I personaggi appartengono a zio Stevie-O King, se dipendesse da me l’intero universo apparterebbe a lui. Non volevo tornare su questi lidi ma sono tornata -.- per questo ringraziate, e ringrazio^^ chi ha apprezzato il filone Ka-shume. Sotto ho messo in ordine cronologico di fatti le fic, so di stare facendo un casino con i tempi ma la mia ispirazione è birichina^^. Questa è ambientata tra il ritorno da Mejis alla caduta di Gilead. E’ ovviamente una Cuthbert-Roland anche se non molto spinta, mi sono stufata di scrivere lemon, spoiler del quarto libro…


 


 

 

Il Sigul, l'inizio della fine

 

di Mia

 



Il ritorno da Mejis non fu un vero ritorno a casa, dopo il matricidio di Roland io e Alain fummo nominati in tutta fretta pistoleri per meriti sul campo, niente prova con Cort per noi. Steven Deschain formò un nuovo ka-tet di giovani pistoleri di cui Roland era il Dinh e ci spedì ai confini della Baronia prima ancora che la morte di Gabrielle si sapesse in giro. Nello stesso momento in cui fui nominato pistolero mi fu chiaro in mente il fatto che non avevo più un luogo dove poter ritornare, da poter chiamare casa. Gilead era sempre stata la mia casa ma non ero più sicuro che l’avrei mai più rivista, e visto che l’altra mia casa, ovvero il corpo di Roland, mi era preclusa mi sentii improvvisamente troppo piccolo per il mondo che mi aspettava al di fuori. Ma ovviamente non mi tirai indietro… Roland dopo essere caduto nella malia della sfera e aver scatenato la sua furia omicida non aveva più parlato ed ero pienamente d’accordo con il padre che non poteva rimanere a Gilead, sia per la sua incolumità che per il suo stato mentale ed io ovviamente lo avrei seguito ovunque anche in mezzo al deserto. Non mi importava per quello che sarebbe potuto accadere a me e non era importante neanche il fatto che Roland aveva smesso di parlarmi da quel giorno nella grotta a Mejis che lo costrinsi a fare una scelta tra me e il suo dovere, io lo avrei continuato a servire e ad amare comunque. Non eravamo come i nostri genitori che erano riusciti ad arrivare ad un compromesso, noi volevamo o tutto o niente e in quel caso niente era la parola che poteva definire il nostro rapporto. Mi dispiaceva solo di una cosa che non avevo avuto il tempo di salutare mio padre visto che non era al castello al mio ritorno. Mia madre la vidi, aye la vidi molto bene… a letto con un uomo che sarebbe potuto essere suo padre, non mi feci vedere da lei, chiusi la porta e mi rintanai nella mia stanza; solo un muro mi divideva da Roland ma non bastava a farmi da scudo dalle sue emozioni, sembrava che fossi in possesso del Tocco in quel momento. Resistetti anche troppo per la mia famosa poca pazienza, mi alzai dal mio letto e, come quando ero solo un ragazzino che non resisteva al richiamo del suo amante, andai da lui, senza bussare né avvisarlo come se anche quella stanza mi appartenesse come il suo corpo mi apparteneva già. Lo trovai in condizioni pietose come quando era riuscito a sottrarsi dalla malia della Sfera rosa, era sdraiato, mezzo nudo, accartocciato su se stesso con uno sguardo totalmente vacuo. Non mostrò alcun segno di avermi visto, non mi cacciò e non imprecò, rimase completamente immobile, sembrava una bellissima statua di cera, bella sì ma comunque senza alcuna anima. Forse la sua sanità mentale era già andata in mille pezzi e io non potevo più farci niente, ma provai comunque a riportarlo alla realtà se non da me. Mi spogliai rimanendo in boxer come lui e poi mi infilai sotto le lenzuola che lo coprivano a malapena. Era freddo come se fosse morto veramente ma la sua morte apparente poteva essere riscaldata, rischiai che mi puntasse di nuovo la pistola alla gola ma lo abbracciai comunque; mi misi dietro di lui e legai le braccia alla sua vita stringendomelo addosso il più possibile. Il suo corpo era diventato ancora più magro dall’ultima volta che avevo avuto la possibilità di toccarlo e la sua immobilità me lo fece sembrare morto veramente. Da quando eravamo tornati non aveva parlato neanche con suo padre, l’uccisione di Gabrielle l’avevamo dovuta spiegare io e Alain e da allora non aveva fatto che peggiorare, in quelle condizioni non sarebbe potuto andare da nessuna parte e questo non se lo poteva permettere, doveva partire se non voleva avere a che fare con il boia e la sua corda… Gli accarezzai l’addome e con la mia guancia mi strofinai sulla sua e finalmente sembrò tornare da me anche se i brividi che lo colsero erano talmente forti da sembrare una crisi epilettica. Lo coprì meglio ma non era il freddo che pativa così tornai ad abbracciarlo e a riscaldarlo con l’unico calore che gi serviva, il mio. Il tremore finalmente si placò ma stupendo anche me Roland scoppiò in un pianto isterico dove calci e pugni si fecero sentire in qualsiasi parte del mio corpo, ma non voleva scacciare me ma le immagini che la Sfera Rosa gli aveva fatto vedere, Susan che bruciava, Susan che bruciava cercando di proteggere il bambino che gli cresceva dentro, sua madre diventata improvvisamente la strega del Coos. Passò anche l’isteria ma non smise di piangere e di bisbigliare come una cantilena “non è giusto, non è giusto cazzo!”. Se fosse stato in sé gli avrei sicuramente chiesto se era giusto quello che era successo a noi… quello che aveva fatto a me… Ma non ero andato da lui per lamentarmi o litigare, avevo semplicemente sentito dentro di me il suo bisogno ed io non mi ero tirato indietro come mai avrei fatto. Finalmente si tranquillizzò addormentandosi ed io non ebbi la forza di andarmene rimasi con lui finché il sonno prese anche me. Non volevo approfittare di lui, ma solo poter riposare le mie membra stanche ancora una volta vicino a lui, difatti non feci altro che abbracciarlo ma mi maledii comunque di questa mia debolezza, non ero ancora in grado di poter fare a meno di lui nonostante non avesse scelto me quando lo avevo messo alle strette. Dimostrai tutta la mia debolezza anche quando mi svegliai e avendo la possibilità di andarmene prima del suo risveglio non lo feci ma rimasi a tenerlo tra le braccia come quando in passato facevamo l’amore e distrutti crollavamo in un sonno profondo. Non ero ancora pronto a dire addio a tutto questo ma Roland forse ci era già riuscito. Appena si svegliò si girò bruscamente verso di me e mi aggredì come se nel suo letto avesse trovato un estraneo e non me, mi consolai pensando che dopotutto aveva ritrovato l’uso della parola quindi si sentiva meglio… grazie a me.
