SERIE: SLAM DUNK NOTE: Continuate a commentare mi raccomando.
Il sorriso di pietra, la maschera di porcellana Parte III di Ise
CAPITOLO 3 – IL RITROVAMENTO DEL CORPO
Koshino correva a perdifiato per raggiungere la palestra. Era in ritardo ma sperava di non essere l’ultimo ad arrivare. Taoka infatti ultimamente aveva preso a punire i ritardatari e si accaniva soprattutto con l’ultimo che metteva piede in campo. Era un tentativo di far rigare dritto Sendo anche se all’inizio non aveva dato molti risultati. Akira infatti continuava a rispettare i suoi orari fregandosene degli esercizi extra che l’allenatore gli affibbiava quando arrivava oltre i limiti. In fin dei conti in una situazione normale i suoi cinque minuti non sarebbero stati niente, Akira di solito aveva l’abitudine di arrivare circa mezz’ora dopo ma da quando la palestra era chiusa per una disinfestazione il furbone per non essere costretto da Taoka a portare da solo tutti i palloni e le attrezzature sul campetto vicino alla spiaggia come punizione aveva preso ad arrivare in tempo a tal punto che il coach aveva minacciato di fare sempre lì gli allenamenti anche quando la palestra fosse ritornata agibile. Hiroaki guardò l’orologio e sbuffò. Maledizione gli mancava solo di essere punito dal coach dopo quello che aveva sopportato il pomeriggio del giorno prima e quella mattina. Ieri dopo essersi separato da Sendo era tornato a casa e dopo una cena veloce era andato a dormire. Per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quel bouquet gettato in mare, a cosa poteva essere successo ma non era giunto a nessuna conclusione. Era arrabbiato con se stesso per essersi fatto scoprire e soprattutto per aver perso l’occasione di chiedere direttamente ad Akira delle spiegazioni. Era bastato il semplice contatto del palmo della mano di Sendo sulla sua fronte per fargli perdere tutto il suo sangue freddo e renderlo inerme ed incapace di usare appieno le sue capacità mentali. Lo aveva seguito in quel bar ed era rimasto imbambolato ad ascoltarlo parlare del più e del meno, senza trovare il coraggio di chiedergli cosa voleva sapere. Chissà cosa gli era preso. Non era da lui comportarsi in quel modo, non almeno in presenza di Akira, il suo migliore amico. E non sapersi spiegare certi propri comportamenti era una cosa che l’irritava parecchio. Aveva finito con il passare la notte in bianco e durante le lezioni era stato così perso nei suoi pensieri e stanco da non ricordarsi dell’interrogazione di chimica che doveva sostenere quella mattina fino a quando il professore non lo aveva chiamato. L’infarinatura generale la sapeva, però gli mancavano tutte le nozioni tecniche e quindi aveva finito con il prendere un sette e per uno abituato fin dalle scuole elementari ad avere come voto più basso il nove era stata una disgrazia. Quel voto poteva rovinargli la media e i suoi genitori lo avrebbero ammazzato. Così alla fine delle lezioni era andato dal professore di chimica e con una faccia tosta che non sapeva di possedere inventandosi una storia penosa (gli era morto il suo fidato cane e il colpo era stato così grosso da non permettergli di ripassare) era riuscito a farsi togliere il voto e a farsi dare una nuova possibilità l’indomani. Solo che le trattative erano andate per le lunghe e aveva finito con il fare un po’ di ritardo agli allenamenti. Arrivò tutto trafilato fuori dalla porta della palestra, il luogo di ritrovo per andare al campetto, si fermò a prendere un po’ di fiato guardandosi attorno e sul suo volto si dipinse una smorfia di disgusto. Porca la miseria, era arrivato per ultimo. Akira gli si fece subito incontro sorridendo "Mi dispiace Hiro-kun, ma sta volta tocca a te pagare pegno" "Io non canterei tanto vittoria Sendo" intervenne Taoka "Se non mi sbaglio io devo ancora darti la punizione per quello che è successo ieri con Rukawa e nella mia infinita clemenza ho deciso che mi limiterò a farti portare oggi i palloni e le attrezzature fino al campetto sia all’andata che al ritorno" "Ma coah…" provò a dire il ragazzo dai capelli a punta, ma venne gelato dallo sguardo del suo allenatore "Niente ma, Sendo o