DEDICA: per Kieran, per il suo compleanno. Lei sa già tutto.

NOTA2: leggetela  al buio, da soli, illuminati da solo una candela, così come è stata scritta. Rende molto meglio l’atmosfera^^’’’’…

DISCLAIMERS: date a Inoue ciò che è di Inoue, e a Tes ciò che è di Tes

RINGRAZIAMENTI: ad Elfuccia per averla corretta, nonostante i casini col pc… un immenso grazie.

A Ca-chan e Lory, grazie di esistere*_*!

A Ria, grazie per tutto ciò che fa per noi^****^!!!


 

IMMORTAL

parte 5 di 5

di Tesla


 

Sente Rukawa imprecare contro se stesso, mentre dà l'ultima scrollata, si riveste, si lava le mani. Ridacchia, lo spirito sollevato. Il piccolo Rei è tornato a guardare i cartoni animati.

Hanamichi guarda la porta del bagno, poi lancia un'occhiata alla pila di foto: c'è quasi metà della sua vita là, e li ha passati con quel ragazzo. È una sensazione che un po' lo turba… e lo rasserena. Non lo ama, e non è attratto da lui, ma in tutto quel casino inizia a stargli simpatico.

Vede una foto fuoriuscire per metà da una delle scatole scoperchiate; si allunga sul tavolo e l'afferra. Sul retro, la semplice scritta:

 

"BARCELLONA 2001"

 

La gira, la guarda.

Lui e Kaede, in una vasta isola pedonale che si allunga all'orizzonte, tagliata orizzontalmente da stradine e cosparsa di alberi e semafori. Ai lati, due strade, e palazzi, e fastfood simili a McDonald. È sera.

Kaede è accanto a lui, e una cosa risalta subito agli occhi di Hanamichi: nessun contatto fisico, materiale tra loro. Eppure… be', eppure, nell'atmosfera, c'è. Come ci fossero fili trasparenti, fili compatti, che li uniscono, filamenti ectoplasmatici del loro animo annodati stretti intorno al cuore dell'altro. Senza parole, senza dimostrazioni… l'uno c'è per l'altro, Hana e Kaede, e questo basta a renderli tangibili.

Nessun contatto, ma protezione sì.

Nessun abbraccio, ma calore sì.

E il grande sentimento che aleggia intorno a loro, come volute di deodorante per ambiente.

Amore.

E vede i loro occhi, il loro viso. La loro soddisfazione e sazietà di vita…

Lo coglie una morsa improvvisa al cuore, e getta la foto sul tavolo, come scottasse… ed è così. Brucia. Di gelosia.  Forte, terribile gelosia, invidia sconfinata che gli fa venire voglia di piangere per la felicità di questi due ragazzi, Kaede, e un altro ragazzo che non è lui.

Gli mancano tredici anni per esserlo.

Tredici anni per essere felice.

Tredici anni per sentirsi così sazi d'amore da non avere più bisogno d'altro, non avere più paura, o dubbi.

Tredici anni.

Tredici

maledetti

anni.

 

Squilla il campanello all'ingresso, sussulta spaventato riemergendo alla realtà.

 

(fra poco dovrebbe passare Lisa)

 

E alla fine Lisa è arrivata. Kaede è ancora in bagno. Tira un sospiro e va ad aprire, registrando con la coda dell'occhio il piccolo Rei che si alza, spegne la tv e raccoglie le sue macchinine da terra.

Sempre distrattamente, apre la porta, saluta… e le parole gli muoiono sulle labbra. È una ragazza carina, quella davanti  a lui; indossa un maglioncino della stessa tonalità azzurra degli occhi, e ha i capelli raccolti in una treccia.

Il cuore perde il respiro e attacca a galoppare furioso nel petto.

'È proprio il mio tipo' pensa, e arrossisce.

Lisa sembra impacciata quanto lui. Scioglie una delle mani che  teneva intrecciate contro la stoffa del maglione e la alza goffa.

-         < Ciao, posso entrare?>

-         P-prego!- balbetta Sakuragi, e si fa da parte. Lei lo guarda un po' stordita.

