Questa ff è dedicata a Dhely che tra poco meno di un'ora compie gli anni!!!!!!  Auguri*.*
Titolo: Immagini
SERIE: X-Men
AUTORE: Taurie
BETA: la mia twin Ewyn che rinrazio tantissimo*_*
RATING: R. Angst.
NOTE: i personaggi appartengono alla Marvel, io li utilizzo per puro divertimento senza alcun fine di lucro.
 


Immagini

di Taurie

 

"Ora invece, si guardava intorno e vedeva il divano comodo di alcantara, chiaro con i cuscini di broccato che Jean Paul aveva tanto insistito perché lo prendessero, perché era bello, e comodo, e poi perché stava così bene quando si osservava la stanza da quella peculiare angolazione che si aveva non appena si usciva dal bagno. La televisione al plasma di dimensioni spropositate, l'impianto home theatre con dvd, dolby surround e tutto il resto. Un paio di consolle per videogiochi, un pc con chissà quanti zillioni di megabyte di potenza, le tende ricamate a mano, le lenzuola di seta e .. tutto quello che Jean Paul aveva seminato lì, dalle dozzine di abiti, ai soprammobili, ai quadri, e le scarpe, i libri, i raccoglitori con gli articoli di quando era uno sciatore e gran parte degli incartamenti del suo lavoro di esperto di borsa. Tutto lasciato in giro, senza il minimo ordine."

Dhely, Luci Fredde 8.



Tornare a casa la sera.



"Casa", e non perché era dove dormiva, si lavava e ogni tanto mangiava, ma perché lì aveva costruito qualcosa che era fatto di carne e sangue, non solo di mattoni e legno.



A volte faceva quasi male pensare a quanto era stato vicino a perdere tutto. se fosse potuto tornare indietro nel tempo non avrebbe cambiato una virgola di quello che aveva fatto, eppure non poteva evitare di provare rimorso per il dolore che così aveva causato ai compagni della squadra, alla sua ex moglie, alla sorella e a Jean.



Pietro amava quegli attimi di solitudine prima che Jean Paul tornasse; spesso nervoso e pensieroso, la fronte aggrottata, che si distendeva nel momento in cui lo vedeva, perché i ragazzi l'avevano fatto inquietare .



Adesso era Pietro ad avere la fronte corrucciata, fissava un paio di raccoglitori lasciati aperti sul tavolo del soggiorno, indeciso su cosa fare: lasciarli lì, riordinare, o ancora meglio buttarli via; che imparasse a tenere a posto la sua roba, non era un adolescente!



Per lui l'ordine non era qualcosa cui doveva pensare, era un'attitudine che gli era diventata naturale. al contrario di Jean Paul, che se non lasciava qualcosa fuori posto non sembrava felice!



Pietro sorrise di se stesso. A volte si dimenticava che era anche per questo che lo amava. però non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi al tavolo per chiudere quelle custodie abbandonate e rimetterle al loro posto nella libreria. Nel sollevarle qualcosa cadde.



Pietro abbassò lo sguardo a terra e vide una busta di carta bianca. Si chinò per raccoglierla e rimetterla al suo posto, ma il peso e la consistenza attirarono la sua curiosità. non poteva aprirla, si disse, non poteva curiosare così impunemente tra le cose di Jean Paul. però qualcosa nella sua mente gli sussurrava che magari Jean Paul aveva dimenticato la busta, che era importante e se lui l'avesse riposta così senza controllare.



Pietro restò un attimo indeciso, poi risolse che se avesse dato un'occhiata non ci sarebbe stato nulla di male. giusto per essere sicuri che non fosse nulla di vitale.



Fotografie.



La busta conteneva vecchie fotografie: un bambino e una bambina che si tenevano per mano. gli stessi capelli neri, gli stessi occhi grigi. e lo guardavano sorridendo di là dell'abisso del tempo che li separava da oggi. Pietro chiuse gli occhi e sospirò: Jean Paul e la gemella Jean-Marie. Lei era morta anni prima, lui non ne parlava mai.

Era la prima fotografia di lei che vedeva, non ce n'erano neppure in giro per casa.



"Buonasera." sentì una voce mormorargli il saluto all'orecchio, mentre braccia forti gli circondavano la vita, facendolo sbilanciare lievemente all'indietro.



.Jean Paul.



Pietro trattenne il respiro. Si sentiva come un ladro colto in flagrante, ed effettivamente il suo era un crimine: ficcanasava nella vita privata e nel passato di Jean Paul come. beh, come la spia che era stato, e come quella che in fondo era ancora! Le abitudini di una vita non erano qualcosa di cui ci si potesse disfare in una manciata di mesi! E intanto stringeva ancora la fotografia in una mano e la busta nell'altra.



