembra quasi che non gli interessi nulla di sè stesso.
"Sono innamorato... è per questo che non mangio molto..."
Le sue parole mi colpiscono come una frustata, una cascata di acqua gelida mi riempie il corpo e mi lascia in balia di onde grandi come il mondo intero...
Ma del resto... dovevo aspettarmelo, dovevo capirlo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, come è già venuto in passato... però... ogni volta... è come se il mondo mi crollasse sulle spalle, ogni volta è come se il mio cuore andasse in frantumi, e poi, faticosamente cercassi di rimettere insieme i pezzi, provando, al contempo, a mantenere inalterata la maschera che porto sul viso, perché dalla mia espressione non deve trapelare il mio dolore, e tanto meno il fatto che ogni volta, un pezzetto in più manca all'appello, ed il mio cuore, rimane scheggiato.
"Ne sono lieto signor Cain! E' molto bella immagino..." cerco di sorridere e di guardarlo il meno possibile, come se questa fosse una forma di rispetto.
"Molto. Ha profondi occhi blu, corti capelli biondi... è gentile, dolce e mostra nei miei riguardi una premura infinita..."
Sembra quasi parli della signorina Merediana, ma non vedo perché dovrebbe mentirmi. Probabilmente, questa nuova e sfortunata fanciulla, gli ricorda la signorina morta qualche mese fa.... spero solo non le spezzi il cuore...
Il signor Cain sembra riuscire ad essere infinitamente crudele alle volte, ma io so bene che non è così. Lui soffre per il dolore delle persone a lui care, sente profondamente la sofferenza di chi lo circonda, e per proteggersene allontana tutti.
"Bene signore... pensa di sposarla?"
"Oh Cielo no! Sarebbe improponibile un tale discorso.... ma spero di poter trascorrere la mia vita al suo fianco, questo sì..."
Non vuole sposarla, ma vuole passare la sua vita con lei.... strano concetto... ma il succo non cambia.
Il mio posto comincia ad essere in pericolo, il mio ruolo di fedele servitore è tutto ciò che mi attende, ma lo accetto molto volentieri, tutto pur di rimanere al suo fianco, tutto...

POV CAIN

Non so davvero perché sto facendo tutto questo, non so perché mai mi sia venuta in mente quest'idea, ma....
Mentre Riff era di sotto, non ho fatto altro he interrogarmi su cosa mi abbia spinto a comportarmi così, sono giorni che non faccio altro che pensare a Riff ed al nostro rapporto.
Non so cosa esattamente abbia scatenato questi pensieri, o forse sì, ma non voglio credere che per tutti questi anni...
Giorni fa, quando ho cominciato a mangiare di meno, ero in soffitta alla ricerca di un qualche vecchio gioco per Maryweather, più per passare un po' di tempo lontano dagli impegni mondani che per altro, quando in un vecchio baule ho trovato alcune cose di quando ero bambino. Vestiti e qualche disegno, le solite cose insomma. Mi sono stupito che fossero state conservate, ma mi sono ricordato che la governante che mi ha cresciuto è sempre stata molto gentile con me e quindi ho pensato che fosse stata una sua idea continuare a tenere quelle vecchie cose. Ho scorso rapidamente i disegni con una smorfia verso il mio pessimo gusto e ho riposto i fogli nel baule, ma un piccolo foglietto piegato che era sfuggito alla mia vista, è caduto a terra. L'ho raccolto cercando di capire cosa fosse e come fosse finito lì.
Era una specie di lettera, l'avevo scritta a dodici anni credo, o forse ero più piccolo, non c'era data e non sono riuscito a capire molto bene, ma le lettere, vergate con la mia mano di bambino, mi si sono impresse a fuoco nella mente, tanto da lasciarmi pensieroso e distante in tutti questi giorni, facendomi interrogare sui miei reali sentimenti per Riff.
La lettera era un bigliettino che avevo scritto proprio per lui, non so se lui lo abbia mai letto, ma io, rileggendolo, ho scoperto una parte del mio cuore che non conoscevo, dei sentimenti che non credevo di poter provare.

Caro Riff,
Come stai? So bene che ora la febbre è scesa, ma ancora non mi permettono di vederti. Ho saputo che saresti voluto venire da me, ma non voglio, preferisco che tu ti rimetta così da poter tornare presto, ed in salute, da me.
In questi giorni in cui non siamo stati insieme ho avuto modo di riflettere, e ho compreso una cosa molto importante.
Non voglio che tu te ne vada mai da me, non voglio che tu ti allontani, nemmeno di un solo passo! Anche quando sarò vecchio tu dovrai essere al mio fianco.
