SERIE: SLAM DUNK
PARTE: 5/?
PAIRING:
RATING: Ditemelo voi. Sono negata per queste cose.
GENERE: Thriller/horror
DECLAMERS: Hana, Ru, Sendo e Koshino non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, purtroppo sono degli aventi diritto.
DEDICHE E RINGRAZIAMENT
i: A tutti coloro che leggono e apprezzano questa fic

NOTE: Finalmente si comincia ad entrare nell’ottica della vera fic.

 


 

Il sorriso di pietra, la maschera di porcellana

Parte V

di Ise

 

CAPITOLO 5 – L’INIZIO DEL TERRORE

 

Sendo e Koshino uscirono dalla centrare di polizia frustrati. Akira aveva sul volto un sorriso tirato lontano da quelli soliti che offriva a tutti mentre Hiroaki non riuscì a trattenere un gesto di stizza nei confronti dell'organo di polizia "E' mai possibile che a questo mondo ormai nessuno sappia fare bene il proprio mestiere" protestò per l'ultima volta rivolto al detective che li aveva scortati fuori dall'edificio e che ancora li guardava fermo sulla porta.

"Stai calmo Hiro-kun non serve a niente arrabbiarsi" provò a calmarlo Sendo.

"Come fai ad essere calmo Akira dopo quello che è successo" urlò Koshino "Sei venuto a riconoscere un cadavere e quelli se lo sono perso"

"Hai ragione" borbottò il ragazzo dai capelli a punta sempre tentando di mantenere il suo solito sorriso "Però purtroppo è successo ed arrabbiarsi non cambia le carte in tavola"

"Va bene forse non cambierà quello che è accaduto però aiuta a sfogarsi" mormorò Hiro incamminandosi per la strada senza salutare.

"Non appena ha notizie mi avverta " disse invece Akira rivolto all’agente.

"Mi dispiace per l’increscioso contrattempo" esclamò l’uomo "Non so proprio come possa essere accaduto. Avevamo messo il cadavere in obitorio in attesa dell’autopsia e….non so come abbia fatto a sparire"

"Non di sicuro da solo. Un morto usualmente non se ne va in giro per i cavoli suoi" borbottò Hiro sarcastico tornando indietro perché aveva notato che Akira non lo seguiva.

"Può darsi che uno dei miei collaboratori lo abbia spostato per fare delle foto da distribuire ai giornalisti per aiutarci nel riconoscimento. Signor Akira le prometto che non appena saprò qualcosa le telefonerò così che possa venire a vederlo e confermare se si tratta sul serio della sua amica d’infanzia anche se….visto il modo in cui si è conservato il corpo non ne sarei così sicuro"

"Io sono sicuro che è lei signore e sono fermamente convinto che sarò di questo parere anche quando vedrò il corpo da vicino. La conoscevo benissimo e quando ho visto il suo cadavere sulla spiaggia l’ho riconosciuta subito. Dopo che le avrò dato la mia conferma provvederò a farla a mettere in contatto con i suoi genitori che sono ritornati negli USA in modo che non ci siano più dubbi sulla faccenda" dichiarò Sendo.

"Ok" sorrise il detective "In un certo senso io sarei soddisfatto se il caso si concludesse in questo modo. Senza misteri irrisolti o altro"

Sendo si sforzò di ricambiare il sorriso e dopo aver salutato se ne andò seguito da Koshino che ancora borbottava insulti in direzione di quegli insulsi dei poliziotti.

