A chi si rifiuta di mantenere vicino a sé chi ama, credendo stupidamente che
così l’altro soffra meno
I'm with
you
parte I - Stay
di
Elyxyz
La storia dell’amore di due persone, che
lottano contro il dolore…
Attenzione: genere yaoi, SS/PG triste.
Capitolo I: Stay.
POV di Ru.
“Ti lascio”
“Nani?!”
“Ti lascio”
….
“Torno a casa mia.”
Do’aho, ma questa è
casa tua… casa nostra.
Qualcuno spenga il martello pneumatico che si
è acceso nella mia testa. Sta girando tutto troppo in fretta. Il rumore è
assordante.
Che cazzo succede?!
Lo guardo incredulo, davanti a me.
"Se è uno scherzo, è di cattivo gusto".
Ma so benissimo che non stai scherzando.
Questa non è l'ultima trovata idiota del
tensai.
Non l'ho mai visto tanto serio in vita mia.
Nella mia testa sfrecciano ai 200 all' ora,
tutte le possibili congetture per capire questo suo comportamento.
Ripenso ad una settimana fa, a quando abbiamo
incontrato Sendoh, alla mia stupida scenata di gelosia...
"E' per Sendoh?" sputo lì, sperando di
sbagliarmi.
Forza, Do’aho! Lo sappiamo entrambi che per
lui, la tua, è stata solo una cotta passeggera…
Tu mi guardi.
Ho paura di incontrare i tuoi occhi, ho paura
di leggerci un sì.
Sono tristi, ma risoluti.
Non ho mai visto il tuo viso così tirato.
“No. Sendoh non c’entra.” soffi appena.
Sembri provato, stanco.
Sei stanco di me, di noi?
La figura di mio padre mi si para di fronte.
E la rabbia mi monta:
“Tre giorni fa, hai visto mio padre…
Che cazzo ti ha detto?! E’ stato lui a
convincerti a lasciarmi?!”
Ok. Mio padre non ha accettato la nostra
relazione, ma questo non può bastare a dissuaderti!
A cosa è servito lottare tanto, se crolli
adesso?!
“Non posso più vivere con te.
Non voglio più vederti.
Dimenticami”.
Senza neanche voltarti, esci silenzioso da
questa casa.
Dalla mia vita.
La tua auto, che si accende, mi riporta alla
realtà.
Te ne sei andato. Davvero.
Appoggio la schiena alla porta d'entrata.
Le forze mi hanno abbandonato.
Mi lascio scivolare spossato a terra. Poso la
fronte sulle ginocchia.
Ho la testa vuota.
Dev'essere un incubo.
Già. Domani mi risveglierò e sarà tutto come
prima.
Mi ritroverò abbracciato al Do'aho, con lui
che dorme accoccolato sul mio petto.
Sarà certamente così.
Ma allora, perché sto piangendo?!
POV di Hana.
Ho appena attraversato l'inferno.
Ed è stato tremendo.
Quando Kaede mi ha chiesto "Perché?" con la
voce tremante, avrei voluto abbracciarlo forte.
Ma ho fatto la scelta migliore. Per entrambi.
La più dolorosa, certo.
Ma è meglio che mi odi ora, piuttosto che
debba soffrire in futuro, per causa mia.
Ho percepito la sua disperazione, quando ha
pensato che lo tradissi con Sendoh.
Oh, no! Amore mio, io non ti tradirò mai.
Ma proprio perché ti amo da impazzire, non ti
voglio più al mio fianco.
Voglio risparmiare a te, quello che non posso
evitare per me.
Ed è vero. Ho parlato con tuo padre, ma non mi
ha detto di lasciarti. E' una persona gentile, sai?!
Sotto una scorza dura -come la tua- ha un
cuore d'oro, come te.
Mi ha detto che si sta sforzando di capirci.
Che per lui non è certo facile; perché è vissuto in un mondo di bigotti
falsi moralismi e perbenismi interessati.
Ma ci sta provando, Kaede. E ammiro il suo
sforzo.
La maggior parte delle persone ci disprezza e
basta.
Alla fine, prima che me ne andassi, mi ha
anche abbracciato.
