DEDICA: per Kieran, per il suo compleanno. Lei sa già tutto.

NOTA2: leggetela  al buio, da soli, illuminati da solo una candela, così come è stata scritta. Rende molto meglio l’atmosfera^^’’’’…

DISCLAIMERS: date a Inoue ciò che è di Inoue, e a Tes ciò che è di Tes

RINGRAZIAMENTI: ad Elfuccia per averla corretta, nonostante i casini col pc… un immenso grazie.

A Ca-chan e Lory, grazie di esistere*_*!

A Ria, grazie per tutto ciò che fa per noi^****^!!!


 

 


IMMORTAL

parte 2 di 5

di Tesla


 

Da qualche parte, in strada, una macchina frena bruscamente; sente lo stridere delle gomme sull'asfalto, un clacson strombazzare, urla e insulti incomprensibili. Lì nel bozzolo in cui si è rinchiuso, occhi strizzati, ginocchia strette al petto e braccia sulla testa, Hanamichi sente ogni cosa.

È in attesa dello scricchiolio della porta sotto un'ondata oscura.

È in attesa della fine.

Ancora urla, da fuori, rumore di colluttazione. Da qualche parte, un cane attacca ad abbaiare innervosito.

Null'altro.

Hana apre gli occhi.

È accasciato contro il muro di un corridoio, immerso nella semioscurità. Qualche metro più in là vede una porta; ancor più in là, un grande salone. È ammobiliato, è pulito. Qualcuno ci vive, in questo posto, qualcuno che vive in un palazzo abbandonato, e che si fa illuminare il pianerottolo da una lampadina rotta. Sakuragi deglutisce con la gola ridotta ad un grumo di cera; si rialza lentamente, a fatica. Non ha più neanche l'illusione di stare sognando, la mano destra pulsa di un dolore sordo.  Quando abbassa lo sguardo a terra, vede che dalla ferita sbriciola gocce di sangue delle dimensioni di monetine da pochi yen.

Non è un sogno.

Tenta qualche incerto passo e raggiunge  la porta del corridoio; se qualcuno è in casa, forse riuscirà a farsi dare un po' di disinfettante e una benda per la mano. Forse, Dio, anche un bicchiere d'acqua fresca, la mamma la definiva la cura migliore contro gli spaventi… Gli sale in gola una risatina isterica quando ripensa alla valanga nera, e scura, al quale è scampato.

Rimedio contro una cosa del genere non ci sarà mai…

…una paura che ti addenta alle viscere e le sfalda tra le zanne, come un cane randagio con una coscia di pollo sanguinante.

Chiude gli occhi, scrolla la testa con forza.

Cancella la paura, Hanamichi.

Cancellala dal tuo cuore.

Ci prova, e non ci riesce. Gli echi rimangono e rimbombano nel fondo della sua mente. Suda. Ha il fiatone. Il corpo ricorda la paura. E quasi la sente, adesso.

Si  affaccia alla porta e trova una stanzetta comunicante col grande salone da un arco rustico. C'è un tavolo, davanti a lui, e poche sedie intorno; le imposte delle finestre sono chiuse. Non entra molta luce.

Il suo cuore è ancora inquieto.

Nessun rumore.

Se qualcuno vi abita, non è in casa ora.

Avanza fino al grande arco, osserva il salone, un grosso tavolo-cassapanca al centro; oltre, un divano e una poltrona rivolte verso lo schermo al plasma alla base di una finestra chiusa. Lungo il muro di sinistra c'è un'altra porta; a destra un porta, e subito dopo un grande arco e una stanza che riconosce come cucina. 

È una casa graziosa e accogliente… ma c'è sempre qualcosa che non va. Hanamichi ha il respiro ancora rapido nel petto. Non è ancora arrivato il momento di abbassare la guardia.

 

Uno scricchiolio alle sue spalle.

Si gira di scatto con un gemito, si guarda in giro, non vede nulla… e se fosse… e se fosse un fantasm…

Lì tra le sedie c'è un bambino.

