Disclaimers! I personaggi sono di Takehiko Inoue, la fanfic è mia e la ‘colpa’ – in senso buono però – della mia ispirazione riguardo a Yohei è di Ash(Lynx): si perché scriverei solo su di lui da quando ho letto “Vattene” e la notte ho sognato di rivivere sulla mia pelle tutta la storia (mammamia, sentivo ogni minima sofferenza fisica e psicologica! – così imparo a leggere per intero una fanfic molto lunga prima di andare a dormire!… -). Ecco spiegata la mia simbiosi con quel figone di cui prima non mi ero neanche accorta.

Naturalmente la dedico ad Ash. Un saluto a Mitchi131421 che l’ha letta per prima

 


Il regalo più bello

di Chi-Bi


 

Ed anche oggi gli allenamenti sono finiti!… Uff! Mi sembra che il Gorilla pretenda sempre di più: forse si è convinto che sono un tensai… eh si, dev’essere per questo che non mi dà un attimo di tregua. Ma oggi non ho tempo da perdere dietro allo Shohoku e ad Harukina mia: è il compleanno di Yohei e non vedo l’ora di vederlo per sfotterlo un po’.

Mi precipito nello spogliatoio, rischiando quasi di gettare a terra Yasuda e qualcun’ altro, che nella foga neanche riconosco, ed urtare Rukawa, che si è già addormentato. Per carità! sarebbe il finimondo se iniziasse con “Io non perdono chi disturba il mio sonno…”! E dormi! Non sai quante cose belle ti perdi!…

Incurante degli insulti che mi rivolgono contro i compagni di squadra travolti, m’infilo sotto la doccia ed inizio a pensare…

 

La mente ritorna momentaneamente al compleanno di Yohei, al regalo che – oddio! – spero gli piaccia; e poi mi sembra di veder scorrere diversi flash-back di me e lui sin da piccoli. Quante ne abbiamo combinate assieme! E quante delusioni amorose abbiamo vissuto!… Un momento! Abbiamo?… sono io quello scaricato 50 volte (ed arriverei a 51 se mi dichiarassi ad Haruko). Ora che ci penso, lui invece non mi ha mai parlato di delusioni d’amore – e a dire il vero, neppure di ragazze – anche se non è mai stato fidanzato. Mi viene da pensare che sia io il suo migliore amico e non viceversa. Che verme, non confidarsi con me! Quando lo vedo, devo chiederglielo per forza.

Tranne se… non sarà per caso che a lui sono sempre piaciute le stesse ragazze che piacevano a me e che non me ne ha mai parlato per ‘delicatezza’? No, no, se fosse così, il vero amico sarebbe lui e il verme io che per un attimo ho dubitato della sua fedeltà. ‘Fedeltà’? neanche se fossimo fidanzati! Accidenti, perché ora mi sento arrossire e perché mi si è drizzato?

Dunque, calma Hanamichi! stavo pensando a Yohei, non ad Haruko… ?… AHH! Mi viene in mente una cosa e per lo shock mi sembra di vedere tutto bianco (beh, se non altro, cessa la mia eccitazione): prima ho pensato “Non ho tempo da perdere dietro allo Shohoku e ad Harukina mia”! Come ho potuto?! Poco importa: se ho comunque pensato “Harukina mia”, la cosa grave è che non ho tempo da perdere con lei.

 

Che pensieri strani oggi! Incredulo appoggio le mani alle piastrelle e scuoto la testa. Ma di che mi preoccupo? È naturale che io voglia bene a Yohei che conosco da una vita! Ed è naturale che nel giorno del suo compleanno io preferisca stare con lui piuttosto che con Haruko – solo per oggi però, eh?! – voglio proprio andare a prenderlo in giro. Negli ultimi tempi mi sembra più distaccato nei miei confronti. Forse dovrei smetterla d’insistere con la storia del tensai ed anche trovare più tempo per i miei amici. Nnnhhhh, perché arrovellarsi tanto il cervello – dico sfogandomi sui miei capelli, come per cercare di lavar via i pensieri insensati degli ultimi minuti –? Tanto appena sarò da lui ne approfitterò per chiarire tutto.

 

Naturalmente oggi non è venuto a vedere gli allenamenti perché doveva dare una mano a sua madre a preparare un dolce dato che, sebbene ormai lui sia grande, sanno che comunque fra parenti ed amici, andranno comunque un sacco di persone a fargli gli auguri. Alla faccia della festa! Cioè, per fortuna che il festeggiato è lui, e gli tocca sgobbare!

