Impazzire
per amore parte
II
di Neko
Non mosse un muscolo. Rimase fermo ad osservare lo sguardo di quella
ragazza che odiava con tutte le sue forze. Lei era la causa di tutti i
suoi guai. Lei era quella che aveva rischiato di portare via per sempre il
suo do'aho.
Ora cosa voleva?
Forse chiedere perdono per quello che aveva commesso. Il suo braccio
risentiva ancora di quello che era successo. Gli faceva ancora male, ma
più male, un dolore maggiore era quello che sentiva nel suo cuore per non
essere riuscito a proteggere la persona che amava con tutto se stesso.
Basta, doveva smetterla di torturasi. Doveva rimanere lucido e proteggerlo
da tutti i pericoli che d'ora in avanti si sarebbero parati di fronte alla
loro strada. Nessuno sapeva del loro amore, nessuno poteva immaginare che
lui e il ragazzo che gridava al mondo intero di odiarlo fossero amanti.
Non era la parola adatta quella, era più giusto affermare che erano le
metà di un cuore che si univa ogni qual volta erano assieme, si
completavano. E ora che Hanamichi si trovava in quella situazione gli
sembrava che il suo cuore fosse privato di forza, di quella linfa vitale
che veniva usata dal suo cuore per mantenere vivo il legame con Sakuragi e
tenerlo in vita.
Si distolse dai propri pensieri quando sentì lo sguardo fisso di quella
ragazza su di sè. I suoi occhi inespressivi ma a tratti pieni di odio.
Odio che era solo per lui, che gli aveva portato via Hanamichi.
-Ho bisogno di parlarti-
-Hn-
-Smettila di ignorarmi... Ho detto che ho bisogno di parlare con te-
La voce della Akagi era vuota e priva di ogni piccola emozione, la luce
che brillava nei suoi occhi era la stessa di quel terribile giorno. Non
sapeva cosa volesse da lui, ma sapeva bene certo che si tratta di
Hanamichi.
-Ma sono io che non ho bisogno di parlarti-
-Rukawa.. Rukawa lo sai che non si dovrebbe mai scherzare con il fuoco,
non te lo ha detto la mamma che ti potresti bruciare-
-E' una minaccia-
-Minaccia? E pensi che una ragazza indifesa come me sia capace di
minacciare un ragazzo... Non è una minaccia è solo un avvertimento-
Cosa doveva fare?
Seguirla e sentire quello che avesse da dire oppure andare e lasciarla lì
da sola. La seconda soluzione era quella che aveva preso sempre in quei
casi, ogni qual volta qualche ragazzina veniva a disturbarla la ignorava e
se ne andava. Ma ora era diverso, lei era diversa. Il dolore della perdita
della persona amata aveva corroso il suo cuore portandola alla pazzia.
Eppure non era sempre così, non gli erano sfuggiti quegli occhi a tratti
sinceri e pieni di disperazione.
Non era tipo da farsi commuovere da certe cose. Ma questo non c'entrava
nulla, quella ragazza andava aiutata, bisognava rinchiuderà in qualche
posto altrimenti chissà cosa avrebbe potuto combinare.
-Allora Rukawa vieni o non vieni- disse mentre dalla sua voce trapelava un
freddo innaturale
Senza dire altro Rukawa si alzò dalla sedia, nonostante dentro di lui
continuasse a farsi sempre più forte quella strana sensazione.
Le passò accanto e si diresse fuori dall'aula sotto lo sguardo curioso di
Haruko. La ragazza sembrava non fosse intenzionata a fare la minima mossa
mentre i suoi occhi non si perdevano un solo movimento del volpino.
-Bè non volevi parlarmi- disse Rukawa fermandosi sull'uscita dell'aula
Ci tieni così tanto a farmi perdere la pazienza, eh Rukawa? Io non
capisco come Hanamichi abbia potuto perdere la testa per te e rischiare la
sua vita per proteggerti. Non lo capisco proprio. Lo sai che potrei
rovinare il tuo bel faccino in qualsiasi momento. Odio quel tuo viso
perchè mi ricorda quelle terribili immagini tra te e lui. Ti odio così
tanto che vorrei che sparissi una volta per tutte. E forse una soluzione a
tutto questo ci potrebbe essere, sì forse eliminandoti e cancellandoti
dal mondo lui potrebbe tornare da me. Infondo tu non lo vuoi per altro che
per il suo corpo, giusto? Tu lo vuoi solo perchè ti soddisfa a letto,
vero?
-Ti decidi a seguirmi-
La voce di Rukawa la riscosse dai propri pensieri mentre un sorriso non
proprio tranquillizzante si dipingeva sul volto della ragazza.