-         <Come?>

In che senso "come"? Le ha solo detto…

Prego.

Sì, in Giapponese, quando lei aveva parlato in inglese.

'Merda, che figura da idiota!' si maledice mentalmente. Si scosta dalla porta e cerca nella memoria il corrispettivo di "prego"; spara un altro "merda!" personale quando non lo trova. Le fa segno con la mano di entrare e tenta con un :

-         Please, go! Go!- con forte accento giapponese.

Lei lo guarda stranita, lui si insulta per l'ennesima volta. Arrossisce dalla vergogna.

Lisa entra turbata in casa, lanciandogli un'occhiata un po' spaventata e di …pena?, e va incontro a Kaede, appena uscito dal bagno, il viso ancora imbronciato e rosso.  Si scambiano un abbraccio affettuoso. Hanamichi sussulta di invidia: vorrebbe farlo anche lui, stringere Lisa forte tra le braccia; si limita a chiudere la porta d'ingresso e raggiungerli in salone.

Rei è pronto, il suo zainetto poggiato a terra contro la caviglia; Lisa e Rukawa parlano a basa voce in inglese. Quando la ragazza si accorge della presenza di Hana, si morde le labbra e fa cenno col capo  a Kaede in direzione della camera da letto.

-         < In privato>.

Kaede lancia un'occhiata ad Hanamichi, e poi a Lisa, che ora è ferma davanti alla porta dell'altra stanza. Poi annuisce col capo, bisbiglia ad Hana:

-         Facciamo subito, scusa -, e la raggiunge.

Il viso di Sakuragi arrossisce di una nuova vergogna… lo stanno trattando come fosse un bambino, un malato. Si sente affiorare lacrime di umiliazione. L'attimo dopo sente la manina straordinariamente forte di Rei intrecciare le dita con le sue per confortarlo. Ricaccia indietro l'umidore degli occhi.

Quando il bimbo gli sorride e dice:

-         Ti voglio bene, zio - riaffiorano, ma non più di vergogna. Sono calde, sono buone. Sanno d'affetto per quel tenero scricciolo. Sanno di speranza e fiducia in sé, per la vita che si è riuscito a costruire.

Non risponde per paura di rompere gli argini come una mammoletta; si china e gli posa un bacio sulla fronte, poi lo prende in braccio e lo fa sedere sulle sue ginocchia, sul divano.

Qualche istante dopo, dalla camera da letto si alzano le voci.

 

***

 

-         < STA MALE, KAEDE, DEVE ESSERE CURATO!> spiega Lisa esasperata, - < Deve vedere dottori, psichiatri… non è normale, lo capisci? Potrebbe fare del male a qualcuno! Ha fatto del male a TE!>

-         < Mi stai suggerendo di mandarlo in manicomio?>- domanda gelido Rukawa.

Lei abbassa lo sguardo e annuisce.

-         < Sì, se sarà necessario>

Kaede sbuffa, cinico.

-         < Tu non capisci! Non ragioni!>- ritenta paziente Lisa. - <  Tu vuoi credere che lui non stia male… ma stai mentendo a te stesso. Rei mi ha detto tutto, cosa credi? Devi pensare … e pensare anche al bene di Hanamichi!  In una struttura adeguata avrebbero cura della sua malattia e …>

-         < HANA NON è MALATO!>- urla furioso Kaede, -< NON è MATTO!>

-         <TU NON SAI…>

-         < NO, CAZZO, SEI TU CHE NON SAI! NON SAI UN CAZZO! IO LO AMO, E NON LO ABBANDONO! NON LO ABBANDONO! MAI!>

Lisa si zittisce e abbassa ancor più lo sguardo. Poi, lo rialza all'improvviso, il mento alto.

-         < L'ho visto prima come mi guardava, alla porta. Stava sbavando, balbettava, tutto rosso>-. Inizia a piangere in silenzio. - < È la verità. Quello non è più l'Hanamichi che credi di amare…>

-          < Mai> scandisce fermo Kaede, a voce gelida e controllata. La guarda dritta negli occhi; dopo un lungo istante, lei abbassa lo sguardo.

