Incomprensibile ti amo
di Akuma-chan
- Capitolo 1°- Mi piaci -
Quando scesi dal treno lui era lì, appoggiato al muretto, sotto l’orologio, con le braccia incrociate al petto e la sua espressione altezzosa sul viso.
Per poco non mi venne un colpo! Eppure non stavo sognando... i suoi lineamenti perfetti erano proprio come la mia memoria aveva inciso dentro di me. Mi caricai il borsone su una spalla e mi guardai intorno. Nessun’altro di mia conoscenza. Forse Louis era lì per me, magari non sapendo dove andare, mi avrebbe fatto da guida fino all’ostello. Sorrisi al solo pensiero. Rivedere quel ragazzo mi aveva riacceso l’animo!
Ero abbastanza di malumore... avevo lasciato indietro Bordeaux e tutto il resto... non ero molto felice di trasferirmi a Parigi però guardando gli occhi fieri di Louis mi sentivo davvero meglio! Feci una breve corsa verso di lui, per poco non gli saltai in braccio! In un attimo voltò lo sguardo e si accorse di me. Mi stupii quando mi disse quella frase...
- Ehi, Ehi!! Tieni a freno i tuoi ormoni, non sfogarti su di me, io amo le ragazze!-
- Ma certo!!- gridai felice senza pensarci un secondo, in preda a quella sensazione strana mista all’euforico, ma anche all’impulso di stabilire un contatto che non avevo mai provato prima – Anch’io amo le ragazze! Andiamo a trovare qualche ragazza??-
- Pierre, che hai bevuto per colazione?- mi chiese preoccupato.
- Sto benone!- gli risposi con un sorriso, ancora preso dall’allegria – Sono solo contento di vedere un amico, ti sembra tanto strano?-
Amico?... avevo davvero detto quella parola?... non avevo mai considerato nessuno mio amico. Certo avevo conoscenti ma mai nessuno era stato davvero mio amico. Ed ora che lo avevo detto a Louis mi sentivo come tutt’un tratto vulnerabile.
- Mh... suppongo di no.- replicò senza starci a pensare molto.
- A proposito,- cominciai – che ci fai in stazione?-
- Sono venuto a prendere El Cid Pierre in missione.- scherzò – Beh, ho saputo che ti sei appena trasferito, così ho deciso di farmi un giro, sono passato giusto in tempo, eh!-
- Chi... chi ti ha detto che mi sono trasferito?- gli chiesi perplesso.
- Sveglia! É quasi mezzogiorno ormai! In che squadra credi che giochi il sottoscritto fuoriclasse, mh?- si atteggiò come sempre, ma a me non dava fastidio, non più. Ormai avevo capito che lo faceva per attirare l’attenzione... un po’ come me... anzi, proprio come me.
- Nel Paris St.Germain???- scattai su incredulo.
- Tombola! Messieurs et mesdames aujourd’hui nous avons un nouveau gagnant!! Mhh... voyons un peu lequel récompense il lui rapporte... veux-tu un bisou, Pierre mon chéri? [Signori e signore oggi abbiamo un nuovo vincitore!! Mhh... vediamo un po’ quale premio gli spetta... vuoi un bacio, Pierre mio caro? N.d.Traduttore simultaneo pagato a ore dall’autrice *^___-*]. Louis si avvicinò pericolosamente mettendomi una mano intorno al collo, come suo solito non la piantava un attimo di prendere alla leggera ogni cosa!
- Piantala maniaco invertito!!- lo scostai con un certo rammarico -... davvero torneremo a giocare insieme?- chiesi di nuovo, speranzoso. Finalmente potevo stare con qualcuno che conoscevo, Napoleon poteva sembrare presuntuoso e arrogante,... beh... lo era davvero. Ma solo con chi non gli andava... ovvero con tutti tranne che con me, lo sapevo che si fidava. Dopo aver giocato insieme in nazionale mi aveva detto esplicitamente che mi considerava un buon capitano e che un giorno gli avrebbe fatto piacere giocare ancora al mio fianco... penso che fossi ancora più felice di lui all’idea.
- Oh... così mi spezzi il cuoricino...!!- scherzò ancora atteggiandosi come una ragazza – Comunque sì, gioia! D’ora in poi saremo in squadra insieme, zucchero!-
- Bordeaux-Parigi è una bella sgroppata, eh?- fece riportandomi alla realtà -... Pierre? Sei in fissa?-
Scossi la testa tentando di ricordare gli ultimi pensieri, ero molto stanco accidenti...
