Nuova HanaRu. Il soggetto è influenzato dalla lettura del bellissimo racconto 'Il nodo', di Lucrezia.
Dedica e saluti affettuosi sono per Ria.
Buona Lettura…

 


Il principe

di Greta



"Signore, l'esercito nemico ha conquistato il ponte. Ormai non c'è niente da fare. I nostri uomini sono decimati…"
Il principe di Seipan non si voltò. Guardava fuori dell'ampia finestra la rovina del piccolo feudo.
"Lo so, generale" rispose freddamente.
"Dovete cercare di fuggire… sapete cosa succederà, altrimenti. Forse siamo ancora in tempo…".
Il principe si voltò lentamente. I suoi occhi blu come la notte lampeggiavano di rabbia:
"Io non abbandono i miei uomini, generale".
Il soldato abbassò la testa. Sapeva che il principe avrebbe reagito così, ma questo avrebbe significato la catastrofe. Tutti conoscevano la ferocia con cui il sovrano di Yusohama aveva affrontato quel conflitto.
"Fate ritirare gli uomini. Evitiamo un inutile massacro… non serve più continuare a combattere, ora."
Il generale Akagi annuì. Avevano resistito e combattuto fino allo stremo delle forze. Cinquecento uomini contro quattromila… sopperendo all'inferiorità numerica con l'astuzia e la tattica, ma ora tutto era perso… Non sopportava neanche il pensiero di cosa sarebbe potuto accadere ora al piccolo e florido regno, non voleva pensare neanche a cosa sarebbe potuto accadere al loro signore…

"Finalmente ce l'abbiamo fatta. Seipan è nostra!" il sovrano di Yusohama scoppiò in una risata: aveva dovuto penare davvero troppo per conquistare il piccolo feudo, ma sapeva che sarebbe riuscito a farcela. Certo, avevano subito delle perdite ingenti, forse troppo ingenti per essere giustificate dalla conquista della penisola di Seipan, però lui sapeva che ne era valsa la pena. L'impero di Yusohama ora si estendeva da un mare all'altro, e lui era l'uomo più potente dell'impero…
Il generale Yohei, che aveva coordinato le operazioni militari, osservava il proprio sovrano. Non gli aveva mai visto quell'espressione di feroce eccitazione… faticò a distogliere lo sguardo e a riportarlo sulle mura della città:
"Il ponte è nostro. I nemici si sono ritirati, arresi… Adesso possiamo entrare" comunicò dopo qualche istante.

Il lungo corteo fece ingresso nel feudo fortificato. Il principe vittorioso e il suo generale guidavano la colonna. Le insegne nere del regno di Yusohama dominavano le torri del castello di Seipan, mentre i passi dei cavalli risuonavano nel silenzio spettrale che avvolgeva la città.
Una malcelata impazienza guidava i movimenti del sovrano. C'era riuscito. Certo, ci sarebbero stati altri piccoli ostacoli da superare, ma avrebbe avuto ciò che cercava.
Il sovrano e i capi dell'esercito entrarono nelle grandi sale del castello. Ad aspettarli c'era la delegazione dell'esercito sconfitto, comandata dal generale Akagi. 
L'armata di Seipan era composta da tutti uomini valorosi, migliori dei soldati di qualsiasi altro esercito. Forse adesso sarebbero stati inglobati tra i ranghi di Yusohama, stava pensando il generale Yohei guardandoli, ma l'integrazione non sarebbe stata facile. Quelli erano uomini alteri, attaccati alla loro terra, pronti a tutto per il proprio principe. No, non sarebbero stati dei buoni mercenari…
"Il sono il principe Sakuragi Hanamichi, sovrano del regno di Yusohama. Vi porgo l'onore delle armi per il vostro valoroso comportamento…" tutti i suoi soldati scattarono sull'attenti di fronte alla delegazione nemica "…vengo in conseguenza di una guerra, ma non vengo in guerra: adesso voi fate parte di un grande e potente regno, ed io vi assicuro pari dignità rispetto a tutti gli altri uomini che hanno contribuito a renderne grande il nome."
Le parole echeggiarono ferme e sincere. Il sovrano si fermò, adesso era il turno degli sconfitti. 
Fu il generale Akagi a parlare:
"A nome del regno di Seipan, vi consegno la dichiarazione di resa" asciutto, duro, con gli occhi brucianti di rabbia.
Il generale Yohei la prese in consegna, e quel che rimaneva dello stato maggiore dell'esercito di Seipan fu costretto ad inchinarsi di fronte al vincitore.
"Ora desidero parlare con il vostro signore. Conducetemi nella sala del trono" stavolta il tono di voce del nuovo sovrano tradiva l'impazienza. I convenevoli erano terminati.
Il generale Akagi lo condusse nella sala vuota, dicendogli di aspettare.

Yohei continuava a fissare il proprio signore: non aveva chiesto quali fossero le ricchezze del feudo, non aveva rivolto un discorso di ringraziamento alle proprie truppe. No, aspettava impaziente l'arrivo di questo misterioso principe di Seipan.
E questi fece il proprio ingresso. I capelli scuri, dai riflessi quasi blu, incorniciavano il volto pallido su cui spiccavano due profondi occhi azzurri. Il mantello regale avvolgeva un corpo alto, esile ma forte, teso dalla rabbia e dal disprezzo che trapelavano dai lampi che, a tratti, squarciavano l'espressione impassibile del suo viso.
Il generale Yohei non aveva mai incontrato il principe di Seipan. Sapeva che era giovane e che era un condottiero intelligente e valoroso, del resto se ne era accorto durante la battaglia, ma non poteva immaginare che fosse anche così… dire bello era sminuirlo, perché era tutto un insieme: bellezza, alterigia, maestosità, orgoglio… lo guardava senza riuscire a distogliere lo sguardo. Quando si riscosse vide che anche per molti altri era così. Chi poteva aspettarsi che quello potesse essere il nemico che li aveva fermati, con pochi uomini, per tanti mesi?
Poi si voltò verso il proprio sovrano: il principe Sakuragi sorrideva, non mascherando una intensa soddisfazione. Era come se finalmente fosse appagato, come se finalmente la tensione di quegli ultimi mesi si fosse magicamente attenuata.
"Principe Rukawa, sono felice di vedervi, dopo tanto tempo" esclamò, con un inadeguato tono da incontro tra vecchi amici. Poi continuò:
"Desideravo tanto incontrarvi di nuovo. Peccato che sia successo proprio in una situazione tanto poco piacevole… per voi" una risata sgradevole, forzata.
L'altro continuava a non rispondere. Il disprezzo che si leggeva ne suoi occhi era sempre più spesso tenuto sotto controllo da una maschera di imperturbabilità.
Il vincitore cominciò ad avvicinarsi allo sconfitto. Il generale Akagi si frappose subito fra loro, come a mettersi a protezione del proprio signore… e immediatamente Yohei diede ordine agli uomini di prendere la mira.
"Generale Akagi… no." il signore di Seipan aveva parlato, erano state le sue prime parole.
Sakuragi sorrise. Sapeva che il principe Kaede Rukawa non era uno stupido, ma sapeva anche che l'odio che gli portava sarebbe stato difficilmente superabile.
"Desidero parlarvi in privato" disse.
L'altro, ancora una volta, non reagì.
"Generale Yohei, seguiteci"
Il principe Sakuragi sembrava conoscere bene i corridoi labirintici di quel castello. Era lui a guidare il gruppetto verso la meta. 
"Aspettateci qui" impose al proprio soldato, prima di varcare con il prigioniero una porta sconosciuta.
Il generale Yohei appoggiò la schiena alla porta. Finché c'era lui, nessuno avrebbe potuto attentare alla vita del principe di Yusohama.

"Finalmente ci rivediamo, Kaede" sapeva di ripetersi, ma non riusciva a pensare ad altro.
Come al solito non ottenne risposta.
"Sai bene che non vorrei mai farti del male. Se solo tu fossi stato più ragionevole…" sussurrò avvicinandoglisi "… se solo tu fossi stato più ragionevole non sarebbe stato necessario arrivare a questo" concluse.
Finalmente l'altro sembrò dar segni di vita:
"Smettila, Hanamichi. E' assurdo quello che pensi di fare" disse con voce tagliente.
Il principe Sakuragi scoppiò a ridere:
"Perché, cosa pensi che io voglia fare?"
"Hai ottenuto il feudo. Adesso lascia stare me e i miei uomini…" il tono era adesso meno arrogante, ma comunque deciso.
"Pensi che io avessi necessità di questo piccolo regno? Credevo mi conoscessi meglio, Kaede…" continuò ad avvicinarsi. Ora gli era quasi addosso.
L'altro si allontanò, raggiungendo la finestra che si affacciava sul mare. Gli diede le spalle. Perché, perché le cose erano dovute andare in quel modo?
Guardava il mare, il bel mare blu di Seipan. Chissà se quelle coste avrebbero continuato ad essere ricche e felici, ora che il regno di Yusohama le avrebbe ricondotte al proprio sistema di sfruttamento.
Improvvisamente si sentì le braccia del sovrano nemico intorno al proprio corpo. Cercò di divincolarsi. La bocca di Sakuragi ora gli accarezzava il collo…
Si era lasciato sorprendere come un bambino, ma non avrebbe ceduto…
Afferrò il tagliacarte sul tavolo e si voltò, sebbene non riuscisse a districarsi da quell'abbraccio. Puntò la punta della lama contro il collo del compagno:
"Lasciami o ti uccido. Sai bene che non avrei problemi a farlo…"
Sakuragi sorrise. Gli piaceva anche quel carattere indipendente e ribelle.
"Non lo farai…"
Il colpo partì istantaneamente, ma lui riuscì a pararlo, almeno in parte. La lama era arrivata a colpirlo sulla guancia nello stesso momento in cui era riuscito a bloccargli il braccio. Gli torse il polso costringendolo a lasciar cadere l'arma, poi lo scaraventò sul letto. Si portò la mano alla guancia ferita ritraendola sporca di sangue:
"Hai tirato fuori le unghie, gattino dispettoso…" sussurrò con un sorriso inquietante.
Il principe Rukawa giaceva ansante sul letto. Ondate di odio lo stavano travolgendo…
"… ma io riuscirò a farti fare le fusa, e a farti gemere come una gatta in calore… Ricordatelo!"
Continuò a fissarlo per qualche istante. Poteva averlo subito, in quel momento. Ma non voleva che fosse così: non aveva fatto tanta strada e perso tanti uomini per commettere una violenza.
Si diresse verso la porta e uscì.
"Generale Yohei, nessuno potrà entrare in questa stanza. Siete incaricato personalmente della sorveglianza del prigioniero".
Il soldato non fece in tempo a replicare. Il sovrano stava tornando verso la sala del trono con un vistoso taglio sulla guancia.