Non voglio fare i capricci, ma... in questi giorni mi sono reso conto di non riuscire a stare più senza averti accanto. Sei il mio migliore amico, e poi... non so come definirti, ma sei molto più di questo. Quello che mi lega a te è molto più di un semplice legame di affetto o parentela. Tu sei una parte fondamentale per me. Forse non mi crederai perché sono ancora un bambino rispetto a te, ma ti prometto che crescerò e non permetterò mai più che ti ammali, ti veglierò e ti starò accanto per sempre. Mi vuoi? Perché io non ti lascerò!
Ti voglio tanto bene.
Cain

Credo sia stata l'unica volta in cui gli ho detto cosa provo per lui... anche se lui non lo sa...
Sono giorni che continuo a pensare a quelle parole ed al loro reale significato. Io credo di provare per Riff quello che non ho mai provato, e che mai proverò, per nessun altro.
Oggi, quando sono svenuto, mi sono reso conto solo di lui che mi stringeva tra le braccia, e non ho potuto fare a meno di ricordarmi quella frase...
<La mia vita... è di chi mi abbraccia...>
Ho consacrato la mia vita a Riff, nonostante lui non lo sappia, nonostante faccia di tutto per negarlo persino a me stesso. Questi sciocchi ed infantili capricci che sto facendo... sono solo per attirare la sua attenzione, così come la storia dell'innamoramento, nonostante...
Quando mi ha chiesto come sia la persona che amo, nella mia testa si è formata la sua immagine, i suoi occhi tristi ma dolcissimi, le sue braccia che mi stringono ed i suoi rari sorrisi solo per me, così ho risposto di conseguenza.
Sono stato tremendamente geloso nel vederlo con Oscar, non ammetto che Riff voglia bene a nessun altro.
Questo è l'atteggiamento di un bambino, lo so perfettamente, ma forse, il piccolo che ha scritto quella lettera è rimasto chiuso in me, nell'attesa di poter finalmente esternare i suoi sentimenti.
Gli renderò la vita impossibile, e poi se, come penso, lui rimarrà comunque al mio fianco, allora.... allora rischierò il tutto per tutto, proverò a vedere se lui mi ricambia...
So bene che Riff sarebbe capace di dirmi che mi ama solo per non farmi soffrire, ma so altrettanto bene che lui conosce il mio cuore meglio di me, o almeno sa cosa mi farebbe male e cosa no, quindi, confido nel suo giudizio. Non potrei vivere in una menzogna, ne risentirei troppo, e così, mi affido completamente a lui... come sempre...
"Riff, voglio fare il bagno."
"Signor Cain, ha mangiato da poco e non credo sia il caso..."
"Lo so lo so...." un gesto annoiato della mano accompagna le mie parole.
Forse se lo stuzzico un po'... anche se devo ammettere che Riff, da quando lo conosco, è sempre stato irreprensibile, e soprattutto, non ha mai guardato una donna. Certo, non so casa faccia quando non stiamo insieme, ma visto che il tempo che trascorriamo separati è davvero pochissimo, dubito che si possa essere fatto una storia con qualcuno...
A volte vengo assalito dalla paura di perderlo, di aprire gli occhi una mattina, e non trovarlo che scosta le tende o che sistema la colazione sul vassoio, ma altrettanto spesso ho ulteriori riprove della sua fedeltà e della sua presenza costante ed incondizionata.
Lui mi vuole bene davvero, od almeno è quello che spero, quindi non devo temere di perderlo, o che lui si allontani da me... la sua vita mi appartiene, e non ho alcuna intenzione di lasciarla a nessun altro...

POV RIFF

Per tutto il giorno il signor Cain non ha fatto altro che farmi correre da lui con delle richieste banalissime, tutte cose che poteva far fare ad una qualsiasi cameriera. Non che mi sia dispiaciuto, ovviamente, ma davvero non sto capendo il suo comportamento, nè, sopratutto, il suo cambiamento così repentino. Prima sembrava offeso con me ora fin troppo felice di vedermi ogni istante. Che gli sarà preso? Che sia l'amore a renderlo di umore così mutevole?
Vorrei davvero conoscere la donna che è riuscita a rapire il cuore del conte, ma non sono ancora certo che la mia solita maschera di tranquilla indifferenza resisterebbe nel vedere le effusioni che potrebbero scambiarsi.
Il corpo del conte è così... bello, perfetto... non trovo altri aggettivi.
Sottile, la carnagione bianca ma non pallida, i capelli corvini che spiccano sul viso, quei capelli che tante volte ho tagliato e sistemato per impedire che coprissero i suoi occhi. Verdi profondità in cui si possono trovare preziose gemme dorate. Tutti lo additano per i suoi occhi, per me sono la prima cosa che me l'hanno fatto amare.
Ogni volta che lo lavo, da quando è divenuto un uomo, devo compiere uno sforzo sovrumano per impedirmi di reagire come il mio corpo vorrebbe, per impedire al mio istinto di prendere il sopravvento e spingermi a baciarlo e cercare di dargli piacere in ogni modo. Non sono una donna, e di certo se io e lui facessimo l'amore... non sarebbe piacevole per lui, ecco, ma vorrei davvero provare a dargli appagamento in ogni modo possibile...