- Che ci fai tu qui???-
- Dormivo… prima che mi svegliassi buttandomi quasi giù dal letto!- Non era vero la mia mano che probabilmente lo aveva svegliato accarezzandogli gli addominali ne era una prova ma non avrei mai ammesso che mi mancava anche se il mio stesso corpo tradiva la mia volontà.
- Che… che cosa mi hai fatto?-
- Come non ricordi?- Giocai un po’ con il suo terrore anche se questo mi spezzò il cuore, l’avevo addirittura ridotto ad avere paura di me? Da quando aveva smesso di desiderare il mio corpo come io desideravo il suo? O era proprio il suo desiderio a terrorizzarlo? Non ero più così bravo a capirlo solo guardandogli gli occhi forse perché come tutto di lui erano cambiati facendosi più imperscrutabili…
- Cosa?-
- Scemo…se ti avessi fatto qualcosa te lo ricorderesti, te lo posso assicurare e anche se così non fosse te lo ricorderebbe il tuo corpo…- Gli dissi scemo nello stesso modo in cui gli avrei detto ti amo e gli accarezzai il corpo con adorazione come quando mi permetteva di farlo mio, ma prima di infilarmi nelle sue mutande mi bloccò la mano. Sapevo già che mi avrebbe fermato ma era talmente tanto tempo che non avevo nessun tipo di contatto con lui da azzardare ogni mio gesto…
- Non sento niente…-
- Certo perché non abbiamo fatto niente… ma possiamo sempre rimediare…-
- Lasciami andare!- Già una volta gli avevo dimostrato la mia supremazia fisica e gliela feci sentire di nuovo schiacciandolo contro il materasso con il mio corpo. Nonostante la mia voglia non gli avrei fatto nulla, me l’ero ripromesso a Mejis, ma rimasi comunque sopra di lui nonostante continuasse a dibattersi sotto di me, si era scordato che facendo così non faceva altro che eccitarmi…
- Mi fa piacere sentire che hai di nuovo tutta questa energia… che dici potremmo sfruttarla nella nostra vecchia maniera…-
- Lasciami bastardo!-
- Senza le pistole non sei nessuno Roland… sei mio…- Lo baciai e quando fu costretto ad aprire la bocca per prendere aria la penetrai con la mia lingua, sapevo già che non mi avrebbe morso ma non mi spinsi a fare di più, dopo quello che avevo fatto a Mejis mi ero ripromesso che non lo avrei mai più fatto piangere ed ero sicuro che lo avrebbe fatto, non perché non voleva ma perché sarebbe andato contro il suo onore di pistolero, sarebbe stato un disonore andare contro una scelta fatta, il nostro tempo sembrava ormai finito per sempre. Il bacio invece sembrò essere senza fine specialmente quando cominciò a rispondermi anche lui, mi fu difficile staccarmi come se mi stessi amputando un braccio, ma mi costrinsi a farlo. Non lo guardai in volto ero sicuro di trovarlo come era ogni volta che era pronto per fare l’amore e se lo avessi visto in quello stato non ci sarebbe stato nulla che mi avrebbe fermato. Invece mi levai da sopra il suo corpo e uscii dal letto dandogli sempre di spalle, ma sentivo che mi guardava aspettando il momento che mi girassi per tentarmi ora che chi tentava era diventato lui. Sapevo che mi voleva, che il suo desiderio non si era mai spento ma che lo aveva sempre soppresso, ma questo non mi bastava, non volevo essere sempre io quello che glielo tirava fuori con la forza, e Roland purtroppo era disposto ad avere con me solo questo tipo di rapporto, forse per poter dare la colpa di tutto solo a me quando invece non c’erano colpe da imputare ma solo amore da dover sfogare. Prima di raggiungere la porta e quindi andarmene Roland mi chiamò, continuai a dargli le spalle ma la mia attenzione era tutta per lui, appoggiai la fronte al legno e attesi che la sua lingua gettasse ancora veleno su di me, non ricordavo neanche il momento in cui gli avevo permesso di iniziare a trattarmi in quel modo. In effetti non ricordavo neanche il momento in cui il nostro rapporto si era sfaldato, se non la notte in cui era stato con quella puttana, il giorno in cui era diventato pistolero, ma il modo e il perché mi continuavano a sfuggire ogni qualvolta che tentavo di pensarci. Stavolta mi andò stranamente bene, forse si sentiva ancora abbastanza male da non riconoscere con chi stava parlando, le ultime due volte che ci eravamo parlati era finito con lui che mi aveva puntato la pistola alla gola e con l’altra in cui io l’avevo quasi violentato…
- Cuthbert…-
- Hmm?-
- Grazie…-
- Non ho fatto niente…-
- Non è vero, ma questo non cambierà nulla tra noi…-
- Lo so, mi basta sapere che stai meglio, mi troverai sempre al tuo fianco anche quando non mi vorrai-.
- Aye su questo ci conto sempre…-
- Sbrigati a scendere dobbiamo partire oggi stesso-.
