Nota: da questo momento in poi indicherò come Hanamichi Sakuragi proprio lui nel corpo di Rukawa. E come Kaede Rukawa il nostro numero 11 dentro il corpo del rossino. Prima ho fatto il contrario per rendere l'idea della confusione, ma ora che la situazione si normalizzerà, meglio evitare troppa confusione. Baci!
Image Me and You parte II di Releuse
Due ore dopo Hanamichi Sakuragi era davanti casa dei Rukawa.
' Quel kitsune mi ha detto che vive con sua madre, sua zia...come si chiamava? Ah, Setsuna...e suo fratello minore...mah. Speriamo bene...'
Il ragazzo tremava come una foglia. Si sentiva imbarazzatissimo.
'Che faccio? Suono? No entro con le chiavi che mi ha dato...no, suono...Aaargh! Al diavolo, entro!”
“Ciao mamma! Sono tornato!!!” Gridò aprendo la porta. Si bloccò all'ingresso: si guardò intorno...non era casa sua!
“........”
Si rese conto che quello era il suo modo di entrare in casa.
“WA! KAEDE!!! TESOROOOOO!”
A Sakuragi prese un colpo. In men che non si dica si trovò al collo le braccia di una donna che si teneva sospesa da terra aggrappata a lui. Questa lo guardò con occhi luccicanti. Erano di un profondo colore blu come quelli di Rukawa. Come quelli che aveva lui ora. E poi quei capelli così lisci e neri...era la copia femminile di Rukawa! Sakuragi pensò che il kitsune non gli aveva detto di avere una sorella.
“Oh Kaede caro! Sei sempre così espansivo con la tua mamma, eh?” Disse la donna ridendo, vedendo che il ragazzo non reagiva. Per lei era comunque una cosa normalissima.
'Checcosa?'
Il ragazzo non credeva ai suoi occhi. La madre di Kaede? Ma se aveva sì e no 30 anni quella donna! Era così minuta e magra, vestita con jeans a vita bassa e maglietta colorata. Come una ragazzina.
“Kaeduccio caro! Vai pure a farti la doccia, che intanto finisco di preparare la cena. Quando arriva Setsuna ceniamo.”
La donna facendo una giravolta su se stessa si dileguò verso la cucina, lasciando il povero Sakuragi allibito sulla porta. Meccanicamente e con la testa confusa il ragazzo salì le scale: fortunatamente Rukawa gli aveva spiegato dove fosse la sua stanza. Entrò. C'era buio. Nel tentativo di cercare l 'interruttore inciampò su qualcosa.
“AHIAAA!!!” Per poco non si rompeva l'osso del collo... Finalmente lo trovò ed accese la luce. Era inciampato su un pallone da Basket. Sakuragi aggrottò la fronte. “Ti pareva.”
Davanti a sé c'era la camera di Rukawa: Sulle pareti posters di giocatori di basket americani, su di un lato un piccolo canestro appeso. Quello se lo aspettava...ma non...tutto quel disordine!
Il letto era sfatto, su di esso e sulla scrivania vi stavano cd, libri sparsi e cartacce. Sakuragi pensò che il suo rivale era davvero disordinato. Non l'avrebbe mai detto. Era strano per lui trovarsi lì. Una sensazione nuova, e forse non troppo spiacevole. Lo stesso ragazzo se ne rese conto per un istante. In fondo era come stare da un amico. Ah, già. Loro mica erano amici... Alla fine Sakuragi decise comunque di farsi una doccia, almeno si sarebbe rilassato un po' e non avrebbe pensato troppo a quell'assurda situazione.
Intanto Rukawa aveva anche lui varcato la soglia di casa Sakuragi. Aveva aperto la porta, silenziosamente, come faceva di solito. Era quello il problema.
'Sicuramente quel do'hao non torna a casa così...'
Rukawa sembrò pensare qualcosa. Arrossì a quel pensiero, ma decise di farsi coraggio. Tossì leggermente per scacciare l'imbarazzo, respirò a pieni polmoni...
“SONO A CAAASAAAAAA!!!”
Diventò completamente rosso, come i capelli che ora aveva.
“Oh, Hana! Bentornato tesoro!” Disse con molta tranquillità una voce gentile.