Mi chiedo come sia nei suoi incontri con l'altro sesso. Mi rendo conto che forse la mia è una mente malata, che necessita di cure immediate, ma vorrei sapere se in quei momenti è felice... forse potrebbe persino bastarmi saperlo felice tra le braccia di una donna, tutto purché i suoi occhi splendano e le sue labbra siano illuminate dal sorriso, così come non mi è stato mai possibile vedere...
Sotto il tocco delle mie mani che lavano la schiena il conte... Cain... chiude gli occhi e si rilassa, lasciandosi andare completamente contro le mie braccia che sono in acqua, con un'espressione strana in viso.
Dove lo stanno portando i suoi pensieri? In compagnia di chi? In quale luogo? Chi gli sorride nei suoi sogni, tanto da renderlo felice? Chi guida la sua strada quando non c'è luce alcuna ad illuminarla?
"Riff... temo avrai da fare..."
Mi volto con il telo di lino in mano, pronto ad asciugare il suo corpo, ad accarezzare gentilmente le cicatrici che ha sulla schiena, quando un 'piccolo' particolare mi salta agli occhi. Una vistosa e... come definirla?... eccitante? Dediderabile? Meravigliosa?... eccitazione svetta tra le sue gambe, tanto che trattengo a stento un ansito, espressione di un desiderio folle che ha preso possesso di me, riducendomi in un solo istante, nelle sue stesse condizioni.
"Sai, stavo pensando a qualcuno e così..."
Lo guardo senza capire. Stava pensando alla donna che ama e si è eccitato? E' così profondo l'amore e il desiderio che prova verso quella donna? In questo istante odio quella donna in un modo assoluto e senza pari, la odio perché lei può avere tutto ciò che io desidero da sempre ma che mai mi potrà appartenere.
Lo avvolgo nel telo e non dico nulla, non so cosa intendesse dire, nè tanto meno perché si stesse giustificando con me, anche se credo che la sua non fosse affatto una giustificazione. E allora cosa?
"Voglio che tu risolva il problema."
Alzo lo sguardo e lo fisso incredulo in quello di Cain. Che cosa vorrebbe dire con questo? Come posso io? Forse vuole che vada a prendere la sua amata, certo, dev'essere senz'altro così...
"Dove vuole..." le parole mi escono a fatica, non riesco nemmeno a guardarlo in viso. Sento uno strano tremito nella sua voce, qualcosa di indefinito che dura solo un istante, lo spazio di un attimo per comprendere che c'è qualcosa che lo turba, ma solo questo. Cosa angustia il mio padrone? Vorrei poter essere in grado di renderlo sempre sereno...
"Vieni."
Va a sedersi su una sedia che si trova qui, accanto alla vasca, ed io lo seguo senza capire. Stringe il telo come mai prima d'ora, non ha mai avuto pudori con me, ma forse ora ha solo freddo. In questo momento non ragiono lucidamente ed ogni pensiero non riesce ad essere formulato coerentemente.
Alzo appena lo sguardo ed un attimo dopo il telo che lo ricopriva e lo celava alla mia vista cade abbandonato sulla spalliera, toccando terra con alcuni lembi.
"Fa ciò che devi..." Lo guardo senza capire minimamente e per un attimo mi sembra di scorgere dolore nei suoi occhi.
"Io... signor conte..."
"Riff, non credo che tu non sappia come si può... far cessare un'erezione pur senza avere un rapporto sessuale... quindi..."
I miei occhi si spalancano per lo stupore, lui davvero vuole che io...? No, non posso! Se iniziassi, non credo sarei in grado di fermarmi, non credo che riuscirei a porre termine a tutto con un semplice atto meccanico e fatto solo perché stato ordinato.
Non che io non voglia farlo, ma ai suoi occhi come apparirei? Forse vuole solo testare la mia fedeltà, una volta ancora, una volta di più, ma non gli ho dato prove sufficienti a riguardo? Forse, ancora non si fida completamente di me, eppure credevo che dopo tutti questi anni finalmente mi credesse, credevo che gli bastasse guardare i miei occhi, così come io faccio con lui, per comprendere qualora per un attimo i dubbi e le paure lo assalissero, ed invece... ho sbagliato tutto?
Rimango un istante senza sapere cosa fare esattamente, poi mi inginocchio tra le sue gambe e poggio delicatamente una mano sul suo sesso eccitato.
Lo sento sospirare pesantemente e tendersi leggermente contro la mia mano. Era davvero questo che voleva...
Adesso penserà a lei? Saranno le sue mani che immagina lo stiano toccando?
Un'altra carezza ed un nuovo sospiro, accompagnato stavolta da un mugolio. Tutto questo mi sta facendo impazzire, come posso resistere? Come posso rimanere lucido in questo momento? Non lo so... non posso...