Quando girarono l’angolo della strada e non furono più in vista della centrale Sendo finalmente si lasciò andare, il suo volto tornò serio abbandonando il sorriso forzato che aveva tenuto fino a quel momento e stanco si appoggiò al muretto che circondava il parco lì vicino. Si portò una mano fra i capelli e sospirò abbattuto. Per lui quell’ora era stata terribile, era andato alla centrale per poter finalmente mettere una pietra sopra al passato ed invece si era ritrovato a girare come una trottola lungo i corridoi degli uffici della polizia, a dover dare spiegazioni circa il motivo per cui pensava fosse la sua amica, ad indicare quando era accaduto il fatto e citare la vecchia deposizione che aveva fatto da bambino a seguito dell’incidente in modo da non dover raccontare di nuovo tutta la storia. Dopo mezz’ora di discussioni, firme e test sulla sua capacità di essere logico, obiettivo ed un buon fisionomista finalmente l’avevano portato all’obitorio. Era nervoso come mai nella sua vita, fra pochi istanti si sarebbe ritrovato davanti con il suo incubo ricorrente degli ultimi cinque anni, con il corpo della sua migliore amica, la bambina che nel bene e nel male aveva cambiato drasticamente la sua vita. Il medico incaricato dell’autopsia aveva aperto la celletta in cui doveva trovarsi, lui aveva chiuso gli occhi stringendo la mano di Hiro che gli era rimasto accanto per tutto il tempo tentando inutilmente di chiarire cosa fosse successo quando aveva sentito un’imprecazione da parte del poliziotto che li aveva accompagnati. Akira aveva aperto gli occhi e aveva visto il ripiano in cui doveva trovarsi Seyla vuoto. Si era guardato in giro smarrito cercando gli occhi dell’agente il quale sorridendo aveva tentato di rassicurarlo. Il detective lo aveva fatto uscire dall’obitorio per controllare tutte le cellette in modo che Sendo e Koshino non rimanessero scioccati dagli altri cadaveri che si trovavano nel posto ma non aveva trovato nulla. La mezz’ora dopo era stata tutto un continuo via vai di agenti che cercavano il corpo scomparso, di poliziotti che si scusavano con lui per il problema che si era venuto a creare e gli offrivano da bere per intrattenerlo. Alla fine il detective che doveva occuparsi del caso aveva deciso che non valeva la pena che lui continuasse ad aspettare visto che le ricerche sembravano durare a lungo e lo aveva congedato garantendogli che lo avrebbe avvisato appena la bambina fosse stata ritrovata. Hiro aveva cominciato ad inveire contro l’incompetenza della polizia mentre Akira era riuscito a rimanere calmo nonostante dentro fosse a pezzi. Pensava che tutto sarebbe finito quella sera ed invece si ritrovava con un mucchio di mosche in mano. Era tutto rimandato a data da definirsi e la cosa lo faceva stare male. Voleva finalmente essere libero dalla prigionia iniziata cinque anni fa con l’incidente e constatare con i propri occhi che la sua amica d’infanzia fosse morta sul serio sarebbe stato un inizio. Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto vivere con l’immagine di Seyla che….

"Akira, stai bene?" la voce gentile di Hiro lo raggiunse spezzando le sue riflessioni.

Koshino era rimasto per un po’ a guardare il compagno appoggiato al muretto. Era stato uno stupido, fin a quel momento aveva pensato solo a se stesso, al fastidio che aveva provato quando aveva scoperto che il cadavere era scomparso, alla frustrazione di non sapere molto della faccenda, ai dubbi che lo assalivano circa la legittimità di trovarsi li con Akira, all’angoscia per non aver potuto concludere quella sera quella formalità. Sì perché per lui il riconoscimento del cadavere era solo una formalità, se Sendo era convinto che quella bambina fosse Seyla la sua migliore amica di quando era un bambino da quel che aveva capito durante gli interrogatori della polizia allora non poteva che essere lei. Akira non era il tipo di sbagliarsi, anche se non si sarebbe mai detto era un buon osservatore e non prendeva mai abbagli sulle cose importanti. Concentrandosi su queste cose e dimostrandole apertamente con il suo comportamento pieno di rancore per la polizia però non aveva considerato i sentimenti del suo compagno di squadra. Per Akira tutta quella storia non era di sicuro una formalità. Era una cosa molto dolorosa perché lo costringeva a pensare al passato, ad un fatto che lo faceva ancora soffrire e che come Koshino aveva intuito doveva aver lasciato qualcosa in sospeso nella vita di Sendo, una ferita profonda che ancora sanguinava.

"Sto bene grazie Hiro. Sono solo un po’ stanco pensavo che tutto si sarebbe sistemato oggi" rispose Akira tentando di sorridere, ma l’altro lo bloccò poggiandogli una mano sulle labbra "Non devi sorridere anche quando non ne hai voglia. Mi dispiace per oggi, ma vedrai che ti chiameranno presto e tutto si risolverà"

"Grazie" mormorò Sendo afferrando la mano che Hiro gli aveva messo sulla bocca e portandosela sul petto "So che per te tutto questo è una seccatura e ti capirò se non vorrai accompagnarmi la prossima volta che dovrò venire"

"Non dirlo neanche per scherzo" esclamò Koshino facendo nascere dal suo viso perennemente imbronciato un bel sorriso e stringendo la mano di Sendo che teneva la sua "Per me è un vero piacere accompagnarti. Sei o non sei il mio migliore amico?"

Anche sul volto di Sendo nacque un sorriso sincero "Sei un angelo" e portò la mano del compagno sulle labbra e gliela baciò.