preferisci un altro tipo di punizione ad esempio togliere le erbacce dal campetto che circonda l’istituto" Il campetto in questione era enorme e se sul serio avesse dovuto passarlo tutto ci avrebbe messo una settimana, per cui Akira optò per la prima punizione e con il suo sorriso più intrigante quello che non si riusciva mai a capire se prendere seriamente o meno si portò una mano dietro la testa e esclamò "E va bene coach, ma non si lamenti se agli allenamenti giocherò peggio del solito" e poi si allontanò velocemente senza aspettare la reazione dell’altro che non tardò ad arrivare. "Sendo, non osare prenditi gioco di me, non saranno di sicuro pochi km. con dei pesi a stancarti" urlò Taoka esasperato dal comportamento indecifrabile del suo asso. Era disarmante, riusciva in qualche modo a fregarlo sempre. Koshino aspettò che l’allenatore finisse di urlare e sbraitare in direzione di Akira per attirare inutilmente la sua attenzione per inchinarsi leggermente di fronte a lui e dire "Le chiedo scusa coach per il ritardo e la ringrazio per non avermi punito" "Devi ringraziare Sendo e il suo comportamento sconsiderato di ieri non me. E poi perché tu arrivi in ritardo devono esserci dei grossi motivi per cui quelle rare volete è quasi un peccato punirti" "Bhe vede…" cominciò a spiegare Hiroaki ma …"Non serve che tu mi dica niente. In qualche modo c’entrerà Sendo" "Ma che dice?" chiese Koshino sorpreso, in un certo senso era vero che il suo ritardo era dovuto a Sendo. La giustizia divina non si era sbagliata poi più di tanto nel punire lui al suo posto, pensò Hiro soddisfatto. Se ieri non si fosse comportato in quel modo issando la sua curiosità, se non lo avesse costretto a seguirlo per indagare, se non avesse visto quel rito con i fiori, se non l'avesse turbato con quel piccolo gesto sulla fronte non si sarebbe dimenticato dell'interrogazione e ora non sarebbe arrivato in ritardo, ma Taoka come faceva a saperlo? "Nel bene o nel male in questa squadra Sendo c’entra sempre" sospirò rassegnato Taoka prima di urlare "Ragazzi andiamo che sennò facciamo tardi" Giunsero al campetto senza grossi intoppi anche se ogni pochi metri Sendo si fermava e teatralmente faceva finta di essere stanco esasperando fino all’eccesso Taoka. Nonostante le minacce poi Akira giocò meravigliosamente, sembrava essere tornato se stesso dopo l’ombra che era stato per tutta l’amichevole con lo Shohoku, constatò felicemente Hiroaki. Alla fine degli allenamenti l’allenatore congedò i suoi ragazzi e avvicinandosi a Koshino mentre l’asso del Ryonan riassettava il campo e raccoglieva i palloni disse "Senti Koshino si è fatto tardi e fra una mezz’ora dovrei essere dal dentista, dato che sei un ragazzo responsabile e per farti perdonare definitivamente il lieve ritardo di oggi, vorrei chiederti un piccolo piacere. Dovresti controllare che Sendo porti effettivamente i palloni a scuola e che chiuda la porta del ripostiglio" "Ma certo coach è un vero piacere per me" rispose Hiro felice di avere una scusa per passare un po’ di tempo con Akira, era una buona occasione per chiedergli di ieri pomeriggio, non si sarebbe più fatto bloccare da quella stupida sensazione che gli ostruiva la bocca dello stomaco quando Sendo lo toccava. "Ma come non si fida di me?" chiese con finta innocenza Sendo che non voleva perdere l’occasione di stuzzicare il suo coach. "Ma certo che mi fido di te Sendo, ma tu sai che la responsabilità circa le attrezzature della scuola è mia per cui è meglio essere sicuri che tutto si svolga per il meglio. Quattro occhi sono meglio di due" dichiarò Taoka per non sembrare offensivo nei confronti del suo asso. "Mi sembra ovvio" esclamò Akira "Soprattutto se due di questi occhi non sono i miei ma di un ragazzo responsabile" "Ma cosa dici? Metti in dubbio il fatto che io ti consideri il miglior elemento della mia squadra?" s’inalberò Taoka. "Certo che no, non sia mai. So benissimo che in certe occasioni mi affiderebbe anche la sua vita. Ma ha ragione le attrezzature sono più importanti bisogna averne tutti i riguardi. Andiamo Hiro-kun" e detto questo Akira raccolse la sacca con i palloni e il cesto