Lo prendo in una mano molto piano, sperando che la cosa possa dargli maggior piacere, e quando lo sento gemere piano so di aver fatto la cosa giusta. Ogni mia carezza corrisponde ad un suo gemito sommesso, ad un movimento del suo corpo che si tende e cerca un maggiore contatto con la mia mano. Vorrei dargli di più... adesso... lui sta immaginando di fare l'amore con lei? Forse... se io... allora...
Senza un preavviso nel cambio delle mie azioni, per la prima volta, vado contro i suoi ordini e non faccio qualcosa che Cain mi ha espressamente comandato. Smetto di accarezzarlo, ma solo per accoglierlo tra le mie labbra, sentirmi riempire la bocca da lui, e provando un piacere immenso che non credevo avrei mai potuto provare.
Lo sento gemere ad alta voce, mentre una delle sue mani corre tra i miei capelli e li stringe, non gentilmente, ma nemmeno in modo da farmi male. Devo fargliela dimenticare, non voglio pensi a lei! E' un uomo che lo sta leccando, che sta succhiando la punta del suo pene convinto che questo possa dargli un piacere sempre maggiore... e non un uomo qualunque... sono io, sono Riff... amo Cain... e voglio che questo lui lo capisca... qualunque sia il modo che mi è concesso per farlo, lo farò... e poi... che mi cacci, continuerò a vegliarlo nell'ombra, non ha importanza... ma lui deve sapere quanto lo amo...
Continuo a succhiare, sempre più velocemente, così come la sua mano mi ordina di fare, ma anche spinto dal suo respiro che sento farsi sempre più affannoso e dal suo bacino che si spinge contro il mio viso, in cerca di un appagamento maggiore. Mi dispiace di non essere una donna e non dargli il piacere che merita, ma ora voglio solo che capisca e che possa trovare un seppur lieve appagamento.
Con le mani, rimaste fino ad ora appoggiate lievemente sulle sue caviglie, salgo e cominciano ad accarezzargli le gambe, cosa che sento farlo gemere maggiormente e poi... mentre con una mano gli accarezzo una coscia sento l'altra sua mano, quella libera, unirsi alla mia, intrecciare le dita con le mie e stringerle, stringerle forte, come se da questo dipendesse il suo futuro. Non credo di averlo mai preso per mano...
Rincuorato da questo suo gesto continuo ad occuparmi di lui, mentre la mia eccitazione pulsa e fa male, rinchiusa dai pantaloni che le impediscono di mostrare a Cain quanto ogni suo respiro sia in grado di eccitarmi e portarmi sull'orlo della follia... stringerlo tra le labbra poi... mi sta rendendo completamente pazzo di desiderio.
So che è immorale, so che è sbagliato, so che finirò all'inferno per questo, ma... io lo amo, nient'altro ha importanza per me... nient'altro...
Con un gemito più alto dei precedenti lo sento svuotarsi ed un liquido caldo e vischioso riempirmi la bocca, bagnarmi le labbra e scendermi in gola. Lo bevo come se si trattasse di ambrosia, e per me realmente lo è... il nettare degli dei, il succo proibito... l'unico assaggio che avrò del sapore del mio amore...
Alzo poco la testa, sento ancora la sua mano tra i miei capelli, e quello che vedono i miei occhi è uno spettacolo bellissimo e senza eguali. Cain, mollemente abbandonato sulla sedia, il petto che si alza e si abbassa ancora velocemente, il respiro irregolare, le labbra dischiuse... vorrei baciare quelle labbra... fargli assaggiare il suo stesso sapore, vedere se le sue labbra sanno di paradiso così come il suo sperma...
E' solo un attimo. Agisco senza nemmeno pensare, copro quei pochi centimetri che dalla mia posizione inginocchiata mi separano dalle sue labbra alzando il busto, ed in un solo istante mi ritrovo a baciarlo, e non solo sulle labbra... petali che volevo toccare da tempo immemore... ma mi ritrovo persino ad accarezzare la sua lingua con la mia, permettendogli di sentire quanto sia dolce ed allo stesso tempo aspro il suo seme, quanto la mia bocca abbia desiderato questa unione da così tanto tempo, quanto il mio unico desiderio sia che tutto questo non passi e che quest'attimo duri per sempre.
L'attimo in cui i polmoni urlano la loro necessità d'aria arriva fin troppo presto, e con le labbra ancora aperte ed il respiro affannoso mi stacco dall'unione perfetta, o che almeno per me era tale, che stavo vivendo fino a pochi istanti fa.
"Mi... mi scusi..."
"Sei crudele Riff..."
Sento un singhiozzo mal trattenuto e scorgo una sola lacrima scorrere lungo le gote del mio amato Cain. Che ho fatto di male? Non dovevo permettermi, non dovevo lasciarmi andare, ecco cosa...
