Il sole e l'assassino
di
Noesis2
Find me here and speak to me
I want to feel you, I need to hear you
You are the light that's leading me to the place
Where I find peace again
You are the strength that keeps me walking
You are the hope that keeps me trusting
You are the light to my soul
You are my purpose
You're everything and how can I stand here with you
(Everything, LifeHouse)
Sei il mio Sole.
In altro modo non riesco, non voglio definirti.
Banale forse, scontato.
Quanti innamorati hanno chiamato così l’oggetto delle loro brame, dei loro
desideri?
Ma loro non sono come me.
No, nessuno è come me.
Loro lo dicono con labbra atteggiate ad un dolce sorriso.
“Sei il mio sole... tu... sei il mio sole...”
Idioti.
Il Sole è una gigantesca palla di magma, bruciante..
Venere, che gli è vicina, è un pianeta invivibile, tremendo.
No, loro non capiscono il vero significato di questo appellativo.
Loro abitano sulla Terra, e del Sole godono soltanto raggi benefici.
Per me è diverso. Persino i raggi mi sono preclusi.
Sono nato in una notte di pioggia, dal ventre di una donna che mi ha
battezzato con il proprio sangue.
Mio padre mi ha preso tra le braccia, inerme fagotto urlante. Innocente.
Ancora per poco.
Non era un abbraccio paterno quello in cui mi ha avvolto. Non ci sono state
congratulazioni né festeggiamenti.
“Mi dispiace per tua moglie. Ma il marmocchio ha il tuo stesso sguardo,
Flaherty... ed è sano e forte.”
“ Mi basta avere un erede. Altro non mi importa. Uccidendo sua madre ha
soltanto anticipato i tempi...”
“ Beh... come hai deciso di chiamarlo?”
“ Kevin.”
“ Come te?”
“ Come me. Così il mio nome non cesserà mai di venir pronunciato.”
“ Per gli affari del clan questa è un’ottima cosa. Ne farai un tuo
successore, allora.”
“ Successore? No. Ma utile arma si.”
Kevin.
Così mi ha chiamato. Un nome banale, oggettivamente brutto, diresti tu.
Non vuol dire un accidenti. Non mi sta neanche bene addosso.
Non lo sento mio.
…come se avessi mai sentito qualcosa veramente mio..
Dorian.
Dorian è un nome bellissimo invece. Fa venire in mente qualcosa di dorato,
caldissimo.
Il Sole, appunto.
“ Che diavolo hai da guardare?”
“ Scusa...”
“ L’effetto della morfina è sparito? Devo chiamare l’infermiera?”
Come mi piace la tua voce. Davvero.
Anche se è tagliente, sprezzante. Anche se ogni parola che mi rivolgi sembra
un insulto.
Non mi importa. Davvero.
Dalle tue labbra per me esce soltanto miele..
Oh, si... dì pure che sono un pazzo. Ma non cambio idea.
La tua voce mi piace perché sento qualcosa di caldo al petto ogni volta.
Io non credo di avere avuto un cuore, sai, non mi hanno mai insegnato ad
usarlo..
...e quello che mi batte adesso non è neanche il mio.
Buffo. Davvero cinico è il Destino.
Il tuo ragazzo è morto per mano di un sicario mandato da chissà chi.
E questo sicario, che aveva precedentemente tentato di togliersi la vita,
adesso ha il suo cuore.
Chissà cosa hai provato quando te l’ho detto Dorian.
Quando ti ho detto che ero stato io ad ucciderlo..
...che dopo otto mesi di agonia, ero tornato, ti avevo avvicinato solo per
portare a termine l’incarico.
Il Dennis che avevi conosciuto (io, sotto mentite spoglie), con cui avevi
fatto l’amore, Dennis a cui avevi cominciato ad aprire il tuo cuore lacerato
dalla perdita dell’unica persona che amavi..
...era solo una messinscena. Ero io, io.
Kevin. L’arma. Kevin. L’assassino che ti ha portato via la felicità.
Kevin. Privo di espressione, di sentimenti. Senza anima.