delle attrezzature e s’incamminò lungo la stradina che costeggiava il mare seguito da Koshino che tentava disperatamente di non ridacchiare a causa del doppio senso contenuto nelle parole del suo amico. "Bravo vedo che hai capito" dichiarò Taoka all’indirizzo del giovane che si stava allontanando, poi però capì l’allusione dietro quella frase e si ritrovò a ringhiare al vento "Come osi Sendo?" Koshino dopo aver raggiunto una certa distanza di sicurezza non resistette più e cominciò a ridere di gusto per la figura fatta dal proprio coach, Sendo invece si limitò a fermarsi appoggiando i pesi che portava a terra per permettere all’altro di sfogarsi e intanto lo guardava sorridendo. Era la seconda volta che Akira vedeva Hiroaki ridere senza freni ed entrambe le volte ne era stata la causa scatenante e la cosa lo rendeva incredibilmente orgoglioso. Quando le risate di Hiro si affievolirono e il ragazzo s’asciugò le lacrime che si erano formate intorno ai suoi occhi i due ricominciarono ad andare verso la scuola. Camminarono appaiati per un bel po’ in silenzio. Sendo fissava il mare con una luce triste e nostalgica negli occhi mentre Koshino guardava il suo compagno tentando di trovare il coraggio di chiedere quello che gli premeva di sapere. Ad un tratto dopo un profondo respiro Hiro chiamò "Akira?" "Sì" rispose il ragazzo dai capelli a punta volgendo il suo sguardo accompagnato da un caldo sorriso verso il suo amico. Koshino nuovamente sentì venire meno la sua decisione. Aprì la bocca per parlare ma la richiuse immediatamente, abbassò lo sguardo per guardare la strada e capitolando disse "Ti serve una mano?" "Sei molto gentile Hiro ma non serve. E' la mia punizione per quello che ho fatto ieri ed è giusto che la porti a termine senza aiuti" disse con decisione l'altro, poi riportò il suo sguardo in direzione della spiaggia e del mare. Hiro nell'udire quelle parole ritrovò la forza di sollevare gli occhi e di aprire bocca "Akira circa ieri, cos…." "Ma quello non è Sakuragi" lo interruppe Sendo indicando un ragazzo dai capelli rossi seduto scompostamente sulla spiaggia vicino ad un locale caratteristico di quella zona "Che ci fa qui?" Koshino fissò il punto indicato da Sendo e non poté che constatare che effettivamente quel tizio non era altri che la testa più calda dello Shohoku "Boh, non lo so" rispose meccanicamente stizzito da quell'intrusione giusto quando finalmente aveva trovato l'occasione per chiedere una cosa di estrema importanza. "Visto che ci siamo andiamo a salutarlo" disse Akira e si diresse verso Hanamichi seguito da un Koshino per nulla felice di quella decisione. "Ciao Sakuragi" salutò Sendo quando fu abbastanza vicino "Come mai da queste parti?" Il rossino fissò in cagnesco il ragazzo sorridente che lo salutava, era da ieri pomeriggio da quando aveva fallito l'inseguimento di Rukawa che aveva i nervi tesi e vedere così presto l'altra persona responsabile della sua curiosità insoddisfatta così allegra e felice lo rendeva pericolosamente irritabile. Fu per questo che gli rispose rabbiosamente "Non sono affari tuoi" Sendo però non si lasciò intimorire "Come siamo neri oggi Sakuragi! Ti è successo qualcosa di brutto?" Quelle domande erano decisamente troppo, se gli era successo qualcosa di brutto gli chiedeva? Certo che sì, moriva dalla voglia di sapere in che rapporti erano Sendo e Rukawa, moriva dalla curiosità di sapere chi era Seyla, come era morta e cosa c’entrasse con loro due. Inoltre ieri a causa di questo aveva passato la notte in bianco, aveva finito con il dormire in classe e così il professore lo aveva punito, agli allenamenti era stato un zombie ed Akagi si era divertito a mitragliargli la testa con i suoi gorilla punch e per finire l'opera era stato costretto da Anzai a.... Proprio in quel momento la porta del locale si aprì, una mano pallida tirò la tenda rivelando un ragazzo vestito da cameriere dai capelli neri che gli ricadevano sugli occhi blu che portava fuori la spazzatura. "Rukawa?" gridarono all'unisono Koshino e Sendo molto sorpresi mentra Hanamichi stringeva i pugni pensando a quello che era successo poche ore prima allo Shohoku.
