Il secondo
anno
parte VI - Una
notte insieme
di Anna
***Kaede Rukawa***
- Benvenuto a casa mia! -
Hn… E così questa sarebbe la casa del do'aho...
Sono nella tana della scimmia!
Stare troppo a contatto con il do’aho sta avendo effetti deleteri sul mio
modo di pensare! Adesso parlo anche come lui! La cosa è grave!
Mi guardo attorno per orientarmi un poco: è un appartamento non troppo
vasto, con una cucina, un salotto, un bagno e una camera da letto… Ed è
stranamente ordinato! Avrei giurato che l’uragano vivente per antonomasia
vivesse nel continuo caos dilagante e disordine! Voglio dire, con un
carattere come il suo sembra inverosimile che si ricordi di rimettere a
posto le cose dopo averle usate o che si prenda la briga di mettere tutto
in ordine…
- Tieni, kitsune, asciugati! – m’interrompe la voce del padrone di casa,
mentre mi ricompare alle spalle.
Hn… A quanto pare era andato a recuperare due salviette…
Prendo l’asciugamano e lo fisso mentre si passa la spugna sui capelli per
asciugarli.
Splendido…
- Dai, vieni Volpe! – mi “consiglia” poi, avviandosi verso la sua camera.
Hn… Lo seguo o gli intimo di non darmi ordini?
Osservo per un attimo la camicia bianca che gli si è incollata addosso
come una seconda pelle: se gliela strappassi di dosso, potrebbe prenderla
male? Forse non è il caso di indagarlo proprio ora… Anche se però stiamo
andando in camera sua…
Entro nella stanza e mi accoglie il bellissimo spettacolo del suo bel
culetto piegato a 90 gradi mentre il mio tormento personale sta rovistando
in un cassetto posto maledettamente in basso… Anzi, benedettamente! I
pantaloni della divisa non mi sono mai piaciuti così tanto!
Con mio sommo disappunto, lui si rialza e mi porge una tuta con sopra
posata della biancheria.
- Tieni, è meglio che ti cambi quei vestiti sporchi e bagnati! Le mie cose
dovrebbero andarti bene… - dice, mentre io prendo in mano i suoi vestiti e
nel farlo mi premuro di sfiorare le sue dita con le mie, vincendo in
premio una piacevole scossa elettrica che si propaga lungo la mia schiena.
Sbaglio o era un po’ di rossore quello che gli ha imporporato le guance
per un attimo?
- Cambiati, ti aspetto di là in cucina! – continua lui, uscendo dalla
stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Gli abiti del do’aho… Qualcuno là in cielo mi vuole proprio bene!
Mi cambio velocemente, notando che effettivamente nel breve tragitto tra
il campetto e la casa della scimmia mi sono bagnato fino alle ossa… Tutto
perché Hana ha voluto fermarsi a conversare con il porcospino!
Maledetto Sendoh! Non gli bastava essere mio rivale in campo, no! Doveva
esserlo anche in amore!
Dopo essermi messo la tuta asciutta, raggiungo il mio rossino e noto che
sta prendendo una scatola bianca da uno degli sportelli sopra il
frigorifero. Dalla posizione in cui l’ha messa, direi che la usa spesso…
L’appoggia sul tavolo e l’apre: è la cassetta del pronto soccorso e dalla
quantità di cerotti e bende che la riempiono ne deduco che non mi ero
sbagliato rispetto alla frequenza con cui viene utilizzata. E’ più fornito
di un reparto ospedaliero!
Hanamichi mi fa cenno di accomodarmi su una delle sedie accanto e lui,
mentre fruga fra le confezioni di medicazioni per riuscire a trovare delle
garze e una pomata che presumo essere contro i lividi.
Da quando siamo arrivati, non ho ancora detto una parola e lui stranamente
non si è ancora lamentato del mio perenne silenzio… Forse dovrei sforzarmi
di dire qualsiasi cosa, ma il vedere il mio ragazzo (anche se tecnicamente
non lo è ancora, lo diventerà presto!) che non si è ancora tolto i vestiti
bagnati è un’emozione che mi toglie il fiato…
Anche se mi piacerebbe sapere cos’è quell’alone blu che s’intravede sotto
la camicia…
Forse glielo dovrei chiedere…
- Scopri il fianco… - mi ordina con gentilezza, riportandomi alla realtà.
Eh? Cosa dovrei fare?
- Dai, Ru! Dovrai medicarti prima o poi quella botta! – mi rimprovera,
sorridendo come se stesse parlando a un bambino capriccioso. Quasi quasi
mi aspetterei che mi offra una caramella per farmi obbedire! Anche se io
avrei in mente un altro tipo di dolcetto…
Con un po’ di riluttanza, apro la felpa e sollevo la maglia, mostrandogli
l’alone bluastro e verdognolo che si sta allargando anche al mio addome.
Un momento! Come ha fatto a notare che mi sono fatto male se lui stava
facendo a botte con gli altri idioti? Non sarà mica stato così stupido da
distrarsi per osservare me… Vero?
Squadro con occhio critico il mio compagno di squadra mentre s’inginocchia
di fronte a me e si spreme un po’ della pomata sulle dita, prima di
spalmarmela con delicatezza sul fianco, prima di prendere un rotolo di
garza e fasciarmi non troppo stretto con una maestria degna di un
infermiere.
