Image Me and You

parte III

di Releuse


 

Più tardi, in palestra si svolgevano gli allenamenti...

 

Un leggero imbarazzo.

Un po' di timidezza.

....si fa forza....

Un bel respiro...

 

“Hey, stupido kitsune!Smettila di darti tante arie e passa la palla al mitico Sakuragi, il numero uno della prefettura di Kanagawa!”

“Hn? Pfiù...sì, il numero uno degli imbecilli!”

“Come osi? Kitsune spelacchiata!”

“Do'hao!”

“Baka!”

 

I due eterni rivali si stavano fulminando con lo sguardo.

 

SBONK! TONK! SBONK!

 

E cominciarono pure a menarsi, come di consueto.

 

“La volete smettere voi due? Cos'è? Siete tornati in voi?” Ryota si avvicinò a loro minaccioso.

“ Pensate ad allenarvi invece di litigare!” Li sgridò Mitsui.

 

La squadra era in fermento. L'allenamento pesante cercava di compensare la sconfitta che i ragazzi avevano subito il giorno prima.

Per fortuna tutto sembrava essere tornato normale agli occhi degli altri giocatori dello Shohoku. Sakuragi E Rukawa non erano più strani come il giorno prima.

 

“Ecco in azione il re del rimbalzo!” Gridò Rukawa afferrando la palla rimbalzata sul canestro da un tiro di Mitsui.

 

SBONK!

 

Il ventaglio di Ayako fece giustizia sulla testa rossa di Kaede.

 

“Sakuragi! Chi ti ha detto di metterti in mezzo!”

 

“Ayako, cattiva!”

Kaede si teneva la testa dolorante...fare la parte del do'hao aveva anche i suoi lati negativi, purtroppo!

 

“Scansati, do'hao...” Disse Hanamichi con sguardo severo  mentre si preparava a tirare a canestro, riuscendolo, con  grande fortuna, a centrare...

 

“Come osi parlare così al tensai? Eh, kitsune?”

“Le schiappe devono farsi da parte....”

“COSA? Guarda che il mio talento è un milione di volte superiore al tuo...!”

“...sì magari in una delle tue prossime cento vite...”

 

Era divertente. Sakuragi pensò che fosse davvero divertente imitare l'atteggiamento del kitsune. Fare quelle facce da indifferente lo gasava tantissimo.

Inoltre si divertiva nell'osservare il kitsune che lo imitava: era proprio bravo. Ma sicuramente non ancora all'altezza dell'originale!

Dal canto suo, anche Rukawa in fondo trovava divertente imitare il do'hao. Era strano per lui, eppure dentro quei panni si sentiva più libero di muoversi e parlare, cosa che gli veniva davvero difficile quando era se stesso. Guardando Hanamichi che lo imitava, lo portò a riflettere sul suo atteggiamento.

Proprio vero.

Certe volte era davvero insopportabile!

 

“SMETTETELAAAA!!!!” Urlarono Ryota e Mitsui in coro.

 

“Oh, oh, oh, vedo che siete tornati in forma...” L'allenatore Anzai si avvicinò ai due con la sua espressione beata.

“ Mi auguro che nella prossima partita non commetterete più errori....oh oh oh. Era molto divertente...”

 

Rukawa pensò se era il caso di farlo. Se ne vergognava, ma doveva sforzarsi. Lui era Hanamichi Sakuragi.

 

“AH; AH; AH! Ma che dici, nonno?” IL ragazzo cominciò a dare colpi sotto il mento grasso dell'allenatore.

“Credi davvero che il tensai possa compiere errori? È impossibile!”

 

“Molla l'allenatore, Hanamichi!” Gridò Mitsui.

“Uff! Il solito do'hao....”

“Io sono il tensai, stupido kitsune!”

 

 

 

L'allenamento continuò fino a serata inoltrata.

Alla fine, dopo la consueta doccia, lo spogliatoio cominciò a svuotarsi, lasciando solamente Hanamichi e Kaede che, per un tacito accordo, si aspettarono l'un l'altro.