Ecco, nessuno si era messo problemi per le sue grida. Rukawa aveva azzeccato in pieno.
'...è proprio un do'hao'.
Si avvicinò in cucina, incuriosito da quel profumo invitante che si diffondeva nella casa. Era un ottimo odore di riso al curry. Entrò quasi timidamente in cucina, guardandosi intorno per studiare l'ambiente. Era una casa piccola quella della famiglia Sakuragi, ma nell'aria si percepiva una sensazione di calore e intimità, che si amplificò nel momento in cui Rukawa si trovò davanti la madre di Hanamichi: una donna sui 45 anni, un po' robusta e dall'aspetto vissuto. Aveva i capelli castani, raccolti in un foulard bianco e indossava un grembiule da cucina. La signora sorrise, di un sorriso che a Kaede parve di una gentilezza infinita.
“Tesoro, Perché mi fissi così? C'è qualcosa che non va? Non ne avrai combinata un'altra delle tue, eh?”
Nelle parole della donna c'era una dolcezza profondamente materna. Rukawa arrossì vistosamente.
“No, no, che dici...ma...mamma. Em...è tutto a posto”.
La donna gli sorrise, intuendo che c'era qualcosa che turbava il figlio. Ma capì anche che non doveva essere nulla di preoccupante. Almeno era quello che credeva, pensando a come conosceva bene Hanamichi!
“Dai, Hana, tranquillo. Vai a farti una doccia, vedrai che starai meglio...” Gli consigliò la donna. “S..sì...”Rispose Rukawa abbassando gli occhi. Sorrise fra sè. Quella signora era davvero diversa da sua madre!
“HANACHAN!!!” una voce femminile attirò l'attenzione di Rukawa. Qualcosa gli stava tirando il pantalone. Abbassò gli occhi: una bambina dai capelli ricci rossi e gli occhi nocciola stava aggrappata alla sua gamba, sorridendo animatamente. Il ragazzo notò subito lo sguardo furbetto di quella creaturina di sei anni. Sicuramente era molto più sveglia rispetto alla sua età: lo si capiva a vista d'occhio.
'Deve essere Asuka, sua sorella....è identica a lui...'
Sorrise nel notare le stesse sopracciglia scure del fratello sopra quegli occhietti vispi.
“Waaah! Hanachan!” La bimba lo guardava arrabbiata stringendogli la gamba. Rukawa la guardò.
“Em..cosa c'è piccola?” Chiese gentile. La bambina lo guardò incerta, poi sbuffò credendo che il fratello le stesse facendo uno scherzo.
“Mi devi prendere in braccio e farmi girare. Te lo sei dimenticato?” Si imbronciò, offesa.
Rukawa rise perplesso. Titubante prese la bambina in braccio e fece come gli aveva detto. Era impacciatissimo. Non era davvero abituato a certe cose.
Intanto a casa Rukawa, Hanamichi si preparava per farsi un bel bagno rilassante. Entrato in bagno cominciò a spogliarsi canticchiando. Fatto. Poteva immergersi nella vasca... Alzò gli occhi: c'era un enorme specchio di fronte a lui. E quindi si trovò con il corpo di Rukawa davanti agli occhi. Nudo. Completamente. Inconsciamente lo sguardo del ragazzo si posò poco più giù del petto... Una vampata di rossore colorò il suo viso.
“AAAAHHHH!!!!!” Il suo grido fece tremare i vetri.
In preda al delirio e all'imbarazzo, Hanamichi si agitò enormemente. E fu panico totale.
“AAARGH!”
Gli stava sanguinando il naso! Il ragazzo confuso più che mai, aprì di scatto la porta del bagno per correre in camera, da qualche parte, ma si trovò di fronte un bambino dall'aria molto innocente, coi capelli e occhi neri. Era Yugo. Il bambino guardò Hanamichi incuriosito.
“AAAHHH!” Gridò il bambino. “AAAHHH!” Gridò Sakuragi.
“MAMMA!!A Kaede sanguina il naso!” Gridò il piccolo indicandolo.
Hanamichi si mise una mano sotto il naso e la guardò: era vero! Avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna.
“Kaedeeeee!” Arrivò anche la mamma di Rukawa che balzò addosso al figlio. “Che succede! Oddio, ti sanguina il naso! Vieni!!!” la donna lo trascinò in bagno, mentre il ragazzo ancora sconvolto e in stato di shock non reagiva più.