Spontaneamente mi viene da domandargli come mai sia così esperto nel
curare le contusioni, ma poi mi sovviene come in un lampo che è stato un
teppista per lungo tempo e che per forza di cose deve sapere come
cavarsela in certe situazioni… Altrimenti avrebbe passato più della metà
della sua vita in ospedale…
Dopo aver fissato la medicazione con un pezzetto di nastro adesivo, si
rialza e prende un batuffolo di cotone con del disinfettante e un piccolo
cerotto che mi mette su un taglietto che mi son procurato sulla guancia,
dopo avermelo pulito.
Com’è che non mi sono ancora ribellato, asserendo di essere in grado di
cavarmela da solo?
- Ecco fatto! Sarai di nuovo una kitsune in salute in al massimo una
settimana! – proclama il mio dottore privato, prima di continuare come da
copione: - Sono il tensai dei medicamenti! –
Beh, qui è d’obbligo rispondere: - Do’aho… -
- Stupida volpaccia! – sbotta, sorridendo nello stesso tempo.
Lui rimette via la scatola con i medicinali e io non mi trattengo dal
fargli una domanda: - E tu? –
- Io cosa? – chiede di rimando, sollevando interrogativamente un
sopracciglio.
Stupida scimmia senza cervello…
- Non ti cambi e non ti medichi? – mi sforzo di aggiungere, decidendo che
le mie corde vocali possono anche lavorare un pochino più del solito. In
fondo, lui è stato gentile…
- Prima dovevo pensare a te… - replica innocentemente, regalandomi un
sorriso smagliante.
Se adesso lo baciassi, mi prenderebbe a pugni?
Per un attimo ho paura di essere arrossito: chi altro s’è mai preoccupato
così tanto per me da mettermi al primo posto, prima ancora di se stesso? E
il fatto che la persona in questione sia proprio il ragazzo che fino
all’anno scorso sosteneva di odiarmi con tutto il cuore ha un che di
paradossale che rende il tutto ancora più speciale e prezioso!
- Arigatou… - dico con voce bassissima, stupendomi del fatto che proprio
io abbia pronunciato un ringraziamento verso lo scimmione idiota per
antonomasia.
- No, grazie a te! Mi hai tirato fuori dai guai! – ribatte, rimettendo a
posto la cassetta del pronto soccorso.
Beh, forse dovrei rivedere la mia ipotese del clone di Sakuragi che si
aggira per le strade di Kanagawa: lui che ammette una cosa simile è
probabilmente frutto di una qualche botta in testa… Molto più forte del
normale!
Mi devo preoccupare?!
- Oh cavoli! – se n’esce all’improvviso, voltandosi allarmato verso di me.
E ora che c’è?
Lo fisso interrogativamente, non capendo dov’è il problema adesso…
- Non ti ho nemmeno chiesto se volessi fare una doccia! – mi delucida,
guardandomi come un cucciolotto affranto.
Imbranatissimo, stupido, distratto, dolce, tenero, adorabile do’aho…
- E’ inutile che te ne preoccupi ora… Ne ho avuto abbastanza di acqua per
oggi! – rispondo, permettendomi di scherzare. In fondo, se lui si sforza
di essere cortese con me, non vedo motivo per continuare a fingere di
essere un gelido iceberg anche nei suoi confronti, no? Soprattutto quando
il mio primo istinto è sbatterlo su quel tavolo, ma non per picchiarlo!
- Non ci posso credere! Il volpino che fa dell’ironia! – dice ironicamente
Hana, scoppiando a ridere.
Sorrido pure io: mi piace la sua risata quando non la distorce nello
sguaiato suono di trionfo del Tensai…
- Vatti a cambiare… - gli consiglio, ricordandomi che ha ancora i vestiti
fradici addosso.
Non voglio che si ammali per essere stato premuroso nei miei confronti!
- Non prendere l’abitudine che obbedisca ai tuoi ordini… - mi ammonisce,
andando verso la sua camera.
- Mettiti pure comodo! – mi urla, prima di chiudersi la porta della stanza
alle spalle.
Va bene! Ma a patto che tu non strilli più così tanto!
Vediamo un po’, che potrei fare?
Ho già esplorato la tana della scimmia mentre lui andava a recuperare gli
asciugamani…
La mia attenzione è attirata da un mobiletto su cui fa bella mostra di sé
uno stereo e una pila di cd inimmaginabile…
Ecco cosa posso fare!
Mi avvicino e ne scorro qualche titolo: varie compilation, opere liriche,
rock, metal, pop, jazz, hip hop… C’è di tutto di più!!! Non sapevo che il
do’aho fosse un eclettico in quanto a musica… Immaginare il do’aho seduto
in poltrona che ascolta opere liriche mi fa scappare un sorrisetto
divertito. No, proprio non riesco a visualizzarmi l’idea della mia scimmia
rossa che si perde tra le note della Turandot o dell’Aida…
Faccio scorrere nuovamente i cd impilati (in ordine alfabetico?! Ma quello
è matto!) e scelgo un singolo che mi piace da morire, ma che non sono
ancora riuscito a trovare nei negozi di musica… Mi chiedo come possa
averlo lui… Dopo glielo chiederò!
Inserisco il compact nel lettore e le note di “Bring me to life” invadono
la stanza.
Mi siedo sul divano e chiudo gli occhi, abbandonandomi all’ascolto delle
parole del testo: meravigliose…
Io ho trovato chi è in grado di portarmi in vita, ma lui non se n’è ancora
reso conto! Forse dovrei dirglielo, confessargli che quando il mattino mi
sveglio ciò che mi dà la forza di affrontare un’altra giornata è il
pensiero che lo vedrò e passerò del tempo con lui, rivelargli ciò che il
mio cuore prova quando lo sento ridere o vedo il suo splendido sorriso…
- Bring me to life… - mormoro a tempo, pienamente consapevole che la mia
voce non potrebbe mai raggiungere i livelli della cantante degli
Evanescence.