"La prego signor Cain... non pianga per colpa mia..." Una mano corre ad asciugare la stilla calda e salata che cade verso il basso, mentre l'altra prova, con molto ardimento, ad accarezzargli i capelli. So che ora mi odia... eppure io lo amo così tanto...
"Adesso sei davvero cattivo... lo sai quello che provo... perché continui?"
La sua voce sempre più flebile mi colpisce diretta al cuore. Possibile che sia io a farlo soffrire così? Possibile che il mio amore sia per lui un motivo di dolore così grande?
"Mi... mi perdoni... io... me ne andrò se lo riterrà opportuno..."
"Andartene?" Scatta in piedi, il volto ora furente e gli occhi lievemente arrossati ma pieni di rabbia e dolore. "Tu mi appartieni! Non importa se non mi ami o provi ribrezzo per me! Ti volevo e ti avrò! Tu sei MIO!!!" La sua voce si ferma di colpo e una nuova lacrima, seguita da molte altre, gli rigano il bel volto. Perché dice tutte queste cose? Io credevo che, avendo compreso i miei sentimenti, ora mi odiasse, ma... forse non è così...
Mi alzo a mia volta e senza nemmeno rendermene conto, lo serro tra le braccia, in una stretta così forte che so potrebbe fargli male, ma ora non trovo altro modo per rassicurarlo. Lo sento dibattersi e poi rilassarsi piano ed abbandonarsi contro il mio petto, mentre i pugni, che fino a poco fa mi colpivano leggeri ma pieni di rabbia, ora sono cessati, lasciando che le sue mani, ora aperte, abbiano un posto a cui aggrapparsi.
"Io... mi perdoni signor conte, ma... io l'amo profondamente... in qualsiasi modo lei voglia che io rimanga al suo fianco, per quanto tempo lei lo desidererà, io non mi muoverò..."
"Non prendermi in giro!" Un nuovo scatto d'ira gli fa interrompere l'abbraccio ed i suoi occhi sono di nuovo privi di lacrime. Perché reagisce così? Perché dovrei ingannarlo? "Voglio la verità, la pretendo!"
"Ma è la verità!"
Per un attimo mi sembra che stia per cedere e cadere, ma prima che possa prenderlo tra le braccia lui è di nuovo in piedi e mi guarda diritto negli occhi, la sua solita determinazione ad illuminarli, ma anche... speranza?
"Giuralo sulla cosa a cui tieni maggiormente."

POV CAIN

Il cuore mi batte all'impazzata nel petto, non so come riesca a mantenere la fredda determinazione che mi anima in questo momento. Sono crollato poco fa, e di certo sono nuovamente sull'orlo del cedimento. Lo sguardo di Riff, quando gli ho comunicato che avrebbe dovuto... toccarmi... mi ha fatto sentire un verme, sembrava quasi che provasse ribrezzo per quello che gli avevo chiesto, mi sono sentito... non lo so, è stato tremendo. Avrei voluto sprofondare e ho dovuto esercitare un controllo fuori dall'ordinario per riuscire a rimanere impassibile, quando invece avrei voluto scappare o prenderlo a schiaffi. In ogni caso... quando si è abbassato e lo ha fatto... mi sono sentito impazzire e morire allo stesso tempo.
Sentire finalmente le sue labbra, percepire il suo calore... in un attimo ogni mio sentimento mi è stato chiaro, ogni dubbio è stato dissipato: amo Riff con tutto il cuore e tutta l'anima, lo amo da sempre, sin dalla prima volta in cui l'ho visto.
Gli ho consegnato il mio futuro e la mia stessa esistenza dipende dalla sua risposta. So che non mentirà mai, so alla perfezione che se anche fino ad ora avesse agito mentendo, solo per il mio bene, in questo momento saprà che ora necessito solo della verità.
"Lei... è lei la cosa a cui tengo maggiormente. Devo giurare dunque su di lei?" Un tremito mi percorre tutto il corpo, lo guardo sorpreso e pieno di aspettativa. Giurerai?
"Giuro sulla sua vita che l'amo..." Percepisco le sue labbra continuare a muoversi, ma la sua voce viene meno, interrotta dalla sorpresa che lo ha pervaso nello stesso istante in cui, completamente rapito dalle sue parole, mi sono gettato tra le sue braccia, perché solo questo è il mio posto... finalmente so di avere una ragione per vivere.
"Ti amo Riff." Lo dico piano, forse perché se alzassi la voce la magia di questo attimo verrebbe meno, o forse solo perché voglio che gustarmi appieno la bellezza che il silenzio, i nostri corpi stretti, le sue braccia che mi serrano ancora più forte, mi stanno dando.
Le sue braccia vengono improvvisamente meno, e prima che riesca a dire niente, mi volto e mi ritrovo completamente avvolto nel telo di lino, ormai umido e freddo, ma le braccia di Riff mi stringono così forte che non riesco a sentire altro che un calore immenso.
