I personaggi non
appartengono a me, a parte Nixon Lancer k mi sn inventata di sana pianta,
ispirandomi un po’ a Duo Maxuell, ma a J. K. Rowling Rating: R Pairing: Draco/Nixon Commento: be’, dato che
è la prima fic k pubblico… siate voi a giudicare se ne è valsa la pena! La storia non c’entra direttamente col sesto libro, xk mi sn presa alcune “licenze poetiche”, xò l’ambientazione è più o meno quella!
Il traditore di
Kyra_xx89 <Tu sei un Malfoy e, come tale, devi sottostare al
protocollo di famiglia, come del resto hanno fatto tutti gli illustri
componenti della nostra famiglia. Chiaro?> <Sì, signore.> Suo padre gli aveva mostrato ogni singola fotografia di
ogni singolo componente maschile della famiglia Malfoy. Draco cominciava ad
avere la nausea: tutti quei vestiti pomposi, quei titoli altisonanti,
infiniti premi per onore, correttezza e varie. Si estraniò per un attimo dal
mondo esterno, concentrandosi unicamente sui suoi pensieri, i suoi sogni….Non
avrebbero mai avuto abbastanza importanza da permettergli di soffermarvisi su
in futuro, quando sarebbe diventato un Malfoy a tutti gli effetti. Ma che cos’era un Malfoy? Uno stupido mucchio di vecchie
cartacce ammuffite che ha una qualche importanza perché, da qualche
generazione, contribuisce alla realizzazione dei capricci del governo della
Magia?! In quasi cinque secoli di storia familiare nemmeno uno si era
ribellato a quel dannato protocollo?! <Draco Malfoy!> Una violenta bacchettata gli frustò le dita ed il
ragazzo si destò dai suoi pensieri con un gemito di dolore. <Mi stavi ascoltando?> Domandò suo padre,
alterato, agitando con fare minaccioso la bacchetta che stringeva in mano. <No, signore.> La bacchetta ricadde con uno
schiocco sonoro sulle sue mani. Se avesse risposto affermativamente, suo
padre lo avrebbe punito doppiamente per il fatto che avrebbe mentito ad un
suo superiore. <Esigo la tua massima attenzione e non tollero mezze
misure. Intesi?> Draco serrò gli occhi per fermare prontamente le
lacrime. Piangere, per un Malfoy, era il massimo dei disonori. Le dita gli
pulsavano ed il dolore era tale da non permettergli di muoverle. <Sì, signore…> <Non ho sentito, e non sono sordo.> <Sì, signore!> Sentiva le guance in fiamme. La
rabbia aveva preso il sopravvento, ma non avrebbe potuto sfogarla in alcun
modo: il protocollo dei Malfoy esigeva il massimo autocontrollo. MALFOY, MALFOY, MALFOY, MALFOY…. Quel maledetto nome, quella maledetta stirpe, quel
maledetto destino, quella maledetta famiglia! La sua famiglia… Avvertì uno strano bruciore al braccio. Guardò suo
padre: si stava osservando il Marchio Nero tatuato a fuoco sulla pelle del
suo avambraccio. Anche lui aveva sentito la chiamata, evidentemente, era in
corso un’adunata di Mangiamorte. Con la Smaterializzazione, giunsero rapidamente al luogo
dell’incontro, avvolti nei fruscianti mantelli neri. Il cappuccio nascondeva
gli sguardi, ma Draco li sentiva pesare tutti su di sé, malgrado sapesse che
il vero protagonista era il Signore Oscuro. Avvolto in una veste esageratamente larga per il suo
corpo raccapricciante, si teneva avvinghiato ad uno dei suoi servitori,
troppo debole per reggersi in piedi con le sue sole forze. La sua voce era
composta da una serie di sferzate gelide che attraversavano i suoi
ascoltatori come lame sferzanti, messaggere di morte e vendetta. Di fronte a
lui, Draco si sentiva a disagio ed il suo corpo era continuamente
attraversato da brividi, non di freddo, ma di puro terrore. All’inizio, tutta
questa segretezza lo aveva eccitato, incuriosendolo e stregandolo ma, a poco
a poco, sentiva che tutto ciò che stava accadendo era troppo grande perché
lui potesse farvi fronte. L’atmosfera era satura di aspettativa e di impazienza,
mentre tutti gli sguardi erano rivolti verso quel ripugnante mostriciattolo
che aveva la fama del più temuto e malvagio Mago della storia. <Ho una sorpresa per voi.> Da un angolo giunse una
figura incappucciata al suo fianco. <Da questa notte, Nixon sarà uno di
noi.> Il nuovo arrivato sollevò il braccio, mostrando il tatuaggio del
Marchio Nero, mentre ci fu un applauso generale. Per un attimo, lo sguardo dello sconosciuto lo
ipnotizzò. Provò un piacevole tepore che scaturiva da quegli occhi e vi si
concentrò interamente, nel tentativo di trovare una via di fuga, un luogo
sicuro dove rifugiarsi dal gelo che lo pervadeva. Fu una vera sorpresa sapere che Nixon frequentava
Hogwarts. Il primo giorno di scuola cercò invano i suoi occhi, esaminando
quelli di tutti i ragazzi che incontrava, imbattendosi più volte in Harry che
lo osservava girare tra i corridoi in una morbosa ricerca. Stava scendendo da una rampa di scale, quando questa
ebbe la meravigliosa idea di decidere di cambiare posizione. Draco era
talmente immerso nei suoi pensieri che non se ne accorse e si scontrò con
qualcuno, cadendo. <Ma non guardi mai dove vai, razza di
rimbambito?!> Esplose, adirato. Non ricevette risposta. Si rialzò, innervosito. Di fronte a lui c’era un ragazzo
che non aveva mai visto: i lunghi capelli ramati erano raccolti in una
treccia,insolita pettinatura per un ragazzo, ma il viso dai lineamenti decisi
e marcati sembrava non lasciare alcun dubbio riguardo la sua mascolinità. Qualcosa in lui glielo rendeva familiare. Lo guardò a
lungo negli occhi e si sentì trascinare in un altro mondo, dove il mondo
reale era lontano ed irraggiungibile. Vi si adagiò, rilassato, sereno. Venne bruscamente trascinato indietro da un dolore
lancinante alle mani, mentre un nome si ripeteva infinite volte nella sua
mente, inebetendolo. Ritornò in sé. Era vergognoso che un Malfoy si lasciasse
andare in questo modo per sfuggire alla realtà. <Si può sapere perché non presti attenzione a dove
vai, quando cammini?! Si dà il caso che io sia un Prefetto e che possa
punirti per la tua disattenzione!> Il ragazzo sembrava non ascoltarlo nemmeno. <Hai
finito con la predica? Sembri mio padre!> Gli sbuffò rumorosamente in
faccia. <E poi, l’unico di noi due che avrebbe bisogno di un buon paio di
occhiali sei tu!> Gli girò le spalle, risoluto e se ne andò. <Ehi, Weasley, che ne dici di un paio di occhiali?