Flash back
Anzai aveva passato tutto il tempo degli allenamenti a sorseggiare il suo tè seduto su una sedia. Era stato molto attento al comportamento dei suoi ragazzi e alla fine aveva deciso di richiamarli per una piccola riunione. Dopo tutto non aveva ancora punito Kaede per il comportamento del giorno prima. Quando tutti i giocatori lo attorniarono il coach diede subito dei ragguagli circa il prossimo torneo. Dopo di che con la sua solita voce benevola richiamò Rukawa. Il moretto gli si fece vicino guardandolo con il solito sguardo freddo dal quale non trapelava niente e rimase in attesa della punizione che sapeva presto sarebbe stata decisa. L'allenatore cominciò dicendo "Oh Oh Oh mi dispiace doverti punire Rukawa ma è giusto che tu impari a controllare il tuoi scatti di rabbia anche quando sei attaccato. Va bene la legittima difesa ma non è giusto che questa si trasformi in una rissa. Allora non posso di sicuro punirti dandoti più esercizi da fare, credo che finiresti con considerarli un premio, non posso lasciarti fuori dalle prossime partite perché ci servi per cui ho deciso di unire l'utile al dilettevole e dare una mano ad un amico con la tua punizione. Per una settimana a partire da sta sera invece degli esercizi extra che di solito fai, farai il cameriere in un locale sulla spiaggia gestito da un mio conoscente. Gli serve qualcuno che tenga pulito per alcune ore dato che il suo inserviente fisso è a casa con l'influenza" Ci fu un brusio generale divertito mentre Kaede fissava il suo coach con un sopracciglio alzato in segno di perplessità. Hanamichi nonostante per tutto l'allenamento fosse stato poco attento per via del sonno arretrato e perché si era concentrato esclusivamente a sondare il volpino per vedere se lasciava trapelare qualcosa circa ieri non riuscì a trattenersi dal dire "Ben ti sta, volpe malefica" "Idiota" sibilò il volpino di risposta d’istinto e così come d’abitudine incuranti del coach si ritrovarono nel giro di pochi secondi impegnati nell’ennesima rissa tra loro due. Akagi intervenne su Hanamichi mollandogli il solito pugno dall’alto, Ayako invece usò il suo ventaglio per colpire Rukawa. Quando il volpino e il rossino furono di nuovo "tranquilli" nonostante le occhiatacce che si lanciavano Anzai intervenne dicendo "Vedo Rukawa che sei molto volenteroso e desideri che la settimana di lavoro si trasformi in due settimane" "Veramente…" provò a dire il volpino ma non riuscì a continuare perché Sakuragi aveva cominciato a ridere di gusto delle sue disgrazie. Si voltò verso il compagno e lo incenerì con il peggiore dei suoi sguardi. Hanamichi ricambiò lo sguardo e i due rimasero per diversi secondi a fissarsi. Sakuragi sfidava Rukawa a colpirlo sapendo che non poteva se non voleva veder triplicata la punizione e beandosi di questo, mentre Kaede esasperato progettava crudeli vendette future. Fu Anzai ad interrompere quello strano gioco di sguardi "Oh Oh Oh bene, bene Hanamichi vedo che anche tu desideri renderti utile. E chi sono io per oppormi a questa decisione" "Che diavolo dice nonnino?" chiese il rossino rivolgendo tutta la sua attenzione al coach. "Oh Oh Oh. Dal tuo comportamento ho dedotto che desiderassi metterti al mio servizio ed in effetti ho giusto, giusto un compito eccezionale per te in cui potrai sfoggiare tutte le tue incredibili doti" spiegò Anzai. "Ma certo" disse il rossino avvicinandosi all’allenatore e percuotendolo sotto il mento "Io sono un genio, dove le servono le mie incredibili doti? Quale squadra dobbiamo affrontare fra un po’? Vuole additarmi come esempio davanti a qualcuno? Cosa devo fare per lei?" "Niente di così eclatante, devi solo