Disclaimers: i personaggi di YuYu appartengono agli aventi diritto ecc. ecc. tutto come al solito.

 


Il segreto

di Sara-chan

 

Finalmente era arrivata la primavera. Kurama adorava quella stagione, in quel periodo dell’anno il suo legame con le piante diventava molto più forte, rinvigorendolo.

Quella mattina si era alzato presto, svegliato dal cinguettio dei passeri posati sul grande ciliegio che stava proprio vicino alla finestra della sua camera.

Kurama si volse verso l’altra sponda del futon, nella quale riposava il suo piccolo demone di fuoco.

Ormai erano parecchi mesi che vivevano assieme.

Lo guardò per un po’ di tempo, Hiei, mentre dormiva, aveva la stessa aria innocente di un bambino, aveva un’espressione così beata sul volto. Kurama, guardandolo, si accorse che stava sorridendo:

*Probabilmente sta sognando qualcosa di piacevole!*

Poi, senza toglierli gli occhi di dosso, si stiracchiò e infine decise di alzarsi.

Cautamente scostò le coperte e andò verso l’armadio.

Scelse il completo che a al suo Jaganshi piaceva tanto e lo indossò. Stava per uscire dalla stanza quando sentì la risatina soffocata di Hiei.

Si voltò verso il letto e nel chiarore mattutino vide le due sfere rosse che lo fissavano maliziose.

<Dove credi di andare tu?> Gli disse sottovoce Hiei, alzandosi in piedi e camminando verso di lui.

Kurama rimase fermo ad osservarlo. 

Osservava il suo corpo avvolto in quel pigiama troppo grande per lui, osservava i suoi capelli neri come l’ebano e quei suoi occhi color sangue che riuscivano sempre a stregarlo.

Amava alla follia quel piccolo testardo, in ogni sua parte, dalla testa alla punta dei piedi.

Nel frattempo Hiei era arrivato di fronte a lui e l’aveva abbracciato forte.

A volte Hiei sembrava avere bisogno di affetto, e Suichi non aveva certo intenzione di sottrarsi a quella sua ricerca, perchè in quei momenti lo sentiva più vicino che mai.

Lo sentiva davvero suo.

<Andiamo a fare colazione?>

<Hn>

Scesero in cucina.

Hiei guardò Kurama che preparava la colazione, cioccolata e qualche fetta di pane tostato, come a lui piaceva tanto.

Kurama portò tutto in tavola.

Hiei, come al suo solito cominciò a mangiare voracemente, a parte quando sapeva di essere osservato.

<Quando torna tua madre Kurama?>

<Domani sera, abbiamo due giorni a nostra disposizione, solo per noi!>

Hiei sorrise sotto i baffi di cioccolato.

Hiei non sorrideva spesso, era una di quelle espressioni che riservava solo a lui, solo a Kurama.

<E tu cosa hai intenzione di fare Kurama?> Chiese Hiei, mentre sorseggiava l’ultimo goccio di cioccolata.

Kurama gli si avvicinò all’orecchio: <Tu cosa pensi che voglia fare, Hiei?> gli sussurrò con uno dei suoi toni più sensuali.

Hiei ebbe un brivido.

Quel tono era in grado di metterlo sempre in imbarazzo.

<Hiei, perchè non andiamo un po’ fuori, a fare un passeggiata?>

<Hn>

Dopo poco uscirono di casa e si avviarono verso il parco.

Quella mattina erano entrambi di buon umore e non ebbero difficoltà ad immergersi in una conversazione.

Senza nemmeno accorgersene erano arrivati nei pressi del tempio dove viveva Yukina.

Hiei, quando vide la costruzione si bloccò e il suo volto si fece serio.

Silenzio.

<Faccio un salto dentro, se vuoi aspettami qui!> esclamò senza nemmeno voltarsi verso Kurama.

Suichi lo guardò per una attimo salire gli scalini del tempio.

*Povero Hiei, deve essere dura per lui non poterle rivelare la sua identità.*

Poi si affrettò a seguirlo.

Hiei scostò leggermente il portone del tempio, e diede un’occhiata veloce all’interno.

Nessuno.

Da dove era si guardò attorno.

Non era nemmeno in giardino, dove stava di solito.

Riguardò all’interno del tempio, questa volta con più attenzione, sapeva che Yukina era lì da qualche parte, percepiva la sua presenza.

Finalmente la vide, accasciata per terra di fianco all’altare.

*C...cos?*

Si precipitò fulmineo a soccorrerla. La prese in braccio, era svenuta.

Sopraggiunse anche Kurama e insieme la adagiarono su di una coperta trovata in un armadio del tempio.

<Mmmm...mm>

Si era svegliata.

Hiei poteva vedere i suoi occhi viola in quella penombra.

<Finalmente ti sei svegliata!> Disse Suichi con una delle sue intonazioni più protettive.

<Kurama!....Hiei! Cosa? Com...>

<Eravamo passati a salutarti e ti abbiamo trovato svenuta!> la precedette Suichi.

