DISCLAMERS: Hana, Ru, Sendo e Koshino non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, purtroppo sono degli aventi diritto.

DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A tutte le persone che hanno aspettato una vita per leggere il proseguo di questa fic. Chiedo umilmente scusa ma….ho avuto grossi problemi con uno dei personaggi ma ora dovrebbe essere tutto a posto.

NOTE: In questo capitolo non succede niente, mi serve solo per approfondire il rapporto tra un paio di personaggi. Spero comunque sia piacevole lo stesso.

 


 

Il sorriso di pietra, la maschera di porcellana

Parte VI

di Ise

 

CAPITOLO 6 – “RECUPERARE” UN’AMICIZIA

 

Il giorno dopo in tutte le scuole della prefettura di Kanagawa non si faceva altro che parlare dell’aggressione subita dal numero sette della squadra di basket dello Shohoku e dalla loro manager. Il ragazzo era ancora in coma in condizioni disperate mentre la ragazza era stata fatta addormentare con l’ausilio dei sedativi per tranquillizzarla. Gli inquirenti avevano dato inizio ad un inchiesta e stavano seguendo tutte le piste. Non avendo avuto testimoni diretti infatti visto che Ayako era ancora troppo sotto shock per raccontare come si erano svolti i fatti lucidamente senza vaneggiare parlando di cose assurde i poliziotti brancolavano nel buio. Avevano considerato l’ipotesi di un furto finito male ma i due ragazzi avevano ancora i portafogli quando erano stati ritrovati. I due studenti potevano essere stati testimoni di un qualche delitto e qualcuno potevano aver provato a metterli a tacere ma la mora non presentava grosse ferite, come se fosse stata volutamente lasciata incolume. La pista più logica considerato il passato turbolento del play maker era la resa dei conti o la vendetta personale nei confronti del ragazzo ma in quel giorno nessuna banda giovanile o tizio sospetto era stato visto nei paraggi del parco dove era venuto il pestaggio. Tant’è poi che quel luogo essendo molto vicino alla centrale di polizia era usualmente un posto sicuro per quanto riguardava la criminalità.

 

Erano queste le principali chiacchiere di quella mattina allo Shohoku quando Hanamichi entrò dal cancello della scuola insieme alla sua banda. Non essendo ne lui ne i suoi amici abituati a guardare i telegiornali al mattino non sapevano niente circa quello che era successo ma subito si accorsero che c’era qualcosa che non andava. Tutti gli studenti erano in cortile invece di essere già dentro la scuola, alcune ragazze piangevano sedute sui gradini dell’entrata e si abbracciavano l’un l’altra come a confortarsi, alcuni ragazzi della classe di Miyagi e Ayako tiravano pugni al vento come per sfogarsi, si erano formati innumerevoli gruppi che sembravano discutere animatamente e seriamente di qualcosa di importante, ovunque c’era un via vai continuo e un’agitazione pazzesca come se nessuno trovasse requie, i professori poi girovagavano per tutto il cortile di gruppo in gruppo e con sorrisi forzati tentavano di tranquillizzare gli studenti. Cosa cavolo era successo?

 

Ad un tratto vide Kogure accompagnato da Mitsui che gli teneva un braccio intorno alle spalle come a consolarlo e a proteggerlo apparire da dietro un angolo dell’edificio e s’avvicinò a loro. Il quattrocchi aveva gli occhi lucidi e questo non era un buon segno.

 

Il rossino quando i suoi due senpai furono a portata d’orecchio a bruciapelo e molto preoccupato chiese “Si può sapere che cosa è successo?”

 

Fu Kogure a parlare con la voce ancora impastata dalle lacrime che doveva aver versato “Ieri sera mentre tornavano a casa Ryota e Ayako sono stati aggrediti   e ora….” si bloccò ed emise un leggero rantolo. Prontamente Hisashi lo avvolse con le braccia facendogli nascondere il volto sul suo petto e cominciando ad accarezzargli la schiena per rassicurarlo finì la frase “Si trovano in ospedale. Ryota è in coma e ha molti ossi rotti mentre Ayako sta bene fisicamente ma è completamente sotto shock”

 

Sakuragi non poteva credere alle proprie orecchie. Era impossibile. Era rimasto con la bocca aperta incapace di chiedere altro. Fu Yohei che aveva ascoltato tutto il discorso a prendere la parola “E chi è stato?”

 

“Non lo sappiamo” dovette ammettere Mitsui “Ma seguiteci, stiamo andando da Akagi ed Anzai che si trovano in presidenza a chiedere novità visto che sia ieri sera che oggi hanno parlato con i poliziotti”

 

“E perché ieri Akagi non mi ha chiamato? Avrei voluto essere informato subito circa quello che è successo a Ryo-chan” riuscì a dire Hanamichi frustrato. Avrebbe voluto essere con Ayako e Ryota nel momento in cui erano stati assaliti per dar loro man forte e proteggerli. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, chi poteva aver fatto una cosa del genere? Chiunque fosse stato lo avrebbe trovato e lo avrebbe massacrato di botte. Dopo tutto lui in fatto di risse non temeva rivali.