- Sì, cioè... non è che il treno stanchi molto però è da ieri che non dormo.-
Già, non avevo dormito per due notti di seguito. Ero agitato, anzi forse un po’ in ansia di non essere all’altezza del Paris St.Germain. Per me contavano molto queste cose... e pensandoci mi chiedevo se anche per Louis era lo stesso. Forse lui era davvero uno a cui non importava niente di niente... forse era davvero quel tipo menefreghista e violento com’era conosciuto... sospirai.
- Senti un po’... ti ci hanno mandato a prendermi alla stazione o che...?- la domanda mi uscì dalle labbra con un tono piatto, come se non me ne importasse niente dell’argomento. Invece... mi sarebbe piaciuto che Louis fosse venuto a prendermi di sua iniziativa. La mia speranza si spense ancora prima di prendere vita.
- Ti pare che uno come me abbia tempo da perdere?- fece serio. Il mio viso si rabbuiò, così, involontariamente. Forse non dovevo lasciare che i sentimenti prendessero il sopravvento. Non l’avevo mai permesso eppure...
- Ehi... guarda che è inutile che fingi di mettermi il muso. Le conosco le tue tattiche!- continuò lui con un sorriso.
- Cretino! Non è una tattica! Ci sono rimasto male e basta!- le parole sfuggirono al mio controllo. Accidenti... perché in quelle situazioni dovevo sempre essere così impulsivo? Perché non potevo comportarmi con la freddezza che avevo sul campo da calcio?... e adesso cos’avrebbe risposto Louis? Di sicuro mi avrebbe preso per un idiota o che altro...
- Ok, ok. Non c’è bisogno di darmi del cretino!- sbuffò. Ecco di nuovo la sua espressione arrogante. Non l’aveva presa sul serio... per fortuna.
- Comunque se ti può far sentire meglio quando il mister me l’ha chiesto, non mi sono tirato indietro.-
- Eh? Chiesto cosa?- sgranai gli occhi, cadendo dalle nuvole.
- Senti un po’ ma ci sei o ci fai? Di venirti a prendere, no?-
In quel momento provai come una sensazione di sollievo. Era bello sapere che almeno un po’ a me ci teneva, ...ancora questi pensieri! Mi battei una mano sulla testa, come per scacciarli. Louis mi rivolse uno sguardo perplesso, ma io gli sorrisi.
- Ho bisogno di dormire!-
Quella mattina aprii gli occhi ancora un po’ stanco, con la speranza che almeno il mio nuovo coinquilino avesse dormito bene. Erano passati solo due giorni, ma mi stavo ambientando piuttosto bene. Mi misi a sedere sul letto e mi massaggiai gli occhi, ancora sbadigliando. Mi guardai intorno. Mi piaceva quella nuova sistemazione, quella stanza aveva due grandi finestre, che a quell’ora del mattino lasciavano filtrare attraverso le tende i primi raggi di sole, disegnando sul pavimento delle spirali di luce. Il bagno attiguo alla camera, due letti comodi e grandi, una scrivania in legno, un armadio nero e spazioso, un paio di comodini, la libreria e il tappeto di un rosso-marrone che si intonavano perfettamente con le pareti, ma la cosa più bella che incontrarono i miei occhi fu Louis disteso prono con un braccio che ciondolava fuori dal letto e il petto nudo. Accidenti!! Per un attimo non caddi a faccia ingiù! Quella vista mi aveva lasciato praticamente spiazzato!... Eppure non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. I suoi occhi verdi ancora addormentati erano il massimo... mi piaceva. Mi piaceva?... ma... ma... ma... Scattai in bagno per sfuggire a quella tortura. Avevo cominciato a respirare affannosamente, e sentivo caldo. Perché...? Perché la vista di Louis ancora addormentato, e soprattutto mezzo nudo, mi aveva provocato quel calore in tutto il corpo?... Ma soprattutto lì, in mezzo alle gambe. Accidenti!! La porta del bagno sbatté, ma non me ne preoccupai, aprii l’acqua ghiacciata e mi strofinai le mani bagnate sul viso, fino a che la sensazione di estrema sensibilità non scomparve.