La donna gli passò del cotone sotto il naso, e Hanamichi si riprese.
“Ah...va megl...AAAHHH!” Si accorse di essere completamente nudo davanti alla donna e arrossì vivacemente cercando di spingerla fuori.
“Suvvia, sono la tua mamma...” Ridacchiò lei uscendo dal bagno. “E non fare più pensieri sconci, capito!” Aggiunse strizzando l'occhio e mandandogli un bacio.
Hanamichi rimase seduto ed impietrito a lungo in quel bagno...voleva morire!
Nello stesso momento anche Rukawa si stava preparando per fare un bagno. Era doppiamente sfinito dato che Asuka l'aveva costretto tutto il tempo a giocare con lei. Si era procurato il cambio curiosando nei cassetti della stanza del do'hao. Stranamente quella camera era molto ordinata. Cosa alla quale Kaede non avrebbe mai minimamente pensato. Era tutto il contrario della sua. Il ragazzo entrato in bagno si spogliò, ma non ebbe di sicuro la stessa reazione di Hanamichi col suo corpo. Anzi, il ragazzo andò volutamente davanti uno specchio per guardarsi. Si fermò a fissare quell'immagine specchiata di fronte a lui. Si voltò sul lato destro. Sul sinistro. Dietro. E sotto. Dove si soffermò più a lungo. Sembrò soddisfatto di quella ispezione.
“Quel do'hao non è poi niente male” Disse infine fra sè.
Dopo il bagno Rukawa scese in cucina, dove il profumo di cibo si era fatto più invitante. Entrato, vide la tavola apparecchiata con un sacco di vivande tradizionali e ben disposte.
“Hai fatto, tesoro?” Disse la signora Sakuragi sentendo entrare il ragazzo. Intanto continuava a mescolare il riso. “Si...mamma...” Rispose sempre un po' timidamente Rukawa. Era strana quell'atmosfera. Così diversa da casa sua. Lui adorava sua madre, ma che dire, lei era davvero come una ragazzina. Giovanile e un po' ingenua. E poi in cucina...bè...non era proprio portata! Anche se ci si metteva d'impegno! La signora Sakuragi era invece la maternità in persona. E questo riuscì a mettere Rukawa a suo agio.
“Hana...giochiamo!!” Asuka nuovamente lo tirava per la gamba. Il ragazzo la guardò sorridendole. Non aveva molta intenzione di giocare con lei... “HIIIII!!!!” Urlò stridula la bambina. “GIOCHIAMOOO!!!” “Eh...'” Rukawa rise nervosamente. Dovette arrendersi e assecondarla. Era più testarda del fratello!
“Sono a casa!” Disse improvvisamente una voce maschile dall'ingresso. Un uomo un poco goffo, ma dall'aspetto gentile e pacato si affacciò in cucina sorridendo.
“Caro, bentornato!” Esclamò la signora Sakuragi. “PAPààààà!!!” Asuka gli saltò al collo. “Ciao piccola...” Gli sorrise l'uomo. “Ciao, Hana...” continuò rivolgendosi al rossino.
“Ciao papà!” Rispose con un sorriso grande e sicuro di sé Rukawa. Voleva essere certo di imitare bene Hanamichi.
Silenzio. L'uomo si bloccò guardandolo incredulo. Asuka si zittì dalle sue urla. La signora smise di mescolare.
Rukawa li guardò non capendo cosa stesse succedendo. “Bé? Che ho detto...?”
Vide gli occhi dell'uomo riempirsi di lacrime, e così la signora Sakuragi. “Oh, tesoro, hai sentito?” Disse commossa la donna. “Siii...oh, Hana, come sono felice! Grazie...” L'uomo lo abbracciò in lacrime.
Rukawa si sentì soffocato da quella stretta. Non solo suo padre, ma anche la madre del do'hao lo stava stritolando. L'uomo pigolò poche parole. “Finalmente mi hai chiamato papà....”
'Occavolo....'