Infine rimasero solo loro due.

 

Silenzio.

Entrambi i ragazzi chiusero il proprio armadietto.

 

Clack.

 

“......”

“.....”

“....pff...”

“...pf...”

 

“AH! AH! AH! AH!AH!” I due ragazzi iniziarono a ridere  intensamente, con tutto il fiato che avevano nei polmoni.

 

“Ma li hai visti? Ci sono cascati in pieno, Rukawa!” Rideva Sakuragi con una mano allo stomaco per sorreggersi.

“Già...è incredibile!” Rispose Rukawa cercando di contenersi. Ma non era possibile, la cosa lo aveva divertito tantissimo! Non poteva negarlo.

“...quando hai palpato il mento del nonno per poco non scoppiavo a ridere...ohi, è stata una cosa memorabile!” Sakuragi si asciugò gli occhi: piangeva dal ridere!

“...è stato terribile, non ricordarmelo!” Esclamò Rukawa scuotendo la testa.

“Ah, ah, ah! Immagino! Certe cose sono fattibili solo dal vero, unico, inimitabile tensai!”

“Ah, Bè. Però devo dire che mi hai stupito. Nell'allenamento non hai fatto troppi errori di gioco...mmm...si vede che il mio corpo si ricordava bene come muoversi!” Ironizzò Kaede.

 

Inutile. Non poteva rinunciare ad attaccare Hanamichi. Era più forte di lui.

 

“Come ti permetti? Io ho giocato bene perché so giocare bene. Meglio di te, kitsune incapace!”

Ed Hanamichi non poteva rinunciare alle sue risposte immediate...

 

Però era diverso dal solito. Era tutto diverso. I loro insulti questa volta non erano carichi d'astio o rabbia. Non ostentavano l'odio che i due eterni rivali si erano reciprocamente dimostrati fino a quel momento.

Erano parole scherzose, ironiche, divertite.

Ma in fondo...si erano mai davvero odiati?

 

“Hn? Ma cosa dici?”

“Che sono migliore di te!AH! AH! AH! Comunque tu mi hai imitato discretamente, diciamo. Non eri all'altezza dell'originale, però ci sei andato vicino...” Sorrise strizzando un occhio Sakuragi.

“...hn? E che posso farci? Mi sei sempre fra i piedi...”

 

Era una risposta ambigua quella di Rukawa. Il ragazzo la pronunciò con un accento di serietà, fissando negli occhi Hanamichi, per pochi attimi finché...

 

Buio.

Non si vide più nulla. Improvvisamente le luci al neon che illuminavano gli spogliatoi si spensero, oscurando tutta la stanza.

Era impossibile vedere la qualsiasi cosa.

 

“Hey, ma...che succede? È andata via la luce?” Si domandò Hanamichi smarrito per pochi secondi.

 

Nessuna risposta.

 

“...kitsune? Oltre alla luce ti si è spenta la parola? O il cervello?”

 

...

 

“Kits...mpf!”

 

Hanamichi si sentì afferrare le spalle di colpo e qualcosa invase le sue labbra. Una bocca umida e calda lo intrappolò, mentre una lingua furtiva si insinuava con irruente passione nella sua.

Il ragazzo dapprima si stupì per quel gesto improvviso, ma, complice quella sensuale oscurità, quel calore che improvvisamente si scatenò nel suo cuore, la morbidezza di quelle labbra, si lasciò andare. Abbracciò così quel corpo che sentiva sempre più a contatto col suo e ricambiò quel bacio con altrettanta passione.

Sapori diversi, insoliti si mescolavano nelle bocche dei due ragazzi. Un gusto che non avevano mai sentito prima. Era il proprio sapore che sentivano nella bocca dell'altro? O il sapore dell'altro si era finalmente fatto sentire nelle loro bocche?

Non se lo posero, questo problema. Sapevano che in quel momento, privi di luce, privi di un'immagine, non aveva più importanza quale corpo possedevano. Erano solo Hanamichi e Kaede, confusi nella notte. Una cosa sola.