Koshino arrossì vistosamente e ritrasse bruscamente la sua mano come se fosse stata morsa da una tarantola.

Il comportamento di Hiro sorprese Akira che si ritrovò a pensare a quello che aveva fatto. Resosi conto di come poteva essere frainteso quel gesto tanto intimo si imbarazzò a sua volta e cominciò a guardare titubante l’amico, il quale volgeva il suo sguardo ovunque fuorché sul suo volto.

"Senti" sussurrò poi il ragazzo dai capelli a punta "Io non volevo fare quello che ho fatto, mi è solo venuto naturale. Era un modo per ringraziarti"

Koshino finalmente recuperò il controllo delle sue emozioni andate in tilt con quel semplice contatto fra bocca e pelle "Lo so Akira, sono sicuro che non avevi secondi fini. Dopo tutto siamo due ragazzi e ci conosciamo da parecchi anni. E’ solo che …" ultimamente quando sto con te mi sento strano, avrebbe voluto dire il ragazzo ma invece continuò dicendo "è stato il mio istinto a farmi ritrarre"

Poi il suo sguardo cadde sugli alberi del parco e per tentare di tagliare definitivamente la tensione che ancora aleggiava fra loro due Hiro disse "Ehi che ne dici se per tornare a casa prendiamo la strada più lunga e passiamo per il parco"

Akira sorrise capendo il motivo per cui il suo piccolo amico gli aveva proposto quella passeggiata ma "Mi dispiace Hiro-kun ma sinceramente oggi sono troppo stanco. Preferirei tornare a casa il prima possibile, farmi una doccia e buttarmi sotto le coperte"

"Capisco" disse Koshino un po’ deluso. Per una ragione che ancora non gli era chiara avrebbe voluto passare più tempo possibile con Sendo e poi il parco al buio era così romantico. Scacciò lontano da sè l’ultimo pensiero. Cosa andava a pensare? Che gli importava di quanto romantico era il parco, doveva solo attraversarlo con Sendo mica con la sua ragazza.

"Sarà per la prossima volta" disse poi Akira notando il tono di voce deluso di Hiro.

Koshino sorriso "Guarda che ci conto. Ho sempre amato camminare circondato dalla natura e vicino a casa mia e nei pressi dell’istituto Ryonan a parte il cortile interno della scuola che è solo pieno d’erba non c’è niente del genere"

"Infatti quella è una zona completamente residenziale. Almeno io nella mia villetta ho il giardino" asserì Sendo incamminandosi verso casa.

"Beati voi ricchi. Comunque secondo me l’uomo sbaglia con questa mania di costruire ovunque violentando la natura. Se continuiamo così finiremo con il toglierci anche l’aria che respiriamo" dichiarò con una vena filosofica Hiroaki affiancando il compagno.

"Hai perfettamente ragione. Ma tu sai che l’uomo è molto spesso stupido. Persegue solo i suoi interessi personali" confermò Akira.

Quella discussione a sfondo naturalistico durò ancora a lungo e Akira e Hiroaki recuperarono il loro buon umore e il loro affiatamento. Addirittura arrivarono a dimenticarsi per un po’ tutte le loro preoccupazioni.

Solo quando raggiunsero le loro abitazioni il peso della giornata si fece nuovamente sentire e i fatti accaduti rientrano prepotentemente nei loro pensieri.

Hiro tuttavia finalmente si decise a studiare chimica. Tenere la mente occupata negli studi lo avrebbe aiutato a rilassarsi e non pensare troppo a quella vicenda che lo faceva impazzire per tutti i misteri che presentava. Ed infatti finì con l’addormentarsi a notte fonda sui libri pronto però sta volta per l’interrogazione.

Akira invece si spogliò e si fece una doccia. Sotto il getto dell’acqua si sentì rinascere, stava così bene. Ad un tratto però un dolore lancinante gli attraversò la gamba in prossimità di dove aveva la cicatrice. Si inginocchiò a terra tenendosi la coscia. Fu una questione di pochi minuti e dopo così com’era venuto il dolore scomparve all’improvviso. Era la prima volta che a Sendo capitava una cosa del genere e non riusciva a darsene una spiegazione. Forse aveva solo appesantito troppo i muscoli. Uscì dalla doccia e andò verso la cucina. Si preparò un super panino veloce da mangiare e se lo portò insieme ad un bicchiere capiente di latte in salotto dove steso sul divano lo divorò guardando la TV.

