In attesa che tu sia mio!
di
Tresor
E’ tuo.
Adesso che è tardi. Adesso
che tutto sta per finire.
Adesso che il mondo sta
andando in pezzi.
Adesso lui è tuo!
Davvero. Completamente.
Solo e per sempre tuo.
E non lo hai costretto.
Non lo hai obbligato.
Ha scelto lui di tornare
da te. Liberamente. Senza pressioni. Senza ricatti.
Avrebbe potuto
abbandonarti qui, tra le fiamme di questo inferno che non ti tocca già più.
Lasciarti morire da solo.
Avrebbe potuto voltarti le
spalle e andarsene lasciandoti qui, bloccato sotto questa maledetta mano
d’acciaio, che non ti ha tranciato solo le gambe, ma la vita stessa.
Avrebbe potuto uscire.
Senza voltarsi indietro.
Senza alcun rimorso. Senza
lacrime a sconvolgere queste iridi scure come la notte e in cui mille volte
ti sei perso. Ti sei “voluto” perdere.
Avrebbe potuto rimanere
fuori, spettatore indifferente del tuo oblio. All’aria aperta. Tra le
braccia della libertà. In questo pomeriggio di primavera, capricciosa e
spietata, con la sua dolce brezza e il suo tiepido sole.
Avrebbe potuto respirare
l’ebbrezza di una nuova vita senza di te, il suo padrone. Senza l’ombra
possessiva e ostinata di te che lo hai voluto schiavo e alla tua mercè.
Libero dal tuo controllo,
dalle tue attenzioni, dal tuo desiderio oscuro e totalizzante per lui.
Libero dal tuo amore.
Senza di te.
Ma è tornato indietro.
L’hai visto riapparire in
questo inferno che tra poco vi inghiottirà senza pietà.
E per un istante, un
istante soltanto, ti sei convinto che non era possibile, non poteva essere.
Che certo era uno scherzo, un brutto, orrendo, dolcissimo scherzo della tua
mente, ormai rassegnata alla fine.
E invece lui è qui. Si è
trascinato fino a te, un passo dopo l’altro, dimentico del dolore di questo
suo corpo ingiustamente offeso, per cui hai perso il sonno e la ragione. Per
cui ti sei giocato il nome, la posizione, il cuore. Tutto te stesso!
E’ qui e lo riconosci
d’istinto. E non perché lo vedi mentre cono uno sforzo si siede accanto a
te, e si scusa se ti dà fastidio, alludendo alle tue gambe tranciate e
sanguinanti, il cui dolore tu non avverti più.
Non perché si piega contro
il tuo petto e abbandona il capo sulla tua spalla con fiducia, quasi sereno.
Ma dal suo profumo. Dal
calore familiare che ti avvolge come un tenero abbraccio e che non è il
calore dell’incendio che v consumerà, ma il tepore di questa pelle che hai
scoperto e fatta tua fin dal primo istante.
Di questa pelle morbida,
ambrata, che tanto contrasta con la tua, candida, e che hai sfiorato,
baciato, tormentato, assaggiato, sognato e avuto una, dieci, mille volte.
Lo riconosci come fosse
una parte di te che a te torna.
Con quell’istinto
primordiale dell’appartenenza, del possesso, dell’amore, e in nome dei quali
lo hai fatto tuo senza chiedergli alcun permesso ogni volta che hai voluto.
E’ lui. E’ tuo.
Scegliendo di rinunciare
alla propria libertà, è tornato indietro ed è venuto a offrirti non solo la
sua vita, ma il suo cuore e il suo amore per te.
Quell’amore dapprima
incomprensibile e inspiegabile, che era la risposta, la sola risposta, a
ogni suo interrogativo. Che ha negato, finto di non vedere, disconosciuto.
Per il quale mille volte si è chiesto perché proprio lui. Cosa volevi da
lui, cosa?
E che ora ha
improvvisamente guardato in faccia senza più rinnegarlo. Senza più
rifuggirlo.
Ora che tutto sta per
finire:
Che non c’è più tempo per dire nulla.
Per darsi finalmente una possibilità.
Per capirsi.
Per non evitarsi più e
ferirsi.
Ora che non c’è più tempo
per trovare le parole.
Per dirgli che non hai mai voluto fargli del male.
Che il tuo unico desiderio
era quello di volerlo accanto a te.
Di dargli piacere.
Di offrirgli una vita preziosa ed esclusiva come una creatura forte e
preziosa come lui avrebbe meritato.
Per rassicurarlo.
Per dissolvere le ombre e
i timori che hanno fatto tremare il suo cuore in questi anni e che tu hai
creato, alimentato, ingannato, per tenerlo legato a te.