I loro passi risuonavano per il corridoio.
Le loro menti perse in chissà quali pensieri mentre si dirigevano verso
la terrazza, forse il luogo più adatto per discutere senza che nessuno
potesse disturbarli.
Rukawa aprì la porta.
Volse lo sguardo indietro, Haruko era poco distante da lui con una mano in
tasca. Il suo sguardo rivolto verso il basso e un piccolo sorriso che
faceva capolino sul quel volto femminile.
Aveva qualcosa in mente, di questo Rukawa era più che certo.
Ma non aveva paura, questa proprio no.
Era pazza ma non aveva nessuna prova e forse ora sarebbe riuscito ad
incastrarla e a farla rinchiudere dove si meritava.
Si avvicinò alla ringhiera osservando il panorama.
L'aria muoveva leggermente i suoi capelli scuri.
-E' bello il panorama, vero?- disse Haruko alle sue spalle
Il volpino si voltò piano.
Il volto senza la minima espressione, pronto a non farla insospettire in
nessun modo. Si ricordava perfettamente la discussione avuta con
l'ispettore Yoshida. Ricordava perfettamente le sue parole.
******Flashback*****
Rukawa aveva preso posto sulla sedia vicino al letto in cui giaceva un
pallido Hanamichi.
I suoi occhi erano chiusi in chissà quali pensieri.
I sensi di colpa erano troppi perchè non si sentisse responsabile della
situazione in cui si trovava il compagno.
Era conciato veramente male.
Ma era vivo, questo era quello che importava.
Il medico che aveva assistito Hanamichi gli aveva detto che la situazione
critica era passata, ora dovevano solo attendere che si risvegliasse.
Questa era l'unica cosa che poteva fare.
Aspettare e aspettare, senza avere il potere di aiutarlo. Ma stare fermo e
seduto su quella sedia ad osservare il volto della persona che amava.
La porta si aprì alle sue spalle, anticipando l'ingresso di un uomo.
Altezza non superiore al mentre e settanta, corti capelli castani che
incorniciavano un viso leggermente abbronzato sul quale spiccavano due
occhi marroni. Una sottile maglia nera non riusciva a nascondere il torace
ben modellato dell'uomo, e lo stesso si poteva dire dei jeans blu chiaro
che aderivano a due lunghe gambe.
-Signor Rukawa?- disse l'uomo chiudendosi la porta alle spalle
Nessuna risposta.
Rukawa non voleva rispondere, non aveva la forza di rispondere.
Stringeva una mano di Hanamichi tra le sue mentre a bassa voce gli
ripeteva di svegliarsi presto, perchè non gli avrebbe perdonato nessuno
scherzo inerente a quello stupido sonno in cui sembrava imprigionato.
-Mi scusi-
L'uomo non sembrava intenzionato a mollare.
Era venuto apposta per parlare con lui, e non avrebbe mollato finchè non
vi fosse riuscito.
Senza aspettare altro e leggermente infastidito dal ragazzo che sembrava
non mostragli la minima attenzione gli si avvicinò con l'intenzione di
scuoterlo lui stesso, se fosse stato necessario.
-Hey... Sei vivo- disse poggiandogli una mano sulla spalla
Mi sembra più morto che vivo. A dir la verità non riesco a capire se il
paziente è lui o il ragazzo dai capelli rossi. Non è che io abbia
sbagliato stanza, magari questo non è il ragazzo che stò cercando io. Se
almeno mi rispondesse.
L'uomo si passò la mano tra i capelli.
L'unica cosa che poteva fare era aspettare che Rukawa gli rivolgesse la
parola di sua spontanea volontà.
Si avvicinò alla porta, e si appoggiò con la schiena alla parete.
Chiuse gli occhi ed incrociò le braccia.
Sbuffò mentre dentro di sè si convinse che l'attesa sarebbe stata
piuttosto lunga.
In opposto a quello che si era aspettato l'uomo non dovette attendere poi
molto, solo una quarantina di minuti nei quali non aveva fatto altro che
sentire e risentire il ragazzo moro promettere al rossino che lo avrebbe
vendicato che quella ragazza l'avrebbe pagata cara.
-Cosa ci fa in questa stanza?- disse Rukawa rivolgendosi all'uomo
-Bè...-
-Non lo sà che questa è una stanza privata-
-Cioè...-
-Che l'ingresso è vietato-
-Sì insomma-
-Se non esce subito sarò costretto a chiamare qualcuno-
La voce di Rukawa era coperta da un velo di stanchezza che quasi pareva
non essere più lui.
