IL PRINCIPE AZZURRO - 2
di Unmei
La radiosveglia segnava le tre di notte passate, e lui era completamente esausto, prosciugato. Ogni volta che andavano a letto insieme, Dietrich sembrava divorargli l'anima, spazzare via ogni sua più recondita inibizione, accendendogli fantasie che poi, a mente fredda, riuscivano a farlo arrossire.
A far arrossire lui! Lui che nella vita aveva provato praticamente tutto, e che non si scandalizzava più per nulla, anzi.….
Nessuno dei suoi amici sapeva fino a che punto fosse insana quella relazione, o almeno così credeva, nessuno immaginava di come lui gridasse e gridasse, mentre Dietrich lo possedeva, di come gli piacesse quando lo sottometteva completamente, di come gli piantasse le unghie nella carne, fino a lasciargli i segni, urlandogli di fare più, più forte, più veloce.….chiedendogli di fargli male.
E lui lo accontentava, andando anche oltre le sue richieste, facendolo sanguinare, prendendolo con tanta violenza da fargli salire la lacrime agli occhi, da fargli perdere i sensi, con la coscienza che gli veniva annientata da un dolore che sembrava volerlo rompere a metà. C'erano volte in cui gli sembrava di essere violentato, e il solo immaginare una cosa simile mandava la sua eccitazione alle stelle, lo faceva venire immediatamente. L'orgasmo lo lasciava spossato, abbandonato come una bambola di stracci sotto il suo partner, che continuava a spingersi dentro di lui, fissandolo con quegli occhi verdi accesi da una scintilla di sadismo e trionfo, fino a liberarsi a sua volta. E poi ancora lo tormentava, scendendo con il viso tra le sue cosce, leccando via sperma e sangue, lentamente, languidamente, dolcemente, per poi mordergli spietatamente una natica, affondando i denti nella sua carne come se ne volesse strappare un pezzo, e lui si eccitava di nuovo, le sue fantasie ricominciavano e il suo bacino cominciava a muoversi da solo.….
"Non sai quanto aspetti di poterti vedere, di potermi sfogare su di te. Ti piace, vero Alan? Nessun altro potrebbe scoparti allo stesso modo e farti godere tanto. Nessuno sa farti urlare come ci riesco io. Solo io posso ridurti così"
Gli diceva spesso cose del genere, ed erano tutte vere; però quella notte, dopo tutto il piacere mescolato indissolubilmente al dolore, dopo le sue mani che lo schiacciavano contro il materasso come una vittima sacrificale, dopo la bocca di lui che lo tormentava esasperante, frustrando a lungo il suo desiderio prima di appagarlo…..dopo tutto quello, sentiva bisogno di qualcos'altro, di qualcosa mai avuta prima, perché c'era una specie di vuoto che stava minacciando di inghiottirlo, e che gli faceva paura.
Dietrich aveva gli occhi chiusi, forse dormiva già, ma a lui andava bene lo stesso. Voleva solo sentirlo più vicino, lasciarsi a sua volta andare nel sonno grazie al suo calore, stringendolo per convincersi che fosse davvero suo, che fossero veramente insieme.
Si inoltrò nella sua parte di materasso e si strusciò contro di lui, intrecciando una gamba alle sue e circondandolo con un braccio.
Dietrich lo scostò, seccato.
"Dormo già ogni notte con Julian appiccicato, vuoi lasciarmi in pace almeno tu?"
Alan si ritirò nella sua parte, avvolgendosi nelle lenzuola..
"Come vuoi. Scusami."
Mormorò, suonando indifferente, e mentre chiudeva gli occhi il vuoto dentro di lui si spalancava completamente.
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La luce del tardo mattino che entrava dalle grandi finestre era quasi abbagliante, e meravigliosamente tiepida; restare dietro ai vetri a crogiolarsi pigramente in quel calore aveva qualcosa di paradisiaco; ma in quel momento Alan non ci stava facendo troppo caso, mentre cercava qualcosa che era sicuro di aver lasciato sul pavimento la sera precedente.
"Dietrich, hai visto i miei vestiti?"
"Li ho messi in lavatrice. Avevano troppo odore di fumo, sai che lo odio."
Rispose l'altro, in piedi davanti allo specchio con un asciugamano intorno alla vita, mentre riavviava i folti capelli chiari, sistemandoli in modo che esaltassero i tratti ingannevolmente gentili del suo viso.
"Che? Ma non avevo altro con me! Ed ora cosa dovrei indossare?"
L'altro gli andò vicino, e sorridendogli attorcigliò una delle sue ciocche blu all'indice.
"Niente."
Rispose semplicemente.
"N-niente?"
Le dita di Dietrich gli scivolarono lungo la guancia, scendendo sul collo, sul petto, girando intorno a un suo capezzolo.
"Perché preoccuparti di indossare qualcosa, quando sai benissimo che non resterai vestito molto a lungo? Hai un bel corpo, mi piace guardarti…..e al solo pensiero dell'averti in giro nudo per la casa per tutta la settimana….. inizio a ragionare con qualcosa che non è la testa."
Si avventò sulla sua bocca, spingendolo contro il muro e stringendogli una mano sul collo, sentendo sotto le dita il battito veloce del cuore di Alan, immaginando il sangue rosso, caldo, vitale che gli scorreva nelle vene.