- Cuth, non voglio che si sappia in giro quello che è successo stanotte…-
- Per quanto mi riguarda stanotte non è successo niente-. Queste furono le ultime parole che gli rivolsi per mesi, nonostante io fossi il suo vice riuscimmo a non parlarci e a tenerci a distanza di sicurezza per tutto il periodo che rimanemmo fuori da Gilead. Ovviamente non smisi mai di preoccuparmi per lui ma lo feci sempre senza farmi notare ma in modo che lui mi sentisse comunque vicino. Fu difficile stare lontano da casa per tutto quel tempo; spesso mi chiesi che cosa mi costringeva a rimanere al suo fianco, cosa, nonostante la mia voglia di casa, mi faceva tenere gli occhi incollati su di lui. Mi mancava Gilead, mio padre, ma questo non bastava a farmi rinunciare a lui, avevo quasi paura che se solo mi fossi girato dall’altra parte lui sarebbe sparito per sempre, così rimanevo con lo sguardo incollato al suo nonostante continuasse ad ignorarmi come se non esistessi. Tra me e lui c’era come intermediario Alain e a volte arrivavo addirittura ad odiarlo perché la sua presenza mi impediva di interloquire direttamente con Roland. Furono mesi di battaglie continue perché continue erano le rivolte o gli assalti che il nemico faceva ai confini che erano sempre più deboli, se i nostri padri avevano pensato di averci messo al sicuro mandandoci via da Gilead si sbagliavano di grosso. Ogni notte l’avrei voluta passare stretto al fianco di Roland ma da quando l’avevo costretto a fare sesso con me a Mejis non avevo più avuto il coraggio neanche di guardarlo in faccia figurarsi toccarlo e tanto meno lui mi aveva più parlato… non ero molto bravo a gestire i rapporti platonici tanto meno se si trattava di Roland. Ebbi parecchie avventure, talmente tante che, se presiedevamo un villaggio, il mio giaciglio non era mai vuoto; Feci tutto con molta discrezione in modo che Roland non si accorgesse di nulla anche se poi di cosa mi dovevo preoccupare? Avevo paura di ferirlo? Pensavo davvero che potesse essere geloso? E poi perché mi mostravo così sensibile nei suoi confronti quando lui mi aveva mostrato platealmente il suo rapporto con Susan? Non so rispondere ma io mi sentivo ancora completamente suo e quindi ogni volta che stavo con qualcuno mi sentivo come se lo stessi tradendo… Lui invece non cedette mai ad alcun piacere, la sua aria solitaria divenne una realtà e tutti cercavano di evitarlo finché potevano… ma Gan era ancora bello da togliere il fiato, ogni persona che gli si avvicinava mi faceva tremare per la paura che fosse quella giusta, quella che avrebbe accettato nel suo letto… ma il suo letto rimase vuoto, Roland ancora non era riuscito a colmare il vuoto che aveva lasciato Susan e fui fiero di lui nel sapere che non aveva intenzione di colmarlo con il primo che capitava. Quando ci pensavo mi veniva in mente l’ultima mattina a Gilead in cui mi feci trovare nel suo letto… quel giorno aveva accettato che fossi io a colmare quel vuoto ma io rifiutai, il posto del rimpiazzo non lo avrei mai accettato ma mi dava comunque una certa importanza se nessuno per lui era degno di quel ruolo se non io. Dalle informazioni che avevo da Alain Roland se ne stava sempre solo nella sua stanza o nel suo giaciglio a lucidare le sue pistole e a fumare tabacco, vizio che se fosse stato ancora il mio amante non avrebbe di certo avuto, non avrei mai permesso a quello schifo di confondersi con il suo meraviglioso odore… godevo di questo mentre godevo nel corpo di un altro o di un’altra e Gan quanto mi facevo schifo! Non per questo smisi di fare sesso, se lo avessi fatto gli sarei saltato addosso, davanti a tutti, davanti al mondo intero; non avevo mai smesso di amarlo e né l’intensità era diminuita; mi sentivo ancora il dodicenne che era finalmente riuscito a far capitolare il suo amante, ovvero un animale perennemente arrapato per lui. Mi sembrava come se non ci fosse stato mai un momento nella mia vita senza di lui e forse era stato davvero così, ogni volta che guardavo il passato era il suo viso che vedevo, nel bene e nel male.
Come a Mejis ci tenevamo in contatto con Gilead grazie ai piccioni. Il padre di Roland ci teneva costantemente informati sulle mosse del Buono, non per batterci con lui, al contrario, per stargli il più lontano possibile e forse fu questa la nostra rovina o la nostra salvezza dipende da quale prospettiva la si guarda. Il giorno dell’attacco a Gilead arrivarono, credo, tutti i piccioni messaggeri del Regno, forse il Re aveva paura che il nemico li potesse abbattere e sperava che almeno uno riuscisse a raggiungerci… beh fummo invasi dai piccioni… forse al nemico non interessava abbattere l’unico mezzo di comunicazione che Gilead possedeva. Un nemico stupido è ancora più pericoloso di un nemico intelligente… e purtroppo lo accertammo molto presto. I piccioni ci invasero di notte ma solo chi era di guardia li vide arrivare e capì subito che qualcosa di importante era accaduto. Fu prima svegliato Roland poi via via gli altri, io in un secondo ero al suo fianco e ascoltai insieme a lui la terribile notizia che Gilead era sotto assedio. Non c’era tempo di parlare, in sintonia ci movemmo tutti per essere pronti a partire il più in fretta possibile. Avevamo i nostri cari a Gilead ma prima ancora era la nostra patria, tutti avevano il proprio motivo per essere abbastanza preoccupati da volersi sbrigare a partire. Seguimmo il sentiero di morte che i nemici si erano lasciati dietro di sé ma non capimmo la gravità del problema fino a quando non incontrammo delle abitazioni. Già dall’Entroterra tutto era stato dato alle fiamme e le case dei contadini distrutte, entrammo in alcune di esse ma vedendo sempre lo stesso scenario alla fine tirammo dritto verso Gilead. I bastardi non avevano risparmiato né le donne che probabilmente erano state stuprate prima di essere state uccise, né i bambini, che sperai almeno fossero stati uccisi nel modo più indolore possibile senza fargli altro. Di notte Gilead in fiamme sarebbe stato anche un bello spettacolo da vedere ma di giorno sembrò per quello che era: la fine di una maestosa civiltà. Rimanemmo sulla collina a vedere una simile strage finché Roland, il primo a riprendersi, cominciò a scendere a trotto sulla città. Vedemmo pochi sopravvissuti e quei pochi maledire la propria vita per dover assistere alla morte dei propri cari. Quasi non fecero caso al nostro passaggio rinchiusi com’erano nel loro dolore e cominciai a diventare uno di loro mano a mano che ci avvicinavamo sempre di più al castello. Quando vedemmo Cort riverso al suolo in una pozza di sangue trafitto da chissà quante pallottole e frecce ci rendemmo conto che Gilead era arrivata alla sua fine definitiva, l’era dei pistoleri si era conclusa con la sua morte. Vanny giaceva su di lui come probabilmente faceva quando erano in intimità nel loro letto e la scena era talmente struggente che non riuscii più a guardarli. Non potevo credere che un legame forte come il loro fosse stato spezzato, non potevo credere che ci fosse qualcosa in grado di farlo. Roland scese dal cavallo e io mi costrinsi a fare altrettanto, avevo fatto la promessa di stare sempre al suo fianco e anche se contro il mio volere la mantenei. Per noi due Cort e Vanny erano stati dei secondi genitori quindi era giusto onorarli come tali… ma in cuore mio la preoccupazione era tutta per mio padre, dov’era? E Steven Deschain? Perché non ci erano venuti in contro? Mi sembrava poco probabile che stessero festeggiando insieme la caduta di Gilead e di sicuro non avrebbero trovato niente da festeggiare neanche per la loro sopravvivenza davanti a un tale bagno di sangue che era diventato il Regno. Dove diavolo erano? Pregai Gan di non trovarli nella situazione di Cort e Vanny, non poteva accadere… l’ultima volta che ero stato a Gilead non c’era stato neanche il tempo di salutare mio padre e ora non ero pronto per salutarlo per sempre. Spostammo Vanny per liberare il corpo di Cort ma appena lo facemmo il nostro Maestro di Arti Teoriche gemette appena…