Serra forte le labbra e annuisce sdegnata.

-         <Bene, bene. Perfetto. Merda!>

Si volta ed apre la porta, esce fuori. Lui non la segue; si siede sul letto, spalle contro la testata del letto, ginocchia piegate; si copre il viso con le mani. Sente Lisa afferrare Rei e il suo zainetto e andarsene.

Poi, silenzio.

Dopo un minuto che sembra eterno, sente le molle del letto cigolare sotto il peso di Hanamichi, seduto al suo fianco.

 

-         Tu non mi abbandonerai mai.

Solo un bisbiglio.

Non una domanda, ma una constatazione. L'inglese di Hanamichi non è buono, ma qualcosa la capisce, se è semplice.

 

(Non lo abbandonerò mai.)

 

(Non lo lascerò mai.)

 

(Io lo amo.)

 

Che gran fortuna che a volte le cose più importanti siano anche le più semplici.

 

(Tu non mi abbandonerai mai.)

 

Kaede alta la testa, posa le mani sulle ginocchia e guarda Hana dritto negli occhi. I suoi, li ha rossi di lacrime, e di stanchezza. Per la prima volta, Sakuragi si accorge che sono blu.

-         Sì, Hana, starò sempre al tuo fianco, finchè lo vorrai.

Voce bassa, un po' roca. Ma decisa. Non trema, non mente.

E la domanda:

-         Perché? Nessuno ti obbliga…

 

(Come è possibile? Dimmelo, Kaede. Dimmelo, perché è la sola cosa di cui ho bisogno per andare avanti.)

 

La labbra di Rukawa si incurvano in un leggero sorriso dopo un attimo di stupore. È un sorriso dolce, un sorriso di chi custodisce un cosa meravigliosa. Un sorriso che SA.

-         È vero, nessuno. Non abbiamo legami familiari o legali, nessuno ti costringe a restare qui.

Hana si mordicchia il labbro inferiore. Ha un'aria frastornata dipinta sul volto.

-         E allora perché siamo rimasti insieme?- domanda.

 

(Io non capisco. Spiegamelo, Ru, perché questa gran pazzia è al di fuori della mia comprensione. Perché?)

 

-         Do'aho- lo rimprovera Kaede. Fa per protestare, ma Rukawa allunga una mano, gli posa l'indice sulle labbra, lo zittisce.

-         Perché sapevamo che tu mi amavi e io ti amavo- risponde semplicemente. - Fino ad oggi, questo ci è sempre bastato.

La mano lascia le labbra, sfiora la guancia in una timida carezza. Hanamichi non si scosta; l'aria sconcertata è ancora lì, impalpabile ma presente, come il fumo opaco di un geyser.

-         Tu… tu mi ami?

-         Sì- dice Kaede. Cos'altro aggiungere che non sia superfluo?

Hanamichi si sistema meglio a sedere, voltato verso di lui.

-         Perché?

Rukawa inarca un sopracciglio seccato; ogni freddezza scivola via quando Hanamichi abbassa lo sguardo, sconfortato. Fa spallucce: inutile, ad un do'aho bisogna sempre spiegare tutto…

-         Non so se riesco… a descrivere. Ti amo per quello che sei. Ti amo per quello che hai fatto per me. È … difficile…

La sua voce si spegne, non sa che dire. Come spiegare senza essere banali? Come spiegare la stretta al cuore ogni volta che pensa ad Hanamichi?  Come? Sono emozioni senza parole comprensibili solo provandole.

Amare, e nel silenzio… essere felici.

Hanamichi rialza lo sguardo sul viso di Kaede.

-         Io non ti amo- dice, e quando Rukawa sussulta ferito, si affretta ad aggiungere -perché non ti conosco.

Ora ha la piena attenzione di Kaede, gli occhi lucidi, e umidi. Pensa a ciò che sta per dire, e un sorriso di nostalgia struggente per ciò che non ha mai provato gli sfiora le labbra.

-         Però so che lui, l'Hanamichi che tu conosci… lui ti amava più della sua stessa vita.

