Fanfiction di Dragon Ball scritta da Akari (akarichan@libero.it)

Copyright: Akira Toriyama/Shueisha/Toei Animation

Rating: PG-13

Pairing: GokuX???

Un ringraziamento particolare a Tati, che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e senza la quale forse questa fanfic non sarebbe nemmeno mai nata^^


Il sospetto

di Akari


Chichi non riusciva a darsi alcuna spiegazione razionale: era la terza volta, ormai, che afferrava la maglietta di Goku dalla sedia e l’avvicinava al naso, inspirando profondamente. No, non c’erano dubbi, non aveva sognato: quella che sentiva era davvero una traccia di profumo... tenue, sfumata, ma sicuramente profumo. Come poteva essere? Quella non era certo la fragranza che lei usava abitualmente e Goku non aveva mai adoperato alcun tipo di colonia. A chi apparteneva? E soprattutto, chi aveva potuto avvicinarsi cosi’ tanto e cosi’ a lungo a suo marito da lasciare impresso quell’odore sui suoi indumenti?

Chichi si sedette di colpo sul letto e strinse convulsamente la maglietta tra le mani, pur sapendo perfettamente che non era il caso di agitarsi tanto: Goku aveva tanti amici e chiunque poteva avergli lasciato addosso quel profumo. Eppure, nonostante tutto, lei non si sentiva tranquilla. Erano due settimane, ormai, che suo marito si stava comportando in modo strano e quella strana fragranza non faceva che confermare i suoi sospetti.

"E’ assurdo... non posso credere ad una cosa del genere... non e’ assolutamente possibile che Goku abbia..."

La donna si alzo’ di scatto dal letto e scosse piu’ volte la testa con fare deciso, quasi a voler allontanare da se’ quel tremendo tarlo che le si era insinuato nella mente.

"Deve esserci una spiegazione, Goku non potrebbe mai fare una cosa simile, non e’ certamente da lui!"

Quasi cercando conforto in quel pensiero, riappoggio’ la maglietta sulla spalliera della sedia ed usci’ velocemente dalla stanza, anche se la porta sbattuta con un po’ troppa violenza rivelo’ chiaramente la sua malcelata irritazione.

— Cosa e’ successo, mamma? — domando’ Gohan, affacciandosi dalla scala che conduceva al piano superiore.

— Nulla, tesoro, non preoccuparti. E’ stato solo un colpo di vento... — rispose la donna, avviandosi a denti stretti verso la cucina.

Era ridicolo... si’, assolutamente ridicolo. Goku non le avrebbe mai mentito e lei non aveva nulla di cui preoccuparsi. C’era sicuramente una spiegazione. Ci doveva essere una spiegazione.

Era calma. Perfettamente tranquilla. Totalmente serena.

Cosa importava dunque se stava sciacquando quelle tazze e quei bicchieri con foga eccessiva? Se aveva messo sottosopra interi cassetti per trovare un mestolo che aveva lasciato sul lavello? Se stava tagliando quella carne troppo dura con violenza quasi inaudita?

Era tutto assolutamente normale.

Proprio come il suo matrimonio.

A quel pensiero, Chichi sbuffo’ rumorosamente e pianto’ con forza il coltello nella carne, facendone volare via un pezzo.

Non era stata certo colpa sua se quello stupido di Goku non aveva capito cosa lei intendesse dire, quando gli aveva fatto promettere di tornare per prenderla in sposa. Non era stata certo colpa sua se lui aveva poi deciso di onorare la promessa, pur non sapendo di cosa si trattasse.

Non era stata certo colpa sua se lui l’aveva sposata senza amarla.

Le voleva bene, certo, e insieme avevano avuto due figli stupendi, ma Chichi sapeva che non era abbastanza. Lei non era mai stata davvero sua moglie, la sua compagna, la sua amante. Non si era mai sentita parte della sua vita.

Oppure non l’aveva mai voluto.

Ma, del resto, chi poteva biasimarla? Come avrebbe potuto sopportare, senza dire nemmeno una parola, che Goku dedicasse tutto il suo tempo agli allenamenti? Come avrebbe potuto accettare tranquillamente la sua smania di combattere, il suo volto sempre cosi’ felice e pieno di vita davanti alla prospettiva di affrontare un avversario piu’ potente?

Non l’aveva mai visto tanto eccitato quando stava con lei.

"Bastardo!" penso’, riprendendo a tagliare la carne con ancor piu’ forza di prima. Combattere, combattere, sempre e solo combattere... Perche’ diavolo era cosi’ importante per lui? Perche’ non poteva comportarsi come tutti gli altri mariti, andare a lavorare, prendersi le proprie responsabilita’, diventare finalmente maturo? Lei non riusciva a capirlo e non l’avrebbe capito mai.

Non voleva.

Desiderava solo una famiglia normale, con un marito che le stesse vicino e dei figli sani e studiosi. Era sbagliato strepitare per questo?

— Mamma... —

Chichi sobbalzo’ spaventata e si giro’ di scatto, lasciando cadere il coltello sul tagliere.

— Ti senti bene, mamma? —

— Ah... si’, tesoro, non preoccuparti... e’ solo che mi sei comparso alle spalle all’improvviso e cosi’...—

— Veramente e’ gia’ da un po’ che ti osservo. — riprese Gohan, fissando la madre con sguardo severo — Sei molto agitata e vorrei che mi dicessi cosa c’e’ che non va. —

— Non e’ nulla, te l’ho detto... — rispose la donna imbarazzata, cominciando a pulirsi freneticamente le mani con un tovagliolo — Sono solo un po’ preoccupata perche’ tuo padre e’ in ritardo e Goten non e’ ancora rientrato. —

— Goten e’ da Trunks, mamma, lo sai. —

— E tuo padre? —

Chichi non ce l’aveva fatta a resistere: non avrebbe mai voluto coinvolgere Gohan nei suoi problemi, ma a quel punto doveva cominciare ad indagare.

— Sai dov’e’ tuo padre? — chiese ancora, fissando il figlio negli occhi — Sono ormai due settimane che esce tutti i pomeriggi, dopo essersi allenato con te e tuo fratello, e non ricompare che all’ora di cena. Hai per caso idea di dove vada? —

Gohan guardo’ la madre con aria sorpresa e si gratto’ la testa nervosamente.

— Veramente non lo so... credevo ti avesse detto che andava ad allenarsi... —

— E difatti e’ questo che mi ha detto. Ma perche’ va ad allenarsi da solo? Ed inoltre, dov’e’ che va per tutte queste ore? Avanti, tu che sei bravo come lui a percepire le presenze altrui, dimmi un po’ dove si trova adesso! —

Gohan era ancora piu’ perplesso: non riusciva proprio a capire perche’ sua madre fosse cosi’ nervosa, o meglio, lei era sempre nervosa, solo che non riusciva a comprendere perche’ lo fosse tanto in quel momento. Ad ogni modo, decise di non contrariarla e chiuse gli occhi, provando a cercare il ki di suo padre.

— Allora? — sbuffo’ Chichi, sbattendo nervosamente il piede a terra.

— Mi dispiace, mamma, ma non riesco a trovarlo — rispose Gohan, scuotendo la testa — Deve aver annullato il suo ki, forse perche’... —

— Perche’ non vuole che scopriamo dov’e’, e’ chiaro!! — sbraito’ improvvisamente Chichi, facendo sobbalzare Gohan per lo spavento.

— Ma no, mamma, cosa dici... probabilmente si stara’ dedicando ad un tipo di allenamento mentale ed avra’ abbassato il suo ki per favorire la concentrazione... —

— Ma certo, e’ naturale!!! — urlo’ di nuovo Chichi, cominciando a passeggiare su e giu’ per la stanza — Allenamento, allenamento e sempre allenamento! Mai una volta che abbia avuto tempo per la sua famiglia, mai una volta che mi abbia accontentata! Per lui esiste solo quella stupidissima voglia di combattere e di dimostrare di essere il piu’ forte! —

— Adesso sei ingiusta, mamma — sottolineo’ Gohan, inarcando le sopracciglia — Se non ci fosse stato papa’, la Terra... —

— Per me puo’ andare in malora la Terra!!! — strillo’ ancora la donna, fermandosi di scatto e chiudendo i pugni con forza — Io volevo solo una famiglia normale, ed invece mi sono ritrovata con due figli che hanno rischiato continuamente la loro vita ed un marito che e’ addirittura felice per questo! —

Gohan si limito’ a fissare sua madre senza parlare: era troppo agitata in quel momento e niente e nessuno sarebbero riusciti a farla ragionare. Non voleva vederla cosi’ arrabbiata, soprattutto perche’ sapeva che le accuse che stava rivolgendo a suo padre erano assolutamente ingiuste, eppure non era in grado di aprire bocca per zittirla. Capiva bene che, probabilmente, lei aveva soltanto bisogno di sfogarsi un po’.

— Gohan, io non riusciro’ mai a capire tuo padre — ammise infine Chichi stancamente — Prima il suo coraggio e la sua forza mi piacevano moltissimo, anzi erano state proprio queste sue virtu’ a farmi innamorare di lui, insieme alla sua capacita’ di saper affrontare tutti gli ostacoli senza mai darsi per vinto. Ma, col tempo, non sono piu’ riuscita a seguirlo. Era come se parlasse una lingua a me totalmente sconosciuta, come se vivessimo su due pianeti completamente differenti. Non ho mai voluto accettare il suo modo di pensare. —

Gohan si avvicino’ a sua madre e le strinse dolcemente il braccio per confortarla.

