SERIE: SLAM DUNK
PARTE: 2/?
PAIRING: Secondo voi quali sono?
RATING: Ditemelo voi
GENERE: Thriller/horror
DECLAMERS: Hana, Ru, Sendo e Koshino non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, purtroppo sono degli aventi diritto.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: Dedico questo capitolo a quelli che hanno commentato il primo: Dany, Ka, Kla, Mizuki, Himeko, Enlil, Leyla, Elena, Natsume, Lily, Eliana, Koibito8, Lory e….spero di essermi ricordata tutti, se così non fosse ditemelo pure in modo che vi dedico il prossimo capitolo

NOTE: Continuate a commentare mi raccomando.

 


Il sorriso di pietra, la maschera di porcellana

Parte II

di  Ise

CAPITOLO 2 – I DUE "SEGUGI"

 

Dopo essere uscito dal palazzetto Sendo girò a sinistra introducendosi in una via molto affollata che portava al centro, poi però svoltò subito a destra in un piccolo vicolo. Proseguì per quella strada per un bel po’ fino a quando quel vicolo si congiunse con una via molto larga e costellata da negozi che conduceva al mare.

Koshino lo seguiva rimanendo sul marciapiede opposto ad una distanza di sicurezza. Si era subito accorto che l’asso del Ryonan non stava andando a casa visto che aveva preso una direzione opposta e capì di aver fatto bene ad accodarsi a lui. Se voleva scoprire qualcosa sul suo strano comportamento e sulla cicatrice non aveva altra scelta. I suo occhi erano fissi sulla strana pettinatura del suo compagno di squadra e camminando con disinvoltura tentava di passare il più inosservato possibile. Sperava in cuor suo che Akira non si girasse verso di lui, sarebbe stato imbarazzante farsi beccare mentre lo tallonava dopo avergli detto di rispettare il suo silenzio.

Quando il ragazzo più alto si fermò davanti ad un negozio di fiori con esposizione all’esterno e cominciò a parlare amichevolmente con una commessa, Hiro volse lo sguardo verso la vetrina di un negozio di abbigliamento e finse di guardare quello che conteneva. In verità attraverso il riflesso del vetro non perdeva una mossa del suo migliore amico. Dai suoi gesti infatti capì che Akira doveva conoscere bene quella commessa, una signora sulla quarantina molto bassa e ben in carne dai capelli ondulati neri e dal portamento gioviale.

Sendo doveva averle ordinato qualcosa perché la donna in questione, mentre parlava, con le mani molto velocemente raccoglieva dei fiori creando dal nulla una bella composizione molto colorata e vivace di fiori di campo. Addirittura al momento del pagamento respinse i soldi che l’alto ragazzo le dava e lo abbracciò forte come a consolarlo. Akira imbarazzato ricambiò l’abbraccio e prima di proseguire per la sua strada la salutò sfoderando il suo miglior sorriso.

Anche Koshino riprese la sua marcia e intanto pensava per chi potevano essere quei fiori. Il pensiero che potessero essere per una ragazza e che, quindi, il litigio tra Akira e Rukawa fosse derivato da questo lo attraversò subito ma tentò di accantonarlo con altrettanta velocità. Prima di tutto visto la loro confidenza gli sembrava strano che Sendo non gli avesse rivelato di avere una donna. Non ci sarebbe stato niente da nascondere tra amici. Non aveva senso e poi... negli spogliatoi Sendo gli aveva detto che quel giorno era un po’ assente perché era l’anniversario di un ricordo tragico. Cosa c’era di tragico nell’avere una ragazza? Nulla, certo poteva andare a trovare la sua tipa per farsi consolare ma….no non poteva credere che non glielo avesse detto. Disperatamente anche se non riusciva a capire il motivo di tale accanimento continuava ad allontanare da se il pensiero di Sendo con una ragazza, non voleva neanche considerare l’idea eppure ….. i fiori per chi potevano essere?

Nel frattempo Sendo aveva raggiunto la piattaforma asfaltata dove di solito pescava, l’attraversò fino in fondo e s’infilò in una strada sferrata per poi lasciarla subito dopo cominciando a salire con gran naturalezza su una collinetta vergine ostruita da rovi.

Koshino deglutì a vuoto. La cosa si faceva più complicata del previsto, sarebbe stato molto difficile continuare a seguirlo senza farsi notare ma non si tirò comunque indietro e cominciò a sua volta a salire tentando di evitare il più possibile le spine dei rovi.

Akira continuava a salire con agilità, era come se non avesse fatto nient’altro per tutta la sua vita, girava a destra e a sinistra con disinvoltura seguendo una strada che conosceva solo lui, evitava i rovi, i sassi e le piccole imperfezioni del terreno senza neanche guardare mentre Koshino dietro di lui arrancava tentando di non perderlo di vista.