Se lui non è potuto venire a seguire i miei allenamenti, Noma, Takamiya e Okusu ci sono sempre, ma mi dimentico di loro e senza aspettarli vado dritto a casa del festeggiato.

 

Suono il campanello e quasi mi scontro (ma oggi dove ho la testa?) con sua madre la quale, non riuscendo a trovare la sacca per dolci per guarnire la torta, sta andando a comprarne una nuova. Meglio così, penso, almeno potrò parlare subito faccia a faccia col mio amico, approfittando di essere da soli. Entro a casa dopo essermi scusato con la Signora Mito e raggiungo subito il mio amico del cuore.

“Yohei!!! Come va, tutto solo soletto a sgobbare per la tua festa? A proposito, AUGURI!” Mi avvicino a grandi passi e a braccia aperte come per volerlo abbracciarle, ma lui, senza neanche salutarmi, con uno sguardo truce risponde:

“Non avvicinarti!” E rimango bloccato come un ebete. Avevo ragione a pensare che deve avercela con me per qualche motivo. Io però credo di non avergli fatto nulla.

“Hei, guarda che sono venuto solo per farti gli auguri! Almeno saluta!”

“Ciao, ma non azzardarti a tirarmi le orecchie!”

“Ah, è per questo che mi hai aggredito non appena mi hai visto!”

“E per che cos’altro secondo te? guarda che mi fa sempre piacere ricevere gli auguri… Come sono andati gli allenamenti?”

“Bene! Sai, avresti dovuto vedere che canestro sono riuscito a fare, in barba a quello stupido volpino di Rukawa! Pensa che per un attimo le Ru Ka Wa hanno smesso di fare baccano. EHEHEH! Anche loro hanno capito che se voglio so essere migliore del loro idolo. Ho pure il cognome più lungo, t’immagini? Lui con le sue Ru Ka Wa ed io con le Sa Ku Ra Gi… Wow! Lo batterei 4/3 anche per le ragazze pon pon!… ?… ‘E mo che gli succede? Perché serra i pugni come se non ne potesse più? Sarò pure un chiacchierone, ma è stato lui a farmi una domanda, no?’

 

“Ehi, Yo-chan, che ti succede? Ho detto qualcosa che non va? – Mi schiarisco la voce, è meglio se ne approfitto ora per parlargli apertamente – Ultimamente ho sempre l’impressione che tu mi voglia evitare. Io ci penso spesso, ma non riesco proprio a capire dove ho sbagliato, quando mi sono comportato male con te… Se c’è qualcosa che devi dirmi, dimmela subito. Senza rancori.” Mammamia che strazio che provo, se solo penso che gli ho appena dato un ultimatum per la nostra amicizia… spero tanto che non mi mandi a quel paese o qualcosa del genere: ci starei troppo male!

“Vedi Hana… il fatto è che tu ora non vedi altro che il basket. Non fai altro che pensare al basket, parlare del basket, e soprattutto, parlare di Rukawa! Del fatto che lo devi battere a tutti i costi, ecc. ecc.! Insomma non ne posso più di sentirmi messo da parte! Per gli altri dell’armata Sakuragi non è lo stesso: io ti sono amico fin dall’asilo e vorrei… che tu mi pensassi di più… Guarda, ti sei pure portato appresso la palla da basket, in caso ti dimenticassi un attimo di quello sport che all’inizio odiavi.”

Oh cavolo! Avevo proprio visto giusto, però non capisco perché insista tanto su Rukawa, sa che non lo sopporto affatto!

“Ma dai! Non sarai mica geloso di una palla da basket o di un volpino addormentato? E comunque questo è il mio regalo per te!”

“?”

“Non perché non so vivere senza basket, ma per giocarci insieme, per rivivere i bei momenti di quando eravamo piccoli e giocavamo insieme.”

