Disclaimers: This characters don’t belong to me. Eventual issueing gets me no profits. All rights reserved to the legitimate owner of the copyright.
Pairing SetoYuugi
Raiting Nc-17
Nota iniziale: faccio uso dei nomi originali del manga
Imago
di Mel
Il muro era freddo e sporco,Yuugi riprese conoscenza sbattendo lievemente le palpebre.
Si tirò lentamente a sedere.
Intorno era solo oscurità, silenzio ed umidità.
Improvvisamente ricordò.
"Dannazione…"imprecò violentemente contro sé stesso e contro la sfortuna
Era stato drogato e catturato.
Con la stessa facilità con la quale, con un buon retino, si può catturare una farfalla.
Ed il loro retino, la loro trappola era stata la serata festiva organizzata dalla CARD
Lui, come esperto di giochi di società e di ogni altro genere, vi era stato invitato ed aveva esteso ai suoi amici l’ invito.
Della prima parte della serata ricordava qualcosa, poi il buio…
Forse si trovava al primo piano o al secondo…insomma rammentava solo che era stato sfidato a carte da un uomo e mentre si disponevano comodamente al tavolo qualcuno, alle sue spalle, lo aveva addormentato con del cloroformio….
La sua testa continuava a lamentarsi incessantemente.
Non ricordava chi fosse quell’uomo con cui doveva giocare, se si fosse presentato, se facesse o meno parte della CARD.
Non sapeva nulla, se non che era prigioniero.
La nausea lo assalì improvvisamente, gli effetti peggiori della droga comparivano adesso.
Ma lui non ebbe il tempo materiale di preoccuparsene.
Un istante dopo un uomo dal viso incappucciato entrò nella cella, squadrandola in tutta la sua angusta larghezza, avanzando lentamente, per poi posare gli occhi su di lui.
Occhi freddi, occhi folli.
"Dov’è?"chiese lo sconosciuto con voce bassa e durissima
Yuugi si ritrasse impercettibilmente.
A cosa si stava riferendo?
Cosa cercava?
"Che c.cosa?"chiese
"Non fare finta di niente, tu sai dov’ è e adesso me lo dirai…"
E nel silenzio l’ uomo fece schioccare a terra la frusta che nascondeva in una mano.(E qui Mel si disconnette mentalmente e Lem prende in mano la storia…Hyme di’ addio a Yuugi….*__*)
Gli occhi di Yuugi si riempirono di timore..insano timore.
Non era un gioco.
Non era affatto un gioco.
E se non era un gioco lui non avrebbe potuto vincere.
"Andiamo, dimmi dov’è?DIMMELO, NON FARMI PERDERE LA PAZIENZA..!!!"
I colpi dell’ uomo facevano male.
Così male che Yuugi non aveva mai nemmeno pensato che esistesse un dolore del genere.
Aveva cercato di farsi forza fin da subito, ma stava cedendo.
Sentiva che presto gli avrebbe confessato anche ciò che non sapeva.
Cosa cercava quell’uomo?
Cosa voleva da lui?
Era legato, petto contro il muro, braccia stese sopra la testa, saldamente ancorate al muro di pietra, occhi pieni di lacrime trattenute per orgoglio.
"Co..sa….??Bas..ta ..non..so n.n.niente…"
Un'altra frustata lo raggiunse alla base della schiena.
Dio santo, bruciava come fuoco ……
"Non fare finta di non capire…la carta ‘Jolly nero occhi bianchi’…..voglio quella…non era nel tuo mazzo…dove l’ hai nascosta??PARLA!"
E sottolineò quell’ordine con un altro colpo veloce, su una coscia.
Yuugi si tese, mugolò, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirlo pregare.
"N..non esiste…una carta simile…..n.non l’ho ..mai vista….."
"MENTI!!STAI MENTENDO!!!"
E lo colpì.
Senza sosta.
Senza ragione.
Con accecata e sadica follia.
In silenzio, mentre perdeva finalmente conoscenza, Yuugi pensò ai suoi amici.
La quiete era irreale, ma tranquilla.
Yuugi sapeva che non aveva nulla da temere fino al tramonto.
Solo allora sentiva risuonare i passi sordi di quell’uomo, sentiva il piccolo sospiro metallico con il quale sganciava la frusta ben prima di trovarselo davanti.
Ed ogni giorno lo interrogava, lo torturava, lo seviziava.
Per una carta che lui non aveva mai nemmeno sentito nominare.
Un Jolly.
Un Jolly nero dagli occhi bianchi.
Inquietante….
Rabbrividì coprendosi con i brandelli della maglietta.
Non riposava né di giorno né di notte.
La schiena gli faceva così male da lasciarlo in lacrime.
Si strinse le ginocchia al petto, ma non voleva cedere alla disperazione.
Non si sarebbe mai arreso.
Mai.
No, sarebbe tornato dai suoi amici ed avrebbe ripreso ad essere felice.
Non erano passati che pochi giorni.
Due, tre forse.
Dio, quanto erano sembrati lunghi..
Adesso che anche quell’ uomo dal viso mascherato aveva cominciato a sospettare che forse lui non sapeva davvero niente non solo doveva sopportare ugualmente le sue torture per farlo parlare, ma riceveva pure colpi carichi del suo rancore e della sua frustrazione.
Quella carta del Jolly, per quanto misteriosa, doveva davvero essere estremamente importante.
Successe tutto in un istante.
Il rombo intensissimo di un’ esplosione fece tremare l’edificio fin nelle fondamenta, svegliando Yuugi.
Lievemente stordito e spossato il giovane si alzò, cercando di raggiungere il piccolo foro rettangolare sulla sommità della porta per sbirciare nel corridoio, ma la porta si spalancò in quegli istanti, scaraventandolo a terra.
Con un gemito dolorante il ragazzo si rimise a sedere e subito volse la testa, in tempo per veder sfrecciare un’ ombra nel corridoio.
Capelli castani al vento, un luccichio azzurro brillante in mezzo a tutto il resto.
Lo mormorò forte senza rendersene conto.
"Kai.ba?"
Seto si fermò.
Aveva sentito una voce.
Distintamente.
Tornò indietro, maledicendosi di non poter ignorare quella strana sensazione che sentiva.
E lo vide.
A terra, lacero, inerme.
Il suo nemico, colui che lo aveva umiliato in campo e che aveva mostrato a tutti la sua incapacità.
Avrebbe dovuto odiarlo veramente.
Avrebbe dovuto guardarlo, ridere ed andare via.
Avrebbe dovuto.
Ma i suoi occhi feriti più del suo corpo lo bloccarono lì, come il respiro che ti si blocca in gola quando non sai cosa fare.
Con sguardo duro disse infine.
"Puoi camminare?Muoviti!Andiamo via"
La fuga fu rocambolesca e difficile.
Il sistema di allarme che Kaiba aveva disattivato aveva provocato l’ apertura di quasi tutte le porte, comprese quelle delle celle nel sotterraneo.
Ancora stordito per essere stato sbalzato a terra ed incredulo per quell’aiuto insperato, Yuugi si limitava a correre come poteva.
La pelle della schiena e delle cosce, duramente provata, si lamentava gridando di dolore.
La vista a tratti sembrava attraversata da una sottile nebbia fitta, ma impalpabile.