Quando la musica svanisce nell’aria, risollevo le palpebre e mi ritrovo a
fissare il do’aho che, dopo essersi cambiato, si è seduto sul divano di
fronte a quello su cui mi sono messo io.
- Non credevo conoscessi questa canzone… - esordisce, rompendo il
silenzio, mentre si alza e va a cambiare il cd.
- Come fai ad avere il singolo? – gli domando.
Di sicuro non ha scaricato l’mp3 da internet, visto che la fascetta è
originale! E soprattutto visto che quando l’ho cercato io ne ho trovate
solo delle versioni non stereo, ma mono.
- Diciamo che me l’ha procurato mio padre… - risponde, rimettendo a posto
il compact che ha tra le mani e scegliendone un altro posto un po’ più
sotto.
- Linkin Park, vanno bene? – propone.
Io annuisco, visto che anche a me piace quel gruppo. Trovo che “In the
end” sia una canzone meravigliosa… Alla faccia della gioia di vivere e
dell’ottimismo!
- Tuo padre va spesso all’estero? – indago, sperando che non prenda la mia
domanda come un volersi fare i fatti suoi. A me dà molto fastidio quando
vogliono intromettersi nella mia vita, ma in questo caso non sono stato in
grado di trattenermi.
In ogni caso mi trovo ad invidiare suo padre: se gli porta tutta quella
roba, di sicuro deve viaggiare molto spesso! E in diversi stati, per
giunta, a giudicare dalla provenienza degli album!
Anche a me sarebbe piaciuto visitare molti paesi, nonostante io abbia una
passione vera e propria per gli USA… Mamma e papà adoravano girovagare per
il mondo e probabilmente mi hanno trasmesso nei geni la passione per i
viaggi…
- No… - nega il mio amore, sedendosi nuovamente sul divano davanti a me,
allargando comodamente le braccia sullo schienale. Non so come mai, ma ho
l’impressione che non gli faccia molto piacere parlarne… E lo posso capire
dal suo sguardo che si è leggermente adombrato, attraversato da una nuvola
di pura tristezza. Chissà cosa gli passa per la testa! Probabilmente non è
un argomento di cui gli piaccia parlare…
- Brutto tasto? – chiedo, cercando la conferma ai miei sospetti, che
puntualmente arriva sottoforma di un suo cenno d’assenso.
Possibile che non n’azzecchi una, quando si tratta del mio do’aho?
- Mio padre è morto due anni fa… - mi rivela, abbassando gli occhi a
fissare il pavimento.
Oh… Non lo avrei mai detto… Ecco perché non voleva parlarne!
- E tua madre? – domando di nuovo, non spiegandomi come mai una donna che
ha un figlio così non viva con lui, visto che di questa casa si può dire
tutto tranne che sia permeata di calore materno… Manca il classico “tocco
di donna”, è un’abitazione in puro stile adolescenziale, con mobili
moderni e semplici… Fumetti ovunque e neanche un libro!
- Lei vive a Tokyo, ha divorziato quindici anni fa da mio padre e ora
credo che abbia una nuova famiglia… - sussurra, non tentando di nascondere
come la cosa non lo lasci indifferente. Però più che arrabbiato o triste,
sembra deluso…
E rassegnato!
No, non è assolutamente tipica del mio idiota, quell’espressione da
cucciolo abbandonato!
Ma è solo un attimo, poi si riprende e inizia a raccontarmi di quando
abbia incontrato i suoi due fratellastri e di come assomiglino pochissimo
al Tensai, ma molto di più a due meduse in agonia…
Il mondo tramite gli occhi del Genio: uno zoo… Senza rettili, però!
Sorrido dentro di me della sua immaginazione e dell’entusiasmo con cui mi
mette a parte dell’umiliazione inflitta ai due mostri in una partita di
basket…
Com’è riuscito Hana a crescere con tutta quella voglia di vivere,
nonostante un’infanzia così traumatica? Io mi sono rinchiuso in me stesso,
giurando che non avrei più permesso a nessuno di farmi star male e invece
lui è stato in grado di diventare grande senza rinunciare alla sua parte…
“sentimentale”!
Ma nel suo atteggiamento di adesso c’è qualcosa di falso che, non so per
qual motivo, risalta ai miei occhi più chiaramente del solito…
- Ti manca tuo padre? – gli chiedo, per nulla ingannato dalla sua maschera
non appena la fiumana di parole con cui mi sta sommergendo si arresta.
Lui rimane boccheggiante per un attimo, poi abbassa il capo e mi racconta
di come un paio d’anni fa lui non riuscì a salvare suo padre: il signor
Sakuragi aveva avuto un infarto mentre suo figlio, un teppistello dalla
testa calda, si stava picchiando con un gruppo di liceali. In quel giorno
la compagnia telefonica stava lavorando sul tratto che dava la linea al
loro quartiere e così suo padre non ha potuto chiamare i soccorsi e lui è
arrivato troppo tardi…
Vorrei dire qualcosa, ma lui mi precede prima che riesca ad aprire bocca:
- Osa compatirmi e ti strangolo! – mi minaccia, asciugando una lacrima
birichina che è sfuggita al suo autocontrollo.