Era passata una intera giornata. Il principe Sakuragi non aveva permesso a nessuno di varcare la soglia della stanza dove era imprigionato il signore di Seipan. Neanche lui vi era entrato. Il prigioniero poteva anche essere morto, per quanto ne sapessero loro. Non si udiva rumore di passi, lamenti, urla… niente. Solo un silenzio inquietante.
Il generale Yohei era piuttosto preoccupato e perplesso riguardo a quella strana giornata. 
In generale il principe Sakuragi non era un uomo molto tenero. Quando decideva di volere qualcosa, la otteneva, a qualsiasi costo, ma non amava infierire sui nemici sconfitti, a meno che questi non si fossero macchiati di violenza o tradimento, e questo non era certo il caso della popolazione o del re di Seipan. Effettivamente il piccolo feudo non aveva fatto nulla per causare l'ira del grande condottiero. Era un territorio tranquillo, sul mare. Erano stati attaccati, senza preavviso e senza motivo, e si erano difesi, fra l'altro in maniera eccelsa considerando la disparità delle forze in campo.
Stava quasi pensando di contravvenire agli ordini reali e di controllare lo stato del prigioniero, quando vide arrivare il sovrano.
"Tutto a posto generale? Avete fatto buona guardia?" gli chiese il suo principe, sorridendogli nel solito modo amichevole.
"Sissignore".
Il sovrano annuì di approvazione… sembrava di nuovo lui. Si avvicinò alla pesante porta di legno scuro, bussò forte ed entrò senza aspettare risposta.

Di nuovo erano solo loro due.
"Come stai oggi, Kaede? Un po' meno arrabbiato?" chiese cercando di mantenere un tono tranquillo. Si sentiva sicuro, molto sicuro di sé.
Il principe Rukawa era sistemato con le gambe raccolte contro il petto sull'ampio davanzale della finestra, e guardava il mare agitato sotto la scogliera.
Gli occhi infossati e lo sguardo spento per un attimo impensierirono il principe Sakuragi. Era ovvio che non desiderava che l'altro stesse male, ma del resto era stato chiaro: bastava poco per risolvere la situazione e lui non si sarebbe accontentato di niente di meno. Il principe Kaede doveva sapere benissimo che lui aveva intrapreso quella guerra solo per averlo sempre con sé. Da quando erano poco più che bambini e i loro genitori, signori di due feudi vicini, si incontravano, per lui non c'era stato che un sogno: conquistare Kaede Rukawa, anima e corpo, cominciando anche solo da una delle due cose, se non era possibile averle subito entrambe.
"Sei disposto a scendere a più miti consigli, stasera?"
L'altro neanche si voltò a guardarlo.
"Non ho intenzione di aggredirti, sebbene il tuo atteggiamento poco costruttivo meriterebbe le maniere forti… sono qui per farti una comunicazione" si interruppe. L'altro sembrava non ascoltarlo.
Continuò senza badarci:
"Vieni, affacciati a quest'altra finestra" gli disse tirandolo per un braccio.
Nel cortile interno del castello era schierata l'intera popolazione del feudo, tutti i superstiti di quella dura guerra.
"Guardali bene, perché è possibile che sia l'ultima volta che hai la possibilità di farlo…"
Stavolta era completamente padrone dell'attenzione del principe Rukawa.
"Se ti rifiuterai ulteriormente di mostrarti un po'… diciamo un po' più 'arrendevole', hai capito, vero? Beh, se ti rifiuterai ancora, ogni ventiquattro ore verranno impiccati venticinque dei tuoi uomini, proprio qui, in modo che tu possa vederli bene in faccia, mentre muoiono… Hai tempo per farmi conoscere il tuo parere sulla faccenda fino alle sei di domani sera… alle sette cominceranno le esecuzioni."
Si avvicinò alla porta, e appena prima di aprirla si voltò per aggiungere:
"Sogni d'oro, Kaede".

Erano i suoi uomini, uomini valorosi che avevano combattuto con coraggio, che avevano creduto in lui. Non tardò a riconoscere il generale Akagi, diritto, implacabile davanti a tutti gli altri. Come poteva pensare di vederli morire senza fare niente? 
Abbassò gli occhi, possibile che quello fosse l'unico modo per salvarli?
Si portò di fronte al grande specchio vicino alla finestra. C'era solo questo modo? Donare il proprio corpo, sacrificare la propria dignità in cambio della vita di duecento uomini, donne e bambini… Quanto valeva quel corpo? Niente, non era niente… ma nello stesso tempo il pensiero delle mani di Hanamichi che lo accarezzavano gli provocava la nausea…
Odiava quel suo aspetto… odiava gli sguardi che provocava in alcune persone. Sakuragi riusciva a guardarlo in un modo tale da farlo sempre sentire a disagio… come se lo spogliasse…
Non pensava che la crudeltà del sovrano di Yusohama potesse arrivare al punto di tenere quelle persone in piedi, tutta la notte, solo per non fargli dimenticare la scelta che doveva compiere, e invece furono lasciati tutti lì fuori, i bambini infreddoliti, stanchi, le donne che piangevano… 
Chiuse gli occhi. Ripensò a quando erano appena ragazzi, ripensò ai duelli che aveva ingaggiato con il giovane Hanamichi, duelli con la spada, con i pugni… e quella sera… quella sera in cui il compagno gli aveva bloccato il corpo sotto il proprio e lo aveva baciato… Ricordava la propria pena per quello che era accaduto, il desiderio di consolare l'amico che si era reso conto che quei sentimenti non erano ricambiati, e poi la voce, quella voce furente che gli aveva intimato di andarsene, di lasciarlo solo…
Era passato tanto tempo, ma la vendetta era arrivata.

Ancora nessun rumore da quella stanza, nessun segno di vita… e tutti quegli uomini schierati nel cortile. Cosa aveva intenzione di fare il principe Sakuragi? Aveva fatto montare numerose corde, sembrava che volesse organizzare una esecuzione di massa…
Il generale Yohei era davvero allibito. Erano anni che combatteva a capo dell'esercito del principe di Yusohama, e in quegli anni aveva imparato ad amarlo e rispettarlo: perché era cambiato in questo modo? Non era un sovrano crudele e irrazionale, eppure si stava comportando in un modo che difficilmente poteva essere descritto con altri aggettivi.
Yohei aveva sempre saputo che c'era stato qualcosa di irrisolto con il principe Kaede, bastava infatti nominarlo per vedere incupirsi l'espressione del sovrano, per vedere trasformato il tono, generalmente scherzoso, in tagliente e sprezzante. 
Le ore trascorrevano lente. Lo spettacolo che si presentava nel cortile provocava inquietudine anche nei vincitori. Le esecuzioni di massa non erano un modo per dare fiducia ad un popolo sconfitto, e poi ancora echeggiavano le parole che il principe aveva pronunciato di fronte alla delegazione di Seipan: era quella la pari dignità?