— Non devi credere di essere la sola, mamma. Quasi tutti i nostri amici ragionano come te, ed e’ normale. Papa’ e’ un saiyan e nelle sue vene scorre il sangue della razza piu’ combattiva dell’universo. Anche se lui si e’ sempre ostinato a definirsi un terrestre, e’ stato subito chiaro a tutti che non era cosi’: nessun terrestre poteva provare quell’eccitazione e quel desiderio fremente di mettersi continuamente alla prova con avversari sempre piu’ potenti. Nessun terrestre poteva dire di essere felice soltanto combattendo. Anch’io sono un saiyan, sia pure per meta’, eppure non ho mai cercato la battaglia, non ho mai aspirato ad alcun confronto. Sono riuscito a capire cio’ che provava davvero papa’, soltanto quando ho combattuto contro Cell: e’ stato allora che mi sono sentito vivo, che mi sono sentito sul serio vicino a lui. Eppure non ho il suo stesso desiderio, cosi’ come non lo ha Goten. Siamo diversi, mamma, ma lui rimane sempre l’uomo che tu hai scelto ed il padre straordinario che ci ha cresciuto. E noi lo amiamo proprio perche’ e’ Goku. — Gohan sorrise e si chino’ a baciare sua madre sulla guancia. — Faccio un salto a prendere Videl e la porto qui per farle vedere come procedono i lavori della nostra futura casa. Se non ci sbrighiamo, rischiamo di rimandare il matrimonio e sai bene che lei non me lo perdonerebbe mai! —

— Sbrigati allora, non farla aspettare. E dille che chiaramente si fermera’ a cena qui da noi. —

— Sei fantastica, mamma — aggiunse il ragazzo, dirigendosi gia’ verso la porta. — Ah... e non essere piu’ arrabbiata, ok? —

— Ma certo. Lo sai che mi passa sempre, no? —

Sollevato, Gohan annui’ col capo e finalmente spicco’ il volo in direzione della casa della sua fidanzata, mentre Chichi si rimise al lavoro in cucina, nonostante la rabbia non le fosse per niente sbollita. Quante volte aveva ripetuto a se stessa il discorso che suo figlio le aveva appena fatto? Quante volte aveva cercato una giustificazione nel comportamento di Goku?

Troppe.

Ed ora era stufa.

Si’, era vero, non lo capiva, non l’aveva mai capito e non l’aveva mai accettato.

Non lo sopportava.

Aveva sposato Goku, credendolo l’uomo dei suoi sogni, ed invece lui non faceva parte della sua vita. Non ne aveva mai fatto parte.

Neanche lui aveva capito perche’ lei si comportasse in quel modo, perche’ avesse sempre cercato di cambiarlo, di ostacolarlo, di umiliarlo... Goku glielo aveva domandato molte volte, ma lei non gli aveva mai risposto. Non lo meritava.

Era lui a sbagliare e ad essere cosi’ diverso dagli altri; era lui che non aveva mai provato a comprenderla. Era giunta perfino ad odiarlo quando, a causa sua, Gohan era stato costretto a trascurare gli studi e a salvare la Terra, prima da quei saiyan pazzoidi e dopo da quel terribile alieno chiamato Freezer. Chichi non aveva mai sopportato l’influenza che Goku aveva sui suoi figli, non gli aveva mai perdonato di averli fatti diventare come lui.

Goku non era l’uomo che lei voleva.

Aveva sperato di cambiarlo, ma inutilmente. Ed adesso non gliene importava neanche piu’. D’altronde non erano piu’ una coppia da molto tempo ormai. E chissa’ se lo erano mai stati...

Sospirando, Chichi sposto’ leggermente la tenda della finestra e si affaccio’, giusto in tempo per veder ritornare il marito a tutta velocita’, a bordo della sua nuvola d’oro. Caccio’ indietro la testa con un moto di stizza e riprese a cucinare: perche’ stava usando la nuvola? Non gli sarebbe stato piu’ semplice volare? Gia’, ma cosi’ poi il suo ki sarebbe stato facilmente individuabile...

Nel frattempo, Goku era entrato in cucina con la sua solita espressione serena e aveva salutato sua moglie con un sorriso, a cui Chichi aveva pero’ risposto con un misero borbottio.

— Dove sono i ragazzi? — chiese Goku, stupito per l’insolito silenzio che regnava in casa.

— Gohan e’ andato a prendere Videl, e Goten e’ da Trunks. — rispose secca Chichi, senza distogliere gli occhi dalla pentola che aveva appena messo sul fornello.

Goku la guardo’ con una strana espressione pensierosa sul volto e capi’ che quello era il momento adatto per chiarire finalmente alcune cose con sua moglie.

— Chichi, ascolta, io dovrei parlarti... —

— Non ora, Goku, santo cielo!!! Non vedi che ho da fare?! Stasera Videl si fermera’ a cena da noi ed io non ho ancora niente di pronto! Ma tanto a te non importa, tu pensi soltanto ad allenarti, a diventare sempre piu’ forte, a salvare il mondo dai pericoli... —

— Sai bene che non e’ vero... —

— Si’, certo, come no... Senti, ora vai di la’, fatti un bel bagno e dedicati a qualcun altro dei tuoi stupidi allenamenti! Ti chiamero’ quando la cena sara’ pronta. — taglio’ corto Chichi, voltandosi verso il marito con un’espressione che non lasciava posto a repliche.

Il saiyan sospiro’, abbasso’ lo sguardo ed usci’ dalla cucina senza ribattere, sapendo perfettamente che sarebbe stato del tutto inutile insistere con lei. Chichi, intanto, era rimasta ferma al suo posto come raggelata: nel momento in cui Goku aveva voltato la testa per andarsene, lei aveva notato qualcosa. Qualcosa di inequivocabile.

Un segno rosso sul collo.

Un segno d’amore.

Quindi era tutto vero! Le uscite quotidiane, il non rivelare a nessuno dove andasse, quel profumo sui vestiti... non erano piu’ solo coincidenze, non erano piu’ solo assurdi sospetti...

Goku aveva un’altra.

A quel pensiero, Chichi spezzo’ in due il cucchiaio di legno che aveva tra le mani e, rossa in volto per la rabbia, ne getto’ con violenza i pezzi contro il muro, rammaricandosi del fatto che non potesse sbatterci invece la testa del marito. Si sentiva tremendamente umiliata: erano anni che sopportava tutte le stramberie di Goku e non poteva proprio mandare giu’ il fatto che adesso si fosse presentata un’altra donna, e che questa fosse facilmente riuscita laddove lei aveva fallito. Si’, perche’ se suo marito si stava comportando in quel modo, cio’ poteva significare una cosa soltanto. Se Goku, il Goku che si era addormentato la prima notte di nozze e con il quale era stata sempre a lei a prendere l’iniziativa per avere un po’ d’intimita’, aveva quel segno rosso sul collo, indubbia espressione di passione, cio’ poteva rivelare un’unica verita’.

Lui si era davvero innamorato.

Chichi si affloscio’ sul pavimento senza piu’ forze, come folgorata da quell’improvvisa rivelazione: Goku amava qualcun altro. Era chiaro, lampante e forse... inevitabile. Sapeva bene che lui non aveva mai provato altro che un grande affetto per lei. E lei stessa, che all’inizio ne era stata ugualmente molto innamorata, col passare del tempo si era accorta che le cose che non sopportava in lui erano molto piu’ numerose di quelle che invece amava. Eppure non riusciva ad ammettere di avere fallito e, soprattutto, non riusciva ad accettare di essere stata presa in giro cosi’. Perche’ Goku non le aveva detto nulla di quella donna? Lui non era in grado di mentire, non era in grado di agire alle spalle di qualcuno... Cosa stava succedendo?

Poi fu solo un attimo.

Un attimo in cui Chichi ebbe finalmente la consapevolezza di cio’ che aveva volutamente ignorato in quegli ultimi anni. O forse in tutti gli anni che aveva trascorso accanto a lui.

Dopo lo scontro con Majin Boo, Goku era cambiato. Apparentemente era sempre lo stesso: allegro, ingenuo, amante della vita... Il solido punto di riferimento di tutta la famiglia. Per Chichi era stato quasi strano riaverlo a casa dopo tutti quegli anni di assenza, eppure si sentiva felice, perche’ il mondo stava attraversando un periodo di pace e lei avrebbe finalmente potuto avere la famiglia normale che aveva tanto sognato.

Ma Goku era diverso.

O forse... forse era sempre stato cosi’, e lei se ne rendeva conto solo adesso, seduta sul freddo pavimento della cucina, mentre la pentola bolliva sul fuoco e la verita’ le si parava dinanzi implacabile, mostrandole tutto cio’ che, fino a quel momento, lei aveva sempre considerato poco importante.

Ricordo’ che, durante tutto quel tempo, Goku aveva continuato ad allenarsi con impegno ed aveva seguito moltissimo i suoi figli, con grande gioia soprattutto del piccolo Goten, che non aveva mai avuto la possibilita’ di vivere con suo padre. Erano tutti felici del fatto che Goku fosse tornato, ma nessuno aveva notato l’aura malinconica che lo pervadeva e lo intristiva. Nemmeno lei.

Una notte lo aveva sorpreso con lo sguardo assorto accanto alla finestra, come se inseguisse chissa’ quali pensieri; gli aveva chiesto se stesse bene, e lui si era limitato a sorridere senza distogliere gli occhi dal vetro.

— Devo stare bene... — aveva poi aggiunto piano. — Lo sono sempre stato. Perche’ ora dovrebbe essere diverso?

Chichi non aveva capito fino in fondo il significato di quella risposta, e si era affrettata a rimettersi a letto troncando il discorso, forse spaventata dal fatto che Goku potesse decidere di partire di nuovo, per soddisfare ancora quella sua assurda mania di diventare sempre piu’ forte.

Era stato un errore.

Suo marito voleva parlarle, voleva dirle qualcosa, ma lei non aveva ascoltato.

Non lo aveva mai ascoltato.

E poi aveva dimenticato.

Perche’ da quella sera tutto le era sembrato di nuovo normale.

Ed invece Goku non aveva mai perso quell’aria triste. Lui non aveva mai smesso di cercare qualcosa. E lei non se ne era accorta.

Chichi si risollevo’ lentamente da terra, mentre una nuova, importante risoluzione si faceva strada nella sua mente. Doveva scoprire chi fosse la persona che Goku frequentava, chi gli avesse restituito quella serenita’ adesso cosi’ evidente.

Non sapeva affatto cosa avrebbe fatto dopo.

Ma era assolutamente necessario che lei vedesse in faccia colei che Goku amava.

 

"Non ci sono riuscito nemmeno questa volta...", stava nel frattempo pensando Goku, trascinandosi stancamente verso il letto e gettandosi di peso sulle coperte. Erano ormai due settimane che stava tentando, senza successo, di parlare con Chichi, esattamente dal giorno in cui... tutto era cominciato. Ma lei non voleva ascoltarlo ed, anzi, faceva di tutto per evitarlo.

Eppure l’ultima cosa che lui avrebbe voluto era nasconderle una cosa tanto importante, anche se in quel caso non aveva potuto fare altrimenti. Del resto, cio’ che era successo l’aveva travolto come un fiume in piena: non aveva potuto prevederlo, ne’ tantomeno aveva intenzione di fermarsi.