 

 

Nel frattempo nel parco dietro la centrale di polizia.

La bambina bionda che i due studenti dello Shohoku avevano incontrato aveva sorriso biecamente deformando il suo volto. I suoi perfetti e angelici lineamenti lasciarono posto ad un ghigno satanico mentre stringeva la morsa sulla mano di Miyagi.

Il ragazzo mollò un urlo e s’inginocchiò divincolandosi tentando inutilmente di liberarsi. "Ma che stai facendo? Mi vuoi rompere una mano. Fermati" riuscì a dire tra una fitta di dolore all’altra.

Ma la ragazzina non si fermò anzi aumentò ancora di più la pressione delle dita. Ryota allora provò a spingerla lontano da se ma non ci riuscì, le diede un pugno per distrarla ma sembrò che neanche lo sentisse. Il play maker dello Shohoku sentiva che la sua mente si stava annebbiando dal dolore mentre dal suo volto grondava sudore. "Smettila" disse con voce supplichevole "Chi sei?"

La piccola non rispose continuò a lavorare sulla mano dell'altro ragazzo, strinse, strinse, strinse fino a quando uno scricchiolio sinistro non denotò la frattura di qualche osso. Ryota urlò prima disperato e poi di liberazione quando sentì che finalmente la sua mano veniva lasciata. Sostenendola con l'altra mano poi se la portò davanti agli occhi e guardò sbigottito le dita allungate, contuse che non riusciva a piegare e che pendevano pericolosamente verso il dorso. Come avrebbe fatto a giocare in quel modo, fu il suo unico pensiero prima che la bionda tornasse alla carica. Miyagi per un attimo si era dimenticato di lei troppo preso a contemplare i danni alla sua mano, ancora incredulo di fronte all'accaduto, ma questo stato di confusione non durò a lungo, la ragazzina trovò subito il modo per attirare nuovamente la sua attenzione. Il ragazzo venne afferrato per la collottola sollevato di peso e lanciato addosso ad Ayako, la quale era caduta a terra in ginocchio e guardava tutto quello che stava succedendo sconvolta, senza riuscire a credere sul serio ai suoi occhi, una bambina così piccola come poteva essere così forte, cos’era in verità quell’essere? La riccia era incapace sia di muoversi per aiutare il compagno che di urlare per chiedere aiuto. Era completamente inerme.

Vide Ryota venire lanciato contro di lei ma non si mosse. Il play maker dello Shohoku la colpì in pieno, cadde a terra, batté la testa e svenne.

Miyagi con molte difficoltà riuscì a mantenersi cosciente dopo l’impatto con Ayako e riuscì pure a sollevarsi a cavalcioni sulla ragazza di cui era innamorato, preoccupato per lei più che per se stesso nonostante il dolore cominciò a scuoterla per le spalle per svegliarla "Ayako" ansimò "Ti prego svegliati". La manager ancora incosciente mosse leggermente le palpebre come desiderosa di destarsi e Ryota felice l’abbracciò. L’idillio però durò poco il piccolo diavolo dal volto d’angelo fu molto presto di nuovo su di lui. Lo afferrò per la vita circondandola con entrambe le braccia, lo sollevò in alto e se lo mise sulle spalle lateralmente. Ryota tentò di impedirglielo ma la sua forza sembrava non potere niente contro la bionda. La ragazzina poi cominciò a girare su se stessa, se lo sfilò dalle spalle e con forza erculea aumentata dall’energia centrifuga lo schiacciò a terra pancia in giù con potenza.

Miyagi emise nuovamente un urlo sta volta però molto flebile. Aveva sentito le sue costole incrinarsi e si accorse immediatamente di trovare difficoltà a respirare. Doveva avere un polmone reciso. La bambina allora non ancora soddisfatta per infierire cominciò a colpirlo con la pianta dei piedi sulle gambe, sulla schiena, sul collo, sulle braccia.

Ryota in un rantolo cominciò a sputare sangue. Si sentiva cadere nell’oblio e si accorse che ormai era l’unica cosa che voleva. Così avrebbe smesso di soffrire. Però per la bionda sembrava che quello che gli aveva fatto non fosse ancora abbastanza. Lo sollevò di nuovo e lo lanciò sta volta addosso ad un albero. L’impatto per Miyagi fu tremendo, la corteccia del ciliegio gli provocò delle leggere abrasioni sul corpo dalle quali cominciò a fuoriuscire del sangue. La botta sortì l’effetto di svegliarlo e, quindi, quando la bionda gli afferrò la gamba sinistra e cominciò a fletterla all’interno di nuovo il dolore si acuì. Fu addirittura lancinante quando sentì la rotula delle ginocchia uscire dall’asse.