Mi chiamavano così.
...a volte, lo sentivo, facevo persino paura a mio padre.
Credeva di aver creato un mostro. Probabilmente aveva ragione.
Un mostro dai mille volti, privo di anima che striscia nell’oscurità…
...che persino il Sole si rifiuta di toccare con i suoi caldi raggi.
(Da quando sono arrivato a New York ha sempre piovuto)
Nessuno mi ha mai interessato, nessuno mi ha mai toccato veramente... ero
soltanto un’arma.
Lo capisci questo, vero? Un’arma.
Le armi sono fatte di metallo, sono fredde... sono mezzi.
Non hanno bisogno di niente e non chiedono niente.
Ne ero convinto anche io. Uccidevo, non mi davo dei perché, delle direttive
morali.
Ero un arma. Ad un’arma non servono scrupoli morali.
Ma adesso è diverso, sai..
...forse tu non l’hai capito..
Ma è diverso.
Un cuore non mio batte dentro di me. Il sangue mi scorre nelle vene.
Ed io…
...io sono vivo.
Nessun miracolo, nessun burattino di legno portato all’umana carne.
Semplicemente il Sole mi ha bruciato l’anima.
E non parlo di una palla di fuoco a miliardi di chilometri di distanza.
Ma di te.
“Ti sei incantato moccioso? Ti ho fatto una domanda.”
“...no, non mi serve altra morfina...”
“ Bene.”
Chini lo sguardo sui fascicoli posati disordinatamente sul tavolo accanto al
mio letto.
L’ospedale ha un odore schifoso. È un posto schifoso.
Io devo stare qui perché sono ferito..
...ma tu?
Perché ti ostini a voler star..
No, non vuoi stare qui, lo so. Sono io a tenerti qui.
Ti ho supplicato di non lasciarmi.
Io, l’assassino di David, ti ho supplicato di non lasciarmi.
E tu mi hai accontentato.
Chi di noi due è il pazzo?
“ Stai continuando a fissarmi...”
“ Non so che fare... scusami.”
“ Dormi.”
“ Mi fanno male le ferite, non ci riesco. E poi non dormo mai molto.”
“ Smettila di fissarmi.”
Un ordine, sferzante. I tuoi occhi mi hanno guardato con rinnovato astio.
Occhi d’ossidiana (credo sia un minerale nerissimo..) cupi, freddi come una
notte.
Oh... non lo capisci proprio, vero?
Tremo di piacere soltanto quando sento la tua presenza vicina alla mia.
Se mi guardi…mi sento soltanto immensamente felice.
“ Sei così bello... non ci riesco.”
“ Smettila.”
“ Sei bellissimo...”
“ Lo capisci che non ti uccido solo perché mi sei utile per trovare gli
assassini di David? Lo capisci questo?”
“ Si... lo so. Sono felice. Io voglio che tu mi uccida.”
Sospiri pesantemente. Ti passi una mano trai capelli biondi.
(Dio... tutto è illuminato in te... dannazione...)
Non mi guardi una seconda volta. Non fai rimostranze.
Sono un povero pazzo ai tuoi occhi, con la chimica nel cervello
completamente sfasata.
Sono un pazzo.
Un pazzo killer innamorato della propria vittima.
La propria vittima, di cui si innamorato vedendola dal teleobbiettivo del
proprio fucile.
Un killer pazzo che si è frapposto tra la propria vittima ed i proiettili di
una pistola estranea per salvarle la vita.
Un povero pazzo killer che non capisce il valore della vita.
Ma quello di un Sole si.
Sei il mio Sole.
Mi stai bruciando. Soffro. Il mio corpo brucia dentro come una torcia
accesa.
Fa male. Davvero male.
Eppure è un piacere immenso, simile ad un orgasmo.
Mi chiedo se la falena prima di morire bruciata sia felice..
...io sono sicuro di si. Perché quell’attimo, quell’attimo prima della morte.
Fa sentire veramente vivo.
“ Dorian...”
“ Cosa vuoi adesso?”