Era vero. Sakuragi glielo aveva detto. Non era suo padre. Era...era... non si ricordava più il nome! Sì, insomma, era il nuovo marito della signora! Rukawa capì di avere fatto un bel danno. Sakuragi l'avrebbe ucciso. Ma insomma! Pensò che in fondo mica era colpa sua! Non poteva certo ricordarsi tutto! Sì sì. Se ne convinse. Aveva ragione lui.
Hanamichi intanto stava disteso sul letto. Tutta quella confusione lo aveva privato di ogni energia. Si sentiva davvero un cretino per la figuraccia che aveva fatto. Arrossire così, pensando al corpo di Rukawa. Quel corpo così bianco, così sodo, così incredibilmente sexy... Ecco! Stava sanguinando di nuovo! Mise così sottosopra la stanza per cercare un fazzoletto.
“Sono proprio un do'hao...” Sospirò Sakuragi vergognandosi da morire, mentre si asciugava il naso. Poi d'un tratto si voltò verso lo specchio che stava appeso alla parete vicino la finestra. Uno specchio per vedersi a mezzo busto. Il ragazzo si fermò nuovamente a fissare l'immagine...per fortuna era vestito... Aggrottò la fronte e assunse un'espressione seria. Poi si imbronciò. Poi sbuffò.
“Ah, ah, ah! Sono proprio Rukawa!” Rise di gusto Hanamichi indicando lo specchio. “Ah, ah, ah, è proprio lu...Eh?”.
Una nota di stupore risuonò nella mente del ragazzo di fronte a quell'ultima immagine riflessa, finchè sentì un lieve rossore scaldargli le guance. Sakuragi si avvicinò di più allo specchio. Sorrise. Una, due, tre volte. Poi sembrò soddisfatto.
“Allora avevo ragione. Dovrebbe sorridere di più quel kitsune tremendo!!”
.......WROOOM...WROOOM......
Il rumore di una moto di grossa cilindrata rubò improvvisamente la sua attenzione.
“Ma che è? Sono arrivati dei teppisti?”
Il ragazzo si precipitò preoccupato alla finestra, affacciandosi. Qualcuno aveva appena parcheggiato la moto. Una moto da strada di grossa cilindrata, di colore nero con delle fiamme verdi sfumate sulla carrozzeria. Sakuragi notò un uomo scendere dal veicolo: una figura alta, slanciata, con pantaloni lucidi neri e il giubbotto da moto rosso fiammante, che si abbinava col casco che si stava sfilando. Si spaventò nel vedere improvvisamente la madre di Rukawa uscire fuori, temendo per lei.
“Amore!” Disse la donna stampando un bacio sulle labbra di quell'uomo e stringendolo forte.
Sakuragi tirò un sospiro di sollievo. Era solo il... Chi? Ci pensò bene. Rukawa non gli aveva parlato di un padre. E neanche di un fidanzato della madre. Né di un convivente, nè...
“Ciao, Kaede!” Disse il tipo alzando gli occhi verso di lui e sorridendogli.
Sakuragi lo guardò bene. Aveva i capelli biondi corti, con un ciuffo simile al suo che gli accarezzava il viso. Un orecchino ad anello brillava sul suo orecchio destro. Lo sguardo deciso, il sorriso tenace. E la voce. Non ne era proprio sicuro ma...Era una donna!
“Tesoro! Ora che Setsuna è tornata possiamo cenare! Scendi!” Gli gridò la madre agitando la mano tutta contenta, cercando di attirare la sua attenzione.
'Setsuna.....'
Era la zia di Rukawa. O almeno così gli aveva detto lui. Quel dannato kitsune! Ma perché diavolo non glielo aveva detto? Sua mamma e quella donna...stavano assieme? Si arrabbiò molto, sedendosi con fare offeso sul letto.
“Quel cretino! Voleva prendersi gioco di me, eh?”. Sbuffò.
Scese poco dopo. Entrato in cucina notò la madre di Kaede apparecchiare, mentre Setsuna stava lavorando qualcosa in padella. Notò inoltre uno strano odore di bruciato...
“Eh, eh, eh, tesoro. Ho bruciato la cena. Purtroppo .” La mamma di Rukawa lo disse come se fosse una cosa normale. Anzi, era normale!