 

“Akagi non ha chiamato nessuno a parte Kogure e …”

 

“Rukawa” s’intromise il vice-capitano ritrovando un certo controllo “Akagi non aveva il suo numero di telefono e lo voleva. Ayako quando è stata ritrovata continuava a dire che ad aggredirla era stata una bambina bionda e ripeteva come una cantilena di dire a Kaede che il dolore non sarebbe mai stato troppo e che la vendetta non avrebbe mai potuto placarsi. Takenori ha pensato che quel Kaede si riferisse a Rukawa e allora ha provato a mettersi in contatto con lui. Purtroppo Takenori non è riuscito a parlare direttamente con il nostro compagno e ha lasciato un messaggio in segreteria. Ieri sera Rukawa non si è fatto vivo con Takenori forse non ha ascoltato la segreteria perché è rincasato tardi e sta mattina non si è ancora presentato a scuola”

 

Hanamichi era sconvolto. Aveva associato istintivamente subito la ragazzina bionda al cadavere ritrovato due giorni prima e quella frase rivolta a Kaede ai sensi di colpa che provava il volpino nei confronti dell’episodio avvenuto cinque anni prima. Era assurdo pensare che un fantasma potesse essere tornato dalla tomba a vendicarsi di qualcuno ma….lui era sempre stato molto suscettibile in materia. Esteriormente fingeva di essere forte, di non crederci ma in verità dentro tremava come una foglia ogni volta che qualcuno narrava un racconto del terrore o alle elementari era costretto a fare la prova di coraggio. Era altamente suggestionabile. Perché non doveva credere a cose del genere se nel mondo c’erano molte cose inspiegabili che si potevano ricongiungere all’esistenza di  entità ultraterrene. Inoltre l’assenza della volpe che ormai non sarebbe più venuta a scuola visto che mancavano pochi secondi al suono della campanella era sospetta, era preoccupato.

 

Doveva chiarire i suoi dubbi e tranquillizzarsi per cui senza salutare e dire nient’altro si voltò e corse fuori dalla scuola. A nulla servirono le urla di Mitsui “Ehi dove stai andando?”, di Kogure “Guarda che fra poco iniziano le lezioni” o quelle del suo gruppo di amici “Chissà cosa gli è preso?” “Deve essere impazzito del tutto” oppure lo sguardo di Yohei che sentiva fisso su di se anche se rimaneva in silenzio come a tentare di capire da solo quello che gli era capitato visto che lo conosceva meglio di chiunque altro, non si fermò. Doveva sapere e c’era un unico posto in cui poteva trovare delle risposte ovvero a casa della volpe. L’avrebbe fatta parlare se necessario anche usando minacce e pugni e dopo  sarebbero andati insieme all’ospedale, voleva vedere Ayako e Ryota, era troppo in ansia per quest’ultimo. Il tappo doveva salvarsi, non poteva morire. Tutto doveva tornare alla normalità. Qualunque cosa fosse successa, ci doveva essere una soluzione e lui essendo il tensai l’avrebbe trovata.

 

Raggiunse casa della volpe tutto trafelato, riprese fiato appoggiandosi al suo cancello e suonò una, due, tre volte ma non ebbe risposta. Esasperato stava quasi per introdursi nel giardino scavalcando l'ostacolo della staccionata quando una mano gli si posizionò sulla spalla facendolo trasalire. Si girò di scatto verso il nuovo o la nuova arrivata pronto a vendere cara la pelle se per caso fosse stato l'aggressore di Ryota ma......"Koshino" sussurrò.

 

"Salve Sakuragi" disse il giocatore del Ryonan secco "Vedo che ci ritroviamo spesso fuori da casa Rukawa"

 

Il rossino imbarazzato si portò la mano dietro la testa "Già, ma  non è come pensi" si giustificò ripensando all'ultimo argomento che aveva affrontato con l'altro un paio di giorni prima, poi passò però all'attacco "E tu? Che ci fai sempre da queste parti?"

 

