DEDICA: per Kieran, per il suo compleanno. Lei sa già tutto, tutto quello che le avrei voluto dire da sempre. Tutto quello che lei sapeva già e trova strano da credere. Del resto non importa… solo: ti voglio bene. NOTA2: leggetela al buio, da soli, illuminati da solo una candela, così come è stata scritta. Rende molto meglio l’atmosfera^^’’’’… DISCLAIMERS: date a Inoue ciò che è di Inoue, e a Tes ciò che è di Tes RINGRAZIAMENTI: ad Elfuccia per averla corretta, nonostante i casini col pc… un immenso grazie. A Ca-chan e Lory, grazie di esistere*_*! A Ria, grazie per tutto ciò che fa per noi^****^!!! NOTA3: forse, e sottolineo il foooooorse, sto riuscendo a trovare il modo per scaricare la posta…^^’’’ non canto vittoria troppo presto, ma permettetemi di mandare un altro bacio di ringraziamento a Carlo e Lorenzo e al loro cuore immenso. Grazie.
IMMORTAL parte 3 di 5 di Tesla
È mattino avanzato quando Hanamichi riprende i sensi. Con un leggero mal di testa e un buco all'altezza della pancia, lancia uno sguardo alla sveglia elettronica sul comodino; scopre stupito che sono le 14 passate. ' Cazzo, ecco perché ho fame! Sono ventiquattro ore che non infila nulla nello stomaco.' Si alza a sedere e tira via le coperte. Ha indosso solo i boxer e la maglia bianca scolastica. Le ferite, sì, tutte fasciate. Qualcuno deve averlo pulito e curato, dopo lo svenimento in corridoio. ' E chi credi sia stato, pezzo di cretino, la Fata Turchina?' Ovvio, no. Un medico. O quel ragazzo. Quel ragazzo di cui non consce neanche
(chi altri dorme con me?)
il nome
( Io. Siamo una coppia).
Gli riviene in mente ogni cosa, il buio, la lampadina rotta che illuminava il pianerottolo, quel fottuto appartamento… … i tredici anni mancanti. La paura che il corpo ricorda non è ormai che un vago ricordo diluito dagli strascichi di fanciullezza che si porta dietro, lui, che a quindici anni ancora adulto non è. Forse è questo che l'ha salvato dall'impazzire completamente. Altri due o tre anni, e Skoll lo avrebbe posseduto per sempre. Il dolore scompare, la paura si dimentica. Ma un pensiero no. Quel pensiero è difficile da dimenticare. ' TREDICI ANNI' Tredici anni. Ora ne ha ventotto. Aveva sempre scherzato con Yohei su cosa avrebbero fatto loro due da adulti, senza più professori bastardi tra le palle, senza più genitori a farti la predica per ogni scelta che non provenga da loro. "Io", gli aveva confessato un pomeriggio Yohei, "vorrei diventare veterinario. E tu?" Già, e tu? E tu, Hanamichi? Tu cosa vuoi fare? Cosa vuoi farne, della tua vita, cosa vuoi DIVENTARE? Era rimasto in silenzio per qualche secondo di troppo, poi era sussultato, saltato in piedi e aveva urlato : "Ma è ovvio, io sarò sempre il Tensai a tempo pieno!" Era scoppiato a ridere con la sua risata finta, e Mito aveva cambiato subito argomento. Non è una domanda semplice, questa… e forse non è neanche una domanda da fare. Se uno conosce la risposta, non ha paura a dirlo per primo… puoi avere qualche timore di prese in giro, ma alla fine confessi, perché hai una certezza. Quando scatta la domanda e rimani in silenzio, puoi conoscere già la risposta.
(non lo so)
Non so cosa voglio fare da grande… perché forse non so fare nulla. Chi ha bisogno di me? Il mondo non si accorge neanche se esisto o no… Chi ha bisogno di me?
(cosa vuoi fare da grande?)
(non lo so)
Oh, ma ora lo sei, Hanamichi, sei grande, hai ventotto anni, avrai pur scelto qualcosa. Ma cosa? Cosa, se lui non è bravo in nulla? - Basta pensare - biascica stordito, e si alza. Deve pisciare, ha vescica piena come il thermos di un boy-scout dalla mamma premurosa. Apre la porta a destra, e aveva ragione, c'è un bagno. Il suo sguardo scavalca incurante la tazza, l'armadietto, il lavandino, il tappetino rosso fuoco a terra. Si blocca sconvolto sull'enorme vasca da bagno contro la parete opposta. ' In quella cosa ci entrerebbero tranquillamente due uomini' pensa. A questo pensiero si accosta un ricordo
(Siamo gay, Hana. Siamo una coppia).