Perché nessuno ti aveva
mai insegnato a farlo in un altro modo diverso da questo.
Tu che hai capito con una
lucidità sorprendente che quello che ti attraeva di lui non era il capriccio
di un istante. La follia di un padrone che tutto può e che tutto si concede.
Ma la vitalità e l’energia
che improntavano la sua vita. La sua forza di carattere e la sua insolenza.
La sua mancanza di inibizioni – l’apparente mancanza di inibizioni!- , lo
sprezzo di qualunque pericolo.
La deliziosa incoscienza.
La sfida nei suoi occhi.
Il suo sguardo ostinato e
ostile che ti sei ritrovato addosso quel giorno in cui lo hai salvato da una
vendetta inutile, e che ti ha imprigionato mentre ti convincevi che tu
avresti incatenato lui.
Quel giorno in cui tutti
sono fuggiti e solo lui è rimasto, come a volerti sfidare, sbattendoti in
faccia il suo coraggio e il suo disprezzo per ciò che rappresentavi.
Hai capito quasi subito
cos’era la curiosa, improvvisa, insospettata evoluzione che stava prendendo
il vostro incontro.
Lui neppure si è reso
conto di come sarebbero cambiate le vostre vite quando ti ha offerto il
proprio corpo per sdebitarsi con te per avergli salvato la vita, ignorando i
tuoi insulti sulla sua origine e fedele al suo personale codice d’onore.
Avrebbe potuto fregarsene.
Voltarti le spalle anche allora e andarsene.
Tu non gli avresti chiesto
alcun pagamento: vederlo vivo era tutto ciò che volevi e che avevi
ottenuto, e non ti chiedevi il perché così come non avresti domandato nulla
a lui.
Ti eri fermato più che
altro incuriosito dall’aggressione di cui lui era vittima in quel vicolo
isolato.
Forse neppure adesso sai
dirti perché l’hai fatto. Non erano affari tuoi. Lui era un teppistello di
strada né più né meno come quelli che stavano per ucciderlo.
Uno scarto di questa
società gerarchica e senza scrupoli che spinge ai margini chi non ha potere.
Uno in più, uno in meno
che differenza avrebbe fatto? Nessuna.
Eppure hai fatto fermare
l’auto e sei rimasto a guardare dietro i cristalli scuri.
E poi sei sceso, quando
hai intuito che lui, giovanissimo, così combattivo, tenace, indomito, non
avrebbe avuto scampo da solo contro i suoi aggressori, anche se era pronto a
vendere cara la pelle.
Sei sceso d’istinto, quasi
senza pensare, senza riflettere. Ed era una reazione insolita per uno come
te, sempre attento a valutare e analizzare.
Avresti dovuto già
comprendere da questo che un’alchimia strana, sconosciuta, stava per
accadere alla tua e alla sua esistenza.
Ma non ti sei soffermato,
insolitamente indulgente verso te stesso, liquidando il tuo intervento come
una debolezza irrilevante e priva di qualunque importanza.
Un gesto casuale come
afferrare d’istinto un oggetto che sta per cadere dal tavolo e rompersi in
mille pezzi.
Un gesti istintivo…
appunto!
Istinto. Che parola
assurda per uno razionale come te!
Ma quante volte da quando
l’hai incontrato, ti sei mosso spinto da questa forza sotterranea, che ti
era sconosciuta. E che ti ha procurato gioia e dolore al tempo stesso?
Forse ora potresti
concederti il lusso di definire quel tuo intervento in quel vicolo con un
nome a cui hai pensato tante volte, ma che non hai mai voluto avallare:
“destino”!
Ora che tutto sta morendo,
anche le vostre vite, forse puoi ammettere con te stesso di dover credere in
questa energia inesplicabile, sconosciuta, fatalista, sorprendente, che al
pari dell’amore, a cui non hai mai pensato, quel giorno ha intersecato le
vostre strade in quel vicolo isolato, intrecciandole a doppio nodo.,
determinando le vostre esistenze fino alle estreme conseguenze.
Ed ora lui è qui, tra le
tue braccia, abbandonato e fiducioso, ad attendere la propria e la tua fine.
Se così dev’essere.
E sembra, anzi è certo,
che come tu hai avuto il coraggio di chiamare con il suo nome il vostro
incontro, così lui ha trovato finalmente la sua verità, le sue risposte a
quella forza che alla fine, suo malgrado, lo ha legato a te
indissolubilmente, inevitabilmente: “amore”!
E’ per questo che è
tornato sui suoi passi adesso.