- Devi fare per forza tutto questo casino quando ti svegli??- la voce di Napoleon al di là della porta mi fece sobbalzare. Afferrai un asciugamano e lasciai che il tessuto spugnoso assorbisse le gocce che erano andate a finire anche sul mio petto.
- Scusa...- riuscii a dire soltanto. Rimasi in attesa. Non parlò. Non parlai. Cercai di respirare con un ritmo normale, o almeno ci provai.
- Ci rimani a vita in bagno?- mi chiese. Tirai un lungo sospiro prima di riaprire la porta, pregando che Louis si fosse messo qualcosa addosso. Poi aprii.
- Ehi, ehi!! Pierre in déshabillé!! Non sapevo che mi avresti accolto così calorosamente!! Accidenti se me lo dicevi prima ti avrei portato qualche cioccolatino!!- rise. Lo guardai di nuovo. Evidentemente i miei scongiuri non erano stati ascoltati. Mi soffermai a fissargli i pettorali, erano così attraenti... in altre circostanze avrei allungato una mano per toccarglieli e sentire la tonicità di quei muscoli...
- Che stai facendo? Perché mi guardi così?- fece con un’espressione dubbiosa. Sbattei gli occhi e lo guardai in faccia.
- Di’ un po’, ma devi per forza dormire in mutande?!- dissi con tono duro, come se volessi reprimere tutto ciò che avevo provato fino ad allora.
- Oh, mi scusi mister “il pudore è tutto nella vita”! Non faccio mica così schifo, sai?? E poi non mi sembra che tu sia da meno!-
Beh... in un certo senso aveva ragione... anche se io indossavo un paio di pantaloni e lui i boxer non cambiava molto, dopotutto era estate e non potevamo certo dormire con l’impermeabile...
- Hai finito di lavarti la faccia o vuoi stare ancora un’ora a contemplare il tuo visino allo specchio??- mi disse di nuovo con il suo fare arrogante. Non risposi. Uscii dal bagno e basta, lasciando che vi entrasse il mio compagno. Louis stava canticchiando una canzone in inglese, accidenti di nuovo!! Adesso stavo anche pensando che mi piaceva la sua voce sexy!!... ma Louis non aveva una voce sexy!! Che cosa mi prendeva?! In verità, in quel momento me ne accorsi. Mi accorsi di quanto era calda e profonda la voce del mio compagno, mi era mancata quella voce!... per quasi un anno lunghissimo non l’avevo visto e mi era mancato da morire! Non era la prima volta che facevo questi pensieri su di lui... forse la dovevo smettere... forse non era normale... ma il fatto era che non ci riuscivo. Louis mi piaceva e basta!... ecco, l’avevo ammesso finalmente! Non c’era poi voluto molto... sospirai con un sorriso al solo pensiero che tra poco avrei rivisto il suo viso fiero e il suo corpo seminudo mi faceva sentire tutto un fremito! Afferrai la bottiglia che stava sul comodino e me la portai alle labbra. Mentre bevevo Louis uscì dal bagno con un asciugamano in vita, stiracchiandosi.
- Alloha, coha vuoi fahe ohhi?- mi chiese sbadigliando.
- Eh...?- fu la mia domanda perplessa.
- Che vuoi fare oggi? Dove vuoi che ti porti? Un tour de Paris? Un tour per vedere i luoghi che frequenteremo più spesso? O che altro?-
Non risposi... forse ero ancora un po’ addormentato ma scossi la testa. Era come se il pensiero di andare su e giù per Parigi con Napoleon mi mettesse un po’ in imbarazzo... sì, forse avrei combinato qualcosa di irrimediabile!
- Pierre sei sveglio?- mi passò una mano davanti agli occhi.
- Ah eh? Sì sì! Cioè... non è che mi vada molto di girare per Parigi.- conclusi.
- Su, se vuoi ti presento anche qualche ragazza carina! Mh? Ci stai?- quella frase mi fece andare in panne il cervello.
- Non me ne importa niente delle ragazze!- scattai come una molla. Al solo pensiero di vedere Louis con una ragazza mi faceva ribollire di rabbia. Eppure due giorni fa avevo affermato il contrario... è proprio vero che le parole e le situazioni sono sempre diverse!
- Uffa che strazio!!- esclamò il mio compagno sedendosi scompostamente sulla poltrona – Non dirmi che corri ancora dietro a quella... umh... come si chiama?... Ro... Romie?-
- Chi??- feci tentando di capire a chi si riferisse.
