Il profumo della Senna

 

parte IV

 

di Earl Cain

 

 

Eravamo tutto ciò che si sarebbe potuto sognare
Due amanti che correvano fra le ombre dei pioppi
Due ragazzi che rotolavano nell'erba
Due anime che si allacciavano e si slacciavano
Di continuo...


Avevano finito colazione da alcuni minuti ed erano tranquillamente sfociati in una discussione noiosa, noiosamente sociale. Il carattere aristocratico del nobile traspariva anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, di non insultare il popolo. Ma François ascoltava e rispondeva privo di interesse e quando Jean se ne accorse, risentito leggermente nell'intimo, cambiò discorso.
<Vedo che la discussione non ti interessa più di tanto.. è naturale... sei così giovane...> sorrise <bene... che ne dici di fare una cavalcata insieme?>
Il ragazzo impallidì. Una volta aveva provato a cavalcare, insieme ad uno dei suoi amanti, ma era caduto e dovette rimanere in convalescenza con una gamba rotta per diverso tempo e da allora aveva sempre avuto un terrore spropositato per i cavalli. Per non parlare del fatto che furono i cavalli di Jean a investirlo.
<co..come?>
<si dai! è una giornata stupenda, il sole non è troppo forte e i cavalli sono ben riposati! cavalcheremo un po', fino al fiume e poi staremo là a prendere un po' di frescura! vedrai che ci divertiremo..> nel parlare si era alzato ed era andato a comunicare al maggiordomo di preparare le cavalcature. François non voleva farlo, era terrorizzato, ma non voleva provocare dispiacere a Jean, quindi non disse nulla e silenziosamente si alzò da tavola e lo seguì.
<ma.. questi abiti così eleganti sono adatti?>
<no.. infatti.. vieni di sopra.. ti do una tenuta di cavallo che apparteneva a me quando ero un po' più piccolo...>
Annuì. Il pallore si era intensificato, ma Jean pareva non accorgersene. Il ragazzino sospirò e seguì l'ospite di casa in una stanza piena di alti armadi. Dopo alcuni secondi era solo e stava cambiandosi. Non era abituato a tutti quei vestiti così diversi. Aveva sempre usato i suoi stracci, sia a tavola, sia quando lavorava, sempre gli stessi abiti. Ed ora ne aveva già cambiato un paio. Chissà prima di sera quanti altri ne avrebbe cambiati. Quella diversità di stato sociale lo irritò. Quella gente aveva una quantità enorme di abiti per ogni occasione, mentre i suoi simili, i poveri come lui, avevano un abito e usavano quello praticamente per tutta la vita. La diversità era così grande che mentre chiudeva gli ultimi bottoni della camicia da cavallerizzo e aggiustava gli scarponi rabbrividì e pensò che fra lui e Jean non avrebbe dovuto esserci nulla. Erano troppo distanti, diversi per poter... solamente pensare di stare vicini come stavano facendo. Scosse la testa e decise di vivere quel sogno che stava effettivamente vivendo senza porsi troppi tabù... e a mezzanotte sarebbe tornato tutto ESATTAMENTE come prima.. o almeno ne era convinto.

Uscì dalla stanza e vide Jean che stava carezzando la criniera di un bianco cavallo. Era bellissimo. La sua figura nella tenuta da cavallo così sottile che allungava le dita e le faceva scorrere fra i crini albini di quell'animale e sorrideva. Il cuore di François ebbe un sussultò quando il giovane nobile si era voltato e aveva richiamato la sua attenzione.
<François! eccoti finalmente... che fine avevi fatto?> gli si avvicinò portando con sè, stringendo le briglie, la cavalcatura.
<sei capace di cavalcare?>
Il ragazzino scosse la testa senza proferir verbo. Jean sorrise.
<l'avevo immaginato... quindi cavalcheremo insieme su questo cavallo.. non è bellissimo??>
L'idea di dover cavalcare a stretto contatto con lui lo mandò nel panico più assoluto. Avrebbe avuto il suo petto contro la schiena, le loro mani si sarebbero sicuramente sfiorate più volte... Scosse la testa e deglutì.
<si.. veramente bellissimo...> mormorò con gli occhi fissi sul nobile <si.. voglio dire.. è un animale davvero bello..> gli si avvicinò e gli carezzò il muso <è bianchissimo... e... e poi sembra così forte... sicuramente non cadremo, vero?>
<certo che non cadremo! e se succederà ti proteggerò io, angelo...>
Come faceva a parlare così, rimanendo così tranquillo, non riusciva a spiegarselo. Ogni sua parola lo mandava in agitazione, quando lui invece rimaneva sempre impassibile, con quel suo sorriso calmo. Se c'era un angelo fra loro, questo non era certamente François, si disse.
<Bene.. forza.. la campagna ci aspetta!!> disse e aiutò il ragazzino a montare a cavallo <tieniti stretto alle briglie...> e montò a cavallo dietro di lui.
Il contatto fra i loro corpi agitò François. Sentiva il petto, lievemente piegato in avanti, del nobile sulla sua schiena ed il contatto era così... bello che non poteva far altro che spingersi indietro per non perderlo.
<ora.. ora partiamo... mettiti un po' più avanti> mormorò Jean. La sua voce tradiva una certa agitazione. Forse non avrebbe dovuto schiacciarsi a lui così tanto.. si ritirò in avanti sporgendo il busto vicino al collo dell'animale. E partirono... fu subito galoppo. L'aria scompigliava i loro capelli, sfiorava i loro volti. Era lo stesso vento. E comunicava le stesse sensazioni a entrambi. Entrambi stavano condividendo delle emozioni bellissime. E questo a François fece dimenticare le loro differenze.
Questa volta fu Jean a sporgersi in avanti, in cerca di contatto. E François non si agitò. Si sentiva bene. Gli sembrava di poter spiccare il volo e dimenticare la bruttura della sua vita, insieme a Jean.