Calde lacrime cominciarono ad uscirgli dagli occhi mentre ormai non aveva più la forza di gridare.

Il suo corpo era un’unica botta e il dolore era così profondo e radicato da quasi non sentirlo. Era insensibile a tutto e desiderava solo dormire.

La ragazzina però non si fermò ancora, sembrava instancabile nel suo gioco di distruzione del giovane play maker dello Shohoku. Prese fra le braccia il collo di Miyagi e lo strinse forte. Il ragazzo racchiuso in quella morsa si sentì mancare la poca aria che già inspirava difficilmente a causa del polmone mal messo. Ormai era al limite, con l’ultimo barlume di vita che gli rimaneva in corpo tentò di liberarsi e con la mano sana graffiò la pelle bianca del braccio della ragazzina. Dalla piccola escoriazione però non uscì sangue ma bensì acqua. Gli occhi di Miyagi ruotarono, allora era vero quella ragazzina come sospettava da quando aveva rivelato quell’incredibile forza e aveva cominciato a massacrarlo non era umana ma bensì un’esistenza ultra terrena ma…. Gli ultimi pensieri coscienti di Ryota furono –Chi è allora questo piccolo mostro? Perché mi ha fatto questo? Ayako spero che almeno tu la faccia franca- poi cadde in un sonno profondo e assoluto.

La bionda quando si accorse che la sua vittima non era più vigile la lasciò andare. Si concesse qualche minuto per ridere selvaggiamente a squarciagola soddisfatta. Era una risata cattiva, malefica che faceva paura solo a sentirla.

Dopo di che si avvicinò ad Ayako. La guardò per qualche istante sorridendo biecamente. La schiaffeggiò con forza per farle riprendere i sensi.

Quando la manager dello Shohoku rinvenne, subito non capì dove si trovava, fu solo dopo aver messo a fuoco gli occhi azzurri gelidi della bionda che la guardavano come se volessero sbranarla che ricordò la situazione. Si ritrasse con la camminata del ragno cercando con gli occhi Ryota. Quando lo vide disteso supino con gli occhi chiusi, tutto pieno di lividi ed in mezzo ad un lago di sangue non riuscì a trattenere un gemito "Ryo-chan" sussurrò.

La fuga di Ayako si infranse su un albero e la bionda le fu subito addosso. La bloccò seduta tenendole le mani lunghe i fianchi e con voce monotona priva di vita disse "Non preoccuparti, per ora non ho nessuna intenzione di farti del male"

La riccia la guardò confusa chiedendosi cosa volesse da lei. Era di nuovo caduta vittima della paura e non riusciva a fare niente.

La bionda avvicinò il suo volto a quello della studentessa dello Shohoku e sussurrò "Di’ a Kaede che sono tornata. Digli che il dolore non sarà mai abbastanza e che la vendetta non potrà mai placarsi"

Dopo fece una piccola pausa mentre con la lingua leccava la guancia della moretta "Hai capito?" poi chiese.

Ayako non rispose, non ne aveva la forza.

Allora la ragazzina strinse la presa intorno alle braccia della mora "Ricordati devi dire a Kaede che il dolore non sarà mai troppo e che la vendetta non potrà mai placarsi. Ripetilo"

Ma ancora non ebbe nessun segno da parte di Ayako.

Esasperata la bionda sollevò in piedi la ragazza e sbattendola contro l’albero con forza esclamò "Ripeti quello che ho detto"

La riccia lentamente trovò la forza di dire quelle parole "Devo dire a Kaede che il dolore non sarà mai troppo e che la vendetta non potrà mai placarsi"

"Esatto. Sei proprio una brava ragazza" esclamò la bambina lasciando libera la moretta, la quale cadde per terra come un sacco di patate visto che le gambe non la reggevano.

La ragazzina fece il gesto di andarsene ma poi sembrò cambiare idea. Si accovacciò accanto ad Ayako, avvicinò le sue labbra a quelle dell’altra in modo che fossero distanti solo pochi centimetri, tirò fuori la lingua e gliene leccò i bordi. Poi a bruciapelo con un sorriso spietato sussurrò "Ricordati che la prossima volta toccherà a te giocare con me". Dopo si girò e s’allontanò e così come era apparsa scomparve baciata dai riflessi della luna.

