DISCLAMERS: Hana, Ru,
Sendo e Koshino non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam
Dunk, purtroppo sono degli aventi diritto.
DEDICHE E
RINGRAZIAMENTI: A tutte le persone che hanno aspettato una vita per
leggere il proseguo di questa fic. Chiedo umilmente scusa ma….ho avuto
grossi problemi con uno dei personaggi ma ora dovrebbe essere tutto a
posto.
NOTE:
In questo capitolo non succede niente, mi serve solo per approfondire il
rapporto tra un paio di personaggi. Spero comunque sia piacevole lo
stesso.
Il
sorriso di pietra, la maschera di porcellana
Parte VI
di Ise
CAPITOLO
6 – “RECUPERARE” UN’AMICIZIA
Il giorno dopo in
tutte le scuole della prefettura di Kanagawa non si faceva altro che
parlare dell’aggressione subita dal numero sette della squadra di basket
dello Shohoku e dalla loro manager. Il ragazzo era ancora in coma in
condizioni disperate mentre la ragazza era stata fatta addormentare con
l’ausilio dei sedativi per tranquillizzarla. Gli inquirenti avevano dato
inizio ad un inchiesta e stavano seguendo tutte le piste. Non avendo avuto
testimoni diretti infatti visto che Ayako era ancora troppo sotto shock
per raccontare come si erano svolti i fatti lucidamente senza vaneggiare
parlando di cose assurde i poliziotti brancolavano nel buio. Avevano
considerato l’ipotesi di un furto finito male ma i due ragazzi avevano
ancora i portafogli quando erano stati ritrovati. I due studenti potevano
essere stati testimoni di un qualche delitto e qualcuno potevano aver
provato a metterli a tacere ma la mora non presentava grosse ferite, come
se fosse stata volutamente lasciata incolume. La pista più logica
considerato il passato turbolento del play maker era la resa dei conti o
la vendetta personale nei confronti del ragazzo ma in quel giorno nessuna
banda giovanile o tizio sospetto era stato visto nei paraggi del parco
dove era venuto il pestaggio. Tant’è poi che quel luogo essendo molto
vicino alla centrale di polizia era usualmente un posto sicuro per quanto
riguardava la criminalità.
Erano queste le principali chiacchiere di
quella mattina allo Shohoku quando Hanamichi entrò dal cancello della
scuola insieme alla sua banda. Non essendo ne lui ne i suoi amici abituati
a guardare i telegiornali al mattino non sapevano niente circa quello che
era successo ma subito si accorsero che c’era qualcosa che non andava.
Tutti gli studenti erano in cortile invece di essere già dentro la scuola,
alcune ragazze piangevano sedute sui gradini dell’entrata e si
abbracciavano l’un l’altra come a confortarsi, alcuni ragazzi della classe
di Miyagi e Ayako tiravano pugni al vento come per sfogarsi, si erano
formati innumerevoli gruppi che sembravano discutere animatamente e
seriamente di qualcosa di importante, ovunque c’era un via vai continuo e
un’agitazione pazzesca come se nessuno trovasse requie, i professori poi
girovagavano per tutto il cortile di gruppo in gruppo e con sorrisi
forzati tentavano di tranquillizzare gli studenti. Cosa cavolo era
successo?
Ad un tratto vide Kogure accompagnato da
Mitsui che gli teneva un braccio intorno alle spalle come a consolarlo e a
proteggerlo apparire da dietro un angolo dell’edificio e s’avvicinò a
loro. Il quattrocchi aveva gli occhi lucidi e questo non era un buon
segno.
Il rossino quando i suoi due senpai furono a
portata d’orecchio a bruciapelo e molto preoccupato chiese “Si può sapere
che cosa è successo?”
Fu Kogure a parlare con la voce ancora
impastata dalle lacrime che doveva aver versato “Ieri sera mentre
tornavano a casa Ryota e Ayako sono stati aggrediti e ora….” si bloccò
ed emise un leggero rantolo. Prontamente Hisashi lo avvolse con le braccia
facendogli nascondere il volto sul suo petto e cominciando ad
accarezzargli la schiena per rassicurarlo finì la frase “Si trovano in
ospedale. Ryota è in coma e ha molti ossi rotti mentre Ayako sta bene
fisicamente ma è completamente sotto shock”
Sakuragi non poteva credere alle proprie
orecchie. Era impossibile. Era rimasto con la bocca aperta incapace di
chiedere altro. Fu Yohei che aveva ascoltato tutto il discorso a prendere
la parola “E chi è stato?”
“Non lo sappiamo” dovette ammettere Mitsui
“Ma seguiteci, stiamo andando da Akagi ed Anzai che si trovano in
presidenza a chiedere novità visto che sia ieri sera che oggi hanno
parlato con i poliziotti”
“E perché ieri Akagi non mi ha chiamato?
Avrei voluto essere informato subito circa quello che è successo a
Ryo-chan” riuscì a dire Hanamichi frustrato. Avrebbe voluto essere con
Ayako e Ryota nel momento in cui erano stati assaliti per dar loro man
forte e proteggerli. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, chi poteva
aver fatto una cosa del genere? Chiunque fosse stato lo avrebbe trovato e
lo avrebbe massacrato di botte. Dopo tutto lui in fatto di risse non
temeva rivali.