sorvegliare Rukawa al lavoro e controllare che faccia effettivamente quello che gli viene detto, o pensi che sia troppo difficile?" esclamò con calma l’allenatore. Hanamichi rimase gelato sul posto "Che cavolo sta dicendo, non ho nessuna intenzione di controllare quel frigo umano?" urlò quando ritrovò la parola anche se in verità non era così. L’allenatore infatti gli stava offrendo su un piatto d’argento la possibilità di passare più tempo con il volpino e quindi di scoprire più cose sulla faccenda che lo faceva pensare da ieri pomeriggio. "Capisco, è troppo difficile per te dovevo immaginarlo. Mitsui …" disse allora il coach ma come aveva immaginato venne interrotto da una furia dai capelli rossi "E no, niente è troppo difficile per il genio per cui accetto". "Oh oh oh" ridacchiò soddisfatto l’allenatore dello Shohoku. Prese poi un foglio di carta e vi scrisse l’indirizzo del locale. Giuntovi Kaede si presentò al gestore che subito lo mise a sgobbare mentre Hanamichi si stravaccò sulla sabbia a guardare, maledicendosi di non avere la faccia tosta da domandare al suo compagno il motivo del litigio con Sendo. Si rendeva conto che se non fosse stato Rukawa chiedere informazioni sarebbe stato molto più facile ma con quello che tutti consideravano il suo nemico mortale ogni cosa diventava più difficile. I suoi sentimenti ormai non più ostili ma che tutti pensavano ancora tali, le sue parole sempre e solo offensive quando invece avrebbe voluto solo comunicarci, le sue manifestazioni d’offesa che avrebbe voluto fossero di rispetto e considerazione. Proprio mentre era perso in questi pensieri vide avvicinarsi Sendo e provò l’impulso di picchiarlo perché indipendentemente da come si erano comportati il giorno prima, dell’odio che avevano dimostrato di provare l’uno per l’altro gli era ormai chiaro che Sendo e Rukawa si conoscessero meglio di quanto facessero trapelare e la cosa anche se non capiva il motivo non gli andava giù.
Fine flash back
Kaede si voltò in direzione delle grida, scorti i nuovi venuti fece un veloce gesto con il capo in segno di saluto e senza ulteriori convenevoli ritornò al suo lavoro. Si fermò vicino ai cassonetti dei rifiuti e cominciò a svuotare il sacco pieno di resti del ristorante. Fu Koshino, visto che Sendo sembrava incapace di parlare, a chiedere ad Hanamichi "Ma Rukawa fa il cameriere?" "E' la punizione di Anzai" fu la laconica risposta del rossino. "Ottima idea stare un po’ a contatto con la gente potrebbe migliorare il carattere da orso che si ritrova" asserì Koshino. "Senti chi parla, il re della socialità" si ritrovò a rispondere molto seccato Hanamichi. Nessuno poteva permettersi di criticare Rukawa se non lui, e quello stupido doveva capirlo. "E da quando siete così intimi che prendi le sue difese?" attaccò Hiro punto sul vivo. "Non siamo intimi" si difese Hanamichi arrossendo. Per lui l'intimità infatti era una cosa che dividevano insieme solo due innamorati. "E allora perché sei qui?" si divertì ad infierire Hiro. "Me l'ha ordinato Anzai, devo controllare che Rukawa righi dritto" si protesse Hanamichi. "E perché proprio tu?" continuò a chiedere Hiro. "E' un incarico che solo il genio poteva fare" e Hanamichi rise sguaiatamente come un folle. "Come no? Cos'hai combinato? Ha punito anche te?" indagò Koshino contento di poter stuzzicare il rossino. Doveva ancora vendicarsi del volo che gli aveva fatto fare alla loro prima amichevole. "Cosa vuoi fare, una brutta fine?" ringhiò Sakuragi "Tutti sanno che il genio non viene mai punito, è troppo eccelso" Koshino stava di nuovo per rispondergli di conseguenza quando con la coda dell'occhio vide Sendo fino a quel