Per la prima volta era davvero felice. Perche’, per la prima volta, si sentiva davvero se stesso.

Il saiyan sorrise tra se’ e, con le mani intrecciate dietro la nuca, prese a fissare il soffitto, beandosi di quel momento di totale appagatezza. Sentiva ancora quel corpo caldo premuto contro il suo, quei capelli che gli sfioravano la guancia, quella bocca morbida che cercava avidamente la sua. Finalmente aveva la persona che piu’ desiderava, la persona che in quegli ultimi anni aveva occupato ogni suo pensiero e che mai aveva creduto possibile riuscire a stringere a se’, come invece stava facendo in quei giorni.

Quando, per la prima volta, si era reso conto di cio’ che provava, non se ne era meravigliato: era spaventato, certo, ma non stupito. Forse, quel sentimento era sempre stato nel suo cuore, dapprima come amicizia, rispetto, complicita’. Poi come affetto. Ed infine come amore.

Da quando aveva sconfitto Majin Boo, la sua solitudine era diventata ogni giorno piu’ opprimente: aveva una famiglia, certo, e degli amici che stravedevano per lui, eppure nessuno poteva dire di conoscerlo veramente. Quante volte aveva letto la perplessita’ nei loro occhi, quante volte li aveva visti scuotere il capo increduli, quando diceva di voler combattere solo per il gusto di farlo? Non era mai riuscito a spiegare loro quel fuoco che gli ardeva dentro quando si trovava di fronte ad un avversario, e quella gioia immensa che avvertiva per il solo fatto di potersi mettere alla prova. Gohan e Goten avevano un altro tipo di vita, e Chichi non aveva neanche mai tentato di ascoltarlo.

Chichi...

Era sua moglie, la madre dei suoi figli, la donna che avrebbe dovuto trascorrere tutta la vita accanto a lui.

Pero’ non era la sua compagna.

Non era la persona a cui avrebbe potuto aprire il suo cuore.

Eppure aveva tentato, aveva provato centinaia di volte a parlarle e a spiegarle cio’ che sentiva. Le aveva persino chiesto silenziosamente aiuto, perche’ lui stesso non riusciva a capirsi. I primi anni dopo la nascita di Gohan, aveva fatto di tutto per accontentarla ed aveva accettato che suo figlio non si allenasse nemmeno per un giorno, sebbene lui desiderasse enormemente vederlo in azione: credeva pero’ che Chichi avesse ragione e che sarebbe stato meglio che il loro bambino crescesse lontano dai pericoli e dalla violenza. Ma in seguito le cose erano cambiate, Gohan si era rivelato un combattente perfetto e lui stesso aveva infine scoperto cosa lo rendesse cosi’ diverso dagli altri.

Non era un terrestre.

Era un saiyan.

Apparteneva alla razza dei guerrieri piu’ forti dell’intero universo, coloro che avevano fatto del combattimento e dell’orgoglio la loro unica ragione di vita. C’erano voluti anni perche’ accettasse questa verita’ che all’inizio aveva rifiutato con assurda ostinazione. C’erano voluti anni perche’ capisse chi fosse veramente. Ma Chichi non l’aveva seguito in questo suo cammino: non aveva fatto altro che rinfacciargli in continuazione il suo egoismo e la sua superficialita’. E proprio quando aveva piu’ bisogno della sua compagna... lei non c’era.

Non era stato facile per Goku accettare tutti i cambiamenti che gli avevano sconvolto la vita; non era stato facile per lui comportarsi come se nulla fosse e trascorrere, poi, intere notti in bianco a porsi continue domande sulle sue origini, sul suo passato e su cosa fosse diventato lui a quel punto.

Ma ora l’aveva superato. E tutto questo grazie a qualcuno.

Goku si mise a sedere sul letto e, sorridendo, si chiese cosa stesse facendo in quel momento quella persona, l’unica che gli aveva rubato il cuore, l’unica che poteva davvero definire come ‘il suo amore’. Non aveva mai provato nulla del genere per Chichi, anzi non aveva mai neanche lontanamente immaginato di poter provare qualcosa del genere per qualcuno. E quando aveva scoperto di essere ricambiato... aveva anche capito cosa significava davvero essere felici.

Finalmente aveva potuto liberarsi di tutte le sue ansie e di tutte le sue paure. Finalmente aveva potuto trovare delle risposte a tutte le sue domande. Finalmente aveva potuto stringere a se’ l’altra meta’ della sua anima.

Non poteva piu’ aspettare.

Doveva assolutamente dire tutto a Chichi: del resto, lui non aveva mai avuto intenzione di mentirle ed, anzi, avrebbe voluto parlarle fin dall’inizio, se soltanto lei lo avesse ascoltato. Ma ora non voleva piu’ nascondersi.

Si alzo’ di scatto e si avvicino’ alla finestra, poggiando delicatamente la fronte contro il vetro e lasciando che il suo sguardo si perdesse oltre i boschi circostanti, quasi a voler cercare quell’unica persona a cui aveva dedicato tutto.

Aveva bisogno di sentire la sua presenza accanto a lui, quel respiro unito al suo, quel cuore che batteva all’unisono con il suo.

Voleva che le loro vite fossero intrecciate per sempre.

Voleva soltanto ‘il suo amore’.

*****

Chichi sbuffo’ seccata e premette con forza il piede sull’acceleratore: come aveva potuto essere cosi’ sciocca? Aveva cercato di mantenersi a debita distanza per non farsi scoprire e alla fine l’aveva perso. Goku avrebbe potuto essere dovunque con quella sua dannata nuvola...

La donna respiro’ profondamente e tento’ di riprendere il controllo: ora che era cosi’ vicina alla verita’, non poteva permettersi il lusso di arrendersi. Doveva ritrovarlo. Doveva sapere. Doveva guardare negli occhi la sua rivale.

Quella mattina Goku aveva cercato nuovamente di restare solo con lei e di parlarle, ma Chichi aveva fatto di tutto per tergiversare e prendere tempo: ormai sapeva cosa volesse dirle suo marito e lei non voleva certo essere presa alla sprovvista. Prima doveva scoprire chi fosse la donna che era riuscita ad imprigionare il cuore di Goku, poi avrebbe preparato un bel discorsetto e alla fine l’avrebbe lasciato, senza dargli nemmeno la soddisfazione di credere di averla presa in giro. Ma era necessario innanzitutto che vedesse suo marito e l’altra insieme. Per questo motivo, non appena Goku era volato via con la sua nuvola, diretto al solito posto ignoto, Chichi si era precipitata in macchina e lo aveva seguito. Ricordava perfettamente quello che le aveva detto Gohan una volta a proposito dei ki, ma non avrebbe mai immaginato che un giorno le sarebbe tornato utile: dal momento che lei non era una combattente, la sua aura non poteva essere individuata facilmente, a meno che qualcuno non si concentrasse appositamente per trovarla. E lei sapeva che Goku, in quel momento, aveva sicuramente ben altri pensieri per la testa, e non si sarebbe certo messo a controllare le aure che lo circondavano: quindi, lei era al sicuro. Ora non le rimaneva altro da fare che ritrovarlo, e probabilmente avrebbe girato a vuoto ancora a lungo, se all’improvviso quei luoghi non le fossero apparsi tanto familiari. Di colpo, le fu tutto chiaro: come aveva fatto a non pensarci prima? Quello era il posto in cui Goku e Gohan, anni prima, si erano allenati duramente per fronteggiare la minaccia degli androidi; e li’ c’era una piccola casa in cui suo marito e suo figlio avevano vissuto per parecchi mesi, per prepararsi al meglio all’avvento del nemico. Goku ci aveva portato anche Goten ultimamente, ma erano ritornati a casa dopo qualche giorno, perche’ il bambino non amava molto dedicare tutte le sue giornate agli allenamenti.

Ne era sicura, non poteva sbagliarsi: Goku era sicuramente li’.

Senza perdere altro tempo, Chichi si diresse a tutta velocita’ verso la casa e, non appena la vide comparire all’orizzonte, fermo’ la macchina e scese: non poteva avvicinarsi troppo o suo marito avrebbe sentito il rumore del motore. Doveva necessariamente proseguire a piedi. Si avvio’ quindi, con irritazione sempre piu’ crescente, verso la costruzione, ma dopo qualche passo si fermo’ allibita. C’era qualcosa davanti alla casa... qualcosa di molto grosso... qualcosa di familiare...

La donna si avvicino’ di piu’ con il cuore che le batteva all’impazzata, finche’ non fu in grado di vedere tutto nitidamente. E a quel punto pote’ soltanto appoggiarsi pesantemente ad un albero per evitare di svenire.

Non era possibile.

Stava sicuramente sognando.

Non poteva essere vero.

Una navicella gialla bi-posto. E sul fianco l’inconfondibile simbolo della Capsule Corporation.

La navicella di Bulma.

Bulma era in quella casa con Goku.

Bulma era la donna che Goku incontrava tutti i giorni.

Era stata lei a lasciargli il suo profumo sulla maglietta. Era stata lei a fargli quel segno sul collo in un momento un po’ troppo rovente.

Era Bulma la donna che Goku amava.

Chichi senti’ la testa girarle vorticosamente, ma cio’ nonostante si stacco’ dall’albero e riprese a camminare come un’ automa in direzione della casa. Bulma era li’. E c’era anche Goku. Ma quello non voleva dire necessariamente che... No. Doveva sapere. Doveva entrare e rendersi conto coi propri occhi che non poteva essere vero. Non poteva essere proprio Bulma.

Senza nemmeno un attimo di esitazione, la donna si affretto’ verso la porta e la apri’ lentamente: si affaccio’ all’interno con cautela e si guardo’ intorno, sperando di non essere scoperta subito. Nel salone, pero’, sembrava non esserci nessuno, e cosi’ Chichi richiuse con delicatezza l’uscio alle sue spalle e si avvio’ verso l’altra stanza della casa, la camera da letto. La porta era socchiusa e la donna senti’ distintamente il marito parlare con qualcuno; si appiatti’ contro il muro, quasi trattenendo il respiro, e comincio’ ad ascoltare con attenzione.