- E’ ancora vivo!- Erano mesi che non vedevo lo sguardo di Roland illuminarsi e anche se rifiutava di parlarmi l’empatia che c’era tra noi non era ancora sparita, non solo non era sparita ma non era neanche mai diminuita. Ci caricammo in due il peso di Vanny e montai con lui sul mio cavallo, notai solo in quel momento che le sue guance erano bagnate dalle lacrime, doveva aver visto Cort sacrificarsi per lui fino a quando il suo uomo era crollato a terra senza più forze, l’unica cosa che non mi tornava è perché il nemico lo avesse lasciato in vita, Vanny era bellissimo e non riuscivo a spiegarmi come mai non lo avessero usato come loro puttana da usare a turno fino a quando avesse vita in corpo… eppure era del tutto intatto. Cort avrebbe detto che la sua principessa era solo caduto in un sonno profondo in attesa che il brutto orco cattivo lo andasse a svegliare e si approfittasse di lui, purtroppo non c’era più nessun brutto orco cattivo in giro… Mi venne da piangere per loro, dopo mio padre e il padre di Roland, Cort e Vanny erano l’essenza stessa del vero amore, erano stati l’ispirazione per l’amore ancora giovane che c’era tra me e Roland, e ora tutto era stato distrutto ed avevo la sensazione che questo era solo l’inizio. Avrei trovato mio padre riverso al suolo con il suo amante tra le braccia proprio come Cort e Vanny e se avessi visto una scena del genere non credo che sarei riuscito a mantenere la mia freddezza, mio padre era stato la persona per me da raggiungere in tutto, nelle abilità, nell’intelligenza, nella vita ma soprattutto nel modo di amare il proprio amante, in assoluto nell’eternità. Come lui amava il reggente di Gilead io amavo Roland, soffrivo della sua stessa malattia e in lui vedevo il mio stesso ka. Era il mio specchio e questo me lo aveva sempre rimproverato… Purtroppo Gan non mi ascoltò e poco più in là fui costretto a guardare con i miei occhi la tragedia della morte di mio padre e del suo Re. Da come erano lontane le sue pistole capii che mio padre aveva smesso di sparare per raggiungere il suo amante morente; sperai con tutto me stesso che gli fosse stato concesso il tempo di guardarlo negli occhi e giurargli amore eterno per l’ultima volta. Roland dietro di me si inchinò dinnanzi a loro e così fecero tutti i nostri compagni… io non ce la feci, rimasi con il viso schiacciato sulla schiena di mio padre e piansi non solo per lui ma per tutto quello che lui e Steven Deschain significavano: mi sembrava come se uccidendo loro avessero ucciso anche la speranza che mi portavo dentro di un mondo migliore, dove era possibile che un pistolero amasse il suo Re e che potesse essere corrisposto senza che niente e nessuno li potesse fermare, così erano loro e così volevo diventare io con Roland al mio fianco. Piansi in silenzio in modo che nessuno potesse sentirmi e vedermi ma sapevo che almeno una persona era nel mio stesso stato anche se era solo più brava di me a nasconderlo e poi ora Roland era diventato automaticamente Re e Dinh dell’intera Gilead rimasta e doveva comportarsi come tale. Io che ero il suo braccio destro non dovevo essere da meno, buttai via le mie pistole e presi quelle di mio padre e mi rialzai, con la loro morte anche la mia vita era del tutto cambiata, non proteggevo più solo il ragazzo che amavo, ma il mio Re e il mio Dinh… anche se dentro di me Roland rimaneva comunque solo il mio amante, colui che il ka e non la mia posizione mi aveva detto di proteggere. Avrei onorato il volto di mio padre con le sue stesse pistole e lo giurai sul suo corpo inerme. Come con Cort nessuno ebbe il coraggio di spostarli così li lasciammo nel loro abbraccio eterno, uno dei modi migliori in cui avrebbero potuto morire.
- Dobbiamo tenere conciliabolo…- La voce amara di Roland mi riportò alla realtà, mi asciugai le lacrime per non mostrarle agli altri ed annuii, sapevo cosa aveva in mente ed ero d’accordo con lui, li avrei uccisi tutti quelle teste di cazzo, dal primo all’ultimo, non per aver stroncato una vita ma per aver spezzato un legame che sarebbe dovuto durare per l’eternità, e lo avrei fatto con le pistole di mio padre come Roland lo avrebbe con quelle di suo padre. Tornai al mio cavallo e mi accorsi che Vanny avevo ripreso i sensi e davanti a quella scena straziante che vedeva come protagonisti i suoi migliori amici non risparmiò le lacrime, ma tutto fu fatto con estremo silenzio come a non voler disturbare l’ultimo abbraccio che mio padre e il Re si stavano concedendo. Mi bastò uno sguardo con Roland per intendermi con lui e facemmo una breve perlustrazione del castello. Davanti a noi si presentò uno scenario terribile, parte della costruzione era andata distrutta e i morti non si contavano più, tra essi c’era anche mia madre, ma dopo la sofferenza di vedere il corpo inerme di mio padre vedere lei non mi toccò più di tanto, Roland a modo suo mi stette comunque vicino sfiorandomi appena mentre coprivo il suo corpo mezzo nudo forse violentato dal nemico ma forse solo gentilmente concesso da lei… Dei pistoleri del castello ne erano sopravvissuti solo due e quei due non avevano né un graffio né uno schizzo di sangue addosso, ci voleva poco a capire che non avevano partecipato alla battaglia ma che si erano nascosti vilmente. Quando Roland gli passò vicino ero quasi sicuro che li avrebbe massacrati invece non li degnò di uno sguardo svilendoli di tutta la stima che avevano potuto avere da Steven Deschain, sembrò quasi che la sua indifferenza gli stesse togliendo il titolo di pistolero. Io invece non riuscii ad essere così superiore, per ”errore” diedi una gomitata allo stomaco al primo e un pestone sul piede al secondo. Ci riunimmo nella sala delle riunioni e appena ci entrai quasi crollai, vedere il posto preferito di mio padre e del Re in cui usavano incontrarsi mi fece quasi scoppiare a piangere, molte volte mi era capitato di spiarli e alcune di quelle volte ero riuscito addirittura a sentire l’odore che sprigionavano i loro corpi mentre facevano l’amore. Mi domandai come faceva Roland a mantenere la sua freddezza quando lui aveva persino assistito ai loro incontri d’amore quando era più piccolo, infatti esplose in un moto di rabbia appena uno dei due vecchi pistoleri osò mettersi seduto al posto di mio padre, ovvero quello più vicino al Re. Mi sono sempre chiesto se avrebbe avuto la stessa reazione se mi ci fossi messo io e mi piace pensare che al contrario ne sarebbe stato contento…
- Levati da quel posto vecchio! Appartiene a Sunny!-
- Ma… è morto…-
- Nessuno deve osare mettersi lì, ficcatelo in testa se vuoi vivere abbastanza da finire miseramente la tua vita naturale-.
