Ambientata quindici anni prima del 1985, vede un giovane Ozymandias riconsiderare la possibilità di condividere i propri progetti futuri con anima viva, in seguito ad un litigio con Edward.

 

 

Ispirata a fatti realmente accaduti a livello personale, la storia contiene richiami alla coppia Ozymandias/Comico.

 

 

 

 

 


 

 

Impotence

 

di Angelo Nero

 

 

Quanto tempo fa era successo?

 

Ormai era diventata una sorta di routine saltarsi addosso, litigare per qualunque sciocchezza e riempirsi di botte. Nessun colpo raggiungeva mai l’altro. Nessun pugno era tirato con forza.

 

I centodue chili di Edward non potevano rivaleggiare con la sua rapidità. Era più esile, più giovane e infinitamente meno esperto del Comico, ma finiva immancabilmente per vincere.

 

Finchè la realtà della situazione non lo aveva investito come un treno in corsa.

 

Non si ricordava precisamente il motivo della lite, solo, questa volta, avevano fatto sul serio.

 

Si erano insultati e urlati contro, almeno fino a quando Edward, incapace di averla vinta a parole, era passato ai pugni.

 

L’impatto sulla spalla era stato devastante, la sua replica non altrettanto.

 

Il secondo colpo gli aveva fatto mancare l’aria dai polmoni.

 

Per un attimo la sua mente era diventata una stanza bianca. Gli aveva urlato di andarsene.

 

Ed il Comico se ne era andato.

 

Quanto tempo fa era successo?

 

Quella volta sulle rive del porto non aveva fatto così male. Era stato in ospedale per un paio di giorni con due costole incrinate, ma non aveva fatto così male.

 

Non come un orgoglio ferito.

 

Si domandava perché avessero litigato e come avrebbero fatto pace. Perché avrebbero fatto pace.

 

Di questo ne era sicuro. Ci sarebbero stati silenzi imbarazzanti e avrebbero ripreso il filo delle loro vite come se niente fosse accaduto. Era così che funzionava tra loro..

 

Era così l’unico modo in cui avrebbe potuto funzionare.

 

Così quando la porta di casa si era riaperta Adrian era rimasto sorpreso, stupidamente raggiante e atterrito allo stesso tempo.

 

Sei tornato per uccidermi? Era un pensiero talmente stupido che si era impedito di formularlo.

 

Edward era entrato e si era messo a parlare. Aveva sminuito i motivi della lite e la loro stupidità.

 

L’aveva abbracciato. Adrian stava piangendo.

 

Non si ricordava esattamente quando aveva iniziato a piangere, qualcosa come tra quando Edward era entrato e quando si era messo a parlare.

 

Si stava scusando di averlo colpito.

 

Adrian aveva sorriso. Si sentiva ridicolo.

 

A colpirlo non era stato Edward  che si chinava a baciarlo goffamente sulla fronte, ma la sua impotenza.

 

Non si era accorto fino a quel momento quanto l’altro fosse effettivamente pericoloso.

 

La realizzazione della sua impotenza nei confronti del Comico lo lasciava paralizzato sul posto.

 

L’ignoranza è una grazia. Non avrebbe voluto saperlo.

 

Soprattutto ora, quando tutto iniziava a delinearsi nella sua mente con terrificante chiarezza, non avrebbe voluto sapere cosa sarebbe stato inevitabile.

 

Voleva fare finta di niente, andare nell’altra stanza e fare l’amore.

 

E crogiolarsi ancora per qualche istante nella sua debolezza.

 

 

 

 

 

 

Quando parlo di impotenza nei confronti di un’altra persona (specialmente se si parla di Ozymandias) non intendo quella fisica (e il mio cervello parte per la battuta facile con tanto di canzoncina) bensì quella spirituale.

 

Se si lascia entrare qualcuno nella propria sfera privata si finisce per diventarne dipendenti.

 

Succubi in un certo senso.

 

Realizzare di non poter effettivamente costringersi ad odiare o ferire l’altro, porta a comprendere di essere in una posizione di svantaggio. Effettivamente ad essere impotenti nei suoi confronti.

 

Nella storia Adrian si rende conto dell’inconciliabilità tra la sua sfera affettiva personale ed il piano che sta per intraprendere e ne rimane atterrito.

 

La consapevolezza di essere condannati alla solitudine era ciò che volevo descrivere ^^ Spero di esserci riuscita. W le OzyCom.