"Akira non è venuto a scuola e non mi ha avvisato come fa di solito quando deve restare a  casa, poi ho saputo dell'aggressione a Miyagi e mi sono preoccupato" rispose sinceramente Hiroaki. Ci fu un attimo di silenzio mentre lo studente del Ryonan ripensava alla fuga rocambolesca che aveva dovuto fare per andarsene dalla sua scuola. Quel mattino aveva visto i telegiornali e quindi era già a conoscenza di ciò che era accaduto ai due ragazzi dello Shohoku per cui era andato in fretta a scuola per sapere le novità,  Uotsumi essendo un rivale di Akagi ma anche un suo amico forse poteva averle. In verità non c'era molto altro da aggiungere dalla notizia riportata dai rotocalchi, Miyagi era ancora in coma in fin di vita, mentre Ayako era ancora in stato confusionario. Inoltre Koshino voleva sincerarsi anche di come stava Sendo, quel pestaggio gli aveva provocato dentro una brutta sensazione e aveva bisogno di vedere il suo amico e controllare che stesse bene. Lo aveva aspettato sul cancello della scuola fino a quando non era stato costretto ad entrare in classe al suono della prima campanella. Si era seduto sul banco e....improvvisamente aveva capito che non ce la faceva a stare li ad assistere alle lezioni, Sendo non l'aveva avvertito che non sarebbe andato a scuola e la cosa era strana, poteva sempre arrivare in ritardo e non sarebbe stato la prima volta ma a questo punto preferiva andargli incontro per strada, voleva vederlo e sapere come stava per cui si era alzato dal suo posto ed era uscito dalla classe, aveva sbattuto contro il professore facendolo cadere a terra, aveva biascicato un scusa veloce ma non si era fermato. Il professore gli aveva chiesto dove andava, che doveva interrogarlo, che era stufo delle sue scuse e del suo strano comportamento degli ultimi giorni, aveva inveito contro di lui minacciandolo di una nota e di chiamare i suoi genitori se avesse lasciato la scuola ma lui aveva finto di non sentire, sta volta i suoi voti passavano in secondo piano. Era uscito dalla scuola giusto poco prima che la seconda  campanella stabilisse che i cancelli dovessero essere chiusi sorpassando sulla porta d'entrata il vice preside incaricato del compito, il quale aveva provato a fermare la sua fuga correndogli dietro per un isolato, quest’ultimo infatti non poteva permettere che uno studente se ne andasse via per i fatti suoi prima dell’inizio delle lezioni, ne avrebbe perso di prestigio l'istituto, fortunatamente il professore però non era molto allenato e alla fine aveva desistito e così Hiro si era diretto a casa di Akira, solo che l'aveva trovata vuota o almeno l'asso del Ryonan non aveva dato segni di vita al suo continuo schiacciare il tasto del campanello. Un pò teso si era diretto verso casa Rukawa per controllare se il suo amico era li, visto l'odio dichiarato dal volpino doveva essere impossibile che fossero insieme ma nella vita non si poteva mai sapere e davanti al cancello dell'abitazione dell'ala piccola dello Shohoku si era imbattuto in Sakuragi.

 

"E non è casa?" chiese Hanamichi un po’ apprensivo.

 

"No e…." rispose Koshino indicando la casa della volpe.

 

"No neanche lui c'è. Pensi siano insieme da qualche parte?" provò a dire il rossino.

 

"Non lo so" esclamò Hiro sedendosi per terra ed appoggiando la schiena sul cancello "Può darsi. Non so cosa pensare" poi fece una pausa prima di continuare "E tu come mai sei qui? Sai qualcosa circa l'aggressione? Come sta il vostro play maker?"

 

"Le condizioni di Ryo-chan sono ancora gravi da quel che so, contavo di andare a trovarlo nel pomeriggio durante le visite. Spero che si riprenda presto. Avrei voluto essere li con lui ieri sera ma non so se sarebbe servito a qualcosa"

 

"Cosa intendi?" chiese sorpreso il ragazzo più basso.

 

"Sono venuto qui perché…." iniziò il rossino ma poi si bloccò abbassando gli occhi, non aveva idea di come Koshino avrebbe reagito alla storia assurda che stava raccontando, ai suoi sospetti legati all'ultraterreno e non gli andava di essere preso per i fondelli perché credeva nei fantasmi e affini.

 

"Perché?" lo spinse a continuare l'altro e Sakuragi si decise a farlo, intanto non aveva nulla da perdere. Raccontò a Hiro di quello che Ayako aveva detto quando era stata ritrovata, chi secondo lei aveva pestato Ryota e la frase che voleva dire a Kaede.

 

Koshino dopo il racconto si prese la testa tra le mani e cominciò a massaggiarsi le meningi pensieroso. Ruppe il silenzio dicendo "Tu hai associato quella bambina bionda al cadavere ritrovato? Credi ai fantasmi? Credi che Seyla o chi per essa sia tornata a vendicarsi di Rukawa?"

 

"Forse. So che è una cosa assurda ma non so più cosa pensare. Ryota ultimamente stava rigando dritto chi avrebbe potuto fargli una cosa del genere?" affermò Hanamichi rosso in volto "Capisco che qualcuno possa prendersela con me, visto che ho ancora una certa fama ma con lui no. E poi Ryo-chan non è così semplice batterlo, è in gamba durante le risse. Avrebbero dovuto essere più di uno a colpirlo per ridurlo in fin di vita e dubito che una banda passi inosservata in quel quartiere così vicino alla polizia. Tant'è poi che ad Ayako non hanno fatto quasi niente"

 

Koshino sorprendendo il rossino si alzò in piedi e dopo aver tirato un profondo respiro disse “Veramente neanche io so cosa pensare” raccontò poi della scomparsa del cadavere del giorno prima e finì dicendo “Il mistero sembra farsi sempre più intricato e non so se l’aggressione a Ryota centri qualcosa oppure no. Il racconto di Ayako mi fa quasi paura ma…può darsi che sia sul serio solo sconvolta e noi ci stiamo facendo suggestionare per niente. Tuttavia…” fece qualche passo avanti “Andiamo?”

 

“Dove?” chiese il rossino titubante raggiungendolo.

 

“Non sappiamo dove si trovano Akira e Rukawa, se sono insieme o meno, potrebbero essere alla polizia o in qualsiasi altro posto e non mi va di aspettarli qui per scoprire come sono andate le cose. Uniamo le nostre forze e intanto indaghiamo per conto nostro. Tu mi porterai al cimitero e io ti porterò nel luogo dove dovrebbe essere successa la disgrazia, dopo di che andremo al parco a vedere se possiamo scoprire qualcosa. Poi nel pomeriggio andremo all’ospedale per vedere come sta il tuo compagno di squadra e alla fine torneremo qua. Se ancora non dovessero essere tornati allora avvertiremo le autorità e….” non finì la frase, non poteva neanche immaginare che Akira fosse scomparso per non tornare più, era impossibile che un fantasma l’avesse rapito e portato chissà dove “Che ne dici?” sussurrò alla fine.