Per un attimo accade una cosa strana: gli appare in bianco e nero, in due dimensioni. Sembra una comparsa in un film noir degli anni '30. Ma è una stupidaggine, se ne accorge subito. Quel bambino è vero, vivo, come lui.

Non potrà avere più di sei anni, tutina blu, capelli folti e castano. Ha un lecca lecca in bocca e lo succhia rumorosamente.

Hanamichi porta le mani in alto per non spaventarlo e gli mostra il sorriso più innocuo di cui è capace.

-         Ciao piccolo.

Il bimbo si toglie il lecca lecca dalla bocca e gli restituisce il sorriso.

' Non è assolutamente spaventato' pensa sbalordito Sakuragi. ' Potrebbe passare attraverso ciò che ho visto io negli ultimi minuti e ricavarne solo un paio di incubi notturni… e io qui, grande e grosso, e mi piscio sotto dalla paura'.

Magia dell'infanzia.

Magia di quella cosa chiamata fantasia e innocenza, magia di quella sorta di limbo privo di assoluta razionalità che permette a un bambino di scrollare le spalle e tornare a giocare là dove un adulto impazzirebbe.

Magia dell'infanzia.

Magia di un mondo che non conosce più.

-         Ciao zio!- esclama il bimbo felice. Gli allunga la manina e Hana fa per prenderla, poi lo guarda negli occhi, e sussulta. Il cuore salta un battito.

I suoi occhi.

Il modo in cui lo guarda.

Quel bambino sa perfettamente chi è Hanamichi. Quel bambino mai visto prima, lo conosce, e si fida.

Indietreggia piano verso la porta, non stacca un attimo lo sguardo dal bimbo. Quando Hana urta col ginocchio una sedia, e la rivista che vi era appoggiata cade, il piccolo scoppia a ridere divertito.

'Pensa sia un gioco! Cazzo, io sto qui a cacarmi l'anima in un posto che non dovrebbe esistere e lui si diverte! CAZZO!'.

Deve avere gli occhi sgranati e una faccia molto buffa, perché il bimbo continua a guardarlo, e continua a ridere, e non c'è niente di sgradevole in quella risata, non è l'ululato dei morti che tornano in vita o lo scalpiccio di un topo nel buio… è acuta, vivace. Solo che non dovrebbe esistere. Niente in quell'appartamento dovrebbe esistere. Nulla.

Niente.

La risata del bambino rimbomba nella stanza.

Hana non regge più. Si infila in corridoio, verso la porta, non importa cosa dovrà affrontare, non import…

Guarda davanti a sé e si blocca di scatto, inciampa nel tappeto a terra, crolla in avanti e sbatte la fronte contro una superficie fredda e lucida. Il dolore alla mano esplode  in urli burrascosi. Trattiene il respiro, le ginocchia gli fanno un male cane… eppure lui non si accorge di nulla. di null'altro. 

Fissa terrorizzato lo specchio davanti a sé.

Fissa terrorizzato la sua immagine.

Avevi ragione, Hana non va in questa casa, in questo palazzo.

 

(Ti avevo avvertito di tornare indietro)

 

C'è TUTTO che non va.

Lì nello specchio ci sei tu, Hanamichi. Eppure… eppure non lo sei, non nel modo in cui hai imparato a conoscerti in questi tuoi quindici  anni di vita. 

Sei grande.

Sei adulto.

I tuoi capelli rossi ora sono più corti, i lineamenti si sono induriti, il naso un po' più lungo, zigomi e mento più pronunciati.  Le prime rughe d'espressione cominciano ad affiorare sottopelle.

Sei davanti ad un perfetto sconosciuto che ti ha strappato il viso. Ciò che vedi, ciò che sei… ora non lo sai più.

Tremi disperato come una foglia gelida.