— Oggi non hai messo quel profumo — stava dicendo Goku dolcemente — Lo so che te l’ha regalato tuo figlio, ma io preferisco l’odore della tua pelle... —

Il cuore di Chichi prese a battere piu’ velocemente: la voce di Goku era diventata improvvisamente calda ed appassionata, e lei senti’ con chiarezza il rumore di un bacio, dapprima breve e leggero, poi probabilmente molto piu’ profondo, dal momento che tutto quello che riusci’ ad avvertire, subito dopo, fu soltanto un mugugno soffocato.

Quasi affannando, Chichi si mosse lentamente e raggiunse la porta d’ingresso, facendo attenzione a non fare alcun tipo di rumore; una volta fuori, prese a correre all’impazzata verso la sua macchina, come se volesse fuggire da quel posto in cui aveva scoperto una verita’ tanto amara.

"Perche’... perche’ proprio Bulma?" penso’ finalmente, sbattendo con violenza la portiera del veicolo ed colpendo il volante con un pugno altrettanto forte.

Aveva trascorso l’intera notte a pensare a cosa avrebbe detto a Goku, a come avrebbe potuto dargli il benservito, a come avrebbe potuto vendicarsi... ma non riusciva assolutamente a sopportare che la donna che lo avesse fatto innamorare fosse proprio Bulma.

Eppure Chichi sapeva bene che, in fondo, avrebbe dovuto aspettarselo: Bulma era stata la prima a conoscere Goku, a convincerlo ad abbandonare la foresta sperduta in cui viveva, a coinvolgerlo in mille avventure, ad iniziarlo a quella vita che lui adesso conduceva.

Lei era sempre stata la persona piu’ vicina a lui.

Insieme avevano condiviso tutti i momenti piu’ importanti.

Insieme avevano affrontato mille pericoli.

Tutto quando lei non c’era.

E questo Chichi non riusciva a sopportarlo.

Strinse il volante con forza tale che le nocche le divennero completamente bianche: non voleva che fosse Bulma... qualunque altra donna, ma non lei... Non riusciva a credere che quei due l’avessero presa in giro per tutto quel tempo... perche’ era evidente che tra loro c’era sempre stato qualcosa, ci doveva essere sempre stato qualcosa. No, era impossibile, inaudito, incomprensibile! Bulma non aveva niente piu’ di lei, anzi era addirittura molto piu’ isterica e scontrosa. Per non dire immatura, viziata, debole e lunatica. E poco incline come lei a sopportare le fatiche che implicava l’avere un compagno saiyan.

Chichi la conosceva bene: si erano confidate innumerevoli volte, lamentandosi reciprocamente delle follie del proprio uomo e stringendo una sorta di mutuo patto di solidarieta’ femminile, grazie al quale si erano sempre sentite forti del sostegno l’una dell’altra.

Ed ora lei l’aveva ripagata in quel modo.

In realta’, non le importava nulla di Goku e del fatto che si fosse innamorato di un’ altra.

Cio’ che proprio non riusciva a mandare giu’ era l’essere stata presa in giro da due persone a lei tanto vicine.

"Non lascero’ che sia Goku a dirmi tutto" penso’, correndo con la macchina a tutta velocita’ verso casa. "Prima voglio parlare a quattr’occhi con quella vipera e fargliela pagare in qualche modo... so io come ridurle quel bel faccino..."

— Ciao mammina, sei tornata finalmente! — l’accolse Goten dopo che fu rientrata.

— Scusa se ho tardato, tesoro, ma sono dovuta andare in citta’ a sbrigare delle commissioni... — si giustifico’ Chichi frettolosamente.

— Non importa — le rispose il bambino sorridendo — Volevo solo ricordarti che domani andremo a casa di Trunks e che hai promesso di preparare una delle tue buonissime torte. —

A quelle parole, la donna sbianco’ paurosamente: aveva completamente dimenticato che, la settimana prima, Bulma aveva invitato a pranzo lei e la sua famiglia. Ma dopo tutto quello che aveva appena scoperto, come sarebbe potuta andarci? E soprattutto, come avrebbe potuto far finta di nulla e ignorare che, fino a poche ore prima, la sua cara amica si era fiondata tra le braccia di suo marito? No, era troppo presto, non era assolutamente in grado di affrontarla in quel momento...

Pero’ non poteva nemmeno deludere suo figlio.

Per la prima volta in vita sua, Chichi non sapeva cosa fare.

E quella sensazione di confusione non le piaceva affatto.

Lamentando un improvviso mal di testa, si rifugio’ in camera e si getto’ sul letto, senza nemmeno cambiarsi: grazie a quella scusa, avrebbe potuto tenere lontano Goku ed impedirgli di parlare almeno per quella sera ancora. Ormai le era chiaro che non c’era piu’ tempo, e forse Bulma aveva combinato quell’incontro appositamente per chiarire le cose davanti a tutti.

Ma si sbagliava di grosso.

Lei non se ne sarebbe stata certo buona e tranquilla.

Non le avrebbe mai permesso di vincere.

Non si sarebbe ritirata cosi’ in buon’ordine.

Chichi sapeva essere un osso molto duro quando voleva. Ed in quell’occasione, aveva tutte le intenzioni di dimostrarlo.

*****

— Bulma! Da quanto tempo non ci vediamo! — esclamo’ Videl, correndo ad abbracciare e a baciare sulle guance la padrona di casa. — Ahhh, e come sta questa bella bambina? — aggiunse subito dopo, togliendo la piccola Bra dalle braccia della madre e stringendola a se’.

— Sono felice che tu sia riuscita a venire, Videl — disse Bulma, sorridendo alla ragazza — So che tu e Gohan siete molto impegnati con la costruzione della vostra casa, ma mi fa davvero piacere che abbiate potuto fare un salto qui da me, oggi. —

— Non potevamo certo mancare — affermo’ Gohan, mettendo una mano sulla spalla della fidanzata — Sono gia’ cosi’ poche le occasioni che abbiamo per stare tutti insieme... —

— Ma dov’e’ il resto della tua famiglia? — gli chiese Bulma, guardando oltre la porta.

— Beh... — farfuglio’ il ragazzo, voltandosi — Erano dietro di noi, ma... —

— TRUUUUUNKS!!!!! —

Goten entro’ come un razzo, spintonando il fratello maggiore e facendogli quasi perdere l’equilibrio.

— GOTEN! — urlo’ Trunks a sua volta, andando incontro all’amico — Finalmente sei arrivato, non stavo piu’ nella pelle! —

— Ma non si vedono tutti i giorni? — domando’ Videl stupita.

— Certo. — confermo’ Bulma, cominciando a ridacchiare — Ma fanno sempre cosi’... —

— Non mi direte che qui vi state gia’ divertendo senza di noi... — affermo’ Goku ironicamente, dopo essere entrato insieme a Chichi.

— Goku! — esclamo’ Bulma, avvicinandosi al saiyan — Come sono felice di vederti! —

"E ci credo che e’ felice, questa papera..." penso’ Chichi, passandole accanto senza salutarla e poggiando la torta che aveva preparato quella mattina su un tavolo ricolmo di altre leccornie.

Bulma le lancio’ uno sguardo strano, ma lei non batte’ ciglio. Presto non sarebbe piu’ riuscita a trattenersi e sperava che almeno i bambini si allontanassero o sarebbero stati costretti ad assistere ad uno spettacolo davvero miserevole. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte e, alla fine, era arrivata ad un’unica soluzione: Goku si era innamorato di Bulma e lei non poteva far nulla per cambiare le cose, ma cio’ nonostante non aveva affatto intenzione di rendere tutto piu’ facile.

Voleva umiliarli proprio come loro avevano umiliato lei.

— Bulma, credo che Bra abbia sonno — stava dicendo Videl nel frattempo — Ti dispiace se la metto a letto io? E’ talmente adorabile... —

— Vuoi fare pratica per quando capitera’ a te, vero? — dedusse Bulma, facendo arrossire vistosamente Gohan — Ma certo che puoi, pero’ fa’ attenzione, perche’ in realta’ quella bambina e’ una vera monellaccia! — aggiunse, facendole l’occhiolino.

Videl sorrise divertita ed usci’ dalla stanza, non prima pero’ di aver lanciato a Gohan uno sguardo carico d’amore, che fu prontamente ricambiato dal ragazzo, nonostante il rossore gli imporporasse ormai completamente le guance.

— Bene! Finalmente si mangia! — esclamo’ Goku all’improvviso, avventandosi sul buffet e riempiendo il suo piatto fino all’inverosimile. — Devo farti i miei complimenti, Bulma: stavolta hai superato te stessa! —

"Ma certo...", penso’ Chichi ironicamente " Come se fosse lei a sporcarsi le mani... non ha mai sbrigato una faccenda domestica in vita sua... ma, tanto, quando si e’ ricchi..."

— Ehi Goten! — salto’ su Trunks — Ti va di vedere il mio nuovo videogame? —

— Sicuro! E di qualunque cosa si tratti, stavolta ti battero’ di certo! —

— Vedremo... — ribatte’ soltanto Trunks, prima di precipitarsi con l’amico lungo il corridoio e sparire su per le scale.

In quell’istante, Chichi si volto’ a guardare Bulma e, per un attimo, gli occhi delle due donne si incrociarono, lanciandosi una reciproca sfida che fu immediatamente raccolta da entrambe le parti.

Bulma senti’ la sua agitazione aumentare a dismisura, ma si impose di restare calma: tra poco avrebbe affrontato faccia a faccia la sua rivale e le avrebbe rivelato finalmente tutto il suo disprezzo. Non avrebbe mai pensato che le cose tra loro due sarebbero finite in quel modo, ma era stata Chichi a volerlo, era stata lei a spingersi troppo oltre.

Ed ora gliela avrebbe fatta pagare.

Ma senza coinvolgere altre persone.

— Goku, non e’ ancora ora di pranzo — affermo’ Bulma, togliendogli il piatto di mano.

— Cooosa?!? — quasi piagnucolo’ Goku — Ma io ho fame adesso... —

— Avanti, non e’ ancora tutto pronto... — gli spiego’ Bulma con calma — Va’ a chiamare Vegeta, nel frattempo: dovrebbe ancora essere nella Gravity Room ad allenarsi... —

— Posso andare io — si offri’ Gohan, venendo pero’ immediatamente interrotto dal padre che si era gia’ avviato verso la porta.

— Tranquillo, figliolo, vado io. D’altronde qui non hanno alcuna intenzione di farmi mangiare... — aggiunse poi con un grosso sospiro, prima di uscire.