Farà male a dire queste cose? Farà male a ricordare a Kaede ciò che gli è stato tolto, la persona che amava? Non sa darsi una risposta. Continua a parlare.

-         Ed è strano, sai? Cioè, sono io, no? Siamo la stessa persona… eppure sono invidioso dell'Hanamichi di quelle foto, di questi tredici anni. Non SEMBRA felice, lui È felice… IO ero felice. Lo sarò.

-         Ed ora non lo sei?- domanda Kaede.

Hanamichi serra le labbra e scuote la testa. Gli occhi sono lucidi di lacrime. Kaede allunga le braccia, esitante, Hana si lascia abbracciare, stringere.

-         Mi manca papà… Ru, mi manca tanto il mio papà.

Scoppia a piangere.

Piange, il viso  schiacciato contro il petto di Kaede, in quella posizione un po' scomoda in cui si trova… ma che importa? Non si accorge di nulla, se non del fatto che singhiozza, e versa lacrime, e le mani che gli accarezzano la testa sono tenere, e grandi. Gli ricordano un po' quando a consolare era lui, e le dita passavano dolci tra i capelli neri e folti del suo papà.

È la prima volta che gli capita una cosa del genere, invertita. È la prima volta che qualcuno lo conforta così, facendogli sentire il proprio affetto nel silenzio, perché non esistono parole adatte.  Non esistono parole che non celino ricordi dolorosi.

Per la prima volta, lui sa. Sa che ciò che faceva confortava veramente, perché nella sua semplicità sente il cuore al caldo, e il veleno dell'angoscia e disperazione scivolar via con le lacrime.

'Allora non sono stato un cattivo figlio' pensa singhiozzando. ' Forse non lo sono stato…'.

Piange ancora, e piange a lungo. Quando ormai tutte la lacrime sono finite, rimane abbracciato al corpo di Rukawa, in quella sua piccola alcova protettiva. Il viso è contro la felpa di Kaede, le mani continuano ad accarezzargli ipnotiche i capelli rossi.

È in pace col mondo. È in pace con se stesso, dopo tanto tempo. Che bella sensazione.

-         Sai, Hana- bisbiglia Kaede non scostandosi, - quando ci siamo messi insieme avevamo solo sedici anni. Non eravamo dei ragazzini, ma neanche completamente ADULTI… e tu eri il mio primo amore. Non potevo sperare che fosse un sentimento eterno, il nostro. Non volevo farmi illusioni, capisci?

Sente Hanamichi stringersi più a lui, affondare il viso nella stoffa felpata. Sorride dolce e continua.

-         Così ti ho detto: " Senza fare progetti, accettiamo ogni giorno che viene, e non pensiamo al "dopo"". E siamo stati insieme per tredici anni finora, Hana, tredici anni… e non mi sono mai pentito di tutto quello che abbiamo vissuto, della mia scelta. Mai, nemmeno un giorno.

Prende delicatamente il viso di Sakuragi tra le mani e lo alza. Appoggia la fronte contro la sua e dice:

-         A volte, sai?, sento di amarti così tanto che ho bisogno di fermarmi, perché ho paura di morire.

Un lungo silenzio. Hanamichi apre gli occhi, e si ritrova immerso in un mare blu senza onde. Dolcezza. Tenerezza. Calore. 

-         Ora capisco perché ti amerò- bisbiglia, e ci crede veramente.

Kaede annuisce e continua a coccolarlo.

 

Ma ora è diverso.

Ora Kaede ricorda.

Ora SA.

All'improvviso.

Ogni cosa.

Lancia uno sguardo alla sveglia sul comodino. Sono le 18:10.

Mancano solo cinquanta minuti alla fine.

Che Dio li aiuti, solo cinquanta minuti.

 

***

 

Tornano in salone, le lacrime sono colate via, lasciando spazio ad un leggero appetito. Kaede mette su l'acqua per il caffè, e porge a Sakuragi una scatola di biscotti al cacao. Quando il bollitore fischia, Rukawa lo toglie dal fuoco, versa l'acqua bollente nelle tazze, vi aggiunge lo zucchero e la miscela in polvere. Attaccano a mangiare.