- Ma si, quella scimmiotta con i capelli arancioni!... che razza di colore è poi?- aggiunse. Alzai gli occhi al soffitto.
- Rosemarie, Louis. Si chiama Rosemarie. E comunque non è così! Non gli sono mai corso dietro!-
- Oh, certo! A chi vuoi darla a bere, Casanova! Con una schiera di ammiratrici al tuo seguito non avevi occhi che per quella mocciosetta!-
- Non è una mocciosetta!!- feci per difendermi, ma risultò il contrario: difesi lei.
- Visto?- fece Louis compiaciuto. Sospirai e scossi la testa.
- Sì, beh se proprio lo vuoi sapere un po’ mi piaceva. Però...-
- Però...?- mi esortò lui curioso.
- Senti non mi va di parlarne a te, chiaro?!!?- scattai su, innervosito.
- Ok, ok!- sbuffò lui, per niente sorridente. Ecco quello che non volevo fare: litigare. Ce l’avevo fatta lo stesso! Sono il massimo quando mi prefiggo di fare o non fare qualcosa! Solo che... quando mi aveva accusato di correre dietro a Rose non ci avevo visto più! A me non piace Rose, a me piace Louis!... e di sicuro a Louis non piaccio io. Anzi, avevo l’impressione di non andargli per niente a genio... uffa! Mi stavo tirando paranoie come una ragazzina! Possibile che in una mattina avessi capito così tante cose?!... in realtà però l’avevo sempre saputo... è che non volevo ammettere che mi piacesse un ragazzo... l’avevo detto a Rosemarie, in un litigio. Già... il nostro ultimo litigio. Poi ero partito e addio...
Nel frattempo Napoleon si era alzato ed aveva preso un paio di jeans e una canotta blu dall’armadio nero, per poi rientrare in bagno.
- Ah, te l’ho già detto che la biancheria di solito sta nel cassetto qua in bagno? Comunque se ti capita di vedere qualche paio di boxer o che altro sparsi per la stanza rimettili qui!- mi diede una voce. Boxer sparsi per la stanza??... Boxer di Louis??... accidenti stavo diventando anche feticista!
Non ebbi più nulla da obiettare, non avevo più voglia di rimanere in quella stanza, di sicuro avrei fatto qualche altra figura assurda e poi Louis non aveva intenzione di mollarmi, così lo assecondai.
- Allora, da dove vuoi cominciare?- mi chiese.
- Da dove vuoi tu. Fa’ strada.- gli dissi.
- Uh-uh... mi lasci guidare le danze! Bene, bene!- fece con un’aria poco rassicurante. Lo seguii lungo la strada e mentre mi camminava davanti gli guardavo le spalle. Larghe e robuste, da perfetto calciatore.
- Di’ un po’ Napoleon, come te la cavi a calcio?- buttai lì cercando di intavolare una discussione... e una scusa per guardare quegli occhi verdi. Lui si voltò sorridendo con orgoglio.
- Piccolo francesino, sono migliorato apposta per te!- mi strizzò l’occhio. Ma perché doveva farmi impazzire in quel modo!? Mi stava stuzzicando da quando mi era venuto a prendere alla stazione, da tre lunghi interminabili giorni. Impossibile che lo facesse apposta, non poteva sapere che io... e se invece stesse cercando un modo per... l’unica cosa era assecondarlo... magari avrei potuto... accidenti! Sempre questi pensieri senza capo né coda!
“Avanti, Pierre! Ma che ti prende?? Non ti riconosco più! Riprendi la sicurezza di sempre!! Riprendila! Riprendila! Riprendila, cavolo!!”
- Riprendere che cosa?- mi chiese Louis stranito. Ops... avevo pensato a voce alta!... cercai di tirarmene fuori in qualche modo.
- Riprendere... la distanza che si è creata tra noi!- gli fui subito a fianco – C’è qualche campo di calcio qui intorno? Così mi fai vedere quanto sei migliorato!-
- Ahah! Con piacere! Seguimi! Ti straccerò!- Napoleon rise e cominciò a correre su per il marciapiede. Anche stavolta me l’ero cavata...
- Facciamo chi segna per primo offre il pranzo!- esclamò.
- Ma all’ostello non c’è la mensa?- domandai.