— Certo che Vegeta non cambiera’ mai — riflette’ Gohan, scuotendo la testa — Ha la fissa degli allenamenti peggio di mio padre... —

— Ci credo, poverino... — intervenne Chichi con tono acido — Cosa dovrebbe fare altrimenti? —

Bulma si volto’ di scatto verso l’altra donna e la fulmino’ con un’occhiata severa.

— Cosa intendi dire? —

— Che forse sua moglie non ha tempo per lui... che forse sua moglie impiega tutta la giornata a pensare a se stessa o a civettare con altri uomini... —

— Mamma, ma cosa stai dicendo? — s’intromise precipitosamente Gohan, prevedendo la burrasca che sarebbe scaturita da quelle parole.

Purtroppo era troppo tardi per tornare indietro: la miccia era gia’ stata accesa e la bomba che le due donne avevano serbato fino a quel momento stava ormai per esplodere.

— Ma tu senti da che pulpito!!! — quasi grido’ Bulma, spingendo violentemente il giovane saiyan da parte e mettendosi dinanzi a Chichi con aria bellicosa. — Sei tu quella che non pensa mai a suo marito! Sei tu quella che sbraita da mattina a sera e che ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote al povero Goku! —

— Ohhh, come mi dispiace! — ironizzo’ amaramente Chichi, portandosi le mani ai fianchi e assumendo lo stesso atteggiamento battagliero della sua rivale — Ed il povero incompreso aveva chiaramente bisogno di consolazione, vero? —

— Tu di consolazione ne sai qualcosa, a quanto pare! Ma guardatela... sotto quella veste casta e pura, si nasconde una vipera pronta ad azzannarti alla minima distrazione! —

Chichi si senti’ fremere dalla rabbia: quello poi era il colmo! Bulma aveva una storia con Goku, e la vipera era lei? Ma certo... ora sapeva dove voleva andare a parare... Lei doveva passare per la moglie arpia ed egoista, Bulma invece per la compagna dolce e sensibile, pronta ad offrire tutta la sua comprensione e devozione.

Non poteva permetterlo.

Avrebbe mostrato a tutti quanto subdola, meschina e falsa potesse essere la sua rivale.

Bulma si era sempre sentita piu’ bella, piu’ affascinante, piu’ donna di lei.

Era riuscita persino a far innamorare Goku con le sue grazie.

Ma ora le avrebbe tolto quella maschera di perfezione dal viso.

Doveva vendicarsi.

Doveva riprendersi la sua dignita’.

Lo doveva a se stessa.

Con un scatto fulmineo, la donna afferro’ la ciotola di maionese dal tavolo e ne verso’ il contenuto sulla testa della rivale che, colta di sorpresa, non riusci’ ad evitare di imbrattarsi tutto il viso e il vestito.

—Co-come hai osato?????!!!!!! — urlo’ Bulma adirata, senza piu’ preoccuparsi che gli altri potessero sentirla.

— Vi prego, smettetela... Non mi sembra ne’ il caso ne’ il luogo... — cerco’ di intromettersi nuovamente Gohan, ma senza successo.

— Ora ti faccio vedere io, brutta rubamariti!!!! — grido’ di nuovo Bulma, agitando violentemente una lattina di birra e aprendola di colpo davanti alla faccia di Chichi, facendo schizzare tutto il liquido sul viso e sui capelli.

— Rubamariti?!? Rubamariti io?!? — salto’ su Chichi, mentre cercava di pulirsi gli occhi col dorso della mano. — Sei tu quella che si porta a letto Goku senza neanche un minimo di vergogna!!! E chissa’ da quanto va avanti questa tresca! —

A quelle parole, Bulma fece cadere le braccia lungo i fianchi e comincio’ a fissare la donna che le stava di fronte con aria interrogativa.

"Ma di cosa... di cosa sta parlando?" penso’ Gohan sconvolto, senza distogliere gli occhi da sua madre, che ormai sembrava intenzionata a mettere tutte le carte in tavola.

— Che diavolo stai dicendo?! — chiese Bulma con espressione sempre piu’ stupita — Come puoi incolparmi di una cosa simile? Ah... ma certo... si’, ora tutto quadra... stai cercando di giustificare il fatto che TU ti porti a letto MIO marito accusandomi di avere una storia con Goku... non avrei mai creduto che potessi essere cosi’ meschina... non avrei mai creduto che potessi arrivare a tanto... —

Questa volta fu il turno di Chichi di essere sorpresa: ma cosa andava blaterando quella pazza? Forse si sentiva messa con le spalle al muro e stava disperatamente tentando di trovare una scappatoia... ma non avrebbe potuto trovare una scusa un po’ piu’ credibile?

— Io... e Vegeta?!? — sostenne in tono ironico — E’ la cosa piu’ ridicola che abbia mai sentito! Potevi sforzarti un po’ di piu’, mia cara... cosa dovrei farmene del tuo spilungone? —

— Come se fosse la prima volta d’altronde... prima hai cercato di portarmi via Yamcha ed ora ci sei riuscita con Vegeta! Probabilmente non hai mai potuto sopportare il fatto che io avessi molto piu’ successo di te con gli uomini, ma stavolta non me ne staro’ in silenzio e ti faro’ pagare care tutte le umiliazioni che ho dovuto subire! — minaccio’ Bulma, avanzando di qualche passo.

— Yamcha? Ma figuriamoci, ero solo una bambina quando l’ho conosciuto! Tu, invece, hai sempre fatto gli occhi dolci a Goku e hai sempre sperato che cadesse nella tua rete, prima o poi. Oh, ma anch’io te la faro’ pagare cara, puoi giurarci... — aggiunse Chichi, aggrottando le sopracciglia e sgranchiendosi le dita delle mani.

— E piantala una buona volta con questa storia di me e Goku! — urlo’ Bulma, inferocita — Ti ho vista, Chichi. Ti ho vista andare ad un appuntamento segreto con Vegeta con questi miei occhi, proprio ieri. Io non sono poi cosi’ sciocca come credevate: e’ da un po’ che Vegeta si comporta in modo strano e, siccome non ha mai voluto confidarsi con me, ho deciso di seguirlo. Credevo andasse ad allenarsi da qualche parte, ma non riuscivo a capire perche’ mai prendesse la mia navicella per spostarsi, invece di volare come al solito. Non mi e’ stato facile stargli dietro, ma alla fine ho ritrovato il mio veicolo davanti ad una casa nella foresta e, subito dopo, TU sei entrata in quella casa. Era fin troppo ovvio che avevi un appuntamento con lui, era fin troppo ovvio che facevate di tutto per nascondervi! Ed io non ho potuto fare altro che tornare indietro, anche se avrei voluto spaccare la testa ad entrambi per il modo in cui avete agito alle mie spalle. Dicevi di odiare i saiyan, li chiamavi teppisti... ma non ti e’ dispiaciuto portartene a letto un altro!!!! —

— Tu sei completamente pazza! — esclamo’ Chichi fuori di se’ — Si puo’ sapere che diavolo c’entra Vegeta adesso? Sei tu quella che si incontra con Goku di nascosto! Sei tu quella che gli ha lasciato la traccia di profumo sulla maglia e quel segno rosso sul collo! Non mi ci e’ voluto molto per fare due piu’ due, sai? Ho seguito Goku fino alla casa nella foresta e li’ ho visto la TUA navicella: per un attimo ho avuto l’assurda speranza che vi vedeste per un qualche motivo innocente, ma quello che ho sentito quando sono entrata nella casa era inconfutabile. Che mi dici, forse Vegeta per te non era abbastanza e hai cercato di trovare soddisfazione altrove? —

— Questa e’ la cosa piu’ assurda che io abbia mai sentito! — urlo’ ancora Bulma — Povero Goku... davvero non capisco come abbia potuto sopportare una pazza isterica come te per tutti questi anni!—

— Gia’... e tu sei corsa a consolarlo, mia povera martire, non e’ vero?!? —

"Non e’ possibile... non hanno capito proprio nulla..." penso’ Gohan afflitto, poggiandosi di peso contro il muro e coprendosi gli occhi con la mano, mentre gli insulti tra le due donne continuavano a risuonare per la stanza in maniera sempre piu’ accesa.

In quello stesso momento, Goku richiuse delicatamente la porta, cercando di non fare rumore: non avrebbe mai pensato che le cose sarebbero degenerate fino a quel punto, anche se non poteva nascondere un certo senso di sollievo, dal momento che ora avrebbe potuto raccontare a tutti la verita’ e vivere finalmente con la persona che piu’ aveva desiderato che fosse al suo fianco. Entro’ nella camera accanto e si accosto’ all’ombra vicino alla finestra, cingendole la vita con fare protettivo e sfiorandole il collo con un bacio leggero.

— Kakaroth... —

— Hanno equivocato... — spiego’ Goku con un sospiro — ...e proprio oggi che avevamo deciso di dir loro tutto... —

Senza sciogliersi dall’abbraccio, Vegeta si volto’ in maniera tale da avere Goku di fronte e poterlo guardare negli occhi.

— Forse e’ meglio cosi’... — asseri’, mentre le labbra si curvavano per formare quel ghigno che Goku adorava tanto — Dopo saranno troppo stanche per prendersela anche con noi... —

L’altro saiyan non rispose, ma strinse ancora di piu’ il suo principe tra le braccia e chino’ il viso, finche’ la sua bocca non incontro’ quella del suo compagno e la coinvolse in un bacio appassionato. A sua volta, Vegeta fece aderire con forza il suo corpo a quello di Goku e, dopo aver fatto scivolare una mano dietro la sua nuca, accarezzandola delicatamente, ricambio’ il bacio con uguale ardore, dimenticando del tutto i rumori di piatti rotti che ancora provenivano dalla stanza accanto.

— Sei soltanto una gallina acida!!!

— E tu un’oca starnazzante!!!

— Vipera!

— Strega!

Goku si stacco’ dalla bocca di Vegeta con un sospiro e, dopo avergli baciato gli occhi e la fronte, affondo’ il viso nei suoi capelli, tenendolo sempre stretto a se’, quasi per paura che potesse volatilizzarsi da un momento all’altro.

— Se non andiamo a fermarle, non troveremo piu’ niente da mangiare... — mormoro’ all’orecchio del compagno — Inoltre prima o poi dovremo andare di la’ e spiegare tutto... —

Vegeta continuo’ ad accarezzare la nuca di Goku e chiuse gli occhi, cercando di prolungare quel momento di totale appagatezza il piu’ a lungo possibile.