Sul suo volto ora vedo la commozione: caspita! Non credevo che un regalo così scontato da parte mia potesse farlo così felice – oppure farlo inc… tanto? – . “Sapevo che potevi vederlo come un regalo infantile, ma sai che non ho mai avuto molta fantasia per certe cose… però se preferisci qualcos’altro, se vuoi qualcosa in particolare, basta che me lo dici: se mi è possibile…”

Ma perché sta zitto? Non so che cosa devo pensare. Accidenti, mi sento il cuore battere come quando aspetto di sapere se una ragazza mi ricambia o no… E sbrigati a rispondermi, Yohei! Sarà pure un regalo infantile e nient’affatto azzeccato, ma fammi capire se ti fa comunque piacere che mi sia ricordato del tuo compleanno!

“Veramente… non so che dire! Io e te che giochiamo insieme come ai vecchi tempi… sarebbe bello ritornare bambini ogni tanto; ti ringrazio di cuore, Hanamichi!” e si avvicina per darmi un bacio su una guancia, facendomi arrossire non poco (per fortuna che qui vicino non ci sono specchi per vedermi).

“S… sicuro, Yohei? Guarda che davvero se non ti piace, non devi accettarlo per forza. Davvero se c’è qualcosa che desideri, me lo puoi dire.”

“Ti ringrazio davvero, Hana! Dico sul serio. Anche perché il regalo che vorrei non posso chiedertelo.”

Mi risponde con lo sguardo velato di tristezza., devo tirarlo su di morale e fargli sputare il rospo.

“E cosa sarà mai?! Ehi, non è che si tratta di Haruko? Anzi, giacché ci siamo, volevo chiederti se per caso non piace anche a te, perché io ti ho sempre rotto le scatole per tante ragazze e tu non mi hai mai detto chi ti piaceva o chi ti piace adesso. So che sono egoista e parlo sempre tanto da non lasciare agli altri la possibilità di dire la loro, però sono anche tuo amico: se ti piace Haruko, io mi faccio da parte volentieri. Tanto prima mi è capitato anche di pensare che oggi non avevo tempo da perdere dietro a lei e allo Shohoku!?”

“Come? Non ci credo!”

“Invece si; perché dovevo venire da te.”

Ah! oddio, è arrossito ed ora mi sta guardando in un modo… Mi sa che pure stavolta ho indovinato e poi rovinato tutto parlando più del dovuto.

“No, non preoccuparti che non mi piace Haruko. Però quella persona penso che mi guarderebbe con disgusto se sapesse che ne sono innamorato da tanti anni.”

“Anni?!? E io la conosco?”

Lui fa cenno di si con la testa, ma non parla e quando ci prova scoppia a piangere.

“Yohei?… E dai, non fare così: mi ero accorto da tempo che non eri più lo stesso, ma almeno oggi non devi piangere! Calmati e dimmi con calma che ti succede.” “Ma se non è Haruko, non è neppure Ayako perché hai detto ‘da anni’… boh! Non riesco proprio a capire chi sia: non ci sono ragazze che conosciamo da anni. Yohei, non sarà un ragazzo?! Non sarai gay?!”

AHHHH, perché non riesco a tenere la bocca cucita neanche nei momenti critici? Quello ora mi stroppia! All’improvviso ha smesso di piangere e credo che tra poco inizierà a picchiarmi; e con tutte le ragioni!… Eh? Si è asciugato le lacrime ed ha abbassato la testa? Chi tace acconsente, ma non ci credo: se è così non mi dà fastidio, ma possibile che io non abbia capito il mio migliore amico?

“Ehm… per… caso… ho indovinato?”

“Nh.” Fa di nuovo cenno con la testa. Finalmente però si decide a parlare anche lui. “Non dici niente, Hana? Io non so se sono nato così o se mi sono innamorato di… ah, vabbè… per caso. Non ti dà fastidio sapere di frequentare un gay?”

“Ma che cavolo dici!? Sei scemo per caso? Non sai se sei ‘nato così’…! non stai mica parlando di una malattia grave e contagiosa! E la fiducia nell’amicizia dov’è finita, ah?!”

“Lo so. Io mi fido di te, però se tu mi avessi voltato le spalle… Ma che pensi? che potrei dirlo per esempio ai miei, dopo i commenti che sento fare loro quando esce fuori il discorso omosessualità?”

“Ma che te ne frega, scusa? Ora si che non ti capisco! da quando sei uno smidollato? L’importante è che tu sia felice, no? che importa se sarà con una ragazza o un ragazzo?!” Maledizione, ecco che ricomincia a piangere! E stavolta mi si butta al collo, mi prende per la felpa ed inizia a sfogarsi. Credo proprio che si stia portando il peso della solitudine e dell’incomprensione ormai da tantissimo tempo. Come potrei aiutarlo? “Yohei, perché, che discorsi fanno?”

