SPOILER: La fiction è ambientata alla fine del 7°libro della saga, ‘Harry Potter e i Doni della Morte ’, ma non tiene conto dell’ultimo capitolo ambientato 19anni dopo la fine della battaglia.

La fiction prende il nome dall’omonimo film d’animazione.

    
 


 

 

L'incantesimo del lago

 

parte I - Il cigno

 

di Hikaru

 


 

Cosa diamine dovrei fare per trovare Draco Malfoy?- borbottò Harry frustrato, guardando la tomba in marmo bianco di Silente, come se il suo vecchio mentore potesse ridestarsi e dargli le risposte.

Era quasi ora di pranzo ormai, i corsi di recupero per i M.A.G.O. erano terminati per quel giorno e, prima di tornare a casa e gustarsi il pranzo cucinato da Kreacher, era passato, come ormai abitudine, sulle sponde del lago.

Si era seduto a riflettere su tutta quell’assurda situazione. Come gli fosse possibile essersi cacciato nuovamente in un guaio gli era ignoto.

Hogwarts era stata rimessa a nuovo durante l’estate e la preside aveva aperto dei corsi per tutti coloro che l’anno precedente, come Harry, non avevano potuto frequentare. I corsi duravano tre ore al giorno, solitamente la mattina, dal lunedì al sabato. Ed essendo convinto ad iscriversi al corso per Auror, Harry era fermamente deciso a recuperare per dare i M.A.G.O. al più presto.

Gemette di stanchezza. Tra meno di un’ora sarebbe dovuto andare a prendere Teddy da sua nonna Andromeda.

Remus e Tonks l’avevano nominato suo tutore, in caso fosse successo loro qualcosa e ora Harry stava crescendo suo figlioccio insieme alla signora Tonks.

Quel bambino di poco più di quattro mesi era tutto ciò che gli era rimasto, la guerra gli aveva metodicamente portato via tutte le persone su cui aveva fatto conto: i suoi genitori, Sirius, Silente e anche Lupin. E lo stesso valeva per Andromeda, che aveva perso figlia e marito. Tutto ciò che restava loro era un bimbo innocente di nome Edward Remus Lupin.

Un frullio d’ali e uno sciabordio d’acqua lo riscossero dai propri pensieri. Si voltò nella direzione da cui aveva sentito provenire il rumore, scoprendo che il colpevole non era altri che il cigno di quella mattina.

-Tu c’è l’hai una soluzione?- Chiese ironicamente all’animale -Dove diavolo vado a cercarlo Draco Malfoy?-.

Il cigno allungò il collo come se avesse capito ciò che diceva e si avvicinò con circospezione. Uscì dall’acqua e zampettò sino a lui, gli si fermò davanti guardandolo in viso.

Harry fissò il volatile affascinato, era convinto che i cigni avessero gli occhi neri, questo invece aveva gli occhi color argento.

Il moretto fissò la figura elegante e sinuosa dell’uccello che gli si accucciò accanto.

La testa dell’animale si voltò in direzione della tomba bianca e Harry fece lo stesso.

-Mi manca sai?- Disse assorto, il pensiero nuovamente rivolto al vecchio preside –Vorrei poter contare sui suoi consigli-.

Si rendeva vagamente conto che fosse ridicolo parlare con un cigno, ma in fondo una volta parlava anche con Edwige.

-Malfoy…avrei voluto fare di più per lui- Continuò il moro –E’ uno sciocco, pieno di idee malsane, ma in questa guerra è stato una vittima anche lui-.

Non avrebbe mai dimenticato il volto di Draco Malfoy terrorizzato, costretto a lanciare una cruciatus o le lacrime che scivolavano sul suo viso, cadendo nel lavandino del bagno di Mirtilla Malcontenta.

Il cigno inclinò la testa da un lato, come se l’avesse capito e fosse incuriosito dalle sue parole. Ma Harry aveva gia preso una decisione, quella notte sarebbe tornato ad Hogwarts, forse in biblioteca avrebbe trovato qualcosa di utile.

-Devo andare- Disse Harry rimettendosi in piedi e scrollandosi i fili d’erba e le foglie secche che si erano attaccate alla veste da mago color smeraldo e al mantello nero. Si aggiustò gli occhiali dalla montatura sottile e rettangolare sul naso e passò una mano tra i capelli corvini tagliati di fresco. La sera prima la signora Tonks li aveva accorciati, quando ormai arrivavano alle spalle, ora le ciocche della frangia gli ricadevano sottili ad accarezzargli gli zigomi e i capelli corti sulla nuca davano una piacevole sensazione di leggerezza.

-Ho un elfo domestico e un bimbo che mi aspettano- Concluse.

 

-Ciao cucciolo!- Esclamò Harry, entrando nella cucina di casa Tonks.

Teddy dal suo seggiolone gli fece un gran sorriso e i suoi capelli passarono dal biondo grano, come quelli della nonna, a nero inchiostro, come quelli di Harry.

-Come sta il mio campione?- Domandò al bimbo con un sorriso, che in risposta fece un versetto acuto e alzò le braccia per farsi prendere. -Hai fatto il bravo con la nonna? Hai mangiato tutto?-

Un altro strilletto fu la risposta e Harry ridacchiò, mentre Andromeda li raggiungeva dicendo: -E’ stato bravissimo- Con voce carezzevole.