Per fortuna di Hiro ad un tratto quella coltre di rovi si diradò e fece largo ad una piccola distesa aperta a ridosso direttamente del mare. Sendo salì ancora per un po’ fino a trovarsi su un piano. S’avvicinò ad un sasso sporgente che poteva sembrare un trampolino se quel posto non fosse stato estremamente pericoloso. Percorse quel macigno e dopo aver guardato a lungo e tristemente davanti a se gettò con un sospiro i fiori in mare.

Koshino si ritrovò a fissare intensamente il percorso di quei fiori, il loro cadere in acqua, il loro modo di rimanere a galla ondeggiando sui flutti, l’onda più grossa che si infranse su di loro sommergendoli, il loro tentativo di ritornare su e alla fine la loro totale scomparsa. Intanto pensieroso si domandava il motivo di un tale comportamento da parte di Sendo, quello che aveva fatto sembrava un rito propiziatore oppure funebre. Quell’ultimo pensiero gli fece scorrere un brivido d’angoscia in tutto il corpo mentre mille domande si accavallavano alla sua mente. Perché Sendo era andato fino quel posto? Perché aveva gettato i fiori? Cosa poteva essere successo?

Era così assorto in quelle riflessioni che non si accorse dell’ombra oscura che gli si era avvicinata fino a quando due occhi di un azzurro intenso non gli si puntarono contro scrutandolo sorpresi. "Akira" boccheggiò.

"Hiro, che ci fai qui?" chiese allora Sendo serio in volto.

"Passavo" disse Hiro abbassando lo sguardo e tentando di sembrare sicuro ben sapendo che era una scusa assurda dato che quel posto non era di sicuro trafficato.

Akira sorrise all’udire quella parola e chiese "Mi stavi seguendo?"

"Sì" confermò Koshino mantenendo lo sguardo rivolto verso terra.

"Eri preoccupato per me, vero?" continuò l’interrogatorio il ragazzo dai capelli a punta con un tono dolce di voce che però sfuggì al suo amico.

"Sì" riammise Hiroaki arrossendo fino alla radice dei capelli.

Sendo appoggiò il palmo della mano sulla fronte del suo compagno di squadra, fece una piccola pressione e sollevò il suo volto. Sfoderò il suo sorriso più dolce mentre diceva "Non dovevi seguirmi. Però visto che lo hai fatto perché eri preoccupato per me ti perdono. Comunque ora è tutto a posto. Sto benissimo. Vieni ti offro da bere" e lo afferrò per una mano trascinandolo a ritroso per quel sentiero angusto.

Koshino seguì docilmente il suo compagno di squadra, il semplice contatto della mano di Sendo sulla sua fronte aveva fatto impazzire il suo cuore senza una ragione apparente. Così ancora sgomento per quella strana nuova sensazione che lo assaliva alla vista di Sendo, sconvolto per essere stato scoperto durante l’inseguimento, sollevato perché Akira l’aveva presa bene e curioso di conoscere il significato dei fiori si ritrovò seduto in un bar a parlare del più e del meno con l’asso della sua squadra senza mai toccare l’argomento che però più lo premeva ovvero sapere cosa era accaduto di tanto triste in quella giornata, chi poteva essere morto in quel dirupo, ormai infatti non aveva più dubbi sul fatto che fosse stato un rito funebre il lancio dei fiori, come Sendo si era prodotto la cicatrice sulla coscia ed inoltre cosa c’entravano Rukawa e le accuse che si erano lanciate i due negli spogliatoi in tutto questo.

 

* * *

 

Kaede aveva costellato il palazzetto fino al retro ed aveva preso la strada che portava in periferia. Giunto davanti all’entrata della metropolitana, era sceso per le scale, aveva comprato un biglietto da 12 km. ed aveva preso posto in un vagone.

Hanamichi lo aveva seguito tallonandolo abbastanza da vicino fino alla metropolitana facendo finta di doverla prendere per andare a casa. Era dietro di lui durante la coda per il biglietto e quindi era riuscito a sentire il kilometraggio e aveva comprato il biglietto di conseguenza. Aveva aspettato che il volpino salisse sulla metropolitana e prendesse posto su un vagone prima di salire a sua volta da un’altra entrata e fermarsi sulla porta del vagone per controllare la situazione.

Si era messo addosso gli occhiali da sole "gentilmente" offerti da Noma pensando che non si era comportato molto bene con i suoi amici fuori dal palazzetto, praticamente si era gettato su loro buttandoli a terra tutti e quattro solo per fregare gli occhiali di Noma dal taschino e dopo se ne era andato alla velocità della luce prima che potessero riprendersi in direzione della volpe. Dopo tutto non poteva fare altrimenti se non voleva perdere di vista Rukawa. Si sarebbe scusato più tardi.