Le ombre si allungavano sulle pietre che ricoprivano il cortile.
Il generale Yohei era molto preoccupato. Era abituato a veder morire gli uomini in battaglia, ma non era ancora così freddo e indifferente da poter affrontare a cuor leggero una esecuzione di persone inermi.
Preso dallo spettacolo che si presentava ai propri occhi, non si accorse che la pesante porta di legno era stata aperta dall'interno.
Fece un sobbalzo quando udì quella voce spenta:
"Chiamatemi immediatamente il principe Sakuragi. Ho bisogno di parlargli" era un tono autoritario, di chi è abituato a vedersi obbedire all'istante. Non ammetteva repliche.
Il generale Yohei inviò immediatamente uno dei suoi soldati. Non riusciva assolutamente a capire cosa stesse succedendo…

"Allora? Desideravi parlarmi?" c'era quasi, eppure gli tremavano quasi impercettibilmente le gambe. Possibile che finalmente ce l'avesse fatta? Sì…
"Non puoi uccidere quegli uomini. Non ti hanno fatto niente, sono inermi. Il principe Hanamichi che io conoscevo non avrebbe mai fatto una cosa del genere…" il principe di Seipan sembrava parlare più a se stesso che all'altro.
"Sei tu che mi hai fatto diventare così." Non si sarebbe lasciato intenerire, no, era troppo vicino alla meta…
"Risparmia loro e uccidi me…" il tono, per la prima volta nella vita del principe di Seipan era quasi implorante "Sono io la persona che odi, non loro…"
Sakuragi scosse la testa. Abbandonò il tono ironico che aveva assunto fino a quel momento. Sembrava di nuovo il ragazzo di qualche anno prima:
"Io non ti odio, Kaede. Non sarei mai potuto giungere fino a questo punto solo per odio…"
"Se non mi odi, allora non farmi questo…" lo sguardo era spento, come se non vedesse le cose su cui i suoi occhi si posavano.
"No, la mia vita non è vita, così. Ho bisogno di te, lo capisci?" strinse i pugni. Era tanto difficile comprendere una cosa così semplice?
Il principe Rukawa scosse la testa.
"Ti sei convinto di questo, ma non è vero"
Stavolta Hanamichi era furente:
"Smettila di sminuire, di disprezzare i miei sentimenti!" rimase qualche istante a fissarlo con gli occhi pieni di rabbia, poi riprese il tono distaccato dei giorni precedenti:
"Mi interessa solo sapere se posso cominciare con le esecuzioni. Qual è la tua risposta?"
Alcune lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di Rukawa.
"Allora?" lo incalzò l'altro, soffrendo per la propria stessa mancanza di pietà.
Rukawa si affacciò alla finestra. Rimase qualche istante a guardare quel mare che amava tanto.
"Lo sai, non lascerò morire i miei uomini…" mormorò.

Yohei lasciò andare un sospiro di sollievo quando vide che gli uomini di Seipan venivano liberati e autorizzati a ritornare nelle proprie case. Quell'azione disperata non sarebbe mai dovuta cominciare, ma almeno si erano fermati in tempo.
Rimanevano un mistero i motivi dell'inizio e della fine di quella manovra. Ovviamente vi entrava il principe Kaede, ma il perché non lo sapeva nessuno.
Quando il principe Sakuragi era uscito dalla stanza, non aveva detto niente. Aveva solo chiesto che fosse lasciato entrare dal padrone il vecchio cameriere personale del principe Rukawa, e così era stato. Era stata portata anche acqua calda e vestiti sfarzosi… 
Il principe Sakuragi invece non si era più fatto vedere, dicevano che si fosse ritirato nei propri appartamenti per decidere chi lasciare a guardia del feudo ed organizzare, per gli altri, il viaggio di ritorno a casa. 
Ora sembrava tutto tranquillo, finalmente. Yohei aveva odiato tutta quella spedizione a Seipan, e adesso che si cominciava a parlare della partenza per Yusohama si sentiva più sollevato.
Ormai erano quasi le undici di sera. Cominciava ad avere sonno…
"Generale Yohei, dovete essere stanco." Era la voce del sovrano, una voce divertita. Di riflesso sorrise anche lui:
"E' stata una giornata piena…"
"E' vero. Adesso potete andare a godervi il meritato riposo. Vi autorizzo a ritirarvi" 
"Ma… il prigioniero?" era perplesso. Non sarebbe rimasto nessuno di guardia?
"Non preoccupatevi, non è più un pericolo" stavolta il tono divenne più duro "Più tardi lo chiuderò io a chiave…"
"Bene. Buonanotte, principe" disse, facendo il saluto.
"Buonanotte, generale".

Bussò piano ma, come al solito, non aspettò una risposta.
Kaede era di nuovo accovacciato sul davanzale della finestra. Attraverso le sbarre di ferro osservava quel cielo senza luna.
Il principe Sakuragi non poté fare a meno di notare che i vestiti che aveva scelto per lui valorizzavano ancora di più la sua bellezza, facendolo sembrare indifeso, ingenuo...
Non avrebbe esagerato, no, ma, ovviamente, a patto che l'altro si fosse dimostrato ragionevole. 
Gli si avvicinò e gli posò un bacio sui capelli.
Sentì un fremito nel corpo del compagno, ma comunque questi non si allontanò.
Guardò fuori dalla finestra. Il cielo e il mare componevano un'unica macchia scura. Tornò ad osservare il profilo di Kaede. La luce della lampada rendeva difficile scorgere la sua espressione.
Cominciò ad accarezzargli la guancia, passando e ripassando il dito su quella pelle di seta.
Oddio, riusciva a stento a contenere la propria passione… se si fosse lasciato andare, lo avrebbe rovesciato sul letto materializzando tutto quello che aveva ravvivato i suoi sogni per tanti anni… ma non voleva che l'altro lo odiasse ancora di più… doveva rimanere calmo.
Gli passò un braccio sotto le ginocchia piegate e un altro intorno alle spalle e lo sollevò. L'inverno non era ancora terminato, e quella stanza era molto fredda. Si sedette sul divano posto davanti al camino acceso e depositò il compagno accanto a sé. Con la mano attirò la testa scura verso la propria spalla, cominciando ad accarezzargli il collo con le dita. Cercava di essere il più dolce possibile. Era vero che l'altro si era impegnato, e non lo avrebbe rifiutato, ma non voleva costruire tutto il loro futuro rapporto, che sapeva sarebbe durato per tutta la vita, sulla violenza, visto che già era partito con il piede sbagliato del ricatto.
Rimasero qualche minuto in silenzio. Sakuragi non voleva guardare l'espressione di Rukawa, temeva di rivedere quella stessa sofferenza che lo aveva scombussolato poche ore prima, oppure, peggio ancora, di veder confermata quell'apatia di cui aveva avuto un primo assaggio quando era entrato nella stanza.
"Fra tre giorni partiremo per Yusohama…" cominciò, ma fu subito interrotto.
Il principe Rukawa sollevò la testa voltandosi a guardarlo letteralmente allibito:
"Partiremo?! Io non lascerò Seipan…"
Sakuragi di nuovo gli forzò il capo sulla propria spalla:
"Non sei più il principe di Seipan, Kaede. Ora appartieni a me, e, come ti ho detto questo mattina, sebbene tu non sembri avermi creduto, io non posso stare senza di te…"
"Io non posso vivere lontano da Seipan! Qui c'è la mia gente, questo è il feudo che da generazioni è stato amministrato dalla mia famiglia!" ora il tono era concitato, indubbiamente la fase di apatia era stata superata.
"Manderò a governare Seipan mio fratello"
"Il principe Mitsui?" Rukawa scosse la testa "Fallirà, è troppo duro…"
Sakuragi rise:
"Mitsui è cambiato, finalmente ha trovato chi lo sa mettere in riga… non è più il ribelle di una volta" si interruppe per posargli un bacio sui capelli "Devi venire con me, non posso permettermi di lasciarti qui."
Il principe Rukawa scattò in piedi:
"Ho cercato di essere leale con te, Hanamichi. Mi sono piegato a quello che non si può definire in altro modo che come un ricatto. Ho accettato, per salvare i miei uomini, una proposta che non doveva mai essermi presentata, ho accettato di vendermi, di vendere il mio corpo… ho fatto tutto quello che hai egoisticamente voluto… e adesso mi togli anche il diritto di rimanere in quella che è stata la mia casa, tra quella che è sempre stata la mia gente? Il tuo non è amore, infanghi questa parola nel definirlo così, la tua è una vendetta, che non si fermerà finché non mi avrai completamente umiliato! Ti odio Hanamichi... provo ribrezzo al solo dividere la stessa stanza con te!" era furente, non aveva urlato, ma aveva usato quel tono sprezzante che i solo i suoi nemici gli conoscevano, e ora stava lì, in piedi, aspettando di essere ucciso per quelle parole… magari fosse stato ucciso!
Aveva cercato di rimanere tranquillo, aveva cercato di procedere con calma, ma questo era davvero troppo. Non poteva sopportare il suono di quelle parole. Si alzò dal divano e afferrò Kaede per le spalle. Gli bloccò le braccia dietro la schiena e lo trascinò fino al letto. Senza troppi complimenti ce lo gettò sopra, bloccandolo poi con il proprio peso.
Aveva cercato di procedere per gradi, ma l'altro glielo aveva impedito. Meglio così… 
Si chinò a baciarlo. Kaede si dimenava, voltando la testa, ma ormai era in suo potere. Lo baciò, forzandolo ad dischiudere le labbra. Il bacio divenne più profondo, anche se l'altro cercava di allontanarlo da sé. Improvvisamente sentì un dolore terribile… quell'indemoniato gli aveva morso la lingua!
"Continui a mostrarti troppo selvatico, Kaede, ma stai giocando con il fuoco" sogghignò, sentendo quel sapore metallico invadergli la bocca "Mi dispiace che tu provi ribrezzo a stare nella stessa stanza con me, perché ora diventeremo così vicini come non lo sei mai stato con nessuno…" con una mossa veloce gli strappò la tunica bianca, liberando quel corpo che lo faceva bruciare di passione…