Che si è affidato una
volta di più al tuo abbraccio che stavolta non lo proteggerà da questa
morte, avida e ansiosa di farvi suoi!
Ora come il giorno in cui
gli hai detto, quasi profetico, che se anche il mondo fosse andato in pezzi,
lui sarebbe stato tuo sempre.
E lo è, ora, tuo!
Tuo per sempre. Per amore.
Solo per amore.
E tu sei felice. Stai per
morire. Lui, il tuo unico, dolce, ostinato amore sta per morire. Per te. Con
te.
Perché era “destino” che
viveste e moriste l’uno per l’altro.
Tu, che sei sceso a patti
con la morte, scegliendo la sua vita in cambio della tua.
E mentre lo stringi forte,
cerchi di non pensare che lui ha vanificato il tuo sacrificio, tornando da
te per morire con te.
Sei felice perché sai le
ragioni per cui lo ha fatto. D’impulso. In buona fede. Anche lui d’istinto.
Per amor tuo.
Felice perché in questo
attimo orribile, inevitabile, il tuo desiderio più grande finalmente si è
realizzato: lui è tuo!
Con il corpo e con il
cuore. Con i pensieri e con l’anima.
E’ qui e non ti dice nulla
in attesa della fine. Ma lascia che il suo cuore parli al tuo e gli sussurri
che è tornato perché la sua vita non avrebbe più senso là fuori senza di te.
Si, avrebbe la libertà.
Tornerebbe alla sua ignota e sterile vita di strada. Ma non sarebbe più la
stessa cosa ormai.
Non senza di te che,
attraverso il tempo e lo spazio, lo cerchi, lo imprigioni, lo fai tuo, lo
ami come nessuno lo ha mai amato.
E la libertà non ha più
valore. Non ha più sapore. Non ha più fascino.
E perdono d’importanza
l’aria, il sole, il vento, la pioggia, i colori.
E non c’è più rabbia,
odio, risentimento, vendetta.
E gioia, calore,
desiderio.
Senza di te.
Perché per lui tu sei
diventato la sua libertà. Tu il suo respiro, l’azzurro terso del cielo che
vede nei tuoi occhi. Tu la sua tempesta, la sua isola di pace.
La sua vita e la sua
morte.
Perché tu sei diventato la
sua redenzione e il suo peccato.
Perché tu sei diventato il
suo mondo così come lui è il tuo.
E non esiste più nulla
senza di te, compresa la sua vita.
E così abbracci ancora una
volta, per l’ultima volta, il suo corpo in un inutile, struggente, dolce
tentativo di proteggerlo, mentre le fiamme danzano ipnotiche intorno a voi,
ansiose di lambirvi e inghiottirvi, indifferenti al vostro amore.
E abbracci e culli anche
la sua anima indomita, leggera, limpida, che sai ora tua, preziosa e fragile
al pari di lui.
E ti costringi a relegare
in un angolo profondo, piccolissimo di te stesso, il desiderio di spingerlo
via per offrirgli ancora una vita.
Perché questa sensazione
sconvolgente e dolorosa di immensa felicità sta pur lottando contro la
disperazione della consapevolezza che sta per morire.
Puoi imprigionarla in
fondo alla tua coscienza, imbrigliarla nei lacci dell’egoismo ultimo, ma non
puoi impedirti di ascoltarne le urla angosciate.
Eppure non lo hai respinto
prima e non lo puoi respingere adesso, perché sai bene che lui non ti
ascolterebbe. Non si allontanerebbe da te.
Ha deciso e tu non puoi
farci nulla. Per una volta nella tua esistenza non hai potere.
Ma va bene così. Se dev’essere
così, che sia!
Un sorriso lieve incurva
le sue labbra perfette mentre lo guardi. Non aveva mai sorriso da quando lo
conosci. E sembra quasi voler essere lui a infonderti coraggio. Come se
volesse dirti di un preoccuparti, che tra poco tutto sarà finalmente finito,
ma non devi averne paura perché siete insieme.
Ancora alcuni, terribili
attimi e sarete liberi davvero. Tanto questo mondo non vi avrebbe voluti
insieme, troppo diversi socialmente. Troppo incompatibili.
Questo mondo che tiene
separati gli esseri umani e i loro cuori, indifferente ai sentimenti e alle
preghiere.
Che vi avrebbe obbligato
alle proprie regole proprio ora che amarvi consapevolmente vi avrebbe fatto
desiderare di più.
Un sorriso dolcissimo in
questo oblio imminente ed è tutto quel che hai sempre voluto!
E poi il nulla e il tutto!
Tresor
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