Si scorda un attimo del bisogno di urinare, e affonda le dita nei capelli. - Merda!-bisbiglia. Tredici anni di vita in meno ed è gay. Bene. Perfetto. Che futuro del cazzo.
***
Apre la porta della camera da letto e la prima cosa che vede è il bambino del giorno prima che guarda i cartoni animati alla tv. Sopra le cosce ha un piatto di spaghetti, ma la mano che stringe la forchetta è moscia e dimenticata sul divano; ha gli occhi fissi sullo schermo, su cui appaiono personaggi ad Hanamichi sconosciuti. ' Non ho mai visto questo cartone' pensa, e subito dopo si dà dello stupido. Ovvio che non l'abbia mai visto, se n'è persa un bel po', di roba, in questi tredici anni di assenza. Il bambino sembra avvertire la sua presenza, stacca lo sguardo dallo schermo e gli sorride. - Ciao- lo saluta. - Ciao- risponde Hanamichi contagiato dal sorriso. Il piccolo Rei torna a seguire il cartone. Oltre di lui, c'è il grande arco e la cucina. Il ragazzo moro è seduto ad un piccolo tavolino spinto contro l'angolo. Il resto della stanza è invaso da mobili, fornelli e un grosso frigo. L'altro sta mangiando qualcosa da un barattolo di plastica… no, non proprio mangiando, lo spilluzzica con un cucchiaino. Quando si avvicina, vede che è una confezione di yogurt bianco. 'Mangia solo quello?!' si domanda sconvolto, poi lo sguardo scivola sui suoi occhi. sussulta. Sono cerchiati da occhiaie scure, e sono rossi, e sono gonfi. Quando il ragazzo solleva gli occhi e si accorge della sua presenza, posa il cucchiaio e si alza un po' goffamente. Si fissano in silenzio, storditi. Lo stomaco di Sakuragi brontola rumorosamente. Hanamichi arrossisce, si abbraccia la pancia e distoglie lo sguardo. - Ho fame. Sono ventiquattro ore che non mangio - si giustifica. Si corregge subito dopo mentalmente: 'No, non ventiquattro ore.'
(Tre)
(Tredici )
( Tredici anni)
- Perché non mi hai chiamato?- domanda il ragazzo atono,- Ti avrei portato qualcosa io. - Non voglio dormire ancora
(sono tredici anni che dormo),
voglio sgranchirmi le gambe
(sono tredici anni che non lo faccio)
- Ti vanno bene un po' di spaghetti? Sono un po' freddi, ma dovrebbero essere ancora buoni. Hanamichi fa segno affermativo col capo. Alla parola ''spaghetti'' lo stomaco brontola per la seconda volta. Hanamichi arrossisce. Il ragazzo accenna un sorriso. Mentre riempie un piatto di spaghetti e glielo porge, il suo sguardo cade sulle gocce che Kogure gli ha consigliato.
(Deve aver accumulato troppo stress, fidati, me ne capitano di casi del genere. Queste lo aiuteranno a riposare meglio e calmarlo un po'; dagliene dieci gocce, due volte al giorno. E stagli vicino, ha bisogno di te… in questo momento più che mai, ok?)
Sente Hanamichi dirgli qualcosa, e si scrolla dai ricordi di colpo. - Come hai detto, scusa? - Ti ho chiesto come ti chiami- ripete con la bocca piena di pasta masticata. Il ragazzo sussulta. Stringe le mani.
(È una cosa temporanea, non temere. Troppo stress. Troppo stress )
- Kaede- risponde, - Kaede Rukawa. Hana fissa il piatto di pasta quasi vuoto e bisbiglia: - Siamo… siamo sposat… - No, non lo siamo- lo interrompe Kaede. Una morsa gli stringe il cuore quando Hanamichi sospira piano di sollievo. - Abbiamo deciso di aspettare, o forse non sposarci affatto. Metterebbe a rischio la carriera… Sakuragi alza lo sguardo e lo fissa sbalordito. - QUALE CARRIERA? Rukawa sgrana gli occhi, ed un pensiero
(non è giusto, non è giusto, stavamo così bene! Perché a noi? Perché proprio a noi!?!)
gli esplode nella testa. - IL BASKET, HANAMICHI!- lo informa a voce molto più alta del voluto… ma come può… come può…- Ti sei scordato anche questo?!? Il sangue affluisce alle guance del rosso, un senso di rabbiosa ingiustizia e risentimento.