Allunghi una mano incartapecorita dal terrore, sfiori appena la superficie gelida dello specchio. Ma non è uno stagno d'acqua, Hana. Il riflesso non si increspa. Quell'Hanamichi adulto rimane integro a fissarti con i tuoi stessi occhi sgranati, con la stessa patina di sudore sulla fronte e sopra il labbro superiore. Con la stessa smorfia labiale che hai ereditato da tua madre.

Ritiri la mano in fretta, ti alzi di scatto; hai il respiro chiuso  in petto, non riesci ad inalare aria.

'Via di qui' riesci solo a pensare' TIRA SUBITO IL CULO FUORI DI QUI!'

 

(scegli con saggezza, perché potresti ottenere ciò che chiedi)

 

'VIA DA QUI!'

Rumore di passi oltre la porta, la maniglia si abbassa lentamente.

Quanto può essere relativo il tempo?

Quanto può invecchiare un essere umano in pochi istanti di attesa?

Tanto.

Tantissimo.

Quando la porta incomincia a girare sui cardini, Hana si sente il peso dei secoli sull'anima.

Lo stipite di legno sbatte contro il suo piede, non riesce a spostarlo, è bloccato dalla paura. Oltre la porta spunta il viso di un ragazzo… di un uomo, non sa… dai capelli neri.  Si accorge di Hanamichi e accenna un sorriso carico di calore.

-         Doa'ho, togli quel piede.

Hanamichi abbassa lo sguardo, e vede che il suo piede non si è ancora mosso. Emette un sibilo stridulo e ritira la gamba a sé, come scottato.

Anche in questi occhi, la stessa conoscenza, la stessa fiducia del bambino. Ma c'è anche qualcos'altro, qualcosa di cui quello sguardo è saturo, e che Hanamichi non riesce ad intuire.

Ora come ora non gli importa nulla di identificarlo.

Vuole solo andarsene via.

-         No, deve  avermi confuso…- biascica tremolante. Osserva bramoso la porta.

Il moro inarca un sopracciglio, divertito.

-         Sì, certo, bello scherzo.

-         Io non scherzo - sussurra con un filo di voce appassita, ed è come un colpo sferrato in pieno petto.

Questo non è l'Hanamichi solito.

Il suo Do'aho avrebbe alzato la voce, urlando che NO, non scherza, stupida Volpe che non sei altro!

Hanamichi non bisbiglia.

Mai.

Il ragazzo allunga una mano verso Hana, vuole controllare se la fronte scotta, potrebbe avere qualche linea di febbre e si sente confuso. Forse.

Prima che possa sfiorarlo, Sakuragi si ritira bruscamente indietro, incassa la testa tra le spalle, gli occhi sgranati umidi di paura.

Ancora un colpo, una fucilata in petto. Deglutisce aria stantia che sa di secoli.

-         Ehi, piccolo, non ti senti bene?

Nel nascondiglio di carne in cui si è rifugiato, la testa rossa è scossa più volte.

Ha il respiro rotto in petto.

Da quando lo conosce, non ha mai visto Hanamichi così spaventato.

' È successo qualcosa di grave, qualcosa di talmente grave che non riesce a parlarne… ma cosa?'

Il suo pensiero va subito al piccolo Rei, ma sente i rumori del bimbo che gioca in salone. E allora?

I pensieri che gli sfrecciano la testa gli fanno accapponare la pelle

(Debiti) (Licenziamento) (Fallimento ) (Morte)

 

(Tradimento)

 

Possibile? Possibile che Hanamichi lo abbia… Dio, ti prego, fa che non sia così.

Il cuore raddoppia i battiti, e si gonfia in petto dal dolore.

-         Mi lasci- sussurra Sakuragi, devo andare.

' Del LEI?!? Mi sta dando del… LEI?' pensa sconvolto. L'attimo dopo scatta qualcosa in lui.

'No, non può stare male, deve credere di essere spiritoso, deve…'

Afferra stretto il polso di Hanamichi e digrigna i denti.

-         Senti, se questo è uno scherzo…- inizia. Ma non continua. Gli occhi di Sakuragi sono come fari nella notte illuminati dal panico.