- Calmati Roland…- Intervenne Alain io non avrei fatto altro che peggiorare la situazione non ero in grado di sostenere nessuno semmai avevo bisogno io di essere sostenuto.
- Sono calmo ma non voglio che sporchino niente di ciò che è appartenuto a “loro”!-
- Nessuno si permetterà di toccare niente ma ora calmiamoci, dobbiamo studiare un piano, pensare a cosa fare e come agire…-
- Non avrò pace finché non avrò vendicato la morte di mio padre e di tutti gli altri… li seguirò ovunque, non importa fin dove sarò costretto ad arrivare, li troverò e poi li ucciderò-.
- Roland non puoi andartene! Gilead ha bisogno del suo Re o quanto meno di un erede!- Iniziò la discussione tra Roland e Leland, un anziano pistolero che si vantava di avere una amicizia stretta con Steven Deschain quando in realtà non era altro che uno dei suoi tanti subordinati. Sicuramente faceva parte della vecchia generazione forse addirittura più vecchia del nonno di Roland, quindi aveva delle sue idee che stridevano parecchio con quelle del nuovo “Re”…
- Gilead non esiste più e io non ho e non avrò mai alcun erede…- I suoi occhi si spensero come se la vista li avesse abbandonati del tutto ma io e Alain sapevamo benissimo che erano tornati all’immagine di Susan Delgado sul rogo con la mano premuta sul ventre. Dopo un’immagine del genere non era difficile capire perché Roland non volesse avere eredi, lui uno già ce l’aveva avuto e quello sarebbe stato l’unico. Gli anziani però non sapevano nulla di ciò che era successo a Mejis quindi continuarono ad insistere.
- Ma Gilead può essere ricostruita e tu sei giovane e hai tutto il tempo per fornire un erede!-
- Non ho detto che non posso avere eredi ma che non darò mai un erede…-
- Ma è tuo dovere!-
- Nei confronti di chi?-
- Di Gilead!-
- Ficcatelo nella mente vecchio, Gilead è distrutta, è morta. Quel che ne rimane è solo fuoco, fiamme e un mucchio di macerie che sono quasi quanto il numero dei cadaveri…-
- Porta rispetto Roland! Ryan è comunque un pistolero più anziano di te!-
- Io il rispetto lo porto alla gente che ha dato la vita per proteggere il proprio Regno, voi dove eravate quando mio padre, Sunny, Cort e tutti gli altri si sono sacrificati per il loro popolo?-
- …-
- Nascosti, ovviamente… quindi non venirmi a parlare di rispetto. Onorerò Gilead e i suoi caduti ammazzando Marten o Walter o come diavolo si fa chiamare adesso e con lui tutti i suoi seguaci, non ne rimarrà vivo nemmeno uno finché avrò vita io-.
- Vuoi metterti tu da solo contro un intero esercito?-
- Anche io ho il mio esercito e un solo mio uomo ne vale trenta dei loro…-
- Se lascerai cadere Gilead loro avranno vinto-.
- Ti sbagli, penseranno di aver vinto e che lo pensino pure ma giuro sulla discendenza dell’Eld che troverò il modo di riportare l’ordine nel mondo, ma prima mi prenderò cura di Marten…-
- E chi penserà ai sopravvissuti?-
- Vanny-.
- …- Il nominato non diede segni di vita, in realtà da quando lo avevo soccorso non aveva ancora detto niente e il suo sguardo era rimasto per tutto il tempo vacuo, mi chiesi se il suo spirito alloggiava ancora nel suo corpo o se invece se ne fosse andato insieme a quello del suo amante. Tutti noi in passato avevamo avuto una piccola cotta per lui ma vederlo nello stato in cui era ora la sua magnifica bellezza era quasi irriconoscibile. Ecco un altro uomo che viveva solo per il suo compagno, lui non era un sopravvissuto ma solo un condannato a vivere una vita che per lui non aveva più alcun senso. Purtroppo per lui ci era necessario e Roland non gli permise di lasciarsi andare, almeno non ancora.
- Vanny?-
- Non posso-.
- Non solo puoi ma devi, rimani sempre un Maestro, ricordatelo-.
- Nay… io non sono più niente…-
- Quei bastardi potrebbero tornare e voglio che tutti i civili vengano messi al sicuro prima che questo possa accadere e tu sei l’unico a cui posso affidare un simile compito…-
- Vuoi far morire Gilead è così?- Si intromise il vecchio anziano, una sola parola da parte di Roland e lo avrei ammazzato in un secondo. Non aveva alcun rispetto per lui e tanto meno lo aveva per il dolore di Vanny.
- Gilead è già morta ma noi ancora no e non permetterò che questo accada…-
- E io non permetterò che Gilead venga abbandonata! Chiedo che il tuo titolo a Re venga revocato immediatamente!- Partii senza accorgermene, l’assassino che era in me era stufo di tutte quelle cazzate, l’altro anziano mi vide e impallidì solo guardandomi ma non feci in tempo a premere il grilletto che Alain bloccò il tamburo della mia pistola lasciando il colpo in canna, mi guardò con disappunto ma io distolsi in fretta lo sguardo, sapevo che stavo commettendo una cazzata e che avevo lasciato che i miei sentimenti si interponessero con il mio ruolo di pistolero, ma quando si trattava di Roland la mia freddezza andava sempre a farsi fottere.
- E a chi lo chiederesti? Del vecchio consiglio siete rimasti solo voi due codardi più Vanny, tutti gli altri uomini che vedi fanno parte del mio ka-tet anche se in realtà con la morte di mio padre ogni pistolero sopravvissuto è automaticamente sotto il mio comando. Sono il tuo Dinh Leland e mi devi giurare fedeltà come l’hai giurata a mio padre prima di me altrimenti verrai disonorato e immediatamente esiliato. Vuoi ancora proporre la mia sostituzione?-
- …-
- Bene credo che qui abbiamo concluso, sempre se non ci siano altre obiezioni da fare…-
- … nessuna…-
- Molto bene, aiutate tutti i sopravvissuti a riunirsi, al più presto leviamo le tende. Vanny tu rimani-. Ovviamente con lui rimanemmo anche io e Alain, ormai eravamo le guardie del corpo di Roland e lui essendone consapevole non ci pensò nemmeno a metterci alla porta. Per lui noi eravamo al suo stesso livello, non eravamo suoi subordinati ma suoi compagni e per noi era uguale: non lo avremmo mai riconosciuto come nostro Re o come nostro Dinh lui era semplicemente Roland.