Ayako scioccata non trovò la forza di reagire, rimase ferma sul posto con lo sguardo perso nel vuoto, con in mente solo le parole della bionda –Di’ a Kaede, di’a Kaede, di’ a Kaede-

Fortunatamente dopo una decina di minuti un signore che stava facendo jogging passò per quel sentiero e dopo il primo attimo di sbigottimento dovuto alla situazione raccapricciante che si stagliò davanti ai suoi occhi corse a chiamare aiuto.

 

 

Intanto Rukawa stava rincasando dopo un’altra giornata di lavoro nel locale dell’amico di Anzai. Aprì il cancello di casa, si voltò in direzione del rossino e si degnò di fargli un piccolo saluto con il capo prima di sparire dietro la porta.

Hanamichi sorrise soddisfatto mentre di rimando gridava verso la casa della volpe "A domani Kitsune". Dopo di che s’incamminò in direzione del suo appartamento pensando che forse aveva qualche speranza di far parlare Rukawa, il fatto che dopo averlo per tutto il giorno evitato senza quasi degnarlo di uno sguardo lo avesse salutato anche solo con un piccolo gesto del capo voleva dire che tutto sommato accettava la sua presenza.

Non sapeva il motivo che l’aveva spinto ad accompagnarlo fin davanti alla sua abitazione nonostante il comportamento gelido tenuto dall’altro per tutto il giorno, avrebbe potuto accomiatarsi appena finito il lavoro ma non se l’era sentita. Si era accorto che stare con lui, seguirlo anche restando indietro di qualche passo per non indispettirlo con la sua presenza, poterlo guardare mentre svolgeva i suoi compiti nel piccolo ristorante gli scaldava il cuore. Forse era proprio vero che non gli era del tutto indifferente come aveva detto Koshino però per il momento non voleva pensare se quello che provava per la sua ex nemesi (ormai sapeva benissimo che non lo odiava anche se lo considerava ancora il suo più grande rivale) era solo un sentimento d’amicizia o altro. Voleva solo essere presente in qualche modo nella sua vita e tentare di aiutarlo oltre che ovviamente soddisfare la sua personale curiosità. E quel sorriso appena accennato gli dava qualche speranza in più.

Con quei pensieri ritornò a casa mangiò velocemente la cena che sua madre gli aveva lasciato calda in forno dato che era uscita con delle amiche e andò a letto. Spossato per le due notti precedenti passate quasi in bianco si addormentò di botto con un gran sorriso stampate sulle labbra. Finalmente aveva fiducia nel futuro, sentiva che molto presto sarebbe venuto a capo del mistero, confidava che sarebbe stato proprio Rukawa a parlargliene ed era pure convinto che in un battibaleno fra lui e la volpe si sarebbe instaurato un nuovo rapporto, forse fatto di litigi, dubitava conoscendosi che avrebbe mai rinunciato a punzecchiarlo era insito nel suo carattere farlo ma anche di molta complicità.

Kaede dopo aver chiuso la porta di casa dietro di se vi si era appoggiato pensieroso. Perché aveva salutato il Do’aho? Per tutto il giorno lo aveva snobbato e alla sera doveva rovinare tutto con quel piccolo gesto di commiato. Forse la bontà di Hanamichi, il fatto che anche quel giorno lo aveva accompagnato fino alla sua villetta per non lasciarlo solo, si era intrufolata in un angolo del suo cuore e visto che non era il mostro di insensibilità che tutti pensavano gli era venuto naturale offrirgli un po’ di gentilezza. I fatti dovevano essere andati così ma allora perché si rendeva conto che la compagnia del rossino non gli era insopportabile, anzi che gli faceva piacere averlo tra i piedi, che fosse lui a controllarlo al lavoro, che si preoccupasse per lui anche se non doveva, che volesse conoscerlo meglio, che volesse sbriciolare le difese che si era costruito da 5 anni a quella parte scoprendo tutta la verità su Seyla, l’incidente.

Sbuffò andando in cucina. Se il Do'aho avesse scoperto sul serio la verità lo avrebbe detestato ancora di più e la cosa stranamente lo faceva sentire molto triste. Non voleva essere odiato da Sakuragi più di quanto già non facesse. Ma il rossino lo odiava poi così tanto? Ultimamente visto il suo comportamento cominciava ad avere qualche dubbio, forse....no, non voleva farsi illusioni. Tant'è che poi Sendo gli aveva promesso di raccontargli come si erano svolti i fatti 5 anni fa e questo avrebbe dato il colpo di grazia al rapporto che poteva nascere fra loro. Ma quale rapporto? Loro erano solo rivali e basta. Era impensabile che potessero diventare amici. Eppure....