Strofinarsi gli occhi contro il braccio non serviva che a prolungare l’ inevitabile.
Con un sospiro distrutto dovette afferrare all’ ultimo istante un lembo della giacca scurissima di Kaiba per non cadere in avanti.
Il ragazzo più grande si fermò.
Gettò uno sguardo seccato all’ altro, ma lo trovò affannato, sul punto di cedere.
Non aveva scelta.
Se non voleva lasciarlo lì si sarebbe dovuto fermare per farlo riposare.
Dannazione.
Non è che stavano correndo per sport!
Perdere il vantaggio accumulato con la sorpresa voleva dire mettere a repentaglio la riuscita di quel reid!
Sospirò.
Non poteva fare altro.
Afferrò Yuugi per un braccio e lo trascinò in un vicolo.
Erano riusciti a raggiungere i sistemi d’ incanalamento delle acque sotto le fondamenta.
Ed aperte le ultime grate sarebbero potuti fuggire.
Scelse un vicolo angusto, minuscolo, nascosto.
E si sedette a terra, spalle contro il muro.
Quasi cedendo sulle gambe Yuugi si lasciò andare in ginocchio, per raggiungere l’ altro angolino.
Ma un rumore improvviso fece agire Seto con decisione.
Con un solo strattone si tirò addosso il piccolo re dei giochi e gli intimò di fare silenzio.
Passarono attimi di tensione.
Poco dopo uno squittio irritato gli fece capire che erano solo topi in lotta per qualche carcassa di scarafaggio.
Fece per scostarsi di dosso quel ragazzo ed il suo inconsistente peso, ma vide i suoi occhi chiusi.
Che fosse così provato da aver ceduto subito?
Non sapeva per quale motivo stesse facendo tutto quello, né perché ancora non aveva avuto un solo comportamento degno del Kaiba di un tempo, ma non si mosse.
Non lo spostò, non gli intimò di levarsi da sopra, né lo lasciò lì per poi fuggire da solo.
Lo guardò.
Anche al buio poteva riconoscere gli strappi sotto i quali si intravedevano delle abrasioni.
Non sapeva cos’ era successo, né si era aspettato di trovare lì proprio lui, Yuugi.
Passò un attimo.
Un braccio di quel ragazzo dai capelli stranissimi scivolò a terra nel sonno, al lato del fianco di Seto e come riscossosi Kaiba si sollevò leggermente.
Si sfilò la giacca nera che portava sopra una camicia dello stesso colore e la stese sul corpo inerme che aveva su di sé.
L’ aria era umida in quel minuscolo anfratto e forse erano quelle ferite a portare via il calore che sentiva fuggire dal corpo appena tiepido di Yuugi.
Lo coprì, per quanto possibile e chiuse gli occhi a sua volta.
In ascolto, ma stranamente sereno nell’ animo.
Qualcuno chiamava il suo nome.
Yuugi riemerse a fatica dall’ opprimente senso di spossatezza che lo aveva avvinto e senza ricordarsi come, si ritrovò a fissare da vicinissimo due occhi azzurri e gelidissimi.
"Mutou, alzati in fretta, dobbiamo andare via"
Puntando involontariamente le mani contro le gambe di Seto, Yuugi si alzò faticosamente.
Il riposo gli aveva restituito un po’ di forze, ma si sentiva frastornato e sfinito.
Senza degnarlo di un altro sguardo Kaiba si mise in cammino e solo dopo alcuni passi Yuugi si accorse che quella che aveva sulle spalle non era la sua giacca.
Se la strinse addosso e sorrise.
Corsero ancora, nei dedali bui di quei canali, si fermarono infine davanti ad una grata circolare e Seto trasse di tasca una piccola pallina di uno strano colore grigio.
Ne pose pochissima su ognuna della otto giunture principali e con un accendino le fece ‘brillare’ fondendo il ferro arrugginito.
Fuggirono ancora fino a sbucare, dopo una seconda grata abbattuta, in una sorta di radura abbandonata.
Gli alberi selvaggiamente cresciuti attorno nascondevano passaggi sotto le ombre e ben presto i due raggiunsero una sorta di velivolo volante completamente automatizzato.
Con un comando vocale Seto ordinò l’ apertura dei portelli e l ‘accensione del motore.
Impostato lo schermo antiradar ed il pilota automatico il velivolo si sollevò e librandosi oltre le nuvole prese velocità.
Nel sedile accanto Yuugi si era già lasciato nuovamente andare alle dolci braccia ristoratrici di Morfeo.
Fra un’occhiata agli strumenti di bordo ed una davanti a sé Kaiba trovò un istante per guardarlo.
Per tutto il viaggio lo vide solo profondamente addormentato, avvolto strettamente nella giacca che gli aveva lasciato addosso.
Yuugi dormì a lungo.
Si risvegliò una mattina lievemente annuvolata, in un letto che non conosceva, in una stanza che non conosceva.
Si mise in piedi ed immediatamente il suo corpo si ribellò sonoramente.
Il piccolo re dei giochi si piegò a terra, rabbrividendo per il dolore e con immenso sforzo riuscì a stendersi sul letto prima di rovinare definitivamente al suolo.
Il suono affannoso del suo respiro fu interrotto dall’ aprirsi della porta.
Con il suo passo imperioso Seto si fece avanti.
Gli stessi vestiti di prima.
Allora non era passato poi così tanto da quando si era addormentato…
"Kaiba.."
Si fissarono un istante e subito Yuugi distolse il suo sguardo.
Con malagrazia Seto lasciò cadere sul letto una cassetta medica e moltissime bende.
"Ah grazie ….io.."
"Spogliati, veloce!"
Yuugi sbatté innocentemente le palpebre.
"Come?"
"Sbrigati, togliti quei brandelli di dosso, devo medicare quelle ferite prima che tu decida di entrare di nuovo in coma.."
Yuugi s’ imporporò, maledicendosi nel medesimo istante in cui sfuggiva ancora al suo sguardo blu penetrante.
"No, io …posso fare da solo, davvero, lascia pure tutto qui.."
"Tsk, non fare l’eroe, stupido.Come pensi di poterti guardare dietro la schiena?Con un terzo occhio?Muoviti, non voglio perdere altro tempo, voglio farmi una doccia"
Il tono brusco e perentorio di Kaiba non permetteva assolutamente di essere messo in discussione.
Con una lentezza che Seto giudico esasperante il ragazzo più piccolo iniziò a togliersi lentamente gli abiti sfilacciati.
Yuugi si sentiva avvolto in una strana sensazione.
La stanza sembrava girare attorno a lui e fitte d’ intensità diverse lo accompagnavano nei movimenti.
Eppure su tutto il turbinio interno che si sentiva spiraleggiare dentro prevaleva in maniera sconcertante un grande imbarazzo.
E non ne capiva la ragione.
Si stava semplicemente togliendo dei vestiti, anzi dei brandelli di vestiti.
Non avrebbe dovuto assolutamente provare tutta quella vergogna, che invece provava, nello spogliarsi davanti ad un ragazzo come lui.
Ma sperò di non tradire alcuna emozione e rimase vestito semplicemente della propria biancheria.
Kaiba lo spinse a distendersi fra le lenzuola fresche ed esaminò con occhio critico le ferite e le abrasioni.