“Akagi non ha chiamato nessuno a parte
Kogure e …”
“Rukawa” s’intromise il vice-capitano
ritrovando un certo controllo “Akagi non aveva il suo numero di telefono e
lo voleva. Ayako quando è stata ritrovata continuava a dire che ad
aggredirla era stata una bambina bionda e ripeteva come una cantilena di
dire a Kaede che il dolore non sarebbe mai stato troppo e che la vendetta
non avrebbe mai potuto placarsi. Takenori ha pensato che quel Kaede si
riferisse a Rukawa e allora ha provato a mettersi in contatto con lui.
Purtroppo Takenori non è riuscito a parlare direttamente con il nostro
compagno e ha lasciato un messaggio in segreteria. Ieri sera Rukawa non si
è fatto vivo con Takenori forse non ha ascoltato la segreteria perché è
rincasato tardi e sta mattina non si è ancora presentato a scuola”
Hanamichi era
sconvolto. Aveva associato istintivamente subito la ragazzina bionda al
cadavere ritrovato due giorni prima e quella frase rivolta a Kaede ai
sensi di colpa che provava il volpino nei confronti dell’episodio avvenuto
cinque anni prima. Era assurdo pensare che un fantasma potesse essere
tornato dalla tomba a vendicarsi di qualcuno ma….lui era sempre stato
molto suscettibile in materia. Esteriormente fingeva di essere forte, di
non crederci ma in verità dentro tremava come una foglia ogni volta che
qualcuno narrava un racconto del terrore o alle elementari era costretto a
fare la prova di coraggio. Era altamente suggestionabile. Perché non
doveva credere a cose del genere se nel mondo c’erano molte cose
inspiegabili che si potevano ricongiungere all’esistenza di entità
ultraterrene. Inoltre l’assenza della volpe che ormai non sarebbe più
venuta a scuola visto che mancavano pochi secondi al suono della
campanella era sospetta, era preoccupato.
Doveva chiarire i
suoi dubbi e tranquillizzarsi per cui senza salutare e dire nient’altro si
voltò e corse fuori dalla scuola. A nulla servirono le urla di Mitsui “Ehi
dove stai andando?”, di Kogure “Guarda che fra poco iniziano le lezioni” o
quelle del suo gruppo di amici “Chissà cosa gli è preso?” “Deve essere
impazzito del tutto” oppure lo sguardo di Yohei che sentiva fisso su di se
anche se rimaneva in silenzio come a tentare di capire da solo quello che
gli era capitato visto che lo conosceva meglio di chiunque altro, non si
fermò. Doveva sapere e c’era un unico posto in cui poteva trovare delle
risposte ovvero a casa della volpe. L’avrebbe fatta parlare se necessario
anche usando minacce e pugni e dopo sarebbero andati insieme
all’ospedale, voleva vedere Ayako e Ryota, era troppo in ansia per quest’ultimo.
Il tappo doveva salvarsi, non poteva morire. Tutto doveva tornare alla
normalità. Qualunque cosa fosse successa, ci doveva essere una soluzione e
lui essendo il tensai l’avrebbe trovata.
Raggiunse casa della volpe tutto trafelato,
riprese fiato appoggiandosi al suo cancello e suonò una, due, tre volte ma
non ebbe risposta. Esasperato stava quasi per introdursi nel giardino
scavalcando l'ostacolo della staccionata quando una mano gli si posizionò
sulla spalla facendolo trasalire. Si girò di scatto verso il nuovo o la
nuova arrivata pronto a vendere cara la pelle se per caso fosse stato
l'aggressore di Ryota ma......"Koshino" sussurrò.
"Salve Sakuragi" disse il giocatore del
Ryonan secco "Vedo che ci ritroviamo spesso fuori da casa Rukawa"
Il rossino imbarazzato si portò la mano
dietro la testa "Già, ma non è come pensi" si giustificò ripensando
all'ultimo argomento che aveva affrontato con l'altro un paio di giorni
prima, poi passò però all'attacco "E tu? Che ci fai sempre da queste
parti?"