Forse riusciresti a vedere meglio ciò che scrive il professor Piton alla
lavagna, evitando di far saltare per aria i Sotterranei! O i tuoi genitori non
se li possono permettere?> Uno scroscio di risa si scatenò al tavolo dei
Serpeverde, mentre i Grifondoro li ignoravano deliberatamente, tentando di
calmare Ron. <Malfoy, perché non gli presti i tuoi? Spero che tu
sia riuscito a procurarteli, dopo l’incidente che hai avuto stamattina…Ma
come, non l’hai raccontato ai tuoi amici?!> In tutta la sala si fece silenzio. Draco guardò sdegnato
il ragazzo che aveva parlato, ossia quello con cui si era scontrato poche ore
prima. <E’ proprio vero che le mele marce stanno
dappertutto…> <Evidentemente, la botta che hai preso cadendo
dall’albero, ti ha danneggiato irreparabilmente, Malfoy!> Il Grifondoro cominciò a ridere, mentre Draco fulminava
con lo sguardo il ragazzo che era seduto proprio di fronte a lui. <Vedi di moderare il tono, novellino, perché si dà il
caso che io sia un Prefetto!> <Perdonatemi, Vostra Maestà, ma sapete, senza
occhiali è complicato distinguere un galletto da un Prefetto!> Il viso del biondo era rosso di rabbia. Nessuno si era
mai rivolto a lui in quel modo e, di certo, non gliel’avrebbe fatta passare
liscia. Si alzò con uno scatto da tavola. <Tiger, Goyle, andiamo!> Ordinò. Poi, si rivolse
al ragazzo: <Sai, credo proprio che porterò mio padre a fare una chiacchierata
col preside, a proposito della scelta degli alunni che frequentano questa
scuola!> <Mi sa che i tuoi tirapiedi hanno trovato qualcosa di
meglio da fare che starti ad ascoltare mentre urli e strepiti come una
donnicciola… Ossequi, Signor Prefetto!> Siccome i due gorilla non si decidevano a lasciar andare
le cosce di pollo sulle quali si erano avventati e lui non aveva intenzione
di continuare a farsi schernire pubblicamente, se ne andò con passo deciso,
tra le risa dell’intero istituto. Mentre si avviava verso il Dormitorio di Serpeverde, si
chiese come mai quel tizio aveva difeso quel pezzente di Weasley. Draco era
una specie di idolo tra i componenti della sua Casa e non sopportava di
essere deriso pubblicamente. Naturalmente, era solo una questione di
apparenza: non poteva sopportare che la sua reputazione venisse compromessa
in quel modo, ma più se ne convinceva, più si accorgeva che era qualcos’altro
a turbarlo. In ogni caso non era intenzionato a perdonare un
comportamento simile. Terminato il pranzo, Ron, seguito dagli inseparabili
Harry e Hermione, si avvicinò al ragazzo. <Ehm…Ecco io ti volevo
ringraziare…per prima…Anche se…Come mai l’hai fatto? Cioè, anche tu sei di
Serpeverde ed è strano che…> <Non ti preoccupare, l’ho fatto volentieri! Quel
Malfoy dovrebbe sgonfiarsi un po’… Comunque, io sono Nixon Lancer.> Hermione si presentò, mantenendosi sempre un po’
diffidente. Quando fu il turno di Harry, Ron abbassò lo sguardo, preparandosi
ad una pioggia di urli e strepiti per il “bambino sopravvissuto” all’ira del
terribile Signore del Male, invece lui gli strinse semplicemente la mano,
lasciandoli sorpresi. <Senti…io sono un Prefetto, perciò…anche lei lo è,
per cui, se hai bisogno di una mano…anche se sei di Serpeverde, ecco…> <Ti ringrazio molto, accetto volentieri il tuo aiuto!
Be’, scusatemi, ma ora devo proprio andare! Ci vediamo!> Stava camminando tra i corridoi, senza una menta
precisa, alla ricerca di una punizione esemplare per quel ragazzo: si accorse
di non conoscere nemmeno il suo nome. Fu travolto da un’inspiegabile
curiosità. Qualcosa di rigido e particolarmente duro colpì il suo
setto nasale, facendolo gemere di dolore. <Per lo meno ho evitato che mi venissi addosso!>
Da dietro un pesante volume dall’incomprensibile titolo in latino, apparve il
viso fintamente dispiaciuto della fonte dei suoi pensieri. Di nuovo lui! Era una persecuzione! <Ma cosa ti salta in mente?! Mi hai fatto male,
idiota!> Gli inveì contro con voce nasale, tenendosi una mano sulla
faccia. Lui estrasse un fazzoletto dalla tasca della divisa.