I segni rossi di quelle che dovevano essere state pesanti frustate ricoprivano completamente la schiena e le cosce.
Ve ne erano sulle braccia, sui fianchi e qualcuna sul petto.
Con uno sbuffo il presidente della Kaiba Corporation prese degli unguenti e delle garze.
Ed iniziò a stendere sulle piaghe le abbondanti dosi di linimento che raccoglieva sulle dita.
Spalmava la crema e copriva con una garza.
Velocemente.
Forse con troppa poca delicatezza.
Yuugi mugolò quando le dita troppo svelte di Seto lo raggiunsero sulle cosce, lì dove la pelle delicata bruciava e doleva di più.
Gli fu impossibile trattenersi e, nonostante non avesse voluto, lasciò uscire in un soffio una supplica.
"Oddio, Kaiba…piano, per favore….fa male.."
E Seto non ne comprese il perché, ma quell’ unica frase, mormorata con quel tono umido contro i cuscini di uno dei suoi letti ebbe il potere di farlo fremere.
Massaggiò con più delicatezza la pelle delle sue cosce e stese con cura l’ unguento.
Si occupò a lungo di quei segni rossi, rallentando quando lo sentiva gemere con un filo di voce, ascoltando la sua supplica ed infine bendò le parti che poteva fasciare.
Lo lasciò tirando un lenzuolo su di lui, ordinandogli di riposare e di non disturbarlo più.
Poi, quando anche la visione di un suo occhio lucido di lacrime e socchiuso lo colpì con un forte sentire nella testa e nello stomaco Kaiba abbandonò la stanza per farsi una doccia calda.
Si spogliò del completo nero che aveva utilizzato per mimetizzarsi nell’ attacco alla sede segreta della CARD e s’ infilò una vestaglia bianca, lunga.
Poi sovrappensiero s’ infilò così nella doccia.
Aprì l’ acqua, portando una mano dietro al collo per accogliere la tiepida pioggerella e solo quando la seta leggera della vestaglia gli si incollò al corpo ricordò di non essersi spogliato del tutto.
Sbuffò ancora, irritato dai propri strani comportamenti di quel giorno e si liberò della stoffa in un fruscio bagnato e sensuale.
(Ed è qui che Hyme, sbavando assieme a Mel, si attacca al vetro della doccia e sbircia * ç *)
Quella sera stessa Yuugi si affacciò nel piccolo salone.
L’ espressione assonnata si perse di fronte alla tavola apparecchiata.
Il luogo dove si trovavano sembrava una vecchia villa di montagna, quasi uno chalet, ma senza tutto quel legno che di solito riveste le pareti per tenere caldo.
Kaiba sedeva su un divano nero sotto un’ immensa finestra dalla quale entrava la luce grigiastra di fine pomeriggio.
Con una punta insoffocabile di curiosità Yuugi si accostò al vetro per sbirciare il panorama.
Alberi, alberi, alberi.
Vide solo alberi.
Le loro chiome immense nascondevano il cielo e rendevano deboli fili i raggi morenti del sole.
"Dove siamo?"chiese voltandosi Yuugi
Seto sbuffò con indifferenza prima di replicare.
"In una delle ville della mia famiglia, nascosti in un bosco impenetrabile, irrintracciabili"
E sottolineò quell’ ultima, fondamentale, parola con uno sguardo freddo.
Sedettero a tavola e mangiarono.
La casa era vuota.
Yuugi ne ebbe la certezza quando vide Kaiba prendere cibi precotti e cuocerli nel microonde.
Per non porre una domanda diretta deviò leggermente e chiese.
"Tuo fratello, Mokuba mi sembra…non è qui con te?"
Seto gli lanciò uno sguardo spazientito consegnandogli la cena.
"Mutou, non sono qui in vacanza e questo non è un picnic!Dopo l’ assalto dell’altra notte devo nascondermi ed aspettare le loro prossime mosse. Questo non è un dannatissimo gioco."
E con il suo tono esasperato ed irato sconsigliò ‘gentilmente’ il suo ospite dal fare altre domande.
La sera portò con sé il freddo di quell’inizio autunno e Kaiba decise di accedere due piccole stufe al posto del grande camino.
Il fumo avrebbe rivelato ai loro nemici la posizione della casa nascosta nella foresta, sarebbe stata una mossa alquanto sciocca.
Avvolto nell’ ampia vestaglia di lana che il presidente della Kaiba Corporation gli aveva dato Yuugi si sedette sul divano, accoccolandosi in un angolo, le mani strette sulle braccia, il corpo dolorante, ma l’ animo sereno.
Gli faceva un effetto stranissimo vedere Seto così vicino, vederlo camminare avanti e indietro, osservarlo e non doverlo temere come tutti i nemici che aveva dovuto affrontare e che aveva sconfitto.
C’ era qualcosa di diverso in lui, qualcosa cha andava al di là della facciata da ragazzo freddo e potente, calcolatore ed abituato al comando.
Qualcosa che sembrava legarli, molto, molto lontano nel tempo.
Era solo una sensazione, sciocca forse, nata per quell’ aiuto insperato che stava invece ricevendo, ma era forte e delineata.
E non c’ era niente di male, si disse Yuugi, nel crederle.
Sedettero in silenzio.
Kaiba leggeva distrattamente dei fogli, sembravano tabelle e grafici e manuali.
Yuugi continuava a guardarlo.
Un istante ancora e consapevole di quello sguardo innocente addosso Kaiba fece l’unica domanda alla quale non aveva trovato risposta.
"Cosa volevano da te gli uomini della CARD?"
Yuugi ripercorse con il pensiero i pochissimi, atroci giorni passati in quella cella alla mercè di quell’ uomo che faceva sempre la stessa, incomprensibile domanda.
Reprimendo un brivido, che non dipendeva assolutamente dal freddo, il re dei giochi mormorò.
"Credevano che io sapessi qualcosa su una carta, una carta strana che non ho mai visto in vita mia…un jolly…"
Kaiba si alzò.
Prese una scatoletta dorata, piccola e sottile e la aprì.
Ne trasse una carta da Duel Monster e tenendola fra due dita la girò.
Yuugi sussultò distintamente mentre i suoi occhi osservavano con stupore un jolly nero dagli occhi bianchi.
"Sì, è quella…parlavano di un jolly nero dagli occhi bianchi.."
Seto si lasciò ad un sorriso sprezzante e rimise la carta nella sua dorata custodia, riponendola poi in una cassaforte a muro.
Yuugi si sollevò dal divano, fissando con occhi decisi Kaiba.
Non gli importava di ricevere le sue risposte taglienti né tantomeno i suoi sguardi seccati.
Voleva sapere.
Era a causa di quella carta se era stato imprigionato e torturato.
Era in diritto di conoscerne il motivo.
"Cosa ha di tanto importante quella carta, Kaiba?"chiese senza girare troppo intorno all’ argomento, guardando il ragazzo con aria seria
Seto lesse decisione in quelle iridi e sedendosi rispose.
"Quella non è una comune carta da gioco, Mutou, in realtà nasconde al suo interno un microchip contenente informazioni segrete e compromettenti"
"Che genere di informazioni?"chiese ancora il re delle carte
Seto incrociò le gambe, poggiando il mento sotto le mani, in atteggiamento riflessivo.