"Akira non è venuto a
scuola e non mi ha avvisato come fa di solito quando deve restare a casa,
poi ho saputo dell'aggressione a Miyagi e mi sono preoccupato" rispose
sinceramente Hiroaki. Ci fu un attimo di silenzio mentre lo studente del
Ryonan ripensava alla fuga rocambolesca che aveva dovuto fare per
andarsene dalla sua scuola. Quel mattino aveva visto i telegiornali e
quindi era già a conoscenza di ciò che era accaduto ai due ragazzi dello
Shohoku per cui era andato in fretta a scuola per sapere le novità,
Uotsumi essendo un rivale di Akagi ma anche un suo amico forse poteva
averle. In verità non c'era molto altro da aggiungere dalla notizia
riportata dai rotocalchi, Miyagi era ancora in coma in fin di vita, mentre
Ayako era ancora in stato confusionario. Inoltre Koshino voleva sincerarsi
anche di come stava Sendo, quel pestaggio gli aveva provocato dentro una
brutta sensazione e aveva bisogno di vedere il suo amico e controllare che
stesse bene. Lo aveva aspettato sul cancello della scuola fino a quando
non era stato costretto ad entrare in classe al suono della prima
campanella. Si era seduto sul banco e....improvvisamente aveva capito che
non ce la faceva a stare li ad assistere alle lezioni, Sendo non l'aveva
avvertito che non sarebbe andato a scuola e la cosa era strana, poteva
sempre arrivare in ritardo e non sarebbe stato la prima volta ma a questo
punto preferiva andargli incontro per strada, voleva vederlo e sapere come
stava per cui si era alzato dal suo posto ed era uscito dalla classe,
aveva sbattuto contro il professore facendolo cadere a terra, aveva
biascicato un scusa veloce ma non si era fermato. Il professore gli aveva
chiesto dove andava, che doveva interrogarlo, che era stufo delle sue
scuse e del suo strano comportamento degli ultimi giorni, aveva inveito
contro di lui minacciandolo di una nota e di chiamare i suoi genitori se
avesse lasciato la scuola ma lui aveva finto di non sentire, sta volta i
suoi voti passavano in secondo piano. Era uscito dalla scuola giusto poco
prima che la seconda
campanella stabilisse che i cancelli dovessero essere chiusi sorpassando
sulla porta d'entrata il vice preside incaricato del compito, il quale
aveva provato a fermare la sua fuga correndogli dietro per un isolato,
quest’ultimo infatti non poteva permettere che uno studente se ne andasse
via per i fatti suoi prima dell’inizio delle lezioni, ne avrebbe perso di
prestigio l'istituto, fortunatamente il professore però non era molto
allenato e alla fine aveva desistito e così Hiro si era diretto a casa di
Akira, solo che l'aveva trovata vuota o almeno l'asso del Ryonan non aveva
dato segni di vita al suo continuo schiacciare il tasto del campanello. Un
pò teso si era diretto verso casa Rukawa per controllare se il suo amico
era li, visto l'odio dichiarato dal volpino doveva essere impossibile che
fossero insieme ma nella vita non si poteva mai sapere e davanti al
cancello dell'abitazione dell'ala piccola dello Shohoku si era imbattuto
in Sakuragi.
"E non è casa?" chiese Hanamichi un po’
apprensivo.
"No e…." rispose Koshino indicando la casa
della volpe.
"No neanche lui c'è. Pensi siano insieme da
qualche parte?" provò a dire il rossino.
"Non lo so" esclamò
Hiro sedendosi per terra ed appoggiando la schiena sul cancello "Può
darsi. Non so cosa pensare" poi fece una pausa prima di continuare "E tu
come mai sei qui? Sai qualcosa circa l'aggressione? Come sta il vostro
play maker?"
"Le condizioni di Ryo-chan sono ancora gravi
da quel che so, contavo di andare a trovarlo nel pomeriggio durante le
visite. Spero che si riprenda presto. Avrei voluto essere li con lui ieri
sera ma non so se sarebbe servito a qualcosa"
"Cosa intendi?" chiese sorpreso il ragazzo
più basso.
"Sono venuto qui perché…." iniziò il rossino
ma poi si bloccò abbassando gli occhi, non aveva idea di come Koshino
avrebbe reagito alla storia assurda che stava raccontando, ai suoi
sospetti legati all'ultraterreno e non gli andava di essere preso per i
fondelli perché credeva nei fantasmi e affini.
"Perché?" lo spinse a continuare l'altro e
Sakuragi si decise a farlo, intanto non aveva nulla da perdere. Raccontò a
Hiro di quello che Ayako aveva detto quando era stata ritrovata, chi
secondo lei aveva pestato Ryota e la frase che voleva dire a Kaede.
Koshino dopo il racconto si prese la testa
tra le mani e cominciò a massaggiarsi le meningi pensieroso. Ruppe il
silenzio dicendo "Tu hai associato quella bambina bionda al cadavere
ritrovato? Credi ai fantasmi? Credi che Seyla o chi per essa sia tornata a
vendicarsi di Rukawa?"
"Forse. So che è una cosa assurda ma non so
più cosa pensare. Ryota ultimamente stava rigando dritto chi avrebbe
potuto fargli una cosa del genere?" affermò Hanamichi rosso in volto
"Capisco che qualcuno possa prendersela con me, visto che ho ancora una
certa fama ma con lui no. E poi Ryo-chan non è così semplice batterlo, è
in gamba durante le risse. Avrebbero dovuto essere più di uno a colpirlo
per ridurlo in fin di vita e dubito che una banda passi inosservata in
quel quartiere così vicino alla polizia. Tant'è poi che ad Ayako non hanno
fatto quasi niente"
Koshino sorprendendo il rossino si alzò in
piedi e dopo aver tirato un profondo respiro disse “Veramente neanche io
so cosa pensare” raccontò poi della scomparsa del cadavere del giorno
prima e finì dicendo “Il mistero sembra farsi sempre più intricato e non
so se l’aggressione a Ryota centri qualcosa oppure no. Il racconto di
Ayako mi fa quasi paura ma…può darsi che sia sul serio solo sconvolta e
noi ci stiamo facendo suggestionare per niente. Tuttavia…” fece qualche
passo avanti “Andiamo?”
“Dove?” chiese il rossino titubante
raggiungendolo.