 

“Dico che sembra un’idea degna del tensai” esclamò il rossino desideroso di fare qualcosa, stare con le mani in  mano non era il suo forte.

 

“Degna di chi?” chiese perplesso Hiro.

 

“Del sottoscritto” si vantò Hanamichi.

 

“Si come no” lo punzecchiò Koshino e così fra un battibecco all’altro i due s’incamminarono.

 

I due ragazzi non scoprirono nulla di nuovo però riuscirono a distrarsi e Koshino constatò con i suoi occhi che Seyla esisteva ed era morta, mentre il rossino riuscì a vedere lo strapiombo e a intuirne la pericolosità. Al parco dopo aver sorpassato i picchetti che la polizia aveva messo per tenere lontani i curiosi analizzarono la zona nel tentativo di trovare qualche prova che serviva per comprovare il racconto di Ayako ma fu impossibile. Se c’erano i poliziotti dovevano averle già portate via. Hanamichi approfittò della mattinata anche per chiedere a qualche suo conoscente delle bande cittadine se sapevano qualcosa circa il pestaggio di Ryota ma nessuno era a conoscenza di una resa dei conti protratta ieri sera. E così il rosso e il moro con ancora molta curiosità addosso, ma nel contempo ne delusi ne soddisfatti verso le tre del pomeriggio si diressero verso l’ospedale.

 

 

Akira  fu svegliato dai raggi di sole che filtravano dalla finestra tramite le tapparelle non completamente chiuse molto presto quella mattina, aprì gli occhi per richiuderli subito dopo ancora troppo stanco e inebetito per rendersi conto di dov’era, si stiracchiò e s’accorse di essere steso su un piano ruvido anche se morbido, molto diverso dal liscio e soffice materasso in cui dormiva di solito, doveva trattarsi del divano ma il suo divano non era così grande da permettergli di starci dentro tutto testa e piedi come invece lo accoglieva il posto in cui si trovava in quel momento, era a due piazze e quando si stendeva le sue gambe penzolavano sempre all’esterno, dove si trovava allora? Aprì gli occhi di scatto, la luce accesa che batteva proprio su di loro glieli fece lacrimare ma resistette, si guardò intorno mettendosi seduto e scorse una figura stesa sull’altro divano sta volta a due piazze della sala, dormiva placidamente pancia in giù, aveva i capelli neri sugli occhi e il suo volto sembrava tranquillo e disteso. Quel divano era veramente troppo piccolo per lui ma sembrava non farci caso abituato com’era a dormire ovunque gli capitasse. Sendo fece un sorriso dolce anche se tirato in direzione del compagno ricordandosi gli avvenimenti della sera prima.

 

Dopo che Kaede gli aveva sbattuto il telefono in faccia con quella frase emblematico e quel tono di voce altamente sconvolto, Sendo si era precipitato fuori dalla sua abitazione, aveva chiuso la porta a chiave e si era diretto a casa del volpino. Aveva suonato alla porta ma non era venuto ad aprirgli nessuno per cui aveva scavalcato il cancello e si era diretto all’entrata. Fortunatamente la porta era aperta e senza chiedere il permesso si era introdotto nella villetta. I genitori di Kaede non dovevano essere a casa, doveva esserci solo il suo ex amico, il suo attuale peggior rivale. Si era guardato intorno per orientarsi e felicemente aveva constato che poco o niente era cambiato negli ultimi cinque anni in quella abitazione che una volta considerava quasi come casa propria. Ricacciando indietro i ricordi felici ma nello stesso modo dolorosi della fanciullezza andò fino al luogo in cui doveva esserci il telefono. Sperava che Kaede si trovasse ancora li e non fu deluso. Rukawa era in ginocchio a terra, teneva i gomiti poggiati sul pavimento e si copriva la testa con le mani come a proteggersi da qualcosa. Era raro anche da bambino vedere il grande Kaede Rukawa, io non ho paura di niente neanche del soprannaturale di cui sono un gran studioso e sono troppo logico per  cascare come un allocco in degli stupidi scherzi, ridotto in quello stato. Era stato sempre il più forte a livello emotivo del loro piccolo gruppo o almeno all’apparenza in verità più di una volta si era dimostrato fragile e bisognoso solo d’affetto e di essere considerato. Era per questo che quel giorno….non poteva pensare a quell’episodio proprio in quel momento, ora doveva occuparsi di Kaede e farsi dire cosa lo preoccupava, il motivo di quelle parole al telefono, il motivo per cui dopo tanti anni lo aveva cercato visto che solo due giorni fa aveva dichiarato che lo avrebbe odiato per sempre.

 

Gli si era avvicinato lentamente e gli aveva appoggiato un mano sulla schiena, a quel contatto il volpino si era ritratto voltandosi verso di lui e lo aveva guardato con occhi spaventati. Quando però si era accorto chi lo aveva disturbato il suo volto era ritornato impenetrabile e aveva sussurrato “Che ci fai qui?”