Sapeva che Jean Paul vedeva perfettamente cosa aveva in mano e, infatti, sentì allentarsi l'abbraccio che lo avvolgeva, mentre una mano sfilava dalla sua la fotografia. Pietro prese un respiro e si girò verso di lui: doveva spiegarsi, giustificarsi, dirgli qualcosa. ma tutte le parole gli morirono sulle labbra quando si voltò e vide gli occhi di Jean Paul.



Fissava la fotografia con uno sguardo lontano, remoto, inflessibile. forse era quello lo sguardo con cui l'avevano conosciuto i suoi nemici. e per la prima volta in vita sua Pietro ebbe paura di qualcuno che non era suo padre. qualcuno che lo amava, assurdamente, anche se era lui con tutte le sue fissazioni e la sua intransigenza; qualcuno che lui era riuscito ad amare al punto tale di chiedere perdono per averlo ferito: qualcosa che non aveva mai fatto con nessuno prima.



Qualcuno, la cui sola presenza, gli permetteva di respirare più leggero.



Poi quello sguardo si alzò su Pietro e mutò: limpido e presente, non ferito, non furioso, gelido di una rabbia fredda, limpida, assoluta... che non sembrava diretta verso di lui, però.



"Jean. io.".



"Non sapevo di averle ancora.." mormorò Jean Paul.



Pietro trattenne il respiro, gli sembrava che l'aria quasi crepitasse della rabbia di Jean Paul, come una tempesta magnetica.



Probabilmente era lui che s'ingannava, solo suo padre riusciva a rendere l'aria satura dell'elettricità della propria rabbia.



Stranamente quel pensiero gli diede coraggio.



"Vuoi parlarne?".



Solo un cenno impercettibile del capo come risposta, e Pietro seppe, e capì.



Si portò al fianco di Jean Paul e gli appoggiò una mano sulla schiena, in una lunga carezza che si concluse sul fianco. Lo condusse fino al divano chiaro dove lo fece sedere e gli porse la busta bianca.



Jean Paul la soppesò un attimo nella mano, prima di estrarne il contenuto e cominciare a farlo scorrere.



Fotografie.



Jean Paul e la sorella: bambini, ragazzi, adolescenti e adulti. queste ultime erano pochissime, alcune del periodo di Alfa Flight, altre scattate chissà dove. Loro due ad un bar, in una giornata di pioggia, che non fingevano neppure di sorridere, la stessa freddezza negli occhi. Dovevano avere avuto tempi difficili, incomprensioni, e Pietro si chiese se fossero mai riusciti a risolverle prima che lei. Non si poteva fare a meno di notare la differenza con quelle prime immagini, in cui sorridevano sempre, nello stesso identico modo, sembrava quasi si tenessero d'occhio a vicenda, e, guardando quella bambina che non esisteva più, Pietro sentì per la prima volta il morso della gelosia: quante cose sapevano quegli occhi che a lui non sarebbero mai state rivelate?



Pietro si rimproverò per simili pensieri, oziosi ed inutili, e ritornò a guardare Jean Paul che aveva poggiato il mucchietto delle fotografie sul piano di cristallo di fronte a lui e continuava a fissarle come se fossero un qualche diabolico manufatto.



Pietro agì d'impulso, senza pensare: prese la mano di Jean Paul e la strinse intrecciando le dita con le sue. l'altro uomo alzò lo sguardo su di lui, nei suoi occhi e aprì la bocca cercando di dire qualcosa, ma Pietro sorrise, lievissimo, e scosse la testa. Non c'era bisogno di dire nulla, sapeva già tutto. E sempre sorridendo si chinò verso di lui e lo baciò. lieve come il suo sorriso.



Jean Paul si staccò da lui e fece per parlare, ma Pietro gli mise un dito sulle labbra e scosse la testa e, cominciando a baciarlo mentre l'altro lo fissava interdetto. Prima dolcemente, poi con passione crescente, mentre lo faceva stendere sul divano mettendosi sopra di lui.



Jean Paul era piacevolmente sorpreso: Pietro prendeva raramente l'iniziativa, lasciando comunque sempre a lui il comando, ma quella sera c'era qualcosa di diverso: era come se volesse farlo sentire al sicuro, come se volesse dirgli: "Sono qui io a occuparmi di te.".



Jean Paul si abbandonò docile tra le sue braccia, si lasciò spogliare, accarezzare, baciare. e quando Pietro lo prese si aggrappò con forza alle sue spalle, affondandogli le unghie nella pelle e nascondendo il volto nell'incavo della sua spalla, mentre il piacere cresceva a ondate come la marea ed esplodeva come un'improvvisa aurora sull'oceano.



Dopo che lo stordimento del piacere fu passato restarono a lungo abbracciati guardando la luna e le stelle sorgere di là della grande vetrata nel cielo invernale, lasciando che il silenzio calasse sui ricordi tristi, come le tenebre che erano calate quella sera sul giardino e sul mondo oltre lo steccato.



Ma c'erano le stelle e c'era la luna ad illuminare il cammino che avevano davanti.