Era soddisfatto di sè, si era procurato gli occhiali da sole indispensabili secondo i film per non farsi riconoscere durante gli inseguimenti, era riuscito ad entrare nello stesso treno di Rukawa senza che questi se ne accorgesse ed era sicuro che sarebbe riuscito a portare a compimento anche il resto del gravoso compito che si prefiggeva ovvero scoprire il motivo dello strano comportamento del volpino. Dopo tutto era un genio.

Il motivo che lo spingeva a fare tutto questo era più semplice di quanto si poteva immaginare solo che nessuno lo avrebbe creduto vero. Voleva ricompensare il volpino per la gentilezza che gli aveva dimostrato durante l’infortunio alla schiena. Gentilezza forse era una parola troppo grossa per definire quello che aveva fatto Rukawa, era meglio definirla considerazione oppure solo partecipazione. Sapeva solo che era stato l’unico membro della sua squadra ad andarlo a trovare durante la degenza in ospedale, certo qualche malalingua potrebbe dire che l’aveva fatto solo per mostrargli la maglia della nazionale, per fargli vedere chi era il migliore ma per quello sarebbe bastato il primo giorno, non serviva di sicuro che andasse da lui anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora e così via per due settimane, non serviva di sicuro che si fermasse e si sedesse vicino a lui, non serviva di sicuro che tentasse di intavolare una conversazione anche se questa finiva sempre in risse e insulti vari. La cosa poteva sembrare ridicola ma era stato grazie a quei piccoli incontri che Hanamichi aveva trovato la forza e la grinta per recuperare in fretta l’infortunio, grazie a Rukawa anche se non l’avrebbe mai ammesso aveva ritrovato il coraggio di affrontare il dolore e la giusta determinazione per ricominciare a giocare il prima possibile. E così infatti era stato, adesso giocava come prima se non meglio, certo aveva ancora qualche dolorino ma presto sarebbero passati. Era riconoscente alla volpe e non lo accettava. Era per questo che adesso sperava di poterlo aiutare a risolvere i suoi problemi con il deficiente del porcospino in modo di pareggiare i conti e mettersi il cuore in pace.

Era così assorto nelle sue elucubrazioni che si avvide dei movimenti di Kaede solo quando questi stava già scendendo dal treno. In fretta e furia spintonando con forza la gente che saliva e lo pressava attirandosi contro molti epitaffi poco coloriti Hanamichi riuscì ad uscire dalla metro appena in tempo per vedere il volpino sparire ingoiato dalla gente che intasava l’uscita F.

Subito s’immise egli stesso nella folla e quando ritornò all’aperto scorse Kaede fermo ad un semaforo pedonale. Tirò un profondo respiro di sollievo, fortunatamente non lo aveva perso, poteva ancora seguirlo.

Gli si rimise alle calcagna seguendolo da una distanza di alcuni metri. Come un "perfetto" agente segreto da manuale a suo avviso camminava verticalmente a ridosso delle vetrine e dei muri, quando il volpino faceva il gesto di voltarsi si nascondeva dietro qualsiasi cosa trovasse, un cassonetto dei rifiuti, un lampione, un vicolo stretto. Si fermava per un po’ e dopo correva dietro ad un altro nascondiglio continuando così per diversi metri fino a quando non era sicuro di aver scampato il pericolo di essere scoperto. Allora ricominciava a camminare con circospezione verticalmente per poi ricominciare come prima in caso di strani comportamenti di Rukawa.

La gente che lo incontrava lo guardava sbigottita e tentava di evitarlo il più possibile considerandolo uno svitato od un delinquente, ma ad Hanamichi questo non importava, l’importante era non attirare l’attenzione di Rukawa. Ad un tratto girando a sinistra il rossino perse di vista per un attimo il suo obiettivo. Non era più da nessuna parte, si guardò intorno disperato, andò più avanti guardando nei vicoli e nelle strade adiacenti ma nulla. Tornò sui suoi passi deciso a guardare nei negozi e proprio in quel momento vide uscire Kaede da un fiorista con in mano un bouquet di vivaci fiori di campo. Fece appena in tempo a gettarsi per terra in un vicolo che il moretto gli passò a pochi centimetri.

Si rialzò in piedi tutto ammaccato e si arrischiò ad affacciarsi alla strada per controllare la situazione, Kaede sembrava non averlo notato. Meno male. Incominciò di nuovo a pedinarlo e intanto pensava a cosa potavano servigli quei fiori. Possibile che il freddo ed inespressivo Kaede Rukawa avesse una ragazza nascosta da qualche parte. Se stava andando a trovarla maledì il fatto di non avere una macchina fotografica con sè, scattare una foto dei due insieme e diffonderla avrebbe lenito la popolarità del moretto e lui non avrebbe che potuto trarne profitto. Bhe anche senza foto in qualche modo avrebbe fatto, dopo tutto era un genio. Ridacchiò fra se eppure doveva ammetterlo, la cosa gli dava fastidio. Il pensiero del volpino con una ragazza non gli piaceva per niente. Ovviamente il motivo non poteva che essere questo, non poteva soffrire che lo battesse anche in campo sentimentale, doveva essere lui il genio sublime a trovarsi prima una fidanzata.