Quando si svegliò, la mattina dopo, Sakuragi si ritrovò solo in mezzo a quello che era stato il campo della battaglia notturna. Il letto era completamente disfatto, e le lenzuola, macchiate di sangue, giacevano sul pavimento.
Si infilò i pantaloni. Non si guardò neppure intorno, sapeva dove avrebbe trovato Kaede…
E infatti era lì, nascosto sulla finestra. Gli si avvicinò cercando di assumere un'espressione rassicurante:
"Kaede…"
L'altro non gli rispose, continuando a voltargli la testa, come rapito dal paesaggio che si apriva sotto di loro.
"Kaede… come stai?" una domanda da idiota, davvero. 
L'altro si voltò, guardandolo con un odio che gli fece paura: alcune lacrime gli bagnavano le guance, ma erano lacrime di rabbia, di umiliazione…
"Mi dispiace, Kaede. Non volevo che accadesse così… davvero…"
Non una parola, solo quello sguardo d'odio profondo. Avrebbe preferito tutto a quel silenzio ostinato… avrebbe preferito uno dei vecchi combattimenti… e invece non avrebbe avuto niente: Kaede era ritornato a guardare il mare, novello Icaro in cerca di ali di cera.
Fuggì da quel silenzio, da quei rimproveri. Il principe Sakuragi non si considerava una persona violenta, in genere era considerato generoso, leale, giusto… Perché quando sentiva vicino il corpo di Kaede doveva perdere completamente il lume della ragione? Quella sera aveva veramente esagerato, ma quella parola, 'ribrezzo' , l'aveva fatto impazzire…
Cercò di dimenticare le sensazioni di quella notte, che nemmeno la violenza era riuscita a rendere meno intense… quante volte aveva sognato di averlo, quante volte aveva sognato quanto sarebbe stato bello baciarsi e rivelarsi l'amore reciproco alla luce della luna… e invece la realtà era stata assai più cruda! 
Il suo pensiero corse al fratello, il principe Mitsui, al suo amore per il compagno d'armi… fra loro non c'era stata violenza, non c'era stato dolore… erano le persone più innamorate e felici che conoscesse… Si scoprì ad aver bisogno di aiuto: sì, avrebbe avuto bisogno di qualcuno in grado di dargli un consiglio.

"State bene, principe Rukawa?" l'anziano servo del giovane signore gli si avvicinò preoccupato. Non aveva impiegato molto tempo a capire cosa fosse successo. Non fossero bastati lo stato della stanza e del giovane principe, da quando il sovrano di Yusohama aveva fatto il proprio ingresso nel castello di Seipan ne aveva osservato il comportamento e studiato la frenesia appena nascosta, e aveva capito…
Il ragazzo non rispose, ma Anzai lo conosceva: praticamente lo aveva curato da quando era bambino, e poteva permettersi dei comportamenti che il giovane non avrebbe mai tollerato da altri.
Gli si accostò e lo abbracciò. Quel silenzio era un presagio sinistro, il ragazzo doveva sfogarsi oppure quello stato di disperazione si sarebbe impadronito del suo cuore senza più abbandonarlo.
Ma Rukawa non pianse. Abbracciò stretto l'anziano servitore, ma gli occhi rimasero asciutti… non poteva piangere, non aveva lacrime, solo rabbia, umiliazione, la terribile sensazione di essere sporco e responsabile per quello che era successo.

E la notte scese sul castello di Seipan.
Il principe Sakuragi appoggiò indeciso la mano sulla maniglia. Era davvero il caso di entrare? Non voleva che accadesse nuovamente quello che era successo la notte precedente, sapeva che la semplice presenza di Kaede gli scatenava impulsi inarrestabili… Ma che cosa stava succedendo? Aveva paura? Con una mossa decisa girò la chiave e abbassò la maniglia…
La stanza sembrava vuota. Sakuragi si diresse direttamente verso la finestra…
Era lì, come si aspettava, ma quel rivolo di sangue che gli scorreva sul polso… quel pezzo di vetro sul pavimento…
"KAEDE!!!!" 
In un attimo avvolse quel corpo immobile tra le braccia in preda alla disperazione… 
No, non poteva… non poteva essere…
Un rantolo appena percettibile… era ancora vivo! Si affannò a fasciargli il polso alla meglio e uscì di corsa per cercare il cerusico… doveva… doveva essere ancora in tempo…
E così fu. Il principe aveva perso parecchio sangue, ma era fuori pericolo.
Sakuragi non aveva mai creduto in miracoli e grazie, ma quella volta pregò e ringraziò per la salvezza della persona che per lui valeva più di tutto.
Lo vegliò per una settimana, quasi ininterrottamente. Di notte quando la stanchezza lo obbligava a cercare il sollievo del letto, lo abbracciava e lo teneva stretto a sé. Si era abituato a quella vicinanza, e quei giorni gli servirono per imparare ad averlo vicino senza perdere il controllo. 

La notte che Rukawa riprese i sensi, si trovò avvolto nella stretta di Sakuragi. Per un momento risentì tutto il disgusto di quella notte, ma non aveva la forza per sottrarsi a quell'abbraccio. Con gli occhi aperti, pensava a quello che era diventata la propria vita… perché non era morto? Perché non aveva spinto di più con quel vetro?
Il calore del corpo di Sakuragi gli provocava una strana sensazione, come… sì, come se si sentisse protetto! Sicuramente doveva essere la conseguenza dello stato debilitato del suo corpo… 
Sentì le braccia di Hanamichi sciogliere l'abbraccio: doveva essersi svegliato. Immediatamente chiuse gli occhi, facendo finta di dormire.
Il tocco della mano sulla fronte lo fece quasi sobbalzare… e poi quel sussurro, fatto quasi per non essere udito:
"Almeno la febbre è passata… oddio, Kaede, cosa ho potuto farti!" 
Quel tono così sofferente e commosso lo scosse. Hanamichi doveva averlo vegliato da quando… Ricordava perfettamente la decisione di farla finita, ma il resto era solo buio. Chissà quanto tempo era passato…
La stanchezza ricominciò a farsi sentire. Mentre le braccia del compagno avevano ripreso a cingerlo dolcemente, il sonno lo riattirò nella propria morsa.

"Kaede! Kaede… dove sei?" il letto era vuoto, come era possibile? Era fuori conoscenza da una settimana…
Eppure lui era lì, di nuovo nel vano della finestra. Gli si avvicinò lentamente:
"Prenderai freddo lì. Torna a letto. Se vuoi ti lascerò solo…"
Era come parlare ad un muro.
"Ti senti meglio? Io… io… NON FARE MAI PIU' UNA COSA SIMILE!!!!" voleva rimanere calmo, ma tutto quello che era successo gli impediva di realizzare i buoni propositi.
"… pensavo che non avrei più rivisto il mare di Seipan…" la voce era debole, quasi un sussurro.
Sakuragi non poté resistere e lo abbracciò… allontanandosi però quasi subito…
"Scusami" andò a sedersi sul divano. Gli tremavano le gambe. Non sapeva cosa fare…
Rukawa scese dalla finestra, sedendosi anche lui.
Sakuragi riprese a parlare:
"Posso dirti solo che ti amo. So che per te non è una giustificazione, ma è l'unica cosa che ha sempre guidato le mie azioni, giuste e sbagliate…" si stava scusando, è vero, ma doveva farlo… Se ripensava a quello che aveva fatto sentiva anche lui ribrezzo per se stesso.
Rukawa, però, continuò a tacere.
"I miei uomini non sono mai rimasti per così tanto tempo lontani da casa. Ora che ti sei ripreso, noi ripartiremo per Yusohama…" si interruppe per qualche istante, ma poi riprese "…ti avevo detto che volevo portarti via con me, e continua ad essere così… però ora non sono più così convinto che sia la cosa giusta da fare…" si voltò verso Kaede ".. mi ascolti?"
"Sì, ho capito…"
Sakuragi si alzò e lasciò la stanza. 

Il principe di Seipan migliorava ogni giorno, e ogni notte continuava ad essere vegliato da Sakuragi. Appena questi pensava che Rukawa si fosse addormentato, si stendeva accanto a lui e lo abbracciava. C'era un qualcosa di molto dolce in quell'abbraccio, era come se volesse proteggere quel corpo da qualsiasi pericolo.
Kaede si era abituato a questo comportamento. Trovava difficile addormentarsi senza l'abbraccio di Hanamichi, e a volte chiudeva gli occhi di proposito, fingendosi profondamente addormentato, per portare l'altro ad avvolgerlo.
Lo spaventava quello che gli stava succedendo: possibile, possibile che potesse provare qualcosa di diverso dall'odio per l'uomo che lo aveva sconfitto, ricattato e violentato? Eppure quelle parole sussurrate e che non dovevano essere udite, quella preghiera di non ripetere mai più quel gesto disperato, il ritorno sulla decisione di separarlo da Seipan… erano tutte cose che, nonostante fingesse indifferenza, lo avevano toccato.
Tornò di nuovo indietro nel tempo, tornò al famoso combattimento tra bambini terminato con un bacio, e ripensò alle sensazioni, ai pensieri che dopo lo avevano assalito… Lo aveva respinto, ma perché lo aveva fatto? Forse perché troppo certo di sapere cosa fosse giusto e cosa non lo fosse, al di là delle proprie pulsioni? Scosse la testa: non poteva rimettere tutto in discussione, non poteva rimangiare quelle che erano state per anni le proprie convinzioni…

