I personaggi non appartengono a me, a parte Nixon Lancer k mi sn inventata di sana pianta, ispirandomi un po’ a Duo Maxuell, ma a J. K. Rowling

 

Rating: R

Pairing: Draco/Nixon

Commento: be’, dato che è la prima fic k pubblico… siate voi a giudicare se ne è valsa la pena!

La storia non c’entra direttamente col sesto libro, xk mi sn presa alcune “licenze poetiche”, xò l’ambientazione è più o meno quella!

 

 

 


Il traditore

di Kyra_xx89

 

 

<Tu sei un Malfoy e, come tale, devi sottostare al protocollo di famiglia, come del resto hanno fatto tutti gli illustri componenti della nostra famiglia. Chiaro?>

<Sì, signore.>

Suo padre gli aveva mostrato ogni singola fotografia di ogni singolo componente maschile della famiglia Malfoy. Draco cominciava ad avere la nausea: tutti quei vestiti pomposi, quei titoli altisonanti, infiniti premi per onore, correttezza e varie. Si estraniò per un attimo dal mondo esterno, concentrandosi unicamente sui suoi pensieri, i suoi sogni….Non avrebbero mai avuto abbastanza importanza da permettergli di soffermarvisi su in futuro, quando sarebbe diventato un Malfoy a tutti gli effetti.

Ma che cos’era un Malfoy? Uno stupido mucchio di vecchie cartacce ammuffite che ha una qualche importanza perché, da qualche generazione, contribuisce alla realizzazione dei capricci del governo della Magia?! In quasi cinque secoli di storia familiare nemmeno uno si era ribellato a quel dannato protocollo?!

<Draco Malfoy!>

Una violenta bacchettata gli frustò le dita ed il ragazzo si destò dai suoi pensieri con un gemito di dolore.

<Mi stavi ascoltando?> Domandò suo padre, alterato, agitando con fare minaccioso la bacchetta che stringeva in mano.

<No, signore.> La bacchetta ricadde con uno schiocco sonoro sulle sue mani. Se avesse risposto affermativamente, suo padre lo avrebbe punito doppiamente per il fatto che avrebbe mentito ad un suo superiore.

<Esigo la tua massima attenzione e non tollero mezze misure. Intesi?>

Draco serrò gli occhi per fermare prontamente le lacrime. Piangere, per un Malfoy, era il massimo dei disonori. Le dita gli pulsavano ed il dolore era tale da non permettergli di muoverle.

<Sì, signore…>

<Non ho sentito, e non sono sordo.>

<Sì, signore!> Sentiva le guance in fiamme. La rabbia aveva preso il sopravvento, ma non avrebbe potuto sfogarla in alcun modo: il protocollo dei Malfoy esigeva il massimo autocontrollo.

MALFOY, MALFOY, MALFOY, MALFOY….

Quel maledetto nome, quella maledetta stirpe, quel maledetto destino, quella maledetta famiglia! La sua famiglia…

Avvertì uno strano bruciore al braccio. Guardò suo padre: si stava osservando il Marchio Nero tatuato a fuoco sulla pelle del suo avambraccio. Anche lui aveva sentito la chiamata, evidentemente, era in corso un’adunata di Mangiamorte.

Con la Smaterializzazione, giunsero rapidamente al luogo dell’incontro, avvolti nei fruscianti mantelli neri. Il cappuccio nascondeva gli sguardi, ma Draco li sentiva pesare tutti su di sé, malgrado sapesse che il vero protagonista era il Signore Oscuro.

Avvolto in una veste esageratamente larga per il suo corpo raccapricciante, si teneva avvinghiato ad uno dei suoi servitori, troppo debole per reggersi in piedi con le sue sole forze. La sua voce era composta da una serie di sferzate gelide che attraversavano i suoi ascoltatori come lame sferzanti, messaggere di morte e vendetta. Di fronte a lui, Draco si sentiva a disagio ed il suo corpo era continuamente attraversato da brividi, non di freddo, ma di puro terrore. All’inizio, tutta questa segretezza lo aveva eccitato, incuriosendolo e stregandolo ma, a poco a poco, sentiva che tutto ciò che stava accadendo era troppo grande perché lui potesse farvi fronte.

L’atmosfera era satura di aspettativa e di impazienza, mentre tutti gli sguardi erano rivolti verso quel ripugnante mostriciattolo che aveva la fama del più temuto e malvagio Mago della storia.

<Ho una sorpresa per voi.> Da un angolo giunse una figura incappucciata al suo fianco. <Da questa notte, Nixon sarà uno di noi.> Il nuovo arrivato sollevò il braccio, mostrando il tatuaggio del Marchio Nero, mentre ci fu un applauso generale.

Per un attimo, lo sguardo dello sconosciuto lo ipnotizzò. Provò un piacevole tepore che scaturiva da quegli occhi e vi si concentrò interamente, nel tentativo di trovare una via di fuga, un luogo sicuro dove rifugiarsi dal gelo che lo pervadeva.

 

Fu una vera sorpresa sapere che Nixon frequentava Hogwarts. Il primo giorno di scuola cercò invano i suoi occhi, esaminando quelli di tutti i ragazzi che incontrava, imbattendosi più volte in Harry che lo osservava girare tra i corridoi in una morbosa ricerca.

Stava scendendo da una rampa di scale, quando questa ebbe la meravigliosa idea di decidere di cambiare posizione. Draco era talmente immerso nei suoi pensieri che non se ne accorse e si scontrò con qualcuno, cadendo.

<Ma non guardi mai dove vai, razza di rimbambito?!> Esplose, adirato.

Non ricevette risposta.

Si rialzò, innervosito. Di fronte a lui c’era un ragazzo che non aveva mai visto: i lunghi capelli ramati erano raccolti in una treccia,insolita pettinatura per un ragazzo, ma il viso dai lineamenti decisi e marcati sembrava non lasciare alcun dubbio riguardo la sua mascolinità.

Qualcosa in lui glielo rendeva familiare. Lo guardò a lungo negli occhi e si sentì trascinare in un altro mondo, dove il mondo reale era lontano ed irraggiungibile. Vi si adagiò, rilassato, sereno.

Venne bruscamente trascinato indietro da un dolore lancinante alle mani, mentre un nome si ripeteva infinite volte nella sua mente, inebetendolo. Ritornò in sé. Era vergognoso che un Malfoy si lasciasse andare in questo modo per sfuggire alla realtà.