Compatirti? Non ho nessun’intenzione di farlo, perché so benissimo come ci
si possa sentire… Non vuoi la pietà degli altri, vero? Vuoi solo che ti si
stia vicino, tentando di ridarti un poco di serenità… O al massimo che ti
lascino in pace!
Istintivamente mi alzo e vado a sedermi accanto a lui.
- I miei genitori sono morti tutti e due… Papà era malato e si è tolto la
vita, mentre mamma ha voluto seguirlo… - gli mormoro, cercando il suo
sguardo.
Beh, do’aho, a quanto pare qualcosa in comune l’abbiamo!
Lui non dice nulla, si limita a spostare il braccio dallo schienale alle
mie spalle, attirandomi contro di lui.
- Non credo che siano in molti a saperlo, vero volpe? – mi chiede
tristemente, offrendomi la possibilità di sfogare quello che mi tengo
dentro da tanto tempo.
Annuisco semplicemente, lasciandomi abbracciare da questo gigante
sensibile dai capelli rossi.
Dopo qualche minuto di silenzio, è la sua voce a risuonare nelle mie
orecchie: - Ti fermi da me stasera? –
E’ un invito allettante e non ho molta voglia di tornarmene a casa sotto
l’acqua quando invece posso passare la serata con il ragazzo che amo. Mi
sembra che la risposta sia scontata!
***Hanamichi Sakuragi***
Non posso quasi credere a quello che ho appena detto…
Però, visto quello che Rukawa mi ha appena rivelato, ho pensato che non
avesse molta voglia di tornare in una casa vuota e fredda! Nei primi
tempi, anche io detestavo l’idea di ritornare a casa, poi ho comprato
quest’appartamento perché non sopportavo di rivivere sempre lo stesso
incubo quando rientravo dalla scuola!
Non è molto rilassante o piacevole ritrovarsi davanti agli occhi l’agonia
del proprio padre!
E poi a me piace da impazzire la vicinanza di Kaede: poterlo tenere così
accanto a me è un sogno che diventa realtà!
Avevo intuito giusto che nel suo passato si nascondeva qualcosa di molto
doloroso che spiegava il motivo di quella sua ostentata freddezza e
apatia! Ma non mi sarei mai sognato che fosse qualcosa di simile…
- Hn… - accetta lui, con mia somma gioia.
Beh, forse parlare di gioia in questo momento non è molto appropriato, ma
non ci posso far nulla se mi sento al settimo cielo al pensiero di poter
passare una serata insieme al mio volpino, senza bisogno di indossare la
mia solita maschera da sbruffone… Forse, stasera io riuscirò a fargli
conoscere quella parte di me che solo Yohei ha visto…
Ora però devo pensare solo a lui: lo so benissimo che non è abituato a
mostrarsi debole di fronte a qualcuno, ma probabilmente il fatto che sia
proprio io la persona che lo vede in queste condizioni non deve essere il
massimo per lui! Anche se abbiamo una situazione famigliare non troppo
differente!
- A quanto pare ora abbiamo un’arma per ricattarci a vicenda… - scherzo
io.
- Do’aho! – mi apostrofa, ma lo so che lo fa più che altro per abitudine.
Devo ammettere che mi diverte questo nostro continuo punzecchiarci, ma di
sicuro a lui non lo dirò mai! È un po’ come se avessimo un mondo tutto
nostro dove nessun altro può intromettersi…
Ma noi due, possiamo definirci amici?
Credo che lo stiamo diventando sempre di più: anche prima, a modo nostro,
ci aiutavamo nei momenti più difficili, ma non c’eravamo mai confidati
come stasera…
Il nostro rapporto può essere classificato come amicizia?
I miei pensieri vengono interrotti dal movimento della volpe che si
sottrae alla mia stretta, con un po’ di disappunto da parte mia. Rivoglio
la mia kitsune no baka tra le braccia! Adesso vorrei tanto ordinargli un
“torna immediatamente qui come un attimo fa!”, ma non credo che lui la
prenderebbe molto bene… Meglio soprassedere!
Hey! Un momento!
Se lui si ferma a cena dovrò dare il meglio di me come cuoco!
Hehe… Il Tensai preparerà dei manicaretti squisiti!
- Non mi hai ancora detto come fai ad avere quel cd… - mi fa notare la
volpe, distogliendomi dai miei piani di conquista tramite la gola. Tra
l’altro non credo che Rukawa sia molto goloso! Sigh, l’impresa si
prospetta molto difficile!
- Mio padre dirigeva un’azienda che importa cd musicali… Adesso la
gestisce mio zio e a me spetta più della metà dei profitti, insieme al
grandissimo privilegio di avere in anteprima qualsiasi album voglia! Tutto
questo purché gli lasci campo libero alla dirigenza anche quando sarò
maggiorenne… – gli rivelo, osservando i suoi occhi che si sgranano
leggermente.
- Non avrei mai detto che fossi ricco sfondato… - pensa lui ad alta voce,
strappandomi un sorriso.
Che dire? Mi piace lavorare per mantenermi, non mi va di dipendere in
tutto e per tutto dagli altri! Sono convinto che sia importante imparare a
cavarsela da solo, visto che un domani potrebbe succedermi di non avere
più la rendita della casa discografica!
- Non sono poi tanto ricco… - cerco di schermirmi, diventando rosso come i
miei capelli, ma Kaede mi guarda scettico alzando un sopracciglio. Ok, ok…
Probabilmente lo sono! In ogni caso…
Che carino, il suo musetto da volpe!