- …-
- Vanny hai visto come sono morti mio padre e Sunny?-
- Aye…-
- Avresti voluto fare la loro stessa fine vero?-
- Aye…-
- Capisco-.
- Cort non me l’ha permesso, mi ha protetto contro decine di uomini e anche quando era ormai più morto che vivo ha continuato a farmi da scudo… non l’ho visto crollare, mi ha colpito per farmi svenire per far credere al nemico che fossi morto. Quando ho ripreso i sensi lui era… oh Gan uccidimi ti prego!-
- Cort ha dato la vita per te Vanny, dovresti essergliene grato…-
- Lo prenderei a calci e pugni per avermi fatto questo, per avermi lasciato solo… stupido bastardo! Io non sono niente senza di lui!-
- Tu sei un Maestro e prima ancora pistolero, la tua vita conta quanto la mia anzi più della mia visto che l’amore del tuo uomo te l’ha salvata-.
- Non sono in grado di fare quello che mi hai chiesto…-
- Sei l’unico che può farlo, mio padre aveva fiducia in te, Cort ne aveva e io anche riconosco il tuo valore-.
- Tu non sai cosa vuol dire perdere la propria metà…-
- Forse, ma qualcosa ne so anch’io e finché avrò uno scopo per andare avanti non permetterò al dolore di sopraffarmi e ora sto dando uno scopo per vivere anche a te…-
- Non posso vivere senza Cort…-
- Puoi se la tua vita servirà a salvare quella degli altri… porta in salvo i sopravvissuti, solo tu puoi organizzare tutto, chiunque altro li porterebbe solo al macello…-
- …- Vanny aveva ceduto ma non aveva ancora la forza di ammetterlo, per lui fare quel che chiedeva Roland voleva dire vivere e lui non avrebbe mai voluto vivere senza Cort, per me era fin troppo facile capirlo ma capivo anche che c’era solo il tempo per non fare altro che sopravvivere…
- … non sarai solo, ti aiuterà Alain nei preparativi… un’ultima cosa, cosa sai dirmi della Torre Nera?- Tutti ci voltammo bruscamente verso di lui, la Torre Nera era un argomento proibito che poteva portare disgrazia solo a nominarla, e io che conoscevo Roland meglio di chiunque altro sapevo già dove voleva arrivare e tremai prima ancora che Vanny potesse rispondere.
- Quello che so l’ho già detto nelle mie lezioni, è ciò che tiene in piedi l’universo e tutti i suoi mondi paralleli. E’ magia pura-.
- Nient’altro?-
- Forse c’è qualcos’altro ma forse è solo un mio pensiero…-
- Cosa?-
- Spesso io e Cort salivamo sul tetto del castello di notte… ultimamente notavo un fenomeno sempre più visibile: le nuvole non seguivano più le vie del Vettore…-
- E questo cosa potrebbe voler dire?-
- Forse i Vettori stanno cedendo, forse la Torre è minacciata da una forza oscura che mira a farla crollare e questa incrinatura potrebbe aver avviato la fine del nostro mondo. Il mondo sta andando avanti senza che la magia del Prim lo possa proteggere e per questo si sta pian piano ammalando e sgretolando…-
- E se qualcuno ristabilisse gli equilibri?-
- Stabilire gli equilibri vuol dire salvare la Torre Nera ma nessuno è mai riuscito a raggiungerla Roland o se lo ha fatto non è mai tornato indietro per raccontarlo…-
- Ma se ci riuscissi?-
- Il mondo smetterebbe di marcire e probabilmente comincerebbe a guarire in modo lento ma graduale…-
- Era questo che volevo sentirmi dire…-
- Forse non hai sentito la parte del nessuno è mai riuscito a tornare indietro…-
- L’ho sentita molto bene e non mi pare che questa implichi che nessuno sia mai riuscito ad arrivarci-.
- Roland non dimenticare mai quello che io e Cort ti abbiamo insegnato…-
- Non l’ho mai fatto e mai lo farò…-
- Allora cerca di non farti ammazzare per raggiungere l’impossibile occupati delle cose reali…-
- Riuscirò a fare quello che ho detto e forse poi la via del Vettore chiamerà anche me…-
- Anche se ti chiamerà a morte certa la seguirai?-
- Aye se questo è il mio ka-.
- Un uomo può opporsi al proprio ka…-
- Nay, può illudersi di farlo ma poi viene scacciato e sconfitto da esso. Non si può nuotare contro la corrente di un fiume, ci si stanca e poi si finisce per annegare…- Questo era quello che era successo a noi, Roland aveva stroncato il nostro legame e ne aveva creato un altro con il risultato che tutti avevamo finito per soffrirne… tutto perché il ka di Roland gli diceva che era destinato ad essere solo nella vita… lui si era opposto ed aveva miseramente fallito.
- Sei sempre il solito presuntuoso Roland, credi di sapere tutto ma molte altre cose i tuoi occhi dovranno vedere prima che tu possa solo avvicinarti alla verità del mondo…-
- Già forse mi illudo di saperne abbastanza perché mi sembra impossibile che possa esistere più di quello che i miei occhi hanno dovuto vedere…-
- Quello che hai visto è solo Gilead e la sua Baronia ma se tu insisterai nella tua ricerca sarai costretto a spingerti fino ai limiti dell’universo e forse anche oltre…-
- Oltre?-
- Quando si parla della Torre Nera non mettere fine alla tua immaginazione Roland, so che ne hai poca ma fortunatamente hai con te Cuthbert che compensa per tutti e due…-
- E’ un complimento?- Mi attivai appena venni nominato come se questo mi potesse bastare per scrollarmi di dosso l’orrore del nuovo scopo di Roland, raggiungere la Torre Nera sembrava folle addirittura per me che ero il più folle di tutti. Venti di morte si prospettavano all’orizzonte…
- Detto da me sì…-
- Da Cort sarebbe stato sicuramente un insulto, lo so…- Mi morsi la lingua non appena finii di parlare ma questo non bastò a placare il dolore che procurai a Vanny, concordai con chi diceva che la mia lingua era più veloce del mio cervello…
- …-
- Il mondo ha perso una colonna portante con la sua morte, ma ti assicuro che il suo nome diventerà una leggenda…- Roland il meno diplomatico di tutti noi ebbe la sensibilità di rincuorarlo, io decisi di rimanere in silenzio così il discorso divenne nuovamente a due.
- E con lui anche Gilead-.