<Stai fermo, aspetta!> Con uno strattone gli tolse la mano,
tamponandolo delicatamente. <Ti esce il sangue…> Draco si ritrasse, infuriato. <Stammi lontano! Non
sai fare altro che guai! Ora dovrò andare in Infermeria!> <Non fare il bambino, non ce ne sarà bisogno, vieni
in bagno.> Lo precedette e inumidì il fazzoletto di stoffa
insanguinato con dell’acqua, poi glielo appoggiò sul naso, premendo, sotto le
sue proteste. <Se non la pianti, ti pietrifico, così elimino anche
il problema del sangue!> Il biondo lo incenerì con lo sguardo, ma tacque. <Mi dispiace di averti fatto male, non ne avevo
l’intenzione, volevo solo evitare lo scontro!> Lui mugugnò in risposta qualcosa di incomprensibile. Il rosso guardò attentamente il suo viso, mentre Draco
lo scrutava nervosamente. Una strana sensazione di disagio mista a piacere lo
aveva colto, scombussolandolo e confondendolo. <Non preoccuparti, la tua bellezza non verrà
intaccata e la tua fidanzata non ti lascerà perché sei diventato un
mostro!> Gli sorrise. Con uno strattone, il biondo si allontanò da lui,
uscendo dal bagno e facendo frusciare elegantemente la divisa. Si sedette all’ombra di un albero. Il mal di testa
continuava incessantemente a tormentarlo, impedendogli di prestare attenzione
alle lezioni e lo aveva obbligato a due visite in Infermeria, nell’arco di
una mattinata. Appoggiò la nuca alla corteccia e sospirò, tentando di
svuotare la mente e di rilassarsi. <Stai male? Sei pallidissimo…>Il rosso gli si avvicinò
prudentemente. <Lasciami in pace, non sono affari tuoi.> Gli
rispose gelido lui, aprendo gli occhi. <Scusami...> <Be’, vedi di levarti velocemente dai piedi, non ho
proprio tempo per una persona della quale non conosco nemmeno il nome.> Con un caldo sorriso, l'altro gli porse la mano.<Io
sono Nixon…> Al suono di quel nome, sobbalzò. Lo guardò,
incredulo.<Tu…> Draco si alzò a fatica. Malgrado fosse madido di sudore,
avvertiva brividi di freddo lungo tutto il corpo. Si sentiva completamente
intorpidito e la vista era appannata. Le poche forze che gli erano rimaste
gli vennero sottratte improvvisamente e si accasciò per terra, privo di
forze. Aveva le labbra secche e, istintivamente, aprì la bocca,
nel tentativo di chiedere un po’ d’acqua. Sulla pelle avvertì un rivolo
fresco e cominciò a bere avidamente. Aprì gli occhi lentamente, riconoscendo
l’Infermeria. Si aspettò di vedere Madama Chips che si prendeva cura di lui,
invece fu non poco sorpreso, quando riconobbe Nixon. <Cosa fai qui? Dov’è Madama Chips?> <Le ho chiesto di affidarti a me e lei ha accettato,
sotto consiglio di Silente.> Lui aggrottò la fronte. <Tuo padre ci verrà a prendere tra poco.> <Ma...> Le parole di Draco furono bloccate dall'arrivo del
signor Malfoy in persona che con un gesto secco intimò loro di sbrigarsi a
seguirlo. <Nixon vivrà con noi, di conseguenza mi aspetto la
tua piena collaborazione nei suoi confronti. A proposito, lui dormirà nella
tua stanza, mentre tu ti trasferirai in quella degli ospiti.> Affermò con
voce solenne l’uomo, non ammettendo repliche di nessun genere. Il ragazzo fremette dalla collera e serrò le dita sulle
cosce, fino a far sbiancare le nocche. <Sono stato chiaro, Draco?> <S-sì, signore.> La voce gli uscì in un rantolo.
Abbassò lo sguardo sulle ginocchia, mentre una furia incontrollabile si
scatenava dentro di lui. Non avrebbe permesso a quel tipo di sottrargli quel
poco di affetto che riceveva dal padre. Sarebbe riuscito a superarlo in
qualunque cosa e il signor Malfoy sarebbe stato orgoglioso di suo figlio. Gli era stato vietato di trasferire la sua roba nella
nuova stanza, "in modo che Nixon possa godere dei tuoi stessi
vantaggi". Più il tempo passava, più sentiva di odiare il rosso. I suoi pensieri furono interrotti da un bussare sommesso
alla porta. <Avanti.> L'impersonificazione dei suoi incubi apparve di fronte a
lui con un sorriso mesto. <Mi dispiace per quello che ha detto tuo
padre... Io non ho nessuna intenzione di sostituirti, né tanto meno di essere
un tuo nemico...> Appoggiò una scatola di cartone ai propri piedi.
<Questi sono alcuni dei tuoi libri... Li ho presi a caso, ho pensato che
ti avrebbe fatto piacere averli...> Draco si alzò furente, estraendo i volumi dalla scatola
e gettandoli addosso all'altro ragazzo. <Io non voglio la tua pietà, hai capito?! Me la so
cavare benissimo da solo, senza bisogno di una madre, di un padre o di una
balia, chiaro?! Per cui adesso sparisci dalla mia vista, insieme a questa
roba! VATTENE!> Lo spinse fuori dalla porta, lanciandogli dietro lo
scatolone ormai vuoto, per poi chiudere violentemente l'uscio ed
accasciarvisi contro, mentre le numerose lacrime che premevano per uscire
cominciarono ad inumidirgli il viso. Finì di vestirsi. Doveva raggiungere suo padre nello
studio per la punizione giornaliera: la filosofia del signor Malfoy era che
prima di cena suo figlio si sarebbe di sicuro meritato una buona dose di
botte, per cui gliele dava il mattino presto, prima di andare al lavoro,
quando era di buon umore, per non rischiare di guastarselo prima di
coricarsi. La sorpresa raccapricciante di quella mattina fu che
Nixon avrebbe dovuto assistere. La sua furia aumentò a dismisura e, grazie a
questo, avvertì meno dolore sotto le cinghiate di suo padre. Era il primo giorno di scuola, dopo che erano finalmente
terminate le vacanze natalizie. Erano già due mesi che quell'odioso ragazzo
si era trasferito a casa Malfoy e avrebbe dovuto subirselo anche a Hogwarts,
nella sua stessa Casa, nella sua stessa ala del Dormitorio e nella stessa camerata. Quella mattina la mano di Lucius era stata
particolarmente pesante e il sangue rappreso incollava la camicia della
divisa alla schiena di Draco. Durante le prime ore della giornata un fastidioso
intorpidimento aveva incessantemente martoriato il ragazzo. Finalmente era
giunta la pausa per il pranzo, ma un violento giramento di testa lo costrinse
a rimanere seduto, fortunatamente era rimasto solo nell'aula di
Trasfigurazione. Respirava pesantemente, come se qualcosa gli bloccasse
l'accesso dell'aria ai polmoni. Si sentiva accaldato, e aveva l'impressione
che la stanza stessa lo avvolgesse in una morsa soffocante. Perse i sensi
accasciandosi sul banco. Quando si risvegliò si accorse di essere sul letto nel
Dormitorio, prono, mentre qualcosa di fresco e piacevole gli premeva la
schiena martoriata. <Ho pensato che non volessi andare in Infermeria...