 

Sakuragi sentì le mani di Rukawa invadere i suoi capelli, afferrarli, stringerli, mentre con la  bocca, quasi con delirio lo mordeva...sulle sue labbra, sul mento, sul collo. Poteva sentire quel respiro solleticare la sua pelle, eccitare la sua carne. In quello stato d'estasi Hanamichi strinse le proprie mani sui fianchi di Kaede, avvicinandolo a sè, morbosamente, mentre con la lingua intingeva l'orecchio del ragazzo, strappandogli gemiti soffocati. Kaede, inebriato da quelle improvvise scariche di piacere, afferrò il sedere del ragazzo, lo strinse con forza e con un colpo secco lo spinse verso di sè, mettendo in contatto violentemente entrambi i bacini, entrambi i sessi, ormai accesi per quel gioco sensuale.

Gemettero entrambi, senza smettere di baciarsi, di assaporarsi.

Rukawa spinse Hanamichi contro gli armadietti e quando sentì il ragazzo con le spalle al muro gli afferrò le braccia, portandole sopra la testa per bloccarne i polsi con una mano. Ora Sakuragi era legato, di fronte a lui. Cominciò a baciarlo, di nuovo, con passione, mentre si avvinghiava sempre di più col corpo sopra quello del ragazzo, facendoli aderire perfettamente. Hanamichi poteva sentire il petto di Rukawa contro il suo,  il movimento del suo bacino che ondeggiava sfiorando il suo più volte. In quel punto sempre più infuocato.

Poi la mano, calda e lenta, di Rukawa cominciò a scendere più giù...il petto, i fianchi, per fermarsi lì. Dove i pantaloni di Sakuragi si erano fatti più stretti. E lì cominciò a sfiorarlo.

 

“mmm...”

 

A raggiungerlo.

 

“ Ah!...”

 

A toccarlo con insistenza.

 

Hanamichi intanto accarezzava la testa, i capelli, il petto di Rukawa, mentre cominciava a sentire quella mano cercare di farsi strada sotto l'indumento...

 

 

“Ah, Ru...mh!” Hanamichi trattenne il respiro.

Rukawa si bloccò.

 

Una paio di occhi blu.

Un paio di occhi nocciola.

Era tornata la luce.

 

“AH!”

 

I due ragazzi arrossirono di colpo e con movimento fulmineo si staccarono l'uno dall'altro dandosi le spalle.

 

Se stessi.

Tornarono alla realtà. Stavano toccando...se stessi. Erano i loro corpi quelli che stavano toccando.

Entrambi si vergognarono da morire. Per diversi minuti non riuscirono a parlare.

 

“Io...vado...” Disse improvvisamente Rukawa  prendendo la sua borsa.

“A...anche io...” Rispose balbettando Sakuragi incapace di guardare l'altro in faccia.

 

Uscirono dalla palestra. Il cielo scuro era avvolto da un manto stellato.

L'aria fresca liberò i due ragazzi dal torpore in cui si erano chiusi, permettendo loro di poter respirare profondamente. Fecero pochi passi fino al cancello dell'istituto, in silenzio.

Fu Hanamichi che improvvisamente si bloccò, attirando l'attenzione del compagno.

 

“Senti...quello che noi, cioè, prima...non...” Diceva frasi sconnesse mentre la vergogna s'impadroniva di lui.

“Avrei continuato...” Rispose serio in viso Rukawa.

“Cosa?”

“Se non ti fossi spaventato...”

 

Hanamichi strabuzzò gli occhi. Non capiva...

 

“Ma quale spaventato Rukawa! Anche tu ti sei spaventato!”

“Non è vero! Sei tu che ti sei agitato per primo! E mi sono scostato per quello!”

“...che diavolo dici? E poi...eravamo...non siamo nei nostri corpi!”

“E allora?”

“Come allora! Non posso fare...em, quella cosa che stavamo facendo...con il mio stesso corpo!!” Hanamichi si agitò.