E, per un attimo, mi è sembrato l’abbraccio
del padre che non ho più.
Poi gli ho chiesto di tacerti il motivo della
mia visita.
Ci sono cose del mio passato che non ti ho mai
raccontato.
E che non devi sapere. Mai.
Cose dolorose, che la mia mente ha relegato in
un cantuccio oscuro.
E che, solo nelle notti più buie, escono a
popolare i miei incubi.
Ne morirei, se diventassero anche incubi tuoi.
POV di Ru.
La testa mi pulsa
dolorosamente.
Tutti i muscoli sono
indolenziti.
Dove mi trovo?!
Apro lentamente gli
occhi: bruciano. Fatico a mettere a fuoco.
E’ il salotto di casa
nostra.
Mia e del Do’aho.
O, forse, dovrei dire
solo ‘mia’.
Oh, kami!
Che diavolo è saltato in
testa a quell’idiota?!
E perché non l’ho
fermato?!
No. Non può finire così.
Senza un perché.
Senza tentare qualcosa.
Abbiamo lottato contro
noi stessi e contro tutti, per far vivere quest’amore.
Se lui è pronto ad
annientarlo…
io no.
Mi dirigo con passo strascicato in bagno.
Quello che vedo nello specchio non mi piace.
Ho due occhiaie scure che sbattono sulla mia
pelle serica.
Ho 18 anni e ne dimostro 50.
Se un giorno senza di lui mi riduce a questo,
presto morirò…
Devo riconquistarlo.
Farlo ragionare.
Convincerlo a tornare.
E’ mio
lo rivoglio
e lo riavrò.
Kaede Rukawa non ha mai perso.
E non comincerà certo con la cosa più
importante.
Una doccia veloce mi regala una parvenza di
presentabilità.
Mezz’ora dopo, sono davanti al cancello dei
Sakuragi.
Sua madre stravede per me. Lei mi aiuterà di
certo.
Suono il campanello.
E passa una vita.
Sto quasi per andarmene, deluso.
Quando Reiko Sakuragi si affaccia sull’uscio.
Mi sorride, pallida. Sembra invecchiata.
“Kaede, scusa. Ma Hana non c’è. E non penso
che rientrerà stasera.
Credimi. Mi dispiace, figliolo. Per tutto
questo. Se puoi, perdonalo.”
Sento la sua voce incrinarsi. Mi saluta con la
mano e se ne torna in casa, quasi fuggendo.
A me non resta altro che aggrapparmi al
cancello in ferro battuto, per trovare la forza di non urlare.
Vado nell’unico posto in cui posso trovare la
pace: il nostro campetto da basket.
So che lui non ci sarà. Se mi evita, non è
tanto idiota da venirci.
Prendo la familiare palla a spicchi. E inizio
a palleggiare.
TUM- TUM come il cuore.
Sempre più veloce.
TU-TUM TU-TUM…
Scatto verso l’alto e scarico la mia
disperazione nel canestro. Potrei scoppiare.
Mi fermo sulla linea dei tre punti.
E inizio a tirare. Ma il mio cervello mi
tradisce.
Come avevo imparato a fare nelle infinite ore
di allenamento, attribuisco ad ogni tiro un pensiero.
Tiro- canestro- il Do’aho non è a casa.
Tiro- canestro- il Do’aho non rientra a casa.
Tiro- canestro- il Do’aho dove dormirà?
Tiro- canestro- davvero non mi tradisci con
Sendoh?
Tiro- canestro- “Non posso più vivere con te”.
Tiro- canestro- “Non voglio vederti mai più”.
Tiro- canestro- “Dimenticami”.
Queste ultime sue frasi mi vorticano in testa.
Ma manca qualcosa. Qualcosa di essenziale.
Tiro- ferro- “Non ti amo più!” il Do’aho non
ha detto la frase più ovvia!
Perché?
Perché??
Ha detto che mi deve lasciare.
E se mi amasse ancora?!
Devo parlargli.
Devo capire.
Qualsiasi cosa sia.
Devo sapere.
Per farmene una ragione.
Andrò da mio padre. Certamente lui sa
qualcosa. Me lo sento.