Quasi quasi gli poso un bacio sulla punta del naso… Poi però ho paura di
quello che attraverserebbe quelle iridi blu!
- Do’aho! – mi apostrofa il ragazzo dagli occhi color della notte, ma più
che una provocazione sembra un modo per farmi passare l’imbarazzo.
- Teme Kitsune! – replico prontamente, riconoscendo che non potrei mai
rinunciare a questo squarcio di punzecchiatura per nulla al mondo. Oh no,
proprio non potrei!
Osservo per un attimo la volpaccia che si stiracchia sensualmente come un
gatto, poi un lampo mi attraversa il cervello: - Oi, volpe! Posso
chiamarti Rukawa? – gli domando.
Lui mi fissa sorpreso per un attimo, poi mi risponde in tono piccato: - Mi
sembra ovvio che puoi chiamarmi con il mio nome invece che con uno stupido
soprannome, do’aho! –
Ma tu guarda questa volpastra sfrontata! Io cerco di essere gentile e lui…
- Se ti chiamassi per nome dovrei chiamarti Kaede! – ribatto, trionfante
per aver avuto l’occasione di correggerlo con la ragione chiaramente dalla
mia parte. Non capita spesso che io abbia la meglio su di lui…
- Non fa differenza… - replica.
Vuoi sempre avere l’ultima parola, vero?
Da un certo punto di vista odio questo tuo modo di essere, dall’altro lo
adoro!
Stupida kitsune testarda!
- Tu non sbagliarti a chiamarmi per nome, vero? – lo provoco.
Oh mamma! Non può essere davvero la mia volpe quest’essere di fronte a me!
Il ghiacciolo umano non mi avrebbe mai fatto una linguaccia come sta
facendo questa splendida creatura!
Sembra un bambino dispettoso…
Ma come osa mancarmi di rispetto così sfrontatamente? Non posso
permetterglielo!
Afferro il cuscino dietro la mia schiena e colpisco il mio compagno di
squadra con una bella cuscinata: - Non osare sbeffeggiare il Tensai! – lo
avverto.
Ma a quanto pare lui non ha alcun’intenzione di darmi retta, visto che si
arma di un altro guanciale e risponde al mio colpo… E io non rimango certo
immobile a subire!
Così iniziamo una battaglia campale all’ultima colpo di cuscino, che si
conclude con un pareggio, quando io riesco a immobilizzare la volpe sotto
di me, strappandole l’arma nonostante io fossi già sprovvisto del mio
oggetto offensivo.
- Parità? – propongo, ansimando per lo sforzo fisico.
- Hn… - mugugna lui, come da copione.
Ho un lampo: il suo fianco! Mi scosto in fretta da lui e lo guardo
allarmato: - Ti ho fatto male? – gli domando, dandomi del cretino un
miliardo di volte.
Lui mi fissa con gli occhi sgranati, poi scuote la sua splendida testolina
in un cenno di diniego. Meno male…
- Anche se così fosse, non me lo diresti vero? – lo provoco con un
sorrisetto ironico.
- Già… - ammette lui, con mia somma soddisfazione.
- Dopo cena ti rifaccio la fasciatura con un altro po’ di pomata, va bene?
– propongo. Non che mi aspetti un no, ma prevenire è sempre meglio che
curare!
- Hn… - mugugna come suo solito.
Mi alzo e gli porgo una mano per aiutarlo a rialzarsi e lui la afferra
stringendola in una stretta forte e decisa.
- Andiamo a preparare la cena! –
Che bello lavare i piatti con Kaede!
Mi sembra di potermi illudere di vivere una scena quotidiana: io e lui
che, dopo aver cenato, ci aiutiamo per sistemare la cucina e poi andarcene
a dormire! Nello stesso letto, s’intende!
Quando abbiamo finito di rassettare tutto, gli propongo di metterci comodi
sul divano e guardarci una partita di basket sul satellite o un qualche
programma… Lui annuisce e così ci spaparanziamo in salotto, combattendo
per il possesso del telecomando una cruenta battaglia all’ultimo sguardo.
Alla fine cedo io, solo perché squilla il telefono…
- Moshi moshi? – rispondo, cercando di trattenere l’irritazione.
- Ciao Hana, tutto bene? – replica la voce all’altro capo del filo.
- Aki, non ti ha insegnato la mamma che ci si presenta quando si telefona
a qualcuno? – lo ragguardisco in tono scherzoso, appoggiandomi comodamente
alla parete.
- Devo averlo dimenticato! – ribatte, scoppiando a ridere.
- Che volevi? – domando, deciso a venire subito al sodo per poi tornare di
nuovo sul divano accanto alla volpe.
- Sapere se eri arrivato a casa sano e salvo! – dice il porcospino, senza
tuttavia perdere la sua espressione allegra.
Ma lui la serietà sa dove sta di casa? Probabilmente ha perso il suo
indirizzo, come ha fatto Ru con quello delle parole!
- Sono sano e salvo, mammina… - lo canzono, scoccando un’occhiata
divertita alla kitsune.
- Bravo il mio bambino… - sta al gioco il mio interlocutore, facendo
aumentare il mio gusto nel tirarlo in giro.
- Ti serviva altro? – chiedo, non molto convinto dal fatto che volesse
solo sapere come stavo.
- Solo sentire la tua voce… E augurarti la buonanotte… - dichiara Porcky,
senza più ombra di scherzo.