Non avrebbe voluto perdere tempo a spiegare proprio niente, ma il corpo ferito del suo compagno di scuola sembrava un motivo più che valido per rispolverare le corde vocali.
"Devi sapere che la CARD è diventata in questi ultimi anni una pericolosa concorrente commerciale della mia società, la Kaiba Corporation, nascondendosi dietro la facciata di emergente società fabbricante di giochi sociali conduceva segretamente ricerche minuziose su componenti elettronici, tentando di carpire molti dei progetti top secret su cui i miei tecnici stavano lavorando"
".."
"Ma non è tutto. Svolgendo un accurato lavoro di investigazione i miei uomini dei servizi segreti hanno scoperto che dietro la rispettabile ed onesta immagine di legalissima società si celava un’ organizzazione segreta dedita allo spionaggio industriale ed al commercio di organi, la Confederation Anti – Regulars Drafts, Confederazione Anti Tratte Regolari, C.A.R.D. appunto"
"Kami…"
"Circa un mese fa ho raccolto abbastanza materiale da creare un microchip incriminante che svela gran parte dei traffici segreti della C.A.R.D. e l’ ho nascosto abilmente in una carta di mia progettazione, il Jolly nero occhi bianchi. Ho inviato una lettera di ricatto ai dirigenti della C.A.R.D. minacciandoli di rendere pubblico il loro sporco commercio e li ho così ‘invitati’ a ritirarsi amichevolmente dalla competizione con la mia società"
Yuugi sorrise.
Conosceva perfettamente i metodi ‘amichevoli’ di Kaiba.
"Così quella carta l’ hai fatta tu..chissà perché me lo immaginavo…."scherzò mentre rifletteva di averla da subito trovata inquietante
Kaiba non rispose, fissandolo con astio.
Yuugi sorrise ancora.
Poi si rabbuiò, sedendosi infine accanto al compagno.
"Ed io cosa ho a che fare con tutto questo?Perché hanno rapito me, perché mi hanno interrogato, perché credevano che avessi io quella carta?"
"Perché era vero. L’ avevi tu."
"Che cosa?Chi .."
"Io, Mutou. Durante la tua assenza nell’ ora di laboratorio ho mescolato la mia carta alle tue."
"Ma non mi sono mai accorto di averla e loro hanno sequestrato il mio mazzo di carte e non hanno trovato niente…"
"Ho abilmente mascherato l’ aspetto della mia carta usando una tecnologia ologrammatica di nuova invenzione. La mia carta ha mutato aspetto pur conservando perfettamente integro il microchip e solo sottoponendola alla scannerizzazione di un mio programma informatico è stato possibile farle recuperare il suo aspetto originario.Quando mi sono accorto che ti avevano sottratto le carte mi sono dovuto introdurre nella base operativa segreta della C.A.R.D. , in Europa, per riprendermi il microchip…e questo è tutto Mutou"concluse Seto, omettendo che l’averlo trovato lì esulava dai suoi piani originali, aveva pensato che l’ avessero lasciato andare dopo aver preso le carte o che si fossero già sbarazzati di lui…ma evitò di dirlo.
Yuugi rimase in silenzio.
Le informazioni appena apprese giravano vorticosamente nella sua testa, ma ancora una domanda lo tormentava.
"Perché io, Kaiba?Perché hai scelto me?"
"Davvero non lo immagini?"
Yuugi rimase ancora in silenzio.
Quella non era una risposta e Kaiba lo sapeva.
"Tu, nonostante detesti ammetterlo, sei l’ unico che è riuscito a sconfiggermi sul campo da gioco, me, il più grande giocatore di Duel Monsters, ero certo che se fosse stata messa fra le tue carte la mia Jolly nero occhi bianchi non sarebbe andata persa in altri mazzi di sfidanti che ti avevano battuto…tutto qui, Mutou, né più, né meno."
Yuugi conservò ancora ostinatamente il proprio silenzio.
Qualcosa dentro di lui doleva e non era la pelle lacerata della schiena né quella delle cosce.
Era qualcosa di più interno e profondo.
Il ragazzo dai capelli stranissimi alzò dunque uno sguardo profondamente triste sul giovane che aveva di fronte e con un filo soffocato di voce chiese.
"Quindi io ……è solo per colpa tua se sono stato rapito….e ..torturato………perché?"
Seto fu investito da una non definibile sensazioni di ..colpa.
Lui poi…
Ma quegli occhi…quegli occhi così tristi…
Si alzò dal divano, mascherando con freddezza i propri assurdi sentimenti.
Se li sarebbe rimproverati dopo, adesso doveva una risposta a quegli occhi così…belli.
"Era un rischio contemplato e non ho potuto evitarlo, mi dispiace, è successo"
Yuugi sentì la rabbia invaderlo.
‘E’ successo?’
Come poteva pensare di cavarsela con un ‘ E’ successo’, sapeva benissimo da solo che era successo.
E tutto il dolore di quel ‘E’ successo?’
Dannato.
"Vai all’ inferno Kaiba"gli gridò contro e se ne andò, chiudendosi in camera
Yuugi passò la notte a maledire il ragazzo che lo ospitava per ogni minima fitta mentre gli occhi si riempivano di lacrime di rabbia che lui,per mero orgoglio, non volle versare.
Infine si addormentò.
La mattina seguente un odore forte di caffè lo destò.
L’aroma della moka penetrava da sotto la soglia della porta, spandendosi graziosamente nell’aria.
Yuugi si alzò, stiracchiandosi le braccia con uno sbadiglio.
Si trascinò in cucina, vagando per i corridoi vuoti e silenziosissimi ed una volta arrivato trovò Seto in piedi davanti ad una finestra, una tazza di caffè nero in mano.
(Chissà perché ho sempre immaginato che Kaiba fosse tipo da caffè piuttosto che da tè n.d.Mel )
Yuugi finse di non vederlo e si preparò dell’ acqua calda.
Posando con un suono secco la tazza sul tavolo Seto si apprestò a lasciare la stanza.
"Dopo verrò a cambiarti le bende, rimani in camera"ordinò il presidente della Kaiba Corporation
Seduto sul copriletto morbido Yuugi pensava.
E si sentiva lievemente colpevole.
Da quando era stato, per così dire, salvato da Seto e portato in quella villa non aveva più rivolto un solo pensiero ai suoi amici.
La strana convivenza con quel ragazzo di ghiaccio lo gettava a tratti in fiumi di sentimenti sempre più strani.
Per quanto non riuscisse ancora a credere che fosse tutta colpa dell’altro non aveva nemmeno la forza di mandarlo via quando veniva a prendersi cura di quelle ferite indirettamente causate da lui.
Si stendeva docilmente sul letto, dopo essersi tolto i vestiti di troppo e gli lasciava la libertà di toccarlo e di medicarlo.
Fu in una di quelle occasioni che il suo corpo sembrò diventare più caldo non appena le dita di Kaiba lo sfiorarono.
Seto non stava facendo niente di diverso dal solito, ma era lui a non riuscire a trattenersi.
Come se un’ inesistente febbre abbassasse le sue difese Yuugi lasciò libere di fluire le sensazioni e quando una mano candida arrivò ai suoi fianchi per massaggiare un segno rosso le sue labbra si schiusero in automatico,lasciando nell’ aria un sospiro roco che assomigliava troppo ad un gemito.