<Si può sapere perché non presti attenzione a dove vai, quando cammini?! Si dà il caso che io sia un Prefetto e che possa punirti per la tua disattenzione!>

Il ragazzo sembrava non ascoltarlo nemmeno. <Hai finito con la predica? Sembri mio padre!> Gli sbuffò rumorosamente in faccia. <E poi, l’unico di noi due che avrebbe bisogno di un buon paio di occhiali sei tu!> Gli girò le spalle, risoluto e se ne andò.

 

<Ehi, Weasley, che ne dici di un paio di occhiali? Forse riusciresti a vedere meglio ciò che scrive il professor Piton alla lavagna, evitando di far saltare per aria i Sotterranei! O i tuoi genitori non se li possono permettere?> Uno scroscio di risa si scatenò al tavolo dei Serpeverde, mentre i Grifondoro li ignoravano deliberatamente, tentando di calmare Ron.

<Malfoy, perché non gli presti i tuoi? Spero che tu sia riuscito a procurarteli, dopo l’incidente che hai avuto stamattina…Ma come, non l’hai raccontato ai tuoi amici?!>

In tutta la sala si fece silenzio. Draco guardò sdegnato il ragazzo che aveva parlato, ossia quello con cui si era scontrato poche ore prima.

<E’ proprio vero che le mele marce stanno dappertutto…>

<Evidentemente, la botta che hai preso cadendo dall’albero, ti ha danneggiato irreparabilmente, Malfoy!>

Il Grifondoro cominciò a ridere, mentre Draco fulminava con lo sguardo il ragazzo che era seduto proprio di fronte a lui.

<Vedi di moderare il tono, novellino, perché si dà il caso che io sia un Prefetto!>

<Perdonatemi, Vostra Maestà, ma sapete, senza occhiali è complicato distinguere un galletto da un Prefetto!>

Il viso del biondo era rosso di rabbia. Nessuno si era mai rivolto a lui in quel modo e, di certo, non gliel’avrebbe fatta passare liscia. Si alzò con uno scatto da tavola.

<Tiger, Goyle, andiamo!> Ordinò. Poi, si rivolse al ragazzo: <Sai, credo proprio che porterò mio padre a fare una chiacchierata col preside, a proposito della scelta degli alunni che frequentano questa scuola!>

<Mi sa che i tuoi tirapiedi hanno trovato qualcosa di meglio da fare che starti ad ascoltare mentre urli e strepiti come una donnicciola… Ossequi, Signor Prefetto!>

Siccome i due gorilla non si decidevano a lasciar andare le cosce di pollo sulle quali si erano avventati e lui non aveva intenzione di continuare a farsi schernire pubblicamente, se ne andò con passo deciso, tra le risa dell’intero istituto.

 

Mentre si avviava verso il Dormitorio di Serpeverde, si chiese come mai quel tizio aveva difeso quel pezzente di Weasley. Draco era una specie di idolo tra i componenti della sua Casa e non sopportava di essere deriso pubblicamente. Naturalmente, era solo una questione di apparenza: non poteva sopportare che la sua reputazione venisse compromessa in quel modo, ma più se ne convinceva, più si accorgeva che era qualcos’altro a turbarlo.

In ogni caso non era intenzionato a perdonare un comportamento simile.

 

Terminato il pranzo, Ron, seguito dagli inseparabili Harry e Hermione, si avvicinò al ragazzo. <Ehm…Ecco io ti volevo ringraziare…per prima…Anche se…Come mai l’hai fatto? Cioè, anche tu sei di Serpeverde ed è strano che…>

<Non ti preoccupare, l’ho fatto volentieri! Quel Malfoy dovrebbe sgonfiarsi un po’… Comunque, io sono Nixon Lancer.>

Hermione si presentò, mantenendosi sempre un po’ diffidente. Quando fu il turno di Harry, Ron abbassò lo sguardo, preparandosi ad una pioggia di urli e strepiti per il “bambino sopravvissuto” all’ira del terribile Signore del Male, invece lui gli strinse semplicemente la mano, lasciandoli sorpresi.

<Senti…io sono un Prefetto, perciò…anche lei lo è, per cui, se hai bisogno di una mano…anche se sei di Serpeverde, ecco…>

<Ti ringrazio molto, accetto volentieri il tuo aiuto! Be’, scusatemi, ma ora devo proprio andare! Ci vediamo!>

 

Stava camminando tra i corridoi, senza una menta precisa, alla ricerca di una punizione esemplare per quel ragazzo: si accorse di non conoscere nemmeno il suo nome. Fu travolto da un’inspiegabile curiosità.

Qualcosa di rigido e particolarmente duro colpì il suo setto nasale, facendolo gemere di dolore.

<Per lo meno ho evitato che mi venissi addosso!> Da dietro un pesante volume dall’incomprensibile titolo in latino, apparve il viso fintamente dispiaciuto della fonte dei suoi pensieri.

Di nuovo lui! Era una persecuzione!

<Ma cosa ti salta in mente?! Mi hai fatto male, idiota!> Gli inveì contro con voce nasale, tenendosi una mano sulla faccia.

Lui estrasse un fazzoletto dalla tasca della divisa. <Stai fermo, aspetta!> Con uno strattone gli tolse la mano, tamponandolo delicatamente. <Ti esce il sangue…>

Draco si ritrasse, infuriato. <Stammi lontano! Non sai fare altro che guai! Ora dovrò andare in Infermeria!>

<Non fare il bambino, non ce ne sarà bisogno, vieni in bagno.>

Lo precedette e inumidì il fazzoletto di stoffa insanguinato con dell’acqua, poi glielo appoggiò sul naso, premendo, sotto le sue proteste.

<Se non la pianti, ti pietrifico, così elimino anche il problema del sangue!>

Il biondo lo incenerì con lo sguardo, ma tacque.

<Mi dispiace di averti fatto male, non ne avevo l’intenzione, volevo solo evitare lo scontro!>

Lui mugugnò in risposta qualcosa di incomprensibile.

Il rosso guardò attentamente il suo viso, mentre Draco lo scrutava nervosamente. Una strana sensazione di disagio mista a piacere lo aveva colto, scombussolandolo e confondendolo.

<Non preoccuparti, la tua bellezza non verrà intaccata e la tua fidanzata non ti lascerà perché sei diventato un mostro!> Gli sorrise.

Con uno strattone, il biondo si allontanò da lui, uscendo dal bagno e facendo frusciare elegantemente la divisa.