A quest’ora dev’essere al lavoro.
Esco di corsa dal campetto e fermo un taxi.
“Al Kitamura, per favore.”
Quando entro in portineria, mi sembra di
scorgere da lontano la madre di Hana.
Probabilmente, mi sono sbagliato.
Mio padre non sembra sorpreso della mia
venuta.
Questo conferma i miei sospetti. Lui sa.
Tra di noi non c’è mai stato un rapporto
profondo. Non lo abbiamo mai cercato, entrambi.
Ci portiamo un austero rispetto. E questo, è
più che sufficiente.
Mi fa accomodare nel suo studio. Tra breve
farà il giro delle visite, ha poco tempo, mi dice.
E mi chiede come sto.
E’ fin troppo gentile. Questo mi inquieta.
Non so come affrontare l’argomento. Le parole
non sono mai state le mie armi.
“Hana mi ha lasciato. Dimmi perché”.
E gli pianto due stiletti cobalto contro. Con
lo sguardo so ferire bene. Questo sì.
“Mi dispiace, Kaede. Vorrei aiutarti. Ma non
posso.
Ho degli obblighi da rispettare. E l’ho
promesso anche a lui”.
Se vuoi capire, solo Sakuragi potrà dare
risposte ai tuoi perché. Poi, potrai tornare da me, se vorrai”.
POV di Hana.
Tra 20 giorni, Kaede ed io ci saremmo dovuti
trasferire in America.
Lui ha accettato un’offerta propostagli dai
Bulls, così avrebbe realizzato il suo sogno; ed io, con lui.
Avremmo frequentato l’università là…. Avremmo
sfondato.
Adesso che tutto questo è andato in frantumi,
spero solo che lui parta al più presto. E che là, mi dimentichi.
Devo solo nascondermi per 20 giorni. Evitarlo,
ad ogni costo.
Poi sarà più ‘semplice’ o ‘facile’ andare
avanti, per entrambi.
La mamma ha detto che ieri Kaede è venuto a
cercarmi a casa. So che è testardo.
Spero che si rassegni e anticipi la partenza.
Senza accorgermene, sono già arrivato a casa.
Oramai è ora di cena, il sole sta tramontando.
Quando mi avvicino al cancello, è troppo
tardi.
Una massa raggomitolata sta dormendo posata al
muretto perimetrale.
Riconoscerei il suo ronfare tra mille.
E mi blocco.
Una parte di me mi urla di fare dietro front e
di fuggire, lontano.
L’altra mi grida di abbracciarlo fino a
soffocarlo e di ricoprirlo di baci.
Ma nessuna delle due vince.
Gli accarezzo piano i capelli. E scarto il
pugno che lui lancia, di riflesso, ogni qualvolta si disturbi il suo sonno.
Poi apre gli occhi assonnati. Li dilata
increduli. E sussurra un incerto “Do’aho?!”
E’ tardi per fuggire.
POV di Ru.
Apro gli occhi lentamente e mi ritrovo davanti
lui.
Forse è un sogno. Non può essere vero.
Lo chiamo con tono insicuro: “Do’aho?” Ho
paura che si dissolva, al solo nominarlo.
Ma lui è ancora lì. Davanti a me. E il sole
del tramonto sta giocando con i suoi capelli, col suo viso.
Mi fa un sorriso imbarazzato. Poi mi risponde
“Kitsune…” Mi slancio verso di lui.
Non voglio che svanisca. Penso solo
questo.
Lo abbraccio forte, spasmodico.
Temo che, il solo allentare di poco la mia
presa, possa essere fatale.
Ma lui non sta tentando di fuggire.
E’ immobile per qualche istante. Poi ricambia
timidamente il mio abbraccio…
Non so per quanto tempo stiamo così.
Ma è sempre troppo poco.
Voglio inebriarmi del suo calore.
“Ti amo” è un sussurro il mio, al suo
orecchio.
Lo sento irrigidirsi in risposta.
E le mie paure si amplificano all’infinito.
Poi mi stringe ancora più forte a sé.
E le mie speranze rinascono timide.
Continua…
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