“Non sappiamo dove si
trovano Akira e Rukawa, se sono insieme o meno, potrebbero essere alla
polizia o in qualsiasi altro posto e non mi va di aspettarli qui per
scoprire come sono andate le cose. Uniamo le nostre forze e intanto
indaghiamo per conto nostro. Tu mi porterai al cimitero e io ti porterò
nel luogo dove dovrebbe essere successa la disgrazia, dopo di che andremo
al parco a vedere se possiamo scoprire qualcosa. Poi nel pomeriggio
andremo all’ospedale per vedere come sta il tuo compagno di squadra e alla
fine torneremo qua. Se ancora non dovessero essere tornati allora
avvertiremo le autorità e….” non finì la frase, non poteva neanche
immaginare che Akira fosse scomparso per non tornare più, era impossibile
che un fantasma l’avesse rapito e portato chissà dove “Che ne dici?”
sussurrò alla fine.
“Dico che sembra un’idea degna del tensai”
esclamò il rossino desideroso di fare qualcosa, stare con le mani in mano
non era il suo forte.
“Degna di chi?” chiese perplesso Hiro.
“Del sottoscritto” si vantò Hanamichi.
“Si come no” lo punzecchiò Koshino e così
fra un battibecco all’altro i due s’incamminarono.
I due ragazzi non
scoprirono nulla di nuovo però riuscirono a distrarsi e Koshino constatò
con i suoi occhi che Seyla esisteva ed era morta, mentre il rossino riuscì
a vedere lo strapiombo e a intuirne la pericolosità. Al parco dopo aver
sorpassato i picchetti che la polizia aveva messo per tenere lontani i
curiosi analizzarono la zona nel tentativo di trovare qualche prova che
serviva per comprovare il racconto di Ayako ma fu impossibile. Se c’erano
i poliziotti dovevano averle già portate via. Hanamichi approfittò della
mattinata anche per chiedere a qualche suo conoscente delle bande
cittadine se sapevano qualcosa circa il pestaggio di Ryota ma nessuno era
a conoscenza di una resa dei conti protratta ieri sera. E così il rosso e
il moro con ancora molta curiosità addosso, ma nel contempo ne delusi ne
soddisfatti verso le tre del pomeriggio si diressero verso l’ospedale.
Akira fu svegliato dai raggi di sole che
filtravano dalla finestra tramite le tapparelle non completamente chiuse
molto presto quella mattina, aprì gli occhi per richiuderli subito dopo
ancora troppo stanco e inebetito per rendersi conto di dov’era, si
stiracchiò e s’accorse di essere steso su un piano ruvido anche se
morbido, molto diverso dal liscio e soffice materasso in cui dormiva di
solito, doveva trattarsi del divano ma il suo divano non era così grande
da permettergli di starci dentro tutto testa e piedi come invece lo
accoglieva il posto in cui si trovava in quel momento, era a due piazze e
quando si stendeva le sue gambe penzolavano sempre all’esterno, dove si
trovava allora? Aprì gli occhi di scatto, la luce accesa che batteva
proprio su di loro glieli fece lacrimare ma resistette, si guardò intorno
mettendosi seduto e scorse una figura stesa sull’altro divano sta volta a
due piazze della sala, dormiva placidamente pancia in giù, aveva i capelli
neri sugli occhi e il suo volto sembrava tranquillo e disteso. Quel divano
era veramente troppo piccolo per lui ma sembrava non farci caso abituato
com’era a dormire ovunque gli capitasse. Sendo fece un sorriso dolce anche
se tirato in direzione del compagno ricordandosi gli avvenimenti della
sera prima.
Dopo che Kaede gli aveva sbattuto il
telefono in faccia con quella frase emblematico e quel tono di voce
altamente sconvolto, Sendo si era precipitato fuori dalla sua abitazione,
aveva chiuso la porta a chiave e si era diretto a casa del volpino. Aveva
suonato alla porta ma non era venuto ad aprirgli nessuno per cui aveva
scavalcato il cancello e si era diretto all’entrata. Fortunatamente la
porta era aperta e senza chiedere il permesso si era introdotto nella
villetta. I genitori di Kaede non dovevano essere a casa, doveva esserci
solo il suo ex amico, il suo attuale peggior rivale. Si era guardato
intorno per orientarsi e felicemente aveva constato che poco o niente era
cambiato negli ultimi cinque anni in quella abitazione che una volta
considerava quasi come casa propria. Ricacciando indietro i ricordi felici
ma nello stesso modo dolorosi della fanciullezza andò fino al luogo in cui
doveva esserci il telefono. Sperava che Kaede si trovasse ancora li e non
fu deluso. Rukawa era in ginocchio a terra, teneva i gomiti poggiati sul
pavimento e si copriva la testa con le mani come a proteggersi da
qualcosa. Era raro anche da bambino vedere il grande Kaede Rukawa, io non
ho paura di niente neanche del soprannaturale di cui sono un gran studioso
e sono troppo logico per cascare come un allocco in degli stupidi
scherzi, ridotto in quello stato. Era stato sempre il più forte a livello
emotivo del loro piccolo gruppo o almeno all’apparenza in verità più di
una volta si era dimostrato fragile e bisognoso solo d’affetto e di essere
considerato. Era per questo che quel giorno….non poteva pensare a quell’episodio
proprio in quel momento, ora doveva occuparsi di Kaede e farsi dire cosa
lo preoccupava, il motivo di quelle parole al telefono, il motivo per cui
dopo tanti anni lo aveva cercato visto che solo due giorni fa aveva
dichiarato che lo avrebbe odiato per sempre.
Gli si era avvicinato lentamente e gli aveva
appoggiato un mano sulla schiena, a quel contatto il volpino si era
ritratto voltandosi verso di lui e lo aveva guardato con occhi spaventati.