Come ti senti?> Al suono di quella voce, Draco saltò in piedi come se si
fosse scottato. Si accorse di essere a torso nudo, e di fronte a lui c'era
Nixon con un panno umido e pregno di sangue in mano. <Sdraiati di nuovo, per favore. Hanno fatto
infezione...> Venne interrotto da un gancio alla mascella che lo costrinse
ad arretrare. <Ti ho già detto che non ho bisogno d'aiuto! Per cui
restituiscimi i miei vestiti, immediatamente, a costo di obbligarti con la
forza!> Fu costretto a sedersi da un malore causato dal suo
movimento brusco, mentre il rosso lo obbligava a stendersi di nuovo. <Perché mi fai questo? Non ti basta avermi privato
della mia famiglia, del mio posto nella scala di valori di mio padre, dovevi
anche sottrarmi quel poco di orgoglio che mi è rimasto per essere soddisfatto
del tuo lavoro? Ammettilo, te l'ha ordinato lui... E' una di quelle solite
prove idiote per dimostrare di essere degno del nome “Malfoy”...> L'infinita tristezza e lo sconforto intrappolato in
quelle parole, in ogni singola lettera, paralizzarono Nixon. Gli sorrise con sincerità. <Niente affatto.> Quando si svegliò, la prima cosa che vide fu una cascata
di capelli fulvi che nascondevano parzialmente il viso di Nixon. Era seduto
su una sedia al capezzale di Draco ma, evidentemente vinto dalla stanchezza
si era adagiato sul cuscino a fianco del compagno. Prese una ciocca di quei capelli dal colore tanto
singolare, cominciando ad arrotolarla dolcemente attorno alle dita. Era
talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse del fatto che due occhi
smeraldini lo fissavano incuriositi e stupiti, mentre le labbra leggermente
piene si disegnavano in un sorriso appena accennato. <Potresti darmi una mano a pettinarli... Purtroppo la
treccia si è sciolta e per metterli a posto da solo mi servirà almeno una
mezz'ora!> Senza dargli possibilità di replica gli mise in mano una
spazzola, e gli si sedette davanti, cominciando a pettinarsi. Il biondo rimase inebetito ad inspirare più che poteva
l'inebriante profumo di quelle ciocche dai riflessi ramati. La morbidezza di
quella massa setosa lo ipnotizzò, mentre con mano tremante passava infinite
volte la spazzola, fino a rendere i capelli lucenti. Con le dita agili e veloci, infine, Nixon li raccolse in
una folta treccia, al termine della quale fissò un nastro nero. Draco era appena entrato nel Dormitorio, e Nixon si
affrettò a nascondere dietro la schiena un messaggio che gli era appena
giunto via gufo. Il biondo si sedette sul letto, col viso coperto dai
capelli leggermente lunghi, e le spalle curve. Il rosso gli si avvicinò in
silenzio. <Mio padre mi ha diseredato. Passerà tutto a te.>
La voce era atona, fredda. <Lo so.> Improvvisamente alzò il volto furente e squadrò il
ragazzo che gli stava di fronte. <La cosa ridicola è che io dovrei
odiarti, disprezzarti, desiderare di ucciderti, esigere di riacquistare il
mio posto nella mia famiglia…! E invece…> La voce gli si spezzò. Fece un
lungo sospiro. <E invece…io…non desidero altro che…> Piegò le gambe,
circondandole con le braccia, per poi nascondere il viso tra le ginocchia.
<Che tu mi abbracci…> Lo sussurrò appena. L’altro ragazzo si avvicinò, non riuscendo ad udire le
sue parole e si ritrovò un corpo tremante tra le braccia che lo pregava di
stringerlo e di dormire con lui, di non lasciarlo solo. Lo sdraiò sul letto e cominciò ad accarezzargli i
capelli, in modo da tranquillizzarlo, fino a che Draco si addormentò. <Tra di noi ho scoperto che si nasconde un
traditore.> I Mangiamorte sussultarono, commentando tra loro
l’accaduto. Gli unici a restare impassibili furono Lucius Malfoy ed il
ragazzo dai capelli fulvi. Improvvisamente, Draco si ritrovò premuto contro il
petto di Nixon, a pochi centimetri dalla bacchetta di suo padre, pronta a
colpire. <Se avete intenzione di uccidermi, uccidete prima
lui!> Il Mago tirò indietro la bacchetta, volgendo lo sguardo
a Voldemort. I due ragazzi, nel frattempo, ne approfittarono per scappare in
mezzo alla confusione generale, nascondendosi nell’oscurità che circondava il
luogo dell’incontro dei Mangiamorte col Mago Oscuro. <Signore, abbiamo bisogno di un Successore, ed ora
che abbiamo scoperto le vere intenzioni di quel moccioso, la nostra unica
possibilità rimane Draco… Cosa dobbiamo fare?> <Lasciamoli andare… per ora… Sono curioso di sapere
cos’ha in mente quel Babbano… E poi, una preda è molto più gustosa se
consumata calda, non trovi anche tu, Lucius? Sarà divertente… ed eccitante…
io adoro questo genere di cose…> Malfoy s’inchinò al suo padrone. <Come
desiderate…> <Razza di schifosa e lurida feccia, lasciami! Io non
voglio avere niente a che fare con un vile Babbano, indegno di apprendere la
magia, quanto un Mezzosangue o un Magonò!> <Ehi, Draco, ci vuoi stare fermo un momento?! Sono
sempre io, Nixon! Cazzo, se non la pianti di agitarti ti lego al primo albero
che trovo e ti lascio alla loro mercé!> <Meglio, piuttosto che essere tuo prigioniero!> Dentro di sé il biondo sentiva ribollire la propria
rabbia verso suo padre che lo trattava come un oggetto, ma anche verso il
rosso perché, proprio quando stava cominciando a fidarsi di lui, era stato
tradito. <Idiota, non capisci che ti ho appena salvato la
pelle, appendendo al chiodo la mia?! Quelli ti vogliono trasformare in un
fantoccio al loro servizio! Una macchina per uccidere, prodotta in seguito al
lavaggio del cervello di un ragazzo! E poi io non sono un Babbano, mia madre
lavorava in incognito, come Auror, per l’Ordine della Fenice… ed è stata
uccisa proprio da tuo padre, sotto i miei occhi…> Draco tacque, osservando il suo interlocutore per
qualche secondo. Quando anche Nixon si zittì, Malfoy abbassò la testa.