- Sì ma non mi va di mangiare lì!- tagliò corto Louis, fermando il pallone con il piede destro.
- Ok, come vuoi. Ti farò vedere che non sei l’unico ad aver fatto dei progressi!!- dissi a pochi centimetri dal suo viso. Lui sorrise con aria di sfida... quando...
- Un duello?- fece una voce allegra alla nostra destra. La tensione che si era creata svanì tutto d’un colpo e per poco non cademmo a gambe all’aria. Louis sbraitò.
- Misaki! Accidenti a te, sempre in mezzo alle scatole?!-
- Ehi, Napoleon! Calma... calma... eheh... non volevo interrompere la sfida, passavo di qui e basta. Ero curioso!- il nuovo arrivato cercò in tutti i modi di togliersi di dosso lo sguardo pungente del mio compagno che lo fissava non troppo bene.
- Nervosetto stamattina!- aggiunse rivolto a Louis.
- É colpa sua! Se non facesse tutto quel casino quando si sveglia!- rispose indicando me.
- Senti non l’ho mica fatto apposta!- mi difesi.
- Beh, la prossima volta vedi di essere un fantasma!- tagliò corto.
- Accidenti che cambi d’umore!- scherzai ridendo.
- Se hai qualcosa contro la mia luna storta prenditela...- si guardò intorno cercando qualcuno a cui scaricare la colpa, ma il campo era praticamente vuoto, l’unico presente era Misaki -...con quel giapponese!-
Scoppiai a ridere. Accidenti quanto era buffo Louis quando tentava di scaricare la colpa su un altro... tra l’altro se si era svegliato male era solo colpa mia. Ma questo non glielo dissi, mi avrebbe sicuramente riempito di cazzotti e non volevo farglielo tornare alla mente. Guardandomi, il suo viso si sciolse in una risata, così in pochi istanti eravamo seduti sull’erba come due bambini a ridere senza motivo! Taro ci guardava dagli spalti con la spesa in mano come se fossimo due squilibrati. Ma abbozzò un sorriso anche lui, non continuando a capirci niente.
- Pe... rché ridete in quel modo?- fece titubante.
- Che t’importa del perché?!... ridi e basta!- disse Louis mentre rideva sguaiatamente.
- Ridere fa bene, non te l’ha mai detto nessuno?- aggiunsi io mentre mi tenevo lo stomaco. Ci riprendemmo solo dopo un po’, mi aveva fatto davvero bene ridere! Mi asciugai le lacrime e sorrisi ancora un po’, trattenendomi dal ripartire a ridere come un idiota.
- La sfida riprende?- chiese Misaki.
- Certo che sì! Vedrai El Cid! Non ti lascerò toccare palla!- fece Louis con la sua aria da spaccone.
- Posso arbitrare?- s’intromise di nuovo Taro. Annuii. Il mio compagno non disse nulla, probabilmente non gli importava che ci fosse o meno l’arbitro, l’importante era battermi. Ma io non gli avrei dato tregua. Il giapponese diede il via alla sfida. Mi sembrò che Louis mi lasciasse prendere il pallone volontariamente, per poi entrare in scivolata e farmi praticamente cadere di faccia.
- Ahio!! Maledizione!!- imprecai mentre lui si prendeva la sfera e correva verso la porta della mia metà campo con un sorrisetto compiaciuto, mentre Misaki si sbracciava e urlava qualcosa di incomprensibile.
- Eheh, El Cid! Che brutta caduta!- rise aumentando la velocità della sua corsa.
- Vieni qui, Napoleon!!- gridai scattando in piedi e cercando di raggiungerlo. Entrai in scivolata anch’io, però Louis saltò, al contrario di tutte le mie aspettative, tirò un Cannon Shot verso la rete, che per poco non lacerò la maglia bianca, poi scoppiò in una risata superba.
- Ahahah!! Hai visto, mon petit Pierre? Sono o non sono più forte di te? Aha!-
Una sensazione di rabbia s’impossessò di me e cominciai ad urlare.
- Non chiamarmi così!! E poi vedo che il gioco scorretto non ti è passato!!-
- É brutto non saper perdere!- sghignazzò ancora. Ad un tratto un flash. Accidenti, erano le stesse parole che rivolgevo io ai miei avversari dopo averli realmente sopraffatti. Brutto non saper perdere... ecco come si sentivano quei ragazzi quando dicevo certe cose... avviliti e distrutti. Ma io avevo un motivo in più per essere furioso! A quanto pare a Louis non importava niente di me! Proprio niente! Gli fui subito addosso, prendendolo per il tessuto leggero della canottiera blu.