Sono le 18:50. Solo dieci minuti alla fine.

È adesso che Hanamichi si alza e si affaccia alla finestra del salone, mordendo distrattamente un biscotto . Sbuffa divertito.

-         Porca miseria, Rukawa!- esclama voltandosi stupito, - Ormai è un giorno che sono qui, e non sono ancora uscito di casa!

Kaede lo guarda e sorride

 

(sorriso falso, sorriso FALSO):

 

-         Hai voglia di una passeggiata?

 

(Di' di no, di' di no, ti supplico)

 

Sakuragi scoppia a ridere felice, gli occhi brillano davanti alla novità.

-         Cavoli, sì! Usciamo subito?

-         Certo

 

(non voglio! Non voglio!),

 

per me va bene.

 

(BUGIARDO! MALEDETTO BUGIARDO!)

 

Saltellando allegro, Hanamichi percorre l'ingresso, Kaede è al suo fianco.

Mancano otto minuti alla fine.

Sakuragi apre la porta sereno, ed esce all'aria aperta…

 

… solo che aria aperta non è.

Sa di chiuso, polvere, abbandonato.

Sa di palazzina umida senza più vita a dargli colore.

Sa di periferia di Kanagawa.

Sa di odore di buio.

Sa di 1991.

Oscurità appena illuminata da una lampadine rotta; le loro ombre si gettano sul cemento del pianerottolo come pozze di fango su strade deserte.

Hanamichi alza gli occhi terrorizzato verso Kaede. È tornato a casa.

-         Ru- guaisce tremando, ed è l'unica cosa che riesce a pronunciare…il respiro è rauco, l'aria dei polmoni chiusi in casseforti spugnose di cui qualcuno ha perso la chiave.

-         R-Ru- balbetta spaventato, e c'è tutto, come ricordava: il cemento senza polvere, le due corde tese all'altezza delle cosce e del ginocchio, il buio che invade gli ultimi scalini come nera muffa aliena. Porta lo sguardo terrorizzato sul viso di Kaede, ma Rukawa rimane zitto, gli occhi fissi a terra, incapace di sostenerne lo sguardo.  Ha un'aria … desolata, amareggiata. Inerme.

Hanamichi scuote la testa e si strofina distrattamente le labbra col dorso della mano.

-         È uno scherzo, non è così?- mormora con voce atona, e indietreggia, sbatte le spalle contro il legno massiccio della porta chiusa.- È perché ti ho preso in giro prima… ma ora torniamo a casa, e tutto torna come prima. Tutto, sì… come… come deve essere.

Si gira e abbassa la maniglia. La porta non si smuove di un millimetro. La stringe con forza. Spinge. Nulla.

Rabbia.

Sferra un cazzotto con la mano sana contro il telaio, urla, un altro cazzotto, e grida:

-         Apriti! Cazzo, apriti! APRITI!

Un altro pugno.

Un altro.

Un calcio.

Urla. Piange.

Alla fine la mano di Kaede si stringe sul suo braccio, lo ferma. Ha gli occhi umidi, la stessa aria inerme, ma la sua presa è salda e ferma.

-         Basta così, Hana- mormora, - basta così.

Hanamichi scuote la testa con forza, e una lacrima viene scagliata contro il legno del telaio. Scivola giù, muta.

-         No, NO, Rukawa, TU non capisci! Ora torniamo dentro, e magari mi metto a dormire un po', sono stanco, non ho più voglia di uscire, sono ancora debole, sono…

Rukawa gli copre la bocca con la mano e scuote la testa.

-         No.

Hanamichi si scosta brusco.

-         Sì! Ora rientriamo dentro, e torna tutto come prima! Tutto come deve essere!

-         È COSÌ CHE DEVE ESSERE, HANA!- dice Kaede,- È COSÌ!

Sakuragi si guarda intorno, si affloscia sotto i suoi occhi, scuote la testa.

-         Non lo voglio- bisbiglia in tono infantile,- voglio tornare dentro.

-         Non puoi- bisbiglia Kaede.

-         Ma PERCHÉ?