Aprì il frigo per trovare qualcosa da mettere sotto i denti. C'era ben poco, qualche biscotto e un po’ di latte. Li tirò fuori e si sedette al tavolo dove cominciò a ingurgitarli. Era stato molto difficile per lui quel giorno evitare tutti gli approcci di Sakuragi mantenendo la sua impassibilità. Ormai le loro risse erano diventate delle piacevoli abitudini a cui non avrebbe mai pensato di dover rinunciare. Toccarlo, essere toccato era così eccitante. Arrossì capendo dove era andata a parare la sua riflessione. Quegli ultimi giorni dovevano essere stati proprio duri per lui se si era ridotto a vaneggiare in quel modo. Doveva riuscire a recuperare il suo self-control.

Si tolse la giacca che indossava rimanendo in maniche corte, era terribilmente caldo. Lavò le poche vettovaglie che aveva usato per mangiare e mentre lo faceva il suo sguardo si posò sulla cicatrice. Il pensiero istintivamente volò al piccolo incidente avuto durante il lavoro. Circa due ore prima mentre sostituiva i piatti di un tavolo, il braccio in prossimità della cicatrice aveva cominciato a fargli un male cane a tal punto che si era ritrovato in ginocchio sopraffatto dal dolore e aveva finito con il rompere qualche bicchiere. Fortunatamente nel giro di pochi minuti tutto era tornato alla normalità e l'amico di Anzai non gli aveva fatto pesare la cosa dopo che gli aveva spiegato il motivo però a seguito di quel fatto aveva cominciato a provare una gran brutta sensazione. Come se si stesse preparando una disgrazia. Si passò una mano tra i capelli, era proprio ridicolo cominciava pure a farsi influenzare da cose senza senso. Ovviamente il dolore non poteva che essere dovuto ad un affaticamento.

Se fosse stato portato al riso adesso sarebbe stato il caso di farsi una risata sarcastica. Doveva riuscire a smaltire lo stress dovuto al giorno dell'anniversario, doveva riuscire a dimenticare l'angoscia che provava al solo pensiero che Hanamichi un giorno avrebbe potuto sapere la verità, doveva reprimere la forza che lo spingeva a comportarsi con il rossino in maniera irrazionale e logica (come quando era andato a trovarlo in ospedale), doveva pure seppellire il ricordo del cadavere ritrovato ieri in mare, quel cadavere così identico a Seyla che però si rifiutava di riconoscere come lei. Perché se sul serio fosse stata lei allora avrebbe dovuto rimettere in gioco la sua stessa esistenza, gli ultimi cinque anni della sua vita. E non voleva, nè ci riusciva. Doveva ricominciare ad annebbiare le sue percezioni e aveva due modi eccezionali per farlo, sfinirsi giocando a basket e dormire sempre anche quando il suo fisico non ne aveva bisogno. La prima in quel momento non era possibile ma la seconda sì per cui si diresse in salotto deciso ad andare in camera da letto.

La luce ad intermittenza però della segreteria telefonica lo distolse un attimo dai suoi propositi. Chi poteva telefonargli? Non aveva amici. Forse erano i suoi genitori. Schiacciò il tasto del Reverse e cominciò ad ascoltare i messaggi. La voce impersonale della segreteria disse "Sono registrati n. 1 messaggi Ore 19,37 (ovvero un'ora e mezza prima). Dopo di che Rukawa sentì la voce di Akagi molto agitata e pesta, quasi bagnata dalle lacrime dire "Scusa Rukawa se ti telefono a casa ma è successo una cosa terribile. Ayako e Ryota sono stati aggrediti mentre tornavano a casa. Ryota è in fin di vita in sala operatoria mentre Ayako è completamente sotto shock. Non si sa chi sia stato visto che i soccorsi sono stati avvertiti quando già la faccenda era conclusa. Ayako è incolume a parte qualche botta alla schiena però è completamente scombussolata e sconvolta, continua a dire che è stata un bambina bionda, cosa assurda visto l'entità delle ferite e a ripetere la stessa frase senza senso. Visto che dice di riferirla a Kaede ho pensato che potessi essere tu e allora te la riporto. Ayako continua a ripetere Di’ a Kaede che il dolore non sarà mai abbastanza e che la vendetta non potrà mai placarsi. Se sai qualcosa di questa storia ti prego fatti sentire. Ryota potrebbe anche non farcela" e singhiozzò. Poi ci fu solo il solito TU-TU del telefono.