- Hn… - borbotto io: sono in imbarazzo, lo ammetto!
- Non inizierai a parlare come Rukawa, vero Tensai? – mi provoca il
giocatore del Ryonan.
- Sarà la sua vicinanza che mi contagia… - butto lì, cercando di nuovo lo
sguardo della volpe.
- Hana… Lui è li con te, vero? – indaga il mio allenatore privato, non so
se con gelosia oppure no.
- Esatto… - confermo, aggiungendo un cenno affermativo con il capo che
però lui non vedrà.
- E scommetto che sei al settimo cielo! – continua imperterrito.
- Già… - ammetto io, sentendomi fortunato di poter essere nella stessa
casa con il volpino e di aver avuto il privilegio di mangiare con lui.
- Ok… Allora io sono di troppo! Oyasumi nasai, Hana! – taglia corto Sendoh,
permettendomi così di tornare vicino al mio sogno divenuto realtà.
- Oyasumi nasai, Aki! – saluto riattaccando il ricevitore.
Torno a sedermi sul divano e Kaede mi guarda come se volesse pormi una
domanda, ma non si decidesse a farmela.
Credo di aver intuito cosa vuol sapere.
- Era Sendoh: era preoccupato che fossimo arrivati a casa sani e salvi… -
lo informo, notando anche il lampo di sorpresa che passa attraverso le
iridi scure di Ru.
Non te l’aspettavi che ti conoscessi così bene, vero, kitsune? Dovresti
saperlo: ore wa Tensai desu!
- Hn… - mugugna, accendendo il televisore e iniziando a fare zapping.
Sbircio per un attimo il suo profilo perfetto: cosa non darei per poter
posare le mie labbra sulle sue!
- Hey! Lascia qua! – dico, non appena sento la voce di un conduttore di
quiz.
- Qual è la capitale italiana? – domanda il presentatore ai concorrenti.
- Roma! – rispondiamo in coro io e la volpe.
Io e il mio compagno di squadra ci lanciamo uno sguardo di sfida: credo
che stasera non guarderemo la partita di basket! E io stupirò quest’ignorante
con la saggezza del Genio!
- Di che film è la colonna sonora “Take my breath away”? – è il secondo
quesito.
- Top Gun! – ribatto io, giustamente oserei dire.
Dai Ru, ora tocca a te…
- Chi è l’autore di Dragonball? – è il terzo interrogativo.
- Akira Toriyama… - risponde laconicamente il volpino.
- Era facilissima! – protesto io, facendo finta di mettere il muso.
- Do’aho… - ribatte lui, con un’ombra di sorriso sulle labbra.
Chissà come dev’essere il sorriso di Rukawa…
Non sono certo di volerlo scoprire: rischierei di beccarmi un infarto per
l’emozione!
In ogni caso adesso è il mio turno di sfoggiare la mia cultura.
- Scrisse “Il ritratto di Dorian Gray”… - è la definizione.
- Oscar Wilde! – affermo deciso.
La volpe mi osserva con un’espressione leggermente sorpresa, poi si
concentra sulla sua domanda: - Qual è la stella più vicina al sole? –
Kaede Rukawa!
- Alfa Centauri… - asserisce il mio rivale.
Maledizione, sapeva pure questa!
Un’ora e molte domande dopo, il quiz finisce e noi due siamo ancora in
parità.
- Beh, per una volta non ho perso… - scherzo io, stiracchiandomi.
- Per una volta non ho vinto… - controbatte la volpaccia presuntuosa,
sollevando millimetricamente gli angoli della bocca.
Wow, forse di questo passo entro il secolo venturo riuscirò a farlo
sorridere!
- Sempre la solita baka kitsune! – provoco, guardandolo con aria di
sufficienza.
- Sempre il solito do’aho! – mi fa il verso, facendomi scoppiare a ridere…
Da quando in qua Kaede si permette il lusso di lasciarsi andare a questi
divertimenti così tipicamente miei e soprattutto lontani dal basket?
Lo sguardo mi cade sull’orologio: sono le nove e mezza passate da un
pezzo… Non posso di certo permettere che Ru vada a casa da solo,
soprattutto vista l’ora tarda! Me lo potrebbero rapire! Indi la soluzione
è solo una: - Oi volpe, ti fermi a dormire qui? – propongo, sperando
ardentemente in un sì.
- A dormire qui? – ripete, come se gli avessi appena detto di farmi vedere
come si fa spuntare la coda dietro le orecchie…
- Esatto, volpaccia! E’ tardi e non puoi certo andare in giro solo con
questo tempaccio! E poi potresti fare brutti incontri! – spiego,
arrampicandomi sugli specchi pur di convincerlo.
Voglio passare almeno una notte in compagnia della mia volpe! Poi mi
metterò il cuore in pace, se devo! Ma almeno potrò crogiolarmi nel calore
di questo ricordo…
Kaede è indeciso, si vede chiaramente… Qui urge trovare una leva per farlo
cedere!
- Non avrai mica paura di dormire con me! – lo pungolo, capendo di aver
premuto il tasto giusto quando i suoi occhi si socchiudono
minacciosamente.
- Paura di che? – chiede, mentre mi chiedo se sia stata una buon’idea
spingere sul suo orgoglio… Perché la luce che illumina il suo sguardo sta
spaventando me! Sembra che voglia farmi a fette da un momento all’altro!
- Di dormire con il Tensai! – lo rimbecco, incrociando mentalmente le
dita.
- Do’aho! Va bene… - sibila, con mia somma gioia.