Intanto Sakuragi notò che il volpino era stranamente sveglio ma così assorto dai suoi pensieri da non accorgersi di nulla di quello che lo circondava.

Dopo un’oretta di cammino Kaede finalmente raggiunse la sua meta, si fermò davanti al cancello del cimitero comunale e vi entrò. Con fare spedito senza degnare di uno sguardo le innumerevoli tombe del posto vagò per i stretti passaggi fino a quando non giunse di fronte ad una lapide bianca e molto semplice.

Hanamichi era confuso e preoccupato. Chi poteva essere morto? Vide il volpino inclinarsi di fronte alla tomba e darle un leggero bacio prima di posare sopra al ripiano i fiori. Lo vide inginocchiarsi e rimanere in quello stato ad occhi chiusi per dieci minuti. Dopo di che lo vide alzarsi ed andarsene.

Il rossino spinto da una forza inarrestabile si avvicinò a sua volta alla tomba per leggere di chi era. Quando lesse il nome e soprattutto le date di nascita e di morte si portò una mano alla bocca per nascondere un grido di frustrazione. Era la tomba di una bambina, se fosse stata ancora viva ora avrebbe avuto 17 anni ed era morta cinque anni fa a 12. Lesse più volte il nome per vedere se gli veniva in mente qualcosa legato a lei, ma niente: a lui Seyla O’connor, ovviamente di origine straniere visto il cognome, non diceva niente.

Mentre ancora tentava di capirci qualcosa si accorse di essersi completamente dimenticato della cosa più importante. Corse velocemente fuori dal cimitero ma ormai del volpino non c’era più traccia. Tentò di rimanere calmo pensando a quello che sapeva e aveva scoperto, allora aveva il litigio tra la volpe e il porcospino, il loro modo di accusarsi l’uno l’altro per qualcosa, due cicatrici molto simili e la tomba di una loro coetanea. Allora Seyla potava essere morta in un incidente di cui Rukawa e Sendo davano la colpa l’uno all’altro e le cicatrici potrebbero essere state un ricordo del fatto. Ma cosa poteva essere successo? Maledizione, imprecò fra se, proprio ora che stava arrivando alla soluzione doveva aver perso il volpino, chissà dove era andato. Era terribilmente curioso e non c’era nessuno che poteva lenire quell’ansia di sapere che lo attanagliava. Diede una craniata al muro di recinzione del cimitero mentre si dava dell’idiota per aver perso Kaede, stavolta era stato proprio un imbecille.

 

FINE 2° CAPITOLO – I DUE "SEGUGI"

 

Ise: Ok mi fermo qui

Kaede: Bhe oggi sei stata buona, hai quasi svelato tutto il mistero

Ise: Lo so ma in effetti non è il mistero in se il catalizzante di questa fic.

Hana: Ah si è cos’è?

Ise: Curiosi vero? Ma non ve lo dico, lo scoprirete solo leggendo.

Hiro: Su per farti perdonare quella Mitsen a me almeno potresti dirlo.

Ise: Hiro tesoro finalmente hai deciso di parlarmi, non lo facevi più da quando ho scritto quella ficcina.

Akira: Devi ringraziare me, ho trovato il modo di fargli capire quanto tengo a lui.

Ise: Credo di capire a cosa ti riferisci.

Hiro: Allora mi dici qualcosa sulla trama di questa fic?

Ise: Ovviamente no, ma non ti preoccupare nel quarto capitolo capirai.

Kaede, Hana, Hiro, Akira: Nel quarto capitolo? E nel terzo che succede?

Ise: Chi vivrà, vedrà.

 

 

L’ANGOLO DI ISE

Volevo chiedere scusa a Lily e Dany per avergli dato un titolo sbagliato per questo capitolo.

Il fatto è che in fase di stesura ho deciso di scrivere ogni piccola fase di questa fic come capitolo a se stante, per cui ho preferito nel secondo capitolo descrivere solo l’inseguimento. In questo modo ci saranno dei capitoli corti come questo e altri più lunghi ma la trama si dipanerà più lineare per me che scrivo.

Comunque quello che vi ho detto è il titolo del prossimo capitolo (almeno spero) ovvero Il ritrovamento del corpo.

Ciao. Alla prossima.

Ise

Qualsiasi commento è da inviare al seguente indirizzo denise-alessandro@libero.it


 

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