Quando Sakuragi si svegliò, scoprì che il tepore che aveva cominciato ad avvertire nel momento in cui il sonno aveva cominciato a trasformarsi in veglia, veniva dalla testa di Kaede appoggiata sulla sua spalla.
Non poté reprimere un piccolo sorriso. Eccolo qui l'orgoglioso Kaede, con una espressione rilassata, serena, appoggiato alla spalla della persona che odiava di più… 
Non aveva il coraggio di sottrarsi a quella situazione, era troppo felice di avere così vicino quel viso così amato… Kaede si girò nel sonno, dandogli la schiena. Nel punto su cui prima era appoggiata la testa, ora soffriva il freddo della stanza.
Sakuragi decise di alzarsi… quel giorno doveva fare troppe cose per organizzare la partenza… doveva prendere troppe decisioni…
Tornò a trovare Kaede solo nel tardo pomeriggio. Tutto era pronto per la partenza. Yohei sarebbe rimasto a Seipan con alcuni uomini, mentre lui e tutti gli altri avrebbero intrapreso il viaggio per Yusohama la mattina successiva.
"Questa mattina ti ho detto che non ero più sicuro che fosse una cosa giusta portarti con me a Yusohama… ebbene, ho deciso di lasciarti libero, libero di rimanere a Seipan, se lo desideri. Fra qualche settimana arriveranno il principe Mitsui e i suoi uomini. Parlerò io con loro in modo che ti venga accordata la massima libertà…" l'altro aveva la solita aria apatica "Noi partiremo domani. Non dovrai mai più temere niente da me… anzi, cercherò sempre di proteggerti…" abbassò lo sguardo "..e il ricordo di quello che è successo mi perseguiterà sempre…"
Le sue parole furono seguite solo dal crepitio del fuoco nel camino. Rukawa non disse niente. Si alzò dal proprio sedile e si infilò nel letto. Non si era ancora completamente ristabilito e gli girava la testa. Chiuse gli occhi.
Sakuragi gli si avvicinò. Non una parola… non una sola parola. Magari non un perdono, però… Scosse la testa. Sarebbe stata l'ultima notte. Si fermò un istante ad ascoltare quel respiro regolare, poi si spogliò ed entrò nel letto, abbracciandolo per l'ultima volta.

L'ultima notte, l'ultima notte in quell'abbraccio… sentiva uno strano bruciore negli occhi, ma non voleva chiedersi cosa stesse a significare… sapeva solo che il giorno dopo avrebbe riconquistato la propria libertà, la propria solitudine.

Erano le prima luci dell'alba quando il principe di Yusohama sciolse l'abbraccio che avvolgeva l'unica persona a cui tenesse. Si preparò, e quando tutto fu pronto, si sedette sulla sponda del letto per ammirare un'ultima volta quel viso.
Fu un istante, appoggiò appena le labbra sulla bocca leggermente dischiusa di Kaede, e subito si ritrasse. Ma l'altro si era svegliato, e ora quegli occhi blu lo guardavano stupiti, smarriti…
"Scusami Kaede. Era solo un bacio d'addio. Gli uomini sono pronti, stiamo per partire…" 
Perché.. perché non riusciva ad impedire che una lacrima gli sfuggisse tra le ciglia? Sentiva il cuore rallentare i propri battiti, come se non ce la facesse a reggere il dolore.
"Addio Kaede" doveva sbrigarsi, oppure non avrebbe mai avuto la forza di lasciarlo. Aveva già la mano sulla porta quando l'altro lo chiamò:
"Aspetta…" quasi un sussurro. 
Si voltò. Kaede era lì, in piedi, a pochi passi.
"… vengo con te." tre parole, solo tre parole.
Gli sembrava che gli si stesse aprendo il cuore. Sorpresa, sollievo, felicità… ci fu tutto nell'abbraccio in cui avvolse il suo amore…

Il viaggio per Yusohama sembrò inspiegabilmente breve. I tre giorni di marcia volarono. 
I soldati dell'esercito del principe Sakuragi erano felici. Durante la lunga campagna per conquistare Seipan il loro sovrano era stato silenzioso e cupo, ora era di nuovo allegro, buono… era di nuovo quel comandante che avevano imparato ad amare.
La marcia fu condotta a tappe forzate. Raramente Sakuragi riusciva a passare qualche minuto con il principe Rukawa, e così non vedeva l'ora di raggiungere la tranquillità e la stabilità della capitale.
Dopo l'abbraccio nella camera del castello di Seipan, Kaede era ridiventato silenzioso. Le ferite, non solo quelle fisiche, non si erano rimarginate del tutto, ma almeno la strada era quella giusta. Sakuragi aveva sbagliato troppe volte per poter rischiare un'altra rottura, così aveva deciso di non pressarlo ed assillarlo con le proprie attenzioni.
Finalmente la sera del terzo giorno di cammino raggiunsero il castello di Yusohama. Ad accoglierli trovarono la folla festante per la vittoria ottenuta dal sovrano. Certamente per il principe di Seipan quella non poteva essere un'occasione lieta. Appena riuscì a liberarsi degli abbracci soffocanti del proprio popolo, Sakuragi lo condusse al sicuro.
Kaede ricordava bene quella stanza. Era la stanza di Hanamichi, la stanza dove avevano giocato tante volte quando erano bambini. 
Era stanco. Non si era ancora totalmente ripreso, nonostante le cure dei medici di Seipan, spesso gli girava la testa e aveva bisogno di riposare. Inoltre il viaggio lo aveva stancato.
Sentì le braccia forti di Hanamichi cingerlo da dietro, e una cascata di piccoli baci carezzargli il collo…
"Hanamichi… non correre, ti prego…"
L'altro lo lasciò portandoglisi di fronte:
"Cosa succede, Kaede?" era preoccupato, non voleva aver commesso un altro errore…
Kaede scosse la testa… come a dire che non era niente di grave, poi cominciò a parlare:
"Hanamichi, io… io non so cosa mi stia succedendo… non riesco a capire cosa sento, perché tutte quelle che erano le mie certezze si stiano sgretolando di fronte a noi… A volte mi sembra di essere la fusione di due persone diverse, che hanno bisogno di trovare un accordo…"
Sakuragi gli sorrise, uno di quei sorrisi allegri che mancavano dal suo viso da tanto tempo.
"Non ti preoccupare… ti capisco…"
"…io… io desidero solo che le cose continuino come in questi ultimi giorni… tranquillamente… Dammi tempo."
"Va bene, però…"
Kaede lo guardò preoccupato
"Però dormiremo insieme, come abbiamo fatto nelle ultime settimane."
Sorrisero entrambi, poi Sakuragi uscì per andare a parlare con il fratello.

Il principe Mitsui era molto contento del ritorno di Hanamichi. Il loro era un rapporto di grande amicizia, di stima e di rispetto. Ovviamente c'erano stati momenti di tensione, soprattutto durante un intervallo piuttosto turbolento della vita del principe cadetto, ma tutto era superato, probabilmente anche grazie alla presenza, al suo fianco, di una persona speciale, l'unica in grado di smussare le asperità del suo carattere.
Sfortunatamente, in quel clima festoso, Mitsui sapeva di dover dare al fratello anche una notizia piuttosto spiacevole.
"Cosa pensi che dirà?" chiese al suo Kogure, interrompendo la musica che questi stava suonando al clavicembalo.
"Non lo so. La situazione è grave. In queste condizioni, l'ultima cosa che Yusohama si può permettere è un'altra guerra… ma forse ci sono ancora degli spiragli per una soluzione diplomatica…"
Nessuno dei due credeva a quelle parole, ma cercarono di far finta di essere fiduciosi.
In quel momento entrò Sakuragi.
Dopo i primi festeggiamenti e i brindisi, Kogure, che lo stava osservando da un po', gli chiese sorridendo:
"Hai qualche piacevole novità da raccontarci, Hanamichi?"
Il principe arrossì e sorrise:
"Non gli si può nascondere niente…" scherzò, rivolgendosi al fratello.
"Niente. Da questo punto di vista Kiminobu è imbattibile!"
"Allora?" il ragazzo non demordeva.
"Beh… per citare un altro geniale condottiero: 'veni, vidi, vici ' "
"Parlando del principe Rukawa, non mi sembra troppo credibile, sebbene io sia sempre stato convinto che tu non partissi proprio senza speranze…"
"Diciamo che la situazione non è ancora completamente tranquilla, aggiungiamo anche che forse sarà lui ad imbrigliarmi, e non il contrario… e poi…" gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo.
Kogure si levò indignato:
"Come hai potuto fargli questo, Hanamichi?! Non capisci come deve aver sofferto… una umiliazione simile… e poi cercare di togliersi la vita! Non hai capito che l'unica arma era la dolcezza?!" era furente contro la violenza fisica e psicologica che quel ragazzo aveva dovuto subire…
Non era la prima volta che il principe Sakuragi sentiva tutto il peso delle proprie colpe verso Kaede, e abbattimento e colpevolezza si dipinsero istantaneamente sul suo volto.
Kogure decise di non infierire… ma questo non bastò a far cessare le sofferenze di Hanamichi:
"Sono successe alcune cose mentre tu eri a Seipan…" Mitsui gli stava parlando seriamente.
"Dimmi…"
"Trobeka…"
Era bastato il nome. Il regno di Trobeka stava da tempo attuando un piano di espansione. 
Il suo principe non risparmiava nessuno dei feudi più piccoli, cercava di inglobarli tutti formando un enorme esercito di mercenari. L'anno prima avevano siglato un patto per dividersi le zone di influenza, in modo da non intralciarsi l'uno con l'altro. 
Purtroppo il feudo di Seipan era stato al centro di una lunga disputa… entrambi si erano battuti fino allo stremo per assicurarselo nella propria area di influenza, e alla fine avevano deciso di lasciarlo come stato indipendente… finché Hanamichi non aveva deciso di attaccarlo…
"Sapevi che sarebbe finita così…" mormorò Mitsui. Era contento di vedere il fratello finalmente felice, ma forse quella felicità gli sarebbe costata troppo.
"Già" un'altra guerra non era affrontabile subito dopo quella lunga campagna…
"Abbiamo stabilito un incontro tra due settimane, nel castello di Lekane.."
"Va bene…"