Kaiba si fermò un istante.
Non che pensasse di aver udito male, ma dannazione, quel ragazzino se ne usciva sempre con certi comportamenti.
Finì velocemente di curarlo e dopo avergli applicato garze e bende lasciò in tutta fretta la stanza.
Era passata più di una settimana, nonostante la gravità delle ferite le abrasioni stavano ormai guarendo e lui avrebbe potuto tranquillamente smettere di occuparsi di una simile incombenza.
Eppure non ci riusciva.
Che fosse quello l’ unico modo che il suo animo aveva per espiare inconsciamente di essere stato la causa della sofferenza di quel ragazzo così….indifeso?
Indifeso e dolce.
Innocente.
Lo sembrava davvero.
Seto scosse violentemente la testa.
Era sicuramente colpa della forzata convivenza.
Simili pensieri non erano da Seto Kaiba, cinico presidente di un impero commerciale e tecnologico.
I giorni passavano così, nel niente dell’inattività.
Yuugi aveva fatto qualche altra domanda ed aveva scoperto che il tempo da passare insieme sarebbe stato ancora lungo.
Kaiba aveva punito la sfrontatezza della C.A.R.D. passando ai servizi segreti nazionali le informazioni riservate contenute nel microchip e adesso aspettava che il governo organizzasse una retata e scovasse i capi di ogni filiale.
Oramai era solo questione di tempo, ma attendersi rappresaglie e attentati sarebbe stato il minimo.
Dovevano tenersi nascosti.
Almeno fino a che le acque non si fossero calmate.
Così i giorni trascorrevano mentre loro si evitavano.
Cene silenziose, sere davanti ad una stufa elettrica che riscaldava solo l’aria senza poter far niente per gli spiriti.
Yuugi sbadigliò.
Non era sonno, non era fame.
Era solo noia.
Erano seduti a terra, le spalle contro il divano su un tappeto a scacchi rossi e neri.
Yuugi pensò alle carte.
Le sue amate carte.
Era così tanto che non giocava….
Si alzò, sotto lo sguardo attento di Seto e tornò in camera a prendere il proprio mazzo.
Kaiba glielo aveva reso all’inizio della loro convivenza e in quell’occasione Yuugi gli aveva donato un sorriso luminosissimo che aveva regalato a Seto molti altri strani pensieri.
Rientrato in salotto Yuugi si sedette in terra e cominciò a guardare una per una tutte le proprie carte, rivivendone i ricordi e gli eventi che le legavano al passato.
In silenzio Kaiba lo osservava, lasciando scorrere gli occhi su tutta quell’innocente, piccola figura che aveva accanto.
Fu l’attimo dopo aver realizzato che per divertirsi dovevano essere in due a giocare che Yuugi si girò, cogliendo in flagrante lo sguardo enigmatico di Seto e gli sorrise.
"Una partita?"chiese soltanto
E Kaiba acconsentì.
Era quasi notte e stavano ancora giocando.
Il tempo in quella casa passava in modo così strano…
Quando erano insieme una sorta di elettricità li coglieva ed ogni sguardo in più rendeva le lancette dell’orologio così follemente veloci…
Yuugi non fece uso del potere del puzzle del millennio.
Non ve ne era bisogno.
Non stava lottando per la vita.
Non stava sconfiggendo un crudele assassino o un bastardo criminale.
Stava solo giocando con un compagno.
E si sentiva felice.
E sorrideva.
Erano in perfetta parità e continuavano a cambiare mostri e attacchi.
I loro life points diminuivano avvicinandosi inesorabilmente alla fine.
La partita si concluse con la vittoria di Kaiba.
Il ragazzo guardò con aria di superiorità il piccolo re dei giochi che una volta lo aveva battuto e attese che l’altro si arrabbiasse per la sconfitta.
Al contrario Yuugi sorrise.
"E’ stata una partita fantastica, giochi davvero bene Kaiba.."disse Yuugi sorridendo, i denti candidi in mostra, gli occhi felici
Così innocente.
Così dolce.
Perché?
Dannazione, perché continuava a pensarlo?
Lo voleva far indispettire.
Doveva cancellare quel sorriso.
Veloce afferrò tutto il mazzo e le cinque carte che Yuugi ancora aveva in mano.
"Bene, dato che ho vinto queste le prendo io.."disse serio
Yuugi lo fissò allibito per un istante, poi sbottò.
"Ehi, no!Non è giusto, non faceva parte degli accordi, non stavamo giocando per vincere"
"Tsk, Seto Kaiba gioca SOLO per vincere"
"Ridammele, Kaiba!!" sbuffò imbronciato Yuugi tentando di raggiungere le carte che Seto teneva in mano
Kaiba in tutta risposta alzò ancora di più il braccio e Yuugi, stile koala, vi si aggrappò per prenderle.
Litigarono ancora un po’.
"Dannato, mi prende pure in giro.."esclamò piccato Yuugi, osservando con occhi lucidi il sorriso furbo che si disegnava sulle labbra di Kaiba
"Seto, daiiiii"pigolò, senza accorgersi di chiamarlo per nome
E lo spinse così tanto, lo afferrò così improvvisamente che il mazzo scivolò via dalla mano, mentre Yuugi cadeva sul compagno.
Fu un attimo.
I respiri vicini come non lo erano mai stati in vita loro.
Yuugi si rialzò, in imbarazzo.
Attorno a loro le carte si erano sparse dovunque.
Sul pavimento, sul tappeto rosso e nero, sulla camicia nera di Kaiba, tutta laccetti e bottoni, sul pantalone vicino alla gamba lievemente sollevata.
Seto lanciò a Yuugi un vago sguardo di rimprovero, fissandolo con occhi seri.
Stringeva ancora in mano le cinque carte che gli aveva sfilato prima.
Poi sorrise.
E si rialzò.
Andando via.
Rosso in volto Yuugi raccattò tutto e ricompose il mazzo, infilandosi poi nella propria stanza.
Perché aveva a tutti i costi voluto cercare un contatto?
Perché continuava a guardarlo?
A cercare la sua compagnia, nonostante la casa fosse abbastanza grande da lasciar sempre un angolino vuoto per chi aveva desiderio di solitudine?
Kaiba non si seppe rispondere e non si domandò altro.
Era uomo d’azione.
I pensieri lo avevano sempre rallentato.
Nei due giorni seguenti Seto evitò di averlo attorno, ordinandogli persino di medicarsi da solo.
Yuugi se ne chiese il motivo.
Probabilmente Kaiba aveva del lavoro da svolgere, delle incombenze amministrative alle quali attendere anche da lontano o più semplicemente voleva rimanere da solo.
Non lo sapeva.
Eppure una volta scoperta la vicinanza non avrebbe voluto fra di loro tutta quella distanza.
Ma doveva anche ricordare che Kaiba non era tipo da convenzionali rapporti sociali.
Non poteva pretendere troppo o avrebbe rovinato anche quel poco che sembrava essersi creato.
Una sera di quelle Yuugi si incamminò verso la stanza di Seto.
Voleva almeno sapere in che condizioni versava la loro situazione.
Ne aveva tutto il diritto.