Tutto... Gia’, nessuna parola poteva essere piu’ indicata per descrivere cio’ che legava lui e Kakaroth da quelle due settimane. O forse da sempre.

Era gia’ da parecchio tempo che Vegeta provava qualcosa di strano per Goku. Dopo la sconfitta di Majin Boo, aveva definitivamente accantonato l’idea di poterlo sconfiggere, anche se non aveva mai smesso di vedere in lui un traguardo da raggiungere. Erano cambiate molte cose: l’odio aveva lasciato il posto alla stima, il risentimento all’ammirazione. E ben presto, senza che lo volesse e se ne accorgesse veramente, aveva cominciato a pensare a Kakaroth sempre piu’ spesso e sempre piu’ insistentemente. In fondo, non era stato difficile capirne il motivo: da quando era arrivato sulla Terra, aveva dedicato la sua intera vita soltanto a lui, dapprima odiandolo, poi stimandolo ed infine... amandolo...

Non aveva idea di come fosse accaduto, ma era successo. E quando si era accorto che quel saiyan di basso livello aveva ormai occupato tutti i suoi pensieri, aveva reagito nell’unico modo che credeva possibile.

Evitandolo.

Cercando di rompere ogni rapporto con lui.

Facendo in modo di cancellarlo per sempre dalla sua vita.

Del resto, il principe dei saiyan non poteva sentire la mancanza di quell’idiota, di quella zucca vuota, di quello stupido sorriso, di quella testa che sembrava perennemente tra le nuvole...

Il principe dei saiyan non poteva aver bisogno di lui.

Eppure piu’ si allontanava, piu’ lo desiderava.

Piu’ tentava di ricordare le umiliazioni che in quegli anni Kakaroth gli aveva inflitto, piu’ gli tornava alla mente quello sguardo dolce e quelle labbra che gli avevano sussurrato soltanto ‘Non morire, Vegeta’, prima che il principe prendesse il suo posto nella battaglia contro Majin Boo.

E forse sarebbe fuggito per sempre, se quel giorno di due settimane prima...

 

— Avanti, Vegeta! Si puo’ sapere perche’ sei cosi’ arrabbiato? — chiese Goku, mettendo il broncio.

— Maledizione Kakaroth! Come devo dirtelo che voglio essere lasciato in pace?!? Sembra quasi che tu lo faccia apposta a comparirmi alle spalle con quella tua dannata tecnica del teletrasporto! —

— Ma non ho nulla da fare... — spiego’ Goku, alzando le spalle — Chichi, Gohan e Videl sono impegnati con la costruzione della casa, Goten e’ sempre con Trunks... —

— Vattene da Crilin allora! O dal muso verde! Ma stai lontano da me! — tuono’ Vegeta, chiudendo i pugni e celando a stento un’irrefrenabile voglia di colpirlo.

In quegli ultimi mesi, Goku era andato troppo spesso da lui e la risoluzione del principe di tenerlo lontano aveva cominciato a vacillare pericolosamente: aveva capito che non sarebbe riuscito ancora a lungo a nascondere cio’ che provava per quel saiyan di livello inferiore e, per questo, aveva cominciato a passare sempre piu’ tempo fuori casa ad allenarsi, sperando cosi’ di non incontrarlo. Ma non aveva fatto i conti con quella maledettissima tecnica del teletrasporto! Kakaroth l’aveva raggiunto anche li’, nel luogo in cui si erano visti per la prima volta, ed ora gli stava dicendo che lo aveva fatto solo perche’ non sapeva in che altro modo impiegare il tempo! Vegeta senti’ il sangue salirgli alla testa: anche se era stato difficile ammetterlo, la vicinanza di Kakaroth in quel periodo l’aveva reso quasi felice... ed ora invece aveva scoperto che lui voleva solo trascorrere un po’ di tempo con qualcuno per non annoiarsi, non importava chi fosse.

Improvvisamente il principe si trasformo’ in Super Saiyan e si lancio’ contro Goku, tempestandolo di pugni che l’altro pero’ riusci’ abilmente ad evitare.

— Ma...Vegeta? — si stupi’ Goku, sollevandosi in aria per sfuggire a quella furia. — Che diavolo ti prende? —

— Va’ al diavolo, Kakaroth! — grido’ Vegeta, prima di gettarsi nuovamente contro il rivale e di coinvolgerlo, suo malgrado, in un inutile e sfiancante combattimento.

— Ti sei calmato ora? — gli chiese Goku ansimando, dopo un’ora di lotta continua — Spero che tu voglia almeno farmi riprendere fiato... —

Vegeta non rispose e, ritornato allo stadio normale, scese a terra e si appoggio’ contro un albero con le braccia incrociate sul torace e lo sguardo basso.

— Chissa’ dove ci troviamo adesso... — noto’ Goku, dopo averlo raggiunto — Uff... e’ tutta colpa tua se ci siamo allontanati! — aggiunse, guardando il principe con aria falsamente arrabbiata. — Pero’... aspetta, questo posto mi e’ familiare... —

Goku si guardo’ intorno e poi riprese nuovamente a levitare per avere una visuale piu’ ampia della zona.

— Ma certo! — esclamo’ d’un tratto — Li’ c’e’ la casa! Vieni Vegeta! — urlo’ poi, ritornando giu’ e afferrando un braccio del principe.

— Che diavolo fai, idiota?! — si adiro’ Vegeta, mentre Goku lo sollevava in aria con lui.

— Ci vieni con le buone o devo portartici con le cattive? —

Staccando con forza il suo braccio dalla presa d’acciaio del suo rivale, Vegeta mugugno’ qualcosa di incomprensibile e si rassegno’ a seguirlo, senza opporre altra resistenza: era troppo stanco per discutere con quella zucca vuota, stanco non soltanto per il combattimento che aveva appena sostenuto, ma soprattutto per i mille pensieri che gli agitavano la mente da un po’ di tempo a quella parte.

Goku atterro’ poco piu’ avanti, davanti alla porta di una piccola casa ad un piano, modesta ma ben tenuta, almeno a giudicare dall’aspetto esterno.

— Questo e’ il posto dove io e Gohan, anni fa, ci siamo allenati per prepararci alla venuta degli androidi — spiego’ il saiyan — All’inizio tornavamo a dormire a casa, ma alle volte perdevamo la cognizione del tempo e ci fermavamo fuori fino a notte fonda, cosi’, per non far preoccupare troppo Chichi, abbiamo cominciato a vivere qui: il proprietario era un anziano allevatore dei dintorni, un vecchio amico di mio nonno, che mi ha ceduto volentieri la casa quando si e’ trasferito. Dopo la mia morte, Gohan ci e’ tornato qualche volta per allenarsi, senza farsi scoprire da Chichi, e ultimamente ci ho portato anche Goten, solo che lui preferisce combattere con Trunks... Uno di questi giorni, dovremmo allenare insieme i nostri figli: che ne dici, Vegeta? —

Senza aspettare una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata, Goku spalanco’ la porta ed entro’, mentre Vegeta rimase fermo al suo posto, con le braccia incrociate e lo sguardo torvo.

— Ho una fame! — senti’ dire da Goku all’interno — Sono stato qui la settimana scorsa e forse e’ rimasto ancora qualcosa... —

Vegeta sbuffo’ seccato e comincio’ a battere il piede a terra con impazienza: odiava quando Kakaroth sospendeva in quel modo stupido i loro incontri, quando trovava mille scuse per non portare a termine i combattimenti, quando non si impegnava sul serio nella lotta.

Possibile che Kakaroth avesse pieta’ di lui?

Vegeta fece cadere le braccia lungo i fianchi e strinse i pugni con rabbia: anche se aveva permesso a quello stupido saiyan di infimo livello di avere un effetto tanto devastante sulla sua anima, c’era comunque una cosa che Kakaroth non sarebbe mai riuscito a dominare.

Il suo orgoglio.

Fremente di collera, il principe dei saiyan si precipito’ nella casa, trovando Goku che stava letteralmente divorando dei biscotti che aveva appena scovato nella dispensa.

— Visto che c’era ancora qualcosa? — gli disse Goku con un sorriso e con un’infinita’ di briciole che gli ricoprivano le labbra e le guance — Prendine un po’! —

Con un gesto brusco, Vegeta fece volare via la scatola di biscotti che l’altro saiyan aveva in mano e si posiziono’ davanti a lui con il palmo destro aperto, pronto a lanciare un kiblast contro quella sua faccia innocente.

— Quando la pianterai di prendermi in giro?! — urlo’, ormai senza controllo — Quando ti deciderai a combattere sul serio contro di me? Io sono ancora un tuo nemico, Kakaroth, l’hai dimenticato? Dannazione, quando la smetterai di ignorarmi?!? —

Comincio’ a tremare impercettibilmente e fece un passo all’indietro, continuando a guardare Goku negli occhi: fino a quel momento, Kakaroth gli aveva ronzato intorno, perche’ non aveva niente di meglio da fare; fino a quel momento, Kakaroth non aveva mai lottato con tutte le sue forze contro di lui, perche’ sapeva che il suo avversario non ne era all’altezza; fino a quel momento, Kakaroth lo aveva sempre considerato un essere insignificante.

Invece, per Vegeta, Kakaroth era tutto.

Era sempre stato tutto e sempre lo sarebbe stato.

Tutto.

Il principe abbasso’ il braccio lentamente e chiuse gli occhi, continuando a tremare per la rabbia e l’impotenza: arrabbiato con se stesso per i sentimenti che provava e, al tempo stesso, impotente a frenare la valanga di emozioni che gli agitava il petto.

— Vegeta... — sussurro’ Goku, avvicinandosi.

— Sta’ lontano, Kakaroth — lo fermo’ l’altro con voce stanca. — Sta’ lontano... —

E senza aggiungere altro, si giro’ di scatto e si rifugio’ nella prima stanza sul corridoio, sbattendo con violenza la porta.

"Devo allontanarmi da lui... o finiro’ col commettere qualcosa di irreparabile" penso’, portandosi al centro della stanza e lasciandosi scivolare lentamente a terra.

Si guardo’ intorno senza troppa curiosita’ e scopri’ di essere entrato in quella che probabilmente era la camera da letto di quella casa. Ma in realta’ non gli importava dove fosse. Non gli importava dove sarebbe andato. L’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era che lui, l’orgoglioso principe dei saiyan, l’uomo che non si era piegato nemmeno davanti a Freezer... era fuggito come l’ultimo dei vigliacchi. Era fuggito davanti alla persona che amava. Perche’ sapeva che, in realta’, lui non avrebbe mai dovuto amarla.