Quando però si era accorto chi lo aveva disturbato il suo volto era
ritornato impenetrabile e aveva sussurrato “Che ci fai qui?”
“Mi hai telefonato e mi sono preoccupato per
te” aveva risposto sinceramente Sendo inchinandosi in modo da portare il
suo volto all’altezza del compagno.
“Bhe non serviva che ti scomodassi, sto
bene” aveva detto in modo atono Rukawa alzandosi in piedi e gelando con lo
sguardo il suo interlocutore.
“Non mi sembra proprio che tu stai bene,
sembri sconvolto” aveva dunque dichiarato Sendo non curante sostenendo lo
sguardo dell’altro senza farsi spaventare.
Poi era calato il silenzio interrotto da
Akira che aveva chiesto “Cosa è successo?”
Kaede aveva fissato la segreteria telefonica
e Sendo aveva capito. Si era alzato e aveva schiacciato il tasto del
reverse. Aveva ascoltato tutto il messaggio di Akagi ed era sbiancato. Non
poteva credere alle sue orecchie. Aveva guardato per un attimo il volpino,
che si era seduto sul pavimento con gli occhi chiusi in un disperato
tentativo di isolarsi dal mondo, da quello che era successo. Aveva
riascoltato il messaggio e poi aveva detto “Andiamo a sederci in salotto,
dobbiamo parlare e staremo più comodi”
Il volpino aveva docilmente obbedito. Gli
aveva fatto strada ed erano entrati nel salottino privato, quello più
ampio, quello che serviva alla famiglia per riposarsi.
Rukawa si era seduto sul divano a due piazze
e aveva poggiato la testa sul bracciolo chiudendo gli occhi. Sendo senza
dire una parola si era introdotto in una stanza attigua dove c’era un
cucinino e aveva scaldato un po’ di latte. Era ritornato sul divano
portando due tazze capienti, ne aveva messa una davanti a Kaede e l’altra
se l’era tenuta per se mentre si accomodava sul divano più lungo.
“Kaede tu pensi che a massacrare, cioè a
picchiare il vostro play maker e la vostra manager sia stata Seyla?” aveva
chiesto un po’ titubante Sendo.
“La descrizione di Ayako e la frase che
voleva riferirmi danno addito a qualche dubbio?” aveva ringhiato il
volpino distendendosi completamente sul divano e dando le spalle all’asso
del Ryonan.
“Mi sembra quasi di sentirti parlare quando
eri un bambino e che avevi una passione viscerale per tutto quello che era
misterioso ed ignoto, ma ora da quel che mi dicevano i tuoi genitori sei
più pragmatico e meno sognatore. Ragiona un attimo, ti sembra possibile
che un corpo se ne vada in giro per i cavoli propri ad uccidere la gente?
Ci deve essere un’altra soluzione”
“Ah si e quale? Sei stato proprio tu a dire
che il cadavere ritrovato era il suo, sei stato tu a dire che i poliziotti
si sono persi il suo corpo e guarda casa poco tempo dopo Ryota è stato
pestato e Ayako dice che è stata una bambina bionda che gli ha detto di
riferirmi una frase che io usavo spesso da bambino. Che altro c’è da
capire?”aveva esclamato il volpino rivoltandosi verso Sendo.
“Forse c’è qualcuno che si diverte alle
nostre spalle, che vuole farci soffrire per quello che è successo” aveva
provato a supporre Akira.
“E chi?” aveva chiesto Rukawa con un tono di
voce sprezzante.
“Adesso non mi viene in mente nessuno, ma
deve essere così. Seyla era troppo buona, non può essersi ridotta a
diventare uno spirito vendicatore e poi io non credo ai fantasmi”
“Akira tu come ti consideri?” aveva chiesto
la volpe tempestivamente.
Sendo lo aveva guardato confuso “In che
senso?”
“Ti consideri buono?” aveva riformulato la
domanda Kaede.
“Bhe in linea di massima si, perché?” aveva
esclamato un po’ imbarazzato il ragazzo dalla capigliatura a punta.
“Se tu fossi stato al posto di Seyla cinque
anni fa e adesso avessi la possibilità di ritornare tra noi, non ti
vendicheresti per quello che è successo? Rispondi sinceramente”
“Non lo so. Forse si
ma che centra? Gli Shura non esistono e te lo dicevo anche quando eravamo
bambini, ti stai facendo solo influenzare da quelle letture”
“Forse ma come spieghi allora il racconto di
Ayako?”
“La tua manager deve essere stata sconvolta
come diceva Akagi”
“E la frase?”
“Non lo so! Forse l’ha letta di recente in
qualche libro e le è rimasta impressa”
Kaede lo aveva guardato scettico con aria di
superiorità. Aveva alzato le spalle e aveva detto “Certo che in questi
ultimi giorni ci sono state molte coincidenze fortuite allora”
“Può darsi” aveva detto Sendo “Credo di più
alle coincidenze, che ai fantasmi”
Si creò un altro banco di silenzio nel quale
i due giovani approfittarono per bere il latte caldo. Quando ebbero finito
Sendo disse “Senti non ti dispiace se passo la notte qui vero?”
Il volpino si era limitato ad alzare il
sopracciglio sorpreso.