-Ma lo sai che parli veramente tanto, mi sorge il dubbio che tu non sia
Kaede Rukawa-
-Mh?-
-Sei Kaede Rukawa, vero?-
-E se anche fosse?-
-Bè io ho bisogno di parlare con te- disse facendosi improvvisamente
serio
Rukawa rimase sorpreso dal tono della voce dell'uomo, fino a pochi secondi
prima sembrava tutto intento a scherzare, ed improvvisamente ne usciva con
quella voce seria.
Perchè era lì per lui?
Era forse un altro di quegli stupidi agenti di polizia venuto lì a sapere
come erano andati i fatti?
Ma perchè si ostinavano ad interrogarlo?
Perchè doveva ripetere sempre le stesse identiche cose.
Era stufo.
Era stanco delle loro stupide ed inutili domande.
Più che un ragazzo sembrava essere un nastro registrato, visto che la sua
versione dei fatti non cambiava di una parola.
Ma nessuno gli credeva.
Nessuno aveva creduto che la causa di tutto quello fosse una ragazzina.
Una dolce ed indifesa ragazzina delle superiori, non ne sarebbe stata
capace.
-Io ti credo- disse l'uomo riuscendo ad attirare l'attenzione su di sè
-Come?-
-Io credo alla tua versione-
Quell'uomo gli credeva?
Lo stava pigliando per i fondelli o era la verità?
Doveva fidarsi di lui?
E perchè non avrebbe dovuto visto che era l'unico che gli dava la
speranza di essere creduto.
Forse lo avrebbe aiutato.
-Senti Kaede ti posso chiamare così vero?-
-Hn-
-Sarebbe meglio che andassimo in un posto un po più tranquillo, abbiamo
molte cose di cui parlare-
Erano seduti al tavolino del bar poco distante dall'ospedale.
Rukawa stava fissando l'uomo con uno sguardo freddo, trovava quell'uomo
così strano, ma lo aveva seguito perchè aveva bisogno di risposte a cui
forse lui avrebbe potuto rispondere.
Dal canto suo l'uomo non la smetteva di importunare la cameriera che era
andata a prendere le ordinazioni al loro tavolo, che invece sembrava
totalmente rapita ad osservare il ragazzo moro.
-Non ci sono più le cameriere di una volta- disse l'uomo massaggiandosi
la mano dolorante ed osservando la cameriera andarsene su tutte le furie
-Non mi doveva spiegare alcune cose-
L'uomo riportò lo sguardo su Rukawa.
Ancora una volta il suo volto aveva assunto un'espressione seria.
-Prima di tutto dovrei spiegarti chi sono, non sei curioso?-
-Ho capito chi è lei, un molestatore-
A quell'affermazione per poco l'uomo non cadde dalla sedia.
Si ricompose subito sorridendogli ampiamente e passandosi una mano tra i
capelli.
Non era proprio come glielo avevano descritto.
Non era quel ragazzo freddo e distante che non parlava mai con nessuno.
Anzi sembrava essere un tipo aperto, bè senza esagerare.
-Lo sai che mi sei simpatico-
-Trovo che questo non c'entri nulla con la nostra conversazione-
-Allora io sono Kenichi Yoshida-
-Veramente questo non mi interessa-
-Se mi lasciassi finire... Stavo dicendo che sono l'ispettore della
centrale di Osaka-
-Osaka? Non mi sembra poi così vicino-
Kenichi si portò la mano alla tempia.
Stava cominciando a perdere la pazienza, ed era una cosa più che rara.
Com'era possibile che quel ragazzo non gli lasciasse finire una frase
intera.
-Allora? Stò aspettando- disse Rukawa sorseggiando il caffè caldo
-Ti sei mai posto la domanda del perchè non voglio minimamente indagare
su quella ragazza?-
Rukawa appoggiò la tazza sul piattino.
Non si era mai posto quella domanda, anzi no una volta se l'era chiesto ma
non aveva trovato nessuna risposta.
-E se ti dicessi che la così detta ragazza avesse uno zio nella politica,
cosa mi diresti?-
Aveva uno zio nella politica?
Dunque era per questo che tutti ignoravano la sua testimonianza. Dunque
quell'oca della Akagi aveva parenti importanti e intoccabili.
-Ti stupiresti se ti dicessi che la stanno coprendo solo per non infangare
il nome di quella persona?-
-No- disse Rukawa senza pensarci -Ma lei cosa ci guardagna da tutto
questo-
-Caro Kaede questa è una buona domanda-
-Eh non mi chiami Kaede- disse guardandolo gelidamente
-Sù non dovresti parlare così ad un amico, io sono qui solo per aiutarti
e poi tu puoi chiamarmi pure Kenichi... Se vuoi possiamo sigillare la
nostra amicizia con un bacio- disse strizzandogli l'occhio
Rukawa rimase interdetto.