-         MI LASCI! CAZZO, LASCIAMI, LASCIAMI!- urla, e cerca di strattonare via il braccio. Il ragazzo rafforza la presa, non è difficilissimo, Hanamichi sembra quasi essersi scordato la sua forza… Hanamichi… deve parlare ora subito!

-         HANA!

-         LASCIAMI!!!- grida Sakuragi, si libera dalla stretta,  spintona il ragazzo con forza, lo manda a battere contro il muro. L'impatto gli strappa il fiato dai polmoni, cade a terra per forza d'inerzia, i capelli davanti al volto. Guarda sconvolto Hanamichi accucciato contro lo specchio. Riprende a scuotere la testa rossa fiaccamente, con gli occhi persi nel vuoto.

' Che diavolo sta succedendo?' pensa il ragazzo. Sente le lacrime salire agli occhi e bruciare, le ricaccia indietro, non è ora il momento. Dio lo voglia, mai verrà.

'Cerca di pensare con lucidità, per quanto possibile… può essere come ha detto lui all'inizio? Che mi sia confuso?'

Possibile…confondere la persona che ami ? No, impossibile, non lui, e non Hanamichi, mai. Ma…

-         Tu sei Hanamichi Sakuragi?- domanda. La voce trema. La ignora.

Hanamichi sgrana gli occhi in maniera raccapricciante, la bocca storta in una smorfia di paura e ora… sorpresa?

La testa rossa viene scossa verticalmente, piano piano.

'È lui, è Hanamichi. Che stia scherzando? Ma non può farcela, così bene…'

-         Senti, Hana…

Sakuragi si irrigidisce e alza la testa di scatto.

-         E tu chi sei?- domanda rabbioso.

Il viso del ragazzo moro sbianca di colpo.

-         C-come?

Solo un sussurro fievole.

-         Ti ho chiesto chi cazzo sei tu, stronzo!

Una mano di dolore e incredulità lascia due tracce di vernice bianca sulle guance del ragazzo.

-         Hana… oddio, Hana…- allunga la mano verso di lui, ancora una volta Sakuragi si ritira brusco. È un altro colpo al petto, forte. Molto, molto forte.

Oh, Hana, lo puoi vedere, è sull'orlo delle lacrime… ma non cede. Inconsciamente, prova una fitta di ammirazione. Poi, la domanda:

perché soffre così tanto?

Perché si comporta in maniera così

 

(intima)

 

strana?

È ancora a terra, in stato di shock.

' Approfittane ora! Scappa ora prima che si riprenda e ti blocchi!'

Senza pensarci una seconda volta scavalca le gambe del ragazzo e spalanca la porta lasciata socchiusa. Sussulta sorpreso quando la luce dei lampioni lungo la strada gli ferisce gli occhi.

Un gemito basso e sfaldato gli risale il petto…

È strada.

Non più scale, non più palazzo, ma strada. Sono in una via di casette a schiera, tetti bianchi, staccionate impregnate dell'odore dei fiori. In fondo al viale, c'è un cartello: "St. John's Street".

St. John Street.  Non ci sono strade con nomi simili in Giappone.

Gli vengono in mente gli insulti incomprensibili che aveva sentito accucciato dietro la porta.  Non erano incomprensibili. 

Erano solo espressi nella lingua sbagliata.

Ascolta nella lingua sbagliata.

Osserva il paesaggio sbagliato.

Non c'è nulla, lì, che non sia sbagliato.

Rientra in casa, afferra il ragazzo ancora intontito  per il colletto della felpa, lo scrolla brutalmente.

-         QUI C'ERANO DEGLI SCALINI!

-         Cosa? - biascica stordito.

-         TU! QUI C'ERANO DEGLI SCALINI!

-         Hana, cazzo, lasciami, mi fai male!

Il ragazzo si libera dalla presa e gli molla un cazzotto allo zigomo. Hanamichi viene scagliato contro lo specchio.