Bussò piano, ma non ottenne risposta così, per sincerarsi della sua assenza, aprì con circospezione la pesante porta.
Vagando con gli occhi per la stanza infine lo vide.
Seto era seduto nel vano della finestra davanti ad un’ enorme tenda bianca e candida che, sollevata dal vento ad intervalli regolari, copriva l’intera vetrata ed il suggestivo spettacolo del cielo notturno.
Bianco su bianco.
Bianca anche l’ elegante giacca candida indossata con noncuranza e lasciata aperta sul petto, così come scoperta era una delle braccia, mentre l’ altra,avvolta nel tessuto niveo posava discreta su una rientranza nascosta della maniglia della finestra.
I bordi dorati che decoravano quella veste elegante salivano ad intrecciarsi in raffinati arabeschi sul colletto, incorniciando preziosamente la gola del presidente, mentre gli occhi azzurro cupo riflettevano le pieghe celesti del bianco della tenda.
Yuugi lo osservò affascinato.
Seto sembrava realmente perso nei pensieri, lo sguardo distante, disperso in tutto un altro mondo che aveva il potere di renderlo ancor più bello, se mai ve ne fosse stato il bisogno.
Con un lieve colpo di tosse il re delle carte palesò la propria presenza.
Immediatamente lo sguardo vacuo di Kaiba si fece attento.
"Cosa fai qui?"chiese
Yuugi indietreggiò lievemente.
"Volevo solo sapere cosa succederà adesso che …quanto tempo ancora…."
Kaiba intuì.
"Non devi preoccuparti di questo, quando potremo andare via lo verrai a sapere"il tono aspro, seccato
Yuugi non si sentì d’ insistere.
"Ah…volevo sapere dove hai lasciato le bende, volevo cambiare la fasciatura, ma non riesco a trovarle.."
Seto si volse a fissarlo e sembrò perdersi ancora una volta nei pensieri.
Poi Yuugi lo vide alzarsi.
"Togliti le bende e vai a lavarti, torna qui dopo, penserò io alle fasciature"
Fu tutto quello che disse.
Ed il cuore di Yuugi ebbe due battiti furiosi.
Mentre l’ acqua scivolava sulla sua pelle eliminando ogni residuo di crema il ragazzo dai capelli stranissimi si sentiva attraversare da brividi d’ incerte spiegazioni.
Perché dopo avergli risposto con la solita sufficienza Kaiba desiderava prendersi cura delle sue ferite?
Non erano forse giorni che lo evitava sistematicamente?
Ed allora perché adesso erano tornati vicini?
Non lo sapeva.
Si strinse nell’ accappatoio enorme che Seto gli aveva messo a disposizione e tornò nella sua stanza.
Lo trovò in piedi.
Con un solo semplice gesto Kaiba gli ordinò di stendersi sul letto.
Solo in quell’ istante Yuugi rammentò, arrossendo, di non aver biancheria addosso.
Non si sarebbe mai spogliato completamente davanti a lui, no, sarebbe morto piuttosto.
Fece per tornare indietro, a prenderne nella sua stanza, ma Seto lo afferrò per un braccio, lo trascinò davanti alla sponda del grande letto matrimoniale e con pochi, rudi gesti lo spogliò completamente, lasciando cadere a terra l’ accappatoio.
Lo guardò intensamente, con finto distacco.
"Il tuo puerile imbarazzo mi snerva.."
Con poca grazia lo spinse sul letto e Yuugi non osò muoversi dalla posizione prona in cui era caduto.
Kaiba prese i vasetti dei linimenti e cominciò ad accarezzare le ferite con oli lenitivi.
Le sue mani pallide e nervose coprivano in pochi gesti tutta la delicata superficie di quella pelle morbida per poi ricominciare e regalare al ragazzo steso miliardi di frenetici brividi.
Reo della passione che seguì fu un unico gemito.
Incauto.
Che Yuugi, nella sua innocenza, lasciò uscire.
Ed era proprio quell’ innocenza ad attrarre profondamente Kaiba.
Quella candida ingenuità quasi infantile che contrastava paurosamente con la sporcizia che lui si sentiva nel cuore e nella nera anima.
Quell’ innocenza era un invito troppo grande, al quale lui aveva tentato di sottrarsi, ma che adesso riluceva sotto un corpo piccolo e chiaro, dolce ed inviolato.
Quella dolcezza che lui forse aveva sempre cercato.
Quell’ ingenua timidezza che gli faceva venir voglia di essere crudele, di farlo indispettire, di farlo arrossire.
Quella meravigliosa, strana, sua ingenuità che Seto voleva infangare, sporcare con il proprio corpo, con la propria bocca, con il proprio seme, per portargliela via e renderlo come lui.
Averlo indifeso sul letto gli faceva salire una voglia pazzesca di fargli del male.
Non ebbe più desiderio di controllarsi.
Lo girò e scendendo sulla sua gola lo morse, mentre le mani lo accarezzavano con vigore sui segni rossi.
Succhiò il suo collo, lasciandolo ansimare e sussultare per la repentinità di quel cambiamento.
Yuugi fremé.
Cosa stava succedendo?
Era sbagliato.
Sbagliato.
Non voleva.
No.
"Kaiba..no..lasciami"
Le dita irrequiete del presidente scesero sulle cosce, le strinsero, le massaggiarono mentre l’ odore dolcissimo dell’ arnica montana riempiva la stanza e le lenzuola.
Yuugi tentò di opporre resistenza, ma non poté sottrarsi poco dopo alla presa di Seto.
Con ampia soddisfazione il ragazzo dagli occhi azzurri afferrò a piene mani i glutei sodi del compagno e li strinse fra le dita, rubandogli un respiro accelerato.
"N.no….no,lasciam…i..cosa.."
Con prepotenza Seto gli chiuse la bocca coprendola con la propria, affondò le labbra sulle sue, penetrando in lui con la lingua.
Dopo minuti eterni Yuugi capì infine che non aveva altra scelta che la resa.
Sfiancato, nel tentativo di riprendere fiato, il re delle carte volle chiedere solo perché.
"Perché? ……..Dopo tutto quello che ho dovuto passare a causa tua perché vuoi ancora farmi del male, mi odi così tanto?"
Trafitto da quelle iridi viola e disperate, prigioniero di quel filo di voce Seto lo abbracciò con una dolcezza a lui sconosciuta.
"Chi ha parlato di farti del male? – chiese con un sorriso dei suoi – Al contrario ho proprio voglia di godere.. assieme a te…"
E fu tutto quello che disse prima che Yuugi iniziasse ad implorarlo.
Kami, era insaziabile.
Continuava a toccarlo, a massaggiare tutto il suo corpo come se fosse creta, a modellarlo fino a che non lo costrinse all’ eccitazione.
Kaiba affondò due dita nel vasetto della calendula e le trasse fuori umide e vischiose.
Aprì con dolce prepotenza le gambe del compagno e dopo una carezza al perineo andò a stuzzicare i contorni inviolati della sua apertura vergine.
Yuugi cercò di ritrarsi.
Lo supplicava ancora affinché si fermasse.
Smettesse e lo lasciasse andare.
Pur sapendo benissimo che non sarebbe mai successo, che sarebbero andati fino in fondo.
Kaiba certamente e Yuugi con lui.