Gia’ una volta era scappato dinanzi ai suoi sentimenti. Gia’ nel momento in cui aveva deciso di farsi possedere da Babidy, si era comportato da vigliacco. Ed ora era li’, su un pavimento freddo come il ghiaccio, cercando in tutti i modi di strapparsi quell’ossessione dal cuore.

Ma Kakaroth era troppo forte.

Troppo forte per essere mandato via.

— Vegeta... —

Il principe dei saiyan sobbalzo’ e si volto’ in direzione della voce, dopo essersi rialzato velocemente. Goku era entrato nella stanza e, dopo essersi avvicinato, aveva preso a fissarlo con espressione sofferta. Vegeta avrebbe voluto allontanarsi immediatamente, ma c’era qualcosa nello sguardo del rivale che non gli permetteva di muoversi. Ormai conosceva Kakaroth da anni e l’aveva visto allegro, deciso, preoccupato, arrabbiato e persino furioso.

Ma mai triste.

Mai con un’espressione del genere.

Il cuore comincio’ a martellargli nel petto come se fosse impazzito ed il respiro si fece sempre piu’ pesante ed affannoso: non sopportava di vedere Kakaroth in quello stato, non sopportava di vedere il suo Kakaroth ridotto in quel modo...

Era il suo Kakaroth.

Non poteva fuggire da quella verita’.

Non poteva combattere contro di lei.

Aveva perso.

Il principe dei saiyan era stato sconfitto ancora una volta.

Ed era stato sconfitto per sempre.

— Non riuscirai mai a smettere di odiarmi, vero? —

La voce di Goku fu appena un sussurro e Vegeta si domando’, stupito, se avesse sentito bene le parole del rivale.

— Speravo che, dopo tutti questi anni, tu avessi messo da parte almeno un po’ del risentimento che provavi per me — continuo’ Goku — Ho fatto di tutto perche’ tu abbandonassi quel rancore, ho cercato di spiegarti in mille modi che non ho mai voluto esserti superiore. Mi sono semplicemente limitato a vivere come avevo sempre fatto, ad allenarmi duramente per poter superare il mio limite e affrontare avversari sempre piu’ preparati. Non ho mai desiderato essere piu’ forte di te. Non mi e’ mai importato nulla della mia presunta superiorita’. Tu... tu eri come me. E molto di piu’. Ho sempre ammirato la tua forza, la tua intelligenza, la tua genialita’ nel combattere. Io non ho tutte queste doti e forse non le avro’ mai. Io non saro’ mai un vero saiyan. — si fermo’ per un attimo, distogliendo lo sguardo — Volevo starti vicino per poter comprendere... e per un’altra cosa molto piu’ importante che adesso non posso dirti. Non avevo capito che tu non volevi vedermi e che la mia sola presenza ti disturbava. Volevi solo sconfiggermi per prenderti finalmente la tua rivincita. Mi dispiace, Vegeta, ma io non potro’ mai combattere sul serio contro di te. E non perche’ mi ritengo piu’ forte, ma perche’... dannazione!!! — esclamo’, serrando subito dopo le labbra con forza — Non posso combattere con te. Non potro’ mai farlo. E dato che invece e’ proprio questo tutto cio’ che tu vuoi da me... non mi resta altro da fare che sparire dalla tua vita. Non ti disturbero’ piu’. Non verro’ piu’ a cercarti. Te lo prometto. —

Goku pronuncio’ queste ultime parole con voce spezzata e, senza dare all’altro il tempo di rispondere, si giro’ e si avvio’ verso la porta.

— ASPETTA! —

Vegeta aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola, e quella sua reazione improvvisa ebbe l’effetto immediato di bloccare Goku che ora lo guardava con espressione stupefatta.

Il principe dei saiyan si era reso improvvisamente conto che non poteva lasciarlo andare via cosi’, che non poteva permettergli di scomparire di nuovo, come gia’ era successo dopo lo scontro contro Cell.

Solo pochi minuti prima stava pensando ad un modo per allontanarsi da Kakaroth, ed ora invece era pronto a fare di tutto pur di trattenerlo.

Aveva solo preso in giro se stesso: aveva vissuto sempre in funzione di Kakaroth e, senza di lui, nulla avrebbe avuto piu’ importanza.

C’era solo Kakaroth nella mente di Vegeta.

C’era sempre stato solo lui.

Nemmeno il suo orgoglio avrebbe potuto fermarlo adesso.

— Io non ti odio. — rivelo’ con voce tremante, mentre si avvicinava a Goku — E’ da tanto tempo che non ti odio piu’. Prima che ti incontrassi, avevo una sola certezza: quella di essere il migliore. Dopo averti conosciuto, tutto cio’ in cui avevo sempre creduto e su cui avevo costruito la mia intera vita mi e’ crollato miseramente addosso. Avevo perso tutto, non mi era rimasto piu’ niente. Volevo riprendermi cio’ che mi avevi strappato, la mia forza, la mia fiducia, la mia sicurezza... volevo tornare ad essere l’uomo invincibile che tutti temevano, non un fallito che sapeva suscitare soltanto pieta’!—

— Tu non sei mai stato un fallito... — lo interruppe Goku, stravolto per quella rivelazione.

Vegeta alzo’ una mano per zittirlo e poi scosse la testa stancamente.

— Sono diventato una marionetta nelle tue mani... Ti sei impadronito di me cosi’ facilmente, ed io non ho potuto fare nulla per evitarlo. C’eri solo tu, sempre e comunque. E ci sei solo tu anche adesso. Non riuscivo piu’ ad odiarti. Ma dovevo allontanarmi da te. Per questo... —

E senza aggiungere altro, Vegeta afferro’ la maglia di Goku con le mani e attiro’ il compagno verso di se’, poggiando con veemenza le labbra sulle sue e cercando di memorizzare ogni minimo particolare di quel contatto tanto a lungo agognato. Ormai era impazzito, lo sapeva bene: Kakaroth lo avrebbe odiato per quello che gli stava facendo e lui avrebbe perso tutto di nuovo. Ma non gli importava: se anche avesse dovuto rinunciare alla sua vita per quel solo attimo, lo avrebbe fatto ugualmente. Perche’ comunque la sua vita era Kakaroth.

Stava gia’ per lasciarlo andare e dirgli addio per sempre, quando Goku fece scivolare le mani intorno alla sua vita e lo strinse al suo petto quasi con prepotenza. Vegeta senti’ la bocca di Kakaroth schiudersi e la sua lingua accarezzargli dolcemente le labbra; a quel tocco, il cuore gli si fermo’ nel petto ed il sangue comincio’ a bollirgli nelle vene: in tutta la sua vita non aveva mai provato un’emozione tanto violenta, in tutta la sua vita non aveva mai desiderato qualcuno in quel modo.

In tutta la sua vita non aveva mai amato nessuno in quel modo.

Ormai senza piu’ controllo, Vegeta afferro’ le spalle di Goku e si avvinghio’ a lui ancora di piu’, aprendo la bocca a sua volta e lasciando che il compagno lo baciasse con passione e trasporto.

A quella reazione inaspettata di Vegeta, Goku si senti’ bruciare e, senza staccarsi dal suo principe, si getto’ sul letto insieme a lui, proseguendo in quel bacio che Vegeta ricambiava con eguale ardore.

— Vegeta... — sussurro’ poi, ormai senza piu’ fiato, quando le loro bocche si separarono.

Il principe non rispose, ma, ansimando, incomincio’ a fissare Kakaroth negli occhi, quasi a voler cercare in essi la conferma che tutto quello che era appena successo non facesse parte di un sogno.

— Vegeta... — ripete’ Goku, ricambiando lo sguardo — Non avrei mai potuto pensare che questo sarebbe successo davvero... Non avrei mai potuto immaginare di sentire il mio cuore battere in questo modo... Prima, quando hai avuto quell’attacco d’ira, ho creduto che l’odio che provavi un tempo per me non fosse mai scomparso, nonostante io avessi fatto tanto per avvicinarmi a te... per stare con te... Avevo bisogno di te, Vegeta. Ma non sapevo come dirtelo, non sapevo come dimostrartelo, non sapevo cosa fare per farmi accettare. La mia presenza t’infastidiva, ma non riuscivo a lasciarti, non ci riuscivo!! — ammise infine, prima di abbandonare la testa contro la spalla del principe.

Vegeta rimase per un attimo in silenzio e con gli occhi sbarrati, cercando di riordinare i suoi pensieri: Kakaroth aveva bisogno di lui... Kakaroth voleva stare con lui... e lui aveva covato gli stessi, identici sentimenti per anni...

In quel momento, i pensieri e le emozioni, che entrambi avevano cercato di celare, salirono prepotentemente a galla, e i due divennero un’unica mente ed un unico cuore, come d’altronde sempre erano stati fin dal giorno della fusion, nonostante non se ne fossero mai resi conto prima.

Vegeta era in Goku e Goku era in Vegeta.

Non ci fu piu’ bisogno di altre parole.

Il principe dei saiyan affondo’ la sua mano nei capelli del compagno e chino’ il viso verso di lui, sfiorandogli delicatamente la fronte e le guance con le labbra. Goku si sollevo’ appena e Vegeta ne approfitto’ per spingerlo verso di se’ e baciarlo di nuovo, mentre con l’altra mano cominciava ad accarezzargli lentamente la schiena.

Goku non perse tempo e gli accarezzo’ a sua volta il viso, il collo e il torace, per poi bloccarsi improvvisamente e guardare nuovamente Vegeta negli occhi, dopo aver rotto il bacio.

— Se continuiamo ancora... — ammise con voce roca — non saro’ piu’ in grado di controllarmi... non potro’ piu’ fermarmi... —

— Idiota... io non ti ho certo detto di fermarti... — gli rispose Vegeta, con un tono che era di sfida e di provocazione al tempo stesso. — Ora voglio sentirti soltanto mio, Kakaroth... —

— E tu sarai solo mio... — gli sussurro’ Goku a sua volta — Non ho piu’ intenzione di lasciarti andare via... —

E lo bacio’ di nuovo, questa volta senza piu’ remore, questa volta senza piu’ interruzioni.