- Hai fatto il carino con me solo per umiliarmi in questo modo, eh?! Quante volte ti ho detto di piantarla di giocare scorretto! Idiota!!-
Louis non rispose alle mie grida. Per la prima volta sul suo viso non era dipinta un’espressione arrogante, semplicemente mi guardava con gli occhi fissi nei miei, e in un attimo sentii il calore delle sue mani sulle mie, così lasciai a poco a poco la stretta. Che cosa mi era venuto in mente di dirgli?... maledizione! Mollai il cotone dell’indumento con una mossa veloce, come uno strappo. E con quella anche le mani di Louis scivolarono via, lontano da me...
- Fallooooo!!!!!!! Ragazzi!!!!!... Era fallo!! Il gol non vale!!!!!- gridò Misaki avvicinandosi con il fiatone – Ma quanto correte! Non sono riuscito a starvi diet...- poi si bloccò guardando la scena. Louis mi fissava ancora ma io... guardavo l’erba sotto di me, era come se mi mancassero le forze per sostenere l’espressione sincera dei suoi occhi.
- Tutto... ok?- chiese il giapponese. Napoleon sospirò e si voltò verso di lui.
- Sì, tutto ok. La riprenderemo un’altra volta la sfida... devo parlare con Pierre.- Misaki capì alla perfezione di essere di troppo e si allontanò facendo un cenno con la mano e sorridendo come suo solito. Invece io a quelle parole sussultai. Parlare?... e... e adesso?
- Ce ne andiamo?- mi chiese voltandomi le spalle e allontanandosi. No, non era una domanda, era un ordine. Se ne stava andando e l’unica cosa che potevo fare in quel momento era seguirlo.
Vulnerabile. Vulnerabilissimo... il mio cervello cominciò a formulare pensieri illogici, praticamente sconclusionati, su di me, su Louis... su tutto... ero in ansia. Perché quando ero con lui non riuscivo mai ad essere freddo e distaccato? Perché i sentimenti prendevano sempre il sopravvento?...
Ci sedemmo alla terrazza di un caffè-ristorante poco più in là. Era quasi mezzogiorno, ora di pranzo.
- Immagino di dovere offrirti il pranzo.- mi disse tirando fuori il portafogli. Il mio sguardo, che fino a quel momento era stato fisso per terra, si alzò fino ad incontrare di nuovo i suoi occhi, e la mia bocca, rimasta fino ad allora in silenzio, parlò.
- Che...? Ma se ho perso!- gli dissi stranito.
- Si dice: non ho vinto. Perdere è una parola che non mi piace.- sorrise – E comunque l’hai sentito anche tu quell’arbitro venduto di Misaki, il gol non era valido.-
Mi disse tutto con un sorriso. Un sorriso che mi fece trasalire. Perché mi stava sorridendo? Perché non potevo fare a meno di arrossire? Perché accidenti mi piaceva così tanto Louis?!... ma tutte quelle domande non trovarono risposta, solo io ero lì, seduto di fronte a lui e lui era lì, seduto di fronte a me. Sorrisi anch’io.
- Andiamo da un estremo all’altro, eh? O si ride o si piange.-
- Sì, beh... una via di mezzo non esiste.- rise. Rimanemmo a sorriderci come se il tempo si fosse fermato. Il vento d’estate mi sfiorava le guance e giocava con i miei capelli lunghi.
- Di’ un po’... te la ricordi l’ultima volta che hai pianto?- mi chiese tutt’un tratto. Sgranai gli occhi. Che razza di domanda era...??
- Io...- dissi cercando di ricordare -... penso quando abbiamo pers... emh... non abbiamo vinto la coppa del mondo giovanile, un anno fa. Non mi hai visto ma devo confessarti che qualche lacrima ce l’ho messa anch’io.- sorrisi. Louis mi rivolse lo stesso sorriso. Era come se fossimo immersi in un mondo che non fosse di nessun altro, solo nostro. E non m’importava del perché lui mi stesse sorridendo, lo stava facendo. Stava sorridendo proprio a me.