Seto incurante delle sue preghiere si fece accogliere dalla sua stretta fessura, insinuandovisi con le dita.
Il ragazzo dagli occhi viola si tese, mugolò forte ed alla prima spinta delle nocche verso l’ alto si contorse, dimenandosi per liberarsene.
Piccoli graziosi gemiti e molti ansimi.
Tenuto fermo sulle lenzuola venne preparato con cura.
Finché non supplico di nuovo che bastava, che quelle dita erano troppo lunghe, che erano strane, che si muovevano troppo in fondo.
Come irritato Kaiba lo costrinse ad aprire ancora di più le gambe, lo penetrò a fondo con tre dita, spingendole dentro con foga.
Negli stessi istanti gli divorava la bocca, lottando con le sue labbra, esplorandolo con la lingua mentre l’ altra mano libera si chiudeva sul suo sesso.
Yuugi chiuse gli occhi lucidi di lacrime e si abbandonò sul letto.
Il piacere ed il desiderio che tutto finisse si combattevano senza tregua, sul campo da battaglia che era il suo cuore.
S’inarcò con un piccolo grido quando Seto premé nel suo corpo con i polpastrelli.
Kami, si sentì in un istante andare a fuoco e al contempo lo pregò di nuovo di smettere.
Stanco di tutto quel perdere tempo il presidente della Kaiba Corporation lo girò ancora, stendendolo prono sotto di sé.
Lo imprigionò con il peso del corpo e gli accarezzò ancora i glutei e la fessura, penetrandola a tratti con le dita, ammorbidendola mentre lo baciava sul viso girato, sulla bocca.
I respiri rotti di Yuugi riempirono ad un tratto tutta la stanza.
Seto si era sollevato in ginocchio dietro di lui e lo aveva afferrato per i fianchi.
Con poca gentilezza lo aveva trascinato su di sé dopo essersi aperto la cerniera dei pantaloni.
Facendogli strusciare il ventre teso contro le proprie cosce piegate Kaiba portò i glutei sodi di Yuugi a contatto con la propria virilità.
Seduto sui talloni, le gambe divaricate, il ragazzo dagli occhi azzurri strinse le cosce del compagno guardandolo.
Quella posizione di dominio lo esaltava.
"..tiprego..tiprego..no..Set..o"venne implorato
La piccola, umida apertura era ben visibile fra le due seriche rotondità esposte alla carezza dell’ aria.
Seto la invase con il suo membro rigido, affondando nel suo intestino con uno sbuffo di piacere.
Yuugi si aggrappò con tutte le sue forze alle lenzuola, gridando con tutta la voce che aveva.
Il dolore ed il piacere lo stavano uccidendo.
Inarcò il piccolo corpo più che poté, sollevando il ventre contratto dalle cosce su cui Kaiba lo aveva costretto e lo sentì scivolare ancora più in fondo.
Quando furono uniti Seto attese solo qualche istante.
E si spinse in lui.
Lo aprì con costanza, facendolo gridare ad ogni movimento.
Yuugi si agitava inquieto, faceva ancora male, ma il suo corpo sembrava non rifiutare affatto di sottoporsi a quell’ impietosa invasione.
Incurante Kaiba strinse saldamente le mani attorno alle sue cosce e se lo spinse contro sommandosi al movimento, raggiungendo in breve l’ ansa del suo retto.
Yuugi si sollevò di scatto, urlando.
Due lacrime gli scivolarono sul viso.
Si era sentito così pieno da scoppiare, irrimediabilmente aperto.
Seto sorrise dietro di lui e riprese a muoversi.
Lo riempì improvvisamente di piccole spinte delicate e cercò il luogo in lui sul quale dirigerle.
Lo trovò poco dopo, mentre lo sfilava per riprenderlo con violenza.
Lo tenne ben saldo ed in mezzo alle grida lo costrinse ad accettare tutti gli assalti dei suoi fianchi.
Spinse fino a perdere le forze, raggiungendo innumerevoli volte il fondo di quel corpo, mentre con le guance arrossate e gli occhi pieni di lacrime Yuugi provava un piacere che mai aveva immaginato.
Seto si morse le labbra.
Il suo piccolo corpo e la sua apertura stretta lo stringevano da troppo tempo.
Con foga Kaiba portò una mano sotto di lui e lo accarezzò trovando un accordo fra il ritmo con cui lo sfondava e quello con il quale stringeva le dita sulla sua virilità.
Yuugi venne scaraventato in un baratro folle di piacere/dolore.
Spinte troppo profonde in posti troppo piacevoli.
Si ritrovò a singhiozzare fra gli urli, supplicando adesso per qualcosa di diverso.
L’ apice, la fine di tutto quello.
Come impazzito Kaiba prese a muoversi dentro di lui, strappandogli gli ultimi ansimi.
Fece appena in tempo a vedere, sul viso sollevato di Yuugi un filo di saliva che colava lungo il mento che improvvisamente si riversò in lui, riempiendolo di seme.
Nell’ istante in cui l’ ultima invasione fu accompagnata dai fiotti brucianti di sperma Yuugi affogò nel più caldo degli inferni.
Sentì che il suo interno più profondo si scioglieva per poi ricomporsi mischiato all’essenza del suo nemico di un tempo.
Attraversato dalla folle sensazione che non fosse una cosa nuova per lui artigliò il letto con un grido viscerale e perse i sensi mentre un piccolo lago perlaceo si spandeva sulle gambe di Seto.
Seto riaprì gli occhi sospirando.
Con inusuale delicatezza sollevò i fianchi di Yuugi e lo fece stendere sul letto.
Lo guardò.
Era svenuto.
Kaiba si alzò.
I pantaloni macchiati dal piacere del suo compagno di scuola.
Prese la giacca bianca bordata d’ oro che gli era scivolata di dosso mentre faceva l’ amore con Yuugi e la usò per coprire il corpo messo di lato del ragazzo senza sensi.
Poi si diresse in bagno per una doccia che portasse via il sudore dal suo corpo affaticato.
Era notte inoltrata quando Seto tornò in camera.
Era rimasto in bagno per una ventina di minuti circa.
Appena rientrato gettò un’ occhiata al letto.
Yuugi si era inconsciamente rannicchiato sotto la giacca, troppo corta comunque per coprirlo del tutto e dormiva profondamente.
Seto si liberò dell’ accappatoio e sollevate le lenzuola si stese assieme a Yuugi nel letto.
Coprì entrambi.
Ma non lo abbracciò né finì di bendare le sue ferite.
Non voleva svegliarlo.
Aveva bisogno di riposare prima di affrontare la sua reazione…..qualunque essa fosse.
Così li trovò la notte, vicini, ma non insieme.
All’alba Yuugi aprì gli occhi, stordito e confuso, ma stranamente ..si sentiva al sicuro.
Si volse rigirandosi sotto le coperte ed incontrò un ciuffo di capelli castani che non erano i suoi.
Improvvisamente ricordò tutto quanto e tutto insieme.
Si portò le mani alla bocca per soffocare un ansimo stupito.
E mentre i suoi occhi viola scorrevano sulla figura di ragazzo che aveva accanto la sua mente pensava.
Aveva davvero fatto…l’amore con …Seto Kaiba?
Non ebbe tempo per domandarsi altro che due iridi azzurre si aprirono davanti a lui.
