Incontro
di Parsifal
Attesa
Le ultime note della canzone si spengono lentamente nell'aria.
La voce calda del cantante ringrazia i presenti per la loro attenzione e li
invita a bere qualcosa al bar per una piccola pausa di venti munuti.
Tutti sorridono e si sciolgono da quella sorta di incantesimo che sembrava
essere intessuto attorno a loro dalla bravura di quattro ragazzi.
Il locale è un ristorante abbastanza rinomato, noto per le cene aziendali coem
questa.
Il direttore di una nota azienda è andato in pensione e ha organizzato una
cena per salutare tutti i dipendenti.
Il nuovo direttore è seduto accanto a lui, giovane, tronfio nella sua bellezza
glaciale, nel potere che adesso è passato nelle sue mani.
In realtà un piccolo omuncolo che si fa grande con la paura degli altri.
Il suo potere effimero, fragile quanto della polvere che può venir soffiata
via dal vento.
Il piccolo complesso che ha appena terminato di suonare è molto più bravo di
quello che lui immaginava.
E ha tolto l'attenzione di tutti da se stesso.
E' arrabbiato, ma non lo da a vedere chiaramente.
In fondo sono delgi amici del figlio dle direttore uscente e ha dovuto fare
buon viso a cattivo gioco.
Hanno sorpreso tutti in effetti, perfino lui.
Specialmente il cantante.
Magnifico.
Bellissima, semplicemente.
Una voce da infarto e un corpo...molto molto di più.
Avvolto in quei pantaloni di pelle poi...con quell'espressione così sensuale...da
farselo all'istante.
Subito.
Si è eccitato come la maggior parte dei presenti, ci giurerebbe...ma lui,
quella specie di dio in terra, non ha guardato nessuno...nessuno a parte...a
parte il suo amante.
Il giocattolino che si è preso dall'interno dell'azienda e che ha, come unico
scopo, quello di farlo divertire senza dirgli mai di no.
Lo paga bene per questo e lui ha bisogno di soldi.
Il perchè non gli interessa, sembra debiti di gioco del padre.
Non gli riguarda affatto.
E' suo per il momento.
Questo gli basta.
Eppure...eppure lo sguardo di quella meraviglia sulla sua proprietà l'ha
infastidito parecchio.
Quando tutto tace e la musica si spegne si volta verso il suo giocattolo per
portarselo in un luogo isolato e farsi fare un servizietto veloce...giusto per
marcare il territorio...invece...invece non c'è nessuno.
Non c'è.
Una colorita imprecazione sale alle sue labbra chiuse in una linea dura.
Si guarda attorno per vedeere dove ha osato andarsene... e lo vede appoggiato
al banco del bar, con la schiena appoggiato al suddetto bancone, mentre beve
qualcosa...i capelli che gli velano lo sguardo.
Un bell'esemplare di maschio anche lui.
Il suo, fino a questo momento.
Fa per avvicinarsi quando...quando nota il cantante del gruppo che si dirige
proprio li.
Lo sguardo puntato sulla SUA preda.
O forse è meglio dire ex sua preda.
Si ferma accanto a lui, dall'altro lato.
Si mette nell'identica posizione e prende qualcosa da bere.
Seccato all'inverosimile si avvicina abbastanza per sentire quello che ordina:
la stessa cosa che ha bevuto il suo giocattolino.
La rabbia inizia a salire.
Ma tutti lo guardano, c'è chi si avvicina per parlare e lui non può fare altro
che fare buon viso a cattivo gioco.
E così, invece di farsi fare un lavoretto di mano veloce si deve accontentare
di guardarlo mentre filtra con quel magnifico esemplare di maschio.
Non li perde di vista un secondo...si osservano di sottecchi, in silenzio, per
qualche minuto.
Poi il cantante si volta, appoggia i gomiti sul bancone e lo guarda
esplicitamente, quegli occhi che sembrano bruciare tutto ciò su cui si posano.
Il suo ex fa altrettanto e gli regala un sorriso obliquo, che rende il suo
volto ancora più bello.
Porca troia.
L'esclamazione esplode nella mente ma, sul viso, nulla traspare mentre
risponde all'assessore comunale affabilmente.
Si scambaino i nomi senza dire altro, Jhon il cantante, Luke il suo ex
giocottolino.
Che fastidio chiamarlo così.
Jhon allunga una mano e sfiora quella di Luke.
Gli fa scivolare in mano qualcosa.
Un biglietto da visita.
Merda.
Altra esclamazione mentale.
L'assessore se ne va ma anche loro lo fanno.
Prima di andare ognuno al loro posto però Jhon sfiora il viso di Luke con la
punta delle dita e si ferma sulla bocca perfetta che si apre un attimo per
lambire le dita.
Con la lingua.
Davanti a tutti ...certo, nessuno li calcola, solo lui.
Accidenti.
Si sta comportando come un cretino ma è più forte di lui.
Si sono dati appuntamento, ci giurerebbe.
E, dalla reazione di entrambi, questa notte non saranno soli.
Ma vaff...ultima eslamazione di rabbia, prima di andare al suo posto.
Luke però non lo segue, va sotto il piccolo palco per sentire Jhon cantare.
Cantare un pezzo che, addirittura, quell'altro gli dedica.
Non esplicitamente, certo.
Ma mentre canta lo gaurda con insistenza tutto il tempo...sensualmente.
Sembra far l'amore con lui.
Ma ci penserà lui a fermare questo volo del suo cagnolino.
Se lo prenderà prima che finisca la cena e gli farà passare una notte
d'inferno.
Non lo dimenticherà più.
Invece...invece è Luke che gli dà una lezione.
E nemmeno troppo piccola.
Infatti si avvicina al tavolo precedendolo di pochissimo e prima che lui abbia
il tempo di alzare un solo dito gli dà la chiave.
La chiave del suo appartamento.
<< il mio debito è pagato...>>.
Tutto qui.
Non ha più bisogno di lui.
“E' questo che è successo?”
Si chiede smarrito, per la prima volta.
“Alla fine? Io sono stato quello usato?”
Escono insieme subito dopo.
Bellissimi.
Lasciandolo solo, con il suo potere, la sua gloria.
La sua solitudine.
Per la prima volta sconfitto.
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