“Uff. sei un do'hao!” Sbuffò scocciato Rukawa stufo dell'imbarazzo del numero dieci. Possibile che non riusciva a parlarne in maniera normale?

 

“E tu un kitsune testardo!” Replicò Sakuragi.

 

I due ragazzi iniziarono a guardarsi con sfida.

 

Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

 

Un fischio nell'aria.

 

“ATTENZIONE!!!”

 

 

SBONK!

Una pallonata che raggiunge nuovamente la testa di Hanamichi, che va a sbattere su quella di Rukawa, che le invade con un intenso dolore. Forte. Insopportabile. Pungente.

 Inesorabilmente doppio.

 

 

 

“Hana! Rukawa! Hey! Siete vivi?”

 

...la voce di Mitsui in lontananza.

Una luce fastidiosa che impedisce agli occhi di aprirsi.

 

“...mh, Mitchi?”

“Hn?”

 

Hanamichi e Kaede aprirono gli occhi: erano distesi a terra e sopra di loro potevano vedere le facce di Mitsui, Ryota e Ayako guardarli con stupore misto a sollievo.

 

“Finalmente vi siete ripresi! Pensavamo non vi sareste svegliati più...!” Esclamò con un respiro di sollievo il playmaker.

 

Sakuragi e Rukawa ancora con la testa dolorante e un po' confusi si guardarono intorno.

Era giorno. Si sentivano in lontananza delle voci, mescolate, un po' fastidiose.

 

“Ma...che è successo?” Chiese Hanamichi guardandosi intorno cercando di mettere a fuoco le immagini. Si sentiva la testa scoppiare.

 

“Bè, è venuto uno del club di calcio dicendo che vi aveva colpito con una pallonata. Che tu sei andato addosso a Rukawa e che vi siete dati una bella capocciata!” Rideva Mitsui.

“...sì, però dicevano che non si stavano più riprendendo!” Sottolineò Ayako.

 

“Mh? Il pallone di calcio...? ma come..”

 

Quella bocca. Quelle mani....

 

“Ah!”

 

Improvvisamente la mente di Sakuragi riacquistò lucidità. Il ragazzo si alzò di scatto.

 

“Non così veloce Sakuragi!” Esclamò la manager preoccupata per la sua botta in testa.

 

Il ragazzo si guardò intorno. Era a scuola. Ed era mattina! Ed aveva la divisa! E... Rukawa era di fronte a lui ancora seduto per terra!

 

Rukawa seduto di fronte a lui?

Hanamichi si fermò un attimo. Poi si guardò le mani, le braccia, si toccò in viso.

 

Anche Rukawa si portò la mano sotto gli occhi guardandosi un po' perplesso. Anche per lui c'era qualcosa che non andava.

 

“Sì, tranquillo, Hana! Sei tutto intero!” Gli disse Mitsui mettendo una mano sulla spalla del rossino.

 

L'aveva chiamato Hana!

Questo significava...che era tornato in lui! Non poteva crederci! Finalmente! Stava per esplodere di gioia quando improvvisamente gli venne un dubbio: Perché diavolo era in quel punto? Di mattina?

 

'Mah...io e Rukawa, dopo em, quello...eravamo sul cancello...e un colpo...'

 

“Bè, ora che vi siete ripresi non c'è tempo da perdere! Forza!” Esclamò Ayako afferrando Hanamichi per un braccio.

 

“...c'è la partita con il Ryonan fra poco!”

 

“....CHECCOSA?” gridò Hanamichi.

“Che stai dicendo? Quale partita!”

“Come quale partita? Ma l'amichevole, no? Cos'è la botta in testa ti ha prosciugato la memoria?” Ribattè Ayako trascinandolo via.

“Ma comeeeeee! Lasciami, Ayakoooooo!!!” Sakuragi allungò la mano verso Rukawa. Vide che il moro lo stava seguendo con lo sguardo. Ma cosa c'era in quello sguardo? Non lo capiva.

Perché Rukawa non diceva nulla? Possibile che...fosse tutto un sogno?

 

Se ne convinse.