momento fermo dietro di lui muoversi per andare verso Rukawa che ancora si occupava dei rifiuti. Subito sia Hanamichi che Hiroaki si zittirono e rimasero in attesa di quello che sarebbe accaduto. Akira si fermò giusto dietro al volpino e con voce neutrale dalla quale però traspariva una nota di dolcezza e sguardo incredibilmente serio disse "Volevo solo scusarmi di nuovo per quello che è successo ieri, non dovevo comportarmi così e dirti tutte quelle cose" Kaede si girò di scatto sorpreso di sentire la voce di Sendo così vicino a lui e così facendo fece cadere tutte le immondizie a terra. Sul suo viso si dipinse un impercettibile smorfia di disgusto al pensiero di tutto il lavoro che avrebbe dovuto fare per rimettere a posto. Si inginocchiò fingendo di essersi dimenticato le parole che Sendo gli aveva appena sussurrato e cominciò a sistemare quel macello. Akira sorrise e inginocchiandosi a sua volta cominciò ad aiutarlo senza una parola. La cosa non sembrò gradita al volpino visto che tentò di impedirglielo bloccandogli le mani. Akira allora guardò dritto negli occhi Rukawa e gli chiese a bruciapelo "Mi odi ancora così tanto?" Fu allora che Kaede si decise a parlare per la prima volta "Perché tu non fai lo stesso? I colpi che mi hai dato ieri cos'erano, un nuovo tipo di sport? Non credi più alle accuse che mi hai lanciato?" "Ieri pensavo di crederci ancora quando ti ho attaccato ma ora non lo so più. Forse l'odiarti è diventata solo un'abitudine oppure un modo molto facile di nascondere che anche io avevo delle responsabilità in quello che è accaduto. Non lo so più, è passato così tanto tempo" disse dolcemente Sendo con un sorriso triste. "Bastardo, tu vuoi solo dimostrarti superiore a me anche nel perdono ma non te lo permetterò" urlò Kaede gettandolo a terra e sollevando il braccio per colpirlo. Ma non ci riuscì Hanamichi che non si era perso un solo attimo di quella discussione rimanendo turbato e non piacevolmente da quella strana atmosfera di dolcezza, tristezza e rabbia repressa che si era creata aveva capito immediatamente che il volpino stava reagendo in malo modo e con un tempismo incredibile era accorso e prendendolo per la vita lo aveva sollevato spingendolo lontano da Sendo. "Vuoi calmarti, vuoi che dica ad Anzai che hai litigato un'altra volta con il porcospino, vuoi che ti faccia lavorare qui per un intero anno o peggio vuoi essere buttato fuori dalla squadra?" intanto gli diceva. "Tu non sai niente, lasciami andare Do'aho" ringhiava intanto Kaede dimenandosi per tentare inutilmente di liberarsi. Aveva completamente perso il senno, del ragazzo glaciale che era di solito era rimasto ben poco, sembrava solo un ragazzino disperato bisognoso di sfogarsi. Hanamichi lo mise a terra ma invece di lasciarlo andare lo girò di forza verso di se e gli mollò un ceffone. Quella sberla sembrò sortire l'effetto desiderato perché sul volto di Rukawa si dipinse la sua solita maschera bianca, fredda ed impersonale come la porcellana. Il rossino allora si arrischiò di liberarlo e visto che non si muoveva sempre guardandolo negli occhi si decise a chiedere "Come stai Sendo?" "Sto bene grazie" rispose Akira che era stato aiutato ad alzarsi da Hiroaki accorso in suo aiuto e che ancora lo stringeva per un braccio. Dopo di che scostò la mano di Koshino dal suo braccio e si avvicinò a Rukawa e Sakuragi. Sfoderò un sorriso neutrale che sembrava falso e arido come la pietra quanto perfetto era e disse "Senti Sakuragi-kun non è necessario che nessuno sappia quello che è successo, non lo dirai a mister Anzai vero? Non voglio che Kaede venga espulso. Dopo tutto anche sta volta è colpa mia, non avrei