- Bene, baka kitsune, allora vado a cercarti un pigiama! – lo informo,
malcelando tuttavia la mia soddisfazione.
Passerò la notte con la Volpaccia!!!
Chi è più fortunato di me??
Vado in camera e lui mi segue, ma non sembra più emanare quell’aura
incazzata di prima: meno male!
Trovo uno dei miei indumenti da notte e glielo porgo, rimpiangendo un po’
il fatto che non lo posso spogliare io.
Però ho subito una consolazione!
- Ti va bene dividere il letto? Tanto è a due piazze… - butto lì con
noncuranza, fingendo di cercare un pigiama anche per me nel caos
intergalattico che regna sul fondo del mio armadio.
- Hn… - mugugna lui, aiutandomi nell’interpretazione del suono con un
cenno di assenso.
SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII’!
Se non fosse che ho un minimo di dignità, mi metterei a saltellare in giro
per la stanza! Beh, poi però dovrei dare delle spiegazioni anche al mio
compagna di squadra…
- Vuoi che ti rifaccia la fasciatura? – dico, offrendomi nuovamente
volontario come infermiere.
Hehe… Le mille risse del Tensai hanno avuto anche dei risvolti positivi!
A proposito di baruffe… Un certo teppistello che oggi ha osato far quel
livido alla mia volpe me la pagherà cara! Appena lo rincontro, metterò
fine alle sue sofferenze stroncando ogni sua possibile speranza di vita
futura! Non doveva permettersi di toccare la mia proprietà!
- Ok… Ma metti solo la pomata: le fasce mi darebbero fastidio per dormire…
- acconsente questa bellissima creatura.
Wow, potrò di nuovo accarezzare la sua pelle perlacea…
Oggi deve essere il mio giorno fortunato!
- Roger, capo! – lo sfotto, accennando anche un saluto militare.
- Do’aho! –
Beh, che altra risposta dovevo aspettarmi?
- Uffa! Senti, stupidissima volpaccia, ti lascio di qui a cambiarti e vado
a prendere la pomata! Non addormentarti in piedi! – lo ammonisco, non
resistendo all’impulso di stuzzicarlo ancora un pochino.
Sono già preparato al suo classico “idiota”, ma l’unica cosa che mi dice è
un “Hn” stentato…
Di Rukawa si può dire tutto tranne che è logorroico!
Adesso che ci penso… Non gli avevo mica chiesto di poterlo chiamare per
nome? Si vede che è destino che non riesca a chiamarlo in altro modo che
non sia volpe.
Lo lascio solo e torno in cucina a prendere la cassetta del pronto
soccorso: dovrò mettere anche io un po’ di quell’unguento sullo zigomo!
Un momento! E chi glielo spiega ad Anzai-sensei che questi lividi non
significano che sia tornato a essere un teppista?
Boh, inventerò qualcosa!
Preso il tubetto che mi serve, raggiungo Kaede in camera e rimango
folgorato: ha indossato solo i pantaloni del pigiama bianco e la chiarezza
della sua pelle risalta ancora di più… Si sta sciogliendo le bende, ma
posso notare chiaramente una smorfia di dolore nel ruotare il busto, cosa
che mi riscuote dal mio momentaneo black out.
- Aspetta… Ti aiuto… - dico, scostandogli le mani dalla garza e
sussultando nel vedere come si sia allargato l’ematoma.
- Forse sarebbe meglio se andassi al pronto soccorso… - penso ad alta
voce, preoccupato per l’estensione del livido.
- E’ solo una botta… - protesta lui e io decido di non insistere, per il
momento s’intende! Se domani mattina la macchia bluastra si sarà allargata
ancora, ce lo porto io in ospedale a forza!
- Siediti… - ordino, spremendomi sulle mani la pomata.
Lui obbedisce e io m’inginocchio accanto a lui, iniziando a spalmare il
gel sulla contusione.
Io ammazzo quel teppista demente! Come ha potuto fargli questo?
Quando ho finito, mi rialzo e vado a lavarmi le mani: tutto l’unguento è
stato assorbito dalla cute del volpino, indi per cui non è necessario
metterci la fasciatura, per somma gioia del “ferito”… E mia!
***Kaede Rukawa***
Hanamichi è andato a cambiarsi: forse dovrei cambiare idea sui teppisti di
oggi e ringraziarli per il semplice fatto che ho potuto godere un suo
involontario massaggio.
E così stanotte dormirò con il do’aho…
All’inizio non volevo farlo: non volevo dovermi sottoporre alla tortura di
essergli vicino così intimamente e non poterlo nemmeno sfiorare… Ma poi
sono stato toccato sull’onore: non sia mai che Kaede Rukawa possa essere
accusato di essere un codardo!
Maledizione a me e alla mia cocciutaggine!
Non avevo nemmeno pensato che il letto della scimmia è matrimoniale, così
adesso mi ritrovo ad averlo a una distanza millimetrica e nell’ambiente
più invitante ch’esiste…
- Allora, ti sono mancato? – esordisce il mio idiota preferito, di ritorno
dal bagno.
Certo che sì! Che domanda stupide…
- Certo che no! – ribatto invece, sopprimendo un sorriso.
- Il solito blocco di ghiaccio crudele e insensibile… - si lamenta lui,
portandosi platealmente le mani al costato, come se lo avessi
irrimediabilmente pugnalato al cuore.
- Hn… - mugugno in risposta.
Che altro dovevo fare? Saltargli al collo e baciarlo come volevo?