<Probabilmente mi ero affaticata troppo. Scusatemi, devo avervi fatto preoccupare, non era mia intenzione.>

<Nulla, non preoccuparti>

Fin ora aveva parlato sempre Kurama, Hiei non aveva spiccicato parola, cercava di evitare lo sguardo di Yukina, lo sguardo di sua sorella.

Per lui era difficile fare finta di nulla sapendo che Yukina lo stava cercando disperatamente, ma aveva promesso, aveva promesso di non dire nulla, e così sarebbe stato!

<Signor Hiei?...> La ragazza lo stava guardando, i suoi occhi avevano qualcosa di ipnotizzante per lui, riuscivano sempre a fargli cadere quella sua maschera da freddo insensibile.

Gli succedeva solo con lei oltre che con Kurama.

<Hn?> Hiei si volse solo leggermente per guardarla.

Silenzio.

Poi, senza che nemmeno Hiei riuscisse subito a rendersene conto Yukina l’aveva abbracciato. Era un abbraccio caldo. Poteva sentire la testa di sua sorella appoggiata alla sua spalla.

Quanto avrebbe desiderato dirle che era lui suo fratello, quello che stava cercando da così tanto tempo, ma non poteva e non avrebbe mai potuto. Strinse forte i pugni, doveva calmarsi.

<Signor Hiei....Grazie, grazie di cuore!>

<Di niente> La voce del demone si era fatta un po’ tremolante e riusciva a stento a trattenere le lacrime. Non si voltò nemmeno a guardarla negli occhi.

Se fosse rimasto lì un minuto di più avrebbe finito per dirle tutto, e questo non doveva accadere.

<ORA DEVO ANDARE!!... Abbi cura di te!> Si liberò da quell’abbraccio e corse via così velocemente che nessun essere umano sarebbe stato in grado di vederlo.

Yukina rimase immobile, e lentamente, senza alzare lo sguardo abbassò le braccia fino a farle ricadere sui fianchi.

<Vado anche io Yukina. Riguardati mi raccomando!> Le disse Suichi rivolgendole un bel sorriso.

Lei non disse nulla a parte: <Mi saluti il signor Hiei!> Una piccola lacrima ricadde sul pavimento, vicino ai piedi di Kurama. Poi si alzò, gli voltò le spalle e si avviò verso l’altare.

Kurama si lanciò alla rincorsa di Hiei, ma era inutile, per quanto corresse non l’avrebbe mai raggiunto, in velocità Hiei lo superava di molto.

Lo ritrovò a casa, seduto sul davanzale della finestra di Suichi.

Non riusciva a vederlo in volto, ma aveva l’impressione che stesse piangendo.

<Hiei?...>

Lui non rispose.

Kurama sapeva bene quanto fosse doloroso per Hiei. Non capiva ancora bene perchè si ostinasse a non dirle niente, ma sicuramente aveva i suoi buoni motivi.

L’infanzia di Hiei era stata davvero tremenda: abbandonato dal suo popolo, separato da sua madre e da Yukina, era stato lasciato a se stesso.

Non aveva mai saputo cosa volesse dire avere una famiglia, non come lui, doveva ritenersi fortunato.

Gli si avvicinò con cautela.

<Fatti coraggio Hiei, sii forte!> Gli disse con tono paterno all’orecchio.

Hiei rimase rigido per un po’, ma poi scoppiò a piangere.

Strinse a se Kurama.

<...Kurama!...>

<...Tranquillo....tranquillo Hiei!>

Rimase in quella posizione finché Hiei non si fu calmato. Kurama poteva sentire le lacrime del suo piccolo demone bagnarli il vestito. Vederlo in quello stato lo faceva soffrire tremendamente. Ora capiva perchè a volte Hiei aveva bisogno di affetto,e adesso si sarebbe impegnato ancora di più per darglielo.

Quella sera Hiei dormì abbracciato a Kurama, mentre il suo Kitsune gli accarezzava i capelli.

Kurama lo teneva stretto con fare protettivo e non smise di passargli le dita tra i ciuffi finché non si fu appisolato. Guardando il suo Hiei si accorse che questi stava piangendo, non singhiozzava, ma qualche lacrima gli bagnava le guance.

<...Kurama!> Esclamò ad un tratto Hiei.

<Sono qui Hiei, sono qui. >

Hiei aveva parlato nel sonno, aveva detto il suo nome.

In quel momento lo Youko capì quanto teneva a quel piccolo jaganshi. Quel demone era la sua aria, la sua unica ragione di vita.

<Ti amo Hiei!> gli sussurrò all’orecchio. <Ti amo da morire>

Lo strinse a se ancora più forte, poi chiuse gli occhi.

 

Nel frattempo al tempio...

Yukina era nel suo letto, stava piangendo sommessamente, raggomitolata su se stessa mentre stringeva la coperta.

<....Hiei....>

FINE



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