- Carino sapere che il mio ex capitano ha il cuore tenero!- rise di nuovo – Ma io intendevo piangere davvero, per qualcosa che si ama veramente! A piangere per il calcio c’è già Oozora!-
- Ehi, Napoleon! Da dove vengono questi ragionamenti da filosofo?- sviai il discorso – Non ti facevo così ideologo!-
- Così mi offendi! Guarda che non sono così superficiale! Sono un tipo serio!- fece il finto arrabbiato. Quando arrivò il cameriere ordinammo e poi cominciammo un altro discorso. Ero riuscito a volgere altrove le attenzioni di Louis... forse avremmo ripreso il dialogo ma io in quel momento ero troppo confuso per parlarne.
- Scusa!-
- Ehi, non fa niente, ok?- feci seccato.
- Ma dai! Non ho fatto apposta a lasciare i contanti all’ostello!- mi rincorse.
- Se devi intavolare una bella scusa, di’ almeno che hai dimenticato il portafogli!-
- Ma... ma...- Louis non si trattenne più, scoppiò a ridere – Grazie del pranzo, Pierre!-
- Divertente...- commentai senza voltarmi.
- Ascolta:- cominciò appoggiandosi alla mia spalla, mentre camminavamo – la prossima volta pago io!-
- Sì, certo!- me lo scrollai di dosso.
- Certo! Scommettiamo?-
- Io con te non scommetto più niente!-
Louis sbuffò.
- Senti, non volevo farti arrabbiare.- il suo tono di voce mi rese ancora più vulnerabile di quanto non fossi già, ma stetti sulla difensiva.
- E non mettermi il muso come un moccioso!-
Mi voltai ma lui non c’era più. Era già al mio fianco e mi aveva preso la mano.
- Ma... ma che fai?- gli chiesi stranito.
- Vieni!- mi trascinò sempre tenendomi per mano fino ad un edificio grigio di mattoni. Faticai a stragli dietro, ma in realtà lo facevo apposta, se l’avessi raggiunto sarei stato costretto a lasciargli la mano, invece mi piaceva sentire le sue dita intrecciate alle mie...
- Ecco, questa è la scuola!-
- Ah, che felicità...- feci sbuffando.
- Beh, la prospettiva non è allettante, però pensavo ti sarebbe stato utile vedere in quale baracca comincerai a frequentare le lezioni!- mi disse con fare canzonatorio.
- Ma se manca ancora tutta un’estate!- mi lamentai.
- Lo so, ma prima vedi questa roba, prima ti togli il pensiero! Così sai dov’è e io non ti dovrò fare da balia il primo giorno per accompagnarti fino qui!-
- Perché tu non frequenterai...- feci per cominciare, ma il mio compagno mi zittì.
- Lascia che ti spieghi: dunque,- si atteggiò a uomo di cultura – i giocatori del Paris St.Germain alloggiano all’ostello fino alla scadenza del loro contratto, o al rinnovo, di conseguenza frequentano le scuole più rinomate di Parigi senza sborsare un soldo, visto che lo stipendio, se lo vogliamo chiamare così, è già quello che è...-
- Senti.- lo interruppi – Le so già tutte queste cose! Allora, insieme o no??-
Ero impaziente di un sì. Volevo stare con lui per tutto il tempo possibile, anche fuori dall’ostello. Era già una fortuna che ci avessero messi in stanza assieme! Solo che... a quell’ “insieme o no”, Louis mi guardò storto. Forse non avrei dovuto essere così esplicito...
- Accidenti, Pierre!- fece serio – Io non... non credevo che tu... beh, insomma...-
Tutt’un tratto diventai di marmo. Non riuscii più a formulare un pensiero sensato, troppe supposizioni affollavano la mia mente e Louis... oddio e adesso Louis cos’avrebbe detto?? Come avevo potuto scoprirmi in quel modo assurdo?!
Notò la mia agitazione interiore e parlò.
- Non pensavo che tu... - deglutii turbato - ...mi credessi tanto secchione! Vorresti stare anche in classe con me per poter copiare, mh? Guarda che... che non sono Einstein! Anzi... credo proprio l’opposto!-
Si lasciò andare ad una risata, ma non era una risata qualsiasi, mi pareva quasi liberatoria... liberatoria... che cosa? Che voleva liberare...? La tensione forse?... no, quello ero io. Assolutamente teso. Lo seguii a ruota.