Esistevano soltanto loro due. Un’unica mente, un’unica anima... ed ora anche un unico corpo.

Come avrebbe dovuto essere da sempre. E come sempre sarebbe stato da quel momento in poi. Perche’ ormai l’uno apparteneva totalmente all’altro. L’uno viveva completamente nell’altro.

Era semplicemente amore.

— ‘Geta... — sussurro’ Goku, dopo un po’, all’orecchio del compagno che dormiva serenamente tra le sue braccia. L’altro apri’ gli occhi lentamente e la prima cosa che vide fu il dolcissimo sguardo dell’uomo che aveva dominato tutta la sua esistenza fin da quando aveva messo piede sulla Terra. Il principe dei saiyan abbozzo’ qualcosa che assomigliava vagamente ad un sorriso e appoggio’ meglio la testa contro la spalla nuda del suo compagno, cercando di non perdere neanche un po’ del calore che proveniva dal suo corpo. Goku aumento’ la stretta e gli sfioro’ la fronte e i capelli con le labbra, poi gli mise un dito sotto il mento e gli alzo’ lentamente il viso, guardandolo negli occhi.

— Non ti sei pentito, vero? — gli domando’ a bassa voce, quasi temendo la risposta.

Vegeta lo fisso’ con aria interrogativa per qualche istante, e poi assunse quell’aria fiera e decisa che Goku aveva sempre ammirato.

— Ti sembra forse che io abbia l’espressione di uno che si sia pentito? Io so sempre quello che faccio, Kakaroth... e cosa voglio... — aggiunse poi con un ghigno soddisfatto, prima di tappargli la bocca con la sua.

— E sai anche come ottenerlo, vero? — gli chiese Goku, dopo che le sue labbra si furono liberate da quella dolce trappola.

— Certo... non dimenticare che io sono il principe dei saiyan! — rispose l’altro con decisione, mentre riappoggiava la testa sulla spalla del compagno e faceva scivolare il braccio intorno alla sua vita.

Era vero: il principe dei saiyan sapeva sempre come conquistare tutto cio’ che desiderava, ma di fronte a Kakaroth era stato sul punto di rinunciare.

Perche’ aveva provato paura.

Ma non di Kakaroth e di quella che avrebbe potuto essere la sua reazione.

Vegeta aveva avuto paura di se stesso.

E di quell’amore che lo aveva travolto all’improvviso senza dargli il tempo di capire.

Ma ormai il "perche’" non contava piu’.

Aveva Kakaroth.

Il resto non era piu’ importante.

Rinfrancato da quel pensiero, Vegeta alzo’ istintivamente gli occhi verso il viso di Goku, ma il cuore gli balzo’ di colpo in gola: Kakaroth era accigliato, assorto in chissa’ quali considerazioni, forse preoccupato per qualcosa...

— A-a cosa stai pensando, Kakaroth? — gli chiese dopo un secondo, quasi sentendosi soffocare per la paura di un suo ripensamento.

— Ho fame. —

— CHE COSA??? —

Vegeta balzo’ a sedere sul letto di scatto e prese a fissare Goku con occhi sbarrati, senza sapere se essere piu’ arrabbiato o sollevato.

— Che ti prende, ‘Geta? — gli domando’ l’altro, alzandosi a sua volta.

— Come diavolo fai a pensare al cibo dopo tutto quello che e’ successo?!? — sbraito’ il principe, sempre piu’ incredulo.

— Che c’e’ di male, scusa? Avevo fame anche prima e quei biscotti non e’ che mi siano serviti a granche’... e poi tu me li hai pure fatti volare via... —

Vegeta si copri’ gli occhi con la mano e scosse la testa sconsolato: possibile che quell’idiota non avesse capito la paura che gli aveva fatto prendere?

— ...e poi stavo pensando che, quando verremo a vivere qui, dovremo procurarci una dispensa piu’ grande: anche tu non scherzi in quanto ad appetito... — continuo’ Goku, senza accorgersi effettivamente di nulla.

— Co-cosa hai detto?! — domando’ Vegeta sbigottito, facendo scivolare via la mano dal viso e avvicinandosi di piu’ al compagno.

— Che dovremo procurarci una dispensa piu’ grande... —

— Non quello!! Prima! —

— Che ho fame. —

— Dannazione Kakaroth, quando la pianterai di fare l’idiota?!?!? Hai detto che verremo a vivere qui! —

— Ah... certo, mi sembra ovvio... quando lo diremo a Chichi e a Bulma, non potremo continuare a vivere con loro, ti pare? Del resto, abbiamo gia’ perso troppo tempo ed io non voglio starti lontano un minuto di piu’! — aggiunse poi, con uno sguardo cosi’ dolce da far addirittura imporporare le guance del principe. — Inoltre, non ho alcuna intenzione di tenere ancora nascosto cio’ che provo per te, per cui dovremo dirlo a tutti il prima possibile: prima a Gohan, a Goten e a Trunks; poi a Crilin, al maestro Muten, a Piccolo, a Yamcha, a Tenshinhan, a Jiaozi, a Dende, a Mr.Popo... — elenco’, cominciando a contare sulle dita.

Vegeta lo guardo’ ancora piu’ allibito, senza capire se stesse scherzando o se stesse facendo sul serio, finche’ non si lascio’ scappare un sospiro di rassegnazione e abbasso’ la testa, sorridendo tra se’.

Quello era Kakaroth.

Una forza straordinaria nascosta in un animo di fanciullo.

Un combattente senza eguali con un viso d’angelo.

Era il suo Kakaroth.

E non gli avrebbe piu’ permesso di andarsene.

Avrebbe vissuto anche all’inferno pur di stare con lui.

— Kakaroth... —

— Che c’e’, ‘Geta?! — domando’ Goku, interrompendo l’elencazione.

Vegeta poggio’ i palmi delle mani sul torace del compagno e, approfittando della sua momentanea sorpresa, lo spinse giu’ sul letto con finta violenza.

— ...taci! — gli ordino’, tappandogli poi la bocca con un bacio rovente.

Senza il minimo segno di protesta, Goku gli accarezzo’ le spalle e rispose al bacio con un’intensita’ addirittura maggiore, finche’ la sua mano non raggiunse il viso del principe, sfiorandogli dapprima la guancia e il mento e poi allontanandolo dolcemente da se’.

— Questo non e’ leale... — gli disse sorridendo, mentre gli passava un dito sulle labbra.

— Adesso e’ il mio turno, Kakaroth — rispose l’altro, mentre gli riempiva il collo con baci leggeri — E lo sara’ finche’ non mi avrai ripagato di tutte le umiliazioni che mi hai inferto finora... —

— E quante sarebbero? — chiese Goku, con un tono malizioso.

— Ho perso il conto... — gli sussurro’ Vegeta all’orecchio, provocandogli un brivido lungo la schiena.

— Allora sara’ meglio iniziare subito... — affermo’ Goku in modo ancora piu’ seducente, prima che Vegeta gli passasse una mano tra i capelli e lo baciasse di nuovo.

Era proprio quella la sensazione che Goku avrebbe voluto sentire per il resto della sua vita: ora che aveva Vegeta accanto a se’, si sentiva ancora piu’ forte, libero e finalmente felice. Era quell’uomo che stringeva tra le braccia la risposta a tutte le domande che gli avevano lacerato l’anima in quegli ultimi anni. Erano la sua genialita’, il suo carattere indomito e il suo coraggio le cose che aveva sempre voluto sentire dentro di se’.

Era lui il suo compagno.

Era lui il tassello mancante del suo cuore.

Nessuno avrebbe piu’ potuto portarglielo via ormai.

 

— Gallina spennata! —

— Sciacquetta isterica!! —

Le urla di Chichi e Bulma continuavano ormai imperterrite da alcuni minuti e Goku si chiese, con stupore, come mai le due donne non si fossero ancora accorte dell’equivoco in cui erano cadute: eppure lui era convinto che i suoi sentimenti per Vegeta fossero sempre stati ben visibili...

Ma il saiyan non ebbe modo di soffermarsi troppo su quel pensiero: il principe si mosse tra le sue braccia e si allontano’ da lui improvvisamente, avvicinandosi di nuovo alla finestra e fissando un punto imprecisato oltre il vetro.

— Che c’e’, ‘Geta? — gli chiese Goku, mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo costringeva a guardarlo.

— Dove ci portera’ tutto questo, Kakaroth? — gli disse semplicemente Vegeta, sostenendo il suo sguardo.

Goku gli sorrise e si chino’ a sfiorargli leggermente le labbra.

— Tu sei tutto per me. Se rimarremo insieme, qualunque direzione sara’ quella giusta. —

Vegeta senti’ il suo cuore battere piu’ forte, mentre un’emozione violenta gli bloccava il respiro: poteva avvertire l’amore di Kakaroth in ogni sua singola parola, in ogni suo singolo gesto. Ma non era una novita’: Kakaroth gli aveva sempre detto tutto cio’ che provava.

Mentre lui non l’aveva mai fatto.

Eppure, averlo vicino era la cosa piu’ importante. E quell’amore che gli stava bruciando il petto apparteneva soltanto all’uomo che aveva di fronte in quel momento.

Doveva dirglielo in qualche modo, doveva tentare... anche se temeva che non ne sarebbe mai stato capace.

Doveva soltanto dirgli che lo amava.

— Kakaroth, io... —

— Ssst... — lo interruppe Goku con un sorriso, posandogli un dito sulle labbra — Lo so. —

E si chino’ a baciarlo di nuovo, senza dargli il tempo di replicare: lo sguardo che il compagno gli aveva appena lanciato valeva piu’ di mille parole. Non aveva bisogno d’altro. Da quando Vegeta lo aveva guardato negli occhi e si era stretto a lui in quel giorno di due settimane prima, Goku non aveva piu’ avuto bisogno d’altro.

— La pianti con questa storia?! Io seguivo Goku, lo vuoi capire, si’ o no?!? —

— Come puoi negare l‘evidenza? C’era Vegeta in quella casa e tu ci sei entrata... —

— Perche’ c’era Goku, dannazione!!! —

E tu credi forse che me la beva? Che diavolo avrebbero dovuto fare allora Goku e Veg... —

— ... —

— ‘Geta... — sussurro’ Goku, con le bocca ancora premuta contro quella del principe.

— Mhhh... — mugugno’ l’altro, senza staccare le labbra da quelle del suo compagno.

— Mi sa che ci sono arrivate... —

 

FINE.



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