Harry lo prese tra le braccia e gli scoccò un bacio su una guancia paffuta.

-Pronto a partire?- Chiese.

-De-de!- Balbettò il bimbo.

Harry sorrise e si avviò al camino, scortato da Andromeda. Assestò la presa su Teddy, facendolo sedere sul proprio avambraccio ripiegato e mettendogli protettivamente una mano dietro le spalle. Entrò nel camino e Andromeda gettò la Polvere Volante ai suoi piedi al posto suo.

-Grazie signora. E’ proprio sicura di non voler venire con noi?-

La donna arricciò significativamente il naso: -Non tornerei in quella casa per tutto l’oro della Gringott- Asserì.

Harry si limitò ad annuire con un sorriso: -A domani, allora. Saluta la nonna, Teddy- Dopo uno strilletto del bimbo, Harry scandì con voce chiara: -Grimauld Place, numero 12- Immergendosi nel vorticare dei camini.

-Bentornato padrone- Lo salutò Kreacher, mentre usciva dal camino.

-Grazie Kreacher, è pronto il pranzo? Non ci vedo più dalla fame- Disse sistemando Teddy nel suo seggiolone e consegnando il mantello all’elfo.

-Certo padrone, Kreacher la serve subito. Signorino Teddy ha gia mangiato?- Si premurò l’elfo, facendo apparire cibo e vettovaglie con uno schiocco delle dita.

-Si, grazie Kreacher-.

La sera trascorse veloce fra le cure di Teddy e lo studio.

Dopo cena, Harry salì in camera con il bimbo addormentato tra le braccia. Aveva fatto rimettere a nuovo la camera di Sirius e ora dormiva li. Su un lato del letto vi era accostata una bella culla in ciliegio, dove Harry depose con attenzione il figlioccio. Lasciando una sola candela accesa nella camera, uscì con passo felpato, socchiudendo la porta.

Scese di sotto e arrivò al pianerottolo dell’ingresso.

-Kreacher- Chiamò –Il mio mantello pesante, per favore-.

L’elfo scomparve e riapparve poco dopo con il mantello.

-Ho messo Teddy a nanna. Se dovesse svegliarsi vieni immediatamente a chiamarmi. Mi troverai ad Hogwarts- Disse il moro, poi aggiunse –Grazie, a più tardi-.

-Buona serata, padrone-.

Con l’augurio dell’elfo nelle orecchie, Harry si smaterializzò.

 

Era in biblioteca da più di due ore ormai. Aveva tirato giù dagli scaffali ogni libro che potesse sembrargli anche solo vagamente utile e si era messo a spulciarli con attenzione. Infine, esausto, firmò per portar via un libro intitolato Metodi di investigazione per giovani Auror, che sembrava fare a caso suo e uscì dalla scuola.

Si fermò come di consueto davanti al sepolcro di Silente, accarezzando lievemente il marmo freddo con la punta delle dita, mormorò: -Buonanotte professore-.

Un frullio d’ali interruppe il silenzio e stavolta Harry si voltò preparato. Quando scorse il piumaggio bianco del cigno a poca distanza da se, disse con un sorriso: -Tu non dovresti gia essere a nanna?-.

Il vento scacciò le nuvole e una pozza di luce lunare cadde sul cigno, che improvvisamente cominciò a sprigionare un’intensa luce bianca.

Harry sguainò istintivamente la bacchetta e osservò attonito la luce accecante allungarsi e assottigliarsi.

Quando la luminescenza si attenuò, Harry si ritrovò davanti la longilinea, eterea e completamente nuda, figura di Draco Malfoy.

-Ciao Potter- Strascicò il biondino, stringendosi tra le braccia, intirizzito.

Harry lo osservò a bocca indegnamente spalancata, poi vedendolo rabbrividire si tolse il mantello e glielo drappeggiò sulle spalle.

-Ma cosa…sei un Animagus?- Chiese attonito.

Draco si strinse il mantello addosso e osservò la luna, minacciata dalle nubi, con apprensione.

-Ho poco tempo, Potter. E’ una maledizione. Sono costretto in quella forma, solo alla luce della luna riprendo le mie sembianze. Aiutami- Lo implorò.

Harry stava per replicare qualcosa, ma la luna fu coperta dalle nuvole e Malfoy sprigionò nuovamente quella luce. Un attimo dopo, tra le pieghe del suo mantello, c’era nuovamente il cigno dagli occhi d’argento.

Un sonoro CRACK fece sobbalzare il moretto, ancora con gli occhi fissi sul cigno.

-Il signorino si è svegliato, padrone- Gli arrivò la voce dell’elfo.

-Arrivo subito, grazie Kreacher- Rispose distrattamente.

Gli occhi del cigno – di Malfoy, si corresse – sembravano supplicare aiuto.

-Farò ciò che posso, fidati di me. Ora vado, c’è un bimbo che mi aspetta- Raccolse il mantello, se lo rimise indosso e si diresse ai cancelli di Hogwarts.

“Perfetto, il libro che ho preso è totalmente inutile! Per le mutande di Merlino, perché tutte a me?!” Si chiese prima di smaterializzarsi a casa.

 

FINE CAPITOLO1-IL CIGNO.