 

“Mi hai telefonato e mi sono preoccupato per te” aveva risposto sinceramente Sendo inchinandosi in modo da portare il suo volto all’altezza del compagno.

 

“Bhe non serviva che ti scomodassi, sto bene” aveva detto in modo atono Rukawa alzandosi in piedi e gelando con lo sguardo il suo interlocutore.

 

“Non mi sembra proprio che tu stai bene, sembri sconvolto” aveva dunque dichiarato Sendo non curante sostenendo lo sguardo dell’altro senza farsi spaventare.

 

Poi era calato il silenzio interrotto da Akira che aveva chiesto “Cosa è successo?”

 

Kaede aveva fissato la segreteria telefonica e Sendo aveva capito. Si era alzato e aveva schiacciato il tasto del reverse. Aveva ascoltato tutto il messaggio di Akagi ed era sbiancato. Non poteva credere alle sue orecchie. Aveva guardato per un attimo il volpino, che si era seduto sul pavimento con gli occhi chiusi in un disperato tentativo di isolarsi dal mondo, da quello che era successo. Aveva riascoltato il messaggio e poi aveva detto “Andiamo a sederci in salotto, dobbiamo parlare e staremo più comodi”

 

Il volpino aveva docilmente obbedito. Gli aveva fatto strada ed erano entrati nel salottino privato, quello più ampio, quello che serviva alla famiglia per riposarsi.

 

Rukawa si era seduto sul divano a due piazze e aveva poggiato la testa sul bracciolo chiudendo gli occhi.  Sendo senza dire una parola si era introdotto in una stanza attigua dove c’era un cucinino e aveva scaldato un po’ di latte. Era ritornato sul divano portando due tazze capienti, ne aveva messa una davanti a Kaede e l’altra se l’era tenuta per se mentre si accomodava sul divano più lungo.

 

“Kaede tu pensi che a massacrare, cioè a picchiare il vostro play maker e la vostra manager sia stata Seyla?” aveva chiesto un po’ titubante Sendo.

 

“La descrizione di Ayako e la frase che voleva riferirmi danno addito a qualche dubbio?” aveva ringhiato il volpino distendendosi completamente sul divano e dando le spalle all’asso del Ryonan.

 

“Mi sembra quasi di sentirti parlare quando eri un bambino e che avevi una passione viscerale per tutto quello che era misterioso ed ignoto, ma ora da quel che mi dicevano i tuoi genitori sei più pragmatico e meno sognatore. Ragiona un attimo, ti sembra possibile che un corpo se ne vada in giro per i cavoli propri ad uccidere la gente? Ci deve essere un’altra soluzione”

 

“Ah si e quale? Sei stato proprio tu a dire che il cadavere ritrovato era il suo, sei stato tu a dire che i poliziotti si sono persi il suo corpo e guarda casa poco tempo dopo Ryota è stato pestato e Ayako dice che è stata una bambina bionda che gli ha detto di riferirmi una frase che io usavo spesso da bambino. Che altro c’è da capire?”aveva esclamato il volpino rivoltandosi verso Sendo.

 

“Forse c’è qualcuno che si diverte alle nostre spalle, che vuole farci soffrire per quello che è successo” aveva provato a supporre Akira.

 

“E chi?” aveva chiesto Rukawa con un tono di voce sprezzante.

 

“Adesso non mi viene in mente nessuno, ma deve essere così. Seyla era troppo buona, non può essersi ridotta a diventare uno spirito vendicatore e poi io non credo ai fantasmi”

 

“Akira tu come ti consideri?” aveva chiesto la volpe tempestivamente.

 

Sendo lo aveva guardato confuso “In che senso?”

 

“Ti consideri buono?” aveva riformulato la domanda Kaede.

 

“Bhe in linea di massima si, perché?” aveva esclamato un po’ imbarazzato il ragazzo dalla capigliatura a punta.

 

“Se tu fossi stato al posto di Seyla cinque anni fa e adesso avessi la possibilità di ritornare tra noi, non ti vendicheresti per quello che è successo? Rispondi sinceramente”

 

“Non lo so. Forse si ma che centra? Gli Shura non esistono e te lo dicevo anche quando eravamo bambini, ti stai facendo solo influenzare da quelle letture”

 

“Forse ma come spieghi allora il racconto di Ayako?”

 

“La tua manager deve essere stata sconvolta come diceva Akagi”

 

“E la frase?”

 

“Non lo so! Forse l’ha letta di recente in qualche libro e le è rimasta impressa”

 

Kaede lo aveva guardato scettico con aria di superiorità. Aveva alzato le spalle e aveva detto “Certo che in questi ultimi giorni ci sono state molte coincidenze fortuite allora”

 

“Può darsi” aveva detto Sendo “Credo di più alle coincidenze, che ai fantasmi”

 

Si creò un altro banco di silenzio nel quale i due giovani approfittarono per bere il latte caldo. Quando ebbero finito  Sendo disse “Senti non ti dispiace se passo la notte qui vero?”

 

Il volpino si era limitato ad alzare il sopracciglio sorpreso.