 

Si sedette all’ombra di un albero. Il mal di testa continuava incessantemente a tormentarlo, impedendogli di prestare attenzione alle lezioni e lo aveva obbligato a due visite in Infermeria, nell’arco di una mattinata. Appoggiò la nuca alla corteccia e sospirò, tentando di svuotare la mente e di rilassarsi.

<Stai male? Sei pallidissimo…>Il rosso gli si avvicinò prudentemente.

<Lasciami in pace, non sono affari tuoi.> Gli rispose gelido lui, aprendo gli occhi.

<Scusami...>

<Be’, vedi di levarti velocemente dai piedi, non ho proprio tempo per una persona della quale non conosco nemmeno il nome.>

Con un caldo sorriso, l'altro gli porse la mano.<Io sono Nixon…>

Al suono di quel nome, sobbalzò. Lo guardò, incredulo.<Tu…>

Draco si alzò a fatica. Malgrado fosse madido di sudore, avvertiva brividi di freddo lungo tutto il corpo. Si sentiva completamente intorpidito e la vista era appannata. Le poche forze che gli erano rimaste gli vennero sottratte improvvisamente e si accasciò per terra, privo di forze.

 

Aveva le labbra secche e, istintivamente, aprì la bocca, nel tentativo di chiedere un po’ d’acqua. Sulla pelle avvertì un rivolo fresco e cominciò a bere avidamente. Aprì gli occhi lentamente, riconoscendo l’Infermeria. Si aspettò di vedere Madama Chips che si prendeva cura di lui, invece fu non poco sorpreso, quando riconobbe Nixon.

<Cosa fai qui? Dov’è Madama Chips?>

<Le ho chiesto di affidarti a me e lei ha accettato, sotto consiglio di Silente.>

Lui aggrottò la fronte.

<Tuo padre ci verrà a prendere tra poco.>

<Ma...>

Le parole di Draco furono bloccate dall'arrivo del signor Malfoy in persona che con un gesto secco intimò loro di sbrigarsi a seguirlo.

 

<Nixon vivrà con noi, di conseguenza mi aspetto la tua piena collaborazione nei suoi confronti. A proposito, lui dormirà nella tua stanza, mentre tu ti trasferirai in quella degli ospiti.> Affermò con voce solenne l’uomo, non ammettendo repliche di nessun genere.

Il ragazzo fremette dalla collera e serrò le dita sulle cosce, fino a far sbiancare le nocche.

<Sono stato chiaro, Draco?>

<S-sì, signore.> La voce gli uscì in un rantolo. Abbassò lo sguardo sulle ginocchia, mentre una furia incontrollabile si scatenava dentro di lui. Non avrebbe permesso a quel tipo di sottrargli quel poco di affetto che riceveva dal padre. Sarebbe riuscito a superarlo in qualunque cosa e il signor Malfoy sarebbe stato orgoglioso di suo figlio.

 

Gli era stato vietato di trasferire la sua roba nella nuova stanza, "in modo che Nixon possa godere dei tuoi stessi vantaggi".

Più il tempo passava, più sentiva di odiare il rosso.

I suoi pensieri furono interrotti da un bussare sommesso alla porta. <Avanti.>

L'impersonificazione dei suoi incubi apparve di fronte a lui con un sorriso mesto. <Mi dispiace per quello che ha detto tuo padre... Io non ho nessuna intenzione di sostituirti, né tanto meno di essere un tuo nemico...> Appoggiò una scatola di cartone ai propri piedi. <Questi sono alcuni dei tuoi libri... Li ho presi a caso, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averli...>

Draco si alzò furente, estraendo i volumi dalla scatola e gettandoli addosso all'altro ragazzo.

<Io non voglio la tua pietà, hai capito?! Me la so cavare benissimo da solo, senza bisogno di una madre, di un padre o di una balia, chiaro?! Per cui adesso sparisci dalla mia vista, insieme a questa roba! VATTENE!>

Lo spinse fuori dalla porta, lanciandogli dietro lo scatolone ormai vuoto, per poi chiudere violentemente l'uscio ed accasciarvisi contro, mentre le numerose lacrime che premevano per uscire cominciarono ad inumidirgli il viso.

 

Finì di vestirsi. Doveva raggiungere suo padre nello studio per la punizione giornaliera: la filosofia del signor Malfoy era che prima di cena suo figlio si sarebbe di sicuro meritato una buona dose di botte, per cui gliele dava il mattino presto, prima di andare al lavoro, quando era di buon umore, per non rischiare di guastarselo prima di coricarsi.

La sorpresa raccapricciante di quella mattina fu che Nixon avrebbe dovuto assistere. La sua furia aumentò a dismisura e, grazie a questo, avvertì meno dolore sotto le cinghiate di suo padre.

 

Era il primo giorno di scuola, dopo che erano finalmente terminate le vacanze natalizie. Erano già due mesi che quell'odioso ragazzo si era trasferito a casa Malfoy e avrebbe dovuto subirselo anche a Hogwarts, nella sua stessa Casa, nella sua stessa ala del Dormitorio e nella stessa camerata.

Quella mattina la mano di Lucius era stata particolarmente pesante e il sangue rappreso incollava la camicia della divisa alla schiena di Draco.

Durante le prime ore della giornata un fastidioso intorpidimento aveva incessantemente martoriato il ragazzo. Finalmente era giunta la pausa per il pranzo, ma un violento giramento di testa lo costrinse a rimanere seduto, fortunatamente era rimasto solo nell'aula di Trasfigurazione. Respirava pesantemente, come se qualcosa gli bloccasse l'accesso dell'aria ai polmoni. Si sentiva accaldato, e aveva l'impressione che la stanza stessa lo avvolgesse in una morsa soffocante. Perse i sensi accasciandosi sul banco.

Quando si risvegliò si accorse di essere sul letto nel Dormitorio, prono, mentre qualcosa di fresco e piacevole gli premeva la schiena martoriata.

<Ho pensato che non volessi andare in Infermeria... Come ti senti?>

Al suono di quella voce, Draco saltò in piedi come se si fosse scottato. Si accorse di essere a torso nudo, e di fronte a lui c'era Nixon con un panno umido e pregno di sangue in mano.

<Sdraiati di nuovo, per favore. Hanno fatto infezione...> Venne interrotto da un gancio alla mascella che lo costrinse ad arretrare.