“Ah, ah, ah, lo sai che non devi metterti a fare cose elaborate! Dovevi aspettarmi!” Le sorrise Setsuna. “Si, lo so....sob!” La donna versò qualche lacrima. “Dai, tranquilla, non fa nulla, faccio io...” La voce di quella donna bionda era gentile, e rassicurante. Si avvicinò alla madre di Rukawa, accarezzandole la testa con premura. Quest'ultima arrossì, con innocenza.
Sakuragi di fronte a quella scena si sentì fortemente imbarazzato. Il ragazzo notò come lei indossasse dei pantaloni e camicia tipicamente maschili. Sorrise fra sè. Ma non era un sorriso ironico o nervoso. Per lui non c'era proprio nulla di strano in quel rapporto, anzi, gli facevano quasi tenerezza. Soprattutto la mamma di Kaede. Con quello sguardo semplice e limpido, quei modi di fare da ragazzina un poco inesperta.
“Ti do una mano?” Domandò sorridendo Sakuragi rivolgendosi a Setsuna. Questi lo guardò, un po' stupita. “Oh...certo Kaede, grazie!” Ricambiò titubante il sorriso.
Cenarono in un'atmosfera serena e allegra. Sakuragi si divertiva ad imboccare Yugo, inventandosi dialoghi scherzosi fra i bastoncini per convincerlo a mangiare quando si rifiutava. Era lo stesso gioco che faceva con sua sorella. Le due donne guardavano quel Kaede incredule. Non l'avevano mai visto comportarsi così, o ridere in quel modo. Sicuramente doveva essergli accaduto qualcosa di veramente bello...o almeno era quello che credevano.
“Ah, a proposito. Domani dovrò portare la moto dal meccanico...” Disse ad un certo punto Setsuna. “Perchè? È successo qualcosa?” Chiese la mamma di Rukawa dispiaciuta. “Sì, oggi mi ha dato dei problemi col motore. L'ho guardata, ma non ho capito cos'ha...” “Se vuoi dopo la guardiamo assieme, così vedo di capire che problema c'è....” Disse con molta disponibilità Sakuragi. Ecco. Si rese subito conto di aver fatto qualche errore: entrambe le donne lo guardavano senza parole. OPS! Era Hanamichi che se ne intendeva di motori. Se stesso. Se Rukawa ne capisse...questo non lo sapeva! Cercò di contenere l'imbarazzo e di prepararsi a qualche scusa... Ma le due donne non erano stupite per quello. Erano stupite per “lo guardiamo assieme...” che aveva pronunciato prima. Incredule.
“Va bene, Kaede. Grazie” Disse infine Setsuna con un sorriso vivamente sereno. Era felice.
Intanto a casa Sakuragi....
“Forza con quella palla! Dai, scansa l'avversario!” Rukawa si agitava sul divano, mentre guardava in televisione una partita del l' NBA. Seduto con lui c'era l'uomo che poco prima aveva chiamato papà: il signor Sakamoto. Questi era divertito nel vedere quel ragazzo così preso dalla partita, ma allo stesso tempo si sentiva davvero felice che per la prima volta Hanamichi aveva deciso di vedere una partita di basket con lui. Ma questo Rukawa non poteva saperlo. Il ragazzo parlò tantissimo con il signor Sakamoto quella sera. E si trovò molto bene, anche perché l'uomo s'intendeva benissimo di Basket e sembrò davvero felice di poterne finalmente parlare con lui. Con Hanamichi. Lo aveva tanto desiderato.
“COME L'HAI CHIAMATO?” “COSA HAI FATTO CON SETSUNA?” “HAI GUARDATO LA PARTITA CON LUI?” “HAI AGGIUSTATO LA SUA MOTO?”
Due grida atroci riecheggiarono per il terrazzo dell'istituto Shohoku. Quella mattina Kaede e Hanamichi si erano incontrati lì, per sfuggire l'uno dall'armata Sakuragi, l'altro dalle fans del Rukawa fan club. I due ragazzi si fissavano, più sconvolti che arrabbiati per quello che era successo.
“Tu...dannato kitsune...co-come hai pot-potuto...” Sakuragi balbettava indicando Rukawa di fronte a sé.
Era proprio strano sgridare una persona col proprio aspetto. Hanamichi si mise una mano sulla fronte barcollando. Desiderava non avere capito bene.