Quella sera cercò di dimenticare i problemi del regno. Del resto gli era facile avendo vicino Kaede. Quando entrò nella loro stanza, trovò il principe affacciato alla finestra. Sembrava proprio che non potesse vivere chiuso in una stanza, aveva bisogno di libertà, di grandi spazi…
"Mi dispiace… da qui non si vede il mare" gli disse mentre gli si avvicinava.
"Già, montagne e boschi…" gli rispose l'altro, pensieroso.
"Hai mangiato?"
"Sì, Anzai ha già pensato a tutto. A proposito… grazie per averlo fatto venire".
Sakuragi sorrise. Avrebbe fatto di tutto per renderlo felice.
"Ti trovi bene? Hai ancora i tuoi mal di testa?" gli chiese preoccupato.
"Ogni tanto mi sembra di perdere le forze, ma se mi sdraio un po' tutto torna a posto"
"Bene. E' stata una lunga giornata… andiamo a dormire?"
Con il corpo di Kaede tra le proprie braccia, pensava a quello che sarebbe successo con il principe di Trobeka: Akira Sendoh. 
Aveva sempre saputo che le ansie espansionistiche su Seipan del signore di Trobeka avevano le sue stesse motivazioni. Del resto Sendoh non era tipo da fare grandi misteri. Ad un certo punto glielo aveva buttato in faccia:
"Almeno non mentire, Sakuragi. Non sono le ricchezze di Seipan che ti attirano, ma il loro signore… ma non lo avrai. Kaede sarà mio, tu non ne sei degno!"
Era stato difficile continuare le trattative dopo quelle parole, ma l'opera diplomatica di Kogure era stata perfetta… Ovviamente tutto lo stato maggiore di Yusohama sapeva che l'accordo sarebbe stato stralciato appena possibile da una delle due parti: semplicemente lui era stato più rapido di Sendoh…
"Cosa è successo? Preoccupato?" Kaede era sveglio, e aveva capito subito che qualcosa non andava.
"Trobeka…" gli rispose a bassa voce.
"Seipan era protetta da un accordo, vero?"
Hanamichi era allibito:
"E tu come fai a saperlo?"
"Me lo disse Akira… sebbene io avessi capito subito lo scarso valore del vostro patto…"
"Akira?! Quando hai visto il principe Sendoh? Sai che tanto avrebbe attaccato anche lui, vero?"
"Lo so. E… non ti preoccupare, so anche perché… sembra che il mio destino sia quello della preda."
Hanamichi fu trafitto dalla tristezza di quella voce.
"Non ti ho mai considerato così… ho perso la vita di molti dei miei uomini per averti… Non lo avrei fatto se non per la cosa più importante della mia vita…"
Improvvisamente sentì il contatto delle labbra di Kaede sulle proprie. Un tocco leggero, un castissimo bacio… ma il primo dato volontariamente, il primo solo per lui…
Strinse l'abbraccio con cui avvolgeva il corpo del compagno, mentre questi gli poggiava la testa sulla spalla.
"Buonanotte…" gli sussurrò il moretto stretto tra le sue braccia.


Quelle due settimane trascorsero tutto sommato abbastanza serene. Il pericolo incombente non poteva sminuire l'effetto rivitalizzante e stimolante della presenza del principe di Seipan. Sakuragi sentiva di non essere mai stato così attivo, vivace, pronto ad affrontare qualsiasi impresa con la convinzione di portarla a termine. Gli sembrava di avere il mondo nelle mani, una sensazione di potere che gli permetteva di essere il più attivo nel progettare migliorie per il proprio regno e nuove leggi per i propri sudditi.
Il principe Mitsui e Kogure erano allibiti dal cambiamento che la presenza di Rukawa aveva causato in Hanamichi, ma ne erano contenti. Per la prima volta in tanti mesi, compresero l'importanza della guerra contro Seipan, capirono perché la vita di Hanamichi non era stata vita, prima dell'arrivo di Kaede.
E il principe di Seipan? Finalmente aveva accettato i propri sentimenti. Non era stato facile, la ferita della perdita di Seipan, della morte di tanti uomini, e poi la violenza subita non potevano cancellarsi in un istante, ma il comportamento, la dolcezza, di Sakuragi fecero sì che i ricordi si sfumassero, che le responsabilità apparissero condivise.
Ogni sera, abbracciati nel grande letto della stanza del sovrano, aggiungevano un mattone per la costruzione di un legame che diventava sempre più difficile da sciogliere.
Il principe Sakuragi si rese conto di aver bisogno dei consigli di Kaede in tutto: il proprio entusiasmo e il proprio agire d'istante trovavano una completezza nella razionalità e nella ponderatezza dell'altro, formando una miscela devastante. L'esperienza maturata nel piccolo regno di Seipan, florido e potente come nessun altro di pari grandezza, si mise al servizio del grande impero, suggerendo migliorie e riforme. E poi c'era il loro rapporto sempre più intimo, quell'ansia che li coglieva entrambi al calare della sera, quando il loro unico desiderio era incontrarsi, guardarsi, sfiorarsi…
Entrambi si chiedevano come avessero fatto a vivere tanto tempo uno lontano dall'altro: Sakuragi esprimendo a gran voce il proprio rammarico per aver aspettato tempo, e, in qualche modo, accusando l'altro della proroga della loro felicità, e Kaede dimenticando i propri dubbi e scoprendo lati del proprio carattere che non credeva di possedere: tutta la dolcezza che metteva nel rapporto con Hanamichi era stata nascosta per tanti anni anche a lui, e la cecità che lo aveva portato a rimandare di tanto tempo la propria felicità gli sembrava l'effetto di una pozione anestetizzante.
Ma era arrivata l'ora di partire per Lekane. Era arrivato il momento di incontrare il principe di Trobeka.

Il viaggio non fu lungo. 
Kaede lo aveva voluto accompagnare: Sakuragi sorrise osservando la testa del compagno abbandonata sulla propria spalla. Allungò le dita per accarezzargli i morbidi capelli scuri, poi si chinò per depositargli un bacio sulla tempia.
Era felice, felice come non era mai stato in tutta la propria vita. A volte pensava che non era giusto per un uomo esserlo tanto. Una volta Kaede gli aveva confidato di temere tutta quella felicità, di temere che, come dicevano gli antichi greci, potesse scatenare l'invidia degli Dei. Allora aveva riso, gli era sembrato che esagerasse, che fosse una di quelle persone che dovevano trovare un lato negativo in qualsiasi cosa, ma poi l'espressione triste con cui Kaede aveva reagito alle sue risa gli aveva fatto gelare il sangue: aveva cominciato a gioire con circospezione, come se ci fosse sempre qualcuno in agguato per distruggere quei momenti stupendi.
A volte gli sembrava ancora incredibile aver catturato quel cuore altero, e di essere riuscito a sciogliere il ghiaccio che nascondeva una delle anime più ardenti che conosceva. E quando aveva questi pensieri, sentiva la necessità di stringere a sé quel corpo, come se potesse scivolargli tra le dita, come se tutto quello che aveva in quel momento fosse precario e caduco.
"Non mi lasciare mai…" sussurrò quasi a se stesso.
Ma Kaede non dormiva. Si voltò e gli sorrise, uno di quei rari sorrisi che riservava solo a lui, solo ai loro momenti di completo trasporto. Hanamichi chinò il viso sul volto del compagno e gli catturò le labbra con le proprie. Non c'era più violenza, solo una grande dolcezza nei loro baci. Rimase sorpreso nel sentirsi stringere il collo da quelle braccia sottili e pallide, e a propria volta gli cinse la vita, stringendolo forte…
"Dico sul serio… non mi lasciare mai" sussurrò allontanandosi per un momento da quella bocca.
Kaede non rispose, del resto Hanamichi sapeva che non era tipo da grandi dichiarazioni, semplicemente gli ricatturò le labbra, abbandonandosi di nuovo alla passione del loro bacio.