- Aye…-
- Farò quello che mi hai chiesto ma solo perché a chiedermelo è stato il mio Re ma dopo mi libererò da ogni catena e tornerò da lui…-
- Potresti diventare la nuova guida per questa gente…-
- Non mi interessa voglio solo tornare da lui…-
- Te lo concedo sarai libero di tornare dal tuo uomo, anche se sarà un vero dispiacere perderti…-
- Non c’è motivo di dispiacersi, è quello che voglio…-
- Hai ancora le tue pistole?-
- Aye…che ironia della sorte… le userò per la prima volta per uccidere me stesso…-
- Fai sempre in tempo a ripensarci…-
- Nay, la mia vita gli appartiene, lui avrebbe fatto altrettanto al mio posto…-
- E’ vero. Porta al sicuro i sopravvissuti poi sarai libero da ogni impegno nei confronti di Gilead…- Guardai Roland istupidito ma lui mi restituì lo sguardo come a volermi dire e tu cosa vorresti al suo posto? Io al suo posto con Roland tra le mie braccia morto mi sarei sparato immediatamente alla tempia… ma lo tenni per me. Mi parve comunque strana l’atmosfera di tranquillità quando si stava parlando del suicidio di Vanny senza che nessuno intervenisse per impedirglielo, ed io ero il primo a non fare assolutamente nulla.
- Lo farò, andiamo Alain meglio cominciare ad organizzare l’esodo, non possiamo sapere quando e se il nemico tornerà-.
- Aye, se avrai bisogno di me mandami a chiamare Roland-. Alain ci guardò entrambi non sapendo se fosse saggio lasciarci da soli, poi se ne andò lasciando tutto in mano al ka. Nonostante le tragedie accadute mi sentii emozionato a stare dopo tanto tempo lì al suo fianco senza che nessuno ci facesse da paciere. Ero maturato abbastanza da sapere che sarebbe dovuto essere lui a parlare per primo altrimenti il mio tentativo di approccio sarebbe risultato come un attacco alla sua persona, così rimanemmo in silenzio parecchio a guardare quel cimitero che era diventata la nostra Gilead. Non so cosa pensò lui, io, a mano a mano che i posti ormai distrutti mi tornavano alla memoria nella loro gloriosità, tornavo sempre ai momenti passati insieme che ci avevano visto prima crescere e poi amarci. Nella mia mente tutto si era fermato a prima della partenza per Mejis. Gli occhi invece dicevano tutt’altro: morte e distruzione. Solo il lago era rimasto immutato e visto che anch’esso mi portava dietro bei ricordi, come la prima volta che avevo cercato di fare l’amore con Roland beccandomi un suo rifiuto, mi fissai su di esso e mi sembrò quasi che niente fosse cambiato… ma poi ci pensò Roland a riportarmi alla realtà, la prima frase detta dopo mesi di silenzio, se non quelle dette durante le battaglie, non fu proprio delle migliori ma ne fui comunque contento…
- Alla fine ci sono riusciti, hanno fatto decadere la più importante delle Baronie, Gilead sarà presto cancellata e con essa la stirpe dei pistoleri, noi siamo gli ultimi…-
- Aye ma siamo i migliori…-
- Il solito megalomane… vieni con me-. Lo seguii fino ad arrivare agli alloggi reali, anche se poi ci alloggiavamo anche io e mio padre, il quale stava nella stanza affianco del Re e non era di certo un caso. Superammo la mia stanza e quella di Roland che erano ugualmente appaiate, e anche questo non era un caso, per entrare proprio nella stanza del Re a cui era vietato l’accesso a chiunque, persino a Roland stesso ma non ora che era diventato automaticamente lui il Re.
- Ma possiamo entrare?-
- Mio padre è morto quindi teoricamente questa sarebbe la mia nuova stanza…-
- Appunto la stanza è inaccessibile per chiunque non sia il Re, non dovrei essere qui-.
- E’ vero ma già una volta questa tradizione è stata violata, tuo padre ha giaciuto insieme al mio nel letto reale…-
- Questa non la sapevo…-
- Il giorno che mio padre si è sposato non ha passato la notte con mia madre ma ha preteso da suo padre che fosse permesso a Sunny di entrare nel suo letto reale quella stessa notte altrimenti non si sarebbe sposato. Così in realtà quella notte a sposarsi sono stati i nostri genitori non mio padre e mia madre-.
- Mio padre non mi ha mai raccontato niente di tutto ciò…-
- Il mio sì, non amava esporsi ma amava tuo padre quanto tuo padre amava lui… è difficile essere il Re-.
- E’ difficile anche amare il Re…- Fui terribilmente incauto quando mi arrischiai ad abbracciarlo da dietro ma non ce la feci proprio a stargli lontano era come se la voce di mio padre mi stesse incoraggiando a cogliere una simile opportunità, proprio lui che era sempre stato contrario al rapporto tra me e Roland. Me lo sentivo nella testa che mi diceva: “Vai ragazzo, Roland ha bisogno di te…” e lo feci. Mi misi dietro di lui e legai le braccia alla sua vita. Mio padre o chi per lui aveva ragione, appena lo feci Roland si abbandonò addosso il mio corpo e permise dopo troppo tempo di lontananza ai nostri corpi di avvicinarsi di nuovo… fu davvero come sentire di nuovo l’odore di casa, Gilead con le sue macerie e i suoi morti erano sparite, avevo tutto il mio mondo tra le braccia…
- Cuth… credo di aver promesso cose che sono impossibili da raggiungere…-
- Forse, ma da come le hai dette me l’hai fatte sembrare possibili, addirittura facili…-
- Ma non lo sono…-
- Purtroppo no ma è bello vederti di nuovo con uno scopo anche se folle…-
- Vi farò ammazzare tutti…-
- Se questo vuole il ka così sia…-
- Questo è quello che voglio io-.
- Nay è ka, sei sempre stato destinato a qualcosa di grande Roland…-
- Anche a discapito dei miei compagni?-
- Noi siamo ka-tet il nostro destino è legato al tuo, ti seguiremo in qualunque impresa…-
- Stai parlando per te o anche per gli altri?-
- Non credo che per quanto mi riguarda ci sia bisogno di dirlo… e lo sai bene-.
- Volevo solo essere sicuro che fosse ancora così…-
- Puoi ignorarmi, insultarmi e anche odiarmi Roland ma io rimarrò comunque al tuo fianco, anche se in silenzio, sarò sempre con te. Gli altri ti seguiranno perché sei il loro Dinh ma io continuo a seguirti sempre per lo stesso motivo che mi ha spinto a starti vicino in questi anni. Non pretendo più niente da te ma questo non vuol dire che abbia smesso di volerlo-.
- Ti ho portato qui per un motivo…-
- So già che non è quello che spero quindi non fare tanto il misterioso…-
- Forse è molto di più…-
- Mi stai chiedendo di sposarmi forse?-
- Il solito idiota…-
- Almeno sono riuscito a farti levare quell’aria grave dalla faccia-.