“...Kami sama! Devo sedermi....” Si piegò sulle ginocchia coprendosi con una mano.
Rukawa si piegò a fianco a lui, guardandolo. Pensò di averla davvero fatta grossa. Di aver ferito quel decerebrato d'un do'hao. In fondo sapeva bene che suo padre era morto pochi anni prima, e che non dovesse essere facile per lui accettare una nuova figura maschile nella sua casa.
“...mi dispiace...credimi.” Furono improvvisamente le parole di Rukawa. Chiaramente sincere.
Sakuragi, sorpreso per quello che aveva appena sentito, si scoprì il viso voltandosi verso il ragazzo. Si specchiò in quegli occhi. I suoi occhi. Profondamente dispiaciuti. Che lui ricordasse, non aveva mai visto uno sguardo così sul proprio volto. Pensò che era davvero curioso conoscere aspetti di sé a cui non aveva mai fatto caso. Rukawa lo guardava mortificato.
“...non ci ho pensato...è stato così, spontaneo...mi...” “Non devi scusarti.” Hanamichi abbozzò un sorriso e si poggiò a terra. “...è che...è strano.” “...Hn?” “ Una cosa che io tentavo di fare da tempo, per la quale mi mettevo in continuazione mille problemi...tu l'hai affrontata in maniera così, come hai detto? Ah, spontanea...cavolo!”.
Sakuragi sorrise arrossendo un po'. Rukawa lo guardò stupito.
“Volevi...dirglielo?” “Bè, sì. Non è una cosa facile. Io ho avuto un padre. E chiamare papà quest'uomo è per me molto difficile. Asuka lo fa, la mamma lo vorrebbe. Anche per non indurre domande inopportune in mia sorella Lui in fondo è un brav'uomo...più che rifiuto, mi vergognavo molto a chiamarlo papà. In realtà desideravo anche io trovare un'occasione per rompere il ghiaccio con lui...e tu sei riuscito a farlo con tanta spontaneità. È incredibile!...credo dovrei ringraziarti...” “Hn?”Nonostante fosse nel corpo di Sakuragi, Rukawa non rinunciava al suo Hn di battaglia.
Hanamichi lo guardò sorridendo soddisfatto. “Mi hai spianato la strada, kitsune!!”
“Hn...forse...è la stessa cosa anche per me...” Disse improvvisamente Rukawa sorridendo fra sé e sedendosi accanto a Sakuragi.
I due ragazzi erano appoggiati sul muro del terrazzo. Una leggera brezza si era alzata da poco, ma gli intensi raggi del sole di quella mattina inondavano l'aria di un piacevole calore.
“Eh? Che intendi? Anzi! Perché diavolo non mi hai detto che tua madre e Setsuna stavano assieme? Lei non è tua zia!” Sakuragi sgridò il ragazzo, voleva ancora capire tutta quella storia.
“Bè...perchè...come facevo a dirtelo?” Rukawa si chiuse il viso fra le ginocchia soffocando la voce. “Come 'come facevo a dirtelo'. Mica c'è qualcosa di male!”. Sakuragi lo guardò sorpreso ma, altrettanto e di più, sorpresa fu l'espressione di Rukawa nel guardarlo. “Eh? La trovi...una cosa...normale?”.
Sakuragi continuava a guardarlo perplesso. “Bè...sì!...” Poi assunse la sua tipica espressione da tensai...! Oltre che per le parole, Rukawa quasi si scioccò nel vedere se stesso con quella faccia tutta sicura di sè.
“Ah, ah, ah! Ma dove vivi, Rukawa? È una cosa normalissima! La sorella di mia madre sta con una donna da una vita!! E poi c'è pure la vicina di casa...ah! E 'altra cugina di mia madre...e mi pare...”.
Rukawa si sentì davvero rincuorato a quelle parole.
“Non mi dirai che tu non le accetti, eh, kitsune?” Chiese curioso Hanamichi improvvisamente.
Kaede scosse la testa e sorrise. “No, anzi. io...sono davvero felice per mia madre. Lei ha davvero bisogno di qualcuno che le voglia bene. È così giovane. Mi ha avuto a 16 anni...con qualcuno che l'ha lasciata subito dopo. Siamo stati dai suoi finché lei è diventata maggiorenne e ha cominciato a lavorare da sola. Non mi ha fatto mai mancare nulla. Lavorava e non si dedicava a sé stessa. Credo che questo suo atteggiamento da ragazzina un po' svampita dipenda dal fatto che non si sia goduta la giovinezza...”