Lekane era un piccolo feudo indipendente. Praticamente era costituito dal borgo e da pochi acri di terreno molto fertile. In quelle ultime settimane di Aprile, i prati ricoperti di fiori spontanei splendevano e gli alberi si erano finalmente rivestiti di foglie.
Quando il convoglio di Yusohama e la delegazione di Trobeka fecero il loro ingresso nella città, ci furono feste e canti. Era molto tempo che il piccolo feudo non rivestiva un ruolo importante nello scacchiere del paese. Adesso, invece, i principi dei due regni più importanti avevano deciso di discutere i nuovi accordi proprio all'interno dei suoi confini.
L'incontro avvenne nella sala del trono, davanti al principe di Lekane.
Sakuragi aveva pregato Rukawa di rimanere nelle loro stanze. Non era il caso che incontrasse immediatamente il principe di Trobeka, visto che era piuttosto evidente che la rabbia di questi era dovuta all'impossibilità di averlo per sé.
Nonostante la presenza, come mediatore, del principe di Lekane, l'incontro entrò subito nel vivo.
"Sakuragi! Pronto per stilare un altro accordo e stralciarlo due mesi dopo?" gli si rivolse Sendoh ironicamente.
"Smettila, sai bene che ho dovuto farlo perché altrimenti lo avresti fatto tu… le tue truppe erano già al confine…"
"Però io non avevo intenzione di attaccare, tu sì… e l'hai fatto"
"E' inutile continuare a parlarne…" cercò di tagliere corto Sakuragi.
L'altro rise divertito:
"Inutile?! Allora tu non hai capito. Non intendo sorvolare su quello che è successo…"
L'atmosfera si stava facendo davvero pesante. Il rappresentante di Lekane, che intendeva agire da mediatore, si accorse che la propria azione era ormai del tutto ininfluente, e gli altri membri delle due delegazioni sentivano che ormai la dichiarazione di guerra era vicina.
Il principe Sakuragi rimase in silenzio per qualche momento, poi riprese con tono seccato:
"Possiamo fare una valutazione delle ricchezze di Seipan, posso corrisponderti la metà del loro valore…"
"Vuoi evitare la guerra perché sai che non la vincerai… ma io non mi accontento."
Tutti lo guardarono allibiti. L'offerta di Yusohama era abbastanza allettante. Non sarebbero stati in molti a fare una offerta di questo tipo: la metà delle ricchezze, senza far scontare le spese di guerra e i morti. Perché Sendoh rifiutava?
"Cosa vuoi, allora?" adesso il tono di Sakuragi era tagliente.
"Lo sai bene" anche la voce di Sendoh, generalmente scherzosa, era diventata dura. Poi si rivolse agli altri seduti al loro tavolo:
"Potete lasciarci soli? Dobbiamo risolvere una questione privata"
Tutti e due le delegazioni lasciarono la sala con il principe di Lekane.
"Sai bene cosa voglio…" ripeté.
"Non capisco a cosa alludi…"
"Va bene, hai deciso di non collaborare… Voglio Kaede, e non mi accontenterò di altro"
"No"
"Non sei nelle condizioni di potermi negare qualcosa. Ti sei reso responsabile dell'attacco ad un feudo protetto da un accordo stilato pubblicamente. Sei colpevole e traditore agli occhi di tutti… gli altri principati si alleeranno con me, e il tuo esercito, già sfinito, non tarderà a cedere" e rise ancora.
"Allora attacca. Io non lo lascerò. Ormai siamo una cosa sola"
Sendoh si alzò e lo prese per le spalle, sbattendolo contro il muro:
"Verme schifoso. Non provare a dirmi niente, non voglio sentire le menzogne che escono da quella fogna della tua bocca. Tu non lo avrai…"
"Mi dispiace che tu non voglia sapere, ti risparmierebbe la fatica di sperare in qualcosa di irrealizzabile… Kaede non lo avrai mai!" 
Sendoh gli rise in faccia, lasciando la presa:
"Sei morto, principe degli idioti".

Quella sera dovettero cenare tutti insieme. L'ospitalità di Lekane imponeva quel minimo di rispetto per le forme. 
Quando Sakuragi e Rukawa entrarono nella sala, tutti si accorsero dell'espressione furente di Sendoh.
Rukawa sedette vicino ad Hanamichi, ma presto si ritrovò Sendoh dall'altro lato.
"Spero che tu stia bene, nonostante tutto quello che è successo a Seipan…" gli disse sorridendo.
"Sì, sto bene" Kaede era infastidito. Sapeva che questa conversazione non avrebbe portato niente di buono.
"Mi dispiace non essere riuscito ad intervenire per salvarti…"
"Non ti preoccupare. Te o Sakuragi, comunque Seipan non sarebbe più stata mia"
Sendoh appoggiò una mano su quella pallida del giovane principe:
"Sai bene che non ti avrei mai allontanato dalla tua terra… sai bene ch…" non poté concludere perché Sakuragi gli aveva torto il braccio dietro la schiena.
"Non scherzare col fuoco, stronzo" gli sibilò nell'orecchio.
"Pensi davvero che io abbia paura?" gli replicò l'altro liberandosi da quella morsa, e afferrando l'avversario per il bavero.
"Smettetela!" la voce di Kaede era secca e arrabbiata.
Si voltarono a guardarlo sorpresi.
"Questo dovrebbe essere l'incontro tra i due sovrani più importanti del nostro territorio… vi comportate come il più attaccabrighe dei mercenari!"
"Non è finita qui" mormorò Sakuragi all'indirizzo di Sendoh.
"Puoi contarci. Ora che l'ho rivisto…"
Improvvisamente si levò in piedi il principe di Lekane.
"Mentre voi discutevate in privato, ho parlato con i rappresentanti dei vostri due regni. Sono sicuro che nessuno di voi vuole veramente avventurarsi un una guerra che risulterà fatale sia al vinto che al vincitore. Le vostre forze sono troppo simili per evitare che la guerra duri parecchi anni. Quindi abbiamo stilato una proposta che forse potrà mettervi d'accordo, poiché fa ricorso ad un sistema abituale nel nostro paese per risolvere tali dispute…"
I due contendenti lo guardarono con sufficienza… quel pomposo principe di quel regno insignificante pensava davvero di aver compreso quale fosse la natura della disputa? E pensava di avere veramente una soluzione?
"Ovviamente siete voi a dover decidere, ma io propongo che ognuno dei due regni scelga un campione e che i due cavalieri si battano a nome del proprio principe. Colui che vincerà porterà alla propria parte Seipan, tutti i suoi uomini, tutte le sue ricchezze…"
Era vero. La scelta di un campione per risolvere la disputa era una cosa comune… 
Questa pratica si riconduceva al principio dell'ordalia, una prova fisica che risolveva una contesa poiché il suo esito veniva considerato il frutto diretto di una giustizia superiore a quella umana
Molti sospettavano che il giudizio divino avesse poco a che vedere con l'esito di una lotta senza regole tra due uomini, ma comunque l'abitudine era rimasta.
Rukawa si avvicinò al principe Sakuragi:
"Non accettare, è una provocazione… la popolazione di Trobeka è abituata a questi scontri…" sussurrò.
"Che fai, ti tiri indietro Sakuragi?" tentò di provocarlo Sendoh, e poi, a voce alta "Io accetto"
Tutti gli occhi erano sul sovrano di Yusohama. Era in una situazione difficile, ma la sua voce non tremò:
"Accetto anche io. Vincerò".
Il principe di Lekane assunse una espressione soddisfatta. Ce l'aveva fatta, avrebbe avuto il merito di evitare uno spargimento di sangue, e sicuramente avrebbe avuto una ricompensa dal vincitore…
"Si devono scegliere i campioni. Lo scontro si terrà domani alle prime luci dell'alba sulla pubblica piazza del feudo di Lekane, davanti alle delegazioni e alla popolazione" recitò.
"Il campione di Trobeka e della sua causa sarò io, il principe Akira Sendoh" proclamò il principe di Trobeka, rivolgendo al sovrano avversario un sorriso di sfida.
Sakuragi strinse i pugni. Finalmente sarebbero stati uno contro l'altro. Avrebbe vinto, ne era sicuro:
"E io, principe Hanamichi Sakuragi, mi batterò per il regno di Yusohama".
Il principe Rukawa chiuse gli occhi. Ormai non c'era più modo di tornare indietro.

"Vincerò, devi stare tranquillo. Pensi davvero che possa lasciare che quel viscido verme di Sendoh si appropri di Seipan?"
Erano stesi nel letto. Sakuragi teneva il compagno stretto tra le braccia. Sentiva le dita sottili di Kaede passargli tra i capelli e pensava che non sarebbe resistito senza tutto questo. Aveva vissuto per tanti anni sempre con il desiderio di averlo con sé… Non poteva finire tutto proprio quando le cose fra loro si erano finalmente chiarite.
"So che ce la farai…" Kaede cercò di frenare le lacrime che gli bruciavano gli occhi. Era come se sentisse un triste presagio. Si strinse più forte contro il corpo del compagno:
"Ti amo, Hanamichi"
Sakuragi rimase stupito e felice. Kaede non glielo aveva mai detto…
"Ti amo anche io… ti amo tanto" gli sussurrò baciandolo.

Era l'alba quando Sakuragi cominciò a prepararsi. Kaede si era alzato con lui. Affacciato alla finestra osservava i preparativi per lo scontro: avevano montato anche delle tribune per permettere alla gente di godersi meglio lo spettacolo. Cominciò a sudare freddo… perché le persone erano così stupide da giocarsi la vita per… per… Chiuse gli occhi, sapeva bene per cosa avevano deciso di giocarsi la vita, ed essere così responsabile lo faceva star male…
"Sono pronto" gli disse Hanamichi avvicinandosi.
Si abbracciarono.
"Verrai ad assistere?"
"Verrò".
Era tempo di andare. Si avviarono insieme, senza scambiarsi una parola.