-         La porta è chiusa. Non si riaprirà. Hai fatto ciò che dovevi fare…decidere di vivere.  Ora devi tornare nella tua vera casa.

-         No, voglio questa…

-         CAZZO, HANA! NON PUOI!- urla Rukawa con rabbia, - QUESTO APPARTAMENTO ANCORA NON ESISTE, LO CAPISCI?!? ESISTERÀ SOLO NEL 2000 QUANDO IO E TE ANDREMO A VIVERCI, NON PRIMA! NEL 2000, HANA, SOLO ALLORA… NON ORA, NON NEL 1991.

Hanamichi serra le labbra fino a sbiancarle. Ancora una volta, scuote la testa. Poi si interrompe, fissa il buio alla base delle scale.

-         Non posso tornare giù, Ru- bisbiglia con un filo di voce afona, - LUI mi bloccherà.

Ha paura. Ha tanta, tanta paura. Ed è triste. Molto.

-         Mi bloccherà- ripete tremando.

Kaede gli prende la mano e gliela stringe con dolcezza.

-         No, Hana, non lo farà. Verrò con te, scenderò al tuo fianco. Ok?

Senza aspettare risposta, trattenendo le dita di Hanamichi, inizi a scendere. Sakuragi esita.  Ha paura, ma ricaccia indietro le lacrime… lui è un Genio, sì, riuscirà a farcela anche questa volta.

 

(Non esitare più, l'hai fatto sin troppo in questi giorni)

 

Lo segue.

Scavalcano le corde, e proseguono. Il buio si ritira come bassa marea, non li sfiora. Non li tocca.

'È perché sto con lui' intuisce Hanamichi, e non ha più paura, non di questo. Una brutta sensazione inizia a farsi strada nel suo cuore, ma la ricaccia indietro. Non è questo il momento.

Avanza.

Un attimo prima che la luce della lampada scompaia oltre la svolta del pianerottolo, Hana le lancia un'ultima occhiata.

-         Come fa a brillare, Ru?- domanda incredulo.

Kaede si ferma e guarda Hana.

-         Non pensare che solo perché rotta non possa più funzionare- dice.- Non pensare che solo perché non ha più un corpo… debba smettere di vivere.

Hanamichi si volta di scatto e lo fissa negli occhi. Cosa voleva dire con questo commento? Non può…

-         Forza, continuiamo- lo interrompe l'altro.

Riprendono a scendere.

 

Gli scalini sono tanti, troppi, moltiplicati all'infinito dal buio. Nulla è reale, in quell'oscurità, non gli scalini che scendono, non la ringhiera a cui si aggrappano, non l'aria che respirano. Nulla, o solo una cosa.

La loro mani intrecciate.

 

Manca così poco, ormai, così poco.

Continuano a scendere.

 

E alla fine escono, all'aria aperta, nell'anonima stradina di periferia, illuminata da baluginanti lampioni.

' Niente St. John Street', pensa amareggiato Hana, ' niente casa per altri nove anni. Nove… anni.'

Kaede è fermo accanto  a lui, sul marciapiede. Guarda un'ultima volta la palazzina da cui sono appena uscirti, e sospira.

 

(la sensazione brutta nel cuore, Hana. È ora)

 

-         È arrivato il momento, do'aho.

-         Quale momento?- sussurra Sakuragi.

 

(ma la risposta la sai già)

 

-         Devo andare.

Silenzio.

 

(lo sapevi, lo sapevi)

 

Il cuore salta un battito.

-         Non puoi!- grida disperato, ed ora è anche lui come Kaede: inerme. Nota all'improvviso che è costretto ad alzare il viso per guardarlo.

Si è abbassato.

No, è tornato solo quindicenne. Deve ancora crescere.

1991.

La realtà lo colpisce alla bocca dello stomaco come un colpo di ariete.

1991.

Niente casa.

Niente lavoro.

Niente Rukawa. Anche se come amico e non amante, non vuole.

-         Non mi lasciare… l'hai promesso. Lo hai fatto!