Le parole di Rukawa furono molto dolci in quell'ultima frase.
“Poi è arrivata Setsuna, tre anni fa. E mia madre ha ripreso a sorridere. Setsuna la riempie di attenzioni, di premure, di sicurezza. Credo che con lei mia madre si senta finalmente protetta. Non mi importa se non è un uomo. Lei le da davvero tanto. L'importante è che mia madre sia felice...non mi importa degli altri.”
Quella confessione, espressa timidamente e quasi sottovoce, colpì profondamente Hanamichi.
“E Yugo?” Chiese poi, curioso. “È figlio di Setsuna. Lui chiama mamma entrambe...” Rukawa inconsciamente arrossì mentre svelava quel particolare. Fu un rossore impercepibile che comunque Sakuragi riuscì ad afferrare.
“Ma...allora se non la odi...perchè non le parlavi quasi mai?” Sakuragi era sempre più curioso. “Bè...” Rukawa si rannicchiò completamente sulle ginocchia...
“...va...zione...” “Cosa? Parla più forte, kitsune!” “...mi mette in soggezione....” Rukawa voleva sprofondare dalla vergogna.
Hanamichi lo guardò incredulo. “Pf...AH AH AH AH AH!” Scoppiò in una fragorosa risata.
Rukawa sprofondava sempre di più...era diventato rosso come i suoi capelli. Poi però alzò lo sguardo, guardò quel Kaede che rideva così apertamente davanti ai suoi occhi. E prese a ridere anche lui.
Quella era la prima volta che i due eterni rivali ridevano insieme.
“Mi pare...che mi abbia spianato la strada anche tu...” Sorrise Rukawa. “Già! Sono o no il tensai? Anche nel corpo del freddo kitsune il tensai risolve sempre tutto!” Rispose con fierezza Sakuragi.
Lo avevano detto entrambi a qualcuno. Spesso. Di non avere bisogno di nessuno, che potevano fare tutto da soli. Eppure si resero conto come, in un solo giorno, l' affidarsi a qualcuno aveva cambiato profondamente la loro vita. In positivo, aiutandoli a fare ciò che non pensavano sarebbero riusciti mai a fare. Kaede e Hanamichi in quel momento condividevano questo pensiero.
“Bè...quando torneremo normali, sarà tutto più facile!” Concluse Hanamichi.
Calò il silenzio. Rukawa lo guardava dubbioso.
“Eh..eh...perchè torneremo normali, vero?” Hanamichi congiunse le mani rivolgendo due occhi luccicanti verso il cielo. “Hn...speriamo...”. “Ah, ah, ah, kitsune. Lo sai che è così strano vedere me stesso fare le tue espressioni seriose e imbronciate? Dovrò provarci anche io, sembro più figo!” “Pf...do'hao! Comunque...anche per me è strano vedermi ridere così...non pensavo che la mia faccia fosse capace di farlo!” Ironizzò Rukawa. “Ah, ah, ah, è vero kitsune. Dovresti ridere più spesso, sei molto più bello quando sorridi!”
Nonostante l'innocenza con cui Sakuragi avesse espresso quell'ultima frase, il cuore di Rukawa prese a battere forte, in preda a un a un forte e piacevole disagio.
“. Credo che alla fine ci stia servendo questa esperienza...” Hanamichi, finalmente rilassato si distese completamente a terra, con le mani dietro la testa. “...stiamo imparando a conoscerci di più...” Rise. “Hn...già...” Rukawa la pensava come lui.
“Ah...dopo ci saranno gli allenamenti. Non possiamo rifare la figuraccia di ieri...” Pensò improvvisamente Sakuragi. “Hn...già...” Inutile. Per Rukawa il suo hn era irrinunciabile.
Sakuragi lo guardò: i suoi occhi erano fiammanti. Aveva avuto un lampo di genio. E la cosa, per l'appunto, non piaceva a Rukawa. Già. Non prometteva nulla di buono. “ E se cercassimo di comportarci come facciamo quando siamo noi?”....
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