<…> <Prego…> Gli sorrise affabile il rosso, per niente
arrabbiato. <Senti, ti dispiacerebbe correre con le tue gambe? Cominci a
diventare pesante!> Ansimò Lancer, fermandosi per permettergli di scendere
dalla sua schiena. Draco arrossì di colpo, rendendosi conto solo in quel
momento che era rimasto a stretto contatto con quel corpo caldo per un lungo
tragitto, senza dare segno di volersene allontanare. <Sbrigati, su! Dobbiamo trovare un luogo abbastanza
protetto dove trascorrere il resto della notte! Con questo buio ho perso
l’orientamento e ci troviamo in aperta campagna con una mandria di
Mangiamorte infuriati alle calcagna!> Draco osservò i capelli scompigliati del ragazzo davanti
a lui, ormai quasi completamente fuoriusciti dalla treccia e si chiese con
una punta di piacere se anche quella volta gli avrebbe permesso di
pettinarlo. Si erano ormai persi da tempo, ma continuavano a
camminare, fino a quando uno scalpiccio di zoccoli li costrinse a nascondersi
in un tronco cavo ricoperto di muschio e di chissà quali altre schifezze… Il
biondo si sforzò di non pensarci troppo, cercando di concentrarsi sulla
pressione tiepida causata dal respiro affannato di Nixon; era una sensazione
piacevole e rassicurante sentirlo così vicino, mentre gli cingeva la vita con
un braccio. <Sei stato esiliato tempo fa e ti è stato proibito di
tornare nella foresta, nel cui caso qualsiasi essere vivente che abita questo
luogo ha il preciso ordine di eliminarti a vista.> Un rantolo interruppe
la voce aspra di un uomo anziano. <Io, ormai, non sono che un povero
vecchio, ma non ho dimenticato il tuo tradimento nei confronti delle leggi
che dirigono da sempre l’esistenza di noi Centauri, Fiorenzo. In questo caso,
io mi limiterò unicamente ad ammonirti, ma ti sarà difficile trovare qualcun
altro che avrà il buon costume di rivolgerti la parola prima di sottrarti la
tua ormai insignificante vita in questo luogo, regno delle Creature Magiche…
Sei avvertito.> I due ragazzi avvertirono un galoppo zoppicante che si
allontanava sul terreno cosparso di foglie secche che scricchiolavano
sinistramente ad ogni colpo di zoccolo del Centauro. <Fiorenzo…> Sussurrò Nixon, rivolto all’essere che
sostava immobile poco distante dal loro nascondiglio. Draco coprì prontamente la bocca dell’altro ragazzo con
una mano, sibilandogli all’orecchio: <Ma sei matto?! Quello è l’insegnante
di Divinazione e se ci trova qui ci spedisce dritti…> Fu interrotto da un
sospiro sconsolato. <E voi due che diamine ci fate qui? Non è un bel
posto per studiare, sapete?> <Evidentemente, nemmeno per lei è una gita di
piacere, non è forse così, Professore?> Il biondo rinfacciò con tutta la
cattiveria che aveva in corpo le parole che aveva sentito pronunciare da
quella vecchia Creatura Magica. <E così avete sentito tutto… Ma bravi, complimenti…
Chi è stato a commissionarvi questa scampagnata nella foresta?> <Nessuno, Fiorenzo. Abbiamo avuto una piccola
discussione con i Mangiamorte ed il Signore Oscuro…> Spiegò brevemente il
rosso, scuotendo con noncuranza le spalle. <Nixon, sei forse impazzito?! Ricordi cos’è successo
a tua madre? Io sono il tuo tutore e non mi perdonerei mai se ti accadesse
qualcosa…> Il Centauro lo guardò tristemente ma con affetto, per poi
spostare lo sguardo sul biondo, assumendo una smorfia di disprezzo che gli
oscurò il bel volto. <E lui come mai è con te?> <Si dà il caso che io…> Cominciò pomposamente
Draco, interrotto bruscamente da un’occhiata gelida e minacciosa del suo
tempestivo salvatore, il quale, però, avvampò di fronte allo sguardo allibito
e, allo stesso tempo, furioso di Fiorenzo. <Folle! Adesso stai rischiando
la tua vita a causa della tua stupida avventatezza! Non sono riuscito ad
insegnarti niente in tutti questi anni?!> <Ho solo colto al volo l’occasione quando mi si è
presentata la possibilità di osservare da vicino il Signore Oscuro ed i suoi
scagnozzi, in particolare…> Si interruppe lanciando un breve sguardo a
Draco. <… in particolare Malfoy… Ho pensato che se fossi riuscito a
sostituirmi a suo figlio… io…> <COSA?!> Urlò furioso il biondo. <Draco…> <Tu! Come hai potuto! L’ho sempre saputo che c’era
del marcio in te, ma mi sono fatto infinocchiare come un povero deficiente!
Mi domando solo come tu abbia fatto ad ingannare così bene mio padre, di
solito lui è molto diffidente con coloro che non conosce…> Una voce untuosa e severa interruppe bruscamente il suo
racconto. <Immagino che il Professore volesse spiegarvi qualcosa che non
avete capito durante la sua lezione, qui, in mezzo alla foresta PROIBITA,
all’una di notte, vero, signor Malfoy? Non mi sarei mai immaginato la sua
partecipazione ad un affare che sembra alquanto losco… Ma sarò comunque
zelante nell’informare il prima possibile suo padre di questo suo
comportamento sconsiderato.> Draco non ebbe il tempo di ribattere, così si
limitò ad abbassare lo sguardo, immaginandosi già la una quantità eccezionale
di frustate in “onore” alla sua bravata. <Per quanto riguarda te, Lancer,
mi piacerebbe occuparmi personalmente della tua punizione, o affidare il
compito al signor Gazza ma, per nostra sfortuna c’è qualcun altro che