“ Ho sete... potresti darmi un bicchier d’acqua?”
Innata eleganza nelle movenze. Dita affusolate e sottili che afferrano il
vetro della brocca.
Il rumore dell’acqua versata in un vile bicchiere di plastica.
Ma lui ti ha toccato..e quindi diventa automaticamente migliore di me,
superiore.
Mi porgi il bicchiere che ondeggia con il suo liquido contenuto sopra di me.
Lo fai di malagrazie, con le labbra sottili stirate in una smorfia di
fastidio.
Di disgusto.
Non mi importa.
L’amore si alimenta anche da solo. Poi diventa ossessione, lo so.
Ma non credo arriverò sino allo stadio successivo. Non verticalmente almeno.
Forse dentro una bara. Anzi, abbastanza probabile.
“..non riesco ad alzarmi...”
“ No.”
“ Ho sete, Dorian...”
Mi afferri e mi metti a sedere.
Ti sei avvicinato. Errore. La tua pietà ha sopraffatto la rabbia.
Il polso che afferro è così sottile, strano in un uomo.
Premo le mie labbra, labbra di Giuda, di mostro, di assassino sulle tue.
Un attimo, solo un attimo di pura beatitudine e di dolore assoluto ed
intenso.
La falena sta bruciando.
Una spinta violenta mi sbatte contro il materasso. Il bicchiere cade a
terra, versando il suo contenuto sul tappeto.
“ COSA DIAVOLO CREDEVI DI FARE?!”
“….”
“ La prossima volta ti ammazzerò, hai capito?”
“….”
“ MI HAI CAPITO?”
“…hai le labbra così morbide... mi ero dimenticato il loro sapore..”
Un ringhio di frustrazione ti sale nella gola. Mi volti le spalle e torni al
tuo tavolo.
La tua voce, monocorde e disumanizzata da qualsiasi sfumatura non tarda
molto a rompere il silenzio.
“ Se credi che abbrevierai le tue sofferenze stuzzicandomi ti sbagli di
grosso. Non appena finita questa storia ti spedirò in carcere... dove marcirai
per tutta la vita come la feccia che sei. Da solo. Come ti meriti.”
“..non mi uccidi?”
“ Ti farei un favore, suppongo, ed è una cosa che non tollererei.”
“...ma per il momento ti sono utile...”
Non rispondi. Dandomi le spalle non posso capire se stai riflettendo o hai
deciso di concludere la conversazione.
Il tuo bacio mi brucia ancora sulle labbra.
Tensione, magma bollente nelle viscere…
Un solo bacio. Questo soltanto un Sole può farlo.
“ Il Sole brucia e devasta quando si è troppo vicini. Venere è il pianeta
più vicino.. ed è orribile.”
“…che diavolo vuoi dire?”
“ Che ti amo, Dorian.”
Il tuo ultimo sguardo sembra di compatimento.
“Sei pazzo..”
Esci dalla stanza e so che non farai ritorno fino a domattina.
Io ti aspetterò, lo sai.
Ti sorriderò mentre tu non mi guarderai.
Ti parlerò d’amore mentre tu mi sputerai in faccia il tuo disprezzo.
Ti bacerò quando tu mi respingerai.
Io ti amerò e tu mi ucciderai.
( Ci sono tanti modi per uccidere un uomo..)
Tu sei il mio Sole.
Il Sole del killer.
“ Domattina... torni domattina?”
“...sì, torno domattina.”
*fine*
Post Scriptum: Ok, questa storia è incomprensibile e presumibilmente
delirante. Fa parte di una saga più grande, frutto di ore di chattate su msn
con Bryn. (Quindi questa storia è dedicata a lei)
Volevo vedere cosa ne veniva fuori... beh, ai posteri l'ardua sentenza!
(che pretenziosa...)
E' la storia d'amore e di odio, priva di inizio e di fine.
Solo una domandina...
Dei due, chi è veramente la vittima?
Il mio primo, patetico tentativo su Ysal di celebrare il Tempio Dello Slash.
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