Ricambia lo sguardo di Sakuragi con ferina lucidità.

-         Non ti azzardare più a mettermi le mani addosso, Hanamichi. Ma più.

Sakuragi si sgonfia sotto i suoi occhi. Inizia a tremare.

-         Questo era l'ultimo piano di una palazzina… le scale, sì?- bisbiglia ridacchiando- e be', ora le scale non ci sono, ma c'erano, sai? C'erano loro, e le corde… e Kanagawa. Dimmi dove è finita la mia  Kanagawa…

Il ragazzo trattiene il respiro. Bisbiglia con voce afona:

-         H-Hana, abbiamo lasciato Kanagawa dieci anni fa.

Sakuragi alza il viso di scatto, immerge gli occhi nei suoi.

-         In…in che anno siamo?

-         2004.

Qualche istante di tempo per digerire la notizia. L'attimo dopo le ginocchia cedono e si accascia a terra, si stringe la testa tra le mani.

-         Oh mio Dio,- singhiozza,- oh mio Dio…

Il ragazzo si china al suo fianco, ancora più pallido.

-         HANA! Hana, ti senti male?

-         Ho perso tredici anni- bisbiglia, rauco, - ho perso…

Si interrompe, si volta verso il moro. Gli occhi nocciola sono umidi di lacrime.

-         Quanti anni ho?

-        

-         QUANTI ANNI HO?!!

-         Ventotto.

-         Ventotto.

È l'ultima cosa che bisbiglia. Poi si piega tra le cosce del ragazzo, vomita fili di bile acida e si accascia a terra, privo di sensi.

 

***

 

Quando Hanamichi riapre gli occhi, non si trova più steso a terra: è su un lettone matrimoniale, pulito e bendato.

Il letto è incassato contro l'angolo adiacente ad una porta; dalla parte opposta ci sono due grandi armadi in legno scuro. Alla sua destra, un'altra porta.

Osserva qualche istante la stanza, poi si riaccuccia sotto le coperte blu notte, il sapore acido e nauseante del vomito ancora in bocca. Gli gira la testa, le tempie pulsano. Chiude gli occhi.

Dormi, Hana, è solo un incubo.

Sente lo scroscio dello sciacquone tirato attraverso il muro alle sue spalle, qualcuno aprire il rubinetto, lavarsi le mani. Probabilmente il ragazzo dai capelli neri.

Il cigolio ovattato della margherita del rubinetto che gira, pochi istanti per asciugarsi le mani. Passi. La porta si apre. Il ragazzo appare oltre lo stipite.

-         Sei sveglio- dice solo, con voce atona.  Hanamichi rimane in silenzio, non lo guarda. Osservando il letto e i due guanciali, gli è venuto un dubbio.

Afferra il cuscino nella piazza accanto, e vede il pigiama nero piegato alla rinfusa sotto di esso. Passa una mano sotto il proprio cuscino. Un altro pigiama.

-         Che c'è, do'aho, non ti piace più il tuo letto?- domanda inarcando un sopracciglio.

Si ricorda ancora tutti i negozi di arredamento che quella testa rossa gli aveva fatto girare un pomeriggio, una ventina e passa, a piedi per tutta New York alla ricerca di un letto adatto a loro

 

***

 

-         Ogni uomo nasce con un letto assegnatogli dal destino, stupida Volpe! È come l'anima gemella… ma non mi aspetto che tu comprenda queste cose, perciò te lo dimostrerò coi fatti.

-         Do'aho…

-         Te lo dimostrerò, Kitsune! Ti farò vedere cosa un Tensai possa fare ad un ghiacciolo con un letto assegnatogli dal destino!!

 

***

 

Questo era stato sei anni prima. Il do'aho era stato di parola, glielo aveva dimostrato pienamente ogni singolo giorno di quella loro vita.

 

Hanamichi lo guarda un attimo sconcertato; e poi:

-         È un letto matrimoniale.

-         Sei sagace…

Una domanda, in un bisbiglio:

-         Chi altro dorme con me?