desidera parlarti…> I tre seguirono a testa bassa il professor Piton
all’interno della scuola, dove li accolse il sorriso sghembo e sdentato di
Gazza che sibilò: <Professore, sento già profumo di punizione. Peccato che
non siano più quelle di una volta…> Severus si limitò ad annuire, continuando a camminare,
per poi fermarsi al centro del salone d’ingresso e volgersi verso le tre
persone che lo seguivano. <Professor Fiorenzo, lei è atteso dal professor
Silente e dalla professoressa McGranitt nell’ufficio del preside. Spero che
si ricordi la parola d’ordine per accedervi.> Dopodichè si voltò verso
Nixon. <Tu, Lancer, invece hai appuntamento nella Sala di Ritrovo di
Grifondoro. Be’, cosa stai aspettando? La carrozza o un invito scritto? Datti
una mossa e sparisci dalla mia vista, immediatamente!> Si voltò infine
verso Draco che deglutì rumorosamente e a fatica. <In quanto a te, Malfoy,
seguimi.> <Professore, io…> <Taci. Non è con me che devi parlare né, tantomeno,
giustificarti.> L’uomo lo condusse nel suo ufficio, a fianco della Sala
di Ritrovo di Serpeverde. Mentre il professore apriva la porta, il ragazzo
serrò gli occhi, sapendo già quale destino lo avrebbe atteso ma, quando li
riaprì, si accorse che, contrariamente alle sue aspettative, nella stanza non
c’era nessun altro, ad eccezione di lui stesso e dell’uomo che lo aveva
condotto lì. <Non ho ancora chiesto a Gazza di chiamare tuo padre,
prima volevo farti qualche domanda in privato. Per cui vedi di rispondermi la
verità o potrebbe anche venirmi voglia di usare il Veritaserum su un
alunno…> Il ragazzo annuì. <Molto bene. Cominciamo con la prima domanda: tu sei
perfettamente sicuro di non avere possibili fratelli?> Draco impallidì. <Cosa sta dicendo, professor
Piton?!> <Malfoy! Ti sembra il modo di rivolgerti ad un tuo
insegnante? Vedi di rispondere alla mia domanda senza fare commenti
superflui, chiaro?> <Sì, signore. Mi scusi, non accadrà più.> <Così va meglio… Dunque, tornando alla mia domanda,
cosa mi sai dire a proposito.> <Senza dubbio sono figlio unico.> <Una donna dai capelli lunghi e fulvi ha mai cercato
di avvicinarti qualche anno fa?> <Non che io ricordi, professore. O forse… Sì,
veramente, una volta che a Diagon Alley mi ero allontanato da mia madre, una
strana donna con i capelli coperti da un velo nero mi si è avvicinata,
dicendomi che io avevo un fratello e che avrei dovuto proteggerlo a qualunque
costo. Ma il mio unico pensiero è stato che fosse pazza, così non ci ho mai
dato peso e non l’ho nemmeno mai raccontato a nessuno… tranne… tranne a
Lancer, professore… E quando io sono scoppiato a ridere, dicendo che a quella
donna mancava qualche venerdì, lui si è fatto serio e mi ha chiesto di
descrivergliela nei particolari ma, purtroppo non mi ricordavo quasi più il
suo volto, sapevo solo che in quel momento mi era apparsa molto bella.> <Capisco. Non ti viene in mente nient’altro?> <Be’, veramente, Nix… ehm Lancer, dopo aver ascoltato
il mio discorso sembrava diverso, come se si fosse risvegliato da un
sogno…> <Devo dire che questo…Lancer risveglia alquanto il
tuo interesse, non è così, Malfoy?> <Può darsi, professore…> <Può darsi?> <Non lo so, forse! Senta, ma che cosa sta succedendo?
Che cos’è un Successore e perché lei mi sta facendo tutte queste domande?> Piton impallidì vistosamente, nonostante il suo
incarnato chiaro. <Chi ti ha parlato del Successore? Rispondi, Malfoy!>
L’uomo stava quasi per urlare, tanta era la sua foga. <N-Non me lo ricordo…> <CHI, Malfoy?> <Forse…> In quel momento la porta si aprì di scatto, rivelando il
ragazzo dai capelli di fuoco con i vestiti a brandelli ed il volto tumefatto.
<E’ una trappola, Draco…> Biascicò, prima di svenire. <Nixon!> Il biondo si alzò di scatto, correndo al
suo capezzale. <Nixon, mi senti? Ti prego, rispondi! Cosa vuol dire che è
una trappola? Non capisco, devi aiutarmi, non puoi lasciarmi qui da solo, hai
capito, brutto stupido idiota?!> Una mano, però gli afferrò con forza una spalla,
costringendolo a voltarsi verso il suo assalitore. Il professor Piton
sembrava essersi volatilizzato ed al suo posto era invece comparso il signor
Malfoy. <E’ proprio un peccato che la Pozione Polisucco abbia
effetto solo per un’ora… Si scoprono tante cose interessanti, quando i tuoi
interlocutori non conoscono la tua identità. Non è forse così, Draco? E così
ti piace proprio questo putrido sacco di letame… Sappi comunque che non è il
tuo fratellastro, non avrei mai potuto generare un tale rifiuto dell’umanità,
anche con la peggiore delle Babbane o delle Mezzosangue.> <Signore, che sta dicendo? Non riesco a capire le sue
parole!> <Eppure, quando mi credevi Piton, mi capivi
benissimo, Draco…> Gli sorrise perfidamente. <Allora, visto che ti
ostini a comportarti come un moccioso senza cervello, ti confiderò un piccolo
segreto che riguarda tuo padre e quella signora di cui parlavi… Lei era la
gemella di Lily Potter, Elizabeth. Siccome nessuno, tranne James Potter
riusciva a distinguerle con sicurezza, anch’io un giorno caddi in inganno,
obbligando Elizabeth a passare un’oretta piacevole con me, invece di Lily,
attraverso la quale mi sarei vendicato di quel buono a nulla di Potter.