Rukawa lo prende per il polso e lo tira a sé, lo abbraccia. Affonda il viso contro il collo. Contro la pelle, Hanamichi sente il fresco umiditore di lacrime straniere.

-         Non è stato un sogno, Hana. Non è stata fantasia. Io ESISTO, nel tuo futuro, ed esisto per amarti, vivere la mia vita con te.

Rafforza la stretta, le mani gli tremano. Esitante, Sakuragi gli abbraccia la vita e lo attira a sé.

-         Non devi avere paura di ciò che credi di perdere ora, perché ti appresti a viverlo. Ti ricorderai di ogni singola foto e tutti i nomi dei posti dove sono state scattate. Ti ricorderai i nostri amici, e il basket. Ti ricorderai l'inglese, di Lisa, e Rei, e me. Ti ricorderai con chi dividi il letto.

Hanamichi arrossisce piano. Kaede si scosta dal collo e aggiunge:

-         Da parte mia, ricorderò di chiudere la porta ogni volta che vado al cesso.

Hanamichi scoppia a ridere tra le lacrime. Anche gli occhi di Kaede sono lucidi, come le sue guance.  Prende il viso di Hana tra le mani e lo avvicina fino ad  appoggiare la fronte con la propria.

-         Io ti amo, Hana. Stai pronto ad amarmi.

Singhiozza. Fa finta di nulla.

-         Lo sarò, Kaede- sussurra sincero Hana. - Lo sarò.

Poi istintivamente sposta il viso, e sfiora la guancia di Kaede con un bacio.

La pressione ai lati della testa, contro il suo corpo, contro le labbra,  si ammorbidisce, cede sempre di più.

Si smuove, si allenta.

Scompare.

Le braccia ricadono ai lati dei fianchi.

Sono le 19:00 in punto.

È finita.

Kaede Ruakwa è tornato nel futuro a cui appartiene.

Hanamichi alza gli occhi ai piani alti della palazzina, e bisbiglia:

-         Sarò pronto, stanne certo.

'Grazie, Kaede', pensa, ' non ti dimenticherò mai'

… ma si sbaglia.

La strada per casa di sua madre è lunga, la consuma a piedi, godendosi l'aria fresca di inizio marzo.

La mente si annebbia, i pensieri si confondono.

Davanti alla porta di casa, ogni memoria di Kaede Rukawa e di un appartamento nella New York del 2004 è ormai dimenticata... quasi del tutto. Sakuragi lo SENTE, lo  avverte, c'è qualcosa che manca, nella sua testa, ed è qualcosa di molto importante. Ma per quanti sforzi faccia, non riesce a riportarlo alla mente,

'Qualunque cosa sia stata' pensa sereno, ' deve essere stata magnifica'.

E sorride.

Ed è questa l'unica cosa che porterà con sé per sempre, e non scomparirà mai.

Pensa al Kaede invisibile nella sua memoria, e sente il cuore gonfio di una felicità inspiegabile. Sta bene. È   sereno.

Anche la disperazione per il padre si è tramutata in un dolore sopportabile. Amara, ma sopportabile.

E ora via pensieri, dubbi.

Coraggio, Hanamichi, è arrivato il momento di tornare a casa.

 

(casa. Ovunque essa sia. A qualunque anno appartenga.)

 

Casa.

Abbassa  la maniglia e dice:

-         Mamma, sono tornato.

 

Casa.

Ovunque essa sia… sempre e unica, casa.

  

 

May the road

Rise to meet

You. May

The wind be

Always at

Your back.

May the sun

Shine warm

Upon your face

The rain fall

Soft upon your

Fields. And until

We meet again

May God hold

You in the

Hollow of

His hand.

 

(an irish blessing)

 ***

 

FINEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!

 

O______O non ci credo, ce l’ho fatta! Dopo un mese che lavoravo a questa cosa…ç___ç manco ci credo…

H:°_°

R:°_°

T:°_°  non mi piace...

H & R: -__________________-

T: -_-‘’’’’’…. Tanti auguri Monchan!!!!-.-… spero di non averti creato problemi intestinali troppo gravi o ricorda sempre la carta igienica “TES”^^’’’’….


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