"Prenderai freddo... vieni, ti porto in camera."
"E' la prima volta che mi dai del tu..."
"Preferisici mantenga il lei?"
"No! Mi chiami per nome?" Che domanda sciocca... però... vorrei sentire la sua voce chiamare il mio nome senza l'appellativo 'conte'... in fondo... sono solo l'uomo che lo ama no?
"Cain... mio amato Cain..."
Credo sia la prima volta, ma... sento le mie labbra piegarsi in un sorriso, non so cosa ci sia di particolare, ma vedo Riff illuminarsi completamente, sorridere a sua volta mentre i suoi occhi brillano.
"Che c'è?"
"Il tuo sorriso... è bellissimo..."
"Anche il tuo..." Due mie dita corrono ad accarezzargli le labbra ancora piegate e la loro morbidezza mi fa stare bene... ed allo stesso tempo... ricordo perfettamente la sensazione che mi ha dato sentirle unite alle mie in un bacio... e poi... il piacere che sono riuscite a farmi provare solo sfiorandomi... "Riff... andiamo..."
Lui annuisce e comincia a portami in camera, ma... appena pronuncio la mia richiesta sento il terreno venirmi meno sotto i piedi, ed in meno di un secondo mi ritrovo in braccio a Riff, che mi stringe protettivo e rassicurante, provo lo stesso calore, lo stesso tepore e la stessa tranquillità sentite l'altro giorno quando sono svenuto. Adesso so perché, il mio posto... è questo...
Mi appoggio completamente a lui e sentire il battito del suo cuore, regolare e ritmico, mi fa stare ancora meglio... la mia vita... voglio solo questo per il resto della mia vita... ucciderò con le mie stesse mani chiunque proverà a portarmi via questa felicità, questa volta è diverso. Stavolta lotterò e ne uscirò vincitore, che il nemico da affrontare sia Disleery o mio padre... io ce la farò.
"Eccoci... che vestiti vuoi indossare?"
"Te..." La mia voce è bassa, sensuale, so perfettamente che tono utilizzare incerte occasioni... spero solo che Riff mi desideri così come lo desidero io...
Un mugolio mi fa capire che è esattamente così e fissandolo negli occhi lascio cadere a terra il telo. Lo voglio... so che farà male, ma che può essere un atto d'amore in confronto alle frustate ed a tutto il resto?
"Cain..."
"Non vuoi che il nostro rapporto rimanga platonico... no?" E se anche per un qualsiasi assurdo motivo lo volessi, caro Riff, cederai ben presto alle mie richieste...
"No, certo che no!"
"E allora? Non ti piaccio forse?" So benissimo che non è così... o almeno lo spero... Riff riesce a scoprire ogni mia incertezza, a mettere a nudo ogni mia debolezza. Ma non le sfrutta, lui cerca solo di farmi diventare più forte oppure di proteggermi. Ma adesso non c'è protezione che tenga... se è vero che mi ama, così come io amo lui, è giusto che ci sia molto di più tra noi.
"Non mi piaci? Cain il tuo solo respirare mi fa..." Stringe i pugni per non lasciarsi andare, io gliele prendo le mani e gliele bacio dolcemente.
"Fa l'amore con me... ti prego..."
"Non devo pregarmi di fare quello che voglio da sempre..." Sorrido ma subito mi sento attaccato dalle sue labbra che cominciano a torturare le mie, imprigionandole, così come fa lui con il mio corpo, deciso a non lasciarmi andare. Però... dovrebbe sapere che questo è l'unico posto in cui voglio essere...
Nemmeno mi rendo conto di come questo succeda, ma mi ritrovo steso sul letto, le sue mani ovunque, a toccarmi, sfiorarmi, accarezzarmi, farmi ardere di passione e desiderio. Le mie mani corrono alla sua camicia e gliela abbassano, devo sentire la sua pelle, ogni centimetro...
Non capisco bene in che modo e quando esattamente lui si sia spogliato, ma adesso... ora che sento tutto il suo corpo su di me, nudo contro il mio, la nostra pelle che si sfiora, i bacini che si toccano appena provocando gemiti miei e suoi mugolii, spinte a volte accennate, a volte forti che mi fanno tendere contro di lui, alla ricerca sempre maggiore del suo calore e della sua presenza... lo voglio... lo voglio in me... voglio fondere i nostri corpi e le nostre anime, così da essere completamente inseparabili... per sempre un unico essere... perché lui è la mia intera vita e io, lo so, sono la sua.
Le sue mani mi fanno voltare e sento le sue labbra sfiorarmi la schiena. Non mi irrigidisco, non lo faccio mai quando lui mi tocca le cicatrici, lui è l'unico che può farlo, è così da sempre...