Purtroppo, da quel breve incontro nacque l’ormai “celebre” Harry Potter che
Elizabeth affidò immediatamente alla sorella, perché detestava quel bambino
con tutta se stessa.> <Stai…mentendo, bastardo…> I due Malfoy sobbalzarono al suono di quella voce
soffocata, quasi dimentichi della presenza di Nixon mezzo svenuto nella
stanza. <Io sono il vero figlio di Elizabeth… Harry
assomiglia troppo… a James… per non essere suo figlio… e poi, mia madre non
mi ha mai detestato, anzi, ha sempre cercato di proteggermi… e nascondermi da
te, perché sapeva che un giorno saresti tornato… e sarebbe stato l’ultimo in
cui lei mi avrebbe visto… Sfortunatamente, è successo proprio così, ma solo
perché tu, nella tua furia incontrollata, causata dal mutismo di lei, hai
preferito prima torturarla con un Crucio, ed infine ucciderla con un Avada
Kedavra… Non è forse così, Lucius o forse dovrei chiamarti… papà?... Perché
adesso non mi uccidi? Tanto, ormai io non ho più una famiglia, nessuno si
preoccuperà della mia scomparsa, forse nemmeno Silente… E Harry non sa che io
sono suo cugino… Meglio di così non poteva andare, no? Be’, che aspetti? La
carrozza o l’invito scritto?> Il signor Malfoy scoppiò a ridere. <Perché invece di ridere non racconti a tuo figlio
che hai fatto solo una sceneggiata per poter agire indisturbato, anche dallo
stesso Lord Voldemort che sostieni di adorare ed ammirare così tanto?> <Nixon, cosa stai dicendo?> Domandò spaesato il
ragazzo biondo che non aveva ancora afferrato del tutto la situazione. <Draco, non capisci che lui ti ha sempre mentito ed
ha continuato a farlo? Minacciandoti e spaventandoti ti impediva di avere il
coraggio di indagare sulla verità che probabilmente lui rischiava
costantemente di farsi sfuggire! Quell’uomo è terrorizzato persino dalla sua
ombra, perché crede che possa rivelare agli altri qualcosa che lui tenta
invano di nascondere, come il fatto che lui è nato da un rapporto casuale di
Voldemort con la moglie di colui che allora era il signor Malfoy. A
quell’epoca, Tom Riddle pagò un’ingente somma di denaro alla donna perché
fingesse di aver avuto quel bambino col marito; ma, inevitabilmente, l’uomo
un giorno lo scoprì e fu allora che uccise la moglie e cominciò a frustare a
sangue Lucius per impedirgli di parlare di quel fatto increscioso con
chicchessia, dato che ne andava del buon nome della famiglia Malfoy. Adesso,
il solo scopo di tuo padre è quello di dimostrare al Signore Oscuro di essere
il degno Successore, per poi sfogarsi egli stesso sul suo vero padre per
averlo abbandonato; ovviamente dopo aver eliminato colui che Lord Voldemort
ha scelto come suo successore, ossia te, a costo di rischiare la sua stessa
miserabile vita.> La punta della bacchetta di Lucius Malfoy era puntata
contro la gola di Lancer, ma la mano dell’uomo tremava incontrollabilmente,
innervosendolo più di quanto già non fosse. <T-Tu c-come fai a… sapere tutto ciò?> Il ragazzo rispose con un sorriso sornione, puntando la
sua bacchetta allo stomaco dell’uomo. <Anch’io ho un conto da regolare con
te, lurido verme.> In quel momento, però, Draco agì improvvisamente,
cogliendoli entrambi di sorpresa. Nella confusione, Nixon scorse solo un
fascio luminoso di colore verde fuoriuscire da una bacchetta, dopodichè i
sensi lo abbandonarono di nuovo. Fu svegliato da un peso sullo stomaco che gli rendeva il
respiro difficoltoso e, solo quando aprì gli occhi, si accorse che non si
trattava altro che del corpo del biondo addormentato su di lui; per paura di
svegliarlo, rinunciò a spostarsi, ma lentamente il suo braccio sinistro
cominciò a perdere sensibilità e fu costretto a muoverlo per scacciare la
spiacevole sensazione di avere una miriade di aghi piantati nell’arto. Con un
mugugno assonnato, Draco si destò, sfregandosi gli occhi, e solo allora si
accorse di dove si trovava: arrossì di colpo, spostandosi bruscamente e
rischiando di cadere dal letto su cui si trovavano, se non fosse stato per la
prontezza di riflessi del rosso che lo aveva afferrato per la vita, bloccando
la sua caduta. A quel punto, tutto il viso del biondo si imporporò, fino alla
punta delle orecchie. <Be’, che c’è? Perché sei diventato tutto rosso? Ho
fatto qualcosa che non andava?> Domandò perplesso Nixon. Come poteva rivelargli che, in realtà, l’unico che aveva
fatto qualcosa di male era lui, Draco, che aveva spesso immaginato di giacere
tra le braccia di quello che aveva appena scoperto essere suo fratello? Si
sentiva un mostro, un rifiuto della natura e, nonostante avesse avuto il
coraggio di lanciare un Avada Kedavra contro suo padre, non era stato
abbastanza abile da colpirlo e se l’era lasciato sfuggire; per di più, non
aveva la più pallida idea di dove si trovassero in quel momento e la cosa che
lo terrorizzava di più era di rimanere solo con il ragazzo dai capelli fulvi
e rischiare di perdere il controllo sul proprio corpo. L’unica possibilità
che aveva era quella di allontanarsi il prima possibile dalla fonte dei suoi
desideri proibiti nonché di tutti i suoi guai, anche se… be’, valeva proprio
la pena di passarne tante pur di trascorrere pochi minuti con l’unica persona
che lo faceva sentire davvero bene… <Ehi, ti sei incantato? Avevi una faccia strana, un
po’ da porco… A che pensavi?> Chiese con ingenua curiosità Lancer, al che
Draco si trattenne a stento dal balzargli addosso e… tirargli un bel
diretto!... su quella meravigliosa bocca… <N-Niente, n-non stavo pensando proprio a n-niente! E
piantala di farmi tutte queste domande, mi sembra di essere ad un
interrogatorio!> Non aveva avuto il coraggio di incrociare il suo sguardo
nemmeno per un secondo e la cosa insospettì il rosso, che gli si piazzò
davanti a gambe larghe e mani sui fianchi con un’espressione stranamente
determinata a leggere ogni pensiero che avesse attraversato la mente del suo
interlocutore. <Lo sai che sei proprio strano? Se ti aiuto, mi
insulti; se cerco di aiutarti, non mi parli; quando però trascorriamo del
tempo insieme sembri piuttosto allegro… Forse ti ha turbato il fatto che io
sia tuo fratello, forse non ti va di avere un fratello come me… Posso
capirti, sai? In fondo è decisamente più facile scaricare un amico, una volta
che ci si è stufati di lui, piuttosto che un fratello…> Il tono della voce
di Nixon era triste ed abbattuto, il che fece vergognare Draco di se stesso,
per cui si affrettò a rassicurarlo: <No! Ma che stai blaterando?! Certo
che io non ti voglio come fratello, ma il motivo è… un altro, ecco…> Il biondo abbassò il viso. <Be’, comunque, non è nemmeno detto che noi siamo
parenti…> <Cosa?!> Malfoy lo guardò confuso. <Ma tu non
avevi detto che…> <Cioè, io sono sicuro di essere il figlio di Lucius
Malfoy… Il vero problema è se tu sei davvero suo figlio… Vedi, ho saputo che
anche Narcissa, tua madre, ha avuto una storia extramatrimoniale… col
professor Piton…> Gli occhi di Malfoy si spalancarono ed il suo incarnato
impallidì visibilmente. <C-Che stai… dicendo…?> <Vedi, tua madre ha chiesto a Piton di proteggerti e
lui ha accettato, perché è molto innamorato di tua madre e perché, be’, anche
perché probabilmente è lui il tuo vero padre…> Il ragazzo si sedette, visibilmente scosso dalla
notizia. <Tu… sei sicuro… di quello che stai dicendo…?> Domandò con
voce tremante. <Solo in parte… Non posso darti niente per certo… Mi dispiace, non avrei dovuto dirtelo, non è giusto che tu lo abbia saputo in questo modo e dal sottoscritto… Solo che ti ho visto tanto scioccato dall’ipotesi che noi potessimo essere fratelli, che…> Si interruppe quando vide scorrere sulla guancia serica del biondo una lacrima. <Draco, perdonami, ti prego, io non…> <Mi stai dicendo che con tutte le probabilità io non
sono tuo fratello e Lucius Malfoy non è mio padre…?> <Io…> Un sorriso dolce illuminò il viso di Malfoy, mentre le
lacrime continuavano a fuoriuscirgli incontrollabilmente dagli occhi.