(È a ME che è stato fatto il torto! Perché cazzo ti arrabbi con me se a rimetterci sono stato IO?!!! )
- IO NON HO SCORDATO NULLA!- urla difendendosi. Il piccolo Rei distoglie lo sguardo dai cartoni e fissa i due ragazzi alzati e furiosi, la bocca aperta in un "O" di meraviglia. La forchetta gli scivola di mano e macchia il pavimento e il bordo inferiore del divano con schizzi di sugo. Rei non se ne accorge. Hanamichi e Kaede neanche. Nessuno che esclami : " Cavolo, si è macchiato!", o " Rei, non azzardare a infilarti quella forchetta lercia in bocca!". Si fissano negli occhi e stringono i pugni, tanto. Inconsciamente, il bambino trattiene il respiro. Si domanda se Kaede sia in grado di lanciare Hanamichi attraverso la stanza come fa sempre Hulk. Questa fantasia scompare con le grida di Rukawa. - Ti sei scordato di TREDICI anni di vita, per te sono niente?! - IO NON HO DIMENTICATO NULLA!!!
(non è giusto, se la prende con me, ma è a me che è stato fatto il torto! Non a te, a ME!)
- DI ME, HANA!!! CAZZO, TI SEI DIMENTICATO DI ME!- grida. La disperazione malamente camuffata in quella voce lo lascia un po' stordito. Ma cosa vuole da lui? Lui è solo un ragazzino, lui ha solo quindici anni! "Non chiedere a me, non sono un adulto" è la prima risposta che gli sale in bocca, ma AH-AH, Hanamichi, errore. Ora, tu sei adulto. E devi dargli una risposta. E devi dirgli la verità. Riacquista un briciolo di controllo e dice col tono più neutro di cui è capace nonostante la rabbia: - Io non ti conosco. Non so chi sei, non ti ho mai visto in vita mia. L'unica cosa che SO è che avevo quindici anni quando mi sono svegliato ieri mattina, ed era il 5 marzo del 1991. Il viso di Kaede sbianca di colpo. Ad Hanamichi ricorda l'imbottitura del suo vecchio orsacchiotto di pelouche. - Hana, mi stai dicendo che credi di venire dal passato?- mormora smarrito. - Io non lo credo. Io vengo da lì. Kaede lo fissa negli occhi pochi attimi, poi si risiede, poggia i gomiti sul tavolino e si copre gli occhi con i palmi delle mani. Rimane in silenzio. Il televisore ormai dimenticato trasmette la pubblicità di un dentifricio per bambini. Gli schizzi di sugo vanno seccandosi sul divano. - Rukawa, che stai… - Stai zitto, do'aho- lo interrompe brusco Kaede, sfinito,- sto pensando. Una domanda. Si accorge di averla detta solo quando la sente risuonare nella stanza. - Perché? - Perché è l'unico modo che ho per non impazzire.
***
- Tu credi di essere nel 1991?- domanda Kaede senza muoversi. - No- risponde Sakuragi. - Infatti, non lo siamo. Siamo nel 2004. ' E almeno su questo siamo d'accordo' riflette stanco Kaede. - È il futuro. Rukawa alza lo sguardo e fissa il rosso. - No, Hana, è l'oggi- spiega con una nota di esausta pazienza. Serra i denti. Mai gettare la spugna. - Non c'è alcun futuro- conclude. Hanamichi scatta in piedi, alza la voce, stringe i pugni. - IO VENGO DA Lì! VENGO DAL 1991!!!- . Si allontana dal tavolo di qualche passo. - Non mi aspetto che TU mi creda, ma io so qual è la verità! 'Stronzo bastardo!' aggiunge mentalmente. Questo tipo non gli piace, non gli piace per niente. Fa troppo il saputello, Mr "Hosempreragioneio" . Al liceo doveva essere uno di quei fighetti col fan club pieno di oche. ' Come diavolo mi sono ridotto a finire con un tipo del genere? Perché con uno stronzo come lui?!' Kaede non replica subito, rimane qualche istante in silenzio, a pensare. Inconsciamente reclina indietro il busto fino ad appoggiarlo allo schienale della sedia. Le mani giacciono abbandonate tra le cosce come gatti dormienti.
(È solo stressato, stressato, Kaede, solo stressato, troppo, troppo, troppo stress )
Riporta la mente indietro di qualche giorno, al viso di Hana… lo conosce da così tanto tempo
(tredici anni),
possibile che sia stato così cieco da non accorgersi del disagio psicologico del suo compagno? No, gli sembra di no. Lo aveva trattato come sempre, avevano fatto l'amore, parlato, giocato, mangiato insieme. Hanamichi era normalissimo, di questo era sicuro. Ma allora?
