Impazzire per amore

parte I 

di Neko


Rukawa mise piede nell'aula. Il suo sguardo si posò nell'ultimo banco. Un banco vuoto. Un'aula vuota che a breve avrebbe ospitato tutti gli allievi che ne facevano parte. Tutti tranne uno. Forse quello più importante.

Merda... E' tutta colpa mia...

Si maledì mentalmente per quello successo. Non era riuscito a proteggere il suo compagno. La sua mente continuava a proporgli le immagini di quella notte. Come se quella fosse la punizione per non ossere riuscito ad impedire che ora Sakuragi stesse combattendo tra la vita e la morte solo per difenderlo.

Si avvicinò al proprio banco. Si sedette.

Il silenzio non voleva far posto a nessun altro suono. Facendo solamente in modo che nella mente del ragazzo si ripetessero quelle immagini. Lente e inesorabili gli mostravano sempre quel maledetto attimo dove Hanamichi veniva trafitto da un pugnale.

Si portò entrambe le mani alla testa. Le strinse cercando in qualche modo di dimenticare. Di cancellare il sordo rumore che quella lama aveva fatto lacerando la carne di Sakuragi.

Ma i suoi tentativi sembravano essere inutili. Non riusciva proprio a togliersi dalla mente quello che aveva vissuto.

E così le scene si mostrarono libere come se fossero lì davanti ai suoi occhi.

L'assalitore si era gettato su di lui...

Hanamichi gli aveva fatto da scudo...

Il petto di Hanamichi che veniva trafitto da quell'affilato pugnale...

Lo sguardo di odio/pazzia sul volto di quella terza persona...

Hanamichi che cadeva al suolo...

Il suo cuore che correva impazzito mentre Hanamichi gli sorrideva e diceva che la colpa di tutto era la sua...

Frustrazione questo era quello che stava provando in quel momento. Non riusciva a capacitarsi di come il mondo gli fosse caduto addosso in un attimo e tutto per una sola persona.

Per la pazzia di un'unica persona.

Non si era nemmeno reso conto che proprio quella persona lo stava fissando da alcuni secondi. Una ragazza dai capelli castani lo fissava quasi volesse scoprire quali fossero i suoi pensieri in quel momento.

Devo sapere dove si trova il mio Hanamichi...

<Approvo questa tua idea>

Ancora lei. Ancora quella maledettissima, assillante voce. Perchè non mi lascia una volta per tutte in pace. Perchè non si decide a sparire.

<Perchè se sparissi io del tuo cervello non rimarrebbe proprio nulla>

Non ho bisogno di te... Voglio solo che tu sparisca una volta per tutte lo vuoi capire si o no...

<Lo sai che sei proprio cattiva...>

Piantala... Piantala... Piantala... Smettila di assillarmi... Io non ce la faccio più...

<Oh poverina ma non la pensavi così quando hai accoltellato il bel rossino>

Non sono stata io... Non sono stata io... Non sono stata IO...

<Come non eri tu... No no no lo sai bene che non si dicono le bugie...>

Basta lo vuoi capire che mi stai distruggendo...

Indietreggiò di un passo. La sua mente era confusa. La voce che continuava a torturarla, per nulla intenzionata a lasciarla stare. La sua personalità più malvagia che rischiava di prendere il sopravvento.

Si portò entrambe le mani alle orecchie, cercando in un qualche modo di impedire a quella voce di continuare a torturarla. Non ce la faceva più, se continuava così era sicura di impazzire sempre che non lo fosse già.

Io non ho fatto nulla... Non sono stata io a pugnalare Hanamichi... Non è colpa mia se la sua gamba è stata rotta... Non è colpa mia se Rukawa è rimasto ferito... Non è colpa mia se quella banda ha teso loro un agguato...

Piccole e candide lacrime, cominciarono a percorrere il viso pallido della ragazza. Sensi di colpa nascosti in un angolo della sua mente stavano cercando in un qualche modo di prendere vita. Ricordi che cercava di cancellare.

Rimorsi e ricordi.

Affilate lame di dolore che trafiggevano il suo cuore.

Un dolore che non la voleva lasciare.

Perchè la sua colpa era troppo grande per essere cancellata.

-Haruko ti senti bene?-

A quelle parole la Akagi si riscosse dal suo stato. Non voleva farsi vedere così. Cosa avrebbero pensato di lei, dopo quello che aveva osato dire Rukawa in cortile.

Si girò con un sorriso stampato in volto.

-Stò bene... grazie-

-A me non sembra... Sei molto pallida... Forse dovresti andare in infermeria-

-Stò bene ho detto-

Aveva urlato quell'ultima frase. Non sopportava questo modo di essere vista come una debole. Non sopportava questo menifreghismo della scuola verso i confronti di Sakuragi. O era meglio dire che le dava fastidio apparire continuamente come una stupida ragazzina che sa solo farsi compatire.

Perchè lei non era questo.

No, lei dentro di sè nascondeva un segreto.

E quel segreto non sarebbe mai dovuto scoprire.

<Giusto... Eliminiamo chi ne è a conoscenza>

Come se non avesse sentito si diresse all'interno della classe, seguita dall'amica che era rimasta leggermente spiazzata da quella feroce reazione, o sarebbe stato più appropriato dire che era leggermente spaventata. Anche se per pochi secondi aveva avuto davanti a sè un'altra Haruko.

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I miei passi riecheggiano per questo lungo corridoio. Un potente odore di alcool stà invadendo i miei sensi. Odio questo odore, ha lo strano potere di farmi sentire male.