Piano comincia a baciare ogni cicatrice, la sua lingua sfiora appena ogni segno, ed a me sempre di impazzire, di andare a fuoco, o forse di toccare il paradiso, in ogni caso... voglio sempre di più.
La mia voce che si leva in gemiti sempre più alti non fa altro che chiedergli di più e senza che nemmeno me ne renda conto, mentre le sue labbra si attardano dolcemente e passionalmente sulla mia schiena, qualcosa... un suo dito credo... è così... bello... sentirlo in me...
Un gemito, il mio, un altro gemito, suo stavolta, accompagnano i movimenti delle sue dita, ora due, che entrano ed escono da me mentre le sue labbra mi sfiorano il collo, l'orecchio, la sua lingua mi accarezza, il suo respiro si mischia al mio...
"Voglio... guardarti... negli occhi..." La sua voce affannata è un comando, non il primo tra noi, ma di certo il primo dal domestico al padrone... Siamo mai stati solo questo? C'è una sola risposta: no, non lo siamo mai stati. Amici, fratelli, padre e figlio, confidenti... anime legate... complici... innamorati... siamo sempre stato tutto questo e molto altro ancora.
Di nuovo le sue mani mi guidano, ma quando mi lasciano... mi sento così solo che istintivamente mi stringo maggiormente a lui, mentre posso finalmente, di nuovo vedere i suoi bellissimi occhi, ora di una tonalità profonda di blu, come del cielo subito dopo il tramonto, non ancora nero, non più azzurro... profondità splendenti ed abbaglianti che possono leggermi nell'anima e nel cuore, che possono comprendere, ora più che mai, che tutto di me gli appartiene... così come tutto di loro e del loro possessore appartiene a me ed a me soltanto.
Un bacio, passionale, pieno di necessità ed ardore... ed amore... un amore sconfinato...
Spalanco gli occhi per il dolore, mentre un urlo esce dalle labbra. Vedo solo nero davanti a me, un buio tremendo ed avvolgente... fa male... eppure... eppure è così bello...
"Ti amo Cain... ti amo... ti amo..." La voce di Riff è dolce, bassa eppure così sensuale ed eccitante. Lo sento dentro di me, fermo, immobile... mi riempie... fa male... ogni suo più piccolo movimento, perché so, capisco che fatica a rimanere immobile, però... fa male anche sentirlo così, con la voglia spasmodica di muovermi e sentirmi sempre più pieno di lui, mentre la paura di un dolore maggiore mi assale. Però... so perfettamente che sarà il desiderio a vincere, lo vedo dagli occhi di Riff che mi guardano con un amore ed una dolcezza che non ho mai visto in nessuno, sono la prima cosa che vedo non appena riapro gli occhi, tenuti chiusi per cercare di abituarmi al dolore ed alla sua presenza.
"Ti... ti amo..." Le sue labbra sfiorano appena le mie e non appena lo fanno anche il mio corpo si tende, perché il suo leggerissimo movimento per piegarsi su di me e baciarmi, lo ha fatto muovere, seppure minimamente in me.
Un mio gemito alto, uno suo di frustrazione. Capisco solo ora che non si muoverà se non sarò io a farlo per primo. Sento le sue mani stringersi spasmodiche sulle mie spalle e sulla schiena, così come fanno le mie mentre comincio, dapprima piano, poi sempre con più passione, a spingermi contro di lui.
Bastano pochissimi miei movimenti perché Riff prenda il sopravvento, così da cominciare a spingere in me con una passione di cui non lo credevo capace. Ogni spinta fa dannatamente male, ma ad un certo punto il dolore comincia a divenire solo una fastidiosa mosca che ronza, basta un solo movimento per schiacciarla... basta un suo bacio, un suo gesto, od anche un'altra spinta più a fondo o più passionale per farlo scomparire del tutto. La passione, il desiderio, l'appagamento... solo questo sento... sempre di più... mentre il piacere cresce ancora di più... e poi...
Urlo, il suo seme che si riversa in me mi rende pazzo e caldo, anche io vengo, vengo e urlo, mentre sento anche Riff gemere e le nostre labbra unirsi in un altro bacio, breve, a causa della mancanza di respiro, ma intenso.
Solo il silenzio aleggia tra di noi in questo attimo di irreale bellezza, mentre il suo corpo si rilassa contro il mio ed il mio contro il suo.
Solo un attimo... un riposo breve e poi... ancora amore... perché questa prima volta sia l'unione che ci permetterà di divenire per sempre un unico essere...

Non so quanto tempo sia passato da quando abbiamo cominciato a fare l'amore, so solo che fuori dalla finestra il sole è calato, e la notte, una notte che sembra brillare a causa delle mille stelle che si intravedono, ha preso il suo posto in cielo, rendendo tutto scuro. La stanza è priva di luce, ma non ha importanza, solo Riff ne ha. Mi appoggio maggiormente a lui, siamo uno al fianco dell'altro, posizione questa che sembra essere la descrizione delle nostre stesse esistenza, intrecciate come lo sono i nostri corpi, dipendenti l'una dall'altra e... appagate solo se unite...