<Pensavo di essere destinato ad odiare mio padre e a non poter confessare
i miei sentimenti alla persona di cui mi sono innamorato… e invece… Tutto
questo è fantastico, non trovi?> L’altro ragazzo gli sorrise di rimando. <Non hai idea
di quanto io abbia desiderato scorgere sul tuo bellissimo viso un’espressione
di felicità… Spero proprio che la persona che tu ami possa riuscire a
renderti…> Le sue parole furono interrotte dal rumore improvviso
della porta che si apriva di scatto. <Malfoy, Lancer, per fortuna vi siete svegliati!
Siamo nei guai…> Piton entrò come una furia nella stanza. <Professore… ma che cosa sta dicendo? Cos’è
successo?> <Non c’è abbastanza tempo per le spiegazioni, signor
Malfoy. Sbrigatevi a preparare la vostra roba e allontanatevi di qui il prima
possibile, chiaro?> L’uomo si smaterializzò immediatamente e poco dopo lo
scorsero dalla finestra. Stava correndo e per mano teneva una copia perfetta
di Draco che lo seguiva diligentemente. Ai piedi di una torre riconobbero il corpo riverso e
senza vita di Silente che fu nascosto quasi subito al loro sguardo
dall’arrivo di alunni e professori in lacrime. I due ragazzi rimasero paralizzati per un periodo
indefinito di tempo, dopodichè Nixon afferrò con decisione il polso di
Malfoy, trascinandolo fuori dalla camera e sperando che la confusione
generale li facesse passare inosservati. C’era un viavai confuso e chiassoso di alunni che
giravano per la scuola con i loro bagagli, per non parlare dei fantasmi che
volteggiavano per la scuola urlando “Piton ha ucciso Silente!” e di Pix che
si dilettava ad aumentare il caos che regnava sovrano nei corridoi e nei
Dormitori. I prefetti ed alcuni professori tentavano invano di calmare i
ragazzi, cercando contemporaneamente di colpire Pix con un Incantesimo
pietrificante e di imporre il silenzio ai fantasmi. Finalmente, un fascio di luce proveniente dalla
bacchetta di Hermione prese in pieno il poltergeist riducendolo infine ad un
silenzio temporaneo, che non fu però utile a calmare gli animi ma che,
invece, contribuì ad aumentare l’agitazione generale. Dalle finestre delle torri si potevano distinguere
chiaramente le figure scure di alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra
cui il signor Weasley, che setacciavano la foresta attorno ad Hogwarts. In mezzo a quella massa informe di ragazzi urlanti,
nessuno si accorse di due ombre che, camminando contro il muro cercavano di
non farsi travolgere dalla folla che procedeva nel senso contrario al loro. <Tutte le uscite sono controllate dai Maghi
dell’Ordine, anche quelle segrete. Non ci resta che tentare dalla torre di
astronomia, che è la più alta di tutto l’istituto.> Sussurrò Nixon. <E una volta che ci troviamo lassù, cosa proponi di fare,
genio?> Gli chiese sottovoce Draco con ironia malcelata. <Sorpresa…> Gli sorrise il rosso con un’espressone
che suggeriva una delle sue trovate. Non appena aprirono una finestra, una sferzata di vento
gelido li colpì in pieno. <Quale sarebbe questa famosa sorpresa, mago
megalomane? Non vorrai mica che ci lanciamo di sotto, sperando che qualche
buon samaritano ci recuperi prima che ci sfracelliamo a terra, vero?> <Niente di tutto ciò, mio caro San Tommaso! Osserva
bene, invece di criticare come una vecchia suocera!> Con un agile balzo, il rosso si lanciò fuori dalla
finestra. <MA SEI IMPAZZITO?! BRUTTO DEFICIENTE, COSA CREDI DI
FARE SUICIDAND…> Draco si interruppe bruscamente, quando si accorse che il
corpo dell’altro ragazzo stava mutando velocemente in quello di un
meraviglioso cavallo alato dal manto argenteo; l’animale gli si avvicinò
sbattendo le enormi ali piumate, come invitandolo a salirgli in groppa. Il
biondo, non se lo fece ripetere e, con un urlo terrorizzato si lanciò sulla
schiena dell’animale che partì immediatamente verso il cielo dall’inquietante
colore nero pece, come una stella solitaria. <Lo sai che sei uno stronzo? Mica ti è venuto in
mente di informarmi del fatto che sei un Animagus! La consideravi
un’informazione superflua, forse? Mi hai spaventato a morte, lo sai?
Comunque… devo dire che… in fondo, non sei male… come cavallo alato,
s’intende…!> A quelle parole, l’animale compì un perfetto giro della
morte e Draco fu costretto ad aggrapparsi con tutte le sue forze al collo del
destriero per non rischiare di cadere. <Ok, ok… ma NON FARLO MAI PIU’, HAI CAPITO? Tu mi
vuoi far morire d’infarto prima del tempo…> Non aveva idea da dove gli proveniva la disinvoltura per
esprimersi in una maniera così poco adatta ai canoni cui era abituato, sapeva
solo che in quel momento si sentiva libero come non gli era mai successo e si
credeva in grado di poter fare qualsiasi cosa. Strinse tra le dita la morbida
criniera, fino a quando le nocche non gli sbiancarono. <Nixon, senti, io voglio tornare là, voglio fare
qualcosa per aggiustare la situazione… Non ho intenzione di scappare ancora,
non ora che ho finalmente trovato il coraggio di agire… Ti prego, riportami
indietro, andiamo alla base dell’Ordine della Fenice…> La sua voce si
spense lentamente e il ragazzo piombò in un sonno profondo, respirando
l’odore selvatico ma rassicurante di quella creatura.
FINE E’ stato davvero un parto e ringrazio tutti quelli k sn
riusciti a raggiungere la fine! Vi prego, commentate!!!
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