Che fantastico compagno di letto era per lui quel ragazzo dei capelli blu, che liberatoria boccata d'ossigeno non dover fingere alcuna dolcezza. La pelle di Julian era intatta, non aveva mai conosciuto nemmeno un piccolo graffio da parte sua, mentre quella di Alan portava tutti i suoi marchi, morsi, graffi e lividi, e per quelli vecchi che svanivano ce n'erano sempre di nuovi a testimoniare che era lui il suo proprietario.
Si staccò dalla sua bocca, e cominciò a spingerlo giù, fino ad averlo in ginocchio davanti a sé: l'asciugamano che portava stretto sui fianchi silenziosamente cadde a suoi piedi, quando con la mano libera lo slacciò . Alan sapeva quello che doveva fare, e soprattutto sapeva come farlo; come succhiarlo, stringerlo fra le labbra morbide, e intanto carezzarlo con la lingua, prenderlo completamente in bocca, fino in gola. E poi ripetere tutto, ma variando ogni azione, muovendosi ritmicamente, assecondando il bacino di Dietrich che gli si spingeva contro impaziente, prepotente, fino a quando il seme dell'altro non gli invadeva la bocca.
Dietrich ricompensò la sua abilità prendendolo per le braccia e rimettendolo in piedi, guidandolo di nuovo verso il letto e rovesciandovelo sopra, mettendosi su di lui.
"Subito…..non perdere tempo."
Ansimò Alan, inarcandosi in aspettativa.
"Un momento."
Disse l'altro, guardando l'ora sulla radiosveglia e staccandosi da lui. Andò a sedere contro lo schienale del letto.
"Faccio solo una telefonata. E' l'ora stabilita, sai?"
E alzò la cornetta.
"Julian! Hai fatto un buon viaggio? …..meno male! …..anche tu già mi manchi…..io? Niente, stavo leggendo.….Sartre, saranno dieci volte che lo inizio e lascio perdere….."
Alan, affascinato, guardava il compagno mentire con quella naturalezza estrema che lui non avrebbe mai posseduto.
Pur essendo al telefono, pur non avendo il suo ragazzo 'ufficiale' a guardarlo in faccia mentre parlava, il suo viso si era trasformato, addolcito, la voce era più morbida, come una carezza di velluto, persino il sorriso che gli stava sulle labbra era convinto e perfetto benché falso.
Solo non si era ricordato di adeguare l'espressione dei proprio occhi a quella del resto del viso, e il taglio affilato e freddo del suo sguardo dava all'insieme un aspetto inquietante; come se un dio sbadato avesse creato un capolavoro di delicata bellezza, dimenticandosi però di regalargli un'anima, calore, dei sentimenti autentici.
Mentre ancora parlava al telefono, Dietrich aveva allungato una mano verso di lui, cominciando a toccarlo, ad esplorarlo e stringerlo…..Alan si morse le labbra, cercando di controllare il proprio respiro, e di non emettere alcun suono che svelasse la sua presenza.
Sentì un gelo improvviso, pensando ancora una volta che Die mentiva troppo bene, e che anche le sue mani sapevano mentire, quando accarezzavano, e le sue labbra erano ugualmente bugiarde.
Il biondo ribadì un'ennesima volta a Julian sentimenti che non provava, e riattaccò il telefono, tornando a dedicare la propria attenzione ad Alan, pronto a farlo urlare ancora, a spazzargli via tutto dalla mente, a cancellargli dalla bocca ogni parola che non fosse il suo nome, a bere le sue lacrime e mangiare il suo cuore; spezzarlo, farlo risorgere e spezzarlo ancora, all'infinito.
Alan, tagliente ma frangibile come un coccio di vetro, trasparente come acqua, aveva un qualche tipo di strana purezza che non era ancora del tutto stata contaminata dalla realtà della vita e dal disincanto.
Sempre sincero, Alan…..un'anima candida, nonostante tutto.
"Malgrado le tue ribellioni al mondo e il tuo atteggiamento aggressivo nei confronti di tutti, sei fragile, Alan. Insicuro. O sei così soltanto con me? Sì! E così, vero? È bellissimo avere questo potere su di te."
Qualcuno accese lo stereo, al piano inferiore; il volume altissimo venne immediatamente smorzato, ma Alan riuscì a cogliere qualche strofa della canzone, e la riconobbe….. quasi un avvertimento.
Can't you see he's the heartless
Your pain is not love
He's taking it too far
Don't you know it is wrong
E mentre Dietrich lo baciava, sentì ancora quel sentimento di mancanza, di bisogno, anche più chiaramente rispetto alla notte prima. Ora lo comprendeva totalmente: aveva solo bisogno di una frase, una breve frase che nessuno gli aveva mai detto.
Nemmeno Die. Nemmeno una volta.
Quando il giovane interruppe il bacio, lui lo trattenne vicino al suo viso, liberando la domanda che gli bruciava in gola.
"Mi ami, Dietrich?"
L'altro lo guardò, sulle sue labbra un sorriso egizio, vago e indecifrabile; gli passò una mano tra i capelli e si chinò a sussurrargli in un orecchio.
"Vuoi la verità oppure una bugia?"