 

“Visto che sei così sconvolto la mia presenza potrebbe darti sicurezza e, poi, in questo modo domani mattina appena svegli potremmo andare alla polizia insieme a rivelare quello che sappiamo di questa storia e sono convinto che i poliziotti avranno già una spiegazione logica a tutto. Dopo tutto non mi sembra che Ryota fosse uno stinco di santo”

 

“Fa come vuoi” aveva acconsentito Rukawa mettendosi più comodo sul divano e chiudendo gli occhi “Ma non mettere in mezzo Ryota, lui non si tirava indietro se c’era da menare le mani ma non era propriamente un teppista come….” si era interrotto.

 

“Come Sakuragi?” aveva proseguito Sendo curioso mentre rovistava tra i cassetti di un settimanale dove sapeva dovevano esserci delle coperte, se veramente tutto era rimasto come una volta, ed infatti le trovò.

 

“No, anche il do’aho non poteva definirsi proprio un teppista, di solito infatti dava vita alle risse solo quando veniva provocato, non attaccava mai briga per primo” la voce di Kaede si era fatta improvvisamente dolce e Akira lo aveva notato intuendo qualcosa circa i sentimenti ingarbugliati che legavano il suo amico d’infanzia al pel di carote. Sulle sue labbra si era dipinto un sorriso sincero anche se l’altro non lo aveva visto dato che teneva il volto abbassato.

 

Sendo aveva poi coperto Rukawa con una coperta ed era andato a stendersi sull’altro divano “Buona notte” aveva sussurrato senza pretendere che l’altro gli rispondesse. Il volpino però lo aveva sorpreso emettendo il suo solito “Hn” come segno che l’aveva ascoltato e che ricambiava l’augurio. L’asso del Ryonan aveva sorriso di nuovo nell’oscurità rendendosi conto che gli sarebbe piaciuto ricominciare a considerare amico Kaede. Dopo di che Akira si era addormentato per poi svegliarsi presto quella mattina e rimanere a fissare il suo compagno delle notte dormire pensando per diversi minuti a questi fatti, al passato che non sarebbe mai più stato e alla giornata che li attendeva.

 

Ritornato al presente, Sendo si alzò in piedi a fatica e andò verso il cucinino per preparare la colazione, nel frigo c’era solo del latte come aveva notato il giorno prima, guardò dentro i cassetti della cassettiera e all’interno del mobile d’angolo ma di cibo non c’era nessuna traccia. Silenziosamente stando ben attento a non disturbare il bell’addormentato uscì dal salotto privato per andare nella vera cucina, ma anche qui non fu molto fortunato. C’era solo del latte e qualche biscotto, qualcuno doveva far capire a  Rukawa che un’atleta aveva bisogno di un’alimentazione completa per chiamarsi tale. Non si poteva rischiare di stramazzare a terra svenuti durante una partita a causa di un calo di zuccheri o del mal nutrimento. Si rischiava di compromettere tutti gli allenamenti fatti. Ma forse il problema si presentava solo quel giorno, aveva avuto problemi e non era riuscito ad andare a fare la spesa e in verità mangiava regolarmente dopo tutto non gli sembrava deperito, e gli sembrava anche un perfezionista in tutto quello che concerneva quello sport che amava tanto e che aveva sempre amato anche da bambino. Boh per il momento non valeva la pena indagare oltre. Prese i biscotti e il latte  e li portò nel salotto dove si trovava ancora Kaede.

 

Si sedette di nuovo sul divano e si rese conto che adesso avrebbe dovuto scontrarsi con il problema più grosso ovvero svegliare il volpino, se non ricordava male odiava che qualcuno disturbasse il suo sonno e chi ci provava finiva sempre male. Se non si era veloci a schivarsi un occhio nero era il minimo che poteva capitare. Eppure Seyla aveva un modo speciale per svegliarlo e lui non l’aveva mai colpita. Sorrise al ricordo, forse poteva anche provarci, era curioso di vedere la sua reazione, tanto il massimo che poteva capitargli era che gli facesse ingoiare tutti i denti ed esistevano sempre le protesi dentarie. S’avvicinò di s’oppiato al compagno e posò le sue labbra sulla sua guancia sinistra per un bacio veloce e a fior di labbra. Il contatto durò pochi attimi ma sortì il suo effetto.

 

Il numero undici della squadra di basket dello Shohoku batté lentamente le palpebre, poi spalancò gli occhi sorpreso, si mise a sedere di tutta fretta portandosi una mano sulla guancia imbarazzato e cominciò a fregarla come a volerla pulire “Si può sapere cosa ti è saltato in mente?” ringhiò.

 

“Volevo svegliarti senza correre il rischio di venire fatto a pezzi” spiegò lentamente Sendo “E vedo che ha funzionato”

 

“E chi ti dice che non ti ammazzi adesso ” sibilò il volpino.

 

“Perché adesso sei sveglio e lucido e ti renderai conto che è inutile sprecare energie in questo modo” sorrise il porcospino.

 

“Hn” fu l’unico suono emesso da Rukawa mentre ancora tentava di pulirsi il viso usando sta volta anche la manica della camicia che indossava.