Odio così tanto gli ospedali.

Ma non posso impedirmi di sapere come stà.

Se ci sono stati miglioramenti sul suo stato di salute.

L'ospedale sembra deserto.

Deserto come il mio cuore mentre mi siedo e aspetto che il medico che lo ha in cura mi riceva.

Quest'attesa è snervante.

Odio aspettare.

Odio dover dipendere da qualcun'altro.

Sento dei passi avvicinarsi.

Com'è fastidioso questo rumore della suola sul pavimento lucido.

Sembra un continuo martellare.

Un ticchettio di un orologio.

L'orologio da cui dipende la vita di una persona.

I passi si fermano di fronte a me.

E un nauseante odore di dopo barba invade totalmente l'aria già schifosa che mi circonda.

Alzo il viso.

Un uomo dall'aspetto trasandato, forse troppo per essere un medico mi fissa.

Occhi scuri dietro i quali si nasconde qualcosa di oscuro.

Non capisco ma non mi fido.

Una leggera sensazione di freddo percorre la mia schiena.

Forse è l'aria di questo ospedale.

Forse è quest'umo che non la smette di osservare, di squadrare ogni mio muscolo.

Meglio non pensarci ora voglio solo sapere come stà lui.

Stò per formulare la domanda.

Ma mi fermo.

Noto le sue labbra aprirsi e alcune parole formarsi.

Mi stà parlando.

-Stà morendo-

Sgrano gli occhi per lo stupore e la paura che si impossessano di me.

Cerco di non far notare il mio stato.

No a lui, uno stupido medico insignificante.

Ma quello che ha detto non mi lascia tranquillo.

Riesco a recuperare la mia freddezza di sempre.

MI alzo dalla sedia.

Indietreggia.

Ha paura, lo noto dal suo sguardo.

Non riesce a sostenere il mio.

Non gli dò torto sarei spaventato io stesso dal me stesso di adesso.

Il dolore di un ragazzo per la perdita del compagno, che si trasforma in furia.

Continua ad avere paura e fa bene.

-Che ha detto?-

La mia voce non cambia tonalità.

E' fredda e calma, anche se non identifica per nulla quello che nascondo dentro di me.

Nel profondo del mio cuore.

-Stà morendo-

Ancora quella dannatissima frase.

Però ho notato una certa esitazione in quelle parole.

Come se avesse paura di me, di una reazione dettata dal dolore.

-Cosa vuole dire?-

Tento ancora una volta.

Voglio che mi dia una spiegazione a quella frase.

Voglio capire se questo è solo un sogno, un incubo.

-Mi segua-

E io lo faccio.

Ma non perchè me lo ha chiesto questa specie di medico.

O no non mi sottometto a nessuno.

Ma solo perchè voglio capire cosa stà succedendo.

Si ferma davanti ad una stanza, una porta bianca.

Bianca come il mio viso in questo istante.

Bianco per la paura.

Sì lo ammetto ho paura.

Ma non paura per me.

Ma per lui.

-Sei pronto-

Ma che cazzo di affermazione.

Cosa cazzo vuole dire essere pronto.

Dovrei essere pronto a vedermelo morire davanti agli occhi.

No questo mai.

Il medico mette la mano sulla maniglia.

Non sembra ancora intenzionato ad aprire la porta.

Stò per dire di muoversi, che questa attesa è snervante.

Ma mi fermo perchè la mano fa pressione sulla maniglia e la porta si apre davanti ai nostri occhi.

-Eccoci-

Ancora la sua odiosa voce.

La stò odiando.

Odio lui e la sua stupidissima voce che non sembra voler altro che distruggermi la vita.

Avanza verso l'interno della stanza.

Cosa che però non riesco a fare io.

Le mei gambe sembrano diventate un tutt'uno con il pavimento.

-Avanti entra-

E come cazzo faccio ad entrare se queste dannate gambe sembrano proprio non volersi muovere.

-Lo sapevo io... non sei altro che un bastardo-

Questa voce... NO...

Alzo il volto.

Il medico è sparito e al suo posto c'è una ragazza.

E' proprio lei... quella pazza...

E' lì accanto ad Hanamichi.

Lui è bellissimo nonostante sembri così pallido.

Sembra... morto...

Respiro a fatica.

Non voglio ascoltare quello che il mio cervello mi dice.

Quello che continua a ripetermi.

E poi ancora lei.

La sua voce...

-Hai capito bene... è morto...-

Basta cazzo basta.

Se riuscissi a muovermi ti fare i zittire io.

Ti tapperei una volta per tutte quella bocca.

-E lo vuoi sapere com'è morto? Ma certo che lo vuoi sapere!!! Sai aveva il battito del cuore molto lento ed ho pensato di fargli un regalo concedendomi ancora una volta a lui-

Zitta... Stai zitta...

Non voglio... Non voglio sentire nulla...

Ho voglia di liberarmi da questo blocco e venire lì a toglierti quella vita inutile.

Come tu hai fatto con lui.

Si avvicina verso di me con un coltello tra le mani.

Lo rigira varie volte tra le mani e...

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Aprì gli occhi di colpo.

La realtà che tutto quello che aveva vissuto fosse stato solo un incubo.

Si voltò di scatto quando sentì una mano fare pressione sulla propria spalla, cercando di attirare la sua attenzione.

Volse lo sguardo intenzionato a capire chi si permettesse di rivolgersi a lui in quel modo. Chi fosse tanto idiota da disturbarlo.

Constatando solamente che la persona che popolava i suoi incubi era li di fronte a lui.



Fine 1° capitolo....



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