<Ti ho già detto che non ho bisogno d'aiuto! Per cui restituiscimi i miei vestiti, immediatamente, a costo di obbligarti con la forza!>

Fu costretto a sedersi da un malore causato dal suo movimento brusco, mentre il rosso lo obbligava a stendersi di nuovo.

<Perché mi fai questo? Non ti basta avermi privato della mia famiglia, del mio posto nella scala di valori di mio padre, dovevi anche sottrarmi quel poco di orgoglio che mi è rimasto per essere soddisfatto del tuo lavoro? Ammettilo, te l'ha ordinato lui... E' una di quelle solite prove idiote per dimostrare di essere degno del nome “Malfoy”...>

L'infinita tristezza e lo sconforto intrappolato in quelle parole, in ogni singola lettera, paralizzarono Nixon.

Gli sorrise con sincerità. <Niente affatto.>

 

Quando si svegliò, la prima cosa che vide fu una cascata di capelli fulvi che nascondevano parzialmente il viso di Nixon. Era seduto su una sedia al capezzale di Draco ma, evidentemente vinto dalla stanchezza si era adagiato sul cuscino a fianco del compagno.

Prese una ciocca di quei capelli dal colore tanto singolare, cominciando ad arrotolarla dolcemente attorno alle dita. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse del fatto che due occhi smeraldini lo fissavano incuriositi e stupiti, mentre le labbra leggermente piene si disegnavano in un sorriso appena accennato.

<Potresti darmi una mano a pettinarli... Purtroppo la treccia si è sciolta e per metterli a posto da solo mi servirà almeno una mezz'ora!>

Senza dargli possibilità di replica gli mise in mano una spazzola, e gli si sedette davanti, cominciando a pettinarsi.

Il biondo rimase inebetito ad inspirare più che poteva l'inebriante profumo di quelle ciocche dai riflessi ramati. La morbidezza di quella massa setosa lo ipnotizzò, mentre con mano tremante passava infinite volte la spazzola, fino a rendere i capelli lucenti.

Con le dita agili e veloci, infine, Nixon li raccolse in una folta treccia, al termine della quale fissò un nastro nero.

 

Draco era appena entrato nel Dormitorio, e Nixon si affrettò a nascondere dietro la schiena un messaggio che gli era appena giunto via gufo.

Il biondo si sedette sul letto, col viso coperto dai capelli leggermente lunghi, e le spalle curve. Il rosso gli si avvicinò in silenzio.

<Mio padre mi ha diseredato. Passerà tutto a te.> La voce era atona, fredda.

<Lo so.>

Improvvisamente alzò il volto furente e squadrò il ragazzo che gli stava di fronte. <La cosa ridicola è che io dovrei odiarti, disprezzarti, desiderare di ucciderti, esigere di riacquistare il mio posto nella mia famiglia…! E invece…> La voce gli si spezzò. Fece un lungo sospiro. <E invece…io…non desidero altro che…> Piegò le gambe, circondandole con le braccia, per poi nascondere il viso tra le ginocchia. <Che tu mi abbracci…> Lo sussurrò appena.

L’altro ragazzo si avvicinò, non riuscendo ad udire le sue parole e si ritrovò un corpo tremante tra le braccia che lo pregava di stringerlo e di dormire con lui, di non lasciarlo solo.

Lo sdraiò sul letto e cominciò ad accarezzargli i capelli, in modo da tranquillizzarlo, fino a che Draco si addormentò.

 

<Tra di noi ho scoperto che si nasconde un traditore.>

I Mangiamorte sussultarono, commentando tra loro l’accaduto. Gli unici a restare impassibili furono Lucius Malfoy ed il ragazzo dai capelli fulvi.

Improvvisamente, Draco si ritrovò premuto contro il petto di Nixon, a pochi centimetri dalla bacchetta di suo padre, pronta a colpire.

<Se avete intenzione di uccidermi, uccidete prima lui!>

Il Mago tirò indietro la bacchetta, volgendo lo sguardo a Voldemort. I due ragazzi, nel frattempo, ne approfittarono per scappare in mezzo alla confusione generale, nascondendosi nell’oscurità che circondava il luogo dell’incontro dei Mangiamorte col Mago Oscuro.

<Signore, abbiamo bisogno di un Successore, ed ora che abbiamo scoperto le vere intenzioni di quel moccioso, la nostra unica possibilità rimane Draco… Cosa dobbiamo fare?>

<Lasciamoli andare… per ora… Sono curioso di sapere cos’ha in mente quel Babbano… E poi, una preda è molto più gustosa se consumata calda, non trovi anche tu, Lucius? Sarà divertente… ed eccitante… io adoro questo genere di cose…>

Malfoy s’inchinò al suo padrone. <Come desiderate…>

 

<Razza di schifosa e lurida feccia, lasciami! Io non voglio avere niente a che fare con un vile Babbano, indegno di apprendere la magia, quanto un Mezzosangue o un Magonò!>

<Ehi, Draco, ci vuoi stare fermo un momento?! Sono sempre io, Nixon! Cazzo, se non la pianti di agitarti ti lego al primo albero che trovo e ti lascio alla loro mercé!>

<Meglio, piuttosto che essere tuo prigioniero!>

Dentro di sé il biondo sentiva ribollire la propria rabbia verso suo padre che lo trattava come un oggetto, ma anche verso il rosso perché, proprio quando stava cominciando a fidarsi di lui, era stato tradito.

<Idiota, non capisci che ti ho appena salvato la pelle, appendendo al chiodo la mia?! Quelli ti vogliono trasformare in un fantoccio al loro servizio! Una macchina per uccidere, prodotta in seguito al lavaggio del cervello di un ragazzo! E poi io non sono un Babbano, mia madre lavorava in incognito, come Auror, per l’Ordine della Fenice… ed è stata uccisa proprio da tuo padre, sotto i miei occhi…>

Draco tacque, osservando il suo interlocutore per qualche secondo. Quando anche Nixon si zittì, Malfoy abbassò la testa. <…>

<Prego…> Gli sorrise affabile il rosso, per niente arrabbiato. <Senti, ti dispiacerebbe correre con le tue gambe? Cominci a diventare pesante!> Ansimò Lancer, fermandosi per permettergli di scendere dalla sua schiena.

Draco arrossì di colpo, rendendosi conto solo in quel momento che era rimasto a stretto contatto con quel corpo caldo per un lungo tragitto, senza dare segno di volersene allontanare.

<Sbrigati, su! Dobbiamo trovare un luogo abbastanza protetto dove trascorrere il resto della notte! Con questo buio ho perso l’orientamento e ci troviamo in aperta campagna con una mandria di Mangiamorte infuriati alle calcagna!>

Draco osservò i capelli scompigliati del ragazzo davanti a lui, ormai quasi completamente fuoriusciti dalla treccia e si chiese con una punta di piacere se anche quella volta gli avrebbe permesso di pettinarlo.

 

Si erano ormai persi da tempo, ma continuavano a camminare, fino a quando uno scalpiccio di zoccoli li costrinse a nascondersi in un tronco cavo ricoperto di muschio e di chissà quali altre schifezze… Il biondo si sforzò di non pensarci troppo, cercando di concentrarsi sulla pressione tiepida causata dal respiro affannato di Nixon; era una sensazione piacevole e rassicurante sentirlo così vicino, mentre gli cingeva la vita con un braccio.

<Sei stato esiliato tempo fa e ti è stato proibito di tornare nella foresta, nel cui caso qualsiasi essere vivente che abita questo luogo ha il preciso ordine di eliminarti a vista.> Un rantolo interruppe la voce aspra di un uomo anziano. <Io, ormai, non sono che un povero vecchio, ma non ho dimenticato il tuo tradimento nei confronti delle leggi che dirigono da sempre l’esistenza di noi Centauri, Fiorenzo. In questo caso, io mi limiterò unicamente ad ammonirti, ma ti sarà difficile trovare qualcun altro che avrà il buon costume di rivolgerti la parola prima di sottrarti la tua ormai insignificante vita in questo luogo, regno delle Creature Magiche… Sei avvertito.>

I due ragazzi avvertirono un galoppo zoppicante che si allontanava sul terreno cosparso di foglie secche che scricchiolavano sinistramente ad ogni colpo di zoccolo del Centauro.

<Fiorenzo…> Sussurrò Nixon, rivolto all’essere che sostava immobile poco distante dal loro nascondiglio.

Draco coprì prontamente la bocca dell’altro ragazzo con una mano, sibilandogli all’orecchio: <Ma sei matto?! Quello è l’insegnante di Divinazione e se ci trova qui ci spedisce dritti…> Fu interrotto da un sospiro sconsolato.

<E voi due che diamine ci fate qui? Non è un bel posto per studiare, sapete?>

<Evidentemente, nemmeno per lei è una gita di piacere, non è forse così, Professore?> Il biondo rinfacciò con tutta la cattiveria che aveva in corpo le parole che aveva sentito pronunciare da quella vecchia Creatura Magica.

<E così avete sentito tutto… Ma bravi, complimenti… Chi è stato a commissionarvi questa scampagnata nella foresta?>

<Nessuno, Fiorenzo. Abbiamo avuto una piccola discussione con i Mangiamorte ed il Signore Oscuro…> Spiegò brevemente il rosso, scuotendo con noncuranza le spalle.

<Nixon, sei forse impazzito?! Ricordi cos’è successo a tua madre? Io sono il tuo tutore e non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa…> Il Centauro lo guardò tristemente ma con affetto, per poi spostare lo sguardo sul biondo, assumendo una smorfia di disprezzo che gli oscurò il bel volto. <E lui come mai è con te?>

<Si dà il caso che io…> Cominciò pomposamente Draco, interrotto bruscamente da un’occhiata gelida e minacciosa del suo tempestivo salvatore, il quale, però, avvampò di fronte allo sguardo allibito e, allo stesso tempo, furioso di Fiorenzo. <Folle! Adesso stai rischiando la tua vita a causa della tua stupida avventatezza! Non sono riuscito ad insegnarti niente in tutti questi anni?!>

<Ho solo colto al volo l’occasione quando mi si è presentata la possibilità di osservare da vicino il Signore Oscuro ed i suoi scagnozzi, in particolare…> Si interruppe lanciando un breve sguardo a Draco. <… in particolare Malfoy… Ho pensato che se fossi riuscito a sostituirmi a suo figlio… io…>

<COSA?!> Urlò furioso il biondo.

<Draco…>

<Tu! Come hai potuto! L’ho sempre saputo che c’era del marcio in te, ma mi sono fatto infinocchiare come un povero deficiente! Mi domando solo come tu abbia fatto ad ingannare così bene mio padre, di solito lui è molto diffidente con coloro che non conosce…>

Una voce untuosa e severa interruppe bruscamente il suo racconto. <Immagino che il Professore volesse spiegarvi qualcosa che non avete capito durante la sua lezione, qui, in mezzo alla foresta PROIBITA, all’una di notte, vero, signor Malfoy? Non mi sarei mai immaginato la sua partecipazione ad un affare che sembra alquanto losco… Ma sarò comunque zelante nell’informare il prima possibile suo padre di questo suo comportamento sconsiderato.> Draco non ebbe il tempo di ribattere, così si limitò ad abbassare lo sguardo, immaginandosi già la una quantità eccezionale di frustate in “onore” alla sua bravata. <Per quanto riguarda te, Lancer, mi piacerebbe occuparmi personalmente della tua punizione, o affidare il compito al signor Gazza ma, per nostra sfortuna c’è qualcun altro che desidera parlarti…>

I tre seguirono a testa bassa il professor Piton all’interno della scuola, dove li accolse il sorriso sghembo e sdentato di Gazza che sibilò: <Professore, sento già profumo di punizione. Peccato che non siano più quelle di una volta…>

Severus si limitò ad annuire, continuando a camminare, per poi fermarsi al centro del salone d’ingresso e volgersi verso le tre persone che lo seguivano. <Professor Fiorenzo, lei è atteso dal professor Silente e dalla professoressa McGranitt nell’ufficio del preside. Spero che si ricordi la parola d’ordine per accedervi.> Dopodichè si voltò verso Nixon. <Tu, Lancer, invece hai appuntamento nella Sala di Ritrovo di Grifondoro. Be’, cosa stai aspettando? La carrozza o un invito scritto? Datti una mossa e sparisci dalla mia vista, immediatamente!> Si voltò infine verso Draco che deglutì rumorosamente e a fatica. <In quanto a te, Malfoy, seguimi.>

 

<Professore, io…>

<Taci. Non è con me che devi parlare né, tantomeno, giustificarti.>

L’uomo lo condusse nel suo ufficio, a fianco della Sala di Ritrovo di Serpeverde. Mentre il professore apriva la porta, il ragazzo serrò gli occhi, sapendo già quale destino lo avrebbe atteso ma, quando li riaprì, si accorse che, contrariamente alle sue aspettative, nella stanza non c’era nessun altro, ad eccezione di lui stesso e dell’uomo che lo aveva condotto lì.

<Non ho ancora chiesto a Gazza di chiamare tuo padre, prima volevo farti qualche domanda in privato. Per cui vedi di rispondermi la verità o potrebbe anche venirmi voglia di usare il Veritaserum su un alunno…>

Il ragazzo annuì.

<Molto bene. Cominciamo con la prima domanda: tu sei perfettamente sicuro di non avere possibili fratelli?>

Draco impallidì. <Cosa sta dicendo, professor Piton?!>

<Malfoy! Ti sembra il modo di rivolgerti ad un tuo insegnante? Vedi di rispondere alla mia domanda senza fare commenti superflui, chiaro?>

<Sì, signore. Mi scusi, non accadrà più.>

<Così va meglio… Dunque, tornando alla mia domanda, cosa mi sai dire a proposito.>

<Senza dubbio sono figlio unico.>

<Una donna dai capelli lunghi e fulvi ha mai cercato di avvicinarti qualche anno fa?>

<Non che io ricordi, professore. O forse… Sì, veramente, una volta che a Diagon Alley mi ero allontanato da mia madre, una strana donna con i capelli coperti da un velo nero mi si è avvicinata, dicendomi che io avevo un fratello e che avrei dovuto proteggerlo a qualunque costo. Ma il mio unico pensiero è stato che fosse pazza, così non ci ho mai dato peso e non l’ho nemmeno mai raccontato a nessuno… tranne… tranne a Lancer, professore… E quando io sono scoppiato a ridere, dicendo che a quella donna mancava qualche venerdì, lui si è fatto serio e mi ha chiesto di descrivergliela nei particolari ma, purtroppo non mi ricordavo quasi più il suo volto, sapevo solo che in quel momento mi era apparsa molto bella.>

<Capisco. Non ti viene in mente nient’altro?>

<Be’, veramente, Nix… ehm Lancer, dopo aver ascoltato il mio discorso sembrava diverso, come se si fosse risvegliato da un sogno…>

<Devo dire che questo…Lancer risveglia alquanto il tuo interesse, non è così, Malfoy?>

<Può darsi, professore…>

<Può darsi?>

<Non lo so, forse! Senta, ma che cosa sta succedendo? Che cos’è un Successore e perché lei mi sta facendo tutte queste domande?>

Piton impallidì vistosamente, nonostante il suo incarnato chiaro. <Chi ti ha parlato del Successore? Rispondi, Malfoy!> L’uomo stava quasi per urlare, tanta era la sua foga.

<N-Non me lo ricordo…>

<CHI, Malfoy?>

<Forse…>

In quel momento la porta si aprì di scatto, rivelando il ragazzo dai capelli di fuoco con i vestiti a brandelli ed il volto tumefatto. <E’ una trappola, Draco…> Biascicò, prima di svenire.

<Nixon!> Il biondo si alzò di scatto, correndo al suo capezzale. <Nixon, mi senti? Ti prego, rispondi! Cosa vuol dire che è una trappola? Non capisco, devi aiutarmi, non puoi lasciarmi qui da solo, hai capito, brutto stupido idiota?!>

Una mano, però gli afferrò con forza una spalla, costringendolo a voltarsi verso il suo assalitore. Il professor Piton sembrava essersi volatilizzato ed al suo posto era invece comparso il signor Malfoy.

<E’ proprio un peccato che la Pozione Polisucco abbia effetto solo per un’ora… Si scoprono tante cose interessanti, quando i tuoi interlocutori non conoscono la tua identità. Non è forse così, Draco? E così ti piace proprio questo putrido sacco di letame… Sappi comunque che non è il tuo fratellastro, non avrei mai potuto generare un tale rifiuto dell’umanità, anche con la peggiore delle Babbane o delle Mezzosangue.>

<Signore, che sta dicendo? Non riesco a capire le sue parole!>

<Eppure, quando mi credevi Piton, mi capivi benissimo, Draco…> Gli sorrise perfidamente. <Allora, visto che ti ostini a comportarti come un moccioso senza cervello, ti confiderò un piccolo segreto che riguarda tuo padre e quella signora di cui parlavi… Lei era la gemella di Lily Potter, Elizabeth. Siccome nessuno, tranne James Potter riusciva a distinguerle con sicurezza, anch’io un giorno caddi in inganno, obbligando Elizabeth a passare un’oretta piacevole con me, invece di Lily, attraverso la quale mi sarei vendicato di quel buono a nulla di Potter. Purtroppo, da quel breve incontro nacque l’ormai “celebre” Harry Potter che Elizabeth affidò immediatamente alla sorella, perché detestava quel bambino con tutta se stessa.>

<Stai…mentendo, bastardo…>

I due Malfoy sobbalzarono al suono di quella voce soffocata, quasi dimentichi della presenza di Nixon mezzo svenuto nella stanza.

<Io sono il vero figlio di Elizabeth… Harry assomiglia troppo… a James… per non essere suo figlio… e poi, mia madre non mi ha mai detestato, anzi, ha sempre cercato di proteggermi… e nascondermi da te, perché sapeva che un giorno saresti tornato… e sarebbe stato l’ultimo in cui lei mi avrebbe visto… Sfortunatamente, è successo proprio così, ma solo perché tu, nella tua furia incontrollata, causata dal mutismo di lei, hai preferito prima torturarla con un Crucio, ed infine ucciderla con un Avada Kedavra… Non è forse così, Lucius o forse dovrei chiamarti… papà?... Perché adesso non mi uccidi? Tanto, ormai io non ho più una famiglia, nessuno si preoccuperà della mia scomparsa, forse nemmeno Silente… E Harry non sa che io sono suo cugino… Meglio di così non poteva andare, no? Be’, che aspetti? La carrozza o l’invito scritto?>

Il signor Malfoy scoppiò a ridere.

<Perché invece di ridere non racconti a tuo figlio che hai fatto solo una sceneggiata per poter agire indisturbato, anche dallo stesso Lord Voldemort che sostieni di adorare ed ammirare così tanto?>

<Nixon, cosa stai dicendo?> Domandò spaesato il ragazzo biondo che non aveva ancora afferrato del tutto la situazione.

<Draco, non capisci che lui ti ha sempre mentito ed ha continuato a farlo? Minacciandoti e spaventandoti ti impediva di avere il coraggio di indagare sulla verità che probabilmente lui rischiava costantemente di farsi sfuggire! Quell’uomo è terrorizzato persino dalla sua ombra, perché crede che possa rivelare agli altri qualcosa che lui tenta invano di nascondere, come il fatto che lui è nato da un rapporto casuale di Voldemort con la moglie di colui che allora era il signor Malfoy. A quell’epoca, Tom Riddle pagò un’ingente somma di denaro alla donna perché fingesse di aver avuto quel bambino col marito; ma, inevitabilmente, l’uomo un giorno lo scoprì e fu allora che uccise la moglie e cominciò a frustare a sangue Lucius per impedirgli di parlare di quel fatto increscioso con chicchessia, dato che ne andava del buon nome della famiglia Malfoy. Adesso, il solo scopo di tuo padre è quello di dimostrare al Signore Oscuro di essere il degno Successore, per poi sfogarsi egli stesso sul suo vero padre per averlo abbandonato; ovviamente dopo aver eliminato colui che Lord Voldemort ha scelto come suo successore, ossia te, a costo di rischiare la sua stessa miserabile vita.>

La punta della bacchetta di Lucius Malfoy era puntata contro la gola di Lancer, ma la mano dell’uomo tremava incontrollabilmente, innervosendolo più di quanto già non fosse.

<T-Tu c-come fai a… sapere tutto ciò?>

Il ragazzo rispose con un sorriso sornione, puntando la sua bacchetta allo stomaco dell’uomo. <Anch’io ho un conto da regolare con te, lurido verme.>

In quel momento, però, Draco agì improvvisamente, cogliendoli entrambi di sorpresa. Nella confusione, Nixon scorse solo un fascio luminoso di colore verde fuoriuscire da una bacchetta, dopodichè i sensi lo abbandonarono di nuovo.

 

Fu svegliato da un peso sullo stomaco che gli rendeva il respiro difficoltoso e, solo quando aprì gli occhi, si accorse che non si trattava altro che del corpo del biondo addormentato su di lui; per paura di svegliarlo, rinunciò a spostarsi, ma lentamente il suo braccio sinistro cominciò a perdere sensibilità e fu costretto a muoverlo per scacciare la spiacevole sensazione di avere una miriade di aghi piantati nell’arto. Con un mugugno assonnato, Draco si destò, sfregandosi gli occhi, e solo allora si accorse di dove si trovava: arrossì di colpo, spostandosi bruscamente e rischiando di cadere dal letto su cui si trovavano, se non fosse stato per la prontezza di riflessi del rosso che lo aveva afferrato per la vita, bloccando la sua caduta. A quel punto, tutto il viso del biondo si imporporò, fino alla punta delle orecchie.

<Be’, che c’è? Perché sei diventato tutto rosso? Ho fatto qualcosa che non andava?> Domandò perplesso Nixon.

Come poteva rivelargli che, in realtà, l’unico che aveva fatto qualcosa di male era lui, Draco, che aveva spesso immaginato di giacere tra le braccia di quello che aveva appena scoperto essere suo fratello? Si sentiva un mostro, un rifiuto della natura e, nonostante avesse avuto il coraggio di lanciare un Avada Kedavra contro suo padre, non era stato abbastanza abile da colpirlo e se l’era lasciato sfuggire; per di più, non aveva la più pallida idea di dove si trovassero in quel momento e la cosa che lo terrorizzava di più era di rimanere solo con il ragazzo dai capelli fulvi e rischiare di perdere il controllo sul proprio corpo. L’unica possibilità che aveva era quella di allontanarsi il prima possibile dalla fonte dei suoi desideri proibiti nonché di tutti i suoi guai, anche se… be’, valeva proprio la pena di passarne tante pur di trascorrere pochi minuti con l’unica persona che lo faceva sentire davvero bene…

<Ehi, ti sei incantato? Avevi una faccia strana, un po’ da porco… A che pensavi?> Chiese con ingenua curiosità Lancer, al che Draco si trattenne a stento dal balzargli addosso e… tirargli un bel diretto!... su quella meravigliosa bocca…

<N-Niente, n-non stavo pensando proprio a n-niente! E piantala di farmi tutte queste domande, mi sembra di essere ad un interrogatorio!> Non aveva avuto il coraggio di incrociare il suo sguardo nemmeno per un secondo e la cosa insospettì il rosso, che gli si piazzò davanti a gambe larghe e mani sui fianchi con un’espressione stranamente determinata a leggere ogni pensiero che avesse attraversato la mente del suo interlocutore.

<Lo sai che sei proprio strano? Se ti aiuto, mi insulti; se cerco di aiutarti, non mi parli; quando però trascorriamo del tempo insieme sembri piuttosto allegro… Forse ti ha turbato il fatto che io sia tuo fratello, forse non ti va di avere un fratello come me… Posso capirti, sai? In fondo è decisamente più facile scaricare un amico, una volta che ci si è stufati di lui, piuttosto che un fratello…> Il tono della voce di Nixon era triste ed abbattuto, il che fece vergognare Draco di se stesso, per cui si affrettò a rassicurarlo: <No! Ma che stai blaterando?! Certo che io non ti voglio come fratello, ma il motivo è… un altro, ecco…>

Il biondo abbassò il viso.

<Be’, comunque, non è nemmeno detto che noi siamo parenti…>

<Cosa?!> Malfoy lo guardò confuso. <Ma tu non avevi detto che…>

<Cioè, io sono sicuro di essere il figlio di Lucius Malfoy… Il vero problema è se tu sei davvero suo figlio… Vedi, ho saputo che anche Narcissa, tua madre, ha avuto una storia extramatrimoniale… col professor Piton…>

Gli occhi di Malfoy si spalancarono ed il suo incarnato impallidì visibilmente. <C-Che stai… dicendo…?>

<Vedi, tua madre ha chiesto a Piton di proteggerti e lui ha accettato, perché è molto innamorato di tua madre e perché, be’, anche perché probabilmente è lui il tuo vero padre…>

Il ragazzo si sedette, visibilmente scosso dalla notizia. <Tu… sei sicuro… di quello che stai dicendo…?> Domandò con voce tremante.