Tira su col naso, poi risponde con voce strozzata.

“Molto offensivi.”

“Forse è solo che non conoscono nessun gay e non vogliono sembrare troppo alla mano, per evitare… non so neanch’io cosa; comunque di certo non ti picchierebbero e non ti caccerebbero di casa. O credi che ne sarebbero capaci?”

“Però si vergognerebbero di me. Per loro ‘una cosa del genere’ è una grande vergogna e ringraziano il Signore al pensiero che a loro non è toccata una simile disgrazia. Piuttosto preferirebbero sapermi in carcere o in ospedale dopo una rissa.”

“Beh, allora si abitueranno all’idea. Tranne se non ti sei innamorato di un vero teppista, un delinquente malfamato. E in tal caso pure io cercherei di farti cambiare idea.”

“AHAHAH! È vero che in alcune occasioni dimostra di essere un vero teppista e che picchia più duro di me però non c’è problema, perché non ho intenzione di parlarne con nessuno; a parte te.”

“… e il ragazzo che ti piace – continuo io – Però… non suona male, sai? ‘il tuo ragazzo’. Direi che ha un qualcosa di sexy.”

“Scemo!” Fiuu! Un sospiro di sollievo: dopo tanta tensione è partito il suo primo pugno – che mi ha centrato in piena faccia: fa un male cane, ma almeno lui si sta riprendendo –. “Non è che dopo tante belle parole d’incoraggiamento sei di quelli che vedono gli omosessuali come dei pervertiti? Tanto ora che lo sai, posso minacciarti come voglio.”

“ AAH, che male! Bell’amico che sei! Comunque non mi hai detto di chi si tratta.”

“Eh?”

“Se non mi dici chi è, non posso darti una mano a conquistarlo.”

“Non… non… ce n’è bisogno, grazie.”

“Uffa! Ormai so tutto perciò, parla!”

“No!”

“Dai!”

“Non puoi costringermi!”

“Eddai! Tu sai tutto di me! Chi è?”

“Tu…”

“Io cosa?”

“TU! SEI TU!”

 

Forse per la prima volta in tutta la mia vita, sono rimasto ammutolito. Non me l’aspettavo affatto. Ed ora che gli dico? Sono nel panico.

“Io? Sei sicuro? Cioè, mi fa piacere, solo che… ehm… non ci ho mai pensato: ho sempre guardato le ragazze. Non so che cosa dirti.”

“Senti, non voglio rovinare la nostra amicizia, perciò facciamo finta di non averne mai parlato, ok?”

“No! voglio dire: io ti voglio bene e sei molto bello; oggi pensando a te mi sono pure eccitato… p però non pensare male! Non è che non potrei provarci, ma non so. Dovrei rifletterci.”

“Si, ti capisco. Mi raccomando solo di non dirlo agli altri e di restare amici.”

“Cavolo, ancora con questa storia? Insomma, io non ti sto dicendo di no! … intendo – mamma mia, come faccio a dirlo, sento che tra poco scoppio!! – riguardo a se mettermi con te. Magari con un ragazzo è bello e credo che ci capiremmo al volo; le ragazze non vogliono affatto saperne di me… perciò… Ah! Accidenti! Va bene!” Avvicino il mio volto al suo e lo bacio senza esitare.

 

‘Ma che sto facendo? Sto baciando Yohei? E lui mi lascia fare… certo, è innamorato di me. Però, è una bella sensazione, chissà se posso… Mi faccio coraggio e dischiudo le labbra; lui fa altrettanto e senza capire bene come, avverto le nostre lingue che si sfiorano e poi si cercano; il bacio diventa più passionale e noi ci abbracciamo per sentirci quanto più vicini è possibile. Sento che mi sto eccitando, come prima negli spogliatoi. Che sia pure io innamorato di Yohei? I pantaloni mi vanno stretti ora. Mi stacco da lui a malincuore.

“Scusa, non possiamo farlo qui. Se arrivasse tua madre?”

“Perché? Vuoi ‘farlo’?”

“Ah! veramente mi riferivo a ciò che facevamo fino a pochi istanti fa.”

“Hana, sei diventato rosso come un peperone.”

“E tu come un peperoncino.”