(ti ha tradito. Si è scopato qualche compagno di squadra e ora si sente in colpa… non ti vuole più)
Perché è cambiato?
(tradimento)
Perché ha dimenticato tredici anni di ricordi
(troppo stress),
e solo questi tredici?
(non sapeva come dirtelo)
Perché, cazzo, perché?
(L'ha inculato, l'ha scopato, sì)
BASTA! - Qual è l'ultima cosa che ricordi?- bisbiglia gelido senza volerlo. - Come?- domanda Sakuragi sussultando. Quel bastardo era stato zitto tanto a lungo con quella faccia incolore da crederlo in coma. 'Perché con lui? Perché con tutto il mondo proprio un essere simile?' - Do'aho- sbuffa Kaede. Ha paura di conoscere già la risposta.
(TRADIMENTO)
- Ti ho chiesto qual è l'ultima cosa che ricordi. Hanamichi lo guarda confuso. - In che senso?
(TRADIMENTO TRADIMENTO TRADIMENTO TRADIMENTO)
- Il tuo ultimo ricordo del 1991. Dici di
(è tutta una scusa, non sa come dirtelo, lo conosci)
venire
(oh sì, di venire è venuto, nel culo di un altro, e gli è piaciuto)
da lì,
(e ora non sa come dirtelo)
no?
(dirti che non ti vuole più)
Qual è il suo ultimo ricordo? Gli viene in mente subito quella specie di risacca di buio, lo sfrigolio del cemento, il pianerottolo illuminato dalla lampadina rotta, il rumore dei denti del topo sul carapace dello scarafaggio. È questo il suo ultimo ricordo, no?
(no)
No, non lo è . Non è il suo VERO ultimo ricordo,
(lui che apre la porta)
il ricordo
(e illumina con la prima luce del pomeriggio)
che lo assilla,
(un corpo disteso a terra, e il parquet)
che lo tormenta,
(dell'ingresso così lucido che riflette)
che il suo cuore
(quella massa di carne, e le mani)
cerca di ignorare
(tremanti, e le dita),
mentre si avvizzisce
(che stringono la stoffa della camicia bianca sul petto)
e muore,
(e ansima, e soffoca, e chiede aiuto)
ogni giorno
(e lui che sconvolto dice "PAPÀ!", e pensa)
ogni ora,
("Ti salverò")
ogni minuto,
(ma non l'hai fatto)
sempre
(suo padre)
di più.
(è morto)
È suo padre l'ultimo vero ricordo vitale. È il suo papà, che lo portava sempre al mare o al parco giochi quando lo vedeva triste, anche se non avevano molti soldi, anche se stava male, anche se aveva del lavoro da sbrigare… Hanamichi prima di tutto. È il suo papà, che piangeva dal dolore la sera nel lettone svuotato, e si mordeva a sangue le dita, le nocche, per non svegliare il figlio, non farlo preoccupare, e la mattina nascondeva i lividi sotto i guanti
(i guanti ad aprile, papà?)
o i cerotti
(il tuo papà è scemo, figliolo, si è chiuso la mano nella scatola dei biscotti)…
Hanamichi, prima di tutto. È il suo papà morente a terra, illuminato dal rettangolo di luce che entrava dalla porta, e come messaggero la sagoma di Hanamichi ritagliata in negativo sul suo corpo. Stava andando a comprarti il latte, perché era finito, e tu ne devi bere, sei così giovane, devi crescere… Hanamichi, prima di tutto. È il suo papà, morto, non in un letto come un uomo, ma a terra, come una cariatide infranta. E la sua ultima parola, prima di morire: "Hanamichi"… Hanamichi, prima di tutto. Hanamichi, fino alla fine.
- Hana?- lo richiama Kae, e la sua voce si è leggermente ammorbidita. Ha notato gli occhi lucidi del compagno. ' Perché piange?' - Mio padre. È … è papà. - … - … io non ho fatto in t-tempo a salvarlo. Io… - . Le lacrime prendono a scendere, senza vergogna, si asciuga il naso col dorso della mano - Era a terra, sul p-pianerottolo di casa, ed io… io… Sente il cuore scoppiargli in petto, le lacrime offuscargli la vista, - io… ' … non ho fatto in tempo. Non ce l'ho fatta'. Dà le spalle a Rukawa e appoggia una mano contro il lavabo. Singhiozza in silenzio, si strofina il viso con le dita non bendate. Non sa che faccia possa avere Ru. Tutto il tempo ha fissato le gambe della sedia. Non lo vuole vedere. Non lo vuole sentire. Non vuole nulla, da lui. Sente braccia forti stringerlo a sé con dolcezza massacrante; scivolano insieme a terra, ora Hanamichi è accucciato contro il mobile, Kaede inginocchiato accanto a lui, lo abbraccia.