Imbarazzato e senza parole Yuugi mugolò qualcosa che doveva assomigliare ad un ‘buongiorno’.
Kaiba si tirò su, poggiandosi ad un gomito.
Si guardarono un istante poi Yuugi distolse i suoi occhi e fece per andarsene.
In fondo cosa credeva?
Ricordava perfettamente che Seto non aveva ascoltato nemmeno una delle sue suppliche, sapeva benissimo di non essere stato altro che un diversivo per la notte.
In fin dei conti ce n’ era di noia in quella casa, lontani dal mondo…
Seto improvvisamente lo afferrò per un polso.
"Devo rifarti le fasciature prima che tu vada.."disse con voce atona
E lo ebbe ancora.
Senza poter resistere lo fece suo di nuovo.
Fra i gemiti di piacere e le preghiere.
*
Erano ormai due mesi e mezzo che stavano in quella casa.
Erano ormai due mesi che facevano l’amore ogni giorno senza dirsi niente.
Yuugi non domandava.
Sapeva che tanto Kaiba non avrebbe risposto.
Così quando la passione decideva di muovere i fili della coscienza di Seto, non importava dove fossero, il presidente della Kaiba Corporation entrava nel suo corpo e lo possedeva.
Gli regalava piacere, vero, ma anche incertezza.
E non diceva mai niente.
Alla fine del terzo mese insieme Seto annunciò che potevano tornare a casa entro la prossima settimana al massimo.
Yuugi non seppe se gioirne o disperarsi.
La separazione appariva ineluttabile.
Eppure avevano condiviso cose che neppure gli amici ..mai…
Non sapeva.
La sera prima di partire era nel letto di Kaiba, come ogni sera.
Il ragazzo dai capelli castani lo stava accarezzando sulle cicatrici rimaste dai segni rossi.
Facendolo fremere…
Fra breve si sarebbe impossessato dei suoi fianchi per spingersi dentro.
E nel momento in cui lo fece Yuugi pensò che fosse tutto finito.
Che senza sapere perché era cominciata stava già finendo.
Senza una parola chiara.
Solo sguardi mentre lo apriva.
In salotto, sul tappeto, sul tavolo, in tutte le altre stanze, in bagno nella doccia, dovunque.
Avevano condiviso solo qualcosa che stava per morire.
E niente sarebbe stato come prima.
Aprendo gli occhi, che teneva chiusi per il piacere di affondare in lui, Seto volle guardarlo.
Vedere che, nonostante tutti i suoi tentativi, il suo sguardo sarebbe rimasto innocente ed ingenuo, anche stravolto dal godere dei sensi.
Quello che vide invece furono solo due lacrime che scorrevano verso le tempie.
Fermò un attimo le spinte per stringerlo forte.
"Se senti dolore perché non parli?Come posso da solo immaginarlo ?"chiese lui dagli occhi blu
Yuugi si limitò a mandar giù altre due lacrime e scosse la testa.
"Continua…"mormorò solo
Dopo l’ orgasmo che li colse insieme, riposarono alcuni istanti.
Di nuovo le lacrime premettero ai suoi occhi e Yuugi non le cacciò via.
"Perché piangi?"domandò ancora Seto, rimanendo nel suo corpo
"Domani….non saremo qui…e tutti questi giorni non avranno mai avuto significato….."
"Cosa vorresti?"
Yuugi scosse la testa.
"Non lo so"rispose con un filo di voce
"Dormiamo"disse solo Kaiba
E dormirono insieme.
Vicini, ma non uniti.
Il mattino seguente Yuugi si destò, appoggiandosi poi con la schiena alla testiera del letto.
Pensando a tutto e a niente.
Che avesse davvero già cominciato da tempo ad amare l’immagine di quel ragazzo dagli occhi azzurri?
Che fosse quello il motivo per il quale gli aveva perdonato la costrizione usata la prima volta?
Cosa voleva da lui, da loro?
Chiuse gli occhi, stanco e li riaprì, sospirando.
Il presidente della Kaiba Corporation si svegliò di lì a breve.
E sedendosi sulla sponda del letto lo baciò.
"Io non sono tipo da ricorrenze, compleanni, mesiversari, anniversari, feste di Natale o simili. Non sopporto nemmeno l’idea di vedermi fare dei regali di San Valentino o comprare maglioni uguali per indossarli insieme o uscire mano nella mano e cose simili… se ti può andar bene così troveremo il tempo per vederci nei miei uffici, a scuola o dove possiamo…..se ti può andar ben.."
Fu interrotto.
Due braccia lo avevano cinto da dietro ed un viso bagnato si era posato sulla sua schiena nuda e caldissima.
"…mi basta quel ‘vederci’…..davvero…"sussurrò Yuugi
Senza che nessuno lo vedesse Seto sorrise, di cuore, abbassando la testa e posando una mano su quelle che lo stringevano.
"In fondo –disse con finta aria seccata – devo occuparmi di metterti la crema…"
Yuugi rise.
"Le mie ferite sono tutte guarite e lo sai, non devi mettermi più nessuna crema…."
Con un guizzo Seto lo afferrò imprigionandolo sotto di sé.
Lo baciò con passione, leccandosi le labbra una volta rialzatosi.
"Tsk…avrò sempre un posto dove mettertela…"
Fine
Note di Mel:
La presente storia si svolge diciamo verso il settimo, ottavo numero del manga, quindi è tutto come sempre e Yugi non ha ancora né il pieno controllo dei poteri né la conferma di essere stato in passato Yami(Atemu.
Premetto che io non assolutamente un tubo-nulla della storia di Yugi-oh e retroscena vari…in fondo quello che ero chiamata a fare era descrivere le immagini (leggasi : fare una lemon super hentai n.d. Lem)che Hymeko aveva scelto e visto che la mia puccia adorata mi ha così ‘gentilmente’ invitata (leggasi : ricattata) ho tirato fuori questo sputo di fic…..speriamo ti piaccia carciofina!!!!!
E’ tutta per te.
Da Mel
I miei più sentiti ringraziamenti a Chikara che alle 5 terre mi ha ispirato la via per scrivere questa fic e che indirettamente mi ha dato lo spunto per la posizione nella lemon.
Chika sei la meglio!!!!!
Baci Mel
^____=
E ovviamente non poteva mancare.
L’ angolo degeneratico:
Yuugi sorrise.
Conosceva perfettamente i metodi ‘amichevoli’ di Kaiba.
"Così quella carta l’ hai fatta tu..chissà perché me lo immaginavo…."scherzò mentre rifletteva di averla da subito trovata inquietante
Kaiba non rispose, fissandolo con astio.
Yuugi sorrise ancora.
"Senti Mutou se proprio devi venire a parlarmi di estetica abbi almeno la decenza, prima, di raderti quell’ insalata bicolore che ti cresce in testa…."
"ç___ç Seto cattivo!!!!!"
A propos dei capelli di Yuugi, quando parlavo della trama con Chika le narravo..
"Ed allora lo catturano e lo torturano …ma non so il motivo…"
"E’ semplice – rispose lei – perché trovano orrendi i suoi capelli …."
Yuugi: – .–
E questa è un regalo omaggio per tutte le lettrici:
Gli incontri che Kaiba ha promesso a Yuugi in ufficio.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
| |