“Andiamo in camera mia? Mi sa tanto che ora posso chiederti di farmi il regalo di compleanno che ho sempre sognato.”

È malizia quella che vedo nei suoi occhi? Che si sia accorto che i pantaloni ora mi stringono?

“E quale sarebbe il regalo che hai sempre sognato?” gli chiedo, anch’io con malizia per vedere se avrà la faccia tosta di chiedermelo senza mezzi termini, mentre mi trascina al piano di sopra, nella sua stanza. Lui si ferma un momento, mi guarda e dice “Voglio fare l’amore con te.”

L’ha detto, l’ha detto sul serio?

 

Mi è sempre piaciuta l’atmosfera della sua stanza: sempre tutto in ordine (beato lui, non so come faccia!) [Anch’io, che vergogna! NdChiBi], e poster di sportivi alle pareti. Solo in questo istante realizzo, non di sportivi, ma di bei maschioni!

Ed è anche in un certo senso come se fosse stanza mia: in tanti anni, quante volte qui dentro abbiamo parlato di tante cose e quante volte sono rimasto qui a dormire… Non ci pensava già all’epoca, spero. Ma di sicuro ci sta pensando ora e io sto divagando perché non so cosa fare…

“Yohei, aspetta – dico dopo qualche secondo in cui sono rimasto immobile come un baccalà; mentre lui chiudeva la porta a chiave –, io non so come si fa.”

“Anche per me è la prima volta, sai? Credo che dovremmo… baciarci di nuovo e poi…” Stavolta è lui a prendere l’iniziativa e baciarmi. Tutti e due siamo già meno impacciati. Se impariamo con questo ritmo non c’è nulla di cui preoccuparsi.

“Mmhh! Aspetta, aspetta! Davvero vuoi fare l’amore? Ma oltre al fatto che non so da dove cominciare, io non ho preservativi con me.” [so che ricorda il dialogo tra Kimi ed Hana in “Gelosia”, per chi l’avesse letta, ma secondo me la pubblicità per l’utilizzo dei preservativi non basta mai. NdChiBi]

“Tanto siamo entrambi vergini!… ed io voglio saperti dentro di me anche dopo.”

Sono arrossito di nuovo, accidenti a lui! Non oso immaginare se fosse tutto uno scherzo! Mi siedo sul letto, dal momento che le gambe non so quanto potranno ancora reggermi per l’emozione, lui si siede accanto a me e riprendiamo a baciarci. Pensavo fosse più difficile, ma mi accorgo che spontaneamente ci stiamo sdraiando e che le nostre mani vagano sui nostri corpi ancora vestiti, ed anche le nostre lingue si cercano e rincorrono spontaneamente, sempre più disinibite.

Ho bisogno di aria, sposto un poco il viso e mi ritrovo a baciarlo vicino al mento, poi inizio a percorrere con la punta della lingua il suo collo perfetto, sentendo sussultare il suo pomo d’Adamo, scendendo finché non arrivo vicino al muscolo trapezio. Sono costretto a staccare le labbra dal suo corpo, mentre lui geme frustrato. E pure io lo sono per un attimo, ma subito mi rianimo alla vista del suo sguardo oscenamente languido.  Non perdo troppo tempo nello sfilargli la camicia senza neppure sbottonarla: ormai pure io voglio sapere come si fa. E per evitare di doverci staccare di nuovo al meglio di un bacio, tolgo anche la mia felpa e la maglia. Sto ardendo di passione e lui se ne accorge; e con lo sguardo mi fa capire che gli piaccio.

 

Mi sdraio su di lui e riprendo da dove mi ero interrotto, vicino al muscolo trapezio della spalla sinistra: gli faccio subito un succhiotto, mi piace l’idea di lasciargli impresso un marchio per ricordargli che ormai è mio; lui geme ma mi lascia fare. E così, io inizio a toccargli il petto, a giocare coi capezzoli, mentre la mia bocca, avida, bacia ogni cm di pelle e lui con una mano mi accarezza la schiena e con l’altra mi tocca i fianchi e il sedere. Siamo ancora troppo vestiti, me ne accorgo dal fatto che sia io che lui siamo costretti a fermarci appena urtiamo la stoffa dei nostri pantaloni. Sollevo le labbra dal suo corpo, lo guardo negli occhi e vi leggo solo un’estrema fiducia: se volessi potrei anche fargli del male e lui non obietterebbe perché è questo il suo sogno da realizzare, il regalo che ha scelto per il suo sedicesimo compleanno, sentirsi mio. Mi sembra quasi un sacrilegio spogliarlo degli ultimi vestiti e denudarlo di ogni protezione contro la mia passione.