mai dovuto parlargli" Le labbra di Kaede ebbero un leggero tremito mentre Hanamichi rispondeva "Non lo farò" Intanto anche Koshino si era avvicinato agli altre tre ed esasperato con il suo solito tono austero, sfrontato e burbero disse "Va bene nessuno saprà quello che è successo, ma se non è troppo disturbo mi potreste spiegare quello che è successo in verità. Io non ci ho capito niente. Sembrate parlare di cose che capite solo voi e il vostro comportamento mi preoccupa non poco" Sendo guardò il suo amico e con un sorriso sincero gli disse "Ti prego Hiro non mi chiedere niente. Non mi va di parlarne almeno non ora. Giuro che lo farò quando sarò pronto per affrontare tutta la vicenda" "E io? Voglio capirne anch'io qualcosa" allora intervenne il rossino. "Ti prometto che ne parlerò anche con te, Sakuragi, oppure potrebbe farlo Kaede" disse Sendo ma uno sguardo gelido di Rukawa gli fece cambiare idea "No non credo che Kaede te ne parlerebbe. Giuro che ve ne parlerò un giorno di questi, fatemi solo ordinare le idee. Ok?" Sia Hanamichi che Hiroaki asserirono con il capo. Fu allora che una macchina della polizia si fermò a pochi metri da loro. I poliziotti uscirono dal veicolo molto velocemente e si diressero dove alcuni pescatori stavano tirando a riva le loro reti come facevano ogni giorno alla sera. Però stranamente un piccolo gruppo di curiosi circondava quel particolare tipo di pesca che Sendo un giorno avrebbe voluto sperimentare. Delle fievoli grida di disgusto e di sorpresa uscivano dalle labbra di quelle persone mentre guardavano un piccolo fardello racchiuso nella rete. Incuriositi Rukawa, Sendo, Sakuragi e Koshino decisero di seguire i poliziotti. Quando gli agenti furono abbastanza vicini la folla aprì un varco svelando l'oggetto di tanta curiosità. Era il corpo perfettamente conservato di una ragazzina di 12 anni dai lunghi capelli biondi che le reti avevano riportato alla luce dalle profondità marine. In quei capelli biondi Sendo e Rukawa lessero il loro passato, nelle sottili labbra ricordarono i momenti felici della loro infanzia, negli occhi azzurri vitrei privi di vita rivissero il dolore della perdita e l'angoscia di non aver potuto fare niente, nell'incarnato pallido che un tempo era rosato rividero gli ultimi cinque anni della loro vuota vita. Sulle labbra di entrambi i ragazzi si affacciò nello stesso istante lo stesso nome "Seyla".
FINE 3° CAPITOLO – IL RITROVAMENTO DEL CORPO
Kaede, Hiro, Akira, Hana: Cosa stai facendo Ise? Ise: Sto piegando i foglietti con i nomi dei membri del Ryonan e dello Shohoku Kaede: E perché? Ise: Perché dalla prossima volta dovrei cominciare Akira: Cominciare cosa? Ise: A distruggere. Hana: A distruggere cosa? Ise: La mia reputazione da brava ragazza Hiro: Perché ce l’hai mai avuta? Ise: Hiro come osi? Sai che ti dico il tuo nome in quei foglietti non c’era ma adesso ne inserisco venti così ho più possibilità di pescarlo. Hiro: Fa come vuoi, intanto sono un tipo fortunato e vedrai che non mi peschi di sicuro Ise mescola e tira fuori il primo bigliettino, lo apre e…. Kaede: Allora chi è? Ise: Purtroppo non è Hiro ma è M……. Akira: Chi? Ise: Non lo dico Hana: Perché? Ise: Potrebbe tentare di scappare.
L’ANGOLO DI ISE Non so come questo capitolo mi sia venuto fuori, può darsi infatti che risenta ancora del brutto periodo che ho passato. Comunque spero che vi piaccia lo stesso. Un’ultima cosa all’inizio mi sono divertita un mondo a beffeggiare Taoka. Voi come lo considerate come allenatore? Ciao. Alla prossima. Ise Qualsiasi commento è da inviare al seguente indirizzo denise-alessandro@libero.it
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