Il principe Sendoh era già lì, sorridente come sempre. Solo per un momento la sua espressione allegra lo abbandonò, fu quando vide i due avvicinarsi insieme.
"Siete pronti?" chiese il principe di Lekane ai contendenti. Era lui che avrebbe dato il via allo scontro.
I cavalieri alzarono le loro spade. Ormai il dado era tratto, ed entrambi sapevano che per uno di loro sarebbe stato l'ultimo combattimento.
"Via!"
I colpi furono subito vigorosi. Il clangore delle armi di metallo rimbombava contro le mura del castello.
Sakuragi era più imprevedibile, più agile. Spesso riusciva a mettere in difficoltà l'avversario, sebbene la sua tecnica fosse inferiore. Riusciva a sciogliere la misura quando l'altro si preparava all'affondo, spezzandogli la manovra, ed era capace di attacchi improvvisi, profondi…
Purtroppo ben presto la stanchezza cominciò a farsi sentire. Nonostante le ferite sull'avambraccio e sul fianco, la maggiore tecnica di Sendoh ovviava alla stanchezza più dell'imprevedibilità di Sakuragi.
Il duello andava avanti da un'ora. Raramente si assisteva a scontri così lunghi, e ormai le spade sembravano pesanti come macigni, mentre si abbattevano una sull'altra nella ricerca vana di un bersaglio.
Ma Sendoh era più velenoso. Il braccio destro di Sakuragi era ormai completamente coperto di sangue, ed anche il fianco mostrava una vistosa ferita. E come un cacciatore consumato, dopo aver fatto sfinire la preda, Sendoh preparò il colpo finale…
Sakuragi ormai non aveva più terreno per indietreggiare: era infatti a pochi metri dal basso muro che separava la piazza dai campi sottostanti. Sendoh preparò il colpo…
Rukawa osservava la scena dal proprio posto distante pochi metri. Conosceva Sendoh, e sapeva cosa stava preparando. Conosceva bene quello schema… in un attimo avrebbe disarmato Hanamichi.
Si alzò in piedi.
Aveva visto bene… tripla cavazione, aggancio della lama, e la spada volò lontano… il sovrano di Yusohama era completamente indifeso di fronte all'arma dell'avversario.
Sendoh sorrise, un sorriso gentile, come se non stesse per uccidere un uomo… e affondò la lama con entrambe le mani…
Il pubblicò levò un urlo… chi era più lontano non era riuscito a capire nulla… 
Il principe Rukawa si era lanciato tra i duellanti, e la spada di Sendoh aveva trapassato il suo corpo, non quello del principe di Yusohama.
Sakuragi si ritrovò il corpo di Kaede addossato al proprio, il proprio sangue mischiato con quello del compagno…
"Kaede…" sussurrò incredulo, senza riuscire a capire che cosa fosse successo.
"Hanamichi…" 
"Cosa hai fatto, Kaede, COSA HAI FATTO!!!!"
"… ti amo, solo questo…" ora era un rantolo, più che un sussurro. Gli occhi blu cominciarono a chiudersi. Il respiro era sempre più difficoltoso…
"Ti amo anch'io Kaede… abbi fede, ti salverai… ti guariremo…"
Un sorriso, un ultimo, dolcissimo, sorriso… e poi il silenzio.
"…Kaede!!! No, non morire! Kaede!!!" non poteva lasciarlo così… NO!!!!
Si era sacrificato per lui… aveva dato la propria vita per proteggerlo… 
Il principe Sendoh era rimasto immobile, allibito, come se non potesse credere che la propria spada avesse ucciso proprio l'unica persona che amava…
"KAEDE!!!!!" Hanamichi aveva lanciato un urlo che aveva poco di umano, un urlo disperato… Perché.. perché non aveva lasciato che morisse lui… "KAEDEEEEEEE!!!!!"

Era scosso dai singhiozzi… ormai la sua vita non aveva senso, voleva solo morire… Qualcuno cercava di sollevarlo per la spalle, allontanò con violenza quelle braccia che lo tiravano…
"Ahio! Hanamichi… mi stai strangolando! SVEGLIA!!!!!"
Ma… ma quella voce era… KAEDE!!!
Era lì, vicino a lui, che lo scuoteva per le spalle.
"KAEDE!!! ALLORA NON SEI MORTO!!!"
Immediatamente gli slacciò la camicia e cominciò a controllargli il torace:
"Allora non ti ha colpito!"
Dovette subire un'altra scossa vigorosa prima di ottenere una risposta:
"Che diavolo stai dicendo, do'aho! Sono vivo e vegeto e ho anche intenzione di rimanerci!"
"Ma il duello… ti sei messo in mezzo e l'orrido porcosp…"
L'altro scosse la testa disperato:
"Calmati, Hanamichi… CALMA! Di che diavolo stai parlando?! Qui non ci sono stati duelli… hai dormito, fra l'altro riempiendomi di calci, è stato solo un sogno…"
"No! Sendoh era geloso, ti voleva per sé e io l'ho sfidato… sapendo di vincere, ovviamente, visto che sono il tensai…" la voce brusca del compagno lo interruppe di nuovo.
"Piantala, stai farneticando do'aho…"
"NO! Ora ti racconto…"
Mezzora dopo aveva concluso…
"Ora capisci quanto è viscido quel verme?"
Kaede lo abbracciò dolcemente:
"Non riesci a renderti conto che queste sono proiezioni delle tue paure?" poi, improvvisamente si scostò "Mi hai violentato? Poi dici di Sendoh… sei un maniaco hentai!"
Sakuragi sorrise colpevole, stampandogli un bacio sulla fronte:
"Dai, chissà quale sarà il significato nascosto in questo sogno… Sicuramente che sono più forte di te, visto che ho conquistato il tuo feudo…" sogghignò poi soddisfatto.
"Cosa avevi detto? Duemila contro cinquecento? Vediamo un rapporto di quattro a uno… io ci leggo solo che ti servono per lo meno altre tre persone per riuscire, e con difficoltà, a battermi…"
Sakuragi mise il broncio:
"Certo che quando mi devi umiliare non risparmi sulle parole… Comunque in tutto questo IO leggo che tu non sai resistere al fascino dell'unico Genio del basket mondiale… mi hai detto anche che mi ami…"
"E questo già dimostra che era un sogno…" Kaede non poté risparmiarsi di osservare acidamente "Comunque mi hai dovuto violentare, salvare da un suicidio, vegliare giorno e notte per settimane, tenermi dolcemente abbracciato senza, e sottolineo SENZA, fare niente… e poi cosa hai ottenuto? Qualche casto bacetto…"
"Mica ti ho raccontato proprio 'tutti' i particolari del mio sogno…" l'aveva giocato! Era troppo contento…
Gli arrivò un pugno in pieno viso!
"Che diavolo fai! Baka Kitsune, mi hai fatto male…"
"Così impari a fare sogni da hentai su di me!"
Il rossino continuò a tenere il broncio mentre si preparavano per la scuola. Purtroppo la vista di Kaede che si lavava i denti indossando solo i jeans fu fatale verso tutti i suoi propositi di vendetta. Le sue mani cominciarono a scorrere su quella pelle serica, e…
"Fermati, Hana, è tardi…" la voce ansante di Kaede lo riportò alla realtà. Si rassegnò ad accontentarsi di un bacio al sapore di menta e ricominciò a vestirsi.
"Come è andato lo studio affannoso di ieri notte?" gli chiese il moretto, cercando di far dimenticare la mancata risposta all'attacco passionale del grande Tensai.
Sakuragi si diede un'enorme botta sulla fronte:
"Ora ho capito! Ho capito!"
"Che cosa?"
"Oggi abbiamo il test di storia, e ieri sera ho cercato di recuperare gli ultimi quindici capitoli… capirai, mi cacciano dalla squadra se non prendo una sufficienza…"
"Immagino che sia tutto il programma di storia medievale…" gli replicò Kaede, scotendo la testa.
"Già…"
Chiusero la porta e si avviarono verso la scuola.
"E quindi cavalieri, feudi e 'zone di influenza ', eh?! "
"Beh, significa che domino l'argomento, no?"
"Bah, sinceramente non sono convinto della presenza di clavicembali già dall'Alto Medioevo…" 
"E da quando saresti un esperto?" avrebbe risposto ad ironia con ironia. Come scherzare sui risultati dello studio pazzo e disperatissimo del grande genio?
"Si dà il caso che io non sia completamente una 'zappa' come te!"
"Dai tuoi risultati scolastici si direbbe che riesci a nascondere bene la tua sapienza…"
"Sei proprio un idiota"
"Sai, quasi quasi nel sogno mi piacevi di più… eri molto più loquace e più dolce…"
"E questo già doveva farti capire che era un sogno. Comunque hai cambiato pure il tuo di carattere… così serio: una scimmia rossa sempre preoccupata…" lo prese in giro Kaede.
Ormai erano nel corridoio che portava alla loro aula.
"Però era proprio un bel sogno…" fu incenerito da un'occhiata del compagno.
"Ok, finiva un po' tragicamente… Oddio, ma tu pensi che ci dobbiamo leggere un presagio?" adesso sì che era agitato… la sua Kitsune… e quello stronzo di Sendoh!
"Sì, che oggi non passerai il test di storia, do'aho!" gli rispose Kaede entrando in classe.

THE END




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions