Il
talismano di due mondi parte
II
di Bunnycat
Dopo quasi cinque anni di liceo passati insieme e dopo molte partite vinte
(e perse) giocando nella stessa squadra sempre fianco a fianco, Kriss
aveva
capito come stessero le cose nel caso di Steven. Adesso che non era più
il
ragazzino ingenuo del passato e che un minimo di conoscenza dell'argomento
ormai ce l'aveva anche lui, poteva valutare obiettivamente il significato
di quell'esperienza adolescenziale. Per lui aveva rappresentato la
scoperta
della propria sessualità e gli aveva aperto gli occhi su tanti aspetti
del
proprio carattere, fino ad allora incomprensibili. Era stata fondamentale,
in molti sensi e aveva segnato la fine di un periodo importante della sua
vita, aveva chiuso quella breve fase di giovinezza avvolta nelle nebbie e
nel torpore dell'ignoranza e dell'ingenuità.
Per Steven invece aveva rappresentato solo una tappa provvisoria lungo un
diverso cammino che lo aveva poi condotto verso l'eterosessualità. La
loro
storia se l'era lasciata per sempre alle spalle, gli sarebbe restato forse
il piccolissimo ricordo di un'amicizia tanto forte da poterla confondere
persino con l'attrazione fisica. Tutta colpa degli ormoni in circolo nel
suo corpo, colpa di essi se aveva desiderato una certa
"compagnia" ed un
maschio gli era apparso un bersaglio più facilmente raggiungibile. Ed
infatti con un amico, bello, curioso e soprattutto disponibile era stato
facile esplorare insieme il fantastico mondo dei sensi, imparare a baciare
e a toccarsi dandosi reciprocamente piacere. Erano stati vicini a provare
anche dell'altro, ma si erano fermati in tempo ed ora a ripensarci.si
erano
limitati a ben poco, baci e carezze e basta, non si erano neanche visti
nudi.
Chissà come doveva essere il corpo di Steven sotto i vestiti? Si chiese
Kriss steso a pancia in su sul suo letto. In pantaloncini lo aveva visto
tante volte, ma nudo mai. Peccato. No, meglio così, magari non era un
granchè, pensò perfido, trattenendosi a stento dal ridere sotto i baffi.
Certo che Steven era proprio un bravo ragazzo.a dispetto dei suoi modi a
volte un po' superficiali (e di quella sua mania di tingersi ogni tanto i
capelli di un colore impossibile) era un figlio modello, un fratello
protettivo e affettuoso ed un vero amico. L'unico neo nel loro rapporto
era
rimasto proprio quel lontano episodio. Dopo il ritorno di Steven in città
non ne avevano mai parlato, c'era sempre una forma di pudore che ogni
volta
velava e nascondeva il pericoloso argomento, come se tutti e due avessero
paura di tirarlo fuori, paura di distruggere la loro amicizia, paura di
veder dissolto l'equilibrio perfetto che da anni si era instaurato tra
loro. Eppure, quando Steven scherzava in un certo modo, come quella sera,
e
lo abbracciava, lo stringeva, lo baciava affettuosamente sulla fronte,
Kriss sentiva forte la tentazione di affrontare il problema una volta per
tutte e di chiudere quel conto in sospeso.e sentiva anche una piccola
punta
di rancore che gli bruciava dentro e che gli faceva desiderare di gridare
a
Steven di smetterla di toccarlo, che quel gioco non gli piaceva più, o
non
gli piaceva fatto così, per scherzo.
Il corso dei suoi pensieri cambiò bruscamente direzione, quasi che un
meccanismo di difesa fosse intervenuto a proteggerlo da spinose
considerazioni.
Il lavoro di Steven.il padre era morto quattro mesi prima, un giramento di
testa, forse un infarto ed era volato giù da un'impalcatura.
Per due giorni Steven non si presentò a scuola, né si fece vivo neanche
con
una telefonata.
Kriss andò quindi a casa sua e la madre gli raccontò l'accaduto. Alla
fine
lo pregò di consolarlo, almeno un po' e di convincerlo a ragionare, perché
Steven non scendeva di camera e si rifiutava di parlare anche con i
parenti.e invece li aspettava il funerale, c'era da portare la bara,
andare
fino al cimitero.
Kriss salì da lui in preda ad una grandissima agitazione, l'idea di
ritrovarsi di fronte l'amico sconvolto, disperato, piangente lo faceva
sentire inutile, che aiuto avrebbe potuto dargli? Quale conforto? Non era
bravo con le parole e sicuramente avrebbe scelto le peggiori possibili.
Bussò e non ricevette risposta, allora entrò con il cuore in gola e la
testa già nel pallone per l'ansia. Steven era in piedi e sulla faccia
tiratissima spuntò solo una misera ombra di quello che era il suo normale
sorriso.
"Ciao, Kriss. Il tuo passo leggero lo riconoscerebbe anche un
sordo"
- I capelli! - Kriss spalancò gli occhi e rimase a fissarlo come un
ebete,
nonostante si rendesse perfettamente conto che in un momento del genere
una
cosa così non avrebbe dovuto colpirlo in quel modo, ma.Steven si era
tinto
i capelli.di viola!
Naturalmente non fu il solo a "notarlo", i commenti velenosi dei
parenti
fioccarono per tutta la durata della cerimonia, si chiedevano inorriditi
che tipo di figlio fosse per conciarsi in quel modo, con il padre appena
morto.parlavano a voce tanto alta che Kriss, irritato, si tratteneva a
stento dall'urlare a tutti quanti di starsene zitti, che di certo ognuno
era libero di manifestare il proprio dolore nella maniera che sentiva.e
che
il dolore di Steven era di gran lunga più grande del loro.
Durante la messa occupò il posto alla destra dell'amico, glielo aveva
chiesto lui.
"Così controlli che non faccia qualche sciocchezza" ed in
effetti Kriss
passò il tempo a spiare il profilo di Steven, provando anche solo ad
immaginare il torrente di emozioni che stravolgeva il suo volto fino al
punto di renderlo irriconoscibile. E quando poi vide alcune lacrime
scendere lungo le sue guance, lacrime silenziose, spontanee, quasi
invisibili, si commosse anche lui fino al pianto e ripensò a quanto bene
l'amico volesse al padre, a come fosse unita la loro famiglia, anche se
avevano pochi soldi e le preoccupazioni non mancavano. Fu allora che
accadde una cosa strana, le mani dei due ragazzi si ritrovarono
improvvisamente vicine, si sfiorarono ed infine si unirono, in una forte e
calda stretta, le dita dell'uno intrecciate a quelle dell'altro, in un
gesto di dolcissimo conforto per entrambi. Si tennero per mano quasi venti
minuti, senza guardarsi mai in viso, come se non ne avessero bisogno, come
se bastasse quel contatto a dirsi tutto.
Al termine della cerimonia si separarono, Steven gli fece un cenno di
ringraziamento e poi sparì ingoiato dall'insopportabile folla dei parenti
e
degli amici.
La ditta dove lavorava il padre offrì a Steven di assumerlo, in una sorta
di informale risarcimento per la tragica morte del genitore. La paga non
era male, si trattava di un lavoro in cantiere, suddiviso su due turni,
uno
di giorno e uno di notte, entrambi abbastanza duri e logoranti, specie per
uno alle prime armi.
C'erano le spese del funerale da pagare, il mutuo della casa.di risparmi
non ne avevano, la madre con il suo impiego come domestica non guadagnava
a
sufficienza, per cui Steven accettò. Scelse il turno di notte per tentare
di terminare comunque gli studi, gli mancavano solo pochi mesi, ma.non ce
la fece, la stanchezza lo costrinse a interrompere la scuola e ormai non
gli restava che la possibilità di provare l'esame da privatista l'anno
successivo. E per di più si era ritrovato fisso al turno di notte, quello
più duro e più pericoloso.
Per questo Kriss voleva assolutamente convincerlo almeno a cambiare
lavoro,
a cercarsi qualcosa di più leggero che gli permettesse di prendersi il
diploma, visto che di università non se ne poteva proprio parlare.
La notte non ci dormiva su bene, bastava che pensasse che l'altro era in
cantiere, in un posto malsano, costretto ad un lavoro logorante (quando
era
fortunato) e trattato pure con scarsissimo rispetto dai colleghi più
grandi
e così esperti nell'arte di affibbiare le mansioni peggiori ai
novellini."Te lo troverò io un altro posto, accidenti!" peccato
solo che il
suo impiego come cameriere fosse solo temporaneo e non permettesse di
guadagnare abbastanza, altrimenti glielo avrebbe ceduto già da tempo.
Che rabbia, avere sonno e non riuscire a dormire, troppi pensieri, troppe
fantasie e troppi lontani ricordi. Gettò un'occhiata al tavolino e fu
tentato di riprovare a leggere lo strano libro che gli era finito
inspiegabilmente fra le mani. Era arrivato insieme alla posta del mattino,
in un pacco ben confezionato, con il timbro della sua città, il suo nome
e
indirizzo scritti sopra a macchina, ma senza il mittente. Aveva aperto il
pacco in preda alla curiosità più sfrenata e ne era venuto fuori un
libro.
Kriss lo aveva guardato un tantino perplesso, nessuno dei suoi amici o
parenti gliene avrebbe mai regalato uno, non perché non gli piacesse
leggere, ma i libri preferiva comprarseli da sé, aveva gusti difficili e
particolarissimi. L'edizione di questo libro era di lusso, copertina
rigida
con una bella costola, liscia, perfetta e l'interno.ottima qualità della
carta e dei caratteri. Il titolo non lo aveva mai sentito prima "Il
talismano di due mondi", genere fantasy? Si domandò Kriss. Peccato,
non era
il suo preferito. Il disegno della copertina non rivelava niente del
contenuto, su uno sfondo nero spiccavano le lettere del titolo, in grandi
caratteri argentati, circondate da una cornice di fiori stilizzati, molto
bella, anch'essa in argento. Aveva provato a sfogliare qualche pagina ed
era rimasto sinceramente.deluso! La storia iniziava con la sfortunata
nascita di un bambino cieco che i genitori, troppo poveri per poterlo
mantenere, decidevano di abbandonare alla ruota di un convento. I capelli
di Kriss gli si erano rizzati in testa, se c'era un genere che proprio
odiava era quello drammatico-sentimentale e quel libro aveva tutta l'aria
di esserne un degno esempio. L'aveva subito richiuso e accantonato in un
angolo della sua scrivania. Gli era rimasta però la curiosità di
scoprire
chi lo avesse "omaggiato" di un simile dono e soprattutto perché
lo avesse
fatto.
Visto che di dormire non se ne parlava, lo riprese in mano, scorse le
pagine velocemente, leggiucchiò qua e là, qualcosa attrasse la sua
attenzione, cominciò a leggere più piano, sempre più piano, a
rileggere, a
tornare indietro.e poi lo chiuse di scatto. Aveva capito che quella roba
non gli avrebbe affatto conciliato il sonno. Però non era così male.
Genere
fantasy, forse. Ma non solo.
"Che libro insolito, però! Non me lo sarei mai aspettato."
Il pomeriggio successivo, quando ancora non aveva risolto il problema
della
"serata" che lo attendeva, Steven lo sorprese con una telefonata
improvvisa, in genere a quell'ora era nel mondo dei sogni.
"Passo da casa tua verso le 20:00, d'accordo? Dovrebbe andare bene
come
orario"
"Come? Per andare dove?" chiese sinceramente stupito Kriss
"Alla festa col tuo principe azzurro, naturalmente. Non dovevi
portarti un
amico?"
"No, guarda che io non ho ancora deciso se andarci o meno, pronto?
Pronto?
Steven?"
Aveva riattaccato. "Merda!" sbatté la cornetta contro la
tastiera del
telefono e inviò all'indirizzo di Steven una serie di coloriti insulti.
Ma non era finita.
Quando se lo vide arrivare con il suo scassatissimo motorino nel vialetto
di casa gli venne quasi un infarto.e subito dopo tentò quasi un omicidio.
"I capelli!" gridò tra l'allibito, l'inorridito e lo shockato.
Stavolta se li era tinti.di blu.
"Perché di blu?" riuscì a domandargli dopo un quarto d'ora di
semi coma.
"Trovo che siano intonati alla serata. Ti vergogni di me, per caso?
Non
avrai mica paura che ti faccia fare brutta figura? Un tipo alternativo così."
"Richiamerà un sacco di attenzione! Giusto giusto quello che
volevo!"
"Ma non te l'ha detto lui di non essere timido?" rispose
divertito Steven.
Kriss scosse la testa sconsolato "Andiamo, forza. Tanto ormai mi
sembri
deciso a fare la tua bella scena" con aria rassegnata salì sul
motorino del
compagno e partirono.
"Che buono il tuo profumo."
"Cosa hai detto, Kriss? Non ti sento se non urli!"
"Niente, niente"
Capelli blu, jeans strappati e una maglietta nero lucido a maniche
lunghe.sembrava proprio un dark o un punk, bello. E un po' triste.
- Perché triste? -
Alla festa Steven fece decisamente colpo - Il solito buffone - commentò
fra
sé Kriss, però dovette pure ammettere che non stava proprio male,
conciato
in quel modo. Aveva dei bei lineamenti e con il suo fisico magro, ma ben
proporzionato poteva permettersi anche il look più insolito e
stravagante,
o forse bastava la naturalezza con cui si presentava agli altri, senza
mostrare il minimo disagio o il minimo imbarazzo, a rendere credibile il
suo travestimento e a risultare persino interessante. Tra l'altro le
persone presenti avevano l'aria di gente abbastanza ricca e distinta, a
giudicare dall'abbigliamento informale, ma di marca e dagli argomenti
delle
conversazioni. Erano quasi tutti studenti universitari oppure laureati,
amici del figlio del titolare, probabilmente ex compagni di corso. Età
media sui venticinque-trenta anni.
Kriss si sentiva abbastanza un pesce fuor d'acqua, la sua timidezza in
occasioni del genere tendeva a prevalere su ogni altro aspetto (più utile
e
positivo) del suo carattere e finiva sempre col trascinarlo in qualche
angolo appartato, dove rintanarsi inquieto, a controllare le lancette
dell'orologio che si spostavano troppo lentamente. Dalla sua posizione
poteva vedere Steven che al contrario di lui aveva attaccato discorso con
un gruppetto di persone (due ragazze e tre ragazzi) evidentemente
affascinati dalla sua vistosa presenza, oltre che dalla sua giovane età.
-
Beato lui che ci sa fare - anche se quella sera Steven gli sembrava più
strano del solito, meno sfacciato e intraprendente.aveva un'aria.Kriss
provò a pensarci sopra e si sorprese della propria conclusione, aveva
un'aria malinconica e un pochino.fragile. - Pierrot - lo aveva definito
così anche altre volte - Steven fa il pierrot - non sapeva neppure lui
che
cosa intendesse chiamandolo a quel modo, però la maschera del pierrot gli
calzava a pennello - Au clair de la lune, mon ami pierrot, ma chandelle
est
mort elle n'a plus de feu.ouvre ma ta porte, pur l'amour de dieu" che
detestabile canzoncina! Eppure ce l'aveva sempre in testa.
"Ciao, Kriss. Ah-ah, fai ancora il timido?" due meravigliosi
occhi blu gli
sorrisero, mentre una mano gli offrì una coppa da cocktail,
dall'invitante
colore rosso.
"Sì.no, mi scusi." eccolo che ricominciava a balbettare. Si
morse la
lingua, dandosi dello stupido per l'ennesima volta. - Basta con le
figuracce! -
"Il fatto è che non conosco nessuno e non sono bravo a fare amicizia
con
gli sconosciuti" un po' di sincerità, magari quella gli veniva
meglio e lo
rendeva un po' più simpatico, o un po' più umano.
"Beh, ma alla tua età non dovrebbe essere più facile buttarsi nella
mischia? E poi un ragazzino in mezzo a questi "vecchietti",
dovremmo essere
noi a sentirci un tantino in imbarazzo, non credi?" rideva e a
guardarlo
così da vicino era ancora più bello. Bello, simpatico e modesto.
Kriss si impose di rilassarsi e buttò là qualche domanda, in realtà era
estremamente curioso di scoprire il più possibile della sua vita, come
era
capitato nella loro città, perché con il padre avevano deciso di
prendere
in gestione un bar.In fondo era stato lui ad attaccare discorso, sembrava
che gli facesse piacere, quindi perché non buttarsi? Non aveva niente da
perdere.
Si misero a chiacchierare, tra un sorso e l'altro, senza neanche mettersi
ad urlare, per fortuna il punto dove si trovavano era quello più distante
dalle casse della musica.
"Abbiamo aperto un bar perché mio padre aveva già la licenza. Ha
lavorato
per anni come dipendente nell'esercizio di un altro, ma il suo sogno era
quello di mettersi in proprio. Ho iniziato a dargli una mano che avevo sì
e
no tredici anni, andavo da lui la sera, imparavo a fare i cocktail e
potevo
stare alzato un po' di più di tutti i miei coetanei. Però mio padre
voleva
anche che studiassi e così dopo il liceo mi sono iscritto a legge e ho
preso la laurea, ma non mi interessava molto. Preferivo sempre tirar tardi
nel locale, a chiacchierare con i clienti abituali e ad ascoltare la
musica. Ho seguito anche un corso di cucina.devo ammettere che non mi
dispiace, magari se il bar andasse bene potremmo tentare di ampliare il
servizio." Kriss pendeva letteralmente dalle sue labbra. Non solo era
bello, incredibilmente bello, era pure colto, senza essere affatto
presuntuoso, un ragazzo serio e con la testa sulle spalle, ma anche un
piccolo sognatore che si impegnava per realizzare i suoi progetti. Una
favola! Quasi perfetto, anzi, no perfetto, dalla testa ai piedi.
Era una fatica tentare di darsi un certo contegno, quanto più parlava
tanto
più Kriss avrebbe avuto voglia di sorridergli e di lasciarsi andare.
E Ray (anche il suo nome era bello) appagava la sua curiosità rispondendo
gentilmente a tutte le domande, che ricambiava poi con altrettante sulla
vita e gli studi di Kriss. Chiacchierano per una mezz'oretta e a poco a
poco il ragazzo smise di sentirsi tanto in imbarazzo al punto di riuscire
addirittura a sostenere l'azzurra intensità di quegli occhi senza
restarne
mortalmente abbagliato.
"E' un tipo molto originale il tuo amico" gli disse d'un tratto
Ray "Non
sta male in quel modo. Sebbene in genere io non apprezzi molto certi look
troppo originali devo ammettere che nell'insieme è davvero interessante,
si
vede che ha il carattere giusto per osare certe cose."
"Sì, Steven è così. Sicuro di sé.fa amicizia con tutti. Anche
stasera,
nonostante fosse tra estranei, si è trovato subito una compagnia. Per sua
fortuna non ha un carattere come il mio, non se ne starebbe mai in
disparte
a."
"Questo non è proprio esatto. E' da mezz'ora che è appoggiato alla
colonna
di fronte a me, senza parlare con nessuno e con lo sguardo fisso su di
noi"
"Come? E' impossibile, guarda che ti." - Sbagli? - girò la
testa per
guardare alle sue spalle e lo vide lì, dove Ray aveva detto, appoggiato
con
la schiena alla colonna, un bicchiere mezzo vuoto in mano e un'espressione
raggelante sul viso, non più da Pierrot.no, ora sembrava decisamente
incazzato, la profondità tagliente del suo sguardo lo trapassò da parte
a
parte. Ma che gli prendeva?
"Forse.vuole un po' di compagnia.della tua compagnia" azzardò
Ray
"Cosa?" le sue parole suonarono incomprensibili all'orecchio di
Kriss, per
una frazione di secondo gli parve pure di leggervi tra le righe un
recondito, assurdo significato.
Gettò un'occhiata all'ora.erano quasi le tre."Mi sa che dobbiamo
andare, è
un po' tardi."
"Va bene, in effetti a diciannove anni esiste ancora il
coprifuoco"
ridacchiò, ma senza mostrare l'intenzione di prenderli in giro
"Buonanotte,
Kriss. Ci vediamo lunedì"
".Buo.Buonanotte e grazie.per la festa" sospirò, un'uscita
balbettante era
nel suo perfetto stile.
Raggiunse Steven e lo fulminò con un'occhiataccia "Ho capito che è
tardi,
mica c'era bisogno di fissarci in quel modo!" e tirò diritto verso
la
porta. Steven lo seguì in silenzio, ma appena furono fuori recuperò
subito
la voce.
"Allora è proprio simpatico il tipo, vero Kriss?" il suo
accento ironico
mise decisamente in allarme il ragazzo.
"Che ti piglia, Steven? Sputa l'osso, stasera hai qualcosa che non
va, si
capisce lontano un miglio"
"Quanto ti piace quello? Sei innamorato di lui?"
Insisteva? Kriss lo osservò ancora più allibito.
"Te l'ho già detto. Che mi piaccia o meno, non fa alcuna differenza.
"Quello", che poi si chiama Ray, è etero, punto e basta"
"Fa parecchia differenza, invece. Cambia tutto se ne sei
innamorato"
"Ma cambia che cosa? Io non capisco.non capisco un accidenti.prima
insisti
per trascinarmi qui a questa festa, poi mi arrivi con i capelli di un
impossibile colore blu.c'è qualche messaggio che forse dovrei recepire?
Non
sarebbe più semplice parlar chiaro?"
"Ti avevo detto che saresti andato alla festa con il principe
azzurro"
"Eh?" stava delirando o che? "Quale principe azzurro?
Senti, lo conosco
appena e poi non sono certo un tipo che crede alle favole."
"Non mi riferivo a lui. Gli occhi azzurri non ce li ho, però i
capelli
dovrebbero essere sufficientemente blu"
Kriss spalancò la bocca, assumendo l'espressione più ebete del suo
repertorio - Ho capito male. Ho capito male. Certo che ho capito male! -
"Steven, se è uno scherzo non fa ridere"
"Non sto scherzando. Non sono tanto stupido"
Rabbia incandescente come lava vulcanica cominciò a ribollire dentro
Kriss
per poi eruttare da ceneri che credeva ormai spente da anni. "Tu sei
etero,
Steven! Non dire cazzate!" acido e cattivo, dopo sei anni come si
permetteva di ritirar fuori quella cosa?
"Credo di sapere meglio di te che cosa sono o non sono. Sono gay,
monogamo
e fedele da sei anni"
Non gli tirò un pugno, ma ci mancò veramente poco.
"Hai.hai bevuto, Steven?" schiumava rabbia da far paura
"Perché devi essere
ubriaco per dire delle stronzate del genere!"
"Le dico perché le penso. Sono innamorato di te, come quando avevo
tredici
anni" al contrario del tono isterico di Kriss, Steven riusciva a
parlare a
voce bassa e tranquilla.
"Vai a farti fottere!" urlò Kriss, allontanandosi da lui di
qualche metro.
"E lo dici ora? Dopo sei anni? Dopo che mi hai lasciato in quel modo?
Dopo
che sei stato via per più di un anno senza scrivermi un rigo? E dopo che
sei ritornato e ti sei ben guardato dall'affrontare l'argomento? Sei un
bugiardo, Steven, io non l'avrei mai creduta una cosa simile di te!"
"Non te ne ho mai parlato perché pensavo che tu non ne volessi più
sapere."
"Che cosa? Sarebbe colpa mia? Come ti perm."
"Fammi finire, Kriss!" lo zittì Steven alzando improvvisamente
il tono "Ero
convinto di averti corrotto.che fosse per causa mia che eri diventato gay,
quando tu non ci avresti minimamente pensato a una cosa così.parlavi
sempre
di "amicizia", mentre io sapevo fin dall'inizio che non
c'entrava niente
con quello che facevamo"
Kriss quasi impallidì, possibile che Steven si tenesse dentro quelle
idee?
E lui che non aveva mai sospettato niente.
"Ho sperato che la nostra separazione ti avrebbe portato a
riflettere, ci
eravamo fermati in tempo, forse il danno non era irreparabile.volevo che
tu
fossi "normale", per non dovermi sentire un giorno responsabile
di averti
rovinato la vita"
Sbagliato. Assurdo. Incredibile.
"E allora, quando ti confessai che ero gay, perché non hai avuto il
coraggio di ammettere che lo eri anche tu? Perché non li hai rivelati
allora i tuoi sentimenti?"
"Sono stato un vigliacco.ed ho avuto paura, che tu mi respingessi.era
già
tardi, troppo tardi e c'era la nostra amicizia in gioco, per tenere in
piedi almeno quella sembrava necessario sacrificare il passato.e poi, non
solo, eravamo tutti e due ancora adolescenti, era presto per certe cose,
neanch'io sapevo cosa fare.eravamo due ragazzini, Kriss, due ragazzini
amici per la pelle. Non ho avuto il coraggio di distruggere tutto questo,
non so se tu possa capire."
"No. Non molto" la rabbia stava cedendo il posto all'amarezza e
forse a
qualcos'altro, lui certamente nei panni di Steven avrebbe agito
diversamente, ma chi avrebbe potuto affermare che avrebbe scelto giusto?
Steven era stato cauto e aveva salvato ciò che riteneva più importante,
la
loro giovinezza e la loro amicizia, Kriss invece avrebbe bruciato tutto,
amore e amicizia finendo forse con un pugno di mosche in mano.non
giustificava il comportamento di Steven, aveva mentito, o meglio taciuto
una cosa fondamentale, però cominciava a comprendere i suoi motivi. Anche
se gli facevano sempre rabbia.
Ci fu una pausa di alcuni minuti in cui Kriss cercò di riordinare le
idee,
poche e confuse.
"E' da un pezzo però che siamo cresciuti, quanto contavi di
mantenere
questo tuo segreto?"
Ecco la domanda più difficile, la più temuta e la più ovvia.
"Kriss, pensi davvero che noi siamo amici, solo amici? Sono passati
anni,
ma il tuo concetto di amicizia è rimasto quello di un tempo, ci fai
rientrare troppe cose, troppi gesti, troppi sentimenti.sono almeno due
anni
che sto tentando di dimostrarti quello che provo, perché credi che ti
stia
sempre appiccicato? A scuola, in squadra e al pub? Mi vedi correre dietro
a
molte altre persone? Qual è l'ultima faccia che saluto prima di andarmene
a
lavorare la sera? E la prima, dopo quelle di mia madre e mia sorella, che
rivedo il giorno dopo? E dimmi, pensi sia normale il modo in cui ti
abbraccio non appena ne ho l'occasione? O il modo in cui cerco sempre un
contatto con te, sfiorandoti un braccio, la mano, le spalle, il viso.lo
faccio forse con altri? E quante volte ti ho baciato? Certo, non sulla
bocca, ma sono baci lo stesso, avranno pure un significato, no?"
"Cosa.cosa vorresti dire? Che adesso la colpa è tutta mia? Che non
mi sono
mai accorto di nulla? Sarei ottuso, stupido o che? No. Non mi sono mai
accorto che ci provavi con me. Contento? Sono un idiota, che ti
considerava
solo un amico, un amico! Punto e basta" e rimarcò bene la parola
"amico".
"Al funerale di mio padre ci siamo tenuti per mano, anche quello non
significava nulla? Anche quello era un gesto da "amici"? Li ho
sentiti solo
io i commenti di chi ci stava intorno? Dei miei parenti che mi definivano
"un figlio degenere, esibizionista e pure gay""
A questo Kriss non seppe replicare, quei commenti li aveva sentiti anche
lui, solo che non aveva dato loro alcuna importanza, se ne era
semplicemente fregato, pensava ad altro quel giorno.però era vero, quel
gesto di prendersi per mano non se lo era saputo spiegare, aveva intuito
che dietro ci fosse qualcosa, qualcosa di importante, che non dipendeva
solo dalla particolare circostanza, dalla loro tristezza o dal semplice
affetto.ma anche quella volta aveva sorvolato sulla cosa. Forse era vero
che non rifletteva abbastanza?
"Invece di provarci in quel modo, visto che non capivo, perché non
me lo
hai detto chiaro e tondo?" per questo non c'erano giustificazioni di
sicuro.
"Accidenti a te, Kriss! Non sei il solo che abbia difficoltà con le
parole,
anche io, come te davanti al tuo mister occhi blu, non riesco a parlarti
dei miei sentimenti, ho paura delle tue risposte e della tua
reazione"
"Non mi pare che tu adesso abbia avuto tante difficoltà ad
esprimerti" gli
ribatté sarcastico
"Perché adesso ho visto che è tutto perduto. Che siamo troppo amici
e che
tu desideri quello là" lo guardò triste con l'espressione da
pierrot che
tornava a disegnarsi sul suo volto "So che a questo punto sarebbe
stato
meglio continuare a tacere, visto che lo avevo già fatto per così tanto
tempo.ma anch'io, come ti ho dimostrato stasera, non sono perfetto ed il
mio stupido cervello, beh, lo sai benissimo, che non ha mai funzionato
tanto bene. Raccolgo quello che io stesso ho seminato, ho protetto la
nostra amicizia e mi sono giocato il resto, les jeux sont fait" e
allargò
le braccia in un gesto di resa.
"Ecco appunto, finiamola qui" tagliò corto Kriss "E' tardi
e voglio andare
a casa"
- A trovarmi uno sfogo qualsiasi, prima che mi metta a picchiare il primo
che mi capita a tiro -
Salì sul motorino dietro a Steven, senza stringerlo molto alla vita e
partirono in silenzio.
Si erano detti tutto, alla fine. Sì, dopo sei anni!
E poi, era bastata un po' di gelosia, una stupidissima festa, un ragazzo
dagli occhi azzurri, uno dai capelli blu.stupido! Stronzo! Idiota! Scemo!
A tredici anni c'era stata curiosa attrazione, innocente desiderio, una
cotta da adolescenti, poi fino ad allora amicizia, solo amicizia, capitolo
chiuso, morto e sepolto.e ora.anni buttati, bugie, silenzi,
incomprensioni.
E quelle parole "tardi, troppo tardi" che gli martellavano il
cervello.
"Fermati! Fermati!" gli gridò Kriss
Steven frenò bruscamente, appoggiò un piede a terra e si voltò verso di
lui.
"Kriss, che hai?"
"Mi sento male, ho un nodo allo stomaco. mi viene da vomitare"
chinò la
testa ed incrociò le braccia davanti alla pancia. Steven non osò
toccarlo,
restò a guardarlo ad occhi sbarrati, balbettando confuse parole di scusa.
"Kriss, Kriss, ti prego, calmati! C'è un locale là, vuoi che ti ci
accompagni?
Hai bisogno del bagno? Di un po' d'acqua? Kriss.Kriss."
"Sta zitto! E' tutta colpa tua! Sei anni! Sei anni! Stupido!
Idiota!" e
prese ad investirlo all'addome con una serie di deboli pugni e intanto
piangeva, lacrime di rabbia, di risentimento. Piangeva l'amicizia tradita
ed il tempo, tutto quel tempo sprecato.
"Me ne devo andare Kriss? Ti lascio il motorino." gli tremava la
voce, si
sentiva come fosse stato colpevole del reato più grave sulla faccia della
terra.
Kriss tirò su col naso, lo puntò dritto negli occhi e lo afferrò per la
stoffa della maglietta. Le pagliuzze dorate disperse tra le iridi marroni
erano appena visibili e nell'oscurità i capelli di Steven non sembravano
più blu, ma neri.ed il suo volto affilato era così vicino, a portata di
mano. Forse non era bellissimo, ma quella faccia da Pierrot aveva un che
di
struggente e di desiderabile, da togliere il fiato.
- Voglio. Ti voglio - e il desiderio di lui simile ad un lampo gli
attraversò il cervello.
"Voglio"
"Voglio che mi abbracci. Subito"
L'inaspettata richiesta spiazzò completamente Steven. Fece trascorrere
qualche secondo, nel dubbio di non aver compreso bene le sue parole, esitò
e poi.senza sapere che cosa sarebbe successo, lo toccò (e non fu
respinto),
gli passò le braccia intorno alla vita e se lo strinse al petto.
Trattenne il respiro. Un minuto di silenzio e di attesa.
E Kriss ricambiò il suo abbraccio, gli appoggiò la testa su una spalla e
ce
la strusciò contro per asciugarsi le lacrime. I loro corpi cominciarono a
rilassarsi e la tensione si alleggerì, fino a sciogliersi del tutto, come
una bolla di sapone.
"Chi l'ha detto che è troppo tardi? Prima di darti certe risposte
dovresti
imparare a farle le domande. E non siamo troppo amici.dopo stasera mi
sembra di non conoscerti affatto. Mi sembri una persona diversa,
misteriosa, incomprensibile, o forse sei lo stesso di sempre, non lo so.in
un attimo sei riuscito a stravolgere tutte le mie certezze"
"Mi dispiace, Kriss, mi dispiace di averti turbato e ferito.di aver
taciuto
su tante cose.mi dispiace" se ne stavano seduti sul sellino,
abbracciati
stretti-stretti, come due bambini impauriti. D'un tratto,
contemporaneamente sollevarono i visi, le labbra si sfiorarono in un primo
breve assaggio, a cui seguì un secondo ancora timido e circospetto ed un
ultimo appassionato, famelico. Si staccarono qualche istante per riprender
fiato e a Kriss venne da sorridere.
"Questo è uno dei posticini dove le coppiette vengono a pomiciare.lo
possiamo fare anche noi?" la risposta di Steven arrivò subito, con
una mano
dietro la sua nuca lo attirò a sé e riprese dal punto in cui avevano
interrotto, da un bacio profondo, umido, dolcissimo.
E per parecchio tempo non parlarono più. Fecero altro.
Fermi davanti alla casa di Kriss indugiarono accanto al vecchio motorino,
un po' imbarazzati e ancora molto confusi per gli eventi della serata.
Adesso parlavano piano, bisbigliando l'uno all'orecchio dell'altro per non
farsi sentire dai vicini. Steven aveva passato un braccio intorno alla
vita
di Kriss e l'altro aveva fatto lo stesso.
"Non ho molti soldi, voglio dire da spendere in divertimenti, più
che il
pub dove andiamo di solito." ma Kriss lo fermò subito "Guarda
che la tua
situazione finanziaria la so meglio di te"
"E fammi finire, Kriss!" e per punizione lo prese per le spalle
e se lo
rigirò fra le braccia "Allora, stavo dicendo che non ho denaro da
buttare.però un posto dove ce ne potremo stare tranquilli noi due da soli
nel fine settimana ce l'ho" Kriss sollevò un sopracciglio
incuriosito "Di
che parli?"
"Di una stanza, un po' in periferia, ma non troppo lontana"
"E.c'è un letto?" domandò in tutta tranquillità
"Sì, c'è"
"Grande? Ci si sta in due?"
Steven lo mollò facendogli fare quasi un casquet, riafferrandolo a pochi
centimetri da terra.
"Una piazza e mezzo. Ti basta?"
"Dipende" e si aggrappò alle sue spalle per tirarsi su.
"E' libero anche stasera, quel posto?"
"E'.è meglio se ci pensi un po' prima di venire a letto con me.
Soltanto
qualche ora fa eri perdutamente assorto nella contemplazione di quel tipo
e
non avresti mai neanche lontanamente pensato alla possibilità che noi
due.non vorrei che tu confondessi di nuovo l'amicizia con l'amore, o
l'amore con il bisogno di avere qualcuno accanto. Per me non è così, ma
io
ho avuto molto tempo per rifletterci, tu no. Ed è il momento di farlo sul
serio, Kriss"
"Ancora questi discorsi? Non è passato già abbastanza tempo? Ne
vuoi
sprecare dell'altro, Steven?" si sciolse dal suo abbraccio e fece tre
passi
per mettersi ad una certa distanza da lui.
"Comunque.va bene, come preferisci. Dammi pure altri sette giorni
"di
riflessione" come dici tu, sette giorni sono lunghi, può darsi che
ci
vedremo poco.in compenso io passerò le mie giornate insieme a Ray,
lavorando a stretto contatto.e lui è davvero un gran bel ragazzo,
intelligente, colto, gentile.ma tu preferisci rischiare, giusto? Sei
anni.e
ora altri sette giorni, senza considerare che non ho ancora digerito le
tue
bugie e tu non fai molto per rimediare, mi lasci pure in queste
condizioni.arrabbiato ed eccitato. Una brutta e pericolosa miscela,
stupido
Pierrot!" aveva cercato di metterci un po' di crudeltà nel tono, ma
non fu
soddisfatto della propria riuscita, alla fine ci aveva buttato dentro
troppo sentimento.
Si voltò per andarsene, però ancora due paroline le doveva dire "Mi
domando
se davvero ti importi di questa cosa, Steven. In fondo te ne sei stato
zitto per anni e poi tiri fuori tutto all'improvviso, ti giochi la nostra
amicizia come non hai voluto fare in passato e quando sei così vicino a
vincere ti tiri indietro, perché vuoi essere leale, corretto.quando
invece
dovresti bruciare fino in fondo la tua ultima possibilità, senza
concedermi
altro tempo per cambiare idea" Ancora nessuna risposta.
"Buonanotte, allora" - Sei un idiota! - "Non lo avrei mai
pensato.ma il tuo
problema Steven è che quel maledetto cervello lo accendi solo nel momento
in cui sarebbe proprio il caso di spengerlo!" ecco, ora era passato
decisamente agli insulti, bel modo di chiudere la serata, pensò amaro
Kriss, già pentito delle sue parole. Fece per girarsi e forse chiedere
scusa, ma due mani lo afferrarono alla vita e lo trascinarono di peso
verso
il motorino "E lo sai qual è il tuo di problema, Kriss? Che per
essere una
persona timida non la chiudi mai quella boccaccia" e tenendolo fermo
con un
braccio Steven riaccese il motorino "Come vuoi tu. Userò la
"violenza"
allora. Perché ti sbagli di grosso, Kriss, non c'è cosa che desideri di
più
del non lasciarti scelta" Si mise seduto sul sellino e fissò Kriss,
in attesa.
Il ragazzo prese posto dietro di lui e lo abbracciò ben stretto.
"Mi è rimasta poca benzina, speriamo di farcela.altrimenti dovremo
camminare"
"Non c'è problema Pierrot. La notte è ancora lunga"
"Ma.ma si può sapere chi è questo Pierrot? E da quando mi chiami
così?"
Kriss appoggiò la testa contro la schiena di Steven e ridacchiò fra sé
"Spiacente, credo proprio che ti ci dovrai abituare. Volevi essere il
mio
Principe azzurro.e invece sarai il mio Pierrot!"
La notte è lunga.
E noi siamo insieme.
Una bella mano, grande e forte, aprì alla prima pagina un libro uguale a
quello di Kriss e lesse:
Il talismano di due mondi.
"Un mondo è quello della realtà, l'altro è quello della fantasia.
E il
talismano che magicamente li unisce è questo libro".
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