(senza fare stupide domande)
- Merda, merda, mi dispiace, Hana, è il suo anniversario, l'avevo scordato… che stupido che sono, stupido stupido stupido! E lo sembra veramente, dispiaciuto. Lo stringe a sé. È una strana sensazione, ma non necessariamente disgustosa. - Mi dispiace, amore, mi dispiace…
(Amore )
(Siamo una coppia)
Sente le dita sottili passargli tra i capelli. ' O cazzo!!!!' pensa sconvolto Hanamichi. Puntella le mani contro le spalle di Kaede e lo allontana, lo spinge via bruscamente. Spazza via le lacrime col dorso della mano. Dal naso cola un po' di muco. Rukawa ha uno sguardo talmente avvilito da risultare quasi comico… ma ora Sakuragi non ha voglia di ridere. Ora, è disgustato, ai suoi occhi è solo un maledetto pedofilo che ha cercato di approfittare di lui.
(Ma non hai più quindici anni, Hana! Ne hai ventotto, e sei il suo compagno)
'Cazzate! Si è inventato tutto! Non posso essere stato con lui, non voglio stare con un mostro simile!' - STAMMI LONTANO!
(urla, e Kaede sussulta)
IO NON VOGLIO TE, IO NON HO BISOGNO DI TE!
(Rukawa appassisce sotto il suo sguardo, trema impercettibilmente. Ma non abbassa mai lo sguardo. Non lo abbassa, neanche per un attimo)
TU NON SEI NULLA! TU… TU NON PUOI SAPERE UN EMERITO CAZZO DEL MIO DOLORE! TU… IO NON MI FIDO DI TE,
(e sussulta ferito, ma non abbassa lo sguardo, stringe la mascella e i pugni, ha il viso grigiastro, ma non abbassa lo sguardo)
IO VOGLIO…-. Hanamichi si zittisce all'improvviso, e la forza sguscia via rapida dal suo corpo. La lacrime riaffiorano e scorrono, in timidi singhiozzi. La voce è solo un bisbiglio infantile: - … io voglio Yohei. Si riaccuccia in se stesso, ma questa volta non arrivano le braccia di Kaede a confortarlo. Ne è
(dispiaciuto)
sollevato. Sente Ruakwa alzarsi e allontanarsi in camera da letto. Ne è
(triste)
felice. Non vuole vederlo.
(BUGIARDO! BUGIARDO!)
Qualche attimo dopo sente Kaede digitare un numero di telefono da un cordless in salone. Lo sente parlottare in inglese, poi si piega, gli afferra la mano non molto delicatamente e gli fa chiudere le dita intorno al telefono. - È una intercontinentale, Hanamichi, non starci un'ora- dice glaciale. Sakuragi non riesce a vedere il suo viso. Kaede si allontana nuovamente, si infila in camera da letto. 'Aveva una voce così fredda' pensa, e si scopre turbato. Lo squillare all'altro capo del telefono lo distrae da quel pensiero.
Non c'è nessuno a casa Mito. Il telefono continua a squillare a lungo, ogni secondo Hanamichi si ripete : 'Ecco, ora risponde!'. Il cordless continua a tubare in solitudine. Alla fine, Sakuragi riattacca deluso. 'Merda!' pensa rabbioso. Si alza e si dirige in camera da letto per posare il telefono. Quando incrocia lo sguardo con quello sgranato di Rei, il piccolo si affretta a distoglierlo immediatamente. 'Ha paura di me' riflette un po' confuso. Ha voglia di sorridergli, di rassicurarlo… eppure non fa nulla, prosegue senza esitazione. La porta del bagno è chiusa, sente lo scrosciare della doccia. Quando si avvicina al comodino per sistemare il telefono nel caricabatterie, sotto il rumore dell'acqua distingue il rumore dei singhiozzi rotti e semisoffocati. Con un groppo in gola che non sa spiegarsi, posa il cordless e va in salone a guardare i cartoni accanto al piccolo Rei.
***
fine capitolo^^''''…. Ç_ç… Sempre a tesla_vampire@yahoo.it chi vuoleç____ç… Monchan, auguriç_____ç… R:ç______ç H: ç*ç… T: -_-
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