L'ispettore Yoshida sembrava essere un tipo tutto particolare. Ma quello
che più lo incuriosiva era il motivo per il quale era venuto in suo
aiuto, lui neppure lo conosceva.
-Lo sai cosa mi ha spinto ad aiutarti? Tuo padre-
-Mio padre?-
-Sì siamo amici di vecchia data è stato lui a chiedermi di occuparmi di
questo caso anche se non siamo nella mia giurisdizione-
Non capiva.
Non riusciva a capacitarsi di questo fatto.
Suo padre lo voleva aiutare, proprio lui che era stato il primo a non
credere a quello che aveva raccontato.
E allora perchè questo improvviso cambiamento?
Un altro mistero da scoprire.
-Ora però dobbiamo riuscire a trovare prove che incastrino quella
ragazza- disse ancora una volta serio
-E io cosa dovrei fare?-
-Ad esempio dovresti trovare l'arma oppure registrare ua sua confessione-
*******Fine Flashback*******
Doveva riuscire ad incastrarla in qualche modo.
Ora il problema era soltanto come.
-Allora Rukawa, ti piace il panorama?- disse lei ormai alle spalle del
ragazzo
Rukawa si voltò di scatto.
Come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto a lui senza che lui se ne
potesse rendere conto.
Sgranò gli occhi quando se la trovò a pochi centimetri dal suo corpo che
armeggiava con una taglierina tra le mani.
-Di solito ci si può tagliare la carta, ma lo sai che taglia bene anche
la carne- disse alzando il viso e osservandolo
-Tu sei pazza-
-Io pazza? Mah forse, ma se anche fosse la colpa è solo tua. Non lo sai
che si può impazzire per amore. Tu me lo hai portato via. Hai allontanato
da me l'unica persona che veramente amassi, sei felice vero?-
Haruko avanzò di un passo con la piccola arma puntata verso il volpino. I
suoi occhi marroni traboccavano di una pazzia ed un odio innaturale. Ora
l'unica cosa a cui ambiva era una lenta e dolorosa vendetta.
Ammazzalo, questo è quello che gridava la mente della ragazza.
Dentro di lei ancora una volta vi erano due voci in contrasto.
Si bloccò di colpo, portò entrambe le mani alla testa facendo sì che
così l'arma che fino a poco prima teneva in mano scivolasse a terra
provocando un suono acuto.
-Basta..basta..basta.. devi lasciarmi in pace..non voglio più sentire
quella tua odiosa voce..-
Rukawa con un veloce movimento si gettò in avanti cercando di raccogliere
l'oggetto prima che la Akagi si riprendesse.
Mossa sbagliata.
Haruko si era ripresa e nei suoi occhi brillava qualcosa di malvagio.
Nello stesso momento in cui Kaede riuscì quasi a sfiorare l'arma, un
calcio lo colpì sotto il mento facendolo ricadere indietro.
Haruko lo aveva colpito, con una sforza spaventosa gli aveva inferto quel
calcio.
Il volpino si mise a sedere portandosi entrambe le mani nella parte
dolorante. Chiuse gli occhi per il forte dolore. Non riuscendo ancora a
capacitarsi di quanto fosse successo. Era una cosa che andava contro
l'invero simile.
Sentì qualcosa di bagnato scendergli sul mento.
Col dorso della mano asciugò alcune gocce di liquido.
Sì portò la mano davanti agli occhi constatando che fosse sangue, il suo
sangue che scorreva dal labbro spaccato.
Riportò l'attenzione sulla ragazza quando sentì qualcosa di freddo sulla
gola. Era la lama della taglierina che Haruko gli stava puntando contro.
-Ora tu mi dirai in quale ospedale è stato ricoverato il mio Hanamichi,
se nn vuoi che la tua bella pelle bianca venga macchiata dal liquido rosso
del tuo sangue- disse con un sorriso maligno
-E se io non volessi dirti un bel niente-
-Rukawa te l'ho appena detto... Lo sai che non si devono far arrabbiare le
altre persone...-
-Ti scaveresti la fossa da sola, avresti un omicidio alle tue spalle-
-Ahahah omicidio dici? Oh no caro il mio campione, potrei sempre dire che
hai tentato di violentarmi e quindi sarebbe solo legittima difesa, tu non
sai quanto io sia brava a recitare-
-Allora fallo perchè io non ho intenzione di dirti nulla-
Chiuse gli occhi.
Qualunque mossa avesse fatto avrebbe rischiato di tagliarsi da solo.
Non aveva nessuna via di scampo.
Come avrebbe potuto salvarsi da quella situazione?
Fine 2° capitolo...
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