“Visto che sei così
sconvolto la mia presenza potrebbe darti sicurezza e, poi, in questo modo
domani mattina appena svegli potremmo andare alla polizia insieme a
rivelare quello che sappiamo di questa storia e sono convinto che i
poliziotti avranno già una spiegazione logica a tutto. Dopo tutto non mi
sembra che Ryota fosse uno stinco di santo”
“Fa come vuoi” aveva acconsentito Rukawa
mettendosi più comodo sul divano e chiudendo gli occhi “Ma non mettere in
mezzo Ryota, lui non si tirava indietro se c’era da menare le mani ma non
era propriamente un teppista come….” si era interrotto.
“Come Sakuragi?” aveva proseguito Sendo
curioso mentre rovistava tra i cassetti di un settimanale dove sapeva
dovevano esserci delle coperte, se veramente tutto era rimasto come una
volta, ed infatti le trovò.
“No, anche il do’aho non poteva definirsi
proprio un teppista, di solito infatti dava vita alle risse solo quando
veniva provocato, non attaccava mai briga per primo” la voce di Kaede si
era fatta improvvisamente dolce e Akira lo aveva notato intuendo qualcosa
circa i sentimenti ingarbugliati che legavano il suo amico d’infanzia al
pel di carote. Sulle sue labbra si era dipinto un sorriso sincero anche se
l’altro non lo aveva visto dato che teneva il volto abbassato.
Sendo aveva poi
coperto Rukawa con una coperta ed era andato a stendersi sull’altro divano
“Buona notte” aveva sussurrato senza pretendere che l’altro gli
rispondesse. Il volpino però lo aveva sorpreso emettendo il suo solito
“Hn” come segno che l’aveva ascoltato e che ricambiava l’augurio. L’asso
del Ryonan aveva sorriso di nuovo nell’oscurità rendendosi conto che gli
sarebbe piaciuto ricominciare a considerare amico Kaede. Dopo di che Akira
si era addormentato per poi svegliarsi presto quella mattina e rimanere a
fissare il suo compagno delle notte dormire pensando per diversi minuti a
questi fatti, al passato che non sarebbe mai più stato e alla giornata che
li attendeva.
Ritornato al
presente, Sendo si alzò in piedi a fatica e andò verso il cucinino per
preparare la colazione, nel frigo c’era solo del latte come aveva notato
il giorno prima, guardò dentro i cassetti della cassettiera e all’interno
del mobile d’angolo ma di cibo non c’era nessuna traccia. Silenziosamente
stando ben attento a non disturbare il bell’addormentato uscì dal salotto
privato per andare nella vera cucina, ma anche qui non fu molto fortunato.
C’era solo del latte e qualche biscotto, qualcuno doveva far capire a
Rukawa che un’atleta aveva bisogno di un’alimentazione completa per
chiamarsi tale. Non si poteva rischiare di stramazzare a terra svenuti
durante una partita a causa di un calo di zuccheri o del mal nutrimento.
Si rischiava di compromettere tutti gli allenamenti fatti. Ma forse il
problema si presentava solo quel giorno, aveva avuto problemi e non era
riuscito ad andare a fare la spesa e in verità mangiava regolarmente dopo
tutto non gli sembrava deperito, e gli sembrava anche un perfezionista in
tutto quello che concerneva quello sport che amava tanto e che aveva
sempre amato anche da bambino. Boh per il momento non valeva la pena
indagare oltre. Prese i biscotti e il latte e li portò nel salotto dove
si trovava ancora Kaede.
Si sedette di nuovo sul divano e si rese
conto che adesso avrebbe dovuto scontrarsi con il problema più grosso
ovvero svegliare il volpino, se non ricordava male odiava che qualcuno
disturbasse il suo sonno e chi ci provava finiva sempre male. Se non si
era veloci a schivarsi un occhio nero era il minimo che poteva capitare.
Eppure Seyla aveva un modo speciale per svegliarlo e lui non l’aveva mai
colpita. Sorrise al ricordo, forse poteva anche provarci, era curioso di
vedere la sua reazione, tanto il massimo che poteva capitargli era che gli
facesse ingoiare tutti i denti ed esistevano sempre le protesi dentarie.
S’avvicinò di s’oppiato al compagno e posò le sue labbra sulla sua guancia
sinistra per un bacio veloce e a fior di labbra. Il contatto durò pochi
attimi ma sortì il suo effetto.
Il numero undici della squadra di basket
dello Shohoku batté lentamente le palpebre, poi spalancò gli occhi
sorpreso, si mise a sedere di tutta fretta portandosi una mano sulla
guancia imbarazzato e cominciò a fregarla come a volerla pulire “Si può
sapere cosa ti è saltato in mente?” ringhiò.
“Volevo svegliarti senza correre il rischio
di venire fatto a pezzi” spiegò lentamente Sendo “E vedo che ha
funzionato”
“E chi ti dice che non ti ammazzi adesso ”
sibilò il volpino.
“Perché adesso sei sveglio e lucido e ti
renderai conto che è inutile sprecare energie in questo modo” sorrise il
porcospino.
“Hn” fu l’unico suono emesso da Rukawa
mentre ancora tentava di pulirsi il viso usando sta volta anche la manica
della camicia che indossava.
Sendo allora cominciò a ridere “Sei proprio
strano, anche con Seyla ti comportavi in questo modo. Quando ti svegliava
con un bacio sulla guancia dopo passavi delle ore a strofinarti la faccia.
Le manifestazioni d’affetto erano e sono sempre l’unica cosa che riescono
a metterti in imbarazzo”
“Io odio le smancerie” acconsentì di dire la
volpe.
“Sei sicuro? Odi che siano tutti a fartele
oppure…” il tono che Kaede aveva usato nel parlare di Sakuragi ieri sera
aveva insospettito Akira che ora cercava di sondare l’argomento.
“Che intendi?” chiese dubbioso Rukawa.
Il ragazzo dalla strana capigliatura sparata
in area guardò gli occhi della volpe attentamente, erano ostili e confusi
e capì che non era il momento per fare un simile discorso. Anche se quella
conversazione lo aveva riportato agli anni in cui erano amici in verità
non era così. Adesso erano poco più che conoscenti e non sapeva fin dove
poteva arrivare con le sue domande per cui disse “Niente, non intendo
niente” e s’affrettò a bere il suo bicchiere di latte e a mangiucchiare
qualche biscotto.
Kaede guardò sospettoso il suo compagno
ancora per qualche minuto poi sollevando le spalle si decise di imitarlo e
fece colazione.
Quando ebbero finito di mangiare il volpino
si alzò dal divano stiracchiandosi e mentre usciva dalla stanza borbottò
in direzione di Sendo “E’ meglio se ci sbrighiamo, se vogliamo andare alla
polizia. Per rinfrescarti puoi usare il bagno nella camera dei miei
genitori, se vuoi cambiarti puoi usare gli abiti di mio padre, dovrebbero
andarti bene. Sai come orientarti in casa vero?” poi senza aspettare la
risposta visto che già la conosceva si ritirò nella sua stanza per
prepararsi a sua volta.
Akira decise di accettare l’offerta e andò
verso la camera dei coniugi Rukawa, si fece una doccia veloce e si mise
addosso una tuta trovata nell’armadio a due ante della camera. Si stupiva
ogni volta nel constatare la facilità con cui si muoveva in quella
villetta, non sembrava che fossero cinque anni che non la frequentava più,
tutto era come allora. Tutto escluso la loro età, il rapporto congelato
con Kaede e la morte di Seya aggiunse automaticamente per poi concludere,
no in fin dei conti niente era come prima.
Uscì dalla camera e andò verso l’atrio dove
trovò il volpino appoggiato ad un muro con gli occhi chiusi e con l’aria
pensierosa.
L’asso dello Shohoku stava pensando agli
ultimi tre giorni, tutto stava cambiando così velocemente e le sue
abitudini si stavano disgregando. Hanamichi, Seyla, Akira era tutto così
confuso. Ieri sera gli aveva fatto stranamente piacere vedere Sendo
precipitarsi da lui dopo tanto tempo, dopo una sua semplice chiamata.
Semplice? Nulla era semplice, visto che non riusciva a capire quello che
poteva essere successo. Chi poteva aver picchiato Ryota? Doveva andare
anche a trovarlo si rese conto, era molto preoccupato per lui, anche se
non sembrava lui ci teneva alla sua squadra di basket, considerava molto i
suoi membri e gli voleva bene a suo modo. Se i poliziotti non avessero
saputo dargli una risposta precisa circa gli aggressori, cosa avrebbe
fatto? La sua ipotesi era la più assurda forse, ma quella che in fin dei
conti gli sembrava più logica. C’erano troppi punti oscuri in quello che
stava succedendo e troppe erano le coincidenze. Si augurò che il cadavere
di quella bambina fosse stato ritrovato perché così sta volta l’avrebbe
riconosciuto pure lui insieme ad Akira e avrebbe messo la parola fine
all’incubo. Si augurò che a pestare il loro play maker fossero stati dei
teppisti perché così avrebbe potuto vendicarsi a cielo aperto, li avrebbe
trovati in capo al mondo e avrebbe fatto sentire loro la forza dei suoi
pugni. In questo modo la colpa per quanto accaduto non sarebbe stata sua e
di Seyla e non ci sarebbero stati misteri irrisolti da risolvere.
Aprì gli occhi sentendosi osservato e
incontrò quelli di Akira che lo guardava sorridendo. S’incantarono a
fissarsi per qualche minuto senza dire una parola. Grazie a quello che era
successo ieri sera un po’ della loro antica amicizia si era fatta sentire,
non poteva più fingere che non era così. Si trovava bene con lui, lo
faceva sentire a suo agio. Tuttavia non poteva ammetterlo davanti a tutti
e soprattutto non davanti a Sendo, Akira doveva continuare ad odiarlo
perché se lo meritava. Accusare Sendo cinque anni fa gli era servito per
non autodistruggersi ma sapeva benissimo di chi era la colpa principale
dell’incidente. Non se lo sarebbe mai perdonato e non poteva accettare il
perdono degli altri. Eppure mai come in quei pochi giorni il suo cuore si
era ribellato al destino di apatia completa in cui lo aveva gettato per
non soffrire più, mai aveva battuto così forte desideroso di ricominciare
a vivere eppure il suo io cosciente respingeva questi tentativi. Aveva
paura di tutto. Aveva paura di essere compatito, aveva paura di
ricominciare ad amare perché non voleva più commettere gli errori che
c’erano nel suo passato. Non voleva più provare i sentimenti negativi che
nascevano quando ci si legava a qualcuno ovvero la gelosia, l’odio, la
rabbia ecc.ecc. facevano solo soffrire e a volte potevano causare
disgrazie. Girò le spalle al giocatore del Ryonan e con voce ferma e
decisa disse “Andiamo”
“Ok” acconsentì Akira non riuscendo a capire
fino in fondo lo sguardo carico di tensione che si erano scambiati pochi
minuti prima quando Rukawa aveva aperto gli occhi. Mosse qualche passo
quando si ricordò di una cosa “Senti Kaede posso fare una telefonata, devo
avvertire Hiro-kun che non andrò a scuola, potrebbe preoccuparsi” e senza
aspettare risposta andò al telefono. Compose il numero, passarono molti
squilli ma nessuno venne a rispondere. Guardò l’ora e sospirando
riattaccò. Forse Koshino era già uscito di casa, lo avrebbe chiamato nel
pomeriggio rassicurandolo non poteva fare altrimenti. Ritornò da Rukawa il
quale lo fissava con uno sguardo strano, enigmatico e un po’ malizioso “Hiro-kun?”
disse poi.
“Si Hiroaki Koshino un mio compagno di
squadra” si giustificò il porcospino.
Il volpino però non smise di guardarlo in
quel modo e sussurrò “Dunque lui è Hiro-kun”
Allora Akira capì, arrossì e disse “Bhe si,
che c’è di male?”
“Niente” disse maliziosa la volpe al che
Sendo non resse più e senza pensare esclamò “Senti non parlarmi con quel
tono e te allora” e scimmiottando il tono usato dall’altro ieri sera
continuò “Il do’aho non si può considerare un vero teppista, ecc.ecc.”
Fu la volta di Kaede di imbarazzarsi e
tentando di parere calmo disse “Non so di cosa parli”
“Si come no” fu l’unico commento di Sendo.
Poi ci fu silenzio e in modo naturale
nacquero delle confessioni inaspettate.
“Con Hiro mi trovo a mio agio, gli voglio
molto bene e non è perché il suo modo di fare burbero e la sua
aggressività mi ricordano Seyla, ma perché è lui. E’ una persona
intelligente e sa essere anche molto dolce. Decisamente lo considero di
più che un semplice amico” sussurrò Sendo.
“Non so cosa provo per il do’aho, so che
riesce a farmi reagire come nessun altro prima di lui, e non è perché è
esuberante quanto Seyla se non di più ma perché c’è qualcosa in lui che mi
attira come una calamita” borbottò il volpino.
I due ragazzi si scambiarono un leggero
sorriso e senza più aggiungere altro uscirono. Quando furono sulla strada
il numero sette del Ryonan s’arrischiò a dire “Quello che è rinato tra noi
da ieri sera, è solo un armistizio oppure….” e lasciò sospesa la frase in
modo che l’altro intendesse quello che voleva. C’era possibilità che
ridiventassero amici oppure no?
Kaede non rispose si limitò al suo solito
monosillabo “Hn” poi però colto da un impulso improvviso cominciò a
correre e con voce spensierata e fanciullesca che non usava da una vita
urlò “Vediamo chi arriva prima alla centrale. Il secondo paga pegno”
Sendo s’accontentò per il momento di quella
risposta, si gettò in avanti per raggiungere il compagno e gridò “Non vale
sei partito per primo” e così pensando solo a divertirsi un po’, lasciando
le preoccupazioni relegato in un angolo del cervello per qualche minuto e
rivaleggiando come d’abitudine i due arrivarono velocemente alla polizia.
FINE
6° CAPITOLO – “RECUPERARE” UN’AMICIZIA
Hana e Kosh: Ehy tu cos’è questa parte
finale?
Kaede e Akira: E quella parte iniziale?
Ise: Non lo so perché?
Hana, Kosh, Kaede e Akira: Noi vogliamo
interagire con i nostri partner non con amici o presunti tali.
Ise: Lo vorrei anch’io che interagiate fra
voi ma….
Hana: Ma?
Ise: Se voi vi muovete come volete senza che
io possa fare niente per comandarvi che colpa ne ho?
Kaede: Non provare a dare la colpa a noi è.
Akira: Giusto se fosse per noi saremo già
sotto le lenzuola a fare dell’altro
Kosh rosso in volto: Akira non essere sempre
così diretto
Akira: Sei così dolce Hiro-kun
Kaede: Malensi
Hana: Kaede mi dai un bacino
Kaede: Ma certo
Kosh: Malensi a chi?
Kaede: A voi
Ise: Adesso
basta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E dopo mi domandate a chi devo
dare la colpa!!!!!! Fate sempre i comodi vostri. Chi altro dovrei
incolpare?
Kaede, Hana, Kosh, Akira: Forse la tua mente
malata
Ise: Effettivamente non avete tutti i torti
L’ANGOLO DI
ISE
Ennesimo capitolo che
non doveva esserci. A che punto siamo? Boh.
So che come capitolo
non è granché visto che non succede niente di importante e non si risolve
nulla del mistero ma si è costruito così com’è da solo. A pensare che
secondo i miei piani iniziali a quota sei capitoli la fic doveva essere in
direttiva d’arrivo ed invece siamo solo all’inizio. Che stress!!!!!!!!!
Spero almeno sia
leggibile e non faccia venire su i nervi a qualcuno. Un bacione. Denise
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