<Solo in parte… Non posso darti niente per certo… Mi dispiace, non avrei dovuto dirtelo, non è giusto che tu lo abbia saputo in questo modo e dal sottoscritto… Solo che ti ho visto tanto scioccato dall’ipotesi che noi potessimo essere fratelli, che…> Si interruppe quando vide scorrere sulla guancia serica del biondo una lacrima. <Draco, perdonami, ti prego, io non…>

<Mi stai dicendo che con tutte le probabilità io non sono tuo fratello e Lucius Malfoy non è mio padre…?>

<Io…>

Un sorriso dolce illuminò il viso di Malfoy, mentre le lacrime continuavano a fuoriuscirgli incontrollabilmente dagli occhi. <Pensavo di essere destinato ad odiare mio padre e a non poter confessare i miei sentimenti alla persona di cui mi sono innamorato… e invece… Tutto questo è fantastico, non trovi?>

L’altro ragazzo gli sorrise di rimando. <Non hai idea di quanto io abbia desiderato scorgere sul tuo bellissimo viso un’espressione di felicità… Spero proprio che la persona che tu ami possa riuscire a renderti…>

Le sue parole furono interrotte dal rumore improvviso della porta che si apriva di scatto.

<Malfoy, Lancer, per fortuna vi siete svegliati! Siamo nei guai…> Piton entrò come una furia nella stanza.

<Professore… ma che cosa sta dicendo? Cos’è successo?>

<Non c’è abbastanza tempo per le spiegazioni, signor Malfoy. Sbrigatevi a preparare la vostra roba e allontanatevi di qui il prima possibile, chiaro?> L’uomo si smaterializzò immediatamente e poco dopo lo scorsero dalla finestra. Stava correndo e per mano teneva una copia perfetta di Draco che lo seguiva diligentemente.

Ai piedi di una torre riconobbero il corpo riverso e senza vita di Silente che fu nascosto quasi subito al loro sguardo dall’arrivo di alunni e professori in lacrime.

I due ragazzi rimasero paralizzati per un periodo indefinito di tempo, dopodichè Nixon afferrò con decisione il polso di Malfoy, trascinandolo fuori dalla camera e sperando che la confusione generale li facesse passare inosservati.

C’era un viavai confuso e chiassoso di alunni che giravano per la scuola con i loro bagagli, per non parlare dei fantasmi che volteggiavano per la scuola urlando “Piton ha ucciso Silente!” e di Pix che si dilettava ad aumentare il caos che regnava sovrano nei corridoi e nei Dormitori. I prefetti ed alcuni professori tentavano invano di calmare i ragazzi, cercando contemporaneamente di colpire Pix con un Incantesimo pietrificante e di imporre il silenzio ai fantasmi.

Finalmente, un fascio di luce proveniente dalla bacchetta di Hermione prese in pieno il poltergeist riducendolo infine ad un silenzio temporaneo, che non fu però utile a calmare gli animi ma che, invece, contribuì ad aumentare l’agitazione generale.

Dalle finestre delle torri si potevano distinguere chiaramente le figure scure di alcuni membri dell’Ordine della Fenice, tra cui il signor Weasley, che setacciavano la foresta attorno ad Hogwarts.

In mezzo a quella massa informe di ragazzi urlanti, nessuno si accorse di due ombre che, camminando contro il muro cercavano di non farsi travolgere dalla folla che procedeva nel senso contrario al loro.

<Tutte le uscite sono controllate dai Maghi dell’Ordine, anche quelle segrete. Non ci resta che tentare dalla torre di astronomia, che è la più alta di tutto l’istituto.> Sussurrò Nixon.

<E una volta che ci troviamo lassù, cosa proponi di fare, genio?> Gli chiese sottovoce Draco con ironia malcelata.

<Sorpresa…> Gli sorrise il rosso con un’espressone che suggeriva una delle sue trovate.

 

Non appena aprirono una finestra, una sferzata di vento gelido li colpì in pieno.

<Quale sarebbe questa famosa sorpresa, mago megalomane? Non vorrai mica che ci lanciamo di sotto, sperando che qualche buon samaritano ci recuperi prima che ci sfracelliamo a terra, vero?>

<Niente di tutto ciò, mio caro San Tommaso! Osserva bene, invece di criticare come una vecchia suocera!>

Con un agile balzo, il rosso si lanciò fuori dalla finestra.

<MA SEI IMPAZZITO?! BRUTTO DEFICIENTE, COSA CREDI DI FARE SUICIDAND…> Draco si interruppe bruscamente, quando si accorse che il corpo dell’altro ragazzo stava mutando velocemente in quello di un meraviglioso cavallo alato dal manto argenteo; l’animale gli si avvicinò sbattendo le enormi ali piumate, come invitandolo a salirgli in groppa. Il biondo, non se lo fece ripetere e, con un urlo terrorizzato si lanciò sulla schiena dell’animale che partì immediatamente verso il cielo dall’inquietante colore nero pece, come una stella solitaria.

<Lo sai che sei uno stronzo? Mica ti è venuto in mente di informarmi del fatto che sei un Animagus! La consideravi un’informazione superflua, forse? Mi hai spaventato a morte, lo sai? Comunque… devo dire che… in fondo, non sei male… come cavallo alato, s’intende…!>

A quelle parole, l’animale compì un perfetto giro della morte e Draco fu costretto ad aggrapparsi con tutte le sue forze al collo del destriero per non rischiare di cadere.

<Ok, ok… ma NON FARLO MAI PIU’, HAI CAPITO? Tu mi vuoi far morire d’infarto prima del tempo…>

Non aveva idea da dove gli proveniva la disinvoltura per esprimersi in una maniera così poco adatta ai canoni cui era abituato, sapeva solo che in quel momento si sentiva libero come non gli era mai successo e si credeva in grado di poter fare qualsiasi cosa. Strinse tra le dita la morbida criniera, fino a quando le nocche non gli sbiancarono.

<Nixon, senti, io voglio tornare là, voglio fare qualcosa per aggiustare la situazione… Non ho intenzione di scappare ancora, non ora che ho finalmente trovato il coraggio di agire… Ti prego, riportami indietro, andiamo alla base dell’Ordine della Fenice…> La sua voce si spense lentamente e il ragazzo piombò in un sonno profondo, respirando l’odore selvatico ma rassicurante di quella creatura.

 

 

 

 

                                                                                FINE

 

 

E’ stato davvero un parto e ringrazio tutti quelli k sn riusciti a raggiungere la fine! Vi prego, commentate!!!