' Ok, è definitivamente tornato normale. Ma se spera di fare pace col sesso, si sbaglia. Non dopo quello che mi ha fatto.'

-         Io.

E allora succede una cosa buffa: la faccia di Hanamichi … be', sembra quasi… sgranarsi, sì, sembra sul punto di cadere a terra dallo stupore. C'è qualcosa in quegli occhi nocciola che lo turba, e lo invade con il suo senso di medicina stantia e amara in bocca: disgusto, incredulità.

-         T-tu sei g-gay?- domanda Hana fissandolo.

' A che cazzo di gioco sta giocando?!?' ringhia il moro nella sua testa.  La rabbia lo riassale con forza.

-         Siamo- lo corregge, sputando quasi la parola.

Sakuragi spalanca gli occhi ancor di più. Gli ricordano i documentari sulla natura che vedeva da bambino, la ripresa di un fiore nella sua totale fioritura, amplificandosi in pochi attimi. Così ora è Hana.

-         Cosa?- domanda smarrito, e non è una bugia, non è una finzione, lo conosce da troppo tempo… è smarrimento vero. Sente la peluria scura accapponarglisi sulla nuca.

' È  successo qualcosa di grave' riesce solo a pensare terrorizzato.

-         Siamo una coppia, Hana.

Deglutisce. Dio, da come l'ha detto sembra più una domanda che una cosa ritenuta certa fino a ieri.

 

(È tradimento? È questo? )

 

-         Lo siamo da dodici anni.

Hana lo osserva imbambolato per quasi dieci secondi, senza dir nulla.

Poi scoppia a ridere, all'improvviso, risata rauca e stridula, si tiene una mano contro la pancia sconquassata , l'altra batte il materasso con forza, su e giù, su e giù, il respiro, il respiro… 

-         Cazzo! Quarantanove scaricamenti- raglia con le lacrime che traboccano dagli occhi strizzati,- e alla fine sono frocio!!

La risata diviene più forte, più stridula, più isterica. Sembra un ululato dritto dritto da Skoll il lupo. Il mostro che divorò il sole nel Ragnarok, ora ha divorato il sole di Hanamichi.

La risata piano piano scema in uno sghignazzare da monello. Sakuragi si asciuga con il dorso della mano le lacrime sul viso, l'altra si tiene ancora gli addominali sussultanti. Lancia un'altra occhiata al ragazzo, poi scuote la testa e affonda la testa nel cuscino, si rimbocca sopra la testa le coperte.

-         Deve essere solo un brutto sogno - lo sente bisbigliare sereno, - e quando mi risveglio sono di nuovo a Kanagawa. E andrò da mamma, subito subito.

Chiude gli occhi e crolla dalla stanchezza.

Ma il ragazzo no. È da quando ha iniziato a bisbigliare

 

(SOLOUNBRUTTOSOGNOSOLOUNBRUTTOSOGNOSOLOUNBRUTTOSOGNO)

 

che si regge al  pomolo dell'armadio con tutte le sue forze.

Per non cadere.

Una volta il suo sostegno era Hana.

Ora una palla di legno.

Il mondo ha un senso dell'ironia da fare schifo.

 

Skoll.

Skoll.

 

Le dita strizzano inconsce, il legno morde la carne. Rimane a fissare il fagotto di coperte blu che è Sakuragi.

Quando lascia la presa per andare a chiamare Kogure per un consiglio, sul pomolo di legno  morbido sono visibili i solchi di cinque dita sottili.

 

 

 

***

 

°_° fine capitolo

Perché ogni volta che lo rileggo, continuo a trovare pezzi che non mi piacciono e li cambio-.-? Sta fic la so a memoria ormai-.-…

Monchaaaaan*__________*, auguriiiii!!!!

I commenti dei superstiti a tesla_vampire@yahoo.it !*_*

H & R: ah, perché pensi qlcn sopravvivrà a questo schifo è_é?

T: ç_________ç



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