Non credo che ne sarebbe stato contento…
- Lo so che è presto per andare a letto, ma è stata una lunga giornata… -
mormora lui a mo’ di scusa.
- Nessun problema! – sindaco io, osservando il suo magnifico corpo avvolto
dalla stoffa viola scuro.
Ora gli vado vicino, lo spoglio e lo sbatto sul materasso!
- Sicura, volpe? – mi domanda ancora, con evidente insicurezza.
- Sì… - annuisco di nuovo.
Lo guardo mentre si avvicina al lato sinistro del letto e ne scosta le
coperte. Poi accende la abat-jour del suo comodino, andando a spegnere la
luce grande della stanza.
Ci infiliamo tutti e due nel letto, mentre io mi mordo le labbra per non
avvicinarmi a lui e baciarlo come si deve… Soprattutto quando lui si gira
sul fianco e fissa i suoi splendidi occhi nocciola nei miei.
- E’ la prima volta che vado a letto con un uomo… - se n’esce, sorridendo
leggermente.
Beh, è già qualcosa! Per lo meno Sendoh non se l’è ancora preso!
- E con una donna? – mi arrischio a domandare, tentando di non sembrare
così dannatamente interessato come sono.
- Nemmeno… - ammette, diventando rosso come un peperone.
- Scommetto che ti dispiaccia che io non sia Haruko… - lo punzecchio, con
la precisa intenzione di tastare il terreno.
Va bene che ha detto a Mitsui che non gl’interessa più la Babba, ma io
voglio sentirlo dire chiaramente a me!
- In verità, no… - dice lui, diventando ancora più rosso di prima.
Io esulto: allora era vero!!!
Per sicurezza e per non espormi troppo, lo fisso con un’espressione
scettica.
Avanti, scimmia, negalo di nuovo!
- L’ho detto che lei non mi piace più! – sbotta Sakuragi, chiaramente in
imbarazzo.
- Hn… - mugugno, pienamente soddisfatto.
- E a te chi piace? – mi domanda, guardandomi con molta attenzione.
- Qualcuno… - borbotto, rimanendo volutamente sul più vago possibile.
- E chi? – insiste la scimmia, probabilmente vinto dalla sua storica
curiosità.
- Non te lo dico! – borbotto.
Fossi scemo a venirtelo a dire!
- Dimmelo dimmelo dimmelo! – piagnucola lui, con un’espressione
tenerissima.
- No! – sindaco io, per nulla intenzionato a dargliela vinta.
Ma Hana non s’arrende e inizia a investirmi con una marea di parole
sull’importanza per la nostra nuova amicizia di una rivelazione simile e
altre cose che non ascolto, ipnotizzato dalle sue labbra che si muovono…
Smettila di blaterare cose senza senso, prima che ti faccia stare zitto
io!
Ma il do’aho continua imperterrito con il suo monologo, irretendo sempre
di più la mia povera mente con il movimento di quella sua bocca tanto
sensuale…
Dopo cinque minuti buoni perdo completamente il controllo: mi avvicino a
lui e lo faccio smettere di parlare con un bacio.
Rimango di sasso quando, dopo un primo momento di sorpresa, lui ricambia
il mio bacio e si gira su un fianco per stringersi a me. Non mi faccio
pregare e approfondisco il nostro contatto, infilando le mani sotto il suo
pigiama e spingendo la mia lingua oltre l’invitante soglia delle sue
labbra a duellare con la sua.
Le sue mani si avventurano sulla mia pelle, accarezzandomi con una
delicata riverenza che mi manda ancora più fuori di testa di quello che
sono.
Quando ci stacchiamo, io vorrei dire qualcosa, ma lui non me lo permette
perché reclama un altro bacio che io di certo non ho alcuna intenzione di
negargli…
In meno di cinque minuti le nostre carezze non ci bastano più, vogliamo
entrambi di più…
Ma io devo sapere ancora una cosa!
Riacquistando un minimo di lucidità, mi stacco dalle sue labbra,
mormorandogli una supplica che non mi si addice: - Dimmi che non ami
Sendoh e non stai pensando a lui… - lo prego, mentre le sue mani si
infilano sotto i miei pantaloni.
- Non pensarlo nemmeno… - mormora lui, spingendo i nostri ventri a
contatto.
Il piacere che sento causa lo spegnimento del mio cervello…
Rimaniamo solo io e lui, fusi in un unico corpo…
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Me: - Posso riavere Kikko? –
Ru: - Non leggo la lemon… -
Me: - Ma Kacchan! Pensaci un attimo! Vuoi forse che chiunque possa
assistere all’intimità tua e di Hana? Vuoi davvero far certe cose sotto
gli occhi indiscreti di Hisashi e Aki? –
Ru: - Hn… -
Me: - Ma scusa… Lo puoi fare ora che non ti vede nessuno… O preferisci che
racconti a tutti cosa fai quando sei solo con il tuo do’aho? –
Ru: - Toh! Ripigliati l’orso! –
Me: - Arigatou!
…
Hey! Dove vai? –
Ru: - A finire quello che ho iniziato! –
Me: - Mi è andata bene! ^__^ -
Aki: - E io rimango a mani vuote? –
Me: - Abbi fiducia in me! –
Aki: - Ok… -
Me: - Almeno qualcuno che mi dà retta c’è!!! Bene gente, alla prossima! Vi
prometto che non vi faccio più aspettare così tanto per il seguito!! Ciao
ciao! ^__^ -
Aki: -
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