Alla fine della partita ne era convinto. L'incontro era stato vinto comunque dal Ryonan. Con lo stesso punteggio.

Quello stesso punteggio di cui il rossino si ricordava. Eppure... si svolse tutto normalmente.

Il gioco di Sendoh. I suoi scontri personali con Rukawa. I rimbalzi di Hanamichi. I suoi slam dunk. E gli insulti al porcospino. E al kitsune. Soprattutto a lui, con insistenza.

Niente. Reagiva come al solito.

Con il suo “Do'hao”.

Come sempre.

 

“...è stato un sogno. Incredibile...” Continuava a ripetersi Sakuragi, mentre si faceva la doccia. Mentre si vestiva, mentre chiudeva l'armadietto.

 

Lo scambio. La mamma di Rukawa, Setsuna, Yugo.

E loro due...

Possibile fosse tutto un sogno?

 

“...è così...” Sospirò infine.

 

Aveva salutato i compagni di squadra con noncuranza, sul cancello dell'istituto, mentre Kaede era ancora lì in mezzo a loro. Si erano guardati per un istante, ma da nessuno dei due uscì alcuna parola. Neanche un insulto.

Stranamente erano rimasti da soli in quel momento. La squadra era tutta andata via.

E loro lì a guardarsi.

Per non dirsi niente.

Si diedero le spalle...ed ognuno proseguì per la propria strada...

 

 

 

Un minuto...

Due minuti...

Tre minuti...

Cinque minuti...

Cinque minuti e Kaede e Hanamichi, nonostante fossero lontani, si fermarono nello stesso istante.

 

 

 

Rukawa si guardò intorno. Osservò la strada, le case, i cancelli.

Sakuragi fece la stessa cosa. Osservò la strada, le case, i cancelli.

Entrambi pensavano che c'era qualcosa che non quadrava.

 

“Non è possibile!” Dissero contemporaneamente in preda allo stupore.

 

Se ne resero conto in quel preciso istante.

 

“Sto andando a casa di Rukawa!”

“Sto andando a casa di Sakuragi!”

 

Un unico pensiero...

 

La gomma delle scarpe stridette al contatto improvviso con le loro scarpe.

Una corsa su quella stessa strada.

Nuovamente il cancello dello Shohoku.

 

Hanamichi E Kaede si trovarono al punto di partenza. L'uno di fronte all'altro, affaticati e col fiatone per la corsa improvvisa e per l'emozione che li aveva coinvolti.

Si guardarono, con stupore.

Neanche Rukawa riuscì a nascondere la sorpresa.

 

“Kitsune, ma allora tu...io credevo...”

“Hn? Veramente ero io che credevo....”

 

“Ah, ah, ah, ah,,ah!” Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.

 

Dentro di sé si sentirono sollevati. Di essere tornati se stessi. Di non aver sognato. Di sapere che anche l'altro ricordasse ogni cosa.

 

“ Siamo pazzi, Rukawa!” Esclamò ridendo Hanamichi.

“Sì...”

 

Rukawa poggiò la sua mano dietro la testa del ragazzo...

 

“E io voglio continuare questa pazzia...” concluse Kaede.

 

Catturando le labbra di Hanamichi con le proprie.

Un bacio dolce, ma sensuale allo stesso tempo, a cui i ragazzi si concedettero con delicato trasporto.

 

 

Sarà stato un sogno.

Oppure realtà.

Alla fine nessuna risposta era importante.

Solo una cosa sapevano essere vera.

 

 

 

“Ciao Mamma, ciao papà, sono a casa!!!”

“Oh, Hana!! Non è possibile! Mi hai chiamato papààààà!!”

 

 

“Hey, Setsuna! Che ne dici se dopo ci facciamo un giro con la tua moto?”

“...Come? Certo, ma...Kaede, sei sicuro di stare bene?”

 

 

Né Sakuragi né Kaede avrebbero mai più detto a qualcuno di non avere bisogno di nessuno.

Questo l'avevano imparato.

Ed era la cosa più reale che ci potesse essere.