 

Sendo allora cominciò a ridere “Sei  proprio strano, anche con Seyla ti comportavi in questo modo. Quando ti svegliava con un bacio sulla guancia dopo passavi delle ore a strofinarti la faccia. Le manifestazioni d’affetto erano e sono sempre l’unica cosa che riescono a metterti in imbarazzo”

 

“Io odio le smancerie” acconsentì di dire la volpe.

 

“Sei sicuro? Odi che siano tutti a fartele oppure…” il tono che Kaede aveva usato nel parlare di Sakuragi ieri sera aveva insospettito Akira che ora cercava di sondare l’argomento.

 

“Che intendi?” chiese dubbioso  Rukawa.

 

Il ragazzo dalla strana capigliatura sparata in area guardò gli occhi della volpe attentamente, erano ostili e confusi e capì che non era il momento per fare un simile discorso. Anche se quella conversazione lo aveva riportato agli anni in cui erano amici in verità non era così. Adesso erano poco più che conoscenti e non sapeva fin dove poteva arrivare con le sue domande per cui disse “Niente, non intendo niente” e s’affrettò a bere il suo bicchiere di latte e a mangiucchiare qualche biscotto.

 

Kaede guardò sospettoso il suo compagno ancora per qualche minuto poi sollevando le spalle si decise di imitarlo e fece colazione.

 

Quando ebbero finito di mangiare il volpino si alzò dal divano stiracchiandosi e mentre usciva dalla stanza borbottò in direzione di Sendo “E’ meglio se ci sbrighiamo, se vogliamo andare alla polizia. Per rinfrescarti puoi usare il bagno nella camera dei miei genitori, se vuoi cambiarti puoi usare gli abiti di mio padre, dovrebbero andarti bene. Sai come orientarti in casa vero?” poi senza aspettare la risposta visto che già la conosceva si ritirò nella sua stanza per prepararsi a sua volta. 

 

Akira decise di accettare l’offerta e andò verso la camera dei coniugi Rukawa, si fece una doccia veloce e si mise addosso una tuta trovata nell’armadio a due ante della camera. Si stupiva ogni volta nel constatare la facilità con cui si muoveva in quella villetta, non sembrava che fossero cinque anni che non la frequentava più, tutto era come allora. Tutto escluso la loro età, il rapporto congelato con Kaede e la morte di Seya aggiunse automaticamente per poi concludere, no in fin dei conti niente era come prima.

 

Uscì dalla camera e andò verso l’atrio dove trovò il volpino appoggiato ad un muro con gli occhi chiusi e con l’aria pensierosa.

 

L’asso dello Shohoku stava pensando agli ultimi tre giorni, tutto stava cambiando così velocemente e le sue abitudini si stavano disgregando. Hanamichi, Seyla, Akira era tutto così confuso. Ieri sera gli aveva fatto stranamente piacere vedere Sendo precipitarsi da lui dopo tanto tempo, dopo una sua semplice chiamata. Semplice? Nulla era semplice, visto che non riusciva a capire quello che poteva essere successo. Chi poteva aver picchiato Ryota? Doveva andare anche a trovarlo si rese conto, era molto preoccupato per lui, anche se non sembrava lui ci teneva alla sua squadra di basket, considerava molto i suoi membri e gli voleva bene a suo modo. Se i poliziotti non avessero saputo dargli una risposta precisa circa gli aggressori, cosa avrebbe fatto? La sua ipotesi era la più assurda forse, ma quella che in fin dei conti gli sembrava più logica. C’erano troppi punti oscuri in quello che stava succedendo e troppe erano le coincidenze. Si augurò che il cadavere di quella bambina fosse stato ritrovato perché così sta volta l’avrebbe riconosciuto pure lui insieme ad Akira e avrebbe messo la parola fine all’incubo. Si augurò che a pestare il loro play maker fossero stati dei teppisti perché così avrebbe potuto vendicarsi a cielo aperto, li avrebbe trovati in capo al mondo e avrebbe fatto sentire loro la forza dei suoi pugni. In questo modo la colpa per quanto accaduto non sarebbe stata sua e di Seyla e non ci sarebbero stati misteri irrisolti da risolvere.

 

Aprì gli occhi sentendosi osservato e incontrò quelli di Akira che lo guardava sorridendo. S’incantarono a fissarsi per qualche minuto senza dire una parola. Grazie a quello che era successo ieri sera un po’ della loro antica amicizia si era fatta sentire, non poteva più fingere che non era così. Si trovava bene con lui, lo faceva sentire a suo agio. Tuttavia non poteva ammetterlo davanti a tutti e soprattutto non davanti a Sendo, Akira doveva continuare ad odiarlo perché se lo meritava. Accusare Sendo cinque anni fa gli era servito per non autodistruggersi ma sapeva benissimo di chi era la colpa principale dell’incidente. Non se lo sarebbe mai perdonato e non poteva accettare il perdono degli altri. Eppure mai come in quei pochi giorni il suo cuore si era ribellato al destino di apatia completa in cui lo aveva gettato per non soffrire più, mai aveva battuto così forte desideroso di ricominciare a vivere eppure il suo io cosciente respingeva questi tentativi. Aveva paura di tutto. Aveva paura di essere compatito, aveva paura di ricominciare ad amare perché non voleva più commettere gli errori che c’erano nel suo passato. Non voleva più provare i sentimenti negativi che nascevano quando ci si legava a qualcuno ovvero la gelosia, l’odio, la rabbia ecc.ecc. facevano solo soffrire e a volte potevano causare disgrazie. Girò le spalle al giocatore del Ryonan e con voce ferma e decisa disse “Andiamo”