Il volpino era sbigottito. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Era impossibile, non poteva crederci. Doveva essere solo un gran brutto sogno. Quella frase lui da bambino la usava molto spesso, era un rituale che aveva letto in un libro quando ancora amava l’ultra terreno e credeva nei fantasmi e negli spiriti. Era un inno cantato dagli Shura quando tornavano nel mondo dei vivi per portare a compimento la loro vendetta. Si sentì male, colpito dall’importanza di quella notizia. Ayako aveva parlato di una bambina bionda, possibile che fosse stata Seyla. Ma perché aveva colpito due sue compagni di squadra invece che lui direttamente? Era confuso. Forse era solo una coincidenza, forse era solo un incubo, forse era vero, forse si stava soltanto facendo suggestionare.

Istintivamente prese il telefono e compose un numero che non faceva più da cinque anni.

La voce assonnata dall’altra parte del filo rispose "Pronto. Chi è?"

"Akira, sono io Kaede" disse il moretto titubante.

"Qual buon vento" disse ironico l’altro improvvisamente sveglio, si era infatti appisolato sul divano e lo squillo del telefono lo aveva destato. Poi senza permettere a Rukawa di spiegarsi partì in quinta continuando a dire "A cosa devo l’onore di una tua telefonata dopo tanto tempo? Se vuoi sapere se ho riconosciuto il corpo di Seyla sappi che non l’ho fatto. I poliziotti si sono persi il suo cadavere, la celletta dove doveva trovarsi era vuota"

Kaede cadde a terra in ginocchio, quella era l’ultima prova che gli mancava per rendere sicura la sua stupefacente intuizione. Allora era tutto vero.

Passarono i secondi e Akira non sentendo più parlare l’altro ragazzo cominciò a chiamarlo "Kaede, mi hai sentito? Kaede, ci sei ancora? Hai qualche problema? Ti prego rispondi. Mi sto cominciando a preoccupare"

Sollecitato da quelle frasi finalmente Rukawa si decise ad aprire bocca. Con voce atona e priva di vita disse "Era lei. Era il suo corpo. E’ tornata. E’ tornata per me" dopo di che riattaccò.

 

FINE 5° CAPITOLO – L’INIZIO DEL TERRORE

 

Hana, Kaede, Hiroaki, Akira: Si vede, si vede.

Ise: Cosa si vede?

Hana: Che hai ricominciato a seguire il wrestiling sul satellite.

Ise: Perché?

Akira: Molte delle mosse usate dalla bionda sono tecniche del wrestiling.

Ise :Voi dite?

Hiro: Si. Diciamo. Hai fatto un plagio.

Ise: Non volevo sono stata solo influenzata dagli eventi.

Kaede: E a proposito alla fine hai deciso?

Ise: Cosa?

Hana: Per chi tiferai a Wrestling mania?

Ise: Oddio perché me lo avete ricordato. Ho il cuore diviso a metà!!!!!!!!! Buhhhhh

Kaede: Insomma vogliamo saperlo. Chi preferisci il tuo amore decennale ovvero il ragazzo sexi Sean Micheal

Ise: Che figo!!!!!!!!! E’ immenso!!!!!!!!!! Praticamente ho visto nascere la sua carriera e ora è annoverato tra i grandi.

Hana: Oppure per Chris Jerico l’uomo che si è auto dichiarato il mito vivente, la leggende vivente.

Ise: Ma quanto bello è!!!!!!!!!!!! Anche se fa parte dei cattivi lo adoro!!!!!!!!!!!! Troppo forte.

Hana e Kaede: Devi deciderti, non puoi sbavare per entrambi, sono nemici e rivali.

Ise: E perché? Mi piacciono entrambi.

Hana e Kaede: Insomma capisco la tua passione ma non ti sembra che questi due assomigliano a qualcuno?

Ise: Voi dite? In effetti…e se scrivessi una fic sui due.

Hana e Kaede: Credo che ti denuncerebbero. Sono persone viventi.

Ise: Però potrei cambiare loro i nomi e scrivere una fic sulla lotta libera, voi che ne dite?

Hana e Kaede: E’ meglio se lasci stare e ti occupi di tutte le fic che hai in testa.

Ise sconsolata: Mi sa che è meglio. Però voglio andare a Milano a conoscerli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

L’ANGOLO DI ISE

Quello che avete letto è stato il mio primo pestaggio. Spero di non aver scritto fesserie.

Un bacione. Ise

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