"Hai fame?"
"Un po'..."
"Vado." Riff si alza ma mi aggrappo alla sua vita mentre è ancora seduto sul letto, al mio fianco.
"Dove vorresti andare?"
"A prenderti da mangiare!"
"Mmh... non lo so... non mi va che ti allontani da me..."
"Cain, ci metto solo un attimo..." Alla fioca luce che entra dalla finestra lo vedo sorridere e la sua voce è così dolce da farmi saltare per la gioia.
"Ok, ma solo un attimo!"
Lui mi sorride e si riveste, si sistema ed in un solo attimo sembra quello di sempre, come se niente fosse accaduto... ma io lo so, so che non è così, vedo chiaramente i suoi occhi, e posso percepire distintamente la nuova luce che vi brilla, così come accade nei miei.
Mentre lui è via i miei pensieri corrono alla prima volta in cui ci incontrammo... lui mi salvò... senza di lui ora io... io non sarei nulla...
E' Riff la mia ragione di esistenza, così come lui è la mia... la mia vita gli appartiene... così come la sua appartiene a me...
Quando la porta si riapre Riff entra portando un vassoio enorme e una lampada ad olio su di esso, cosa che mi permette di vedere meglio i suoi occhi ed il suo sorriso meraviglioso.
"Ci hai messo un'eternità!"
"Scusami amore... posso chiamarti amore? - Io annuisco felice e lui sorride dolcemente - la signorina Mary mi ha fermato chiedendomi di te, perché non sei uscito per tutto il pomeriggio dalla camera. Le ho detto che avevi avuto un po' di febbre e che ti avevo vegliato, ma che ora eri sveglio e pieno di energie. Le ho anche detto che era meglio vi vedeste domani, così da non prendere un malanno."
"Sei eccezionale come sempre! E adesso... dammi un bacio..." Lo vedo sorridere di nuovo e sento le sue labbra appoggiarsi nuovamente alle mie, mentre le nostre bocche si fondono nell'ennesimo bacio. Mangiamo senza parlare molto, ci guardiamo continuamente negli occhi, sorridendoci e stringendoci la mano. Sono azioni molto semplici che però riescono a donarmi una pace ed una felicità che non credevo avrei mai potuto provare.
"Vorrei rimanere, ma... dormi bene amore..."
"Ehi... aspetta un attimo... dove vorresti andare?"
"Nella mia stanza... non posso dormire qui..."
"E perché mai?" Che discorsi si mette a fare adesso Riff? Non sia mai che adesso che ne ho la possibilità, debba passare anche una sola notte senza di lui!
"Cain, ma che penserà la servitù? E tua sorella... non è opportuno che io..."
"Che pensino quello che vogliono! Tu sei mio e quindi il tuo posto è al mio fianco!"
"Amore, sii ragionevole..."
"Lo sono, se vuoi domani mando a chiamare lo zio Neal e gli dico che ci apparteniamo... Riff... posso urlarlo al mondo intero se vuoi... Che la gente dica e pensi quello che vuole, che il mondo si scandalizzi... io ti amo e voglio passare ogni istante con te... sono stato abbastanza chiaro?"
Per un attimo mi guarda interdetto, come se volesse continuare ad asserire che sarebbe 'più consono' se dormissimo separati, ma cosa mi importa? So che ha percepito perfettamente il mio pensiero perché mi sorride e l'istante dopo ci stiamo baciando nuovamente... un altro attimo e... il vassoio scompare e poi di nuovo... solo noi... i nostri gemiti... i nostri corpi uniti... ed il nostro amore che si concretizza e ci ricorda che non stiamo vivendo nessun sogno.

Questa sarà la prima notte che passo tra le braccia di Riff, dormendo appoggiato al suo petto, mentre il calore del suo corpo mi riscalda e mi rende sereno. Le sue braccia mi stringono. Bacio nuovamente le cicatrici sui suoi polsi, è come un rituale, io bacio le sue, lui le mie. Non vogliamo cancellare il passato, perché è solo grazie ad esso se ora siamo qui, vogliamo solo... cancellare il dolore, la solitudine, il senso di inadeguatezza, rimpiazzare tutto questo con un senso di appartenenza mai provato prima, con un amore puro ed immenso... e questo vale per entrambi, ce lo siamo detti senza parlare, solo guardandoci negli occhi, solo unendo le nostre labbra, così come facciamo ora, per augurarci una buonanotte... perché sappiamo già che il risveglio sarà stupendo, poiché saremo l'uno al fianco dell'altro.
Le braccia di Riff mi serrano maggiormente nella loro stretta piena di protezione e amore.
"La mia vita... è di chi mia abbraccia..."

FINE