“Hana…” chiama il mio nome come se fosse la sua ancora di salvezza “Hana, ti prego!” Come posso non accontentarlo? Sono preoccupato perché ho sentito dire che fa male, ma è ciò che vuole ed è ciò che voglio pure io. “Non fermarti, spogliami! Ti voglio.”

 

Detto, fatto: ecco che apro i pantaloni, ammirando già la sua eccitazione costretta nei boxer aderenti. Glieli tiro giù, lentamente per farmi desiderare di più; quindi gli bacio le gambe per tutta la loro lunghezza; sempre con studiata calma gli tolgo finalmente i pantaloni assieme alle scarpe, gettandoli sul pavimento, ed ora posso dedicarmi alle caviglie. “Hanaa!” lo guardo, il volto arrossato, m’implora di fare in fretta. Risalgo fino alla vita continuando a riempirlo di baci, lui avvicina le mani alla mia testa e so che vorrebbe impedirmi di allontanarmi da lui ancora una volta. Ma io prevedo le sue mosse, riesco a divincolarmi e mi alzo di nuovo. Sembra seccato. Sul suo volto leggo ora una smorfia di disappunto, ma anche stavolta dovrà ricredersi. Mi sbottono i pantaloni, lasciando ben vedere le forme nascoste ora solo dai boxer; dopo uno sguardo malizioso ed aver passato la lingua sulle mie labbra in modo voluttuoso per provocarlo ulteriormente, infilo i pollici nell’elastico dei boxer e piano li abbasso insieme ai pantaloni. Mi sento un po’ strano, nudo davanti a un ragazzo per fare l’amore, allora mi sbrigo ad entrare nel letto accanto a lui, coprendomi con il piumone, e gli tolgo i boxer. Almeno ora pure lui si sentirà imbarazzato! Infatti, ora che si avvicina il ‘momento cruciale’ sembriamo essere ritornati timidi entrambi. Sollevo il piumone per fargli spazio accanto a me e lui non si fa attendere. Emozionati ed imbarazzati come siamo, non riusciamo a scambiarci più dei baci passionali, ma tanti semplici bacetti. Non è che sia diminuito il desiderio, semplicemente si fa vivo il timore della prima volta a cui forse siamo ancora impreparati.

 

Ci abbracciamo ed accarezziamo, mentre sotto l’effetto afrodisiaco dello sfiorarsi dei nostri corpi caldi quasi rischio un infarto o come minimo il sangue dal naso. Lui poi, il suo cuore batte così forte da poter sentire ogni battito attraversare il mio corpo!

Mi piacerebbe molto anche solo restare così, a farci le fusa come due gattini, ma noi non siamo più dei ‘cucciolotti’ ed i nostri ormoni vogliono prevalere sulla nostra ragione. Uno di noi deve per forza fare la prima mossa e di sicuro lui sta aspettando che prenda io l’iniziativa, dato che è il suo compleanno e sono il suo regalo; ma se non mi incoraggia – almeno con un bacio profondo o a parole –, timido come sono, finisce l’atmosfera e rovino tutto.

Deve avermi letto nel pensiero, perché mi abbraccia dietro al collo e mi bacia intensamente. Arrossisco tremendamente quando lui si muove nel letto stendendosi supino, facendomi così finire sopra di lui: le nostre eccitazioni sono talmente calde che è impossibile non comprendere quanto ci desideriamo.

Ora però tremo ad un altro dubbio: stiamo per arrivare fino in fondo e siamo due ragazzi… in parole povere come faccio a sapere che non sarò io a prenderlo dentro? In fondo fino a pochi minuti fa ero etero e non correvo il rischio di subire qualcosa che… e va bene, lo ammetto: Hanamichi duro&puro se la sta facendo sotto dalla tremarella! Il fatto che si offra a me non significa che ‘la passerò liscia’, che non mi sentirò penetrare pure io; e non sono preparato psicologicamente.    

 “Hana, perché tremi? Tanto ho sempre pensato di essere io a… prenderlo. Sei così forte e muscoloso che di noi due sicuramente sei tu il più adatto a fare il seme. E poi… vorrei sentirti dentro di me…”

“Yohei…” sussurro sulle sue labbra – com’è dolce il mio ragazzo, mi chiedo come ho potuto disperarmi per quelle 51 oche selvatiche che mi hanno rifiutato –, ma subito dopo lo sento allargare le gambe, io finisco col bacino tra le sue cosce e il suo pene eretto preme contro il mio addome.

‘È ora’ penso ‘stavolta non mi tiro indietro’. Gli sorrido imbarazzato e poi seguo il mio istinto che mi dice di accarezzarlo e toccarlo perché si rilassi, affinché non senta troppo dolore.

“Hana, ti prego, non farti scrupoli, entra!”

Allontano le dita dalla sua apertura e con la massima delicatezza mi faccio strada nel suo corpo. Lui inarca la schiena e si morde le labbra per non urlare, ma forse è più atroce per me vedere le sue lacrime rigare quel volto bellissimo. Geme molto appena inizio a muovermi, ma dopo un respiro profondo alza le gambe e le incrocia dietro la mia schiena. Quasi mi commuovo nel vedere quanto è grande il suo desiderio di offrirsi a me; io credo che non avrò mai lo stesso coraggio.

“Hana…” lo so, vuole di più, le lacrime scendono ancora copiose, ma la sua vera soddisfazione verrà quando mi scioglierò dentro di lui, ormai conosco il suo tipo di ostinazione. Inoltre, se non spingo più forte, finisce che mi scoppiano i testicoli.

“Ma ti sto facendo male…”

“Che te ne frega, spingi di più!”

“Va bene.” Le mie spinte diventano subito più vigorose, urla ancora qualche volta e poi i suoi gemiti e le sue urla si sciolgono, e freme con tutto il suo essere. ‘Si, ci sto riuscendo, lo sto facendo godere e pure io godo sempre di più’. Incalzato da quella voce ora così liquefatta, perdo completamente la ragione, l’ultima cosa che comprendo è che porto una mano sul suo membro.

E dopo un tempo indefinito – magari fosse l’eternità! ma purtroppo saranno stati una manciata di secondi – riversiamo entrambi il nostro amore, l’uno sull’altro, l’uno nell’altro.

 

Stavamo per addormentarci sfiniti ed abbracciati, quando sentiamo un tonfo e ci giriamo di scatto: vediamo prima una busta della spesa e poi risaliamo con lo sguardo fino ad incrociare quello sconvolto della madre di Yohei. Diventiamo tutti e tre viola dalla vergogna. Yohei e io vorremmo sprofondare: sua madre trema di vergogna e di rabbia mentre dice “Yohei? Hana?”, come per verificare se fosse o no un sogno.

“Ehm… mamma, non ti arrabbiare, Hana è venuto a darmi il suo regalo di compleanno” risponde lui per evitare che sua madre se la prenda con me. Aggiunge infine “il regalo più bello”, ma in un sussurro che solo io posso percepire perché così vicino a lui.

 

La Signora Mito si precipita fuori dalla stanza, incredula e chiaramente sotto shock. Ora si che non sappiamo con che faccia andare di là. Ha pure lasciato nella stanza la busta, perciò credo che dovremo essere noi a guarnire la torta. Penso pure che gli amici non tarderanno ad arrivare.

“Yohei, ma non avevi chiuso a chiave?”

“Io… credo di si, però forse per l’agitazione non avevo appoggiato bene l’anta e la chiave ha girato a vuoto.”

“Che figura che abbiamo fatto! Credi che ci perdonerà?”

“Lo spero. In fondo siamo giovani, ma grandi abbastanza per fare certe cose, no?”

“Di sicuro non farà mai più discorsi omofobi.”

“See!… Come no!”

“Al massimo parlerà male di noi!”

Incrociamo gli sguardi ed impallidiamo al solo pensiero dei suoi commenti e di come di sicuro lo dirà al marito. Poi scoppiamo a ridere, una risata dovuta alla tensione di non sapere come cambierà la nostra vita d'ora in poi e per sdrammatizzare, perché certamente non ci possiamo rinchiudere in questa stanza.

Ora però è meglio alzarsi e darle una mano: ne approfitteremo per chiarire la situazione.

In ogni caso questo sarà il compleanno più memorabile.

 

OWARI