- Ci aspettano grandi battaglie Cuth molti potrebbero morire ma non voglio che nessuno di noi dimentichi mai lo spirito di Gilead…-
- Sarà difficile… la stiamo abbandonando-.
- Per questo voglio che tu lo tenga al mio posto questo-. Si spostò appena senza slegarsi dal mio abbraccio per aprire un cassetto, prese qualcosa che non vidi finché non me lo mostrò apertamente e rimasi così sorpreso che le mie braccia smisero di stringergli la vita.
- … il corno dell’Eld…-
- Aye lo farai suonare prima dell’inizio di ogni battaglia, sarà il nostro omaggio alla nostra terra e alla nostra gente…-
- … Viene tramandato da padre in figlio della stirpe reale…- Non ascoltavo le sue parole ma vedevo solo l’importanza materiale ed affettiva di quell’oggetto, il sigul per eccellenza… e lui ora lo stava dando a me, dunque quanto importante ero io per lui?
- Aye… accetti una simile responsabilità?-
- Aye ne sono onorato…-
- Domani ci riuniremo tutti al suono del corno e partiremo verso terre sconosciute contro nemici ignoti… ma vinceremo è il ka a dirmi che non morirò in questa guerra…-
- Il tuo destino parla di cose più maestose di questa…-
- E il tuo?-
- Il mio destino è legato al tuo, dove andrai tu io ti seguirò…- Non sapevo che quel sigul avrebbe creato un legame tra me e Roland che mi avrebbe portato all’autodistruzione, ero felice quasi fino alle lacrime, Roland aveva ammesso, anche se non a parole, il bisogno che aveva di me. In quei mesi l’avevo cominciato a mettere in dubbio, mi sentivo inutile senza la mia metà che si rifiutava di congiungersi a me ma che al contrario continuava a respingermi. Non mi accorsi che quello era l’inizio della maledizione che mi avrebbe portato alla morte. Accettai il sigul come accettavo ogni cosa da lui, lo liberai dall’abbraccio prima che me lo chiedesse lui per mantenere un minimo di dignità, se avessi seguito il mio desiderio non lo avrei fatto e di certo non mi sarei limitato ad abbracciarlo vista la sua strana disponibilità a starmi così vicino. Non aspettai il suo permesso mi ritirai prima che il mio corpo tradisse le mie emozioni, ero eccitato in un modo che sarebbe stato impossibile nascondere… Non feci in tempo ad aprire la porta che Roland mi congelò sul posto, probabilmente si era accorto del mio stato alterato forse lo aveva addirittura “sentito” sul suo stesso corpo.
- Non ti ho detto di andartene…- Le avevo sognate per talmente tanto tempo quelle parole che quasi non le sentii quando finalmente vennero pronunciate. Ovviamente non gli diedi il significato sperato ma vedere Roland su un letto era abbastanza appetibile da farmi venire fame, una fame da troppo tempo soffocata. Il letto non era neanche fatto, i servi non ne avevano avuto il tempo, Roland ci mise sopra un secondo lenzuolo e allora capii che stava facendo veramente sul serio e mi sentii emozionato come la mia prima volta.
- Avevi detto che non volevi sporcare niente che gli appartenesse…- Parlavo dei nostri genitori ma non mi servì sottintenderlo, il secondo lenzuolo era quello che suo padre aveva messo da parte della loro unica notte su quel letto. Si vedeva il sangue secco ma anche lo sperma che era la prova del loro atto d’amore. Mi sentivo a disagio davanti a tutto ciò e pensare di farci l’amore sopra mi intimidiva, non mi sentivo all’altezza di mio padre…
- Noi non sporcheremo nulla, li onoreremo…-
- Perché siamo il loro riflesso?-
- No, io non sono il riflesso di nessuno ma amo come lui un uomo che non dovrei amare…-
- E’ vero non sei come tuo padre, altrimenti ti saresti già arreso a me invece sospetto che anche questa non sia affatto una tua resa…-
- Infatti non lo è, tu sei la mia salvezza per quello che ho commesso in passato…- Non capii cosa voleva dire e questo mi condannò ad una vita di dolore e sofferenza ma davanti a me in quel momento c’era solo il suo corpo caldo che finalmente mi chiedeva di nuovo di farlo mio e questo per me era la cosa più importante, il presente era ciò che contava e lui mi aveva già in pugno per tutto il futuro…
- Che cosa intendi…- Ci provai a tirarmi indietro ma ormai era troppo tardi, mi aveva già catturato con il suo sguardo e con il suo corpo. La mia fu una domanda vuota tant’è che non mi aspettavo una risposta… e infatti non la ebbi.
- Niente, smettila di parlare…- Smisi di parlare appena si levò la camicia, il resto, come piaceva a me, ci pensai io a toglierlo, non avevo di certo perso la mano nonostante il tempo passato e ancora più certa era la voglia che avevo di lui. Nuove macchie sulle lenzuola si unirono a quelle vecchie ormai stinte, non si può dire che non onorammo il volto dei nostri padri anzi lo onorammo più e più volte fino a quando il mattino ebbe la meglio su di noi e dovemmo partire per terre sconosciute verso nemici più numerosi di noi… Quella fu l’unica notte d’amore che mi donò, il resto furono un susseguirsi di notti oscure fatte solo di violenza in cui il sesso diventava una sua arma per sconfiggere i suoi demoni del passato, non trovai mai la forza di sottrarmi ad esso ma gli diedi sempre quello che mi chiedeva, violenza e sofferenza. Sapeva che ne ero capace visto che a Mejis gliene avevo dato una dimostrazione e questo mi condannò a quello che non avrei mai voluto fargli, io lo amavo ed ero fatto per amarlo ma lui mi distrusse e mi mangiò l’anima lentamente come solo un vero demone sa fare… Continuai comunque a suonare quel maledetto Corno ad ogni battaglia e ad ogni respiro destinato ad esso la mia vita si accorciava sempre di più, fino a diventare una flebile fiammella che un semplice alito di vento avrebbe potuto spegnere per sempre… e quel flebile vento portava con sé un’unica parola… ka-shume...


Fine (forse…)


Con questa credo proprio di aver concluso, forse^^’’. Ora do l’ordine cronologico dei fatti delle fic: 1 Le debolezze di un uomo, 2 Il sigul, l’inizio della fine, 3 Nel tuo letto di rose e spine, 4 Figli del ka-shume, 5 Ka-shume, 6 Voci del passato. Io consiglio di leggerle secondo i miei tempi di scrittura, almeno è più difficile trovare le incongruenze tra una fic e l’altra ^_^’’’ Con l’occasione auguro buon White Day a tutti!!!