 

“Ok” acconsentì Akira non riuscendo a capire fino in fondo lo sguardo carico di tensione che si erano scambiati pochi minuti prima quando Rukawa aveva aperto gli occhi. Mosse qualche passo quando si ricordò di una cosa “Senti Kaede posso fare una telefonata, devo avvertire Hiro-kun che non andrò a scuola, potrebbe preoccuparsi” e senza aspettare risposta andò al telefono. Compose il numero, passarono molti squilli ma nessuno venne a rispondere. Guardò l’ora e sospirando riattaccò. Forse Koshino era già uscito di casa, lo avrebbe chiamato nel pomeriggio rassicurandolo non poteva fare altrimenti. Ritornò da Rukawa il quale lo fissava con uno sguardo strano, enigmatico e un po’ malizioso “Hiro-kun?” disse poi.

 

“Si Hiroaki Koshino un mio compagno di squadra” si giustificò il porcospino.

 

Il volpino però non smise di guardarlo in quel modo e sussurrò “Dunque lui è Hiro-kun”

 

Allora Akira capì, arrossì e disse “Bhe si, che c’è di male?”

 

“Niente” disse maliziosa la volpe al che Sendo non resse più e senza pensare esclamò “Senti non parlarmi con quel tono e te allora” e scimmiottando il tono usato dall’altro ieri sera continuò “Il do’aho non si può considerare un vero teppista, ecc.ecc.”

 

Fu la volta di Kaede di imbarazzarsi e tentando di parere calmo disse “Non so di cosa parli”

 

“Si come no” fu l’unico commento di Sendo.

 

Poi ci fu silenzio e in modo naturale nacquero delle confessioni inaspettate.

 

“Con Hiro mi trovo a mio agio, gli voglio molto bene e non è perché il suo modo di fare burbero e la sua aggressività mi ricordano Seyla, ma perché è lui. E’ una persona intelligente e sa essere anche molto dolce. Decisamente lo considero di più che un semplice amico” sussurrò Sendo.

 

“Non so cosa provo per il do’aho, so che riesce a farmi reagire come nessun altro prima di lui, e non è perché è esuberante quanto Seyla se non di più ma perché c’è qualcosa in lui che mi attira come una calamita” borbottò il volpino.

 

I due ragazzi si scambiarono un leggero sorriso e senza più aggiungere altro uscirono. Quando furono sulla strada il numero sette del Ryonan s’arrischiò a dire “Quello che è rinato tra noi da ieri sera, è solo un armistizio oppure….” e lasciò sospesa la frase in modo che l’altro intendesse quello che voleva. C’era possibilità che ridiventassero amici oppure no?

 

Kaede non rispose si limitò al suo solito monosillabo “Hn” poi però colto da un impulso improvviso cominciò a correre e con voce spensierata e fanciullesca che non usava da una vita urlò “Vediamo chi arriva prima alla centrale. Il secondo paga pegno”

 

Sendo s’accontentò per il momento di quella risposta, si gettò in avanti per raggiungere il compagno e gridò “Non vale sei partito per primo” e così pensando solo a divertirsi un po’, lasciando le preoccupazioni relegato in un angolo del cervello per qualche minuto e rivaleggiando come d’abitudine i due arrivarono velocemente alla polizia.

FINE 6° CAPITOLO – “RECUPERARE” UN’AMICIZIA

 

Hana e Kosh: Ehy tu cos’è questa parte finale?

Kaede e Akira: E quella parte iniziale?

Ise: Non lo so perché?

Hana, Kosh, Kaede e Akira: Noi vogliamo interagire con i nostri partner non con amici o presunti tali.

Ise: Lo vorrei anch’io che interagiate fra voi ma….

Hana: Ma?

Ise: Se voi vi muovete come volete senza che io possa fare niente per comandarvi che colpa ne ho?

Kaede: Non provare a dare la colpa a noi è.

Akira: Giusto se fosse per noi saremo già sotto le lenzuola a fare dell’altro

Kosh rosso in volto: Akira non essere sempre così diretto

Akira: Sei così dolce Hiro-kun

Kaede: Malensi

Hana: Kaede mi dai un bacino

Kaede: Ma certo

Kosh: Malensi a chi?

Kaede: A voi

Ise: Adesso basta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E dopo mi domandate a chi devo dare la colpa!!!!!! Fate sempre i comodi vostri. Chi altro dovrei incolpare?

Kaede, Hana, Kosh, Akira: Forse la tua mente malata

Ise: Effettivamente non avete tutti i torti

 

L’ANGOLO DI ISE

Ennesimo capitolo che non doveva esserci. A che punto siamo? Boh.

So che come capitolo non è granché visto che non succede niente di importante e non si risolve nulla del mistero ma si è costruito così com’è da solo. A pensare che secondo i miei piani iniziali a quota sei capitoli la fic doveva essere in direttiva d’arrivo ed invece siamo solo all’inizio. Che stress!!!!!!!!!

Spero almeno sia leggibile e non faccia venire su i nervi a qualcuno. Un bacione. Denise



 

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